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Autore: Vale__91    30/08/2009    4 recensioni
Una ragazza. Miami. Una villa. La famiglia Depp. Delle vacanze estive molto movimentate, dove una ragazza riceverà da sua madre un regalo che le segnerà la vita.25° CAPITOLO (EPILOGO)
(Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di questa persona, nè offenderla in alcun modo)
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Sentii più volte il telefono suonare nella tasca dei jeans, ma nemmeno quando ci fermammo per fare benzina controllai chiamate o messaggi. Lo tenevo acceso solo nel caso mi avesse chiamato Johnny e in a quel punto me ne sarei accorta dal comando vocale.
Il viaggio si rivelò più lungo del previsto e la cosa non mi dispiacque. Dopo circa tre ore di percorso, decidemmo di fermarci per riposare. Ben insisteva nel voler proseguire, visto che non era da molto che eravamo partiti, ma i suoi occhi dicevano tutto il contrario.
<< Probabilmente non ti sei riposato a dovere prima di partire, ecco perché sembri mezzo addormentato >>
<< Sono sveglissimo >>
<< Lo vedi quel Motel? Beh non è il massimo, ma almeno per qualche ora potremo riposare >>.
L’edificio a vederlo non pareva essere molto stabile, contava tre piani di cui l’ultimo provvisto di piccoli balconi che si volgevano verso la strada.
<< Non ti facevo così sprezzante del pericolo >>
<< Quale pericolo? Sì, il posto non è il massimo, ma non siamo mica isolati dal mondo >>
<< Non hai mai visto quel genere di film? >>
<< Stai cercando di spaventarmi? >> dissi incrociando le braccia.
<< Quelli dove dei normali ragazzi incappano in una famiglia di psicotici cannibali e finiscono uccisi nelle maniere più inquietanti… >>.
Invece di preoccuparmi soffocai una risata.
<< Ah ridi? >>
<< Ho visto “Non aprite quella porta” e film simili una decina di volte, direi che se ci dovesse capitare qualcosa saprei almeno cosa fare. Ora se hai finito con le stupidaggini andiamo a dormire? >>.
Una volta messa la catena alla moto ci dirigemmo verso l’ingresso con ognuno la propria borsa in mano. Il posto, sfortunatamente, era più sporco di quanto  mi aspettassi, proprio come quei film di cui parlava lui, ma in fondo come potevamo lamentarci? La zona in cui ci trovavamo non era certo delle migliori, figuriamoci la manutenzione. Lasciai perdere gli sguardi provocatori di Ben per incitarmi ad andarmene e andai alla reception dove una donna sulla soglia dei sessanta mi sorrise gentilmente.
<< Buonasera, posso esservi utile? >>
<< Salve, sì ci servirebbero due camere… Non ci staremo più di qualche ora >>
<< Un attimo, prego >>.
La donna si allontanò lasciandoci soli. Sembrava dovesse circondarci solo il silenzio, invece, nonostante l’ora tarda, si sentivano qua e là voci di uomini e donne provenire dal primo piano.
<< Visto, non siamo soli… Non ti facevo così fifone >>
<< Scusa? Guarda che lo dicevo per te >>
<< Ah, perdonami non avevo afferrato >> dissi sorridendo.
Nel frattempo tornò la donna con in mano il registro degli ospiti.
<< Mi dispiace, ma ci è rimasta solo una matrimoniale >>.
Certo, perché non una singola, così avremmo direttamente dormito uno sopra l’altro? Dannazione.
<< La prendiamo >> fece lui avvicinandosi al tavolo.
<< Hey aspetta, non vuoi sapere cosa ne penso? >>
<< Non dovevamo riposare? Di questo passo ci impiegheremo tre giorni ad arrivare >>.
Sbuffai e lasciai fare a lui. In fondo cosa avevo da preoccuparmi.
La stanza era esattamente la numero 307 e si trovava al terzo piano.
Aperta la porta notammo che fortunatamente l’odore stagnante sentito al piano terra lì non era presente. I muri erano abbastanza puliti e il letto non dava l’idea di essere sudicio.
<< Ci è andata bene >> ammisi guardando Ben che già si era sdraiato a peso morto sul letto.
<< Già >> disse senza muovere un muscolo.
