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Autore: GoatPride1    17/05/2021    0 recensioni
La vita di Kakashi da due settimane dopo la morte di Obito. Kakashi e Rin si capiscono in modo diverso dagli altri. Lei lo ama fottutamente, ma lui?
Genere: Commedia, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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Capitolo 6



Passarono cinque mesi, ma di andare al mare ancora non si era deciso niente. In questo periodo alcuni di loro diventarono chunin, tra cui Asuma e Genma; anche Rin ormai aveva acquistato il titolo, Kakashi le aveva dato un ottima possibilità di essere scelta dall’Hokage e lei non la perse. Aveva dimostrato le sue capacità di fronte a persone di alto rilievo e si era data molto da fare: si era allenata tutti i giorni prima dell’evento e quando arrivò lì, era pronta per affrontarlo. Gli altri due invece, l’ottennero qualche settimana dopo, all’esame dei chunin, come quelli prima di loro. D’altra parte Kakashi veniva assegnato a missini più importanti con jonin adulti e, raramente si incontrava con gli altri, compresa Rin. Dopo la festa di compleanno di quest’ultima sembrava che tra loro si fosse creato un rapporto molto più profondo e che Kakashi avesse dato la sua parte per la riuscita di esso, invece ognuno sparì dalla vista dell’altro. 


-La missione è andata bene: la bambina è stata riportata a casa sana e salva e i ninja rapitori arrestati. Durante la prima notte c’è stata una complicanza e abbiamo dovuto prendere più tempo, ma una volta risolta, è andato tutto come previsto.- Kurenai comunicò l’esito della sua missione al Terzo insieme ad Anko, dopodiché uscirono dalla stanza. 
-Io vado a casa a preparare il pranzo, ci sentiamo!- si allontanò Anko e l’altra la imitò facendo un saluto con la mano. 

Non erano più il gruppetto di amici di una volta. Erano passati solo alcuni mesi e quel gruppetto si era diviso. Ognuno cominciò ad andare per la propria strada e a prendere le prime decisioni su cosa fare da grandi: sentivano di stare crescendo. Ormai non si incontravano più al solito tavolo difronte la statua del Terzo, ma solo durante il lavoro, nelle missioni che gli venivano consecutivamente assegnate, e la cosa finiva lì, poi ognuno si dirigeva in strade diverse: chi si andava ad allenare, chi prendeva la via del letto, chi preferiva stare da solo, ecc… Stavano crescendo.



-Hey mamma, sono a casa.- annunciò Rin chiudendo la porta d’ingresso e si diresse immediatamente nella propria camera. Prese i kunai dalla custodia del pantalone e li sostituì con dei nuovi, infine prese quelli rovinati e corse in giardino. 
-Vuoi qualcosa da mangiare, tesoro?- chiese gentilmente la madre, ma lei la ignorò e si sedette sulla panchina di fronte la finestra. La signora la osservò da dentro per un po’, poi decise di sedersi affianco a lei. 
-Com’è andata oggi?- domandò con un timbro tranquillo 
-Bene bene- questa risposta era diventata automatica a domande come quella, oppure a “Rin, come stai?”. Rispose quasi incosciente per quanto quelle parole erano diventate un’abitudine, contemporaneamente affilava con cura le sue armi. 
-Hai un’altra missione?- 
-No- 
-Allora perché tutta questa fretta di affilare i kunai?-
Rin sbuffò, riprese aria e disse:- Mi tengo pronta-
-Frasi brevi e monotone, mi devi dire qualcosa, Rin?- lo sguardo della signora si fece serio e non distoglieva la sua attenzione dagli occhi della figlia, la quale si innervosì e le ribattè in modo sciatto:-No mamma! Sto bene, veramente. Smettila di cercare il pelo nel pagliaio-  
-Non lo cerco, però sai che per qualunque cosa io ci sono, puoi parlare con me-
-Si lo so, ora puoi lasciarmi sola, per favore?- concluse la conversazione, mettendo in evidenza l’essere stanca delle sue parole, la madre si allontanò.





