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Autore: dreamlikeview    16/05/2021    5 recensioni
[3/3 di "What if we had been friends?"]
Cosa sarebbe successo se, al sesto anno, Harry Potter avesse aiutato Draco Malfoy, invece di duellare con lui? E cosa sarebbe successo se Draco, invece di attaccare Harry, avesse accettato il suo aiuto, mettendo da parte l'orgoglio?

«Prendi la mia mano e accetta il mio aiuto, non è troppo tardi, io posso aiutarti» disse «Mettiamo da parte l’odio, mettiamo da parte le nostre divergenze e alleiamoci contro di lui, insieme possiamo vincere». Il biondo gli fissò la mano e deglutì, poteva fidarsi di lui?
[Drarry, long]
Genere: Angst, Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Draco/Harry
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'What if we had been friends?'
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Disclaimer: Né i personaggi, né il loro mondo mi appartengono. Questa storia è scritta senza alcun fine di lucro e non intendo offendere nessuno con questa. I personaggi tendono ad essere un po’ OOC (ma non troppo, non credo di averli stravolti troppo, per questo non l’ho segnalato) e c’è un “What if?” grande quanto una casa, lettori avvisati mezzi salvati.

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Take my hand

Terza Parte: Is this love?

Capitolo 9: Break the curse




La confusione che provava Harry era palese. Tutti se ne erano accorti, anche se cercava di essere forte e di non pensare a tutto, era innegabile che ciò che era accaduto in sala grande lo avesse scioccato. Impossibile il contrario, il suo ragazzo lo aveva rifiutato davanti a tutti quanti, dichiarando di amare un’altra persona. Harry, dal canto suo, cercava di non focalizzare l’attenzione su quello, ma su altro: sulle ricerche e sulle indagini. Doveva scoprire assolutamente cosa fosse accaduto a Draco e cosa gli avessero fatto per fargli dimenticare tutto ciò che era accaduto tra di loro e soprattutto chi gli avesse fatto una cosa del genere, era sicuro che Pansy non avesse agito da sola, ma chi l’aveva aiutata ad architettare quel piano crudele?
Ogni volta che intravedeva Draco con la ragazza, sentiva un enorme magone nel petto e il suo cuore lacrimava e sanguinava al solo pensiero che fino a poco tempo prima lui si era comportato in quel modo nei suoi confronti. Sapeva che il biondo era vittima di un incantesimo, di una manipolazione o qualcosa del genere, ma soffriva ogni volta che lo aveva con qualcun altro. Aveva parlato con Remus di ciò che stava accadendo e il professore di Difesa gli aveva assicurato che avrebbe fatto anche lui delle ricerche a riguardo, a sua memoria non esisteva nessuna maledizione che agisse in quel modo, ma avrebbe fatto tutto il possibile per aiutarlo a risolvere la situazione.
Harry davvero non si spiegava cosa fosse accaduto, davvero non riusciva a capacitarsi di come avesse fatto Pansy a stregare Draco in quel modo. Quando aveva imparato una maledizione – perché di questa si trattava, giusto? – del genere? Come aveva fatto? Quando l’aveva fatto? Avevano ipotizzato di tutto, dall’Oblivion all’Imperius, ma il comportamento di Draco non era collegabile ad esse, sembrava un mix di esse. Non era neanche Amortentia, perché quello che ostentava non sembrava un’ossessione nei confronti di Pansy, quanto un vero sentimento. Harry provava dolore ogni volta che li vedeva assieme. Il suo cuore smetteva di battere per alcuni secondi e faceva male. Cercava di essere forte, sapeva che non era colpa di Draco, sapeva che quello che gli era stato detto dall’altro era stato detto solo perché quest’ultimo era vittima di quella maledizione, eppure non smetteva di fare male. La loro relazione era durata davvero così poco? Sarebbe riuscito a spezzare la maledizione e a riprendersi Draco? . Era convinto di questo, anche se faceva male, lui avrebbe lottato per riprendersi il suo ragazzo e per farlo tornare in sé. Era ingiusto che Pansy avesse agito così alle loro spalle, ma lui non le avrebbe permesso di vincere. Dopo aver ricevuto la lettera di Tonks e dopo quello spiacevole spettacolo in Sala Grande e soprattutto dopo aver sfogato tutto il dolore che aveva provato, era andato dritto dal preside per parlargli di ciò che era accaduto. Per una volta, doveva ammettere che la scelta più saggia era rivolgersi a chi di dovere e non improvvisare. Magari Silente avrebbe potuto aiutarlo a scoprire da che tipo di incantesimo/maledizione/maleficio era stato colpito Draco. Se fossero riusciti a scoprire questo, avrebbero sicuramente fatto molto più presto a trovare anche una soluzione, un contro-incantesimo, una contro-maledizione o qualsiasi cosa utile per annullare gli effetti di quel qualunque-cosa-fosse e poter così salvare Draco. Harry sentiva ogni giorno la sua mancanza e anche se sapeva che non era colpa del biondo, faceva male. Era un dolore che non riusciva a sconfiggere, pur ripetendosi continuamente che non era colpa sua, che era stato stregato, che era innocente. Sperava solo di trovare una soluzione nel minor tempo possibile, così che il dolore svanisse, proprio per questo aveva bisogno di parlare con Silente, lui era l’unico, in quel momento, che poteva aiutarlo. Così era andato immediatamente da lui per raccontargli ogni cosa. Quando era entrato nel suo ufficio, il preside lo aveva guardato preoccupato. Doveva aver visto anche lui quello spettacolo spiacevole in Sala Grande poche ore prima, così gli aveva raccontato tutto ciò che era successo in quell’ultimo periodo e il preside gli aveva promesso che avrebbe fatto di tutto per aiutarlo, anche se doveva trovare prove valide per accusare Pansy Parkinson. Harry si era chiesto quali altre prove servissero, dato che aveva mentito spudoratamente su suo padre (un esperto di incantesimi di manipolazione mentale, il quale sicuramente le aveva insegnato quella maledizione) e che adesso Draco fosse completamente soggiogato da lei. Il preside lo aveva solo ascoltato, ma non aveva potuto fare altro senza alcuna prova. Così Harry, più determinato che mai, aveva deciso di trovare ogni singola prova del coinvolgimento della ragazza in quella faccenda. Se in passato aveva affrontato Voldemort ogni singolo anno, fin da quando era arrivato a Hogwarts e non si era mai arreso, non si sarebbe di certo arreso davanti a Pansy Parkinson e ai suoi piani. Ancora non capiva le sue motivazioni, il perché avesse fatto una cosa del genere ma avrebbe scoperto anche questo.
Quella volta non avrebbe fatto tutto da solo, se c’era una cosa che aveva imparato lavorando fianco a fianco con Draco e con i suoi amici era che non poteva sempre risolvere le cose da solo. Quella volta più che mai, perché ne andava dell’incolumità del suo ragazzo. Draco non aveva smesso di esserlo solo perché “aveva rotto” con lui, a causa del maleficio, Harry era perfettamente conscio di ciò. Aveva fatto male sentirsi dire quelle parole? Certo, ma questo non gli avrebbe impedito di fare qualunque cosa per risolvere ogni cosa. Infatti, dopo aver allertato preside e professore di Difesa contro le Arti Oscure, aveva “incaricato” i compagni di stanza di Draco di ricercare qualunque indizio, qualunque dettaglio utile affinché potessero capire che cosa fosse stato fatto al biondo per stregarlo in quel modo, poi aveva chiesto a Ron e Hermione di aiutarlo a fare delle ricerche per scoprire quale maledizione avesse quegli effetti, i suoi migliori amici erano stati più che disposti a fornire il loro aiuto in quella situazione, Harry era grato a tutti loro per aver deciso di collaborare con lui al fine di salvare il suo ragazzo, da solo non avrebbe saputo come fare, non avrebbe saputo come fronteggiare la situazione, era fortunato ad avere così tante persone intorno disposte ad aiutarlo.
«Questo è assurdo!» esclamò Hermione, esasperata chiudendo violentemente l’ennesimo libro che consultava quel giorno. Era un normale sabato sera, tutti e tre erano nella Sala Comune della loro Casa e stavano studiando alcuni libri di Difesa contro le Arti Oscure alla ricerca della maledizione con cui era stato colpito Draco, erano rimasti lì nonostante l’uscita a Hogsmeade di quel giorno, un po’ per le ricerche un po’ perché a Harry si sarebbe spezzato il cuore nel vedere Draco con quella tizia in giro a fare i piccioncini. «Non è possibile che esista un incantesimo del genere» mormorò scuotendo la testa «Davvero, non so più dove cercare».
«Forse dovresti riposare un po’, Herm» le disse Ron, mettendole una mano sulla spalla «È tutto il giorno che cerchiamo su questi volumi, sei stanca adesso». La ragazza annuì, appoggiando la testa sulla spalla del suo ragazzo e Harry si sentì in colpa per averla fatta stancare così tanto. Ron le cinse le spalle dolcemente e lasciò che ella si mettesse comoda e poi guardò l’amico «Troveremo una soluzione, Harry, non ti preoccupare».
