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Autore: __Lily    06/05/2021    1 recensioni
«Come potresti essere un mostro? Chi te lo ha detto?»
Mi strinsi nelle spalle.

Quella volta stavo giocando con Asuka non lontana da casa e lei era andata a riprendere la palla che era rotolata lontana, degli uomini ci videro e uno di loro disse «sono le figlie di quel demone, altri due piccoli mostri.»

Non ricordo il loro volto ma le loro parole non le ho mai dimenticate.
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kagome, Naraku, Rin, Sesshoumaru | Coppie: Inuyasha/Kagome, Miroku/Sango, Rin/Sesshoumaru
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Triangolo
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UNDICI.






Zio Inuyasha non appena ci vide corse subito ad avvisare nostro padre.
La ferita di Asuka non era profonda era poco più di un morso sulla spalla, le sarebbe rimasta l’impronta per un paio di giorni e poi sarebbe sparita ma la mia ferita invece non smetteva di sanguinare e la testa aveva iniziato a girarmi ancora di più.
«Kagome.»
«Starà bene» disse lei cercando di farmi un sorriso ma la verità era che mi sentivo sempre più debole.
«Ho sonno.»
«Setsuna devi rimanere sveglia capito?»
Annuii a mia zia, ma la stanchezza era così tanta che gli occhi mi si chiudevano di continuo.
«Rin!»
Fu la voce di mio padre a farmi aprire di nuovo gli occhi e vidi le bende a terra piene del mio sangue, sembravano come tante palle di neve solo rosse.
«Cos’è successo?»
«Papà!» Asuka si gettò su di lui piangendo, vidi che cercò di consolarla ma mia sorella era un fiume in piena, non sembrava esserci una fine alle sue lacrime.
«Uno dei lupi di Koga» disse la mamma.
«Stavo cogliendo dei fiori e il lupo-»
Asuka non proseguì o se lo fece non la sentii, ero troppo stanca per tenere ancora gli occhi aperti.
«Setsuna!»
Zia Kagome mi fece svegliare di nuovo, protestai ma sapevo che lo stava facendo per il mio bene.
Sentii la voce di Asuka che mi chiamava come quella di mia zia e quando aprii gli occhi vidi mio padre accanto a me e la mamma, aveva il volto teso e lo sguardo colmo di rabbia.
«Sesshomaru, non è stato Koga a dare quell’ordine te lo assicuro.»
«Ordine o meno Kagome, guarda che è successo, se quel demone si presenterà di nuovo al villaggio lo ucciderò.»
«E’ colpa mia se non fossi andata così lontano» iniziò a dire mia sorella ma le strinsi la mano con la poca forza che avevo e cercai di rassicurarla, in quel momento entrò in casa Kikyo come un tornado seguita dalla zia Sango e Hisui.
«Kagome ho le erbe che stavi cercando.»
«Grazie Sango, puoi iniziare tu? Devo ancora cercare di fermare il sangue.»
La zia annuì dopo avermi osservata per un po’ e sul suo volto c’era tanta preoccupazione come su quello di tutti i grandi ma nessuno diceva nulla.
«Setsuna…»
«Non è nulla» disse a Hisui che mi guardava quasi sconvolto «e poi quel lupo non è messo meglio di me.»
«Kagome le erbe sono pronte.»
Hisui mi guardava in modo strano, non mi aveva mai guardata così.
«Avrei voluto vederti in azione» disse Kikyo sedendosi vicino a noi.
«Ho usato gli artigli insanguinati» risposi, parlare mi aiutava un po’ a restare sveglia ma le mie palpebre cedevano ancora di tanto in tanto.
«Ecco, ora ti preparo un infuso e poi potrai dormire» mi disse la zia facendomi una carezza.
Mi appoggiai con la testa alla spalla di mio padre lottando ancora per restare sveglia e non darla vinta né al lupo che mi aveva ferita e nemmeno al sangue che avevo perso.
«Sei stata coraggiosa» mi disse mio padre e c’era una nota di orgoglio nella sua voce, quello mi consolò più di ogni cosa, non importava più il lupo o la mia ferita, in un certo senso lo avevo reso fiero di me.
Gli sorrisi sfinita per la prova di quella giornata.
«Hisui credo che domani non verrò, chiedi scusa al Sensei per me.»
«Quando gli racconterò che hai vinto contro quel lupo sarà felice.»
«Non ho vinto, il suo capo l’ha fermato prima che potessi finirlo.»