Kakashi si stava allenando duramente scalando un precipizio, mentre Gai correva avanti e dietro per la città con i suoi nuovi pesi di 10 kg in più rispetto ai precedenti. Entrambi non trovavano attività migliori da fare, sembrava che si sfidassero a chi più a lungo riusciva a resistere, oppure a chi prima sveniva…
Kakashi arrivò in cima e si trovò davanti il suo caro rivale. Sembrava un imbecille ché lo guardava con le gambe all’aria in quanto stava in verticale.
-Che?- domandò seccato Kakashi, con il fiato corto
-Oh niente- disse Gai con la sua solita voce presuntuosa e girò i tacchi dopo che si rimise diritto.
-Questo è tutto matto…- borbottò il ninja tra sé a sé, regolò il suo respiro e si diresse verso il villaggio.





Sentì bussare alla porta e dall’occhiello vide Asuma che sbadigliava centrando il suo occhio nel foro in pieno, aprì. 
-Cosa c’è?- chiese Kurenai facendo un cenno con il braccio per farlo entrare
-Ti va di cenare insieme, oggi?- Le propose rimanendo sulla soglia della porta, calpestando il tappeto sintetico di colore marrone, ma Kurenai sembrava non volere accettare: non si mosse di un centimetro; così lui aggiunse:- Offro io- Allora la ragazza gli chiuse la porta in faccia. Ripensò bene a quello che le aveva chiesto, “Mi sta invitando a cena” pensò e il cuore cominciò a batterle all’impazzata. Una porta. Loro si guardavano negli occhi, attraverso la porta. Non lo sapevano. Ma i loro occhi si incrociavano, danzavano, si toccavano. Due parole, Kurenai si risvegliò dopo la proposta con quelle due parole, e per l’imbarazzo si nascose, dietro la porta…Non lo sapevano. Se si sarebbero messi insieme, non ne avevano idea, ma una cosa era sicura agli occhi altrui: Loro si volevano. Sì, ognuno voleva l’altro, anche se non sapevano se si trattasse di quel preciso amore . A cosa era dovuto questo dubbio? La loro età troppo piccola? Non lo sapevano.
 Lui era indeciso se andarsene o aspettarla, “Era un si o un no?” Si chiese, confuso dal comportamento di Kurenai. Decise di aspettarla per alcuni minuti. Successivamente udì la porta aprirsi, si girò e la vide…Due scarpe bianche aperte, la gonna blu sopra il ginocchio, e quella maglietta senza spalline che lasciava intravedere il seno…Era perfetta. Asuma rimase a guardarla per qualche secondo, poi le sorrise e le dedicò parole dolci, come “Sei bellissima”. 
Kurenai spinse la porta per chiuderla, ma questa venne fermata da qualcuno: la madre le urlò contro qualcosa simile a “ Ma come ti sei vestita, ti sembra il modo di vestirsi per una bambina?”, la figlia prese la mano del ragazzo e fuggì dalla situazione, lasciando di nuovo una persona sulla soglia della porta. 





Non ricevendo alcuna missione Rin decise di farsi un giro tra gli alimentari per vedere se trovava qualche cibo decente, visto che sua madre preparava cose che a lei non piacevano più, glielo ripeteva sempre che il riso con le zucchine non lo gradiva, aveva un sapore troppo noioso e per questo non riusciva a finire la sua porzione. Dopo aver ispezionato una corsia decise di spostarsi su quella a destra costituita da un lungo banco frigo verticale e, lo vide…Così bello…I suoi lineamenti…Si distingueva dagli altri…La chiamò lui: lei sentiva che la stava chiamando, con tono molto forte inoltre, ed era lì che l’aspettava! 
…Il manzo confezionato
Fu amore a prima vista, quello. Rin lo prese in braccio, la sua superficie plastificata e fredda aderiva perfettamente alla pelle. 
“Ho deciso: lo voglio! Cioè no! Volevo dire: lo prendo” si diresse verso la cassa. 
Finalmente aveva una nuova missione: mangiare il manzo confezionato.