<< Pensi che potrò sdraiarmi anche io o dovrò dormire in piedi? >>
<< Hai ragione >> disse alzandosi << Scusami, è stato un gesto automatico >>
<< Meno male che non avevi sonno >>
<< Me lo hai fatto venire tu. Non dovrò dormire per terra vero? >>
<< Ci avevo pensato, ma in fondo Joey e Dawson dormivano nello stesso letto senza nemmeno sfiorarsi, possiamo provarci anche noi, no? >>
<< Non ho ancora contratto la lebbra >>
<< Smettila di dire idiozie >> dissi lanciandogli un cuscino.
Per fortuna anche il minuscolo bagno era per lo meno pulito. Indossai qualcosa per dormire e mi misi a letto.
Lasciata la luce accesa per aspettare Ben, mi girai su un fianco socchiudendo gli occhi.
<< Ti sei già addormentata? >> chiese uscendo dal bagno.
Alzai appena le palpebre tanto per poter notare da uno specchio ciò che stava indossando: boxer neri, niente di più.
Arrossii, ma non se ne accorse e si mise a letto anche lui.
Mi spinsi così tanto sul bordo del materasso che quasi non caddi sul pavimento.
<< Jen, dove stai andando? >>.
Anche se aveva spento la luce, sentì chiaramente i miei continui movimenti.
<< Jen? >>.
Provai a far finta di dormire.
<< Jen? Lo so che sei sveglia >>
<< Insomma la smetti? >>
<< Come pensavo >> lo sentii ridere.
<< Sto cercando di dormire >>
<< Tu e il pavimento state dando una festa? Guarda che non mordo >>
<< Il materasso non è il massimo, cercavo il punto migliore >> mi giustificai io.
Passò un po’ di tempo, Ben non disse altro.
Nell’istante in cui chiusi gli occhi sentii un rumore fuori dalla porta della nostra stanza. Aprii gli occhi di scatto, ma non vidi a un palmo dal mio naso. Pensai che probabilmente aveva scricchiolato il pavimento perché ormai tropppo vecchio. Richiusi gli occhi, ma dopo poco risentii lo stesso rumore e niente lasciava pensare a uno scricchiolio. Cosa diavolo era?
<< Ben… Ben… >> sussurrai piano alzando sempre di più il tono della voce.
Lo sentii mugugnare, poi di nuovo il rumore fuori dalla porta e subito dopo un piccolo grido.
Mi prese il panico e mi avvicinai all’estremità del letto dove dormiva Ben mettendomi seduta.
<< Ben, svegliati >>
<< Hey… Cosa c’è? >> disse stropicciandosi gli occhi.
<< Ho sentito degli strani rumori fuori dalla porta, e una persona che gridava >>.
Non vidi il suo sguardo per via del buio, ma sicuramente fece uno dei suoi sorrisi, uno di quelli derisori per prendermi in giro.
<< Sarà al massimo stato un animale… Tu non eri quella che “non si faceva spaventare da nulla”? >>
<< Non l’ho mai detto, ho detto che mi pareva strano di incappare in situazioni strane in un posto… Così. Può darsi che mi stessi sbagliando >>
<< Perché non ti metti qui, un po’ più vicina? >>.
Non dissi nulla e arrossii di nuovo nell’oscurità della stanza.
Mi rimisi sdraiata, ma questa volta un po’ più vicina a lui. Dopo qualche secondo sentii la sua mano accanto alla mia, pronta ad essere stretta se necessario.
Provai a rilassarmi, la sua vicinanza indubbiamente mi diede più sicurezza. In quell’istante mi sentii tanto un’idiota. Non feci in tempo a pensare ad altro che un tonfo ancora più forte si udì fuori dalla porta. Questa volta anche Ben lo sentì perché entrambi scattammo mettendoci seduti. Le nostre mani si stavano stringendo.
Non so se facemmo finta di nulla entrambi o semplicemente ci piacque, so solo che nessuno dei due mollò la presa. Per quanto la situazione fosse assurda e dettata probabilmente dalle nostre “paurose” fantasie, quello stringerci l’uno all’altro ci diede più forza, se così poteva chiamarsi ciò che provavamo.
<< L’hai sentito anche tu? >>
<< Tu che dici? Non facciamoci prendere dal panico, la situazione è assurda, probabilmente è stato un animale, come ho detto prima >>
<< Sembra quasi tu abbia portato sfiga… Accendi la luce >>.
Una volta illuminati guardai a lungo le nostre mani. Sembravano quasi legate da qualcosa di invisibile, ma non ci imbarazzammo come al solito, volevamo volutamente restare insieme in quegli istanti.
