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Autore: Justice Gundam    24/05/2021    1 recensioni
Reborn, un continente sconosciuto, dove smog nero e piogge acide rovinano ancora di più gli edifici fatiscenti che costeggiano le strade della capitale Reborn City. Intere città ridotte in rovina, Pokemon in fuga, e dietro le scene, un'organizzazione che tira i fili per i propri terribili scopi. Questo mondo ha bisogno di eroi... e sarà qui che, mentre Ash e Misty affrontano il loro viaggio attraverso Unima, accadimenti misteriosi porteranno Vera, Drew, Max ed Hitomi, in una corsa contro il tempo per fermare il Team Meteora e riportare un raggio di luce agli abitanti di quel mondo crudele. (Contestshipping)
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai | Personaggi: Drew, Max, Nuovo personaggio, Vera | Coppie: Drew/Vera
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Anime
Capitoli:
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Pokemon: A World Reborn

Una fanfiction di Pokemon scritta da: Justice Gundam

 

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Capitolo 81 - Tensioni a Reborn City

"Potete dire a papà che sono qui?" chiese Eclisse. Per quanto avesse le sue incertezze all'idea di tornare in quel posto dopo tanto tempo, rivedere i suoi amati Pokemon non le dispiaceva certo... e lo stesso si poteva dire di Stoutland e dei due Houndoom, che annuirono rapidamente e corsero in direzione dell'ingresso della villa. L'enorme cane barbone raggiunse per primo il doppio portone in legno laccato, e bussò tre volte con la sua robusta zampa, poi si piazzò accanto alla porta e attese per qualche secondo.

Ad aprire, arrivò un maggiordomo vestito elegantemente di nero, con i capelli già un po' ingrigiti ma ben tenuti, e un classico monocolo sull'occhio sinistro. Quando vide i tre Pokemon canidi seduti accanto alla porta d'ingresso che scondinzolavano allegramente, quasi fossero stati dei cucciolotti eccitati, si rese subito conto che doveva essere successo qualcosa di veramente straordinario... e ne ebbe la conferma quando gettò lo sguardo in direzione del cancello d'entrata, dove la figura di Eclisse era in piedi e stava attendendo.

Dopo aver preso un bel respiro per farsi coraggio, la giovane ex-agente del Team Meteora si abbassò il cappuccio e permise ai suoi lunghi capelli neri di scivolarle lungo la nuca e ai lati della testa, in modo da farsi riconoscere anche da quella distanza.

"Stout! Stout!" abbaiò Stoutland. Il suo tono era leggermente infastidito, come se stesse chiedendo al maggiordomo cosa aspettasse e se davvero non avesse ancora riconosciuto la signorina. I due Houndoom frustarono il marmo delle scale d'ingresso con le loro code, in modo da rafforzare quello che il loro compagno stava dicendo... e il maggiordomo sgranò gli occhi quando la notizia lo colpì come un Rhyhorn in corsa!

"Oh, bontà divina... non posso crederci! La... la signorina Caitlin?" boccheggiò l'uomo. Uno degli Houndoom abbaiò un paio di volte per confermare, e il maggiordomo si schiarì la voce, in modo da non mostrare il suo imbarazzo e la sua emozione. "Ecco... certamente! Voi tre... andate a dire alla signorina che il signore la riceverà senza dubbio. Auspico... che questa visita sia un'occasione di ritrovo e di ricongiungimento."

Soddisfatti, Stoutland e i suoi compagni Houndoom fecero un cenno affermativo all'inserviente, che salutò con un inchino e tornò nel salone d'ingresso. Con passo allegro, i tre Pokemon si diressero nuovamente al cancello d'ingresso in modo da comunicare tutto ad Eclisse. La ragazza sporse una mano tra le sbarre del cancello, in modo da accarezzare ognuno di loro sulla testa.

"Stout! Land!" esclamò con gioia Stoutland.

I due Houndoom gli fecero eco un attimo dopo. "Doom! Hound, doom!" abbaiarono, in sincronia quasi perfetta.

"Grazie... adesso mi sento molto più tranquilla!" affermò Eclisse. Non era una frase di circostanza - adesso che si era tolta questa soddisfazione, era davvero convinta di poter parlare con suo padre e giungere finalmente ad una riconciliazione con lui. Erano passati già anni da quando se n'era andata... ma finalmente, era convinta di poter chiudere per sempre un capitolo della sua vita che l'aveva angustiata fino a quel momento.

Per qualche minuto, Eclisse rimase ad attendere, giocando un po' con i tre Pokemon cani e accarezzandoli a turno. Finalmente, quando Eclisse cominciava a chiedersi se davvero fosse andato tutto liscio come sperava, il maggiordomo emerse di nuovo dalla doppia porta d'ingresso, portando con sè un grosso mazzo di chiavi. Stoutland e gli Houndoom si fecero da parte, in modo da fargli spazio mentre si dirigeva verso il cancello e lo apriva con un lieve cigolio metallico.

"Bentornata, signorina Caitlin." disse il maggiordomo. "Il signore è nel soggiorno... e ha detto che sarà lieto di parlare con lei."

Eclisse trattenne a stento un moto di emozione, e dopo aver vinto la sua iniziale esitazione, fece un passo attraverso la soglia del cancello. "Grazie, Auguste." disse, dopo aver preso fiato e aver fatto in modo di non sembrare troppo eccitata. "Credo... credo di sapermi orientare da qui in poi. Grazie mille."

"Mi permetta, signorina. Anche per me è una grande gioia poterla incontrare di nuovo." continuò il maggiordomo, il cui tono restava allo stesso tempo controllato e gentile. I tre cani affiancarono Eclisse ed Auguste mentre si dirigevano verso la villa, ed Eclisse fece in modo di pulirsi le suole degli stivali sullo zerbino prima di entrare.

Sentì un familiare profumo, che da tanto tempo non aveva più sentito, e che la riportò indietro agli anni della sua infanzia, quando viveva in quella grande villa senza sapere nulla di quello che accadeva nel mondo. Allora Reborn era ancora un posto dove si poteva vivere abbastanza bene, e la sua famiglia non era stata toccata dalle preoccupazioni che affliggevano così tante persone...

Eclisse sospirò. Come aveva fatto ad essere tanto ingenua da farsi indottrinare dalle chiacchiere del Team Meteora? Era stata giovane ed idealista all'epoca... e le piaceva pensare di non aver perso del tutto il suo ottimismo. Ma dopo aver visto con i suoi occhi come il Team Meteora si era corrotto sotto la guida di quella maledetta Lin, non poteva fare a meno di chiedersi come avesse fatto a non vedere le avvisaglie di come sarebbe andata a finire.

Riportandosi alla realtà, e sentendosi finalmente in un luogo sicuro, Eclisse si incamminò lungo il corridoio, avventurandosi in un breve viaggio lungo il viale dei ricordi. I quadri appesi alle pareti, i tappeti che coprivano un pavimento colorato ed elegante, i lampadari di cristallo... pensare che fino a poche settimane fa, li avrebbe disprezzati, pensando che si trattasse soltanto di vanità dei ricchi...

