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Autore: dreamlikeview    30/05/2021    5 recensioni
[3/3 di "What if we had been friends?"]
Cosa sarebbe successo se, al sesto anno, Harry Potter avesse aiutato Draco Malfoy, invece di duellare con lui? E cosa sarebbe successo se Draco, invece di attaccare Harry, avesse accettato il suo aiuto, mettendo da parte l'orgoglio?

«Prendi la mia mano e accetta il mio aiuto, non è troppo tardi, io posso aiutarti» disse «Mettiamo da parte l’odio, mettiamo da parte le nostre divergenze e alleiamoci contro di lui, insieme possiamo vincere». Il biondo gli fissò la mano e deglutì, poteva fidarsi di lui?
[Drarry, long]
Genere: Angst, Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Draco/Harry
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'What if we had been friends?'
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 Disclaimer: Né i personaggi, né il loro mondo mi appartengono. Questa storia è scritta senza alcun fine di lucro e non intendo offendere nessuno con questa. I personaggi tendono ad essere un po’ OOC (ma non troppo, non credo di averli stravolti troppo, per questo non l’ho segnalato) e c’è un “What if?” grande quanto una casa, lettori avvisati mezzi salvati.

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Take my hand

Terza Parte: Is this love?

Capitolo 10: Just you and me forever




Draco aprì gli occhi, sentendo un peso familiare contro il proprio corpo, un ciuffo di capelli scuri che solleticava il suo collo e un braccio avvinghiato attorno ai suoi fianchi; un sorriso spontaneo nacque sulle sue labbra, quando si rese conto di chi era la persona accanto a sé: Harry. Il suo ragazzo non era andato via per tutta la notte, restando, come aveva promesso, accanto a lui, senza lasciarlo da solo neanche un istante, al punto tale che si era addormentato su di lui, in quella scomoda posizione. Harry lo stringeva con insolita forza, come se avesse paura che potesse svanire da un momento all’altro e Draco sospirò, al ricordo di quanto accaduto. La notte appena trascorsa non aveva alleviato il senso di colpa che provava nei confronti del suo ragazzo per quanto era successo a causa di Pansy e Ginny, che avevano tentato di separarli. Che ne avesse la colpa o meno, Draco si sentiva responsabile per la sofferenza causata al Grifondoro. Che fosse stato l’artefice o no di quel piano, che ne avesse fatto parte volontariamente o involontariamente non faceva alcuna differenza: in meno di un mese aveva infranto tutte le promesse che aveva fatto al suo ragazzo, appena pochi giorni dopo avergliele fatte.
Harry dormiva ancora, sembrava tranquillo e rilassato finalmente, anche se si vedeva dal suo viso che era anche stanco e provato da tutto quanto. Doveva essere stato straziante per lui vederlo in atteggiamenti romantici con qualcun altro. Non poteva immaginare quanto avesse sofferto Harry in quelle settimane, ma poteva farsene un’idea, una parte di sé sapeva perfettamente cosa aveva provato il suo ragazzo: il famoso senso d’abbandono che lo accompagnava fin dall’infanzia. Come aveva visto anche dai suoi ricordi, Harry non aveva mai avuto una figura presente costantemente che lo aiutasse nei momenti difficili, tutte le persone che erano entrate nella sua vita, in un modo o nell’altro, lo avevano abbandonato. Draco non avrebbe mai voluto essere tra queste. Non avrebbe mai voluto causare tanto dolore al suo Harry, voleva solo che lui fosse felice, che non provasse mai più quelle sensazioni. L’aveva promesso a se stesso, quando aveva deciso di provarci con lui, l’aveva promesso a Harry, quando quest’ultimo aveva accettato di dargli una chance. E lui aveva rovinato tutto, come sempre.
Che avesse agito volontariamente o meno, si sentiva ugualmente colpevole, si sentiva come una di quelle tante persone che aveva abbandonato Harry. Il Grifondoro aveva perso così tanto durante la sua vita, sebbene fosse ancora giovane, non meritava di soffrire ancora a causa di qualcuno. Sapeva con certezza, che avrebbe fatto di tutto per farsi perdonare, per far dimenticare a Harry ogni cosa sgradevole che gli aveva detto quand’era vittima dell’incantesimo, che avrebbe fatto di tutto per essere di nuovo degno del suo amore e di nuovo degno di fiducia.
Sospirò e con la mano libera, accarezzò delicatamente il fianco del ragazzo addormentato accanto a sé. Voleva che Harry sapesse che i suoi sentimenti nei suoi confronti non era cambiati, nonostante tutto quello che era successo, non erano cambiati neanche quando era sotto incantesimo, anche se così era sembrato. Quello che aveva distrutto Draco era stato l’essere stato consapevole per tutto il tempo di cosa stesse accadendo, ma essere stato anche impotente, senza poter far nulla per evitare che tutto quello accadesse. Era consapevole che avrebbero dovuto parlarne, che avrebbero dovuto risolvere le cose prima che tutto tra di loro potesse tornare alla normalità, ma era grato di poterlo tenere tra le braccia e poter sentire il suo calore contro il suo corpo. Gli era mancato e sapeva di essere mancato anche lui all’altro.
Avrebbe fatto tutto quanto in suo potere per far dimenticare al moro quel brutto periodo, per fargli dimenticare le cose brutte accadute, per fargli dimenticare le parole crudeli che gli erano state rivolte. Sapeva anche che entrambi avrebbero dovuto parlare con le due ragazze artefici di tutto quel terrificante piano, entrambe dovevano loro molte spiegazioni sui motivi che le avevano spinte a fare una cosa del genere. Cosa era stato? Vendetta? Ossessione? Cosa? Perché avevano deciso di rovinare la loro vita e la loro relazione? Perché non potevano permettere loro di essere felici? Draco davvero non capiva cosa fosse accaduto, cosa avesse sbagliato nei confronti di Pansy per spingerla ad odiarlo in quel modo. Le era stato accanto quando aveva saputo di suo padre, l’aveva trattata con gentilezza, l’aveva invitata a casa sua per Natale, anche se lei aveva rifiutato il suo invito, l’aveva trattata esattamente come aveva imparato a trattare ogni suo amico e lei lo aveva pugnalato alle spalle? Non riusciva a farsene una ragione, non riusciva a capacitarsi di quanto una persona potesse essere meschina e crudele. Certo, lui stesso era stato crudele in passato, era stato una persona orribile e detestato da tutti quanti, tuttavia aveva imparato che diffondere odio non portava che a altro odio e da quando Harry lo aveva salvato nel bagno di Mirtilla Malcontenta, da quando gli aveva permesso di cambiare via e di diventare una persona migliore, Draco aveva capito che la via dell’odio non era mai quella giusta, sposare le cause giuste, comportarsi in modo corretto lo avevano portato ad affrontare sfide dure, certo, contro se stesso, contro le sue stesse paure, contro suo padre, contro Voldemort, ma lo avevano portato anche ad avere degli amici, ad avere una persona da amare. Lui era cambiato, ma evidentemente c’erano delle persone che covavano ancora dentro di sé odio e spiacevoli sentimenti, che mettevano quell’odio davanti a tutto e ne facevano la loro ragione di vita, come lui aveva fatto in passato, quando ancora Harry non faceva parte della sua vita. L’aveva ammesso ad alta voce per la prima volta quando aveva affrontato i giudici infernali, durante la sua sesta prova per accedere al limbo per salvare Harry: il Grifondoro aveva portato la luce nella sua vita, lo credeva adesso più che mai, e lui non gliene sarebbe mai stato abbastanza grato. Voleva che lui per il moro rappresentasse la sua stessa luce. Avrebbe rimediato ai suoi stessi errori e avrebbe fatto in modo che mai più qualcuno si intromettesse in quel modo tra di loro, che nessun altro cercasse di separarli in modo così crudele.
Nonostante tutto, in quel momento era felice di averlo tra le sue braccia e per questo non riuscì a resistere e abbassò leggermente la testa, lasciando un bacio tra i suoi capelli, mentre la sua mano non smetteva di accarezzargli il fianco. Un leggero mugugno raggiunse le sue orecchie e lentamente il moro aprì gli occhi.
«Ehi…» biascicò con la voce impastata dal sonno, alzando lo sguardo sull’altro «Sei già sveglio?»
«Mh, sono sveglio da un po’» rispose Draco, rivolgendogli un tenero sorriso «Non riuscivo più a dormire, troppi pensieri, suppongo» spiegò brevemente. Harry annuì e si sistemò meglio, appoggiando la testa sul suo petto, all’altezza del suo cuore. Draco sentì uno strano formicolio nel suo stomaco, qualcosa che non aveva mai provato prima. I gesti di Harry erano così dolci e spontanei che andavano oltre qualsiasi sua aspettativa.
«Perché non mi hai svegliato?» chiese Harry «Vuoi parlare di questi pensieri che ti tormentano?»
«Volevo farti riposare ancora un po’» rispose l’altro, il moro annuì «Ne parliamo dopo, okay? Sto ancora… metabolizzando» aggiunse, per rispondere alla sua seconda domanda. Harry annuì e, dopo avergli lasciato un bacio all’altezza del cuore, si sistemò meglio per poterlo guardare negli occhi, senza però alzarsi dal letto.
«Puoi dirmi qualsiasi cosa, lo sai, vero?» domandò, guardandolo con uno sguardo colmo di quello che Draco non sapeva definire altrimenti se non come amore «Non ti giudicherò né altro, voglio solo che tu stia bene».
Draco portò una mano sulla guancia di Harry con delicatezza e annuì lentamente. Per Salazar, cosa ho fatto nella mia vita per meritare un ragazzo come lui? – si chiese, perdendosi nello sguardo del suo ragazzo. Aveva fatto così tanti errori, che non credeva che uno come lui potesse avere tanta fortuna in amore.
«Lo so, dammi solo il tempo di metabolizzare quanto è accaduto… poi sarai il primo con cui ne parlerò».
Harry annuì sorridendo e gli diede un leggero bacio a stampo, prima di accoccolarsi di nuovo accanto a lui. Draco rimase di stucco, avrebbe preferito approfondire il contatto, ma Harry non gliene aveva dato il tempo. Tuttavia, aveva bisogno di sentire la sua voce, di parlare con lui, per questo decise di spostare la conversazione su altro. Voleva solo parlare con lui di qualsiasi cosa non fosse quello che era accaduto, anche se sapeva perfettamente di doverlo fare.
«Hai dormito bene?» chiese poi, accarezzandogli i capelli.
«Sì, benissimo» rispose Harry, stringendosi a lui e appoggiandosi meglio sul suo petto. Draco pensò che avrebbe potuto usarlo anche come letto e non se ne sarebbe mai lamentato «Sei stato un ottimo cuscino» scherzò, pizzicandogli il fianco.
Il Serpeverde ridacchiò di cuore, ringraziando mentalmente l’altro per aver assecondato la sua scelta di voler parlare d’altro. «Lieto di averti fatto da cuscino, allora» replicò «Resterai così per molto?» domandò poi.