Harry annuì «Mi dispiace avervi coinvolto» mormorò «Herm, dovresti davvero riposare, non devi stancarti così per me».
«Non lo faccio solo per te» replicò lei guardando l’amico «Draco è anche mio amico e ha rischiato la vita per salvare la tua, il minimo che posso fare per sdebitarmi con lui è aiutarti a trovare una soluzione per salvarlo».
Harry sospirò e annuì, ringraziando la ragazza per tutto l’aiuto che gli stava dando «Va bene, ma ora… vai a riposare» le disse con un sorriso triste sul viso. Ella annuì, dispiaciuta di vedere l’amico in quello stato. «Io resterò qui a fare altre ricerche, ma tu non dovresti affaticarti ulteriormente» le disse dispiaciuto «Troveremo una soluzione lo stesso».
«Sei sicuro di poter continuare da solo?»
Harry annuì «Sì, non preoccuparti, se non dovessi trovare nulla qui… tornerò nella sezione proibita».
Gli altri due Grifondoro lo guardarono perplessi e annuirono. Non provarono neppure ad impedirglielo, sapevano che Harry non li avrebbe ascoltati in quel momento. Era già stato nella sezione proibita, aveva già provato a cercare lì qualcosa che potesse aiutarlo, ma era stato quasi beccato da Gazza e aveva dovuto rinunciare alla “missione”, ma non si sarebbe arreso, avrebbe cercato di nuovo anche lì se necessario, tutto pur di trovare la causa dei suoi problemi di quel periodo.
«Non ti dirò di non farlo» disse appunto Hermione, guardando l’amico «Solo, sta’ attento, okay?» Harry annuì «Tutti vogliamo aiutare Draco, ma non c’è bisogno che tu venga espulso per questo».
«Silente non lo espellerà mai, lo sappiamo tutti, Herm» intervenne Ron «Chiuderà un occhio come sempre con lui».
«Grazie, ragazzi» disse Harry, guardando entrambi, riconoscente «Senza di voi non saprei cosa fare».
«Non scherzare neanche, Harry, abbiamo sconfitto Voldemort e i Mangiamorte tutti insieme, cosa vuoi che sia una maledizione?» domandò retoricamente il rosso «Ma anche tu dovresti riposare, non aiuterai così il tuo ragazzo».
«Sì, sì, consulto questi libri e vado a letto» confermò lui, annuendo distrattamente. Non voleva fermarsi, voleva continuare a studiare quei libri, quelle maledizioni, quei malefici, al fine di trovare il più velocemente possibile quello che aveva colpito Draco. Ancora non riusciva a capire il motivo per cui quella ragazza aveva fatto una cosa del genere, da dove proveniva tanto odio? Perché aveva preso di mira Draco? Lo aveva fatto per vendetta? Per cosa? Non sapeva darsi una risposta e non poteva neanche ottenerla dalla diretta interessata dato che era sempre con Draco. Non voleva ripetere la scenata della Sala Grande, non voleva essere trattato di nuovo in quel modo dal Serpeverde. Se una cosa del genere fosse avvenuta qualche anno prima, non avrebbe avuto niente in contrario, avrebbe sfidato Draco a duello e litigato con lui, magari lo avrebbe anche preso a pugni… ma adesso le cose erano diverse, il loro rapporto era diverso e l’idea di fare del male a Draco lo feriva più di qualunque altra cosa, per questo evitava di affrontare la ragazza, se solo avesse potuto le avrebbe dato del Veritaserum e l’avrebbe spinta a confessare… dannazione, avrebbe fatto qualunque cosa per capire cosa stesse accadendo, per capire cosa fosse successo a Draco e come farlo tornare in se stesso. Non sapeva davvero più dove sbattere la testa, l’unica cosa certa era che, dopo anni a Hogwarts, anche quell’anno si stava rivelando un incubo, perché ogni anno in quella scuola doveva diventare così difficile? Perché non poteva mai stare tranquillo e arrivare alla fine dell’anno come un normalissimo studente? Non era bastato aver combattuto contro Voldemort, cercato e distrutto gli horcrux, il Torneo Tremaghi, i draghi, i dissennatori, il basilisco, la pietra filosofale e tutto il resto, no, adesso doveva anche trovare la soluzione a un dannatissimo incantesimo che era stato fatto al suo ragazzo, neanche dopo un mese che loro avevano iniziato la loro relazione. Non riusciva a concentrarsi su altro né sullo studio né sul Quidditch, tutto ciò che faceva era fare ricerche su magie oscure, maledizioni, malefici e pozioni varie e seguire Draco ovunque per capire cosa gli fosse accaduto, ma non trovava mai una soluzione. E più passava il tempo, più si innervosiva, più passava il tempo più diveniva frustrato. Non era possibile, dannazione. Pansy Parkinson era stata così furba da non lasciare neanche una prova di ciò che aveva fatto in giro? No, era assurdo. La soluzione doveva essere da qualche parte e lui l’avrebbe trovata.
Non si sarebbe arreso fino a che Draco non fosse stato libero da quell’incantesimo oscuro.
Prese un profondo respiro e, quando Ron e Hermione andarono via lasciandolo solo, riprese a leggere i volumi che aveva preso dalla biblioteca. Una parte di sé sapeva che quei libri non servivano a nulla, che forse solo nella sezione proibita avrebbe trovato una risposta. Qualunque incantesimo fosse stato usato da Pansy, non l’avrebbe trovato nei libri ordinari, ma in un libro di magia oscura, uno di quelli conservati nel Reparto Proibito. Se voleva delle risposte era lì che doveva andare, doveva riprovare ad entrare in quel reparto e riuscire ad evitare Gazza e il suo maledetto gatto. Non poteva continuare a consultare libri inutili che non gli avrebbero dato alcuna risposta. Così recuperò il suo mantello dell’invisibilità – che aveva sempre con sé da quando aveva ripreso a seguire Draco – ed uscì dalla Sala Comune, dopo averlo indossato. Il corridoio era deserto, né professori né prefetti erano lì. Perfetto, pensò mentre scendeva le scale lentamente. Anche se non era tardissimo e non erano oltre il coprifuoco, preferiva evitare che lo vedessero in giro e ponessero domande scomode, per questo indossava il mantello. Sperava di non incontrare nessuno e di riuscire ad arrivare in biblioteca senza interruzioni, ma improvvisamente scorse un movimento sospetto al quarto piano. Il suo istinto gli suggerì di seguirlo e scoprirne l’origine. Poteva anche essere qualcosa che lo avrebbe portato verso la soluzione. Controllò, per sicurezza, sulla Mappa del Malandrino chi erano le persone coinvolte e quando vide che erano Theodore, Blaise, Tiger e Goyle, insieme a un’altra persona che non conosceva, un certo Daegal Fearghal, decise che valeva la pena seguirli per scoprire cosa stessero tramando tutti e cinque. C’era qualcosa che non gli tornava. Non poteva continuare a brancolare nel buio, dannazione. Harry li seguì e vide le loro ombre sparire in un’aula vuota, così la raggiunse e spiò dalla porta semi-aperta. C’era un ragazzino davanti ai quattro Serpeverde, sembrava del secondo anno, forse del terzo ed era terrorizzato dai più grandi che gli stavano davanti.
«Allora, ragazzino, vuoi confessare o no?» domandò Blaise, guardandolo intimidatorio.
«Non so niente!»
«Ti abbiamo visto, frugavi tra le cose di Draco» aggiunse Theodore «Quindi o confessi o… questi due scimmioni potrebbero farti molto male» lo minacciò indicando con la testa Tiger e Goyle, che già stavano scrocchiando le dita, pronti a picchiare quel ragazzino. Quest’ultimo era con le spalle al muro, sembrava indifeso e spaventato davanti a quattro ragazzi più grandi e forti di lui. A Harry prudettero le mani. La violenza non risolveva nulla.
«Già, e poi dov’è che andavi con quella fiala?» domandò Blaise, sottraendogli la fiala che il ragazzino aveva ancora tra le dita e portandola al naso per annusarla «Amortentia, vero? Scommetto che era per Potter» quello tacque e scosse la testa senza effettivamente rispondere «Non ti conviene mentire con noi, ti abbiamo anche visto confabulare con Pansy Parkinson e Ginny Weasley alla Testa di Porco, oggi a Hogsmeade, e sono certo che siano state loro a fornirti questa, dico bene?» continuò, l’altro rimase in silenzio, ma il suo corpo venne scosso da un brivido «Quindi o ci racconti tutto o per te saranno guai». Il Grifondoro nascosto spalancò gli occhi, stupito. Ginny? Anche lei aveva tramato alle sue spalle per portargli via Draco? Era arrivata a mettersi in combutta con Pansy Parkinson pur di ferirlo? Ma per quale motivo? Perché la sorella del suo migliore amico avrebbe dovuto tirargli un colpo così basso? Per gelosia o cosa? Non era colpa sua se non ricambiava i suoi sentimenti, non era colpa sua se alla fine si era innamorato di Draco. I sentimenti non erano qualcosa che si poteva controllare, non poteva decidere chi amare… era stato il suo cuore, alla fine, a scegliere Draco, perché loro due si completavano, non per il Nexus o per altro, ma solo perché erano come due facce della stessa medaglia. Si compensavano a vicenda… perché Ginny aveva deciso di cospirare alle sue spalle e portargli via la sua fonte di felicità? Non era giusto. Non era affatto giusto.
