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Autore: LadyNorin    17/05/2021    2 recensioni
John Watson si era allontanato quanto più possibile da Baker Street. La decisione che lo aveva spinto a fare le valigie era molto semplice: Sherlock Holmes.
Dopo la morte di sua moglie Mary, John decide di allontanarsi da coloro che lo hanno fatto soffrire e iniziare una nuova vita. Ma forse il destino prende le sue decisioni, e nemmeno un uomo razionale come John può contrastarle.
Genere: Angst, Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Lestrade, Mycroft Holmes, Rosamund Mary Watson, Sherlock Holmes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 22:


***





Il weekend proseguì in modo abbastanza tranquillo. Sherlock prendeva le sue medicine e la febbre era calata, anche se la tosse sembrava non volesse saperne di diminuire.
John nel frattempo si era fatto dare da Beth tutte le informazioni necessarie per trovare quello che gli serviva per la casa, e anche il nome di un tuttofare e di una donna delle pulizie. Il lunedì poi avrebbe fatto il resto, e contava di potercisi trasferire già a partire dalla settimana seguente.

Ormai era nel mondo dei sogni, in realtà era talmente sfinito che Morfeo lo aveva accolto non appena la guancia aveva toccato il cuscino, quindi il suono che il suo cervello stava registrando non era una gran preoccupazione al momento. Però il suo subconscio non gli stava dando pace e anzi, gli stava urlando di svegliarsi, perché c’era qualcosa che non andava, cercò di zittirlo, ma niente, questo insisteva; gli ricordò che aveva una bambina piccola che richiedeva le sue attenzioni. Sgranò gli occhi di colpo e scattò seduto. Ci mise qualche istante per rimettere tutti i pezzi al loro posto, e per capire che non era la bambina che stava piangendo disperata, quanto più Sherlock che tossiva in modo quasi convulso.
Oh, ehi!” Scese subito dal letto, ma nemmeno il tempo di fare il giro che l’altro si era piegato in due e sembrava sul punto di vomitare.
Afferrò il cestino e lo posizionò in modo che l’altro ci potesse vomitare dentro, cosa che effettivamente accadde.
Si mise seduto accanto a lui, massaggiandolo sulla schiena.
Una volta finito Sherlock cercava di riprendere fiato.
Come ti senti?”
Tossì alcune volte.
Non… Non passa.”
Si non mi piace quel rantolo, non è affatto diminuito, speravo di sì…”
Perché?” chiese Sherlock prendendo un grosso respiro e dando dei colpi di tosse.
Aspetta.” il dottore si alzò per andare a prendere la borsa dentro l’armadio, tirò fuori lo stetoscopio.
Sherlock ormai aveva imparato e iniziò a sbottonare la parte superiore del pigiama, continuando a tossire praticamente ad ogni respiro.
John tornò a sedersi accanto a lui sul letto, sfregò il cilindro piatto su una manica per stemperare un po’ il metallo gelido, e poi la appoggiò al centro del petto.
Ascoltò attentamente e accuratamente, anche dalla schiena. Dopo svariati minuti sfilò lo strumento dalle orecchie e lo mise attorno al collo, poi si passò entrambe le mani sul viso, c’è le sfregò, e le passò come ultimo passaggio, tra i capelli.
Che c’è che non va? Hai una faccia… Non può andare peggio di prima.”- Sherlock cercava di buttarla sullo scherzo, ma vedendo che il suo amico dottore non reagiva come si era aspettato, lasciò morire il sorriso. -”Invece può andare peggio di così?”
Devo farti dei raggi, non posso fare una diagnosi se non sono sicuro.”
Ma ti sarai fatto un'idea.”
Spero proprio di smentirla.”
Perché?” insistette Sherlock.
Perché potrebbe esserci del liquido nel polmone. Ci avevo pensato già quando avevo detto che era bronchite, ma non sembrava così grave, speravo passasse con gli antibiotici, ma non è successo.”
E… Cosa comporta?”
Comporta che se ti faccio i raggi e viene fuori che c’è liquido nel tuo polmone, va tolto.”
E come?”
Con un drenaggio. Lo avevi anche quando eri in ospedale.”
Intendi quel tubo sul fianco?”
Sì quello.”
Non era troppo fastidioso.”
No non hai capito, il tubo non è un problema in se, il problema è l’inserimento. Quando te lo hanno messo la prima volta eri in anestesia totale e non ti sei accorto di nulla.”
E perché, invece come va fatto?”
Con un anestesia locale.”
Oh…”
Dannazione!”
Quindi… Come intendi fare?”
Senti è inutile discuterne. Domani vedrò di cercare il dottore di questa città, da quello che so ha una clinica e anche alcune apparecchiature alla casa di riposo. Quando avrò una diagnosi certa al centro per centro poi vedremo come fare.”
Mi dispiace. Ti dai tanto danno per una cosa che non dipende da te.”
Si voltò di scatto.
Senti mi pareva di averti detto che non volevo più sentirti parlare in questo modo!”
Scusa.”
E basta anche con scusa e mi dispiace.”
Allora cosa vuoi che dica?”
Basta che non siano scuse e autocommiserazione.”
D’accordo.”
Bene.”
Provo a darti qualcosa per calmare la tosse così magari riesci a dormire.”
Andò a prendere il necessario, per fortuna che aveva previsto di portarsi dietro qualcosa di un po’ più forte per la tosse.
Sistemò i cuscini in modo che Sherlock stesse dritto con la schiena.
Mi dispiace ma temo dovrai dormire seduto.”
Ho dormito anche sull’asfalto, non è un problema dormire seduto.”
Non ho dubbi.”
Dopo aver ripulito tutto tornò a letto.
Devi svegliarmi se qualcosa non va.”
Spense la luce.