<< Non abbiamo nulla per difenderci? >>
<< Usa quella sedia… Non abbiamo altro >>
<< Non è un po’ esagerato? >>
<< Dai prendila, io apro la porta >>.
Sbuffando sollevò la piccola sedia di legno posta in un angolo della stanza. Gli feci un cenno con la testa e contai fino a tre, poi aprii la porta di scatto. Vidi qualcosa fare uno scatto verso l’alto.
Guardai Ben con la sedia sopra la testa fare un passo indietro e un grosso gatto marrone alzare il pelo impaurito. Premendomi una mano sulla bocca soffocai una risata.
<< Cosa ti avevo detto? >> disse rimettendo a posto “l’arma”.
<< Sì, ma tu non hai visto la faccia che hai fatto >>
<< E sentiamo, che faccia avrei fatto? >>.
Continuai a ridere e mossi la porta per chiuderla quando mi fece cenno di fermarmi.
Di nuovo quella specie di tonfo. Ci affacciammo entrambi alla soglia della porta e notammo un uomo alla fine del corridoio che barcollando andava a sbattere ogni due passi addosso a una porta. Quasi non si reggeva in piedi.
<< Ci mancava l’ubriaco, perfetto >>
<< Dici che si sente male? >>
<< Figurati, quello è solamente strafatto… Torniamo a dormire >>
<< Aspetta >>.
Guardai per terra. Il gatto sembrava interessato a qualcosa che si trovava per terra, sembrava sangue.
<< Oddio… Guarda >>.
Una volta lasciata la stanza ci accorgemmo che effettivamente le macchie di sangue proseguivano sino a dove si trovava l’uomo. Ben mi raccomandò di non avvicinarmi troppo, poteva esserselo fatto da solo e soprattutto poteva essere armato e malintenzionato.
<< Cosa facciamo? >>.
Sentimmo di nuovo un tonfo, questa volta più forte. L’uomo era caduto a terra, sembrava aver perso i sensi.
<< Vado ad avvertire la donna alla reception >> dissi cercando i vestiti da mettermi.
<< No, chiama direttamente la polizia e un’ambulanza, poi scendi. Io vado a vedere come sta >>
<< Mi raccomando, stai attento >>
<< Ti stai preoccupando per me? >>.
Senza dirgli altro gli lasciai le mie labbra sulla sua guancia destra e mi allontanai dalla stanza.
La tremenda paura che si trattasse di un pazzo senza scrupoli che avrebbe potuto aggredirlo da un momento all’altro continuava a perseguitarmi. Scesi all’ingresso il più velocemente possibile, ma non vi era nessuno. Bussai alla porta dove sarebbe dovuto esserci il personale, ma non ricevetti risposta.
Tornai al terzo piano e vidi l’uomo sanguinante seduto contro la parete. Ben gli era di fianco e accanto a lui vi era un altro ragazzo.
<< Giù non c’è nessuno >>
<< È diventata una riunione di famiglia? >> mugugnò l’uomo guardandomi dall’alto al basso.
Con molta probabilità dimostrava più anni di quanti ne avesse, anche per via della barba incolta. I vestiti scuri erano sporchi e in alcuni punti strappati e il suo sguardo sembrava stanco e minaccioso.
<< Vogliamo solo aiutarla >>
<< Io sto benissimo >> ringhiò.
<< Adesso si calmi, l’ambulanza e la polizia stanno arrivando >> disse Ben cercando di tranquillizzarlo.
<< Avete chiamato la polizia? >>
<< Non sapevamo cosa le era successo >> provai a giustificarmi io.
L’uomo si sollevò da terra lentamente.
<< Avete fatto… Un grave errore >> disse avvicinandosi a me.
Nessuno capì cosa stesse succedendo. Io feci dei passi indietro, fino a quando non raggiunsi le scale e dovetti fermarmi.
<< Hey, che sta facendo?! >> fece Ben avvicinandosi.
<< Sta fermo! >>.
Accadde così velocemente che non me ne accorsi nemmeno. Mi prese per un braccio e mise il suo intorno al mio collo. Poi afferrò un coltellino sporco e me lo puntò alla gola. Emisi un grido che fece uscire altra gente dalle stanze. Alcune donne gridarono a loro volta, altri chiesero cosa stesse succedendo.
<< Fermi tutti o le taglio la gola >>
<< BEN! >> urlai io impaurita.