«Uhm finché me lo permetterai» asserì Harry, stringendo di nuovo il braccio attorno al suo petto e abbracciandolo forte. Draco pensò che quello era esattamente ciò di cui entrambi avevano bisogno. Coccole. Non importava che fossero ancora nell’infermeria, su un letto così striminzito che a stento ci stavano in due, tutto quello che voleva fare era tenere stretto a sé il suo ragazzo e non lasciarlo andare mai. Una parte di sé desiderava che tutto quello non finisse mai, che loro potessero essere sempre così felici, anche alla fine della scuola, magari dopo i M.A.G.O. avrebbe potuto proporre a Harry di andare a vivere insieme, di trovare un appartamentino da rendere il loro nido d’amore. Stava diventando troppo sentimentale, ma per sua fortuna, quelli erano solo pensieri, ma che non gli dispiaceva potessero diventare reali.
«Dray?»
«Mmh?»
«Come ti senti?» chiese Harry, dopo alcuni minuti di silenzio «Intendo… non voglio farti parlare di ciò che stai pensando, o metterti a disagio, voglio solo sapere se stai risentendo degli effetti dell’incantesimo, se ho sbagliato qualcosa…»
Draco sorrise dolcemente e gli baciò la guancia. Il suo insicuro e adorabile Harry. Temeva di aver fatto qualche errore, che lui potesse risentirne in qualche modo. Era così premuroso.
«Sto bene, sto davvero bene, non preoccuparti» rispose Draco «Penso che Madama Chips appena arriverà confermerà tutto, ma hai fatto un ottimo lavoro, il tuo incantesimo è stato eseguito perfettamente». Vide le guance di Harry diventare più rosse davanti alle sue parole e un piccolo sorriso soddisfatto si impossessò delle sue labbra.
«Grazie al cielo, sono così felice di non aver fatto alcun disastro» replicò il moro «Aspetterò la conferma di Madama Chips, ma sono già sollevato a sentirti parlare così» aggiunse, dandogli un leggero bacio sul collo. Draco sentì un brivido percorrere tutto il suo corpo, tutto quel contatto con Harry lo stava solo mandando in paradiso, quella mattina. Era così felice, così sollevato che stessero tutti e due bene, così felice di averlo di nuovo tra le braccia… e anche se era grato che le cose tra di loro si fossero sistemate e che fossero andate per il meglio, la sua mente non poteva evitare di pensare a quanto le sue azioni avessero fatto soffrire l’altro, a quanto gli avesse fatto del male sotto incantesimo.
«Mi dispiace, Harry» sussurrò al suo orecchio.
«Di cosa?» chiese il moro alzando lo sguardo su di lui «Ti ho già detto che mi basta sapere che stai bene, del resto mi parlerai quando te la sentirai, quando sarai sicuro di volerne parlare».
«Sono serio, Harry, mi dispiace per ciò che è successo e per averti fatto del male».
«Draco, ti sei già scusato per questo» replicò il Grifondoro «Non c’è bisogno che continui a farlo, so che non è stata colpa tua e non ti accuso di niente».
«Ma tu stesso hai detto che ha fatto male» ribatté Draco, guardandolo «Mi dispiace per questo».
«Certo che ha fatto male, è stato come… come essere colpiti da più Cruciatus contemporaneamente, ma non è stata colpa tua, smettila di incolparti per qualcosa che non hai fatto». Il biondo scosse la testa e Harry sospirò. «Possiamo lasciarci tutta questa cosa alle nostre spalle e smettere di soffrire? Non abbiamo bisogno di sofferenza, nessuno di noi due ne ha bisogno» lo pregò, mordendosi le labbra. «Sono stanco dei problemi, sono stanco di stare male… possiamo solo essere felici e basta? Come un attimo fa?»
«Ho bisogno di sapere che mi perdoni, Harry» mormorò Draco «Vorrei lasciarmi tutto alle spalle anche io, ma so che dobbiamo parlarne, dobbiamo affrontare la questione, altrimenti… altrimenti…» Harry non gli permise neanche di finire la frase, in un attimo si rigirò tra le sue braccia, spostandosi su di lui e gli prese il viso tra le mani, baciandolo dolcemente sulle labbra. Draco rimase con gli occhi spalancati per alcuni istanti, prima di avvolgere le sue braccia attorno alle spalle dell’altro e chiudere gli occhi, per ricambiare il bacio. Oh, quelle settimane senza baciarlo erano state dure, gli era mancato davvero tanto e adesso… non voleva staccarsi da lui neanche per un momento.
«Devo prenderlo come un sì?» domandò il Serpeverde, quando si staccarono l’uno dall’altro per necessità d’ossigeno. Harry annuì, sorridendo apertamente. Draco si sentì finalmente sollevato, anche se avrebbe preferito sentirlo dalle sue labbra, sentire chiaramente ad alta voce che lo perdonava.
«Affinché sia chiaro» disse Harry, guardandolo negli occhi, come se gli avesse letto nel pensiero «Non penso che sia colpa tua, non l’ho mai pensato» aggiunse «Ma se hai bisogno di sentirmelo dire, allora la risposta è sì. Ti perdono» affermò, portandogli una mano sulla guancia «Non sentirti in colpa, okay?» chiese, accarezzandogliela dolcemente. Draco annuì, sentendosi più sereno adesso. Harry lo aveva perdonato, non c’era verso che le cose potessero andare male, da quel momento in poi. Gli prese di nuovo il viso tra le mani e quella volta gli regalò un nuovo bacio, più sentito e meno insicuro del precedente, affondando le dita tra i suoi capelli scuri, cercando di fargli sentire quanto in realtà lo amasse e quanto fosse felice in quel momento per aver ottenuto il suo perdono. Harry sorrise contro la sua bocca e ricambiò il bacio con la stessa intensità, fino a che qualcuno non li interruppe con un colpo di tosse. Draco sobbalzò, aveva dimenticato che erano in infermeria e che chiunque avrebbe potuto vederli. I due maghi si separarono imbarazzati e si ritrovarono a fronteggiare Madama Chips che li guardava con le braccia conserte al petto.
«Ci scusi, Madama Chips» biascicò Harry, alzandosi dal lettino, grattandosi la nuca imbarazzato. La medimaga rivolse loro un breve sorriso e poi invitò il moro a spostarsi, cosicché lei avrebbe controllato le condizioni di Draco. Harry non se lo fece ripetere due volte e si spostò dal lettino, restando però in piedi accanto al suo ragazzo. Il biondo non riuscì a staccare gli occhi da lui per tutto il tempo. Quando la donna finì di visitarlo, gli diede un tonico e infine gli disse che poteva tornare alle sue abituali attività, perché secondo lei stava bene e non aveva riportato alcun effetto collaterale.
«Andiamo a fare colazione?» chiese a Harry, sorridendogli. Quest’ultimo annuì e gli prese la mano, intrecciando le loro dita, poi uscirono dall’infermeria, mentre percorrevano il corridoio per raggiungere la Sala Grande, Tiger e Goyle bloccarono loro la strada. Per puro istinto, Harry strinse la mano di Draco, pronto a proteggerlo. Anche se di fatto non erano loro i nemici da sconfiggere.
«Ragazzi, finalmente vi abbiamo trovato» disse Goyle «Silente vuole vedervi nel suo ufficio» comunicò. I due ragazzi si guardarono perplessi e annuirono. Se il preside voleva vederli in quel momento, voleva dire che era davvero una questione importante. Invertirono il loro percorso e si diressero verso l’ingresso dell’ufficio del preside, quasi in silenzio, preoccupati entrambi da ciò che avrebbero potuto sentire. Non sapevano cosa volesse il preside da loro, forse voleva parlare con loro di ciò che era accaduto? Draco iniziò a temere di poter subire qualche punizione. Volevano davvero punirlo? O volevano la sua versione dei fatti? Avrebbe dovuto raccontare ciò che era successo?
Era preoccupato in quel momento, molto preoccupato.
«Andrà tutto bene» gli disse Harry, quando raggiunsero il gargoyle, prima di pronunciare la parola d’ordine «Non lascerò che ti accada niente, se diranno qualcosa contro di te, ti proteggerò io».
Draco deglutì e annuì, incapace di fare altro. Era già accaduto in passato, ogni volta che si trovava davanti all’ufficio del preside per un motivo o un altro e vi accedeva era sempre per qualcosa di negativo. E aveva paura che anche quella volta fosse una del genere. La prima volta gli era stata la missione di aiutare Harry con l’Occlumanzia, la seconda quella di salvare Harry dall’Oltretomba… e adesso sarebbe stato punito per essere stato stregato da quelle due arpie? Non aveva una risposta alle sue domande, solo il preside avrebbe potuto dargliela, eppure con Harry al suo fianco si sentiva un po’ meno spaventato. Il moro gli strinse con forza la mano e quando il gargoyle liberò l’entrata della scala a chiocciola, entrarono iniziando a salire le scale mano nella mano. Fino a che Harry avesse tenuto la sua mano saldamente, tutto sarebbe andato bene. Prima di accedere all’ufficio, Draco avvicinò il suo ragazzo a sé e lo strinse in un forte abbraccio.
«Non mi lasciare solo» mormorò al suo orecchio, tremando.
«Mai» promise Harry, stringendolo a sua volta. Draco annuì, fidandosi delle parole del suo ragazzo e finalmente riuscì ad accedere con lui all’ufficio del preside. Quando vi entrarono, subito i due ragazzi notarono il preside, la professoressa McGranitt, il professor Piton, Pansy e Ginny che erano lì in attesa di qualcosa. Draco sentì una strana rabbia farsi largo in lui, si era fidato di quella ragazza… e lei invece lo aveva tradito.
«Oh Harry, Draco, venite ragazzi, accomodatevi» li accolse Silente, facendo loro cenno di entrare nell’ufficio. I due ragazzi obbedirono e raggiunsero il centro della stanza, un po’ spaventati. Le due ragazze immediatamente notarono le loro mani intrecciate e una sorta di rabbia comparve sui loro visi. Harry invece strinse maggiormente la mano di Draco, con aria soddisfatta, assumendo un’espressione fiera. Draco dovette trattenere una risata alla vista di quell’espressione, sembrava dire non avrete mai ciò che è mio.
«Signore, è tutto okay?» domandò poi Harry rivolgendosi al mago anziano «Abbiamo fatto qualcosa di sbagliato?»
«No, Harry, non preoccuparti, volevo farvi solo alcune domande, circa… le recenti attività delle qui presenti signorine Weasley e Parkinson». Harry deglutì, annuendo. Temeva che, nonostante tutto ciò che aveva fatto, le due ragazze non venissero punite come meritavano. Draco sospirò e decise che, qualunque cosa fosse successa, avrebbe accettato il suo destino, purché non gli portassero via di nuovo Harry. Gli strinse la mano per infondergli coraggio, non capiva davvero il motivo per il quale Silente avesse fatto chiamare entrambi, se volevano punirlo, perché farlo davanti a Harry?
Il preside guardò entrambi e cercò di tranquillizzarli con lo sguardo, ma senza molto successo, tuttavia il loro non fu un colloquio lungo, anzi. Le domande furono brevi, concise. Draco si aspettava di essere accusato di aver praticato magia oscura con le due ragazze, di essere espulso, di essere punito… e invece no. Non fu accusato di nulla, gli fu solo chiesto conferma di ciò che Harry aveva già detto, gli fu chiesto di raccontare l’esperienza vissuta e tutto ciò che ricordava di quei giorni in cui era stato sotto incantesimo. Fu chiesto a Harry come avesse scoperto tutto e in quel momento arrivarono anche Theodore e Blaise con un ragazzino della loro casa, il quale confermò tutte le parole di Harry, doveva essere stato lui la spia. Ricordava di averlo visto aggirarsi intorno a Pansy qualche volta… era vergognoso che avesse approfittato di un ragazzino per portare a termine i suoi scopi. Draco si sentiva disgustato di essere stato suo amico.