Era appena sorto il sole e già si stava preparando per uscire. La temperatura fuori era così gelida che tutta l’acqua causata dall’umidità si era ghiacciata, e una patina bianca era calata sulla città. Aveva preparato Rosie per stare con la babysitter, e stava vestendo Sherlock con le cose più pesanti che aveva trovato. Inoltre Beth gli aveva anche prestato uno scialle di lana grezza fatto a mano, era così grande che ci fece due giri.
Non ti sembra di esagerare?” Ovviamente Sherlock non era troppo contento di essere stato imprigionato sotto tutti quegli strati, ma si doveva accontentare.
No. Hai idea del freddo che fa fuori? Non ho intenzione di rischiare.”
Tirò su il lembo dello scialle in modo che coprisse la faccia lasciando liberi solo gli occhi, sentendo un grugnito soffocato.
Lo spinse fuori e si assicurò di chiudere a chiave la porta, poi passarono lungo il breve corridoio. Per fortuna la proprietaria gli aveva lasciato la chiave della porta sul retro, così sarebbe potuto andare e tornare come meglio credeva. Non era affatto facile destreggiarsi per dei corridoi stretti spingendo una sedia a rotelle, la moquette non faceva che rendere la cosa ancora più difficile, e inoltre arrivati alla porta c’era pure un basso scalino. Aveva parcheggiato la macchina subito davanti l’ingresso, così bastò far alzare Sherlock e metterlo seduto al posto del passeggero. Richiuse la portiera e fece il giro.
Benché avesse sudato per tutto quello sforzo, il gelo gli si stava impregnando nelle ossa. Corse all’interno dell’abitacolo e chiuse subito la portiera, mise in moto, aveva lasciato il motore acceso con il riscaldamento acceso.
Freddo dannato, mi fa quasi rimpiangere il deserto...”

