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Autore: Brume    03/06/2021    4 recensioni
1788: molte cose sono cambiate nelle loro vite ed il clima sociale e politico francese è ormai compromesso. Oscar e Andrè vengono mandati dai reali in Normandia dove alcuni branchi di lupi continuano a fare strage di persone nei villaggi intorno a Londinières. C’è però chi sospetta che questo sia solo una scusa atta a coprire una epurazione, stragi di uomini e donne compiute da una persona troppo importante per essere punita: ai due "ragazzi" il compito di capire cosa stia succedendo. Una parentesi, un fuori programma che nulla ha a che fare con la storia e che magari cambierà le loro vite, chi lo sa.
In parte ispirato alla faccenda del Gevaudan così come narrata nel libro di Todaro (ma sono nell' idea di fondo), non ci sono altri particolari riferimenti. Per eventuali cronologie si consideri il manga. Storiella senza nè arte nè parte nel mio stile.
Eventuali fanart presenti, se non diversamente precisato, sono mie opere.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Oscar François de Jarjayes
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Andrè rimase con lo sguardo fisso su quei pochi scalini per alcuni minuti. Davvero Oscar si era lasciata sfuggire quella frase? Davvero la sua voce calma e profonda aveva pronunciato quelle parole, dopo tutto quello che lui le aveva fatto? Appoggiato al tavolo, puntò i gomiti e prese la testa tra le mani, chinando il viso verso il basso; grosse lacrime si erano formate nei suoi occhi ed un nodo gli aveva come stretto stomaco e gola in una morsa. 

“Tutto bene?” chiese l’ oste quando venne a ritirare i piatti, vedendolo in quello stato.  

“Si, Monsieur” rispose Andrè, ringraziandolo. Ma l’ uomo, non convinto, una volta posati in piatti in un tinello in quella che doveva essere la cucina tornò da lui  con una brocca ricolma di vino ed un nuovo bicchiere, posandoli sul tavolo. 

“Tenete” disse con fare paterno “ credo che ne abbiate bisogno, qualsiasi cosa vi stia passando per la testa”. Andrè rialzò lo sguardo ringraziandolo ancora; l’ uomo si allontanò, lasciandolo solo a versarsi il primo di quei bicchieri. 

Mi starà aspettando? Cosa starà facendo? Si chiese Andrè ingoiando il primo bicchiede del liquido color rubino. Si passò una mano tra i capelli liberando il viso dal lungo ciuffo che copriva la cicatrice sull’ occhio e si guardò in giro. Poi, per cacciare i pensieri che si stavano facendo largo in lui, iniziò a parlare con l’ oste. 

“Anche  da voi ci sono state morti sospette? Siamo abbastanza vicini alla zona indicata....” L’ uomo si lisciò i baffi chiari e lo sguardo si fece serio. 

“...a dire la verità, già un paio di anni fa qualcosa accadde, di strano. Diedero la colpa ad un inverno piuttosto rigido che portò quelle bestie ad avvicinarsi ai centri abitati ma in realtà credo...ci sia stato dell’ altro...”. 

“Cosa intendete, Monsieur? Qualcosa di sovrannaturale?” chiese allora Andrè.L’ ometto, che si sedette al tavolo presentandosi con il nome di Arnaud, scosse la testa.  

“No, non direi. Non credo a queste cose. Penso piuttosto che stiano usando questa storia per fare un po' di pulizia...” . 

 Andrè continuò a non capire. 

“Voi non siete nobile, vero?” chiese l’ oste. Andrè scosse la testa. 

“...No, ma vivo a contatto con i nobili tutti i giorni, sono cresciuto presso la famiglia De Jarjayes... ma non vi preoccupate. Dalla mia bocca non uscirà nulla” rispose. Altri calici furono versati e bevuti mentre le mani di Arnaud giocavano nervosamente con il panno che aveva alla cintola. I suoi occhi chiari fissarono quelli di Andrè. 

“Credo stiano usando questa storia per -” provò a dire, prima che aluni rumori improvvisi richiamassero la loro attenzione. Passi sul terreno, un respiro affannoso chiaramente udibile...i due si fissarono, balzando in piedi. Dall’ unica finestrella presente non riuscirono a vedere nulla; si avviarono allora verso la porta, che Arnaud aprì piano, spiando. 

