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Autore: Talitha_    06/06/2021    2 recensioni
Da quando lei ed Adrien hanno scoperto le rispettive identità, Marinette ha sempre negato, con ostinazione, ogni possibilità di un futuro insieme. ⁣
Sarebbe sbagliato, pericoloso. ⁣
Tuttavia, dopo ancora quattro anni, i suoi sentimenti per lui e gli errori del passato continuano a tormentarla. ⁣
È davvero esclusa in partenza ogni possibilità di trovare un lieto fine?⁣

« Perché c’è di peggio che non conoscere mai l’amore: trovarlo in un tempo della propria vita che lo rende impossibile. »⁣
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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III. Dîner

 

1.

 

Marinette era in ansia. Tanta, tanta ansia. Si chiedeva perché diamine avesse accettato l’invito di Adrien. Era stato l’impulso del momento, forse, eppure Marinette sapeva quanto fosse pericoloso seguire i suoi istinti. 

Ma adesso era troppo tardi. Il danno era fatto, e Marinette non poteva certo chiamare Adrien e dirgli che aveva cambiato idea. 

Per questo, era costretta ad andare a cena da lui. Ovviamente, non solo con lui, si ripeté. Anche con Nathalie ed Émilie, che di certo non avrebbero avuto la malsana idea di lasciarla sola con Adrien. 

Oh, nonono. Qualcosa le diceva che forse, forse, non era così improbabile. Émilie aveva già fatto bene intendere di essere favorevolissima alla loro relazione, e questo spaventava a morte Marinette. 

Ma doveva restare calma, giusto?

Calma calma calma. 

“Stai calma, Marinette”, le disse anche Tikki, con la testolina che sbucava dalla borsetta rosa. 

“Calma, Tikki? Io sono calma. Calmissima. Super calma. Sono nata calma. Calma è il mio secondo nome. Non vedi? Non sto tremando e sudando o dando di matto. Le gambe non mi cederanno e sono sicura che non balbetterò. Uh uh,” mosse un dito per aria, e di certo i passanti che la osservavano parlare da sola e gesticolare la presero per una pazza “non un singolo istante.”

Tikki ridacchiò. “Se lo dici tu, Marinette.” 

“Certo che lo dico io. Perché sarà così. Andrà tutto bene. Vero, Tikki? Andrà tutto bene”, si ripetè, mentre camminava a falcate sempre più incerte verso villa Agreste. 

Era incredibile quante volte in quei giorni avesse percorso quella stessa strada. Le sembrava così strano, ma al tempo stesso tanto naturale. Le sarebbe piaciuto recarsi a casa di Adrien tutti i giorni, perché questo avrebbe significato vederlo e parlargli. 

A quel pensiero, Marinette ebbe un brivido. Non aveva ancora deciso la risposta da dare ad Adrien. O meglio, il suo cuore sapeva perfettamente cosa voleva dirgli, ma Marinette aveva paura di prendere una decisione troppo affrettata, guidata solo dal sentimento. Forse sbagliava, ma forse no. 

“Tutto bene, Marinette?”, le chiese per l’ennesima volta Tikki. 

Marinette annuì con convinzione, forse troppa. “Sì, Tikki. Tutto alla grande”, disse, ma chissà perché Tikki non le credeva poi molto. 

 

***

 

Marinette aveva appena suonato il campanello del portone, e parve che Adrien la stesse aspettando impazientemente dall’altro lato, perché lei non aveva fatto in tempo neanche a staccare il dito dal pulsante che lui aveva già aperto la porta. 

“Ciao.” Il sorriso di Adrien la colpì dritto al petto. 

“C-ciao”, rispose Marinette - colta del tutto impreparata - e si maledì per non essere riuscita neanche a salutarlo in maniera decente. Quella serata di profilava un gran disastro. 

“Sei bellissima”, mormorò Adrien, con un leggero ed adorabile rossore che gli aveva tinto le guance. 

Il rossore di Marinette, al contrario, non era affatto leggero, né adorabile. Abbassò lo sguardo al vestitino rosa che indossava, piuttosto semplice e modesto, e che non lasciava intravedere nessuna parte del corpo particolarmente imbarazzante. Se non le ginocchia. 

Ah, le ginocchia. Se Marinette avesse conosciuto un po’ meglio i gusti di Adrien avrebbe saputo che lui trovava le sue ginocchia estremamente sensuali, e allora avrebbe optato per un pantalone. 