Fu chiesto alle due ragazze cosa le avesse spinte ad agire in quel modo e Draco aprì le orecchie per capire. Voleva sapere cosa le avesse spinte a comportarsi così, a decidere di volerli dividere, a decidere di rovinare la loro relazione. La risposta di Pansy gli fece accapponare la pelle: vendetta. Lei voleva vendicarsi perché a causa sua, dopo la sconfitta di Voldemort e la condanna, sebbene breve, di suo padre, la sua famiglia aveva perso tutto. Aveva pianificato con suo padre la vendetta per separarlo da Harry e avvicinarlo alla sua famiglia, in modo che lui la sposasse e le donasse la sua eredità, Draco rimase con gli occhi spalancati e sentì solo le dita del suo ragazzo stringersi attorno alla sua mano, per sostenerlo. Non credeva di poterci rimanere così male, davvero, aveva sempre creduto di essere un cuore di pietra, invece… era più sensibile di quanto si aspettasse. Ginny invece voleva solo riconquistare Harry e allontanarlo da lui, in modo da poter fare la sua mossa, peccato che entrambe avevano fatto un enorme errore di valutazione: avevano sottovalutato la potenza del loro amore, la volontà di Harry di salvarlo dal loro maleficio e tutto ciò che li univa. Non erano riuscite nel loro piano, per fortuna perché Harry non si era arreso e aveva lottato per trovare una soluzione a tutto. Draco non avrebbe potuto essere più fortunato, senza di lui sarebbe ancora in balia di quella maledizione.
Dopo ancora qualche minuto, fu discussa la “sorte” delle sue ragazze ed essa non poteva che essere una: l’espulsione per aver praticato le arti oscure a scuola e per aver causato tanti danni, inoltre avevano agito senza pensare alle conseguenze delle loro azioni: nessuna delle due poteva sapere quali effetti collaterali potesse avere quella maledizione su Draco. Nessuno dei due ragazzi coinvolti riuscì a dire niente, per un momento Draco immaginò che Harry potesse dire qualcosa per salvare la Weasley, che potesse parlare in favore delle due ragazze, ma così non fu. Doveva essere troppo deluso dal comportamento della sorella del suo migliore amico per poter dire qualcosa. Probabilmente Ron se ne sarebbe fatto una ragione, avrebbe capito il punto di vista di Harry, di certo non poteva fare niente contro una decisione presa dal preside. La delusione doveva bruciare tantissimo in lui, se persino lui non riusciva a metterci una buona parola. Draco non riusciva nemmeno ad immaginare quanta delusione provasse il suo ragazzo in quel momento, quanto ci fosse rimasto male. Anche lui era rimasto deluso dal comportamento di Pansy, l’aveva trattata come un’amica, per poi scoprire che da sempre aveva solo puntato a stregarlo per poter prendere la sua eredità. Se lei fosse stata sincera con lui e gli avesse detto di aver bisogno d’aiuto, Draco sarebbe stato in prima fila a cercare di aiutarla, ma così… no. Così aveva sbagliato, neanche lui riusciva a trovare delle parole per giustificare le loro azioni. Erano state egoistiche, meschine, crudeli. Avevano ferito più di una persona, avevano reso un inferno la vita di più persone e avevano usato la magia oscura. Non voleva neanche sprecare fiato per due persone del genere. Voleva solo tornare alle sue normali attività, voleva studiare, prendere i M.A.G.O. uscire da Hogwarts, andare a vivere con Harry ed essere felice con lui. Voleva lasciarsi tutto alle spalle, anche quella storia. Come aveva detto Harry poco prima, potevano lasciarsi tutto alle spalle ed essere felici? Dannazione sì, se lo meritavano tutti e due. Avevano bisogno di tranquillità, di serenità, di pace. Quando il preside chiese se avessero qualcosa da dire, entrambi scossero la testa, incapaci di proferire parola. Allora, Silente li mandò via, augurando loro una buona giornata. Così, senza farselo ripetere due volte, i due giovani maghi uscirono dall’ufficio e si diressero in Sala Grande in silenzio, ognuno a metabolizzare la delusione appena subita. Entrambi avevano ancora molto da digerire e metabolizzare, ma il tempo sarebbe stato clemente con loro e presto quella delusione avrebbe smesso di fare tanto male e sarebbe diventata solo un lontano ricordo, alla fine, si sarebbero supportati a vicenda, sempre. Draco era preoccupato per Harry, sapeva che il suo silenzio nei confronti della rossa, avrebbe causato qualche attrito con Ronald e temeva che questo potesse buttarlo ancora più giù. Entrambi erano tesi quando arrivarono al tavolo dei Grifondoro. Hermione spalancò gli occhi quando li vide arrivare insieme e con una gomitata chiamò Ron, che alzò lo sguardo su entrambi. Draco era pronto a fare a botte con lui pur di proteggere Harry, quella volta non avrebbe permesso che venisse di nuovo umiliato davanti a tutti.
«Harry, Draco!» esclamò Hermione «Come state, ragazzi? Theodore ci ha aggiornati su tutto quanto! Mi dispiace per quello che è accaduto e non aver potuto fare di più per aiutarvi».
«Non preoccuparti, Hermione» le disse Draco «Stiamo bene entrambi, anche se…» lanciò uno sguardo a Ron, che ancora non aveva proferito parola. Harry, al suo fianco, era teso. Non aveva neanche risposto alla domanda di Hermione, tant’era preoccupato per la reazione del suo migliore amico a ciò che era appena accaduto. Draco invece era all’erta. Non voleva che ferisse il suo ragazzo o lo insultasse in alcun modo, non voleva neanche dare spettacolo lì dentro, visto ciò che era successo in Sala Grande qualche settimana prima…
Il rosso si alzò e raggiunse Harry, mettendogli una mano sulla spalla «Mi dispiace per quello che ha fatto mia sorella» disse, invece, sorprendendo tutti i presenti «Quando ho saputo che era coinvolta, ero così arrabbiato… ma non con te. Ha mandato all’aria tutto quello che i miei ci hanno insegnato per seguire Pansy Parkinson» continuò a scusarsi «Voglio solo che tu sappia che mi scuso per lei e il suo comportamento da parte di tutta la mia famiglia. Non meritavi un colpo tanto basso e mi vergogno per lei, per quello che ti ha fatto» disse ancora. Harry era scioccato all’udire le sue parole, non si aspettava che Ron si comportasse così, Draco era stupefatto, si aspettava di dover combattere contro di lui e proteggere Harry e invece…
«Ron, non è colpa tua…. Tu non hai fatto niente» disse «Anzi, mi dispiace non aver potuto impedire… che venisse espulsa, ma non sapevo cosa dire». Ron scosse la testa, negando le sue parole.
«Non dire assurdità, non devi scusarti di nulla» replicò infatti «Io avrei dovuto capire le sue intenzioni e fermarla, invece… non mi sono accorto di niente, sono stato il solito stupido. Avrei dovuto essere più attento, un amico migliore per te» asserì poi, guardandolo «Quindi mi dispiace, spero che tu possa accettare le mie scuse». Harry non rispose, Draco lo vide spalancare gli occhi per un attimo, essi sembravano pieni di lacrime non versate e senza dire nulla, abbracciò l’amico. Il Serpeverde davanti a quella scena si sentì sollevato e tirò un sospiro di sollievo. Tutto si era risolto per il meglio, fortunatamente. «Spero di non doverti più prendere a pugni per rimettere nel tuo cervello il buon senso, Malfoy» disse poi rivolto a lui, una volta che si furono separati dall’abbraccio. Draco ridacchiò, passando le braccia attorno ai fianchi di Harry e avvicinandolo a sé per stringerlo, guadagnandosi delle occhiate curiose dagli altri due Grifondoro, e udendo la risatina imbarazzata, ma felice del suo Grifondoro. Non esisteva suono più bello di quello.
«No, Weasley, anzi grazie per avermi tirato un pugno quella volta, l’altro aveva davvero esagerato» disse riconoscente al rosso. Si sarebbe preso a pugni da solo, se avesse potuto. Harry non meritava di essere trattato in quel modo e lui aveva decisamente meritato quel pugno.
«Puoi dirlo forte» replicò Ron «Ma so che non è stata colpa tua» aggiunse «Mi scuso anche con te per il comportamento di mia sorella, è stato davvero inappropriato e scorretto» disse dispiaciuto, abbassando la testa.
«Non è colpa tua, Ron» gli disse infatti il biondo «Tranquillo, davvero. L’importante è che sia tutto finito».
Ron annuì energicamente «Non far soffrire Harry, okay?» non era neppure una domanda da porre. Draco non avrebbe mai più fatto soffrire Harry, così annuì senza aggiungere altro e poi tutti e due si strinsero la mano pacificamente. Subito dopo, Draco tornò a stringere il suo ragazzo, lo lasciò andare solo dopo avergli dato un bacio sulla guancia. Entrambi poi si sedettero l’uno accanto all’altro per fare colazione. Draco non poteva credere che finalmente tutto fosse tornato alla normalità per lui. Presto, quella spiacevole sensazione dovuta alla delusione sarebbe passata e avrebbe lasciato spazio solo alla felicità dovuta all’amore della persona che aveva accanto.
Restarono a parlare con gli altri Grifondoro per un po’, poi si unirono a loro anche Theodore e Blaise e qualcuno fece una battuta sul fatto che i Serpeverde si stavano appropriando del tavolo dei Grifondoro, scatenando risate generali tra tutti i presenti. Improvvisamente, Draco sentì il fiato di Harry contro il suo orecchio e rabbrividì, possibile che quel ragazzo gli facesse sempre quell’effetto?
«Dray?» soffiò al suo orecchio, facendogli venire la pelle d’oca «Che ne diresti di sgattaiolare via da qui e andare nella Stanza delle Necessità? Voglio stare un po’ solo con te» mormorò in modo che gli altri non potessero sentire «Coccole?» aggiunse in un soffio. Draco si scostò leggermente da lui e lo guardò per un attimo: Harry gli stava rivolgendo uno sguardo dolce, così ammaliante che, nonostante la sua buona volontà, non riuscì a contrastare. Non poteva dirgli di no. E poi non dispiaceva neanche a lui prendersi un day off completo e trascorrerlo in compagnia di Harry. Dopotutto, era domenica, avevano appena passato delle settimane difficili, tutti e due. Avevano bisogno di riposare e di stare un po’ insieme privatamente, per recuperare il tempo perso per colpa di Pansy e Ginny. Dal giorno dopo avrebbero ripreso tutte le loro attività scolastiche – e sicuramente avrebbe dovuto aiutare Harry a recuperare tutto ciò che non aveva fatto in quelle settimane, se conosceva bene il suo ragazzo, si era così tanto concentrato a cercare un modo per spezzare la maledizione, che aveva trascurato compiti e lezioni – quindi l’altro non dovette neanche insistere troppo.  
Draco era decisamente d’accordo.
Così si avvicinò a sua volta al suo orecchio e sussurrò in risposta: «Andiamo via subito» lo assecondò. Vide il volto del suo ragazzo illuminarsi e poi lo vide alzarsi in fretta, invitandolo a fare lo stesso, perché non avevano assolutamente tempo da perdere. Draco inventò una scusa su due piedi con gli altri ragazzi del gruppo e lo seguì immediatamente.
«Come se non sapessimo che vogliono recuperare il tempo perso» disse Blaise, scuotendo la testa.
«Già, credono che siamo così stupidi?» aggiunse Theodore.
«Lasciamoli nella loro convinzione» intervenne Ron, divertito «Non c’è bisogno che sappiano che li conosciamo troppo bene». Gli altri ragazzi annuirono e ridacchiarono, continuando la loro colazione.
Peccato che i due diretti interessati non sentirono nulla di quella breve conversazione, troppo impegnati a raggiungere il settimo piano e la Stanza delle Necessità pronti per una sessione di coccole che sarebbe durata tutta la giornata.
 