Adesso capiva il motivo per il quale la ragazza negli ultimi giorni si comportava in modo così gentile con lui… stupidamente aveva creduto che lei avesse deciso di essere di nuovo sua amica, come in passato e invece… lo aveva fatto solo per non fargli sospettare nulla. Davvero credeva ancora di avere qualche speranza? Eppure era stato chiaro con lei. Non la amava, non avrebbe mai potuto amarla. Voleva davvero rifilargli dell’Amortentia per costringerlo a ricambiare i suoi sentimenti? Era innamorato di Draco, questo non sarebbe cambiato con quel filtro, non avrebbe mai potuto amarla davvero perché il suo cuore apparteneva già a qualcun altro. Una rabbia che non provava da tempo ribollì nelle sue vene. Voleva delle risposte adesso e sembrava che esse fossero giunte da lui direttamente. Doveva parlare personalmente con quel ragazzino, avrebbe trovato il modo di convincerlo, magari senza usare la violenza.
«Ti hanno pagato?» domandò Theodore, irritato «Cosa ti hanno promesso in cambio del tuo aiuto?»
«N-Non ho fatto niente…» balbettò il più piccolo, spaventato. Cosa gli impediva di parlare di confessare?
«Ragazzino, non abbiamo tempo da perdere con te, quindi ti conviene confessare adesso» asserì Blaise, estraendo la bacchetta. Fu in quel momento che Harry entrò nell’aula, rivelando la sua presenza.
«Fermi» disse fermando i suoi amici «Non è così che avrete delle risposte».
«Potter, tu che ci fai qua?»
«Andavo nel Reparto Proibito e mi sono imbattuto in qualcosa di sospetto» disse il Grifondoro, entrando nell’aula «Voi» asserì poi, puntando il dito contro di loro «Ho sentito tutto, voglio sapere anche io come ci stava per finire dell’Amortentia nella mia camera e cosa questo ragazzino abbia fatto alle cose di Draco» affermò «Ma senza violenza».
«Cosa intendi fare?» chiese allora Blaise, guardandolo.
«Guarda e impara» gli disse Harry con aria da saccente, poi si rivolse al più piccolo. «Ti chiami Daegal, giusto?» gli chiese, quest’ultimo annuì «Stai bene? Ti hanno fatto male?» il ragazzo scosse la testa. Sembrava spaventato e Harry poteva capirne il motivo. Voleva aiutarlo, ma voleva anche delle risposte da lui, sperava che in quel modo potesse ottenere qualcosa e guadagnarsi la sua fiducia. Un po’ come aveva fatto Draco con Kreacher, quando erano andati a Grimmauld Place per recuperare il medaglione-horcrux. «Sei spaventato?»
«Sì…»
«Da cosa? Da Tiger e Goyle?» domandò ancora una volta. Il più piccolo annuì piano. Harry si voltò verso gli altri due e fece loro segno di allontanarsi. Perplessi, i due ragazzi si spostarono più indietro e il ragazzino sembrò tornare a respirare normalmente. Harry era confuso, sembrava davvero innocente, come poteva essere coinvolto in tutto quello che stava accadendo? Aveva bisogno di indagare più a fondo, così lo scortò verso una delle sedie per farlo accomodare, sotto gli sguardi sorpresi degli altri presenti e poi si sedette accanto a lui. Doveva mantenere la calma, solo così poteva sperare di riuscire a scoprire qualcosa. Sperava che la calma apparente e la faccia di bronzo che avevano sempre contraddistinto Draco potessero aiutarlo – era così che funzionava il dannatissimo Nexus, no? Dopotutto, il biondo a volte si comportava da perfetto Grifondoro per un motivo.
«Ti va di raccontarmi cosa sta succedendo?» domandò.
«I-Io… mi dispiace» mormorò «Non sapevo cosa stavo facendo, io…» deglutì «A-A Natale ero solo a scuola, i miei genitori sono ad Azkaban ed ero solo e tanto triste» raccontò, tremando «Pansy è stata gentile e… mi ha chiesto di farle un favore» raccontò «E io l’ho fatto… oggi lei e la ragazza Grifondoro mi hanno chiesto un altro favore e…»
«… e scommetto che non hai saputo dire di no, vero?» il ragazzino annuì ancora una volta «Cosa ti hanno fatto fare?» chiese «Qual era questo favore che dovevi fare a Pansy?»
«Io… dovevo mettere un sacchetto sotto al letto di Draco Malfoy, non sapevo a cosa servisse, lei mi aveva detto che era solo un regalo di Natale… ho scoperto dopo che non lo era» continuò a raccontare, tremando. Si vedeva quanto fosse spaventato, quanto fosse innocente. Gli dava la colpa? Assolutamente no, ma in parte quel ragazzino era responsabile di ciò che stava accadendo nella sua vita, consapevole o no, aveva aiutato quelle due arpie a rovinare la sua vita e quella di Draco, però allo stesso tempo, quel ragazzino poteva essere la sua – loro – salvezza – poteva aiutarlo a risolvere tutto. Aveva trovato la risposta a tutte le sue domande, aveva trovato il modo di aiutare il suo ragazzo a tornare in sé.
«Non credo sia colpa tua, Daegal» disse Harry «Non ti sto accusando di niente, voglio solo capire cosa è successo». Il ragazzino sembrò tirare un sospiro di sollievo, allora il Grifondoro si sentì autorizzato a porgli qualche altra piccola domanda. «Mi aiuteresti a capire cosa sta succedendo a Draco?»
«Sì…»
«Devi dirmi tutto quello che sai» disse Harry, stavolta con un tono più perentorio. Daegal annuì ancora una volta e deglutì, guardando quello che era stato il prescelto e raccontò tutto ciò che sapeva. A quanto pareva, egli era a conoscenza di tutti gli sporchi segreti di Pansy e Ginny. Draco era vittima di una complessa magia oscura, in cui rientravano un complesso filtro d’amore – che sicuramente non era Amortentia – un sacchetto per le maledizioni e un maleficio di manipolazione mentale. Il ragazzino raccontò che le due ragazze lo avevano minacciato di rivelare il suo coinvolgimento – e di farlo passare come colpevole – se non avesse continuato ad aiutarle e a tenere il segreto per loro.
«E stasera mi avevano ordinato di portare quella fiala di Amortentia» disse indicando Blaise, che aveva ancora la fiala che gli aveva sottratto «… da te, non volevo farlo, ma…»
«Non preoccuparti, Daegal» gli disse il moro «Parleremo con il preside».
«No! No, ti prego, Harry, mi faranno passare come colpevole, io non volevo… volevo solo… degli amici, non volevo fare niente di male…» disse quasi piangendo. Si vedeva chiaramente che il suo era stato un errore fatto in buona fede, era stato messo in mezzo dalle due ragazze, ma non era lui la mente del piano diabolico. Era solo un ragazzino, dopotutto.
«Non ti faranno niente, parlerò io stesso con Silente» affermò il Grifondoro «Ma tu devi venire con me e raccontare tutto quello che hai raccontato a me, puoi farlo, Daegal?» domandò guardandolo. Il giovane Serpeverde deglutì, si guardò intorno e vide Tiger e Goyle che, sebbene fossero lontani, erano ancora intimidatori. Poi sembrò riflettere sulle conseguenze di quanto aveva fatto, di quello che gli sarebbe accaduto, adesso che era stato scoperto. «Potresti essere espulso, lo sai? Sai cosa comporta l’espulsione da Hogwarts?»
«M-Mi spezzeranno la bacchetta…» mormorò il ragazzino «Ma… io ho solo tredici anni…» continuò, mentre delle leggere lacrime iniziavano a cadere dai suoi occhi «Per favore, non voglio essere espulso…»
«Io posso aiutarti, ma tu devi aiutare me» affermò il più grande «Se tu mi aiuterai e parlerai con Silente di questo, io metterò una buona parola per te e tu non sarai espulso» promise «Sarai punito, ma non espulso, te lo assicuro».
«Davvero…?»
«Te lo prometto» promise il Grifondoro «Allora, mi aiuterai?» chiese, a quel punto, con le spalle al muro, il tredicenne fu costretto ad annuire. Le scelte erano due o rischiava l’espulsione insieme alle altre due streghe o si fidava di Harry Potter e andava con lui dal preside a confessare ogni cosa e subiva la punizione… ma senza espulsione. Alla fine la decisione giusta per lui era anche la più ovvia, nessuno a quell’età voleva essere espulso.
«Bene, allora andiamo da Silente» affermò Harry, guardando gli altri quattro. Blaise e Theodore lo guardarono stupiti, come se non si aspettassero che lui potesse, effettivamente, riuscire a farlo confessare.
«Sei davvero sorprendente, Potter, non credevamo che fossi così diplomatico» gli disse Theo, ridacchiando e dandogli una pacca sulla spalla.