Tuttavia, il danno era fatto, e Marinette non poteva certo tornare a casa e cambiarsi. Per cui si limitò a rispondere con un timido ‘grazie’, e al che Adrien spostò lo sguardo dalle sue ginocchia ai suoi occhi. 

Oh

Come ogni singola volta che il suo sguardo e quello di Adrien si incrociavano, Marinette sentì mancarsi la terra da sotto i piedi. Forse era meglio permettergli di continuare a fissarle le gambe. 

“Anche tu non sei bello. Male. Anche tu non sei male. Ovviamente sei bello. Bellissimo. O, Dio.”

Zitta, Marinette. Zitta’, si disse mentalmente. 

Adrien ridacchiò. “E non mi hai ancora visto in costume da bagno”. Le fece l’occhiolino, un ghigno malefico stampato sulle labbra. 

Marinette sentiva le orecchie fischiare. Improvvisamente faceva troppo, troppo, caldo. Adrien in costume da bagno, la sua pelle dorata esposta al sole, i muscoli guizzanti delle braccia, il suo petto tonico e gli addominali e…

“Tutto bene, Milady?”, le chiese Adrien, e nelle sue parole non era affatto percepibile quella sfumatura di preoccupazione sempre presente quando le si rivolgeva in momenti come quelli (per la cronaca, quelli in cui lei andava completamente in pallone e iniziava a balbettare e dire cose senza senso). No, il suo tono non era affatto preoccupato, ma piuttosto... provocatorio. Oh, sì, Adrien la stava stuzzicando, e ci stava riuscendo perfettamente

Marinette si morse un labbro. Non poteva certo dargliela vinta così. Per cui si rimise bene in piedi sulle gambe, portando un piede di fronte all’altro - ed esponendo il suo bel ginocchio. Un sorrisino malizioso le dipinse il volto, e con voce bassa e calda gli rispose sicura: “Prima di parlare, Chaton, aspetta di vedere me, in costume da bagno.”

A quanto pare aveva centrato pienamente il segno, perché questa volta fu Adrien ad arrossire come un peperone. Marinette ridacchiò, assaporando appieno la sua vittoria, e avrebbe di certo continuato a stuzzicarlo se non fossa stata interrotta dalla voce di Émilie che risuonava nell’atrio. “Adrien, è arrivata Marinette?”, chiese contenta. 

Adrien si girò verso di lei, seduta su una sedia a rotelle trascinata dal gorilla. “S-sì, Maman. È...” si schiarì la gola “è arrivata.”  

La sedia di Émilie avanzò fino alla soglia. Quando scorse Marinette, bellissima e sorridente - che ancora godeva del suo tiro a segno - le rivolse un gran sorriso. Marinette si sporse verso di lei per salutarla, ed Émilie la catturò inaspettatamente in un abbraccio. Era buono, il profumo di Émilie. Sapeva proprio... di mamma. Era dolce e accogliente, e Marinette si sentì così a suo agio tra le sue braccia che in quei pochi secondi dimenticò quasi del tutto l’ansia che l’attanagliava. 

Émilie la prese per le spalle. “Sei incantevole, tesoro”, le disse, e poi la invitò in sala da pranzo, dove la cena stava per essere servita. 

 

***

 

Adrien sentiva caldo. E quanto caldo. Immaginare Marinette in costume da bagno lo aveva completamente destabilizzato. Ancora pensava di vederla, la sua pelle bianca risplendere al sole, le sue gentili curve, morbide al tatto. I capelli lisci scivolargli tra le dita, e quelle adorabili lentiggini colorarsi di una tinta più scura. 

“...anto a Marinette, Adrien?”

Adrien sbatté le palpebre e tornò improvvisamente alla realtà. 

“Come scusa?”, chiese alla madre, la voce un po' roca e lo sguardo del tutto smarrito. 

Émilie sorrise e ripeté con pazienza. “Ti dispiace sederti accanto a Marinette? Io e Nathalie preferiamo occupare quest’altro lato del tavolo. È più vicino alla porta.”

Certo, come no. Più vicino alla porta. Tsk. 

Adrien annuì. “Certo, certo. Vicino a Marinette. Va benissimo.”