Finalmente, Eclisse raggiunse il soggiorno, con il suo grande camino e i divani finemente ricamati disposti in maniera ordinata attorno ad un basso tavolino di cristallo sul quale erano appoggiati dei pezzi di argenteria. Tutto era rimasto al suo posto, come se il tempo si fosse fermato da quando lei era andata via...

"Caitlin..." Una voce familiare, ma senza più la severità che Eclisse era abituata a sentire, provenne dal divano al centro della sala. E più precisamente, dall'uomo anziano ed elegantemente vestito che era seduto al centro di esso, lo sguardo rivolto verso di lei in speranzosa attesa.

Un moto di gioia e tristezza minacciò di sopraffare Eclisse, che si impose di non farsi travolgere e fece un passo in avanti, le mani congiunte davanti a sè e la voce tremante. Era il momento decisivo. Ora finalmente poteva sapere se la sua speranza sarebbe rimasta delusa, oppure se suo padre l'avrebbe accolta...

Si era preparata anche un discorso, per quando finalmente si fosse trovata di nuovo faccia a faccia con il genitore, ma adesso... ogni parola che potesse venirle in mente le sembrava così sciocca e ridicola. Stava ancora cercando di farsi venire qualche idea, quando per fortuna Auguste venne in suo soccorso e cercò di rompere il ghiaccio.

"Signore... la signorina Caitlin ha espresso un vivo desiderio di parlare nuovamente con lei, e di spiegare le sue vere motivazioni." disse il maggiordomo, sempre con quella sua flemma impeccabile che riuscì a dare ad Eclisse la convinzione necessaria per vincere le sue ultime titubanze. "Nel frattempo, mentre vi accomodate e cominciate a discutere, gradireste che vi prepari una bevanda calda?"

Eclisse disse di sì con la testa. "Grazie, Auguste. Per me un tè alla menta."

"E per me un caffè d'orzo." disse il padre di Eclisse. La ragazza riuscì quasi a sentire l'imbarazzo che scivolava via, e l'atmosfera si fece ben presto più distesa.

Auguste fece un inchino e si allontanò per preparare le bevande, mentre Stoutland e i suoi due compagni Houndoom entravano lentamente nel soggiorno. Ad Eclisse piacque pensare che anche loro erano lì per darle coraggio e farle trovare le parole giuste.

Ma a quel punto, Eclisse era convinta di non richiedere ulteriore incoraggiamento. La ragazza fece un passo avanti e, dopo aver preso un bel respiro, iniziò il discorso.

"Sono lieta di rivederti, padre." affermò, cercando comunque di tenersi un po' formale. "Io... mi... mi devo scusare. Per tutto. Per essermene andata senza aver dato spiegazioni. Per aver collaborato con un'organizzazione criminale come il Team Meteora. E per non aver saputo apprezzare quello che tu e il resto della famiglia avete cercato di darmi. Solo ora... mi sono resa conto che ho agito spinta unicamente dal mio impulso, nella presunzione di aver capito tutto... quando in realtà... mi sono lasciata incantare da tante belle parole. Solo ora... mi sono resa conto della mostruosità di quello a cui stavo partecipando. Se non fosse stato per un gruppo di persone straordinarie che mi hanno aiutato... anche se non avevano nessun dovere nei miei confronti... ora non saremmo qui a parlare."

Suo padre rimase ad ascoltare, senza interrompere, senza dire nulla. Stava semplicemente ascoltando, in attesa che la figlia finisse il suo discorso. Dopo tanto tempo, finalmente Eclisse si stava chiarendo... e suo padre voleva che lei dicesse tutto quello che sentiva.

"Perciò, padre... ti devo chiedere scusa." disse infine la ragazza, finalmente infrangendo quella facciata di calma impassibile che aveva cercato di mantenere fin da quando la discussione era iniziata. "Tu... hai cercato di avvertirmi che il Team Meteora non sarebbe stato la strada giusta, e io non ti ho ascoltato. E quando mi sono resa conto che il Team Meteora mascherava i suoi obiettivi mostruosi dietro la scusa di voler riportare Reborn alla sua età dell'oro... era già quasi troppo tardi. Eccomi qui, padre. Sono qui per chiederi scusa per le mie scelte impulsive."

L'uomo non disse  nulla e attese in silenzio, raccogliendo i suoi pensieri. C'era così tanto che voleva dire a sua figlia, e al tempo stesso, anche lui non era sicuro di sapere cosa dire senza dare l'impressione di volerla rimproverare. Dopo tanto tempo, voleva essere sicuro che la riunione con sua figlia fosse uno dei momenti più significativi delle loro vite.

"Caitlin." disse infine, e per un attimo ebbe l'impressione che la giovane donna si fosse irrigidita per un attimo. Temendo di averla intimorita, l'uomo si schiarì la voce e proseguì, con tono lento e tranquillo. "Non hai niente di che scusarti. Tu... hai seguito le tue convinzioni, e hai fatto delle scelte che credevi avrebbero fatto del bene a te stessa e a Reborn in generale. Io... immaginavo che questo Team Meteora avesse degli scopi più sinistri, ma ho cercato di costringerti a fare quello che volevo io. Anche se non ero d'accordo con la tua scelta, avrei dovuto essere più comprensivo nei tuoi confronti, e sperare che la tua strada ti portasse davvero a realizzarti. Poi... tu hai visto con i tuoi occhi che non è stato così. Sono contento di rivederti... ma allo stesso tempo, mi dispiace che tu abbia ricevuto una tale delusione."

Eclisse non ebbe reazioni, ma dentro di sè si sentiva tremare. Davvero suo padre l'aveva perdonata così? Era giunto a questa conclusione, in tutti quegli anni in cui lei aveva perseguito gli obiettivi di quel branco di terroristi? Non riusciva quasi a credere che suo padre fosse riuscito a perdonarla così facilmente... si aspettava che ci fosse ancora del rancore sopito, o magari anche soltanto un po' di rabbia per il fatto che Eclisse non gli avesse dato ascolto, tanto tempo prima... e invece, si trovava di fronte una persona cambiata, addolcita, capace di perdonare e di riconoscere i suoi sbagli.

"Perciò, Caitlin... ti chiedo scusa anch'io." disse infine l'uomo, alzandosi dal suo divano per andare incontro alla figlia. "E spero che anche tu vorrai darmi... un'altra opportunità."

Trattenendo a stento le lacrime di gioia, Eclisse raggiunse il padre e lo abbracciò, ricevendo in cambio un abbraccio asua volta. "Ero venuta qui proprio per questo, papà. Mi dispiace di averti fatto soffrire." sussurrò infine. "E grazie... grazie di tutto... è un peso che finalmente ci siamo tolti tutti e due, vero?"