-Allora sei pronto?- 
-Si un attimo-
-Quanto tempo ci metti? Sembri una signorina…- Kurenai prendeva in giro Asuma, mentre lo aspettava fuori la porta del bagno della sua casa,  urlandogli i peggiori insulti. Finalmente la porta si aprì, anzi, venne completamente spalancata, e Asuma si mostrò. I suoi capelli erano tirati all’indietro con del gel, la camicia bianca si poggiava su degli eleganti pantaloni blu che cadevano su due scarpe sportive. 
-Come sto?- chiese soddisfatto e la ragazza gli disse che era molto carino, lui si sentì ancora più appagato cosicché la prese per mano e se la portò in un ristorante con dei tavoli all’aperto, ne scelse uno e la fece accomodare difronte a lui.
Era il loro primo vero appuntamento, benché prima di allora non avevano mai cenato con vestiti così eleganti. Entrambi sentivano una sensazione nuova nell’addome, che gli piaceva molto, e non desideravano che questa se ne andasse. Si guardavano l’un l’altro imbarazzati, tenendo la schiena dritta e le braccia sul tavolo.
Erano circondati da persone più grandi e il fatto che anche loro stessero cenando insieme per il primo appuntamento, era molto probabile. Rin guardava una signorina con i tacchi che insieme al suo uomo, almeno dieci anni più grande, sedere al tavolo proposto dal cameriere; aveva un elegante vestito rosso, stretto in vita da una cinta nera…L’attirava molto questo tipo di stile, magari se sua madre non rompesse dicendo che si vestiva in modo troppo scollato ecc., avrebbe potuto comprarlo anche lei quell’abito. Sua madre diceva sempre che non bisogna mettersi in mostra per i ragazzi, ma lei non lo faceva per questo, lei lo faceva per se stessa: vedere quegli sguardi rivolti al suo corpo, la faceva sentire assai importante. 
Finalmente si presentò il cameriere con un taccuino, girò una pagina e si preparò a scrivere. Asuma ordinò per tutti e due e Kurenai non disse nulla in quanto era d’accordo su tutto. 
-Scusate, ma li avete i soldi per pagare?- chiese il cameriere cercando un’altra pagina bianca per la coppia affianco. 
“Ma stai zitto che sicuramente ho più soldi di te” pensò Asuma facendo un’espressione d’arrogante che il signore prese come un sì, dunque si allontanò.

Kurenai, nonostante non fosse di suo interesse, era molto famosa tra i ragazzi e questo faceva ingelosire molto Asuma, il quale però, non si mostrò mai molesto. La chiamavano “la ragazza diaspra”, derivato dal nome di una pietra rossa, il diaspro, che nell’antichità si riteneva che fosse un aiuto per la guarigione da malattie che colpivano gli organi genitali (in particolari quelli maschili), ma ciò naturalmente non c’entrava nulla col motivo per il quale le avevano affidato questo soprannome… Il vero motivo era che il colore dei suoi occhi ricordava molto la pietra e, specifichiamolo, delle credenze dell’antichità, quei ragazzini, non sapevano neanche dove stavano scritte.  

-È bella questa canzone- disse Kurenai con un filo di voce, infatti non era sicura che Asuma l’avesse sentita, ma lui la sorrise ed annuì senza dire nulla. Era un posto molto romantico, due violinisti facevano vibrare armoniosamente le corde dei loro strumenti e delle lampade di luce calda illuminavano i piatti. 

Di lì a pochi minuti Kakashi camminava solitario, mentre sulla strada adiacente c’era Rin intenta a rincasare per cucinare quel manzo che le era valso ben 400 yen. Girò l’incrocio e per la fretta urtò contro una persona, la busta cadde a terra e Rin si scusò, alzò lo sguardo e, :-Kakashi?-    Il ragazzo, ricomponendosi, disse:- Secondo me hai bisogno di un paio di occhiali- 
-Ho fatto la visita poco tempo fa, NO CHE NON MI SERVONO!- gli urlò contro mentre riprendeva il manzo 
-Va bene…Non ti agitare…- la ispezionò e poi domandò curioso:-Quello è manzo?- 
La ragazza come se imbarazzata balbettò:-Oh, si. È manzo, perché?- si sentì come minacciata
-No, niente…Ma tu sai cucinarlo?- 
-Certo! E sono anche molto brava!- si vantò anche se la realtà era che non aveva la benché minima idea di come si cucinasse un manzo. 
-Si si, come no…Dai vieni con me, te lo insegno-
“Vieni con me?”   -Dove?- chiese Rin confusa e nel frattempo Kakashi si avviò sulla via di casa, lo seguì.