“Una vacca” disse tirando un sospiro di sollievo osservando il bovino “ sono al pascolo non lontano da qui , magari si è persa”. 

“Già...” rispose Andrè, facendosi avanti ed uscendo, avviandosi verso le stalle. 

“Dove sta andando?” chiese l’ uomo. 

“ A controllare i cavalli,non si sa mai” rispose ; ma ancora una volta fu fermato, stavolta da urla ferine. Qualcosa o qualcuno – non era ancora persuaso di quel pezzo di  storia che aveva appena ascoltato – aveva preso di mira i cavalli.  

Corse. Senza pensarci, senza riflettere, corse. 

Arrivò alla stalla , dietro la casa, giusto in tempo per vedere la sagoma di un animale essere trascinata  via senza problemi.Un vecchio asino malridotto che aveva notato anche prima, forse...    Rimase fermo finchè quella sagoma scomparve nel folto di alcuni cespugli e poi andò dai cavalli: erano salvi, al momento, ed in buona salute. 

Dalla finestra sopra la sua testa arrivò la voce di Oscar. 

“Andrè! Che succede? I cavalli?” chiese. 

“Sono salvi, Oscar.... almeno per il momento” rispose lui.           
 I due si fissarono, poi Andrè rientrò insieme ad Arnaud, che lo aveva seguito. Oscar lo aspettava sulle scale e quando lo vide gli andò incontro.
 

“Che ti salta in mente?” chiese, lo sguardo preoccupato e iroso allo stesso tempo. Le mani strette in pugno fremevano.  

“...sono uscito a controllare, avevo timore per i cavalli. La fuori c’è qualcosa... credo abbia portato un vecchio asino nel bosco” rispose.  

Lei parve tranquillizzarsi...poi uno schiaffò lo colpì in pieno viso, forte quasi quanto quello di mesi e mesi prima.Portandosi una mano al viso guardò con fare interrogativo la donna davanti a sé. 

“Non farlo mai più. Hai rischiato la tua vita” sibilò Oscar tra i denti. Lui la guardò poi le passò di fianco senza dire una parola, salendo le scale. Davanti alla porta della sua stanza, indugiò. La mano sulla maniglia rimase ferma, senza muoversi, finchè non sentì Oscar raggiungerlo.  

“Credo sia meglio facciamo cambio di stanza, Oscar. Dalla tua finestra di può vedere la stalla...potrei tenere d’ occhio la stalla, da li” disse fissando i propri piedi.Non ricevette subito risposta, quindi si girò. La sua Oscar, stretta nel mantello che copriva un lungo camicione, teneva gli occhi bassi. 

“No”. 

“Come dici, scusa?” chiese lui incredulo. Voleva forse mettere in pericolo la vita del suo prezioso purosangue per un capriccio e un letto comodo? 

“...Non ti lascerò solo, Andrè. Se vuoi, entra pure. Ma in quella stanza ci dormirò anche io”.  

Andrè non sapeva cosa pensare.  

“...va bene” riuscì a dire deglutendo a fatica. 

Entrò nella stanza di Oscar, seguito da lei. 

Si portò verso la finestra, prese una sedia e la pose li accanto; poi, appoggiata la giacca alla spalliera, si accomodò. Sentì il fruscio di lenzuola contro la pelle di lei e ricacciò indietro pensieri ed emozioni che si facevano strada continuando a  fissare oltre quella finestra: grazie al cielo l’ occhio sano aveva ancora una buona vista. Osservò, silenziosamente, ogni cosa; si alzava, si sedeva, apriva le finestre per sentire meglio eventuali rumori. Senza sosta. 

 In tutto questo, Oscar si limitava a stare seduta su quel letto, coperta da un lenzuolo, senza dire nulla. Fu Andrè a parlare per primo dopo una mezz’ora di agonia. 

“Perchè?” chiese, semplicemente. 

 Non si voltò neppure. 

“Scusa?” rispose lei. 

“Perchè siamo qui, perché mi hai voluto qui? Perché quello schiaffo, perché quelle parole che ho sentito pronunciare dalle tue labbra, prima?” chiese senza nemmeno prendere fiato. Distolse lo sguardo dal piccolo cortile e lo portò su di lei. 