Dovevano arrivare fino alla casa di riposo, che era una struttura privata situata in una zona fuori dalla città e lontana dal mare, immersa nella brughiera.
Ci volle quasi più di un ora per arrivarci. La strada era deserta.
Dopo una lunga strada di ghiaia in mezzo i campi, giunsero davanti ad una grande cancellata chiusa, tutta l’area era circondata da delle mura, e non si vedeva nulla di quello che c’era al di là. John dovette scendere e andare al citofono.
Sherlock dall’interno della macchina poteva solo vedere il dottore che si muoveva sul posto a causa del freddo e leggere alcuni pezzi di frasi dal movimento delle labbra. Stava spiegando a chiunque avesse risposto il motivo della loro presenza lì. In realtà non era troppo convinto gli avrebbero dato retta, ma lo vide tornare indietro a passo spedito. John si infilò in macchina, chiudendo la portiera con un colpo secco.
Ti hanno detto di no?” chiese Sherlock ma prima di avere risposta il cancello si aprì.
Perché pensavi avessero detto di no?”
Non lo so… Non ti conoscono.”
Gli ho spiegato la situazione e gli ho detto che la signora McKennell ne era a conoscenza.”
Ma non è vero.”
Tecnicamente sì, sa che sei molto malato.”
Hai usato una mezza verità.”
Me lo hai insegnato tu.”
Già.”
Attraversarono un lungo viale attorniato da alberi, fino ad arrivare nello spiazzo di una struttura in pieno stile d’epoca di inizio secolo, disposta su tre piani. Aveva un grande cortile e un giardino enorme tutto intorno.
John parcheggiò a lato.
Resta qui.” scese ma lasciò il motore acceso. C’era una grande scalinata aperta su due lati, e poi un portico con colonne bianche e un grande portone d’ingresso.
Passarono almeno dieci minuti prima che John facesse ritorno, accompagnato da un paio di infermieri, a cui indicò loro l’auto. Una volta caricato Sherlock sulla sedia a rotelle fecero un giro diverso, passando da una porta di sicurezza direttamente dal piano terra.
Dentro la struttura era lineare e pulita, e molto moderna, al contrario dell’esterno. Lunghi e larghi corridoi, pavimento in marmo e vetrate ampie, poi c’erano piante e panchine e diversi pezzi di arredamento, proprio come se fosse una grande casa.
Bel posto per passare la vecchiaia.”
Vuoi che ti lasci qui?”
Quando sarò vecchio? Magari.”
E’ troppo costoso per noi.”
Per noi?”
Perché vuoi starci solo tu? E io che faccio vado all’ospizio dei poveri? Bello, grazie del pensiero.”
Ma Sherlock non rispose.
Dopo un discreto giro della struttura, arrivarono all’ala medica, che era in tutto e per tutto un ospedale, ma di alto livello. Delle grandi porte di vetro opaco la dividevano dal resto degli spazi comuni, superate esse si trovavano uno studio medico, una farmacia, e vari laboratori.
Non credevo che potesse esserci una struttura del genere in un posto come questo.”
E perché?”
Perché è molto all’avanguardia e si trova in un buco di paesino.”
Evidentemente hanno più possibilità economiche, viene gente anche da fuori, inoltre ho scoperto che c’è anche un centro benessere.”
Arrivarono in una sala d’aspetto, dagli altoparlanti usciva musica rilassante, e tutto intorno c’erano comode sedie con l’imbottitura in stoffa, dei tavolini bassi e un tavolo normale con dispensatori di acqua e tea caldi e alcune cose da mangiare.
Vi serve qualcosa?” - chiese uno degli infermieri. - “il dottore arriverà tra un po’, vuole avvisare lei?”
Si, si vorrei farlo se posso.”
Ma certo, venga.”
Ehm…” John guardò Sherlock e l’infermiere colse subito il messaggio.
Certo non si preoccupi, c’è il mio collega, rimane lui per il suo… Mi scusi potrebbe dirmi com’è la situazione con precisione?”
L’infermiere era giovane, sulla trentina, ma molto professionale e discreto.
Ah sì è il mio… Ehm… Il mio paziente.”
Il suo paziente?” chiese dubbioso l’infermiere.
Sì. Veniamo da fuori e la signora McKennell ci ha consigliato di contattare il vostro dottore, ma ho saputo che lavora anche qui, quindi…” John alzò le spalle.
Ma si certo, la signora McKennell. Allora prego.”