"Sì, figliola, hai ragione... credo che meritassimo tutti e due questa seconda possibilità." rispose l'uomo, sentendosi anche lui più leggero. "E dimmi la verità... pensi che anche Reborn la meriti, vero? Non serve il Team Meteora o qualcun altro per costringere tutti a seguire la... cosiddetta... via giusta, non pensi?"

"Hai ragione, papà..." rispose Eclisse. "Ci vorrebbe giusto più buon senso da parte delle persone, e qualcuno che sappia guidarli e indicare loro la via migliore, senza costringerli. E' una cosa che sono contenta di aver imparato prima che fosse troppo tardi."

Non ci fu bisogno di dire altro. Eclisse e suo padre restarono fermi dov'erano, godendosi quel momento di gioia e di ritrovo, mentre dietro di loro Stoutland, i due Houndoom e il vecchio Auguste restavano fermi a guardare senza intervenire e senza disturbare il momento.

Era stata una giornata piena di emozioni per Eclisse e suo padre... e una giornata che si era conclusa nel migliore dei modi.           

 

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Nel nascondiglio segreto della resistenza ad Ametripoli...

Vera tirò un sospiro di sollievo una volta che ebbe la certezza che tutti i membri della Resistenza presenti a Calcedonia fossero lì, sotto lo stesso tetto del Pokemon Center. Da una parte, purtroppo, c'era la consapevolezza che Aya fosse nelle mani del Team Meteora, e che Fern avesse tradito e fosse passato dalla parte del nemico - e Vera pensava che non gli avrebbe mai mandato abbastanza improperi per quello che aveva fatto.

Dall'altra, almeno avevano la certezza che tutti i loro compagni fossero sani e salvi, e che anche i due ex-membri del Team Meteora stessero bene malgrado Sirius e il suo Chandelure avessero cercato di giustiziare Eclisse. Tutto quello che dovevano fare adesso era riposare un po', lasciare che i loro Pokemon recuperassero le forze, e poi iniziae a farsi strada verso Ametripoli.

Ortilla, seduta a gambe incrociate sopra una cassa, stava rivolgendo qualche domanda ad Astro, nel tentativo di avere quante più informazioni possibili sui loro avversari. "Allora... vi hanno detto qualcosa su quale sia lo scopo di questi... PULSE, o come si chiamano?" chiese la piccola coordinatrice, mentre con una mano accarezzava il suo Bibarel. Il Pokemon castoro era impegnato a sgranocchiare alcune noci, aprendole con i suoi incisivi e mettendo i gusci in una pila ordinata accanto a sè.

Astro sentì gli sguardi attenti di tuttii membri della resistenza che lo puntavano, e restò per qualche istante a riflettere sulla domanda. "Beh... in realtà, anche se sono un Cavaliere Meteora, non sono abbastanza in alto nella gerarchia del Team Meteora per sapere cosa stanno preparando i nostri capi. So per certo che il PULSE è stato inteso come un metodo di ottenere dei Pokemon particolarmente potenti, e per influenzare l'ambiente circostante in modi imprevedibili." affermò cautamente. "Ma... non so se avessero uno scopo ulteriore. Gli unici che potrebbero dirvelo per certo sarebbero la comandante suprema Lin, Lord Solaris... e ovviamente, il comandante ZEL, visto che è stato lui a sviluppare questa tecnologia."

"E ovviamente... non hai idea di dove si possa trovare questo tipo, immagino." chiese Julia sistemandosi i capelli. "Mah... peccato, mi sarebbe piaciuto andare là e farlo saltare in aria. Dopo, ovviamente, che avrà risposto alle nostre domande."

"Questa unità ritiene che tale modo di procedere sia altamente improduttivo. Per non dire eccessivamente dispendioso in termini di energia." continuò Florinia. Anna storse il naso mentre osservava la stoica ragazza dai capelli verdi. In quel momento, nella sua mente, varie immagini si stavano susseguendo, e nessuna di esse le faceva pensare che Florinia stesse bene, malgrado l'impressione che quest'ultima cercava di presentare.

Una stanza buia, illuminata solo da un filo di luce tremolante che scendeva da un soffitto invisibile.

Un salice piangente battuto dalla pioggia e dalla grandine.

E infine, una grande foglia rossa a forma di cuore, spezzata in due trasversalmente.

"Per la verità... credo di avere un'idea di dove si trovi il comandante Zel in questo momento." affermò Astro.

Quest'affermazione diede la carica a tutti i presenti, e Saphira in particolare. La leader della resistenza si alzò con un cipiglio energico, e guardò dritto Astro negli occhi, come se volesse intimargli di non fare scherzi. "Dove si trova? E non provare a prenderci in giro." chiese senza mezzi termini.

Ortilla sgranò gli occhi e cercò di indurre Saphira alla calma. "Un... un momento, Lady Saphira! Non... non c'è bisogno di intimorire così il nostro compagno!" esclamò, agitando comicamente le mani davanti a sè. "Adesso... sono sicura che ci racconterà quello che sa. Vero, Astro?"

Il ragazzo deglutì nervosamente e distolse lo sguardo dagli occhi penetranti di Saphira. "Cavolo, certo che anche qui, non scherzano come leadership... se hanno una comandante come lei, posso capire perchè il Team Meteora li lasci imperturbati." pensò tra sè. Aveva l'impressione che anche se avesse parlato a voce bassa, Saphira sarebbe riuscita ad udirlo in qualche modo.

"So per certo... che il comandante Zel e il comandante Blake stavano per dirigersi ad Ametripoli... stavano cercando quella vostra amichetta... Heather Molinar, mi pare che si chiamasse." affermò l'ex-Cavaliere Meteora. "Sì, proprio lei... e non credo che saranno teneri con lei quando la troveranno."

"Evidentemente, credo ancora che Heather abbia l'Anellorubino. Dobbiamo cercare di fermarli. Un motivo in più per raggiungere Ametripoli il prima possibile." rispose Drew, facendosi tremendamente serio, l'espressione concentrata e decisa che voleva dire che stava prendendo la situazione sul serio. "Astro... tu conosci qualche passaggio che ci permetta di arrivare presto ad Ametripoli, vero?"

"In realtà, sì... io ed Eclisse ne abbiamo trovato uno, quando lavoravamo per il Team Meteora." affermò il ragazzo, facendo un sorriso accomodante. "Se lo seguite, potrete arrivare ad Ametripoli. In tempo per impedire a Zel e a Blake di catturare la vostra amica."

"E magari dare anche una lezione a quel Blake." affermò Hitomi. Quando si accorse che Max la stava fissando con aria non troppo convinta, la bambina alzò le spalle. "Perchè no? Quel tizio mi è sempre stato antipatico. Se ho la possibilità di umiliarlo un po', per me è un bonus."

"Va bene, Hitomi... ma ricordati che la nostra priorità è ritrovare Heather e disattivare la macchina PULSE che si trova sulla vetta di Ametripoli." rispose Max. "E magari, riuscire a farci dare qualche indicazione in più da quel tizio, Zel."

"Vi darò tutte le indicazioni che vi potranno servire." affermò Astro. "Se riuscite a raggiungere Ametripoli in tempo, penso che avrete delle buone possibilità di fermarli... e magari a farvi dare qualche risposta dal comandante Zel."