-Mmh…È stato ottimo!- Kurenai si leccò i baffi, posò il fazzoletto sotto il piatto vuoto e si allontanò un attimo per andare in bagno. Anche Asuma era soddisfatto della cena, fece un sorso d’acqua per far andare giù il cibo, alzò lo sguardo e sorrise. Kurenai gli piaceva molto ed era contento, mostrò i denti. Quella ragazza…Quegli occhi…Lo faceva impazzire come un animale che annusa un suo simile in calore. 
La bottiglia d’acqua si era ormai svuotata. Il venticello che produceva Asuma con la bocca fischiava sull’orlo del contenitore di vetro vuoto, come un richiamo animale. Arrivò il cameriere e il ragazzo gliela cedette, insieme al tappo, e in più, fece sgombrare il tavolo da piatti e posate sporche. Non gli disse il prezzo. Voleva mandare un suo collega solo per farsi pagare? Bah…Gli sembrava una follia, se faceva tutto lui la cosa finiva lì in modo molto più semplice e veloce, invece no, doveva arrivare un altro cameriere, dopo chissà quanto tempo ancora, e annunciare il prezzo, poi magari lui chiamava un altro per ritirarlo. Che stupidaggine. 
Nel frattempo Kurenai era tornata e vedendo il tavolo pulito capì che dovevano andare. E invece no. 
-Non ti agitare, ancora non ho pagato. Ma questi sono interessati ai miei soldi o no?- strillò Asuma stanco di aspettare come un girasole aspetta l’alba, per tutta la notte. Però Asuma non voleva aspettare tutta la notte! Certo, stare con Kurenai non gli dispiaceva, ma giacché non si sarebbero salutati, per ora, era meglio andare in un altro posto dove nessuno gli avrebbe fissati benché fossero in un ristorante con un tavolo vuoto, secondo Asuma, ma effettivamente la causa era ben diversa: tutti gli ospiti del luogo, e non solo, guardavano in modo strano la piccola coppia appunto perché questa fosse troppo piccola.

-Senti, io ora devo andare, è tardi e i miei genitori si arrabbierebbero- Kurenai avvisò Asuma, il quale, aggiustandosi i capelli all’indietro, guardò prima lei e poi il cameriere che passava di lì vicino :-Hey scusi!- gli urlò scocchiando le dita, lui lo guardò male male come se volesse tirargli un ceffone e, avvicinandosi, pronunciò il prezzo. 





“Che prezzo ha avvicinarsi tanto per poi comportarsi come due conoscenti?” Pensava Rin entrando in casa di Kakashi. “Comunque ho smesso di esser pazza di te, sapientone” continuò alzando il sopracciglio verso Kakashi che metteva a posto le chiavi. “Già, e ne sono convinta. Mi dispiace, ma il mondo non gira tutto intorno a te…” concluse vedendolo entrare in cucina.
-Hai deciso di rimanere lì, timidona?- 
“Da quando usa i soprannomi? Come si permette a chiamarmi così? Io non sono timida!” Pensò la ragazza colorando le sue guanciotte di rosso…
-Dai su, vuoi che ti dia una scossa?- La richiamò sbucando dalla porta e con il suo sguardo la fece irrigidire ancora di più. Cos’era? Perché non riusciva a comportarsi normalmente con lui? Provava imbarazzo per qualcosa a lei ignoto, non riusciva a guardarlo negli occhi e a raggiungerlo in cucina. Rinchiudeva tutto in se stessa e si sentiva esplodere, le girava la testa. 
-Potrei cuocerlo sulle tue guance quel manzo- rise Kakashi, di conseguenza non migliorò la situazione. 
Rin lo odiava in questo momento. Si stava prendendo gioco di lei, si stava divertendo a prenderla in giro. Ciò non le andava per niente giù, “Questa è una di quelle figure di merda che non si dimenticano” la vocina nella sua testa rimbombava violentemente, non vedeva l’ora di rincasare, non ne poteva più. Lo stress si era fatto spazio molto velocemente e Rin odiava sempre di più Kakashi che non la smetteva di fissarla come se fosse una rimbambita. Strinse i denti facendoli stridere, “Ti odio! Ti odio! Ti odio!!” Urlò più decisa sull’ultimo.
Kakashi pensava che non l’avesse mai vista così, decise dunque di assicurarsi se andasse tutto bene, chiedendoglielo, ma la ragazza non si mosse, come la statua con cui aveva visto parlare un vecchio; in questo momento lui si sentiva uno stupido vecchio.
“Vaffanculo!” Strillava nel frattempo Rin, facendo cadere delle lacrime dagli occhi, dovute all’eccesso di stress. Su questo si sentiva impotente. Le braccia lungo il corpo a incontrarsi in vita, con le dita incrociate tra loro; le gambe chiuse e rigide…Sembrava di esser padrona di un corpo non suo. 
Kakashi le si stava avvicinando. Lei riuscì a scatenarsi e a poggiare una mano sul comò in legno. Lui si sedette su quest’ultimo e si portò la ragazza tra le gambe. Le lacrime divennero più abbondanti. Il calore delle braccia di Kakashi non la calmava.
-Sfogati- mormorò lui accarezzandole i capelli dolcemente.