 
Dopo aver risolto “l’incidente” causato da Pansy e Ginny e dopo la loro espulsione, sia Harry che Draco avevano deciso di lasciarsi alle spalle tutto quello che era accaduto e di ricominciare esattamente da dove si erano fermati. Soprattutto Harry era stato fermo sulla decisione di volersi lasciare tutto alle spalle e di non voler più pensare a quanto accaduto, sosteneva di averne bisogno lui in prima persona e sosteneva che ne avesse bisogno anche Draco. Avevano bisogno di serenità e di affrontare quegli ultimi mesi di scuola con uno stato d’animo diverso.
Quegli ultimi mesi erano volati, tra lezioni, test, compiti, partite ed allenamenti di Quidditch. Gli esami per i M.A.G.O. si avvicinavano, così come l’ultima partita di Quidditch di quella stagione. Grifondoro era in finale contro Corvonero. Serpeverde aveva perso solo perché Draco non aveva potuto prendere parte alla partita e non era arrivata in finale come tutti gli anni. Per Draco non era stato un enorme problema. Non aveva particolare interesse per il Quidditch, in passato vi aveva giocato solo per dare del filo da torcere a Harry, quell’anno aveva ripreso solo per mantenere la promessa fatta a lui, ma fin da quando aveva salvato Silente da quella maledizione, aveva realizzato che il suo futuro era nella Medimagia, infatti aveva anche iniziato ad aiutare Madama Chips di tanto in tanto con i suoi pazienti, per prendere dimestichezza con la materia. La donna gli aveva detto che era davvero portato e che se avesse voluto, avrebbe fatto grandi cose. Per questo motivo, per lui il Quidditch era passato in secondo piano… e poi, era più felice di vedere Harry soddisfatto per la vittoria della sua squadra, piuttosto che esserlo per la propria. L’amore gli aveva davvero fatto male, era stato sempre competitivo e lo era ancora, certo, ma adesso accettava più facilmente la sconfitta. Preferiva di gran lunga gioire con lui piuttosto che gioire contro di lui. Certo, avrebbe potuto gioire con lui anche di una sua personale vittoria, ma così… rendeva felice anche lui. Vedere Harry così allegro, felice e soddisfatto dopo una partita, faceva esplodere il suo cuore di gioia. Sapeva quanto era importante per lui il Quidditch. E sinceramente, anche se un po’ avrebbe voluto sfidarlo per un’ultima volta durante una finale – la loro ultima finale – era così fiero del suo ragazzo che quel sentimento oscurava qualsiasi altra sensazione. Una cosa era certa, sarebbe stato in prima fila a tifare per lui, quando sarebbe giunto il giorno della partita. E qualcosa gli diceva che il suo ragazzo avrebbe intrapreso quella strada, una volta finita la scuola. Poteva già immaginare la loro vita fuori di lì, avrebbero avuto un appartamento a Diagon Alley o una piccola casa a Godric’s Hollow – non ne avevano ancora parlato, in realtà, neanche gliel’aveva chiesto… – ed entrambi avrebbero avuto orari diversi, avrebbero passato la maggior parte della giornata lontani, dato che Draco avrebbe studiato Medimagia e Harry avrebbe seguito la sua strada, qualunque essa fosse; la sera si sarebbero ritrovati nel salotto, raccontandosi a vicenda le rispettive giornate. Sì, era un bel futuro da immaginare, davvero bello. La loro relazione andava bene, benissimo a dire la verità. Spesso avevano qualche contrasto su quelle che entrambi potevano considerare sciocchezze, ma finivano subito per chiarire qualsiasi discussione e per fare pace nel giro di poche ore. Dopo tutto quello che avevano vissuto entrambi, nessuno dei due voleva che simili sciocchezze influenzassero negativamente la loro relazione. Niente, adesso, avrebbe potuto separarli.
Draco sorrise e sospirò felice, appoggiando la testa all’albero dietro alle sue spalle, mentre accarezzava i capelli di Harry, che, sdraiato sul prato, aveva la testa appoggiata sulle sue gambe, mentre reggeva un libro di Trasfigurazioni. Il primo esame dei M.A.G.O. sarebbe stato quello della professoressa McGranitt ed entrambi volevano superarlo al meglio. Avevano deciso di studiare insieme fino a quel giorno, tuttavia quella giornata di maggio era troppo bella da sprecare all’interno della biblioteca, così avevano deciso di studiare all’aperto.
«Mmh, se continui ad accarezzarmi i capelli in quel modo, finirò per addormentarmi» disse Harry, abbassando il libro e alzando lo sguardo verso il suo ragazzo, che abbassò il proprio per guardarlo negli occhi. Gli occhi verdi dell’altro brillavano, come se il sole, che in quel momento splendeva sopra le loro teste, li facesse essere ancora più luminosi.
«Riposati, allora» asserì scherzosamente, continuando ad accarezzargli i capelli. Avere la mano infossata in quel nido per gufi che era la testa del suo ragazzo era la cosa più rilassante che avesse mai fatto.
«Draco!» esclamò il Grifondoro, contrariato. Il biondo non riuscì a trattenere un sorriso nascere sulle sue labbra, quella quotidianità era qualcosa che amava profondamente, che gli scaldava il cuore e lo faceva sentire a casa, anche se era chilometri e chilometri lontano dalla sua. «Non scherzare, sono serio. Se non finisco di studiare questi capitoli, sono spacciato».
«Penso che tu ti stia sottovalutando troppo, sai?»
«Non dici sempre che è per la mia stupidità che non sono stato smistato in Corvonero?»
Draco rise, scuotendo la testa. «Certo che è per quello e, no tesoro, non sarai mai un Corvonero, ma non sei stupido come credi» disse per rincuorarlo «I tuoi voti ultimamente sono migliorati, persino in Pozioni» continuò «Non sarai intelligente quanto me, ma puoi superare decentemente gli esami dei M.A.G.O.» disse «Fidati di me» affermò, abbassandosi leggermente su di lui e baciandogli la fronte. Harry sorrise al gesto e chiuse gli occhi per godersi la sensazione. Anche Draco era inebriato da essa, la primavera non era arrivata solo come periodo dell’anno, ma anche tra di loro e aveva fatto sbocciare il fiore più bello, il loro amore e più passava il tempo, più cresceva e diveniva forte. L’amore era una cosa che non aveva mai provato prima, eppure gli riempiva così tanto il cuore da farlo sentire una persona diversa, una persona migliore, anche se in fondo restava sempre se stesso.
«Ti interrogo se vuoi» disse sorridendo «Così capisci che non sto mentendo».
Harry annuì, per un momento a Draco parve che stesse riflettendo su qualcosa, ma poi scosse la testa, come se volesse scacciare quel pensiero dalla sua mente «Va bene, interrogami. Ma fammi tutte domande difficili».
«Ovviamente» replicò Draco. Aveva sulla punta della lingua la domanda: Cosa stavi per dirmi? – ma essa rimase bloccata nella sua gola, quando vide lo sguardo del suo ragazzo dirgli che ne avrebbero parlato quando sarebbe stato sicuro di parlarne. Qualunque cosa fosse, Draco sperava solo che non nuocesse alla loro relazione né che Harry volesse lasciarlo. Aveva sempre il terrore di perderlo, dopo tutto quello che era successo quell’anno. L’indecisione dell’altro, i suoi sentimenti contrastanti, l’incidente con le altre due streghe, tutto aveva nutrito e ingrandito la sua paura. Era felice di com’era la sua vita. Era soddisfatto di essa, ma aveva sempre il timore che l’altro potesse lasciarlo per un qualsiasi motivo. Era irrazionale, non avrebbe voluto avere certi dubbi, eppure essi continuavano a tornare, soprattutto quando Harry esitava a dirgli le cose, quando sembrava che stesse per dirgli qualcosa di importante, ma poi si tirava indietro. Era frustrante, ma Draco sapeva di dover aspettare i suoi tempi. Qualunque cosa fosse, ne avrebbero parlato e l’avrebbero risolta insieme. Lo avevano promesso entrambi.
Scacciando dalla mente le sue preoccupazioni, Draco rubò il libro di Trasfigurazioni del suo ragazzo e iniziò ad interrogarlo sugli argomenti che presumibilmente sarebbero stati chiesti all’esame. Harry neanche se ne accorgeva, perché dubitava troppo delle sue capacità, ma aveva imparato quasi tutto alla perfezione. Draco non aveva dubbi che avrebbe superato l’esame con minimo un “Oltre ogni previsione”. Soprattutto in quell’ultimo mese, aveva visto il suo ragazzo impegnarsi duramente per recuperare ogni lacuna che aveva nelle varie materie, gli era stato accanto e lo aveva aiutato a studiare ogni giorno. Non capiva perché, ma gli faceva piacere vederlo così dedito allo studio. Sperava solo che non decidesse di intraprendere la carriera da Auror. Chiaramente lo avrebbe supportato sempre, anche in quello, ma non poteva negare a se stesso che l’idea di vederlo, in futuro, a lottare contro maghi oscuri gli faceva venire la pelle d’oca e non in senso positivo. Tuttavia, era inutile iniziare a preoccuparsi già per una cosa del genere. Non aveva ancora parlato del loro futuro e lui poteva capirlo, era qualcosa che spaventava entrambi.  
Rientrarono al castello solo quando il sole tramontò, Draco avrebbe mentito se avesse detto di non aver trovato per niente romantico lo stare lì, seduti sul prato ad aspettare che il sole tramontasse solo per osservarlo insieme. Il tempo a Hogwarts stava passando così velocemente che neanche se ne accorgevano e presto sarebbe finito.
Raggiunsero la Sala Grande mano nella mano, salutando di tanto in tanto i loro compagni di scuola che incontravano. Non erano soliti dimostrare pubblicamente il loro affetto, anche se qualche volta, gli era capitato di abbracciarsi nei corridoi o di scambiarsi qualche fugace bacio prima di una lezione. Entrambi ne erano molto felici, nessuno dei due sopportava le coppie troppo esplicite. Loro preferivano dimostrarsi affetto in modo silenzioso, soprattutto dopo quanto era accaduto a causa di Pansy e Ginny. Quella volta non erano stati abbastanza cauti nel proteggersi, così avevano deciso di comune accordo di non mostrare troppo la loro relazione, di tenerla privata. Non negavano di stare insieme, se veniva chiesto loro, ma non lo dicevano mai esplicitamente, anche se praticamente tutta Hogwarts ormai sapeva di loro. Ai loro amici sembrava che il loro ragionamento non avesse senso, per loro invece era l’unico modo che avevano per proteggersi a vicenda dagli invidiosi, adesso che andavano ancora a scuola. Quello che non aveva senso per gli altri, per loro ne aveva molto, invece. Se non avessero mostrato troppo esplicitamente di stare insieme, gli invidiosi – che sicuramente c’erano ancora, Draco avrebbe messo la mano sul fuoco per questo – non erano tentati di cercare di distruggere la loro relazione, così come avevano fatto le due ragazze in passato.
Una volta entrati in Sala Grande, raggiunsero ognuno il proprio tavolo e raggiungendo i rispettivi amici.
Quelle ultime settimane di scuola sarebbero state difficili, ma anche emozionanti, Draco ne era certo. Scambiò un fugace sguardo con il suo ragazzo dal suo tavolo e gli fece un sorriso.
Non vedeva l’ora che arrivasse la prossima sessione di studio con lui.
 