Saphira fece un cenno affermativo con la testa, e Laura sorrise sollevata. "Grazie, Astro. Vedo che... sei una persona gentile, anche se facevi parte del Team Meteora." disse la mediana delle sorelle Belrose. Astro sospirò e guardò da un'altra parte, come se pensasse di non essere degno delle sue lodi.

Charlotte era rimasta ad ascoltare senza fare commenti, ma non si era persa nulla. Quindi... stavano per andare ad Ametripoli, e avrebbero avuto a che vedere con quei due comandanti del Team Meteora? Tra l'altro, Heather doveva essere da quelle parti, e dove c'era Heather... molto probabilmente c'era anche Shelly. Chissà, forse quella poteva essere una buona occasione anche per lei. Un'occasione per proteggere quelle due bambine come non era riuscita a fare prima... ed evitare che il Team Meteora o quel dannato Connal mettessero le mani su di loro.

"Va bene. Allora... quando i nostri Pokemon saranno pronti e ci saremo riposati abbastanza, partiremo per Ametripoli." disse Ortilla, guardando da una parte all'altra per vedere se Vera e i suoi compagni di Hoenn erano d'accordo. Non ricevendo nient'altro che espressioni di decisione ed approvazione, la piccola coordinatrice fece un segno di assenso in direzione di Saphira. "Con il suo permesso ovviamente, Lady Saphira."

"Certo. Non vedo motivo per dirvi di no." affermò la domatrice di draghi, e fece un sorriso appena accennato. Ortilla sperò che questo volesse dire che Saphira era contenta. "Devo ammettere che da quando siete arrivati qui a Reborn, avete fatto un bel po' di progressi. Sinceramente, non mi aspettavo che sareste diventati alcuni degli allenatori più forti della nostra organizzazione."

"Abbiamo avuto degli ottimi maestri... sia tra quelli presenti... che tra quelli che ormai non sono più tra noi." disse Hitomi. La bambina fece un sorriso un po' malinconico al pensiero di Kiki, che aveva dato la vita per permettere loro di fermare il piano del Team Meteora. Poi, guardò con gratitudine molti dei presenti. Le sorelle Belrose. Julia, che non mancò di fare un sorriso a denti scoperti e un segno di vittoria. Pietro. Florinia. Cain. Anna e Noel... e tutti coloro che avevano dato loro una mano ad arrivare fin lì. "Certo, non avremmo mai pensato di restare coinvolti nei problemi di Reborn... e fino ad allora, pensavo che non sarebbero mai stati problemi nostri. Ma visto che ci siamo trovati con questa responsabilità per le mani..."

"E' stata una strada difficile... e so che non siamo ancora arrivati alla fine." affermò Max. Il suo Gardevoir fluttuò elegantemente accanto a lui, e abbassò la testa in quello che apparve come un segno di rispetto agli allenatori di Reborn. "Ma se riusciremo a fermare il Team Meteora, sarà stato anche grazie a voi. Credo proprio che... ognuno di noi stia facendo la sua parte per salvare questo paese."

"E abbiamo intenzione di andare fino in fondo." continuò Ritchie, con Sparky sulla spalla come sempre. "Il Team Meteora non ha ancora visto tutto quello di cui siamo capaci... e quando saremo diventati abbastanza forti, faremo in modo che non possano più nuocere alla gente di Reborn."

"Pikachu!" squittì il Pikachu con il ciuffo.

"Il Team Meteora non ha mai incontrato nessuno in grado di impensierirli come noi. Si può dire... che portiamo con noi le speranze di tutta la gente di Reborn." rispose Cain, cercando di mostrarsi forte nonostante fosse ancora preoccupato per la scomparsa di Aya.

Julia appoggiò gentilmente una mano sulla schiena di Cain e strizzò un occhio. "Stai tranquillo, principessa. Vedrai che riusciremo anche a salvare Aya da quelle carogne." affermò. "Andremo nella loro base, e li faremo saltare tutti in aria! Assieme ai loro trabiccoli! BOOOOOM!" Accompagnò la fine della sua frase con un gesto delle braccia che mimasse un'esplosione.

Cain riuscì a ridacchiare brevemente, e anche Pietro fece un sorriso ironico. "Principessa, eh? Secondo me hai frequentato un po' troppo Charlotte!" affermò il ragazzo dai capelli viola. "Non che sia una cosa negativa, si intende! Basta non dare fuoco a qualcosa!"

Charlotte rise a sua volta. "La tua ironia non mi tocca, principessina!" affermò la rossa esperta di Pokemon Fuoco. "Anzi, a questo proposito... Saphira, vorrei chiederti un favore."

Saphira sbattè gli occhi, un po' dubbiosa. "Finchè è nelle nostre possibilità..." rispose infine. "Dimmi, Charlotte, di cosa si tratta?"

Charlotte prese un bel respiro. "Beh... volevo chiedere se posso accompagnare Vera e gli altri da Ametripoli. Porterò con me l'Anellorubino e farò in modo che non cada nelle mani del Team Meteora." affermò. "Immagino che Heather sarà contenta di vedere che il suo anello è ancora in buone mani."

Saphira e Laura si guardarono per qualche istante, come se volessero consultarsi a vicenda... e infine, dopo aver sospirato rassegnata, Saphira prese la sua decisione. Non credeva che dire di no a Charlotte sarebbe servito a qualcosa. "E va bene, Charlotte... ma stai attenta, e tieni bene da conto l'Anellorubino. Se cadesse nelle mani del Team Meteora a questo punto... sarebbe un disastro."

"Lo so, Saphira. Vedrai, nessuno di quei fetenti riuscirà a prendermelo!" rispose la minore delle sorelle Belrose.

"E prima di vedersela con lei, dovrà anche vedersela con noi." continuò Drew con tranquillità. "Quindi... quando volete, possiamo partire per Ametripoli."

Astro disse di sì con la testa e sorrise, pensando che finalmente avevano davvero qualche speranza di infrangere il dominio della terribile organizzazione terrorista. "Certo... tra un po' andrò a vedere di Eclisse. Spero solo che anche per lei sia andata bene..." rispose il giovane ex-Cavaliere Meteora. "Spero solo che riusciremo a fare qualcosa per aiutarvi. Anche con quel vostro compagno traditore..."

Hitomi rassicurò il ragazzo con un cenno della testa. "Grazie, Astro. Non vi preoccupate, sapremo noi come trattare Fern una volta che lo avremo ritrovato." rispose la bambina. Senza mai perdere la sua espressione neutrale, si sgranchì le nocche delle mani, facendo ben capire cosa avesse in mente per quando si fosse trovata davanti Fern...

 

ooooooooooo

 

Nel frattempo, a Reborn City...