«Neanche io» mormorò Harry in risposta, mentre uscivano dall’aula. Tutti e sei i ragazzi raggiunsero l’ingresso dell’ufficio del preside e fu il Grifondoro a pronunciare la parola d’ordine, dato che era l’unico a conoscerla. Adesso che avevano le prove e una testimonianza di ciò che era successo a Draco, era sicuro che Silente l’avrebbe aiutato a trovare una soluzione, adesso più che mai.
 

 
«Un incantesimo come questo è difficile da spezzare…» commentò Silente, quando Daegal ebbe finito di spiegare ciò che era stato fatto a Draco «Interessante, molto interessante, è la combinazione di un potente maleficio mentale, unito a un potente filtro d’amore, l’effetto di ogni componente di questa magia oscura è stato ampliato da questo sacchetto stregato» spiegò analizzando ciò che aveva davanti. Aprì il sacchetto e ne studiò, insieme a Remus e a Piton – chiamati apposta da lui – le varie componenti. «Insidioso…»
«Possiamo salvare Draco?» domandò impaziente Harry, guardando i tre uomini che analizzavano ogni cosa che aveva portato loro, insieme ai racconti di Daegal, il giovane Serpeverde del terzo anno, complice dei piani folli (quasi falliti) di Pansy Parkinson e Ginny Weasley.
«Pazienza, Potter» berciò Piton, fulminandolo con lo sguardo. Harry avrebbe voluto rispondergli a tono, ma tacque. Non poteva inimicarsi Piton in quel momento, aveva bisogno anche del suo aiuto, altrimenti Silente non l’avrebbe mai fatto chiamare. Quando erano arrivati nell’ufficio sostenendo di avere delle novità su Draco, infatti il preside aveva fatto chiamare sia Piton sia Lupin per confrontarsi anche con loro su ciò che i ragazzi avevano da raccontare. I due professori e il preside avevano ascoltato tutto ciò che Daegal aveva raccontato e stavano riflettendo su una possibile soluzione.
Harry si torturò le mani, pur di non parlare a sproposito e si morse le labbra per il nervosismo. Aveva bisogno di uscire da lì, ma aveva anche bisogno che qualcuno gli dicesse che c’era una cura per spezzare quella maledizione. Aveva bisogno di belle notizie in quel momento. Il tempo passava inesorabile, il pendolo dell’ufficio del preside rintoccava le undici di sera, quando Piton uscì dalla stanza per recarsi chi sapeva dove. Silente guardò verso il ragazzo impaziente con occhi tranquilli e pacati.
«Non ti preoccupare, Harry, Severus sa quello che sta facendo» disse «Sono certo che è andato a prendere qualche antidoto per il filtro d’amore con cui è stato stregato il nostro Draco» spiegò.
«Fidati di noi, Harry» intervenne Remus «Troveremo anche una contro-maledizione in men che non si dica».
Il ragazzo annuì e «Scusatemi» mormorò dispiaciuto «Non vorrei essere così… infantile».
«Oh Harry, non preoccuparti, sappiamo bene quanto tu sia preoccupato per Draco e quanto tu ti sia impegnato per risolvere la situazione», egli annuì, ma incerto. Non credeva di aver fatto del suo meglio, di fatto la parte maggiore l’avevano fatta Blaise e Theodore che avevano trovato il ragazzino che aveva aiutato le due ragazze e che alla fine aveva confessato tutto. Non credeva di essersi impegnato così tanto, ma… era grato che finalmente avessero una probabile soluzione, almeno era meglio di nulla. Aveva bisogno di credere che sarebbe tornato tutto alla normalità. Voleva vivere quest’ultimo semestre in tranquillità e non impazzire per cose del genere. Aveva bisogno di avere di nuovo Draco nella sua vita, come suo ragazzo o solo come amico non importava. Gli bastava solo che lui fosse presente.
Dopo un po’ d’attesa – quasi mezzanotte – Remus esultò indicando qualcosa sull’enorme tomo che stava consultando.
«Ecco, ho trovato qualcosa» disse e tutti i presenti gli prestarono attenzione «Il primo passo fare è bruciare il sacchetto per maledizioni posto sotto al letto di Draco, poi gli dovremmo somministrare una pozione – quella che Severus sta sicuramente preparando – e poi recitare questa formula per spezzare la maledizione» spiegò, trascrivendo la formula. Harry era abbastanza bravo con le contro-fatture, ma dopo tanto allenamento, questa volta avrebbe dovuto imparare velocemente un incantesimo e farlo ad occhi chiusi, seguendo solo il suo istinto. Non aveva il tempo di impararlo bene e di esercitarsi. Si avvicinò a Remus per controllare l’incantesimo e leggere in cosa consistesse la formula. Era difficile, ma non impossibile, era abbastanza determinato da riuscire a farlo. Doveva spezzare quella maledizione.
«La cosa difficile sarà trovare il sacchetto e bruciarlo…» disse Harry mestamente.
«Ce ne occuperemo noi» disse Theodore «Siamo i compagni di stanza di Draco, riusciremo a trovarlo».
«Io so dov’è» intervenne il ragazzino, che era ancora lì sorvegliato a vista da Blaise e Theodore che non lo avevano lasciato andare dopo la sua confessione «Posso trovarlo e darlo a voi due affinché lo bruciate» disse ai due maghi che lo sorvegliavano, i quali lo guardarono perplessi e sospettosi.
«Cosa ci dice che tu non stia mentendo ora?» domandò Blaise.
«Ho paura dei due ragazzi di prima, non vi farei mai arrabbiare di nuovo, lo giuro!» esclamò il ragazzino, guardando i due più grandi «Davvero, voglio rimediare agli errori che ho fatto, permettetemi di aiutarvi!»
I due Serpeverde guardarono Harry in attesa di una risposta, se lui avesse accettato di farlo partecipare alla “missione” per salvare Draco, allora avrebbero messo subito il piano in atto. Il Grifondoro sospirò e guardò il ragazzino, le sue uniche colpe erano state: quella di sentirsi solo, quella di volere degli amici e quella di farsi raggirare da due ragazze più grandi, aveva agito inconsciamente e senza cattiveria, Harry aveva visto il terrore nei suoi occhi, quando era stato messo davanti alle conseguenze delle sue azioni e sembrava davvero pentito; aveva deciso di collaborare con lui, forse anche per evitare l’espulsione, ma non poteva fargli una colpa di questo, almeno si era pentito delle sue scelte sbagliate. Non aveva agito davvero consapevolmente, non sapeva cosa stesse facendo, fino a che non era stato messo davanti alle conseguenze di esse. Era stato complice e non artefice di quel piano e poi quando si era reso conto del suo errore, un po’ per paura, un po’ per sua volontà, aveva raccontato tutto e aveva confessato ed era stato anche disposto ad aiutarlo ad attuare il piano. Avrebbe dato una seconda chance a quel ragazzo, dopotutto, l’aveva fatto anche con Draco in passato.
«Se è vero che l’ha nascosto lui, allora saprà esattamente dov’è nascosto. Quindi con lui lo troverete con più facilità» disse il giovane mago a favore del giovane Serpeverde «Ma non farci nessun altro scherzo, Daegal».
«No! Lo giuro, non farò più errori!» esclamò con decisione.
«Allora è deciso» affermò il grifone «Voi tre andrete a cercare il sacchetto per bruciarlo e farete uscire Draco dalla sala comune con una scusa e io… farò il resto» spiegò brevemente, sperando di riuscire a memorizzare la formula della contro-maledizione. Aveva ancora il tempo per impararla bene, dato che Piton non era ancora tornato con l’antidoto per il filtro d’amore. Confidava che tutto funzionasse, doveva funzionare. Non aveva altra scelta, quella era l’unica soluzione per salvare Draco e mettere fine a tutta quell’assurda storia, ne andava della sua salute mentale.
Aveva bisogno che almeno quell’anno finisse bene, che nessun altro problema distruggesse tutti i suoi progetti, ne aveva abbastanza di problemi, maledizioni e simili, voleva solo arrivare alla fine dell’anno e prendere i M.A.G.O. e lasciare Hogwarts per ricominciare una nuova vita, possibilmente accanto al suo ragazzo, tante grazie.
Quando finalmente Piton tornò nell’ufficio di Silente, aveva tra le dita una fiala di antidoto e la consegnò a Potter, spiegandogli brevemente come avrebbe dovuto usarla. Quando tutto fu pronto, Harry guardò gli altri tre ragazzi e annuì, deciso. Dovevano mettere il piano in atto adesso, prima che fosse troppo tardi. Nessuno l’aveva detto, ma lui aveva il timore che se non fossero intervenuti tempestivamente, avrebbe perso Draco definitivamente. Ed era qualcosa che non voleva né desiderava.
«Ci siamo?» domandò agli altri tre.
«Sì, ci siamo. Non credo che il ragazzino farà scherzi» affermò Blaise «Tu sei pronto? Sappiamo quanto può essere difficile per te».