Harry era sulle nuvole. Da quando le cose tra lui e Draco erano tornate alla normalità, non c’era un giorno che non si sentiva felice. Vivo. Adorava studiare con lui in giardino, seduti sul prato oppure in riva al Lago Nero. I M.A.G.O. si avvicinavano e, sorprendentemente per se stesso, aveva fatto tutto il possibile per studiare la maggior parte di nozioni possibili, di recuperare la maggior parte di lacune che aveva per superare con decenza gli esami. Per una volta, aveva qualcuno da rendere fiero e questo gli riempiva il cuore di motivazione. Non solo Draco, ma anche Remus. E il piccolo Teddy che era nato da appena un mese. Harry si era emozionato tantissimo, quando aveva raggiunto il San Mungo con Remus e Dora gli aveva permesso di tenere in braccio il bambino. Gli era sembrato di avere un fratellino e la sua sensazione era stata incrementata dalle parole di Dora, che gli aveva detto che era felice che suo figlio avesse un “fratello maggiore adottivo” come lui. Harry aveva sentito il suo cuore riempirsi di gioia, di felicità, di affetto. Mai in tutta la sua vita aveva sentito di avere qualcosa di più vicino a una famiglia. E aveva deciso che quel bambino avrebbe avuto un buon modello, che sarebbe stato un “bravo fratello maggiore” per lui. La prima cosa di se stesso che doveva migliorare era il suo rendimento scolastico. Non che fosse pietoso, ma… non era eccellente. Voleva davvero sorprendere tutti. Draco era stato al suo fianco per tutto il tempo, lo aveva sostenuto, lo aveva aiutato a studiare e a migliorare almeno un po’, in vista dell’esame. Gli ultimi test erano andati oltre le sue aspettative e anche quelle dei professori. Era davvero fortunato ad avere un ragazzo intelligente come Draco al suo fianco. Ancora non aveva idea di cosa avrebbe fatto dopo Hogwarts, contava di prendersi del tempo per pensarci bene. Da un lato c’era il suo desiderio di seguire le orme di suo padre, di diventare un Auror, di combattere contro il male per proteggere il mondo magico e la sua famiglia, dall’altro c’era il Quidditch, lo sport che più lo aveva aiutato a ricordare chi era, a ritornare in sé nei momenti di dubbio. E poi c’era ancora la grande incognita riguardante lui e il suo ragazzo. Harry sapeva, era certo che desiderava condividere tutta la sua vita con lui, ma non voleva affrettare le cose. Non ne avevano mai parlato, in realtà. Era un argomento che nessuno dei due toccava mai, forse ne erano entrambi spaventati… e Harry non sapeva davvero cosa pensare. Più e più volte aveva tenuto sulla punta della lingua le parole da dirgli, ma… non aveva mai avuto il coraggio di farlo. Anche quel pomeriggio, stava per chiederglielo, ma la paura gli aveva bloccato il respiro e le parole non erano uscite. Aveva richiuso la bocca, cambiando argomento. Sapeva che Draco se ne era accorto, aveva visto il suo sguardo mutare, ma non era riuscito a parlare, non era riuscito a confessare ciò che il suo cuore desiderava. Prima o poi avrebbe trovato il coraggio di parlarne, lo sapeva. Per fortuna, il suo ragazzo era comprensivo e non gli metteva mai fretta di parlare di determinate cose, gli lasciava sempre molto spazio per riflettere e per prendersi i suoi tempi, non gli faceva mai alcuna pressione. Il problema era che Harry aveva paura che stesse tirando troppo la corda, che Draco si accorgesse che stava rimuginando su qualcosa e che lo forzasse a parlarne per paura che lui volesse lasciarlo… il suo scopo era tutt’altro, solo che non riusciva mai a trovare le parole giuste per introdurre l’argomento. Hermione gli aveva detto di non fasciarsi troppo la testa, di raccogliere tutto il suo coraggio e di parlarne con Draco, non doveva avere paura di affrontarlo, dopotutto voleva passare il resto della sua vita con lui, in futuro avrebbero dovuto parlare anche di altre cose serie, importanti, non poteva avere paura di parlare con lui della loro relazione. Harry lo sapeva a sua volta, ma aveva il terrore che l’altro gli dicesse che era troppo presto, che non potevano già fare un passo del genere… lo bloccava. Dannazione, il suo essere uno “stupido Grifondoro” – come lo definiva Draco con uno dei suoi migliori epiteti – avrebbe dovuto aiutarlo a tirare fuori il coraggio e parlare di quell’argomento, ma… non ci riusciva. Era bloccato.
“Non devi avere paura, Harry” – gli aveva detto Ron – “Che Merlino mi maledica, Draco ti ama. Farebbe di tutto per te, hai già fatto di tutto per te, non rifiuterebbe una proposta del genere”. Una parte di Harry lo sapeva, ma quella fifona e codarda non voleva esporsi così tanto. Non voleva rovinare le cose, in realtà, tutto andava bene e non voleva che niente intaccasse la loro relazione, ma doveva prendere una decisione. Doveva parlargliene… altrimenti il dubbio avrebbe attanagliato la sua mente e non ne sarebbe uscito mai più. Così, dopo un’attenta riflessione, Harry decise: gliene avrebbe parlato dopo la partita di Quidditch, aveva ancora quattro giorni per metabolizzare e prepararsi il discorso e se avesse vinto, sarebbe stato il suo modo di festeggiare. Magari un po’ della sua “fortuna sfacciata” sarebbe stata dalla sua parte quella volta e Draco avrebbe accettato senza problemi la sua proposta. Sì, avrebbe fatto così.
Così nei giorni seguenti, iniziò ad allenarsi duramente durante il giorno, continuando a studiare per gli esami, senza perdere di vista nessuno dei suoi obiettivi e iniziò ad abbozzare il “discorso” che avrebbe dovuto fargli, durante la sera. Dormiva poco, ma era per una buona causa. Tutto doveva essere perfetto. I M.A.G.O. si avvicinavano e con essi la fine della scuola, e anche se era ancora incerto su cosa fare del suo futuro, una cosa era sicura: Draco doveva far parte di esso. Non gli interessava altro. Già immaginava lui e Draco convivere insieme, discutere per le sciocchezze – magari per l’arrendamento che alla fine avrebbe scelto il biondo – e fare pace nella loro camera da letto. Per tutta la vita aveva desiderato di essere felice, di avere qualcuno che rendesse le sue giornate valide, che rendesse ogni suo giorno indimenticabile e finalmente lo aveva trovato: Draco. Aveva bisogno di quel futuro, aveva bisogno che iniziasse il prima possibile, che si avverasse, ma per farlo sapeva di dover superare anche i suoi stessi limiti. Doveva parlare con Draco di ciò che immaginava, doveva dirgli che voleva vivere con lui, voleva trovare una casa che andasse bene per entrambi, in cui entrambi si sentissero a casa propria. Per questo doveva dare il meglio di sé, doveva far capire all’altro di avere quel desiderio, doveva renderlo partecipe… eppure… ancora si bloccava come un idiota. Di cosa aveva paura? Di cosa si spaventava? Era Draco. Doveva smetterla di preoccuparsi così tanto – i suoi amici gliel’avevano detto un sacco di volte – e farsi coraggio. Era il suo ragazzo, dopotutto, non un estraneo.
Quel pensiero lo rese ancora più consapevole, così la mattina della partita era più carico che mai. Era teso, certo, quella non era solo l’ultima partita del campionato… ma anche la sua ultima partita a Hogwarts con i Grifondoro. Anche se avesse continuato a giocare come professionista, quando avrebbe scelto cosa fare della sua vita, non avrebbe più giocato in quella squadra, per la sua casa, tuttavia si sentiva anche emozionato. Giocare con i suoi compagni per l’ultima volta gli scatenava infinite emozioni.
«Come sta il mio campione preferito?» domandò Draco, entrando di soppiatto nello spogliatoio. Harry sobbalzò per la sorpresa, ma poi si voltò verso il suo ragazzo con un sorriso smagliante sul viso. Era felice di vederlo.
«Magnificamente».
«Si vede lontano due miglia che sei teso, Potter, non pensare di ingannarmi» disse il biondo, avvicinandosi a lui.
«Non mi dispiacerebbe un incoraggiamento in questo momento» mormorò Harry, mordendosi il labbro inferiore. Draco gli si avvicinò sorridendo e avvolse le braccia attorno ai suoi fianchi, avvicinando l’altro a sé, stringendolo in un dolce abbraccio. Immediatamente, il Grifondoro sentì parte della sua tensione lasciare il suo corpo, si rilassò appena e sorrise stringendo a sua volta l’altro ragazzo. Draco lo strinse e gli diede un bacio sulla testa, poi una sulla fronte e questo ebbe l’effetto di una pozione calmante, i suoi nervi subito si rilassarono e sentì la tensione, che aveva provato per tutta la mattinata, iniziava a scemare. Harry strinse di più Draco a sé e inalò il suo profumo dolce, sorridendo e dandogli un bacio sul collo scoperto, ringraziandolo per quell’incoraggiamento.
«Se vinco la partita…» iniziò, alzando lo sguardo su di lui «Ti farò una domanda».
«Come sei serio» fece Draco, pizzicandogli giocosamente un fianco «Non vuoi chiedermi di sposarti, vero?»
Harry arrossì e lo spinse lontano da sé, appoggiandogli le mani sul petto «Draco!» esclamò.
«Sto scherzando, suvvia!» replicò l’altro divertito, avvicinandosi di nuovo a lui e avvolgendo un braccio attorno ai suoi fianchi «Puoi chiedermi quello che vuoi, Harry» disse poi, tornando serio «Non ti dirò di no».
«Non sai neanche cosa voglio…» Draco gli appoggiò un dito sulle labbra per zittirlo, dopodiché, cogliendolo di sorpresa, lo baciò dolcemente sulle labbra. Harry chiuse immediatamente gli occhi e avvolse le braccia attorno al collo dell’altro, rispondendo al bacio con intensità, dimenticandosi che entrambi fossero nello spogliatoio. Infatti, dopo pochi minuti, un colpo di finta tosse li fece sobbalzare e separare. Entrambi incontrarono lo sguardo interrogativo di Ron e degli altri cinque membri della squadra di Quidditch che li fissavano con gli occhi spalancati. I due si separarono senza dire nulla.
«Ero qui solo per augurarvi buona fortuna» fece Draco.
«Certo» replicò sarcasticamente Ron, guardandolo e scuotendo la testa «Ho visto come ci auguravi buona fortuna».
«Taci, Weasley» berciò verso il rosso, poi guardò verso il suo ragazzo e gli fece l’occhiolino «Sarò in prima fila sugli spalti, farò il tifo per te» gli disse, prima di dargli un altro leggero bacio a stampo e uscire dallo spogliatoio per raggiungere, appunto, gli spalti. Harry arrossì e lo ringraziò, schiarendosi la voce prima di rivolgersi agli altri ragazzi della squadra e sorridere incoraggiante.
«Allora… siamo pronti? Andiamo a vincere questa finale!» esclamò ai suoi compagni di squadra. Tutti annuirono e lo seguirono fuori, sul campo. Fu una partita indimenticabile. Harry sentì per tutto il tempo l’adrenalina scorrere nelle sue vene, sentiva la voce di Draco che tifava per lui, poteva sentire l’affetto dei suoi amici, la fiducia della sua squadra… era una sensazione che non aveva mai provato, se non con il Quidditch. Inseguire il boccino, sentire il vento tra i capelli, la sensazione di libertà che provava sulla scopa… erano tutte cose che lo facevano sentire bene, felice. Realizzò durante quella partita che il Quidditch era il suo futuro. E quando le dita si chiusero attorno al boccino dopo quattro ore di partita, la soddisfazione e le urla di gioia dei suoi compagni di squadra e l’incoraggiamento del suo ragazzo dagli spalti che applaudiva e urlava il suo nome… lo fecero sentire vivo, realmente vivo.
Esultò più di quanto potesse immaginare, esultò con i suoi amici, con la squadra, con Draco – quando quest’ultimo scese dagli spalti e lo raggiunse per congratularsi con lui – con la McGranitt che applaudiva per la loro vittoria, con Silente che annuiva saggiamente, applaudendo anche lui pacatamente per non dimostrare la sua palese preferenza. Festeggiò con i suoi compagni di casa, con i compagni di squadra e tutti gli altri, quella sera in sala comune.
Tutto di quella giornata fu indimenticabile, ma lo fu ancor di più quando Draco gli disse .
«Allora, cosa mi dovevi chiedere?» domandò il Serpeverde, quando la calma tornò, quando si ritrovarono da soli, su un divanetto della sala comune. Erano semi-sdraiati, Harry aveva la testa sulla pancia di Draco e quest’ultimo gli accarezzava i capelli – la posizione preferita del Grifondoro – e si stavano godendo la tranquillità, dopo tanto caos.
Harry strinse gli occhi, prese un respiro profondo e si mise seduto, guardano il suo ragazzo dritto negli occhi.
«Vuoi venire a vivere con me, dopo i M.A.G.O.?»
«Dovevi chiedermi questo?» domandò Draco sorpreso, spalancando gli occhi. Harry annuì, mordendosi le labbra, in attesa di una risposta. «Stupido, era quello che volevo chiederti anche io, una volta diplomati» affermò, sorridendo felice, prima di prendergli il viso tra le mani e baciarlo, facendo crollare anche l’ultima paura di Harry. Ormai non c’era più nulla che potesse spaventarlo, finalmente quel futuro che aveva tanto desiderato, iniziava ad avverarsi. E Draco ne avrebbe fatto parte, perché sarebbe stato al suo fianco.
 