Il volto della mamma si incupì, lei conosceva Koga anzi lo conoscevano tutti questo ormai mi era chiaro e non solo zia Kagome come credevo all’inizio.
«Sono certo che avresti vinto tu» mi rispose risoluto.
«Basta così lasciatele prendere l’infuso ora» disse zia Sango avvicinandosi con una ciotola, quelle erbe emanavano davvero un cattivo odore ma sapevo ormai che le erbe più cattive erano quelle che più facevano effetto.
«Asuka domani andrò a cogliere nuove erbe da Jinenji, vuoi venire?» le chiese zia Kagome nel tentativo di farla sentire meglio e utile «Verrà anche Kikyo.»
Mia cugina la guardò sorridente, come la zia aveva ereditato poteri molto forti e un quarto del sangue di zio Inuyasha.
«Posso andarci?»
La mamma le sorrise e le accarezzò i capelli.
«Puoi» rispose papà guardandola negli occhi, anche lui voleva vederla sorridere come me, come la mamma e le zie e Kikyo, e anche Hisui.
Del dopo non ricordo nulla, solo che i miei occhi si chiusero nonostante la compagnia e le chiacchiere delle persone che più amavo e come avevo detto a Hisui il giorno successivo lo saltai.
Quando mi svegliai era notte non sapevo quanto tempo fosse trascorso, forse qualche ora o forse un giorno ma Asuka era sempre al mio fianco e accanto a lei c’era Hijime.
Di solito Hijime dormiva vicino alla mamma e papà, mi tirai su ma lo feci troppo in fretta e la testa iniziò a girarmi di nuovo e la ferita a tirare, zia Kagome mi aveva detto di stare attenta e di non sforzarlo inutilmente.
I miei occhi vedevano leggermente meglio di quelli umani e anche il mio udito era migliore e il fiuto, perciò non impiegai molto a capire che i miei genitori non erano lì e nemmeno Jaken.
Mi stropicciai gli occhi con le mani e quando mi sentii abbastanza sicura mi alzai dal futon facendo attenzione a non svegliare Asuka e Hijime.
Camminai in punta di piedi per non farmi sentire e uscii fuori da dove invece sentivo voci provenire.
Rimasi nascosta in modo che non mi vedessero.
La mamma era avvolta dalla coda di mio padre, lui la stava abbracciando e consolando, Jaken era lì con loro non molto distante.
La luna era alta nel cielo così distante e pura e le stelle brillavano copiose sul villaggio di Musashi.
«Padron Sesshomaru cosa intendete fare?» chiese infine Jaken.
«Se fosse per me andrei alla tribù Yoro e eliminerei ogni maledetto lupo» rispose con freddezza, raramente lo avevo sentito essere tanto gelido con la voce o nelle azioni, vidi la mano della mamma stringersi più forte a lui.
«Kagome ci ha chiesto di non farlo.»
«Lo so.»
«Le dobbiamo molto Sesshomaru, anche io vorrei che pagassero ma… non possiamo non fare questo favore a Kagome.»
«Rin questa è la seconda volta che quei lupi osano fare del male a chi tengo. Prima ti hanno uccisa, ora hanno ferito le bambine.»
Lei gli fece una carezza, osservai mio padre chiudere gli occhi al suo tocco gentile e quando li riaprì la rabbia sembrava essere diminuita.
«Non dimenticherò mai quello che è accaduto quel giorno ma abbiamo fatto una promessa a Kagome e Inuyasha, a volte ho ancora la sensazione di precipitare nel vuoto ma poi mi sveglio e il brutto ricordo svanisce.»
L’hanno uccisa? - pensai sconvolta.
Certo sapevo che una delle spade di mio padre, la Tenseiga, era in grado di ridare la vita ma sapevo anche che quella spada aveva un limite, restituiva la vita ma una sola volta papà era stato chiaro su questo quando ce lo aveva spiegato.
«Non farò nulla ma se Koga o altri membri della tribù Yoro si avvicineranno nuovamente a Musashi li ucciderò.»
Non avevo dubbi che il grande Sesshomaru sarebbe stato in grado di ucciderli tutti con un colpo della sua spada.
Sorrisi perché sapevo che mio padre ci sarebbe stato sempre per proteggere noi e la mamma.
Tornai al mio futon, feci una carezza a Hijime e mi distesi accanto a mia sorella, le tirai su la coperta e le presi la mano stringendola nella mia e così mi addormentai di nuovo.