«Sì, grazie ragazzi… non ce l’avrei fatta senza di voi» disse lasciando andare un sospiro «Spero solo che possa andare tutto bene» esternò guadagnandosi delle occhiate perplesse dagli altri. Non era colpa sua, era abituato alla sfortuna, in tutti i piani che aveva ideato negli anni, c’era sempre stato qualche intoppo che gli aveva impedito di portare a termine in modo indolore qualunque cosa. Sperava che stavolta potesse essere diverso, ma l’errore era dietro l’angolo, dannazione.
«Non preoccuparti, andrà tutto bene» lo rincuorò Silente «E se tutto dovesse andare storto, caro Harry, ricordati che c’è un incantesimo che è molto più potente di qualunque altro incantesimo che tu abbia mai incontrato e che mai potrai incontrare nella tua vita» aggiunse saggiamente «Hai già avuto a che fare con esso, in passato ti ha salvato dalla morte… non pensi che possa sconfiggere qualunque tipo di incantesimo?» domandò, guardando il ragazzo, il quale spalancò gli occhi. Gli stava davvero suggerendo che l’amore, come nelle migliori favole, poteva salvare anche Draco? E come avrebbe dovuto fare? Come avrebbe potuto fare?
«Signore…? Come potrei, insomma…?» domandò deglutendo «Lui non… mi ama più, non credo che possa funzionare una cosa del genere» disse dispiaciuto e rammaricato, abbassando la testa.
«Oh, ragazzo mio» sospirò Silente «Lui è solo annebbiato dall’incantesimo, in fondo al suo cuore i suoi sentimenti sono ancora lì, esistono ancora» spiegò «Devi solo trovare… la chiave per accedere al suo cuore e spezzare l’incantesimo».
Harry rimase in silenzio, mordendosi le labbra, cercando di decriptare il messaggio che gli aveva appena dato Silente. Ma cosa voleva dire? Dove la trovava questa chiave del cuore di Draco? Come poteva trovarla? Doveva cercarla come un horcrux? E dove sarebbe dovuto andare a cercarla? Esisteva un modo per rintracciarla?
Theodore, che fino a quel momento era rimasto in silenzio con Blaise, in attesa anche loro di una risposta, lo affiancò e gli diede una leggera spallata per attirare la sua attenzione.
«Potter, credo che il preside ti stia suggerendo di pomiciare con Draco, fino a che non gli ritorna il senno» bisbigliò al suo orecchio, per non farsi sentire dall’anziano preside. Harry avvampò e scosse la testa energicamente per allontanare le assurde insinuazioni dell’amico del suo ragazzo. Ma cosa gli saltava in mente? Erano nel mondo reale, non in una favola.
«I-Io non credo che il preside intendesse… un bacio, Theo» disse imbarazzato, rendendosi conto di non aver bisbigliato solo quando vide l’espressione disgustata di Piton, quella divertita di Remus e quella affermativa di Silente.
«Credo che il signor Nott abbia ragione, Harry» confermò, invece, il preside.
«Cosa?» domandò rosso come un pomodoro «S-Signore lei crede davvero che… possa funzionare così?» chiese il mago con tono mesto «A me non sembra… insomma, è impossibile».
«Nulla è davvero impossibile, Harry, dovresti sapere che tu e Draco non siete solo innamorati, ma condividete un legame importante, un legame che si è instaurato tra di voi, perché avete una profonda connessione empatica. Solo tu puoi accedere a quella parte dell’inconscio di Draco e aiutarlo a tornare in sé».
«Lo pensa davvero, signore?»
«Se non lo pensassi davvero, non credo che te l’avrei suggerito, no?» domandò retoricamente, il ragazzo annuì «Va’, Harry e riprenditi ciò che con l’inganno ti è stato portato via ingiustamente» gli disse «Tutti noi a questo mondo meritiamo la felicità e la serenità, soprattutto tu, non dimenticarlo mai». Il ragazzo annuì e strinse tra le dita la fiala di pozione che gli era stata data da Piton, tenne a mente l’incantesimo da abbinarvi che Remus gli aveva fornito ed uscì dall’ufficio del preside, seguito dagli altri tre Serpeverde «Signor Nott, signor Zabini, potreste aiutarmi a rintracciare le signorine Parkinson e Weasley? Avrei davvero necessità di conferire con loro in privato, domattina presto» la voce di Silente fermò nuovamente i quattro ragazzi. I due interpellati annuirono e promisero al preside che avrebbero fatto del loro meglio per esaudire la sua richiesta. Dopodiché i tre Serpeverde e il Grifondoro, iniziarono a scendere la scala a chiocciola che portava fuori dall’ufficio di Silente e iniziarono a percorrere i corridoi che portavano ai sotterranei. I corridoi erano deserti, ma a Harry non importava essere beccato fuori dalla sala comune dopo il coprifuoco, dopotutto il preside e due professori sapevano tutto, non stava infrangendo alcuna regola in quel momento.
«Harry… mi dispiace davvero» disse il ragazzino, improvvisamente, mentre camminavano «Ti prometto che non mi farò mai più ingannare da qualcuno e che diventerò come te, un giorno». Harry gli sorrise e annuì, ringraziandolo nuovamente per averlo aiutato, alla fine, a venire a capo di tutta quella situazione. Era una fortuna che il ragazzo si fosse reso conto di aver sbagliato e che le sue azioni erano state totalmente errate e soprattutto che si fosse pentito di esse. Chi, secondo lui, non si sarebbe mai pentito di ciò che aveva fatto, era proprio chi il piano l’aveva ideato: Pansy e Ginny. Non voleva neanche sapere le loro motivazioni, ciò che gli aveva raccontato Daegal era più che sufficiente per convincerlo che non voleva più avere nulla a che fare con loro due.
Quando raggiunsero i sotterranei, Harry si nascose sotto al mantello dell’invisibilità e subito dopo, Daegal, Theodore e Blaise entrarono nella sala comune, il moro rimase in attesa che Draco uscisse. Sperava che tutto andasse secondo il piano e che loro riuscissero a separarlo da Pansy e a farlo uscire da solo dalla sala, altrimenti non avrebbe saputo come fare e come separarli da solo. Doveva fargli bere la pozione e recitare la formula che gli aveva detto Remus. Se questo non avesse funzionato… lo avrebbe baciato, come aveva detto Silente. Lo avrebbe fatto davvero? Avrebbe usato un mezzo così banale?
Banale o no, se mi permetterà di riavere Draco nella mia vita, lo userò – si disse. Dieci minuti dopo, vide il biondo uscire dalla sala comune di Serpeverde, bello come il sole. Era da solo. Bene, i suoi amici erano riusciti a farlo uscire da lì senza la palla al piede. Sperando che riuscissero a trovare e bruciare il sacchetto in fretta, raggiunse di soppiatto il biondo e dopo aver mormorato un Petrificus Totalus, lo nascose con sé sotto al mantello dell’invisibilità e lo trascinò via, fino all’aula di pozioni che era la più vicina. Una volta lì, chiuse la porta con un Colloportus e deglutì guardando il ragazzo immobilizzato davanti a sé e lo de-pietrificò, non poteva fargli bere la pozione da immobilizzato, avrebbe rischiato di soffocare. Voleva salvarlo, non ucciderlo.
«Potter, di nuovo tu? Non voglio più avere a che fare con te, già te l’ho detto!» esclamò «Ma che diavolo ti salta in mente? Dov’è Pansy?» chiese arrabbiato, guardando l’altro con astio.
«Non qui a quanto pare» borbottò Harry, indispettito e anche un po’ ferito da quell’ennesimo rifiuto; doveva essere forte, doveva lasciare andare la paura e attuare il piano. «Dray… lascia che ti aiuti a tornare in te» disse avvicinandosi a lui, tenendo tra le dita la fialetta di pozione. Doveva riuscire a fargliela bere, in qualunque modo, doveva portare a termine il piano nel miglior modo possibile, senza fare danni.
Il Grifondoro prese un respiro profondo, sapeva che il suo Draco non gli avrebbe mai parlato in quel modo, che a parlare in quel momento fosse la maledizione non lui e che se voleva salvarlo, doveva farsi forza e lasciare andare le sue paure. Non poteva permettere che una dannata maledizione lo portasse via da lui, non dopo tutto quello che avevano vissuto, non dopo che entrambi avevano vissuto l’inferno, non dopo che entrambi avevano trovato la felicità ed essa era stata strappata via con violenza da loro a causa dell’egoismo di altre due persone. Non avrebbe permesso a quelle due arpie di vincere, non quella volta.