La febbrile e tentacolare metropoli era ancora più in fermento del solito. Ma non si trattava dell'anarchia che regnava di solito in quel luogo dimenticato da Arceus... c'era qualcosa di più, questa volta. Nonsi trattava più di un marasma disordinato che vagava senza meta da una parte all'altra, nè delle maree di disperati che infestavano i vicoli e le strade, in cerca di una qualsiasi occasione.

Ora, chiunque avesse avuto modo di vedere cosa stava accadendo a Reborn City avrebbe avuto la netta impressione che qualcosa stesse decisamente cambiando. Le persone camminavano con celerità ma in ordine, e se qualcuno le avesse osservate con una certa attenzione, avrebbe percepito qualcosa di particolare in loro. Una sorta di energia, di decisione che permeava i loro movimenti - che di solito erano lenti e letargici a causa dell'inerzia nella quale erano costretti a vivere.

Era come se qualcosa... o meglio dire qualcuno... fosse riuscito a risvegliare il popolo di Reborn City dalla loro rassegnazione. Non più convinti che il Team Meteora fosse invincibile, gli abitanti della città erano decisi a fare quello che potevano per risollevare Reborn City dal fango e dalla decadenza in cui era caduta. A modo loro, stavano dicendo al Team Meteora che non avevano più paura, e che ora erano pronti a combattere per proteggere le loro case, i loro cari e la qualità delle loro vite.

Le aiuole ingrigite venivano rimesse in sesto, il terreno riassettato e disseminato di nuove colture. In tutta la città, sui tetti degli edifici più alti, alcuni operai aiutati da Pokemon di tipo Lotta e Volante installavano degli impianti di depurazione. Le strade venivano sgomberate dai detriti, e anche molti dei senzatetto si erano uniti alle squadre di pulizia, raccogliendo i rifiuti e piazzandoli nelle apposite raccolte differenziate. Il lavoro era ancora all'inizio... e per le tante persone che avevano convissuto così a lungo con il degrado, era effettivamente un'esperienza nuova e strana, ma piacevole...

E a capo di questo piano ambizioso per ripulire la città, si trovavano due individui ben conosciuti... che erano riusciti ad organizzare la popolazione di Reborn City e, non senza un bel po' di fatica, dare loro uno scopo per cui impegnarsi. Radomus e Adrienn, aiutati in questo da Luna, la figlia adottiva dell'eccentrico nobile, e da tutte le persone che avevano prestato ascolto alle loro preghiere. Sotto la loro guida, la città stava cominciando a risollevarsi dal baratro in cui era caduta.

In quel momento, nella sala principale del grande Pokemon Center del quartiere Opale, Adrienn stava dando un'occhiata ad alcuni disegni e ad alcune piante della città, e cercava di pensare ad un piano per organizzare delle squadre di pulizia. Seduta assieme a lui c'era Sandy, la misteriosa ragazza bruna che aveva incontrato tempo prima, e che si era offerta di dargli una mano a ripulire la città... e altre due persone.

"Allora... dicono che il quartiere Onice sia quello meno disastrato, giusto?" chiese la giovane donna in divisa da arti marziali, con lunghi capelli corvini legati in una coda, che sedeva a fianco di Adrienn, mentre con un dito indicava il punto della mappa poco sopra alla stazione dei treni. "Quindi... forse sarebbe una buona idea concentrarsi di più sui quartieri che hanno subito maggiori danni, in particolare quando c'è stata quell'invasione di piante."

"Sì... penso anch'io che sia una buona idea, Vittoria." rispose Adrienn, mentre guardava gli altri suoi compagni. Sandy strizzò un occhio in segno di assenso, mentre il quarto individuo - un giovanotto dall'aspetto alquanto peculiare, con la pelle scura e i capelli biondi un po' a cresta, vestito di una giacca di cuoio nera senza maniche sopra una maglietta grigia, pantaloni lunghi bianchi ma polverosi, e un paio di scarpe nere un po' consunte - si sfregava il mento con aria pensierosa, forse cercando anche lui di farsi venire qualche idea. "Per quanto riguarda il problema del Settimo Distretto... quello è praticamente il luogo più malfamato della città. Temo che in quel luogo incontreremo un po' di resistenza."

L'uomo dalla pelle scura e dai capelli biondi, che dava l'impressione di non avere più di venticinque anni, volle dire la sua. "In effetti è vero. Questa città ha la sua fama, e non è certo immeritata, ma anche in un luogo come questo, il Settimo Distretto è il posto peggiore che si possa pensare." disse l'uomo, la cui voce suonava melodica e profonda. "Detto questo... hey, non sia mai detto che il sottoscritto, il DJ Arclight, si tira indietro di fronte ad una sfida. Conosco un po' di quella gente, e so come trattare con loro. Se mi permetti di andare a parlarci, Adrienn, vedrai che entro breve ti darò buone notizie."

"Va bene, Arclight... so che mi posso fidare di te." disse il giovanotto dai capelli bianchi. "Grazie per esserti preso un po' di tempo per dare una mano alla nostra causa... e anche a te, Vittoria. Immagino che non debba essere stato facile, con tutto quello che devi fare per prenderti cura del monastero."

"Figurati, Adrienn. In effetti, avevo proprio bisogno di cambiare un po' aria... soprattutto adesso che quella di Reborn City comincia ad essere un po' più respirabile." affermò la giovane donna, con una breve risata a denti stretti. "Certo, è un compito che io e Cal ci siamo assunti di nostra volontà, e non ce ne pentiamo. Ma sai... quanto resto lì, continuo a sentire la presenza della sensei Kiki, e a volte... può diventare difficile."

Vittoria fece un sospiro e guardò verso la superficie del tavolo, cercando in qualche modo di distogliere la sua mente dal ricordo della sua amata sensei che si era sacrificata per il bene del monastero soltanto poco tempo prima. Era un ricordo doloroso e ancora fresco nella mente della giovane esperta di arti marziali.

Sandy appoggiò una mano sulla spalla di Vittoria, che sospirò, alzò la testa e fece un cenno di gratitudine in direzione dell'allenatrice castana. "Grazie, Sandy. Va tutto bene... è che devo ancora abituarmi all'idea... ma non ti preoccupare, sarò di nuovo in piena forma molto presto." Vittoria volle rassicurare la sua nuova amica.

"A proposito... potrei sapere dov'è andato Cal?" chiese Arclight. "Immaginavo che a questopunto, voi due foste praticamente inseparabili."

Vittoria rise brevemente. "Cal e io non siamo ancora... beh, arrivati fino a quel punto, oserei dire." affermò. "Lui si sta dirigendo verso Ametripoli. Ha scoperto che da quelle parti, il Team Meteora potrebbe aver nascosto un'altra macchina PULSE, quella che quei malfattori stanno usando per mettere a dormire tutta la popolazione di Agatipoli. Cal cercherà di trovarla e disattivarla."

"Spero che ci riesca presto... Agatipoli è la mia città natale, dopotutto, e non vorrei mai che accadesse qualcosa di brutto." rispose Sandy. Era preoccupata per quello che sarebbe potuto verificarsi ad Agatipoli, con quello strano sonno in cui gli abitanti erano sprofondati. Sperava solo che arrivasse qualche servizio di soccorso per evitare che le persone rimaste addormentate soffrissero per la fame o la sete...