Il giorno seguente chiesi di tornare alle lezioni, il braccio faceva male ma la ferita era quasi guarita ormai, essendo per metà un demone tendevo a guarire prima degli umani.
«Sei sicura di voler andare?» chiese la mamma passandomi un po’ di tè.
«Sì sto bene, la ferita mi tira solo un po’.»
Inoltre avevo altri motivi per andarci, motivi che non potevo dire loro però.
«Setsuna-»
«Mamma sto bene» dissi cercando di farle un sorriso.
«Se vuoi andare ti accompagno.»
«Sì.»
«Asuka vieni con noi?» domandò nostro padre posando lo sguardo su di lei, era preoccupato perché Asuka si era chiusa in un lungo silenzio e lei non stava mai zitta.
Si limitò a scuotere la testa e abbassò nuovamente lo sguardo.
Papà si alzò e si mise seduto accanto a lei, le spostò una ciocca di capelli dietro l’orecchio con delicatezza.
«Avevi detto a tua zia che saresti andata con lei e Kikyo a raccogliere erbe e poi non hai più voluto andare, oggi non vuoi accompagnare tua sorella.»
Io e la mamma li guardammo senza dire niente.
«Voglio stare a casa» disse senza alzare lo sguardo su di noi.
«Non vuoi dirmi perché?»
Sapevamo tutti il perché ma tirarlo fuori sarebbe stato un bene per lei e per noi.
I suoi occhi erano lucidi e rossi, aveva pianto ma io non me ne ero accorta.
«Setsuna aveva ragione, dovevamo rimanere nel tuo palazzo.»
«Tesoro» disse la mamma raggiungendola, poi la strinse a sé e la lasciò piangere.
«So cosa stai pensando ma non è così» disse nostro padre «non è colpa tua quello che è accaduto.»
In quel momento decisi che il lupo che ci aveva attaccate e Koga avrebbero pagato per quanto successo, avrebbero pagato per quello che avevano fatto a mia madre, ad Asuka e a me, nessuno poteva far piangere in quel modo mia sorella e rimanere impunito.
«Setsuna vieni qui» disse mio padre allungando la mano verso di me, mi alzai e lo raggiunsi mettendomi vicina a lui e alla mamma che ancora consolava mia sorella.
«Nulla di quello che è accaduto negli ultimi tempi è colpa vostra, non è stata colpa tua Setsuna se i contadini sono venuti qui» disse posando i suoi occhi come l’oro su di me «e non è colpa tua Asuka se quel lupo ti ha aggredita» concluse posando la sua mano sul braccio ferito di lei.
«Padre insegnami» disse lei ed era la prima volta che le sentivo chiedere una cosa simile «credevo di sapermi difendere ma non è così, non so farlo.»
Lui le fece un sorriso.
«Lo farò, farò in modo che tu abbia tutti i mezzi possibili per difendere la tua vita.»
Asuka tirò su con il naso e si asciugò il volto rigato dalle lacrime.
«Sarei dovuto essere lì» disse guardandoci.
«Gli ho dato una bella lezione» dissi stringendo la mano di mia sorella e guardando mio padre.
La sua bocca formò un’unica linea e ciò accadeva quando era di mal umore.
«Sei stata brava ma è ancora presto perché tu possa lottare contro certi demoni, arriverà il giorno non devi avere fretta Setsuna.»
«Ho solo difeso Asuka padre.»
«Sì e sono fiero di te ma io lo vedo, vedo quel fuoco che arde dentro di te e non voglio che finisca per bruciarti.»
Rimasi sorpresa da quelle parole, anche se ero una bambina mi erano chiare, cristalline come un ruscello di montagna, io volevo combattere e lui lo sapeva.
«Non accadrà, non mi brucerò.»
«Tesoro tuo padre ha ragione, un giorno potrai dare la caccia a tutti i demoni che vorrai ma non ancora» disse la mamma.
«So di non essere ancora pronta ma ho imparato molto ultimamente, da te padre, da zio Inuyasha e dal Sensei e diventerò molto più forte di così.»
«Setsuna ogni cosa ha il suo tempo» ripeté serio lui.
Asuka si staccò dalla mamma e posò i suoi occhi su nostro padre.
«Mi allenerai dopo?»
«Sì ma a una condizione.»
«Quale?» domandò mia sorella e anche io rimasi perplessa, a me non aveva imposto nessuna condizione.
«Non voglio che tu perda te stessa Asuka, non voglio che tu smetta di essere come sei sempre stata. Questa è la condizione.»
Vidi la mamma sorridere a mio padre e fare una carezza a mia sorella.
«Lo prometto» rispose lei.
«Asuka puoi venire anche tu alle lezioni del Sensei.»
«No Setsuna, continuerò a seguire zia Kagome e la venerabile Kaede.»