L’infermiere accompagnò John in una stanza, che era un ufficio con un paio di scrivanie e grandi schedari alti fino al soffitto. Tutta la mobilia era di colore bianco, le forme lineari, tutto era asettico.
Lo fecero accomodare in una delle poltrone e gli appoggiarono davanti un telefono a filo, poi l’infermiere che lo stava aiutando, prese un agenda da uno dei cassetti della scrivania.
Abbiamo un numero apposito per contattare il dottore.” passò l’agenda a John che compose il numero. Dopo alcuni squilli, all’altro capo rispose la voce di un uomo.
John si presentò, ma come già sospettava, l’altro dottore era a conoscenza di chi fosse. Almeno gli risparmiava di dover perdere tempo nelle presentazioni. Spiegò quello di cui aveva bisogno, il suo interlocutore sembrava interessato alla faccenda, chiese di poter parlare con l’infermiere lì accanto; i due parlarono per alcuni minuti, e poi si chiuse la chiamata.
Ha detto che lei sarà il suo sostituto quando andrà in pensione.”
Ah… Sì, tecnicamente è quella l’idea.”
Ha anche detto che dobbiamo darle tutto quello che chiede. Lui arriva tra un ora, se potesse aspettarlo gliene sarebbe grato.”
Non c’è problema.”
Lasciò l’ufficio per fare ritorno alla sala d’aspetto, ma Sherlock non c’era più.
Un momento, dov’è andato?”
Non lo so mi dispiace.”
Non può di certo andarsene in giro da solo!” in realtà conoscendolo poteva e come. L’infermiere, che aveva scoperto dal cartellino attaccato alla divisa, si chiamasse Carl; prese il cerca persone dalla cintura e mandò un codice a qualcuno. Tempo un minuto e gli raggiunse l’altro infermiere che era stato con loro in precedenza.
Dov’è il paziente del dottore?” indicò John, che era già in apprensione.
L’ho sistemato in una delle stanze vuote.”
Sospirò internamente per il sollievo, per fortuna non se ne era andato chissà dove e non rischiava di doverlo cercare per tutta la struttura.
In un ala si trovavano alcune stanze che erano in tutto e per tutto come quelle di un ospedale, ma nuove e moderne. In ognuna di esse c’erano sei letti, ed erano tutti vuoti, tranne uno.
Entrarono, la porta era aperta.
Sei qui.” John lo disse con il sollievo nella voce.
Dove avevi paura che fossi andato?”
Per quanto ne sapevo potevi essere andato ovunque, non ti ho più visto.”
Scusi se la interrompo, ma ho visto che il suo paziente ha una centrale, vuole che gli facciamo una flebo di fisiologica?”
No no, grazie, per ora è a posto così.”
Vi lascio soli allora, se avete bisogno c’è il pulsante.” entrambi gli infermieri si dileguarono e chiusero la porta.
Accanto al letto c’era una poltroncina con schienale e braccioli, così si ci si accomodò.
Appena mi vedono cercano di iniettarmi qualcosa, mi ricorda i vecchi tempi.” Sherlock guardò John sorridendo, ma ad un occhiataccia dell’amico smise subito.
Scusa. Brutta battuta.”
Abbastanza. Almeno sei comodo?”
Sono tornato al punto di partenza, non direi.”
E’ solo per una visita.”
Sappiamo tutti e due come andrà a finire.”
Non è detto.”
Stanotte non mi sembravi così positivo.”
E ti ho anche detto che finché non avrò le lastre non c’è niente di certo.”
Dai John non sono stupido, l’ho capito da solo che qualcosa non andava. Conosco il mio corpo non credi?”
Sì lo credeva.
Ridimmi cosa comporta nelle peggiori delle ipotesi.”
Perché invece non parliamo di altro?”
Sono un tuo paziente no? Non credi che abbia il diritto di saperlo?”
Lo odiava quando qualcosa che diceva, poi Sherlock la usava per ritorcerglisi contro.
Fece una smorfia.
Se proprio ci tieni.”
In effetti si.”
Anche se trovo stupido fare ipotesi basate sul nulla.”
Ma questa non è basata sul nulla. Dai dimmelo.”
Ok, ok. Se è quello che penso potrebbe essere, o vero che il tuo polmone sinistro ha accumulato liquidi, e serve il famoso drenaggio, che va fatto in anestesia locale. Qui sono ben forniti, forse non sarà così tremendo.
Dovrai tenerlo per qualche giorno, finché non ci saranno più liquidi, poi servirà un altro ciclo di antibiotici, ma dopo dovresti essere a posto. Certo togliere il tubo è il meno.”
Vide Sherlock pensarci su.
Quindi deve passare anche attraverso le costole.”
Già. Ma solitamente se il paziente non è sotto intervento, si fa in anestesia locale. Non è particolarmente doloroso se fa effetto.”
Ma a me potrebbe non fare effetto. Senti fa quello che devi. Non è colpa tua, me la sono cercata.”
Dio odiava sentirglielo dire.
Ma non è sicuro.”
Sherlock mise una mano su quella di John, che sobbalzò a quel contatto inaspettato, probabilmente il detective pensando che non fosse stata una cosa gradita, la ritrasse subito.
Menti solo a te stesso.”
Potresti essere anche un po’ più ottimista.” Sherlock a quelle parole ridacchiò, e un punto dietro la testa del dottore formicolò.