Era bellissima. Gli occhi pieni di lacrime, ma bellissima. Silenziosa, non seppe fornire una risposta; si schiarì la voce ma rimase zitta.Andrè le si avvicinò, sedendosi a debita distanza e dopo avere ricevuto un tai ai piedi di quel letto. 

“Stringimi" mormorò lei, la voce appena percettibile. 

Dagli occhi azzurri scese una lacrima; il viso di lei era il ritratto della disperazione...quasi quanto il proprio. 

“…ma Oscar…” balbettò lui, emozionato. 

“…se non vuoi, non fa nulla" rispose Oscar stringendosi sempre più le ginocchia al petto. 

Andrè sospirò. Si alzò, si avvicinò a lei. Dopo un breve indugio scacciò i sensi di colpa e  la prese tra le braccia...in fondo glie lo aveva chiesto la sua Oscar che, tra quelle braccia, finalmente si sciolse appoggiandosi al petto del suo Andrè... non una parola fu detta. Rimasero così, stretti l’uno uno contro l' altra, senza fare nulla altro che ascoltare il reciproco respiro ed il battito dei loro cuori per almeno dieci minuti, poi lei parlò. 

“…Andrè…non tormentiamoci. Tu mi hai fatto del male ma io…io ho fatto anche peggio. Sapevo che mi ami, non ho mai affrontato la cosa...ora non ti dico che tutto cambierà ma... Proviamo a perdonarci a vicenda" bisbigliò. Andrè non poteva credere alle sue orecchie; una lacrima scese sulla guancia ispida di barba non rasata.La strinse più forte.Sentì ogni centimetro di quella pelle, almeno quella a lui concessa... credette di sognare….invece no, era tutto reale. I lupi scomparvero dalla sua testa;  la tenne così finché il respiro di lei si fece calmo e , accertandosi che dormisse, delicatamente la posò sul letto tornando infine a fare la guardia alla finestra con il cuore che scoppiava.  

 

L' indomani mattina un fastidioso dolore che si irradiava lungo tutta la spalla ed il braccio destro fece svegliare Andrè con una smorfia. Sbuffando , si alzò dalla sedia e fece qualche movimento per rimettersi in sesto; era appena l' alba, Oscar dormiva ancora e tutto pareva tranquillo.Fece qualche passo per la stanza poi decise di scendere; avrebbe fatto due passi controllando anche i cavalli. 

“Monsieur, avete dormito bene? Chiese Arnaud appena lo vide 

“Si, grazie...ora vado a vedere i cavalli...per cortesia, potrebbe al mio rientro preparare del latte caldo e qualche fetta di pane?” domandò. Arnaud sorrise e Andrè uscì. 

Raggiunse la stalla. Controllò i cavalli e sembrò che tutto fosse a posto; solo il purosangue di Oscar sembrava più nervoso del solito. Si avvicinò, dunque, e lo carezzò a lungo; poi, dopo essersi prodotto in un sonoro sbadiglio  decise di tornarsene all’ interno. Di quel povero asino non vi era nemmeno l’ ombra, solo tracce di sangue che portavano all’ interno del bosco ed accanto a queste quelle di un animale, forse il lupo....ma parevano per così dire normali. 

Fece spallucce. 

Rientrò alla locanda e prese il vassoio che Arnaud aveva preparato poi tornò nella stanza; Oscar era sveglia, immobile sotto le coltri. 

Andrè non disse nulla; poggiò il vassoio sul letto e prese la sua tazza andandosi a sedere sulla sedia. 

“Sei stato sveglio tutta la notte?” gli domandò lei. 

“Non proprio...ho ceduto, qualche ora...ma per quel che ho visto, nulla di preoccupante. I cavalli stanno bene e...ho anche visto alcune orme ma non appartengono a nessuna creatura bestiale, erano quelle di un semplice lupo....” 

Oscar bevve alcuni sorsi di latte e prese il pane, ancora caldo, dandogli un morso. 

“Dobbiamo partire subito e raggiungere gli altri a Londinières, prima di sera...” si limitò a dire. 

Andrè annuì. 

“Vado a sellare i cavalli, allora” rispose. 

 Nulla di più, nulla di meno fu detto. Andrè tornò nella sua stanza per darsi una rinfrescata e Oscar rimase ancora un po' nel letto poi si sistemò. 

Le campane di una chiesetta poco distante suonavano le otto quando risalirono a cavallo, ricominciando il loro viaggio. 

 

 

   
 
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