«No, tu mi ascolti, stupido idiota!» esclamò il moro avvicinandosi a lui, spintonandolo «Tu sei mio, hai capito? Come io sono tuo, hai fatto di tutto per corteggiarmi e adesso mandi tutto all’aria e non mi permetti neanche di spezzare l’incantesimo? No!» esclamò con decisione «Non permetterò a Pansy Parkinson e a Ginny Weasley di vincere!» il biondo strabuzzò gli occhi e lo guardò, come se non stesse capendo il suo discorso, ma rimase immobile. «Ti prego, ti prego, Draco… torna in te» disse con tono sofferente avvicinandosi di più a lui, spingendolo con le spalle al muro con tutte le forze che aveva, il Serpeverde, scioccato, lo fece fare senza opporre resistenza «Ti prego, io ti amo, lo sai che ti amo, e anche tu mi ami…» deglutì «Per favore, ricorda chi ami davvero…» sussurrò con tono dolce e disperato, una lacrima sfuggì al suo controllo e cercò lo sguardo del suo ragazzo che, immobile davanti a lui, lo fissava senza muovere un muscolo; si disse che quello era il momento di agire – sicuramente i tre Serpeverde erano riusciti a trovare il sacchetto e a bruciarlo, per questo Draco sembrava così assente e accondiscendente – non poteva perdere altro tempo, doveva essere rapido ed efficace. Velocemente stappò la fiala di antidoto e la portò alle labbra dell’altro, che, incantato, la bevve senza opporre resistenza. La contro-maledizione doveva essere portata a termine rapidamente, soprattutto adesso che Draco aveva bevuto la pozione, Harry doveva affrettarsi a terminare ogni cosa, prima che fosse tardi, prima che l’effetto svanisse e lui perdesse per sempre il suo Draco. Quell’eventualità andava evitata ad ogni costo.
Così, senza più alcuna esitazione, il Grifondoro afferrò la sua bacchetta e la strinse tra le dita, poi si affrettò a recitare l’incantesimo che gli aveva detto Remus, sperando di pronunciarlo nel modo corretto, senza rischiare di uccidere Draco. Per lunghissimi minuti non successe nulla, poi il Serpeverde chiuse gli occhi e quando li riaprì, sembrava diverso, era immobile, non parlava, i suoi occhi sembravano vitrei e vuoti. Harry deglutì, terrorizzato che qualcosa fosse andato storto. Aveva sbagliato qualcosa? Aveva recitato male l’incantesimo? No, no era sicuro di aver fatto tutto nel modo corretto… no, doveva aver funzionato… forse mancava un pezzo? Fu in quel momento che decise che avrebbe fatto una prova.
Incerto e tremante, si avvicinò di nuovo all’altro ragazzo e gli fece salire lentamente le mani sulle spalle, le intrecciò dietro alla sua nuca, poi lo avvicinò a sé e infine unì le loro labbra in un dolce bacio. Draco lo lasciò fare e rimase inizialmente di stucco, pietrificato, immobile, ma poi, come se si fosse risvegliato da un’ipnosi, lentamente ricambiò il bacio e allungò le braccia attorno ai fianchi dell’altro. Quando ritornò definitivamente in se stesso, la presa sul Grifondoro divenne più decisa e lo strinse a sé approfondendo il bacio in modo più passionale. Quando Harry sentì Draco ricambiare il suo bacio in quel modo e sentì la sua stretta attorno ai fianchi, tirò un sospiro di sollievo e lente lacrime di sollievo, iniziarono a scivolare lungo le sue guance.
Ce l’aveva fatta, aveva spezzato la maledizione e salvato Draco.
Era così felice in quel momento…
Nell’aula di pozioni, durante quella fredda serata invernale, il suo cuore aveva ripreso a battere, perché finalmente aveva ritrovato l’amore del suo ragazzo che, meschinamente, gli era stato portato via. Anche quella volta, era riuscito a vincere contro la magia oscura. Aveva ragione Silente, l’amore era davvero l’incantesimo più potente esistente nell’universo.
 

 
Quando le labbra di Harry toccarono le sue, Draco parve risvegliarsi. Fin da quando erano entrati nell’aula di pozioni si era sentito strano. Prima aveva sentito un peso venire via da sé, come se avesse ripreso a respirare dopo un lungo periodo di apnea, poi aveva bevuto quella pozione somministratagli da Harry e poi aveva udito quell’incantesimo pronunciato da lui, ma non aveva realizzato di essere libero dalla maledizione. Solo dopo aver sentito la pressione delle labbra del suo ragazzo sulle sue, aveva realizzato di essere libero, di poter essere di nuovo se stesso, di non avere più l’altro dentro di sé, aveva realizzato che tutto fosse finito solo in quel momento. E una nuova sensazione di felicità esplose dentro di lui. Era tutto finito, finalmente. Tutto.
Quelle ultime settimane erano state un inferno, sembrava che un’altra persona fosse entrata in lui, mentre lui stesso era ancora cosciente. Non poteva fare niente per impedire all’altro di fare le cose che aveva fatto. Per giorni, gli era sembrato di annegare, che quella personalità avesse preso il sopravvento. Non era cambiato improvvisamente, ma non poteva agire per sua volontà, per quanto si sforzasse, non riusciva a fare altro se non quello che l’altro voleva. Respingere Harry, vederlo soffrire, vederlo piangere, dirgli di non amarlo… aveva fatto male. Tutto aveva fatto male, era stato come ricevere una pugnalata in pieno petto. Il pugno di Weasley per un momento l’aveva fatto tornare in sé, ma l’attimo dopo l’altro aveva ripreso il sopravvento. Non aveva capito cosa gli stesse accadendo, la sua mente era offuscata, le sue azioni non corrispondevano a quello che realmente voleva. Era stato colpito di qualcosa, qualche incantesimo che non conosceva. Ricordava la sera che erano tornati a Hogwarts, dopo aver accompagnato Harry alla Torre di Grifondoro ed aver aspettato che oltrepassasse il quadro della Signora Grassa, era tornato nei sotterranei. Aveva parlato con Blaise e Theodore che lo avevano bonariamente preso in giro per il suo essere uno stupido piccioncino con Harry, alludendo al loro modo di comportarsi sul treno. Sinceramente, Draco non aveva pensato a come li avrebbero visti gli altri, semplicemente voleva dimostrare al moro tutto l’amore che provava per lui, anche in modo imbarazzante. Tenerlo in braccio, condividere con lui i dolci erano tutte cose che non aveva mai fatto con nessuno, ma che con Harry sembravano giuste. Era giusto che il suo ragazzo fosse felice e si sentisse amato. Questo era quello che aveva detto ai suoi amici, che avevano ridacchiato un po’ per il su essere tremendamente sdolcinato, ma le loro velate prese in giro nascondevano sempre affetto e felicità per lui. Più di una volta i suoi amici gli avevano detto che meritava di essere felice, dopo tutto ciò che aveva vissuto, dopo l’incubo che era stata la sua vita al Manor. Ricordava di aver risposto ai suoi amici per le rime, come al solito e che gli altri due gli avevano detto che sarebbero andati in Sala Grande, ricordava di aver risposto che li avrebbe raggiunti in poco tempo, prima doveva salutare Pansy e assicurarsi che stesse bene. Quando era giunto in Sala Comune, aveva incontrato l’amica che lo aveva abbracciato e gli aveva detto che le era mancato, così l’aveva invitata a sedersi con lui sul divano e chiacchierare un po’, prima di andare in Sala Grande per la cena, lei ne era stata entusiasta. Avevano parlato per dieci minuti, poi lei gli aveva chiesto di assaggiare qualcosa di preparato da lei e lui aveva accettato, senza pensare che potesse esserci qualcosa di sbagliato in quello. Aveva bevuto il contenuto del bicchiere e si era sentito strano, ma niente di che. Non aveva notato che mentre beveva, la ragazza mormorava le parole di un incantesimo. Poi aveva sussurrato qualcosa al suo orecchio, qualcosa che riguardava Harry e che l’aveva fatto sentire arrabbiato, ma non ricordava esattamente cosa avesse detto, ma qualcosa di legato al suo ragazzo visto in compagnia di un’altra persona. Dentro di sé sapeva che non era vero, perché lo aveva appena lasciato davanti al quadro della Signora Grassa e l’aveva visto entrare, prima di andare via. Eppure l’altro non l’aveva pensata come lui. Non aveva capito di essere stato maledetto. Non l’aveva capito fino a che non era arrivato in Sala Grande e Harry gli era corso incontro abbracciandolo e lui l’aveva respinto freddamente. Dentro di sé aveva urlato, avrebbe voluto prenderlo tra le sue braccia e scusarsi con lui per quello. Non avrebbe mai voluto comportarsi così.
Nei giorni seguenti, le cose erano peggiorate. Si comportava da perfetto stronzo – così com’era in passato – ma non voleva. Era come se qualcun altro vivesse e si comportasse in quel modo al posto suo. Non avrebbe mai voluto ferire il suo ragazzo e i suoi amici. Poteva sentire Harry avvicinarsi ogni volta e respingerlo quando lui voleva solo parlargli gli faceva male, ma non poteva fare altrimenti. Era stato un incubo. Ogni volta che l’altro abbracciava Pansy o che si comportava in modo dolce con lei, dentro di sé Draco stava male. Poteva immaginare il dolore di Harry in quei momenti, voleva ribellarsi, voleva tornare in se stesso, ma non riusciva mai, era come se il vero se stesso, ancora cosciente, fosse stato relegato da qualche parte dentro di lui, e quest’altro avesse preso il sopravvento.