"Faremo tutto il possibile per proteggere anche Agatipoli. A proposito... ti devo ancora ringraziare per il tempo che ci stai dedicando. Anche tu adesso fai parte della resistenza, a modo tuo... sai che questo potrebbe renderti un bersaglio per il Team Meteora, vero?" Vittoria voleva essere sicura che la loro nuova alleata fosse consapevole dei rischi a cui andava incontro, e non si facesse cogliere impreparata. La resistenza aveva già visto molti giovani allenatori perdere anche la vita, proprio perchè non si aspettavano che il Team Meteora fosse così feroce e determinato...

Tuttavia, Sandy appariva ben cosciente di ciò in cui si era andata ad infilare. "Sì, lo so, Vittoria... fin dall'inizio, sapevo che mi stavo esponendo a dei rischi. Ma... ho pensato che ad un certo punto, una persona deve pur prendere una decisione." affermò. "Io e i miei Pokemon abbiamo pensato che forse, con il nostro esempio, avremmo potuto convincere qualcun altro a prendere la sua decisione e a dare una mano a ristrutturare la nostra città. E ho avuto la fortuna di incontrare Adrienn... da lì in poi, è stata tutta questione di organizzarci e coinvolgere i cittadini nella nostra iniziativa."

"Tra l'altro, dobbiamo ringraziarti anche per aver diffuso la notizia, Arclight." disse Vittoria, rivolta al ragazzo biondo con la pelle scura. "Non sia mai detto che avere un famoso dj come alleato non abbia la sua utilità! Heheheee..."

Tutti e quattro fecero una breve risata, ed Arclight si schiarì la voce e continuò il discorso. "Beh, non ho fatto niente di che. Sapete che ho sempre cercato, come potevo, di incitare la gente a risollevarsi dalla loro apatia. Ma fino a poco tempo fa, ero convinto di essere da solo... mi ha fatto piacere che fossero venuti quei ragazzi di Hoenn a dare una mano alla resistenza, ma il problema principale di Reborn City... ovvero, il fatto che i suoi cittadini non vedevano motivo per risollevarsi dalla loro apatia... impediva che ci fossero dei veri cambiamenti in positivo."

"Forse tutto quello di cui c'era bisogno era che qualcuno mostrasse alla gente di Reborn che c'era ancora qualche speranza." disse Adrienn. "L'aarrivo di quei ragazzi è stato un miracolo. Da quando sono arrivati, le cose hanno cominciato pian piano a cambiare. E adesso, la nostra gente è convinta di potercela fare. Hanno cominciato a collaborare e stanno cercando di rendere Reborn City un luogo più vivibile, anzichè limitarsi a sopravvivere un giorno dopo l'altro."

"Come si suol dire... vivere è più che sopravvivere." concluse Vittoria, con un'espressione speranzosa sul volto. "Mi fa piacere che alla fine la gente di Reborn se ne sia resa conto."

"Lo sappiamo... e ora è nostro compito tenere viva questa speranza, anche se non siamo più in prima linea a combattere il Team Meteora." rispose Adrienn. "Comunque, tornando al discorso di prima... allora, Arclight, tu ti occuperai del Settimo Distretto, immagino. Sandy, Vittoria... voi andrete a dare un'occhiata ai distretti Peridoto e Corallo. Credo che ci siano ancora dei Pokemon selvatici che potrebbero diventare pericolosi per la popolazione."

"D'accordo. Ci pensiamo noi. Non dovrebbero essere un problema." affermò Sandy. "Fateci sapere quando avete informazioni in più sul Settimo Distretto. E mi raccomando, state attenti a quel postaccio."

"Tranquille, signorine. Abbiamo anche noi la nostra esperienza. E io, personalmente, credo di sapere come trattare con quei... tipi turbolenti." affermò con una certa confidenza il dj biondo. "Detto questo... prima di avventurarci da quelle parti, credo che sovremo svolgere qualche ricerca. Il Team Meteora avrà sicuramente infiltrato alcuni dei suoi agenti in questa città, e credo che faranno tutto ciò che è in loro potere per mandare all'aria i nostri tentativi di riordinare la città."

"Sicuramente il signor Radomus saprà come comportarsi." affermò Vittoria. "Scommetto che ha già scoperto dove si trovano un bel po' di celle del Team Meteora... e quando ce lo dirà, sapremo esattamente dove colpire per mandare all'aria ogni loro possibilità di ostacolarci!"

"L'ottimismo non manca da queste parti, vedo." rispose in tutta tranquillità Sandy, ridacchiando brevemente. "Meglio così. Se il morale è alto, le nostre possibilità aumentano."       

"E' un bene che andiamo avanti con questo spirito. Farò anch'io tutto quello che posso per fare sì che questa città continui su questa strada. Comunque, non disperdiamoci, e cerchiamo di pianificare le nostre prossime mosse. Anzi, ricapitoliamo, già che ci siamo." continuò Arclight, rivolgendo poi la sua attenzione alle mappe di Reborn City. "Allora, io mi occuperò del Settimo Distretto. Credo di sapermi orientare, più o meno. Vittoria e Sandy... voi vi occuperete dei quartieri Peridoto e Corallo. E tu, Adrienn? Tu che cosa hai intenzione di fare?"                 

Il misterioso ragazzo dai capelli bianchi si fermò per un attimo a pensare, e passò la punta dell'indice sulla mappa della città. "Beh, per adesso... stavo pensando che sia una buona idea passare in rassegna il quartiere Onice. Ci sono molti Pokemon che vivono nascosti in qualche tana improvvisata, negli edifici in costruzione o nei magazzini abbandonati. Trovarli e dare loro una nuova casa... e magari, se vogliono, anche un nuovo allenatore... farebbe molto per migliorare la qualità della vita di questi Pokemon e l'ambiente del quartiere Onice."

"Mi sembra una buona idea. Sandy, che ne dici? Anche noi potremmo dare un'occhiata ai quartieri di nostra competenza, e vedere se troviamo anche noi dei Pokemon abbandonati." propose Vittoria. La giovane donna dai capelli castani non esitò a dire di sì con la testa. "Ottimo! Allora per adesso i nostri compiti sono definiti. C'è altro che dovremmo sapere?" 

"Credo che il signor Radomus abbia in mente qualcosa anche per purificare le acque del nostro lago." rispose Adrienn. "Tuttavia, non ha menzionato nulla di specifico... e poi, è preoccupato per due membri della resistenza, Amaria e Titania. E' da un po' che non riceviamo più notizie nè aggiornamenti su di loro. Credo che quando avremo completato le nostre attuali mansioni, sarebbe una buona idea assicurarci che stiano bene."

"E' vero. Meglio non trascurare nulla." affermò Sandy. "Va bene... allora, le nostre mansioni sono decise. Facciamo tutti i preparativi del caso, e poi diamoci da fare. Ci vorrà ancora un po' prima che Reborn City venga ripulita del tutto."