 
Le ultime settimane erano volate. Gli esami erano passati senza che i ragazzi se ne accorgessero e in un battito di ciglia, l’ultimo giorno a Hogwarts era giunto. Draco non poteva credere che fosse realmente il suo ultimo giorno in quella scuola. L’aveva odiata in passato, ma piano piano essa aveva assunto un nuovo significato per lui, soprattutto in quell’ultimo anno: era diventata la sua seconda casa. Una volta non l’avrebbe mai pensato, ma quel luogo… gli sarebbe mancato. Anche se non vedeva l’ora di iniziare la sua vita con Harry, come coppia ufficiale. Avrebbero affittato e condiviso un appartamento per iniziare – per abituarsi – e poi, in futuro, avrebbero acquistato una casa. Era emozionato all’idea di iniziare quella nuovissima avventura accanto al suo ragazzo. Quel posto lo aveva visto crescere, lo aveva visto sbagliare e maturare, lo aveva visto cambiare radicalmente, lo aveva visto innamorarsi e lottare per il suo amore. Tante piccole e grandi cose erano contenute tra le pareti di quel castello e Draco lo sapeva, non sarebbero mai svanite, i ricordi e le esperienze che aveva vissuto, lo avrebbero sempre accompagnato, sia le buone che le cattive. Era il momento di dire addio a Hogwarts, ma questa sarebbe rimasta sempre nel suo cuore, avrebbe sempre fatto parte di lui.
Tutti loro avevano superato alla grande gli esami, dovevano solo aspettare la consegna dei diplomi e la cerimonia di quella sera, poi sarebbe tutto finito. Una strana tristezza invase il suo petto al pensiero che non avrebbe più potuto camminare per quei corridoi. Frequentare Harry aveva rotto qualcosa dentro di lui. Non avrebbe mai creduto di poter essere così sentimentale nei confronti di quel castello e invece eccolo lì, a percorrere per l’ultima volta quei corridoi con un enorme magone nel petto, stava raggiungendo la Sala Grande per partecipare alla cerimonia finale, l’ultima a cui avrebbe partecipato. Sette anni prima aveva partecipato allo Smistamento… adesso aveva superato i M.A.G.O. e stava per ricevere il diploma. Il tempo era volato e lui era cambiato così tanto… la sua vita era stata stravolta completamente all’interno di quel castello e non sarebbe mai stato abbastanza grato alle persone che avevano preso parte alla sua vita e l’avevano cambiata in meglio. Prima di tutti il suo ragazzo, a seguire tutti gli altri. Era entrato lì come un ragazzino spocchioso, pieno di sé, pieno di idee razziste e antiche, ma ne usciva come una persona migliore, come un uomo maturo, o quasi.
La consegna dei diplomi sarebbe avvenuta prima dell’assegnazione della Coppa delle Case, anche quella sarebbe stata l’ultima a cui avrebbe partecipato, la prima volta aveva visto la sua casa venire derubata del premio tanto ambito, adesso qualunque fosse stato il risultato, sarebbe stato felice di condividerlo con i suoi amici e il suo ragazzo.
Ormai i suoi bagagli erano già pronti per il giorno seguente, poi sarebbe finito davvero nel mondo degli adulti, ma non era spaventato, perché al suo fianco avrebbe avuto la sua spina nel fianco. Colui che ormai un anno prima gli aveva cambiato la vita e continuava a renderla… indimenticabile. Davvero, Harry era la benedizione di cui non credeva di aver bisogno. Lo amava, con tutto se stesso, ma voleva anche rendere indimenticabile quell’ultima giornata.
Per questo, dalla Guferia, quel pomeriggio aveva mandato un biglietto al suo ragazzo: “Dopo la cerimonia, vediamoci nella Stanza delle Necessità.” Aveva scritto semplicemente, sperando che l’altro capisse. Voleva che quell’ultima notte a Hogwarts fosse speciale per tutti e due. Ci aveva pensato attentamente, se voleva abbandonare per sempre il passato, se voleva uscire da lì come una persona completamente nuova, rispetto a quella che vi era entrata sette anni prima – e rispetto soprattutto al ragazzo spaventato che vi era entrato un anno prima – doveva superare quello scoglio. E sapeva che con Harry non gli sarebbe mai successo nulla di male, Harry non gli avrebbe mai fatto del male. Sapeva anche che se gliene avesse parlato prima, probabilmente il suo ragazzo gli avrebbe detto di prendersi il suo tempo, di non preoccuparsi… ma Draco voleva. Ne era certo, quella volta e avrebbe convinto anche il suo ragazzo della sua decisione. Poteva sentire ogni volta l’esitazione di Harry, ogni volta che si baciavano ed erano più intimi l’uno con l’altro, il moro si tirava sempre indietro per paura di forzarlo o di fare qualcosa di sgradevole nei suoi confronti, Draco voleva che prima di uscire da lì entrambi fossero sicuri anche di quello. Voleva che Harry sapesse che si fidava ciecamente di lui, anche per quello. Era tempo di lasciarsi alle spalle gli incubi, le paure e tutto il resto, doveva essere più forte delle sue paure e lasciarle andare per sempre. Poteva farlo, sì, con Harry era sicuro di poterlo fare.
Partecipare alla consegna dei diplomi fu emozionante, ricevere gli auguri del preside e degli altri insegnanti fu toccante. Tassorosso si aggiudicò la Coppa delle Case quell’anno, ma nessuno ne fu scontento.
Draco non avrebbe mai dimenticato gli abbracci dei suoi nuovi e inaspettati amici, il bacio che il suo ragazzo gli aveva dato per festeggiare il diploma. Non avrebbe dimenticato il suo cuore pullulante di affetto, amore, felicità.
Se Harry, un anno prima, non lo avesse trovato nel bagno di Mirtilla Malcontenta, se non avesse deciso di aiutarlo, se lo avesse attaccato invece di offrirgli il suo aiuto, non sarebbero lì. Non avrebbe visto Hermione abbracciare tutti, piangendo, perché le sarebbe mancata Hogwarts, non avrebbe visto Ron Weasley commosso, non avrebbe visto Harry così felice, mentre abbracciava i suoi amici e prometteva loro che non importava che la scuola fosse finita, la loro amicizia non sarebbe mai giunta a un termine. Non avrebbe mai creduto di potersi commuovere per l’abbraccio datogli da Blaise e Theodore, non avrebbe mai creduto di poterli chiamare amici. Se Harry non gli avesse porto la mano, non sarebbero mai stati così felici, se lui non avesse accettato la sua mano, starebbe ancora vivendo un incubo, e invece eccolo lì, felice a condividere un momento così importante con tutte le persone più significative per lui. E quando il suo sguardo si spostò su Harry che rideva – ma aveva anche le lacrime agli occhi – con gli altri, sentì il suo cuore riempirsi d’amore davanti a quella vista. Non desiderava niente di meglio se non trascorrere tutta la sua vita accanto a quel ragazzo, dannazione.
I saluti si conclusero dopo alcune ore, quando tutti iniziarono a raggiungere le rispettive Sale Comuni, Draco e Harry si scambiarono uno sguardo complice. Harry non aveva dimenticato che Draco lo aveva invitato nella Stanza delle Necessità, non aveva capito il suo fine, ma se questo significava passare l’ultima notte a Hogwarts in sua compagnia, non aveva nulla in contrario. Salutarono i loro amici e poi si diressero verso la stanza, in silenzio, tenendosi semplicemente per mano. Erano sempre molto silenziosi, quando si trattava di cose importanti, riuscivano a trasmettersi supporto a vicenda anche senza parlare. Harry era silenzioso perché si chiedeva il motivo dell’invito di Draco, quest’ultimo non parlava perché si sentiva un po’ teso. Sicuro di quello che stava per fare, ma teso. Quando raggiunsero la stanza ed essa si manifestò davanti a loro, vi entrarono in silenzio. Il letto a due piazze che era apparso aveva delle lenzuola bianche, candide, degli enormi cuscini anch’essi bianchi e un piumone, nel caso avessero avuto freddo.
«Neutro, mi piace» commentò Draco, sorridendo «La prima volta che siamo venuti qui, erano apparse tutte cose verdi, per tua gioia» disse sarcasticamente, ricordando la prima volta che erano andati lì. Un anno prima, quando la sua vita era un inferno e stava annegando nella sua disperazione, quando Harry era giunto come un angelo e l’aveva tirato fuori dal baratro. Era bastata una frase: Prendi la mia mano – aveva detto – Accetta il mio aiuto, non è troppo tardi, io posso aiutarti. Mettiamo da parte l’odio, mettiamo da parte le nostre divergenze e alleiamoci contro di lui, insieme possiamo vincere.