Alla fine le parole di mio padre erano servite, Asuka aveva ritrovato in parte se stessa e nulla poteva rendermi più felice.
A metà strada incontrai Hisui e Kirara che iniziarono a correre verso di noi.
«Setsuna! Zio Sesshomaru!»
Asuka era rimasta a casa ad aspettare nostro padre in modo che così potesse iniziare ad allenarla ma i miei piani erano ben diversi, io volevo trovare Koga e quel maledetto lupo che la aveva aggredita.
«Padre posso andare con Hiusi e Kirara?»
Dovevo rimanere sola per attuare quel piano e ormai ricordavo bene il suo odore, più puzza forse ma lo ricordavo molto bene e con il mio fiuto lo avrei raggiunti in fretta.
Mi guardò con un po’ di sospetto ma alla fine dopo aver salutato Hisui e averci chiesto di stare attenti come al suo solito tornò verso casa e io proseguii per un po’ in silenzio con Hisui e Kirara al mio fianco.
«Setsuna che cos’hai?» mi domandò poco dopo il mio compagno d’armi.
«C'è una cosa che devo fare Hisui, oggi non verrò alla lezione.»
«Cosa? Aspetta dove vuoi andare?» mi chiese mentre iniziavo a tagliare per il bosco.
«Non seguirmi! Potrebbe essere pericoloso per te.»
«Siamo una squadra ricordi? Dove vai tu vado io e se è pericoloso per me allora potrebbe esserlo anche per te.»
«Sì ma io sono diversa.»
«No, non per me Setsuna.»
Il suo sguardo era calmo ma deciso e i suoi occhi si posarono sui miei e quel contatto mi fece sentire a disagio, quando restavamo soli mi accadeva spesso e non volevo, non volevo sentirmi in quel modo perché non mi piaceva.
Solo che le parole di Hisui mi scaldarono il cuore, per il resto del villaggio ero un mostro ma per lui rimanevo sempre io, Setsuna.
«Lo so ma non puoi venire.»
«Allora dovrai cacciarmi via con la forza.»
Mi arresi e lasciai che venisse con me per quanto sapevo che fosse sbagliato che quello non era il suo posto.
«Non torneremo in tempo per la fine delle lezione.»
«Non importa» mi rispose scuotendo le spalle.
«Hisui credi che Kirara potrebbe portarci?» domandi osservando il piccolo demone che ci seguiva senza remore, forse anche lei voleva vivere altre avventure e ormai Kohaku si era stabileito a Musashi quasi stabilmente.
«Kirara.»
Non servì altro, il suo nome pronunciato da Hisui sembrò come una formula magica delle storie che a volte mi aveva raccontato zia Kagome, in un turbine di vento Kirara si trasformò dal mite gatto che correva insieme a noi a un demone grande e forte che ci avrebbe condotti alla tribù Yoro.
«In che guaio stiamo per cacciarci?» mi domandò Hisui mentre Kirara ci conduceva da quei demoni lupo.
Era come volare con Ah-Un solo che Kirara andava molto più veloce, voleva essere libera e si sentiva libera, il vento sembrava accarezzarmi e incoraggiarmi quasi, sapevo che fare una cosa simile mi avrebbe procurata una sgridata e una punizione che forse sarebbe terminata al compimento dei miei cento anni ma non mi importava.
Il bosco si estendeva sotto di noi, gli alberi con le loro chiome verdi, i prati con i fiori che Asuka e la mamma tanto amavano, le nuvole così vicine quasi da poterle afferrare, ricordai quella volta in cui ci avevo provato ed ero caduta da Ah-Un mentre Asuka urlava il mio nome ma mio padre era stato veloce nell'afferrami e volare con lui era stato ancora più bello.
«In un brutto guaio Hisui ma sei ancora in tempo per cambiare idea.»
«Non la cambierò.»
«Allora preparati a incontrare la tribù Yoro» gli dissi voltandomi leggermente verso di lui, mentre uno spicchio di sole illuminava i nostri volti.








 

E' un po' che non aggiorno anche se ho altri 3 capitoli scritti... MA finalmente eccomi! Vi lascio come sempre con una piccola anticipazione.


 

«Setsuna!» dissi a denti stretti.
Rimasi in alto per osservare ciò che accadeva e la vidi lottare contro un ragazzino della tribù Yoro dalla pelliccia chiara, i suoi movimenti erano migliorati e non sembrava eccessivamente in difficoltà, la ferita sul braccio si era aperta di nuovo ma anche lui stava sanguinando.
Sarei intervenuto se fosse stata davvero in pericolo ma fino a quel momento era decisamente in vantaggio così rimasi a osservare da dove mi trovavo.



 

  
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