"Ci rivediamo qui stasera, e faremo rapporto di com'è andata." propose Vittoria. Gli altri si dissero d'accordo, e il gruppo si separò, ognuno dirigendosi verso la propria destinazione. Adrienn restò per qualche istante a guardare i suoi compagni che si allontanavano, e si fermavano giusto il tempo necessario per scambiarsi un ultimo cenno di saluto con gli altri.

"Grazie alla collaborazione di tutti, per Reborn City sta per iniziare il riscatto..." riflettè tra sè il ragazzo dai capelli bianchi. Questa considerazione era tutto quello che gli ci voleva per ritrovare tutta l'energia necessaria e continuare su quella strada.

Ma anche così, Adrienn non si faceva illusioni. Sapeva bene che la strada per liberare Reborn sarebbe stata ancora lunga e ardua. E ben presto, il Team Meteora avrebbe cercato di ostacolarli... o addirittura, di mettere a tacere la loro pacifica ribellione.

"Dobbiamo essere pronti a tutto..." disse tra sè Adrienn, e accarezzò le Pokeball al suo fianco.

 

oooooooooo

 

Pius sospirò e si massaggiò la fronte mentre guardava attorno a sè, seduto ad un lungo tavolo in quella che sembrava essere una sfarzosa sala dei congressi, illuminata in maniera spettacolare da dei grandi lampadari di cristallo appesi al soffitto, che creavano degli spettacolari giochi di luce e rifrangevano sfumature di colori sgargianti, dando alla sala un'atmosfera al tempo stesso solenne e festosa - qualcuno avrebbe potuto dire che si percepiva una sorta di estasi sacra.

Al fianco di Pius, Bennett si aggiustò nervosamente gli occhiali. Si sentiva come se in quel momento fosse di troppo da quelle parti, come se si rendesse conto di essere in più, in quella riunione. Lui era soltanto un iniziato della Chiesa d'Alfa... e se doveva essere sincero, non poteva dire di condividere il fanatismo di molti di loro. Per lui, la Chiesa d'Alfa era più che altro un modo per ottenere ciò che gli sfuggiva da così tanto tempo, e cominciava seriamente a chiedersi se non fosse stato un grave errore lasciarsi convincere così.

Dietro le lenti dei suoi occhiali, Bennett puntò lo sguardo in direzione di Taka. Tra tutti quelli riuniti nella sala, era proprio lui quello il cui stato d'animo si avvicinava di più a quello di Bennett. Mentre Padre Elias continuava il suo sermone da capotavola, il figlio del capo del Team Meteora cercava di nascondere il suo fastidio spostandosi un po' sulla sedia e sfregandosi gli occhi, una serie di gesti che avevano lo scopo di fargli mantenere l'attenzione su quel discorso barboso.

"E per questo, la Chiesa d'Alfa collabora con i veri credenti del Team Meteora, che stanno combattendo una nobile lotta per sottrarre Reborn alle falsità e alle complicazioni dell'era moderna, e per fare sì che il potere di Arceus torni al suo legittimo proprietario." stava dicendo il sacerdote dai capelli bianchi. "Preghiamo, affinchè ai ciechi che vivono in quel flagello chiamato Reborn City... il sommo Arceus faccia dono della vera visione. Come io, nella mia cecità, ho ricevuto dal signore di tutti noi la grazia di tornare a vedere... così dovrà accadere per tutti coloro che sguazzano nella loro ignoranza."

"Padre Elias... perdoni la domanda forse inutile..." volle prendere la parola Taka, alzando una mano con educazione. "Ma... non vedo sorella Angela tra noi... ehm... veri credenti." Sperò caldamente che Padre Elias non facesse caso all'inflessione di vago disgusto che aveva sentito anche lui nella sua stessa voce. "Come mai non partecipa a questa riunione?"

Padre Elias sorrise a Taka, come un padre che si appresta a spiegare qualcosa ad un figlio intelligente ma pigro. "Mi sembra ovvio, giovane eletto del Popolo delle Meteore." affermò il sacerdote. "Al momento, sorella Angela è impegnata a rinnovare la propria fede, a causa del condizionamento che aveva subito durante la sua ingiusta prigionia. Temo che possa aver avuto una crisi di fede." affermò. "Ma non dovete preoccuparvi. E' una cosa che può accadere a tutti, e il sommo Arceus è sempre pronto ad offrire il suo aiuto per riportare chi erra sulla retta via."

"Capisco..." disse Taka, tenendo lo sguardo rivolto verso il tavolo. Perqualche motivo, era convinto di non voler sapere i particolari del modo in cui Angela avrebbe "rinnovato" la propria fede. Per quanto Elias fosse stato un amico fraterno di suo padre, il ragazzo non poteva dire di fidarsi allo stesso modo del sacerdote. Era un po' troppo fanatico per i suoi gusti. Ma non era certo nella posizione di dire di no...         

 

oooooooooo

 

Angela strinse i denti e cercò come poteva di ripararsi gli occhi quando una luce abbagliante esplose davanti a lei. Emise un gemito di fastidio e voltò la testa da un'altra parte, desiderando più di ogni altra cosa di non essere legata ad una sedia in quella stanza terrificante, con la luce che le veniva sparata dritta in faccia.

"Che... che cosa volete fare?" cercò di protestare. "Io... ve l'ho detto, io non so che cosa stia succedendo qui... Perchè volete a tutti i costi che io vi aiuti in questa... crociata?"

La luce si intensificò, e la giovane donna strinse gli occhi ancora di più, per  cercare di proteggersi le retine. "Tu sei una nostra sorella, Angela." rispose freddamente la voce maschile che le aveva parlato fino a quel momento, senza mai presentarsi nè identificarsi. "Sei qui per rinnovare la tua fede. Sei una pecorella smarrita, che il sommo Arceus si è assunto l'onere di riportare al gregge. E grazie a te, riusciremo a convertire questo mondo di ignoranti e corrotti, e a riportarlo alla purezza del passato."

"Di... di cosa state parlando?" Angela cercò di ribattere. "Arceus, il padre di tutti noi, non approverebbe di questi metodi."

"A volte, per fare la Sua volontà, dobbiamo ricorrere a dei sistemi che possono essere poco piacevoli." continuò l'uomo di cui Angela ignorava persino l'aspetto. "Una volta anche voi ne eravate convinta, sorella Angela. Tutto quello che stiamo cercando di fare è farvi ricordare di quando voi eravate una devota servitrice del sommo Arceus e non vi facevate problemi ad usare tutto quello di cui c'era bisogno per eliminare gli eretici e gli infedeli."

"Io... io... ho fatto tutto questo? Io non volevo fare del male a quelle persone..." mormorò Angela. Le sue memorie erano ancora confuse, e in certi punti si contraddicevano a vicenda, ma l'idea di aver fatto del male a qualcuno la riempiva di orrore.