Quando Harry lo aveva fronteggiato in Sala Grande, aveva sperato di poter essere abbastanza forte da sconfiggere l’ingombrante presenza dentro di sé, ma questa era stata più forte. Aveva respinto Harry in malo modo, gli aveva detto di non amarlo, di non averlo mai amato. Draco aveva provato a ribellarsi con tutte le sue forze, ma non era riuscito a liberarsi. Ti prego, Harry, ti prego, non sono io, non è vero, non ascoltarlo – avrebbe voluto urlare, ma la sua voce era rimasta intrappolata dentro di lui, le parole crudeli dell’altro avevano ferito Harry. E aveva ringraziato Weasley per il pugno. Meritava di peggio, davvero di peggio. Dopo tutto quello che aveva fatto per conquistare Harry, per farsi accettare da lui e guadagnarsi la sua fiducia, ecco che il piano ben congegnato di qualcun altro si intrometteva tra di loro e impediva loro di vivere la loro felicità, faticosamente conquistata. Ad un certo punto, aveva creduto che il moro si fosse arreso, non lo aveva più visto tentare di approcciarsi a lui, anzi. Più di una volta l’aveva intravisto con la rossa Weasley e tutto ciò che rimaneva di sé e del suo vero cuore aveva sanguinato e sofferto. L’aveva già sostituito? Aveva creduto alle parole crudeli dell’altro ed era andato avanti? Beh, dopotutto, chi dopo essere stato rifiutato in quel modo davanti a tutti, dopo essere stato pubblicamente umiliato, avrebbe perso altro tempo dietro alla persona che l’aveva ferito così tanto?
Non di certo Harry Potter.
E invece… si era dovuto ricredere. Era ovvio che Harry non si fosse arreso. L’aveva capito in quel momento, quando il peso di quell’altra personalità era svanito nel nulla e il suo vero se stesso era riemerso. Le lacrime di Harry contro la sua guancia bruciavano e davvero il senso di colpa dentro di lui aumentò a dismisura.
Automaticamente, come se le sue braccia fossero abituate a fare esattamente quello, afferrò il moro per i fianchi e lo avvicinò a sé, ricambiando il suo bacio disperato. Fu come tornare a respirare, le labbra di Harry si muovevano in sincrono alle sue, le mani dell’altro erano aggrappate disperatamente alle sue spalle, il suo respiro affannoso si mischiava a quello del suo ragazzo e voleva che quel momento di puro benessere non finisse mai. Aveva bisogno di quello.
Pansy gli aveva tirato un colpo davvero basso, il motivo non lo aveva ancora capito, ma non gli interessava in quel momento, l’importante era riavere Harry con sé, al suo fianco. Lui era stato gentile con lei, le aveva permesso di entrare nella sua cerchia di amici, era stato comprensivo e di supporto, lei invece lo aveva pugnalato alle spalle, cospirando contro di lui e contro il suo ragazzo per separarli. Stavolta non sarebbe riuscito a perdonarla, ne era certo. Se desiderava vendetta, perché mettere in mezzo anche Harry? Cosa c’entrava lui tra di loro? Non gli importava quanto avessero voluto ferire lui, lo avrebbe potuto accettare, purché non ferissero la persona da lui amata. Non poteva neanche pensare il viso distrutto di Harry, quando l’altro gli aveva detto di non amarlo. Non voleva mai più vederlo in quelle condizioni, non voleva più essere la causa delle sue sofferenze e del suo dolore. Harry meritava la felicità, accanto a lui o meno non importava, purché gli altri lo lasciassero in pace e gli permettessero di vivere la sua vita senza ulteriori problemi, senza doversi proteggere costantemente dal mondo. Lui l’avrebbe protetto volentieri, se non gliel’avessero impedito nelle ultime settimane. Si sentiva in colpa per averlo fatto soffrire, per non averlo protetto da quel dolore, se avesse potuto, sarebbe tornato indietro nel tempo e avrebbe impedito a Pansy di attuare il suo diabolico piano. Non poteva fare altro che accettare le conseguenze di quanto accaduto e tentare di farsi perdonare, se il Grifondoro non avesse voluto tornare con lui, l’avrebbe capito e quella volta avrebbe accettato a malincuore la sua decisione e non avrebbe più insistito. Per una volta che era felice, per una volta che aveva trovato la persona giusta per lui, ecco che qualcuno aveva deciso di rovinargli la vita e di portargli via l’unica cosa bella che gli era capitata in anni.
«Harry…» sussurrò a bassa voce, il tono dolce, amorevole, suo, quando per necessità di ossigeno si separarono. Harry alzò lo sguardo verso di lui, i suoi occhi erano cerchiati di rosso, le lacrime ancora rigavano le sue guance. Draco deglutì sentendosi ancora responsabile per tutto quello e pose delicatamente le sue mani sulle sue guance, per eliminare le tracce delle lacrime dal suo viso «Mi dispiace…» disse in un sussurro «Mi dispiace così tanto…»
«S-Sei tornato?» domandò Harry, incerto, staccandosi da lui e appoggiando una mano sulla sua guancia. Immediatamente, il calore di quel gesto scaldò il cuore di Draco, che annuì piano. Anche se il bacio era stato una più che valida risposta, aveva il bisogno disperato di sentirselo dire. Draco poteva capirlo, quegli ultimi infernali giorni dovevano essere stati terrificanti anche per lui, sicuramente era stato male e nonostante ciò… lo aveva salvato. «Draco, sei davvero tu?» chiese come conferma. Draco avvertì un vero bisogno disperato nella sua voce.
«Sì» rispose con sincerità, guardandolo negli occhi, incatenando i loro sguardi l’uno dentro l’altro «Sono qui, mi dispiace, ma sono davvero io ora…» sussurrò dolcemente, accarezzandogli le guance «Sono io, Harry, non piangere… va tutto bene adesso». Gli occhi di Harry si riempirono di nuovo di lacrime e un singhiozzo di sollievo lasciò le sue labbra, prima che il ragazzo affondasse il viso contro il petto del più alto, nascondendo le sue lacrime e il suo stato pietoso contro la sua maglietta, disperatamente il moro strinse le braccia attorno ai suoi fianchi per sentirlo più vicino. Il sollievo era evidente e quel pianto era liberatorio. Stava sfogando tutto il dolore che aveva provato in quei giorni, in cui si era fatto forza per trovare una soluzione per aiutarlo. Draco poteva capirlo, poteva percepirlo, così allungò le braccia attorno alle sue spalle e lo strinse a sé dolcemente, cullandolo piano tra le sue braccia per proteggerlo da tutto ciò che lui gli aveva fatto. Iniziò a mormorare al suo orecchio parole di scuse, parole dolci e di conforto, cercò in tutti i modi di consolarlo, fino a che il moro non si calmò solo dopo parecchio tempo. Draco restò lì, a stringerlo e a confortarlo, fino a che non fu calmo. Aveva bisogno di sapere che stesse bene.
«Perdonami, ti prego» mormorò piano al suo orecchio «Non volevo farti del male, io…»
«L-Lo so che non è stata colpa tua…» rispose Harry «Mentirei se dicessi che non ha fatto male, ma so che non sei stato tu il responsabile, eri vittima di un incantesimo terribile» mormorò, alzando lo sguardo su di lui, circondando il suo viso con le proprie mani «Va tutto bene, sei tornato te stesso, questo è l’importante».
«Cosa ho fatto nella vita per meritare te al mio fianco?»
«Sei stato molto fortunato…» rispose il moro ridacchiando «… o molto sfortunato, a seconda dei punti di vista» asserì poi, più triste «Dispiace anche a me per quello che ti è successo… anche Ginny era coinvolta…»
«Non è neanche colpa tua, Harry» replicò Draco, guardandolo negli occhi «Non potevi sapere che quella ragazza fosse così ossessionata da te da arrivare a tanto». Il Grifondoro annuì e abbassò lo sguardo, incapace di mantenere il suo in quell’altro, come se si sentisse davvero colpevole e responsabile per tutto, anche le sue mani lasciarono il volto del biondo, cadendo a peso morto lungo i suoi fianchi. Dannato Grifon-idiota. «Ehi, guardami, Harry» mormorò il Serpeverde, prendendogli il mento tra le dita, costringendolo quasi a farsi guardare negli occhi «Se esiste un responsabile per tutto questo, sono Pansy e Ginny, sono loro che ci hanno messo in quella situazione. Tu non c’entri niente».
«Dici così, ma sai anche tu che tutte le persone che mi circondano poi finiscono per essere maledette o peggio…» disse, tenendo lo sguardo basso «Penso di portare sfortuna a chiunque mi stia intorno, non dovresti… perdere altro tempo con me». Draco spalancò gli occhi davanti alle sue parole e scosse energicamente la testa «Sarebbe meglio per tutti e due…»
«Harry, smettila di colpevolizzarti» disse Draco con il tono di voce fermo «Non è stata colpa tua. Sono stato io a ferire te anche se inconsapevolmente, smettila di fare così».