E l’aveva fatto, l’aveva afferrata e l’aveva stretta forte, si erano alleati e… avevano vinto. Lo avevano sconfitto insieme.
«Lo ricordo… e quando siamo venuti qui per le lezioni di Occlumanzia c’erano i colori dei Grifondoro, per la tua gioia» replicò Harry, divertito dalla situazione. Ricordava bene quando erano lì e il biondo cercava di insegnargli l’occlumanzia e scavava nella sua mente, spingendolo a reagire. Questo aveva permesso al Nexus di instaurarsi tra di loro, di legarli per la vita… e aveva permesso a Draco di salvarlo dal Limbo. Ricordava ancora, quando erano laggiù, sull’uscio di quella porta e il demone aveva detto ad entrambi che non potevano guardarsi. Draco lo aveva guardato e gli aveva chiesto se si fidava di lui. Harry non aveva alcun dubbio su quello, certo che si fidava. Gli avrebbe affidato la sua stessa vita.
Prendi la mia mano, Potter e non lasciarla per nessun motivo – gli aveva detto e lui l’aveva stretta forte. Non l’aveva lasciata andare per nessun motivo e alla fine erano usciti entrambi vivi dal limbo. Draco gli aveva salvato la vita, ma non solo… l’aveva riempita di luce, di colori, d’amore, di gioia, di felicità. E anche se all’inizio Harry non ne era sicuro e cercava di respingere quei sentimenti, credendo che fossero solo causati da Nexus, adesso ne era certo.
«Harry…?» il moro alzò lo sguardo sul suo ragazzo e sbatté le palpebre, invitandolo a continuare.
«Dimmi…»
«Ti amo» disse il biondo, sincero, fiducioso, amorevole. Il cuore di Harry perse un battito davanti alla sincerità delle parole del Serpeverde. Lo sapeva, lo sentiva, l’amore che provavano l’uno per l’altro era reale.
«Ti amo anch’io, Draco» rispose nello stesso modo, sentendo che nessun’altra parola avrebbe potuto equiparare ciò che stava provando in quel momento, non esisteva una parola nel mondo magico e non che riassumesse ciò che provava per Draco, amore forse era quella che più si avvicinava ad esso. Si avvicinò lentamente a lui e circondò le sue guance con le proprie mani, guardandolo negli occhi «Qualunque cosa tu stia pensando… per me va bene» sussurrò a poca distanza dalle sue labbra «Se vuoi sdraiarti lì e coccolarmi per tutta la notte, va bene» disse, il cuore batteva fortissimo nel suo petto e non riusciva a fermarlo, era certo che Draco potesse sentirlo «Se vuoi fare altro… per me va bene lo stesso» continuò con le guance rosse per l’imbarazzo «Io sono qui con te, puoi fare quello che vuoi, Draco, non ti lascerò da solo» promise «Non sei costretto a fare nulla che tu non voglia, ma se tu mi vuoi… io sono tuo» concluse, prima di unire le loro labbra in un bacio dolce. Draco si rilassò al contatto e avvolse le braccia attorno ai fianchi del suo ragazzo, rispondendo al bacio nello stesso modo. Fu un bacio lento, romantico, amorevole, pieno di significato e di amore. Nessuno dei due si separò da esso, le loro labbra si cercavano, quasi danzavano insieme. Entrambi avevano gli occhi chiusi, era come se fossero finiti in una bolla d’amore dalla quale non volevano uscire, erano in un mondo tutto loro.
«Voglio fare l’amore con te» sussurrò Draco sulle sue labbra, facendolo rabbrividire, quando si separarono dal bacio. Il moro alzò lo sguardo su di lui, sbattendo le palpebre sorpreso, come se non si aspettasse una proposta del genere.
«Sei sicuro?» domandò.
«Mai stato più sicuro di qualcosa in vita mia…» rispose l’altro, mordendosi il labbro inferiore «E tu… lo vuoi?»
«Sì» fu la semplice risposta di Harry, prima che le sue labbra venissero catturate da quelle del suo ragazzo, in un nuovo bacio che di casto stavolta non aveva nulla. Quel bacio fu diverso da tutti quelli che si erano scambiati, fu diverso da tutti gli altri. Fu passionale, deciso, spinto. La mente di Harry si annebbiò per un attimo, mentre Draco divorava letteralmente la sua bocca. Il fiato nei polmoni era sempre più poco e lui era sopraffatto dalle emozioni. Fu ancora più sopraffatto quando Draco lo fece distendere sul letto e torreggiò su di lui.
«Sentiti libero di fermarmi quando vuoi» affermò con decisione.
«Anche tu» replicò Harry «Fermati quando vuoi, se non te la senti, non sei obbligato ad andare avanti».
«Non so cosa ho fatto nella vita per meritare un ragazzo come te» disse Draco, abbassandosi su di lui e baciandogli delicatamente il collo «Ma farò del mio meglio per esserne degno, sempre».
«Anche io…» mormorò Harry in risposta, chiudendo gli occhi quando le labbra di Draco sfiorarono il suo collo. Era la prima volta per entrambi. Non contava ciò che era accaduto in passato, era la prima volta che entrambi facevano l’amore. Fu come se Draco avesse letto nel suo pensiero – o forse Harry aveva detto quel pensiero a voce, non ne era certo – ma il biondo annuì e lo baciò con una nuova dolcezza, una nuova emozione. Lentamente, i vestiti vennero via, strato dopo strato, ogni gesto era accompagnato da un bacio, da una carezza, da un fugace movimento di bacino. Presto, i sospiri pensanti divennero gemiti e l’aria nella stanza si riscaldò. Entrambi erano nudi su quel letto, continuavano a baciarsi, toccarsi, stuzzicarsi a vicenda, senza mai andare oltre, ma sapevano di essere vicini, entrambi.
Harry era sopraffatto, ma lo era anche Draco. Quando vide il panico attraversare gli occhi del suo partner, il Grifondoro gli prese il viso tra le mani e lo guardò negli occhi, annuì solamente, come a dirgli se non te la senti, fermati subito, non importa. Io posso aspettare ancora.
Draco aprì le labbra, un sospiro uscì dalla sua bocca, poi l’ennesima domanda, il bisogno di una rassicurazione nella voce era palese e Harry lo capì. «Sei sicuro?»
«Sono tuo» rispose infatti, chiudendo gli occhi «Sono sicuro».
Draco intrecciò le loro dita, chiuse gli occhi e lasciò andare tutte le sue paure. Harry era lì con lui, sotto di lui. Gli aveva dato il permesso e lui… voleva dimenticare ogni cosa, voleva costruire nuovi ricordi, a partire da quella notte con lui. La loro ultima notte a Hogwarts.
Lo baciò ancora una volta e poi si lasciò andare, cedette alla passione, all’amore, all’eccitazione.
Fecero l’amore quella notte, per la prima volta, tenendosi le mani a vicenda, stringendosele con forza. Tennero le loro dita intrecciate fino a che Draco, stanco e sudato, cadde sul corpo del suo ragazzo, soddisfatto e appagato. Harry immediatamente avvolse le braccia attorno alle spalle dell’altro e gli baciò la pelle scoperta del collo, della guancia e di qualunque parte del suo viso che riusciva a raggiungere da quella posizione.
«Ti amo» sussurrò Draco al suo orecchio «Ti amo, così tanto» aggiunse «Grazie…» grazie per avermi salvato, grazie per aver respinto tutte le mie paure, grazie per aver scacciato quei brutti ricordi, grazie per essere qui al mio fianco, grazie per questa notte meravigliosa, grazie per far parte della mia vita, grazie per amarmi. «Grazie di tutto, Harry».
«Ti amo anch’io» mormorò Harry, stanco, assonnato, ma felice «Grazie a te, Draco». Grazie per aver accettato la mia mano, grazie per esserti fidato di me, grazie per aver condiviso questo momento con me, grazie per questa notte meravigliosa, grazie per aver stretto la mia mano, grazie per aver deciso di voler far parte della mia vita, grazie per i nuovi ricordi…
Quando i loro respiri si furono calmati, si scambiarono un leggero bacio dolce, pigro, che trasmetteva perfettamente il loro stato d’animo. Si accoccolarono sul letto e si strinsero l’uno all’altro, addormentandosi in quella posizione con le dita delle loro mani intrecciate. Fu così che trascorsero la loro ultima notte a Hogwarts, promettendosi silenziosamente che ci sarebbero stati sempre l’uno per l’altro e che nessuno dei due avrebbe lasciato andare la mano dell’altro.
 