La persona davanti a lei continuò a parlare. "Sorella Angela... la nostra compagna, quella che noi conosciamo, era ben consapevole che non ci si può fermare a queste considerazioni se si vuole davvero diffondere il verbo del padre di tutti noi." affermò. "Lei comprendeva che il dolore che provocavano... la lacrime che facevano versare... questo era del tutto superfluo nel grande schema del creato. Tutto quello che importava erano le anime che riuscivamo a salvare e la verità che diffondevamo. Una verità fredda come il ghiaccio."

Per qualche motivo, la menzione del ghiaccio provocò una reazione negativa in Angela. La giovane donna spalancò gli occhi in un'espressione di paura, e sentì come un brivido che le percorreva la schiena e le braccia. Per un attimo, nel centro di quella luce maledetta che minacciava di sopraffare i suoi sensi, vide sè stessa con un'espressione di cieco fanatismo sul volto, un ghigno terrificante e gli occhi spalancati - l'espressione di una pazza furiosa.

"N-no... io non sono così... io non sono..." cercò di opporsi Angela. Qualcosa stava entrando nella sua mente, lo sentiva... qualcosa che voleva costringerla ad essere quello che non era...

"Vattene dalla mia testa... io non sono te..." esclamò Angela, mentre cercava disperatamente di non permettere a quella... creatura... di prendere possesso di lei. Ma la sua resistenza aveva un limite... mentre quella personalità maligna poteva andare avanti quanto voleva...

"Non resistere. E' inutile. Il tuo destino è essere la voce del sommo Arceus." continuò quella versione perversa di Angela, che ormai occupava quasi tutta la sua vista. I suoi occhi diabolici penetravano nell'animo della sua vittima, sostituendo ogni capacità di empatia ed affetto con fanatica convinzione e dogma religioso. "Cedi alla verità. Smettila di pensare tanto. Affidati al sommo Arceus. Affidati... affidati... affidati..."

Angela cercò di stringere gli occhi, ma l'immagine della falsa lei stessa non svanì, e continuò ad avvicinarsi e a guardarla dritta negli occhi. Non c'era nulla da fare se non cercare di resistere il più possibile...

"Io sono Anju... non Angela... Anju... Anju... An... ju..."

Poi, la pressione mentale si fece insostenibile, e la giovane donna perse i sensi, mentre ancora cercava disperatamente di restare aggrappata ad un briciolo di sanità mentale.

 

oooooooooo

 

Nel frattempo, in un piccolo ufficio di un apparentemente anonimo condiminio di Reborn City...

Luna tirò un sospiro sollevato quando si avvicinò allo studio in cui il suo padre adottivo era impegnato a studiare un tomo di grandi dimensioni, le cui pagine apparivano ingiallite dela tempo. Tenendo tra le mani un vassoio sul quale erano appoggiate due tazze di tè fumante e un piatto di biscotti secchi, la ragazzina bionda si avvicinò e attese con pazienza che Radomus alzasse gli occhi dal libro, giusto per riposarsi un po' la vista. Poi, staccò una mano dal vassoio e bussò educatamente.

"Permesso, padron Radomus..." esordì Luna con tono pacato. Dietro di lei, Gossip Gardevoir fluttuò elegantemente e attese con pazienza che l'eccentrico aristocratico desse il suo permesso. "Pensavo... che avrebbe gradito una tazza di tè. Anzi... se non sono troppo indiscreta... potrei chiederle il permesso di unirmi a lei?"

L'uomo si aggiustò il cappello e fece cenno a Luna e alla graziosa Gardevoir di entrare. "Ah, Luna... mi fa piacere che tu abbia avuto questa premura nei miei confronti." affermò. "E in effetti, sarei felice di poter fare una pausa e passare un po' di tempo con te, dopo tutte le emozioni che abbiamo vissuto in questi giorni."

"Allora, immagino di non disturbare, vero?" affermò Gossip Gardevoir. Con una lenta piroetta, la Pokemon Abbraccio apparve da dietro Luna e si presentò al suo allenatore.

Radomus mise un segnalibro nel punto che stava leggendo e chiuse il volume, lo mise da parte e si diresse verso un tavolino basso posto nel bel mezzo dello studio. Con un gesto della mano, fece cenno a Luna e a Gossip Gardevoir di entrare, e le due si accomodarono con piacere. Luna appoggiò il vassoio sul tavolo, poi notò che mancava una tazza...

"Hmm... se la nostra Gossip Gardevoir vuole unirsi a noi, allora credo che sarebbe giusto preparare una bevanda calda e rilassante anche per lei." affermò. "Gossip Gardevoir, amica mia... spero che vorrai perdonare questa mia incuria..."

La Gardevoir chiuse gli occhi e ridacchiò gentilmente. "Non ti preoccupare, Luna. Dopotutto, io stessa ho avuto l'indiscrezione di invitarmi all'ultimo momento." affermò. "Detto questo... non dispiacerebbe neanche a me una buona tazza di tè Poke Grey. Miscela di Hoenn, ovviamente."

"Ovviamente." rispose Radomus, sedendosi sul divano vicino con un sorriso soddisfatto. L'eccentrico nobile  doveva ammettere che era abbastanza soddisfatto di come stessero andando le cose, almeno per il momento. Reborn City stava diventando man mano sempre più vivibile, e gli abitanti della città si stavano riscuotendo dal disfattismo che li aveva accompagnati per così tanto tempo... A quanto pareva, gli sforzi della resistenza stavano dando frutto, lentamente ma progressivamente. E il Team Meteora era stato costretto a mollare la presa su molti territori sui quali fino a poche settimane prima avevano il controllo assoluto. Fino a quel momento, era andata bene, nonostante qualche intoppo.

Detto questo, non era tutto rose e fiori. Certo, Adrienn e i suoi compagni stavano facendo un lavoro egregio, e si sarebbero occupati anche di quei problemi che riguardavano quelle due ragazze della resistenza che già da un po' non davano più notizie di loro. E Radomus sperava onestamente che non fosse successo loro nulla. Amaria e Titania erano tra le più abili allenatrici della resistenza, ma forse proprio per questo rischiavano più di molti altri. C'era da sperare che non fossero cadute in qualche trappola...

"Come procedono gli studi, padron Radomus?" chiese Gossip Gardevoir, mentre Luna faceva un inchino e si allontanava per preparare un'altra tazza di tè.

Radomus attese qualche secondo prima di rispondere, come a radunare i pensieri. "Sono abbastanza soddisfatto per il momento, mia cara." affermò. "Detto questo, ci sono degli elementi dei quali desidererei parlare con te e Luna, non appena ci sarete tutte quante."

Gossip Gardevoir disse di sì con la testa. "Certamente, padron Radomus. Di qualsiasi cosa si tratti, contiamo di poterla aiutare a mettere ordine in questo caos." rispose.

Radomus disse di sì con la testa mentre si sfregava pensieroso il mento. C'erano diversi elementi che andavano tenuti d'occhio... e Radomus si era imposto di non sottovalutarne nessuno.       

 

oooooooooo

 

CONTINUA...

 

 

 

  
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