«Ma… se non fosse stato per me, Ginny non ti avrebbe fatto nulla e…»
«E l’avrebbe fatto Pansy» lo interruppe «Erano d’accordo perché volevano separarci, perché forse nelle loro menti contorte, se fossimo stati lontani, avremmo potuto amarle o qualcosa del genere… non lo so e non mi importa ora come ora. Ma so con certezza che non sei tu il colpevole di tutta questa storia, tu non hai fatto niente, Harry» Draco vide un’altra lacrima scivolare sulla sua guancia e la catturò con il proprio pollice, accarezzandogli piano lo zigomo «Non è colpa tua, non incolparti inutilmente».
Il moro annuì e deglutì, prima di abbracciare di nuovo, con forza, il suo ragazzo. Draco non esitò neanche un secondo a ricambiare a sua volta l’abbraccio con la stessa forza e la stessa determinazione del più basso. Entrambi in quel momento avevano bisogno di quella stretta, di quell’abbraccio, di quell’amore.
«Come ti senti?» gli chiese Harry dopo un po’ «Vuoi andare in infermeria? L’incantesimo è svanito del tutto?»
«Credo di sì…» mormorò Draco, guardandolo «Ma forse, per sicurezza, sarebbe meglio che io andassi in infermeria, che intruglio mi hai dato?»
«Un antidoto al filtro d’amore» spiegò il moro «Non ti preoccupare, l’ha preparato Piton, io te l’ho solo somministrato».
Il biondo annuì, sollevato e abbracciò di nuovo il suo ragazzo. Santo cielo, quanto gli era mancato.
«Capisco… allora mi accompagni da Madama Chips… e resti con me?»
Harry sorrise e lo guardò «Non ti posso lasciare da solo, potrebbero stregarti di nuovo» disse, ricambiando la stretta.
«Il mio impavido Grifondoro, sempre pronto a proteggere gli altri» mormorò Draco con il naso tra i suoi capelli «Ho decisamente bisogno della tua protezione, dovresti davvero restare con me per tutta la notte».
«Non ho intenzione di andare da nessuna parte, Draco» replicò Harry con decisione, senza lasciarlo andare. Impiegarono davvero troppo tempo per separarsi l’uno dall’altro, entrambi avevano troppo bisogno di stare insieme, di recuperare il tempo perso, di parlare. Avrebbero dovuto parlare ancora di quanto accaduto in quelle ultime settimane, ma in quel momento erano solo felici di essersi finalmente ritrovati, di aver spezzato la maledizione e di essere di nuovo insieme. Harry accompagnò Draco in infermeria, come al solito Madama Chips si indispettì per l’orario, ma spiegarono velocemente la situazione e lei immediatamente ricoverò Draco per fargli tutti gli accertamenti possibili. Harry non lasciò il suo fianco per tutto il tempo. Dopo aver stabilito che stesse bene, la medimaga decise di tenerlo ugualmente tutta la notte in osservazione, per assicurarsi che non subisse alcun effetto collaterale causato dall’antidoto o dagli incantesimi a cui era stato sottoposto. Harry rimase lì per tutto il tempo. Quando la medimaga tornò a dormire, egli sgusciò nel letto dov’era sdraiato Draco e si accoccolò accanto a lui, appoggiando la testa sul suo petto, per ascoltare il battito del suo cuore, come aveva fatto quando avevano dormito insieme a casa sua, durante le feste di Natale. Subito, il biondo gli mise un braccio attorno alle spalle e lo strinse a sé. Era una bella sensazione, gli era mancata.
«È così che hai intenzione di proteggermi? Dormendo su di me?» chiese ironicamente il Serpeverde, solleticando il fianco del suo ragazzo, facendolo ridacchiare sommessamente.
«Ti farò da scudo con il mio corpo» promise Harry, stringendosi a lui «Ho così tanto bisogno di te, adesso…»
Draco sapeva che quella non era un’accusa, sapeva che il tono di Harry era più da “finalmente ti ho ritrovato e non ti lascio andare”, ma il senso di colpa per quello che gli aveva fatto, tornò a bussare alla sua mente a farlo sentire come il peggiore degli stronzi sulla faccia della terra. Non avrebbe mai voluto fargli del male, dannazione.
«Mi dispiace, Harry» mormorò mortificato il biondo «Ero cosciente per tutto il tempo… ho visto quanto ti ho fatto male e mi dispiace… non avrei mai voluto farti così tanto male…»
Harry prese delicatamente la mano libera di Draco nella sua e iniziò a giocare con le sue dita, poi gli pose un bacio delicato sul dorso. «Deve essere stato un incubo per te…» disse piano, comprensivo. Draco davvero non meritava il suo amore, cosa aveva fatto di così positivo nella vita da meritare un ragazzo come lui accanto? Davvero, era incredibile. «Ne vuoi parlare?» domandò dolcemente.
«Era come se qualcun altro fosse dentro di me e mi impediva di… fare qualunque cosa» spiegò lui deglutendo «Volevo ribellarmi, ogni volta, ma non riuscivo mai a farlo… era davvero orribile». Harry gli strinse la mano nella sua e intrecciò le loro dita, baciandogli poi le nocche «Ehi…»
«Adesso siamo insieme e non permetterò a nessun altro di mettersi tra di noi» promise «Mi dispiace aver abbassato la guardia e aver permesso che questo accadesse» affermò con decisione «Nessuno ci dividerà mai più».
«Ti amo» disse Draco, sorridendo dolcemente «Davvero tanto».
«Anche io ti amo, Draco» replicò Harry, avvicinando i loro visi «Mi dai un bacio ora?»
Il Serpeverde sorrise e annuì con decisione, prima di unire le loro labbra in un dolce bacio. Aveva ragione Harry, avevano abbassato la guardia e si erano fidati delle persone sbagliate, avevano permesso a qualcuno di intromettersi nella loro vita, ma non sarebbe più accaduto, anche lui non avrebbe permesso a nessun altro di intromettersi e separarli. Glielo promise silenziosamente, mentre lo baciava e cercava di trasmettergli tutto l’amore che provava per lui attraverso quel bacio.
Poco dopo, quando si separarono dal bacio, si strinsero di nuovo l’uno all’altro su quello striminzito lettino, tuttavia riuscirono ad incastrarsi perfettamente e ad addormentarsi lì profondamente, consci che il loro amore avesse superato un’altra durissima prova.


 


To be continued...



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Giuro solennemente di (non) avere buone intenzioni
 
Hola peps!
Chiedo umilmente perdono per non essere riuscita ad aggiornare la settimana scorsa ç_ç purtroppo, come avevo anticipato ho avuto un weekend impegnativo e anche la settimana appena trascorsa lo è stata. Tra l’altro, proprio lunedì scorso è arrivata la mia mamma che non vedevo da tipo, boh 4 mesi forse. Poi, come sapete, sto facendo la tesi (la storia infinita, il relatore mi ha cambiato due volte argomento e AAAAH STO IMPAZZENDO) e dopo mesi di incontri online, incontrerò il relatore in presenza. NON AVETE IDEA DEL PANICO! Ma okay, se non si fosse capito, è stata una settimana d’infern… ehm una settimana un po’ impegnativa… ma sono tornata! Yaaaay! Meno male che ho i capitoli già scritti, che devono solo essere corretti... lol ho malapena il tempo per respirare ultimamente ç_ç BUT eccoci qua con il nono capitolo della terza parte, aka il 28esimo capitolo di questa storia. 28, qualcuno crede davvero che io sia arrivata a pubblicare così tanto in questo periodo? Non credevo che questa storia potesse diventare così lunga e invece… here we are.
E, come avevo promesso, voi dovete sempre fidarvi di me, Harry è riuscito a salvare Draco, anche se Theodore e Blaise hanno fatto il lavoro sporco e hanno trovato LA SPIA. E sì qualcuno ci aveva preso sulle presunte colpevoli del misfatto. Sono state proprio Pansy e Ginny perché volevano riprendersi i loro bellocci e dividerli. Ma l’amore trionfa sempre! :D e questi due piccini sono pronti a vivere la loro vita serenamente, senza che qualcun altro si intrometta in essa. Sono piuttosto convinti di questo. E più uniti che mai. (e sì. Se ve lo state chiedendo ci saranno delle conseguenze per le due streghe, nel prossimo capitolo ne parlerò, qui non siamo in un drama BL dove i reati non vengono puniti PFT)
Il prossimo capitolo sarà l’ultimo, prima dell’epilogo. Eh sì, siamo arrivati alla fine di questa storia lunghissima ç_ç sono già triste, anche se devo pubblicare ancora due capitoli ç_ç ma risparmiamo le lacrime per la fine ufficiale, suvvia.
Anyway spero che il capitolo vi sia piaciuto e che la riconciliazione tra i due sia stata soddisfacente :D
Intanto, ringrazio dal profondo del cuore le persone che continuano a supportarmi con le loro meravigliose recensioni: Estel84, _blakeinblack11_, Ai_Amano, Eevaa e Puffalanovita. Grazie a tutti voi per il supporto e per essere sempre qui ogni settimana! Grazie anche a chi continua a leggere la storia silenziosamente e chi ha aggiunto la storia tra le seguite/preferite/ricordate. Grazie a tutti!
See you on Sunday :3
Love ya all <3
#StaySafe
 
Fatto il misfatto

   
 
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