 

Take my hand
Take my whole life too
For I can't help falling in love with you




 

To be continued...



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Giuro solennemente di (non) avere buone intenzioni
 
Hola peps!
Buon pomeriggio e buona domenica! Lo so, sono in ritardo anche questa settimana… ma indovinate chi ha riscritto il capitolo quasi interamente perché le faceva schifo? Chi io? State indicando me? Pft… il fatto è che mi sono accorta che il capitolo era brutto, ma davvero osceno e quindi l’ho riscritto. Mantenendo la trama e alcune parti invariate, ma… credetemi, era veramente EW. Quindi invece di propinarvi qualcosa di brutto, ho preferito prendermi del tempo, sistemarlo bene e renderlo apprezzabile. Spero di esserci riuscita e di avervi regalato il finale che vi aspettavate. Spero che mi perdonerete per i continui ritardi ç_ç
E indovinate anche chi ha iniziato a scrivere la tesi? Sì, proprio la sottoscritta. Se mi seguite su FB e seguite la mia serie “le cronache di una tesista disperata”, saprete che il relatore mi ha finalmente dato l’ok per iniziare a scrivere e mi ha dato due settimane per scrivere il primo capitolo. E questo mi ha mandato in crisi profonda ma non tergiversiamo! E pensiamo alle cose importanti: il nostro capitolo.
Le due stronze sono state espulse – sì, hanno usato magia oscura, hanno infranto non so quante regole, hanno manipolato un ragazzino e fatto tutto il resto che hanno fatto – e stavolta nemmeno Harry il santo ha provato a mettere una buona parola. Pansy ha pestato i piedi alla BITCH sbagliata, baby. Adios, stronze. Mi dispiace aver fatto fare a Ginny una parte così da stronza, ma mi serviva ai fini della trama, PARDON.
Anyway, I nostri eroi hanno finalmente avuto la loro prima volta e hanno preso i M.AG.O. non siete proud di loro come lo sono io? IO TANTISSIMO I MIEI BIMBI SI SONO FATTI GRANDI ç_ç
Le tre frasi finali della canzone sono tratte dalla canzone di Elvis “Can’t help falling in love”, il titolo della storia è tratto appunto da quei tre versi della canzone, quindi mi sembrava giusto metterla lì, alla fine di questo viaggio. MA non temete, c’è ancora un capitolo che devo pubblicare.
Il prossimo capitolo che pubblicherò sarà un epilogo conclusivo, ambientato alcuni anni dopo per farvi scoprire cosa hanno fatto delle loro vite i nostri ragazzi, ma questo è ufficialmente l’ultimo capitolo della storia.
So già che mi mancherà tantissimo! Questa è come un piccolo horcrux, visto che ci lascio un pezzo della mia anima dentro, dopo tutto il tempo passato a scriverla, a fare ricerche e a sclerare sui capitoli, le lacrime amare che mi ha fatto versare, mi mancherà, ma mi mancherete tantissimo anche voi. Mi dispiace che questi ultimi capitoli siano arrivati con diversa costanza rispetto a tutti gli altri, ma questi ultimi mesi sono stati un inferno e lo saranno anche i prossimi ç_ç vi chiedo davvero scusa per tutte le volte in cui ho pubblicato tardi e non ho rispettato il giorno o ho fatto saltare l'aggiornamento. 
Per fortuna, ho ancora un capitolo da pubblicare (potrebbe essere molto lungo, MOLTO lungo), così da rimandare i saluti. Intanto per l’ultima volta, vi do appuntamento al prossimo e ultimo capitolo (se non dovessi riuscire la prossima settimana per i motivi che ormai sapete bene, sappiate che aggiornerò quella seguente, I swear!) E ringrazio dal profondo del mio cuore Estel84, Eevaa, _blakeinblack11_, Ai_Amano, Puffalanovita per le vostre bellissime recensioni e per il vostro supporto costante. Davvero, grazie infinite.
See you soon, my peps! :3
Love ya all <3
#StaySafe
 
Fatto il misfatto

   
 
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