Bussarono alla porta, ed entrò un uomo anziano e basso di statura, con il camice lungo.
Buongiorno, scusate tanto per l’attesa.” allungò la mano in direzione di John.
Sono Amos, lei deve essere John.”
Esattamente.”
Bene, bene.”
La signora McKennell ci ha risparmiato tutti i preamboli.”
Si lei è fatta così. Però in certe occasioni è molto utile.”
Assolutamente.” convenne John.
Così lei ha un paziente che ha bisogno di alcune visite specifiche?”
Che cosa le ha detto la signora McKennell a riguardo?”
Amos sembrava vagamente a disagio, si mise a fianco di John.
Mi ha raccontato che è il suo… Compagno, e ha avuto un brutto incidente.”
John evitò accuratamente l’occhiata di Sherlock.
E’ informato alla perfezione.”
Amos si avvicinò a Sherlock.
Molto piacere.” allungò la mano, e Sherlock gliela strinse.
Può chiamarmi Amos.”
Sherlock.”
Sherlock, si. E’ un nome facile da ricordare.”
Sherlock tirò un sorriso. Il dottore tornò a parlare direttamente al collega.
Sto facendo preparare il macchinario. Vuole fargli fare qualche altra analisi?”
Le solite di routine se possibile.”
Certamente.” l’uomo più anziano premette il pulsante, che si accese, lampeggiando con una luce rossa.
Gli infermieri arrivano subito. Venga, parliamo.” invitò John ad uscire. Seguì l’uomo, anche se titubante, non voleva lasciare Sherlock solo, quando si voltò verso di lui, lo stava guardando con un piccolo sorriso di incoraggiamento.


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Note d’autrice:

Per fare una grande citazione: potrebbe essere peggio di così? Potrebbe piovere!
E quando sembra che le cose vadano meglio, taaaaac, la fregatura. Sono una bruttissima persona ne sono consapevole, non hanno pace questi due poveri infausti disgraziati, peggio di Renzo e Lucia, Romeo e Giulietta, il mondo complotta contro di loro. Ok basta così.
Che altro potrà mai succedere?
Per un attimo accantoniamo l’aggressione e concentriamoci sui problemi di salute, che al momento sono i più importanti. Questo poverino merita tutte le cure migliori del mondo e di riprendersi al meglio, ora ha anche due dottori e un intera struttura privata, e che fa parte del pacchetto “sfruttiamo John come dottore”, pure l’attuale dottore è tutto felice e contento di avere il sostituto già bello che pronto.
Sono un po’ sfruttatori in questo posto effettivamente, ma se vuoi mangiare devi lavorare.
Va bene la finisco di blaterare, ci si legge venerdì!


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Capitolo 23
Venerdì 21 maggio ore: 15-16
   
 
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