Il suo respiro calmo, il battere del suo cuore, le sue carezze, la sua voce dolce…Grazie a ciò Rin riuscì a chiudere il rubinetto; inspirava ed espirava profondamente per regolarizzare il battito, anche se quel fastidiosissimo singhiozzo non voleva arrestarsi.  
-Grà zie- non riuscì a dirlo senza singhiozzare e Kakashi si mise a ridere, spostò i capelli della ragazza dietro l’orecchio e, vedendo che non si rallegrava, le fece il solletico. Lei scostò il capo dal petto di lui e scoppiò in una risata singhiozzata infinita. Non riusciva a smettere. Cercava di scappare dalle sue mani che, come ragnatele, la bloccavano. 
Anche quando lui si fermò, lei non riusciva ad inibire la risata, ora causata dal suo stupido singhiozzo. Si buttò a terra, lui la raggiunse. 

-Come stai?- le chiese non appena si calmò
-Bene, bene- rispose avvertendo un significato più profondo in queste parole. Non le sembrava la solita risposta che dava ai suoi genitori, non lo aveva detto per togliersi qualcuno d’avanti.
-Sicura?- 
-Uffa Kakashi, sembri mia madre- si mise seduta, analizzando il suono delle sue risposte e rendendosi conto che il ragazzo sapeva già la risposta che avrebbe dovuto dare, e anche che quello stupido singhiozzo sembrava essere passato.
-Perché non vuoi parlare con tua madre?- si alzò anche lui, per guardarla meglio
-Ma ti ha mandato lei?- si agitò cominciando a stancarsi della conversazione 
-No, è solo che non capisco, insomma, è tua madre…-
-E allora lascia perdere, sei troppo piccolo per capire-
-Io credo che non sia quello il motivo per cui non capisco-
Rin intuendo a cosa si riferisse controbatté:-Io credo, Kakashi, che tu ormai usi questa cosa solo per pararti il culo-
-Oh, molto gentile da parte tua- la zittì a modi d’offeso e si diresse nell’altra stanza
-Lo stai continuando a fare!- Rin lo seguì dimostrandosi completamente l’opposto della persona di qualche minuto fa, che arrossiva con un semplice sguardo, inoltre sembrava essere molto convita nella sua versione e ciò fece molto innervosire il ragazzo, 
-È come se io ti dicessi che sei troppo piccola per capire le divergenze tra migliori amici, anche se in realtà questo è dovuto al fatto che il tuo unico migliore amico è morto- anche lui attaccò il suo punto debole, anche se questa volta era condiviso. Lei si arrestò, afferrò il suo ragionamento e anche di aver sbagliato. Inoltre sentì la mancanza di Obito sulla propria pelle e comprese i sentimenti che aveva suscitato nell’amico.
-Non mi interessa la tua vita privata- concluse il discorso e Rin abbassò lo sguardo malcontenta.

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Abbiamo visto Kurenai e Asuma avvicinarsi sempre di più, mettendo le basi del loro futuro rapporto da coppia. Il primo appuntamento è molto importante e unico, per questo non si deve sprecare l’opportunità. Secondo voi l’hanno sprecata o no? Vi piace come si sta evolvendo questa coppia?

Per quanto riguarda la loro “crescita” personale, non prendetela come ‘ora sono abbastanza maturi per la maggior parte delle cose’, perché in realtà è soltanto una fase dell’adolescenza, precisamente quella delle crisi, delle prime cotte, del sentirsi grandi, della formazione delle personalità… Vediamo il distaccamento con i genitori, che può portare i ragazzi a fare certi errori e a trovarsi nei guai…(non è un caso che lo preciso ;) )

Qual è la cosa che più vi ha sorpreso in questo capitolo? Fatemelo sapere con una recensione.
 Al prossimo capitolo! 






   
 
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