<< Sta calmo, posa quel coltello >>
<< Ora voi imbecilli richiamate la polizia e gli dite di non venire, chiaro?! O questa muore ancora prima di urlare >>
<< Lo faremo, ma tu posa quel coltello >>
<< Avanti, chiamate la polizia! ADESSO! >>
<< Ma è impossibile che torni indietro, si insospettirebbero… Staranno già arrivando >> disse il ragazzo accanto a Ben.
Se fino a quel momento c’era stata una minima possibilità che mi lasciasse andare, ora era chiaro che non lo avrebbe fatto.
Sentii il suo braccio sempre più serrato intorno alla mia gola, la paura aumentare.
Giusto in quell’istante sentimmo della gente salire velocemente le scale. Agenti di polizia si avvicinarono a noi impugnando chi il manganello chi la pistola.
<< Getta quell’arma e alza le mani >> intimò uno.
<< Allontanatevi! >>
<< Getta l’arma a terra >> ripeté il poliziotto.
Un attimo dopo sentii la stretta sparire, tornai a respirare normalmente. Ben, avendo visto l’uomo girarsi, l’aveva afferrato per le braccia e lo aveva allontanato da me.
Fortunatamente lui non venne ferito e la polizia riuscii a fermare il malvivente in tempo.
Passo una mezz’ora e si ristabilì l’ordine.
<< Signorina, sicura di non voler venire in ospedale? >>
<< Sto bene, è stato solo lo spavento >>.
L’infermiere mi salutò e si allontanò da me mentre io tornai da Ben che era rimasto ad aspettarmi all’ingresso del motel.
<< Non era un cannibale, ma sicuramente uno psicopatico >>
<< Hai ancora le forze per scherzare? >>
<< Meglio affrontare la situazione con spirito >> dissi io sorridendogli.
<< Stai bene? >>
<< È la centesima volta che me lo chiedi… Sto bene >>
<< Non ho mai avuto tanta paura per qualcuno come poco fa >>
<< Quale onore >>.
Mi prese per un braccio e mi avvicinò a sé. Senza nemmeno pensarci strinsi le mani intorno al suo collo. Sentii un’infinita sensazione di sicurezza.
<< Scusami, è colpa mia >> mi sussurrò all’orecchio.
<< Quale colpa? Io mi sono voluta fermare nel motel in cui alloggiava un pazzo fatto di crack… Ma non l’ho fatto apposta, davvero >> dissi sorridendo.
Sentii anche lui fare una smorfia, poi mi allontanai dalla stretta.
<< Torniamo a dormire? >> proposi io.
<< Vuoi tornare là dentro? >>
<< Non vorrai mica spendere cinquanta dollari inutilmente! Solo poche ore, ne abbiamo bisogno >>.
Riuscimmo a farci cambiare di stanza. Camminare per lo stesso corridoio non ci era sembrato il massimo così ottenemmo una stanza al secondo piano, che stranamente al nostro arrivo era  risultata occupata come il resto delle altre. Era stata una chiara manovra della proprietaria che affibbiandoci la stanza al piano più alto voleva farcela pagare di più.
Una volta a letto ci addormentammo subito e il più vicino possibile.
Il mattino seguente mi accorsi di avere la mia mano sul suo petto e la testa sul suo braccio. Senza svegliarlo sorrisi e mi rimisi a dormire.

Rieccomiiiiiiiiiii... Scusate il ritardo, credevo sarei riuscita ad aggiornare prima, ma sono stata travolta dai compiti estivi ... Perdonooooooo T_T!!! Inizio col dirvi come al solito grazie per l'affetto! Sia per chi legge e per chi molto gentilmente continua a recensire! Grazie =) ! Come seconda cosa vi faccio notare i chiari riferimenti a film dell'orrore come Non aprite quella porta e al telefilm Dawson's creek presenti in qualche frase in questo capitolo =) ... Mettere qualche "cameo" ( anche se forse nn sarebbe il termine adatto) qualche volta non fa mai male =)! Sì beh è un capitolo un po' diverso dal solito, con la totale assenza di Jo ( NOOOOOOOOOO! T_T ), ma è giusto per approfondire la sua situazione con Ben, personaggio di tutto rispetto... Non disperate, ci sarà un ritorno burrascoso a Miami, ma dovrete soffrire ancora un pochino prima di vederlo... Ok, ora vi saluto che è più tardi del solito. Perdonatemi se ci dovesse essere qualche errore grammaticale o altro, nel caso scrivetemi e fatemelo sapere che correggo =)! A presto, lo spero davvero! Bacioni a tutti

   
 
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