Il sorriso di Émilie si allargò, e una luce quasi malefica le scintillò negli occhi. Adrien le lanciò un’occhiataccia piuttosto significativa. ‘Maman, per favore. Non ricordi cosa mi hai promesso, prima? Non saresti intervenuta. L’hai giurato.’ In risposta a quello sguardo, Émilie si limitò a ridacchiare. 

Dopo aver aiutato la madre a sedersi sulla sedia, Adrien si diresse all’altro lato del tavolo, accanto a Marinette, che a sua volta sedeva di fronte a Nathalie. Non sembrava nervosa come Adrien si era aspettato, e lui ne fu subito contento. Significava che Marinette si sentiva a suo agio, e che forse, per una volta, le cose tra di loro non sarebbero state imbarazzanti. 

Ebbene, si sbagliava di grosso.

In realtà, la serata iniziò piuttosto bene. Marinette chiese a Nathalie gli ultimi aggiornamenti del suo viaggio, e poi si informò sulla salute di Émilie, chiedendole perché fosse tornata sulla sedia a rotelle e non stesse usando le stampelle. Si sentiva forse più debole?

“Oh, no, tesoro. Sto benissimo. È solo che mio figlio, lì”, e lo indicò col dito “non vuole che mi sforzi troppo, e mi costringe a stare sempre seduta.”

Maman, il dottore ha detto che…”

“Tsk”, sbuffò Émilie. “Il dottore ha detto che non devo camminare troppo, non affatto.”

Adrien mise un adorabile muso. “Ma è ancora troppo presto, cosa succederebbe se… se…”

Adrien per poco non sobbalzò quando avvertì la pressione della mano di Marinette sulla sua gamba sinistra. 

“Adrien è solo preoccupato per te, Émilie. So che a volte può essere molto protettivo…”

“Ehi!”, Adrien si finse ferito, in realtà era ancora troppo scosso dalla vicinanza di Marinette. 

La sua mano calda premuta contro la gamba. 

Dannazione

Lei ridacchiò. “Neghi forse di essere protettivo?”

Vicina, sempre più vicina!!!

Adrien indietreggiò un poco con la testa, definitivamente a disagio. “Io…io…”

Marinette si allontanò, un’espressione trionfante sul volto. Ma cosa aveva intenzione di fare, mandargli in pappa il cervello?

Émilie scoppiò in una risata, e anche Nathalie si lasciò sfuggire un sorriso. 

“Sei adorabile, tesoro”, dichiarò Émilie. 

Maman…”, Adrien arrossì fino alla radice dei capelli. 

Marinette lo guardava maliziosa, ma anche tanto, tanto intenerita. Il cuore di Adrien si sciolse un altro po’. 

Si schiarì la gola e si preparò a distogliere lo sguardo dal suo profilo e dalle sue labbra sorridenti, che adesso stavano dicendo qualcosa a Nathalie, quando… 

Oh. Oh

Gli occhi di Adrien caddero accidentalmente sull’orlo un pochino rialzato della gonna di Marinette, a scoprire abbondanti centimetri di pelle liscia e bianca come l’avorio. La bocca di Adrien si seccò all’istante. Subito, subito, distolse lo sguardo e afferrò con forza il suo bicchiere, mandando giù lunghi sorsi di acqua fresca. “Tutto bene, Adrien?”, chiese Émilie, e Adrien annuì con il bicchiere ancora stretto tra le labbra. 

A quanto pare, Marinette non si era accorta che sedendosi la stoffa della gonna si era rialzata, e Adrien si ritrovò per i successivi trenta minuti - ovvero fino a che lei non chiese il permesso di andare in bagno - a gettare accidentalmente e ripetutamente lo sguardo verso il basso. 

Dannazione dannazione. 

Al ritorno dal bagno, Marinette gli parve fresca come una rosa. Forse perché aveva ritoccato il trucco, che comunque non era affatto pesante, o perché semplicemente era talmente bella che la sua vista lo lasciava secco ogni volta. La cena proseguì così, tra commenti imbarazzanti e occhiate furtive, e Adrien fece di tutto pur di evitare di fissare Marinette mentre mangiava, parlava, beveva e rideva. Non sapeva come facesse ad essere sempre bellissima, sempre impeccabile, sempre desiderabile

E starle così vicino, tanto da avvertire il suo profumo e il calore del suo corpo, lo stava mandando fuori di testa. 

Ogni volta che Marinette si girava a guardarlo, e magari gli rivolgeva la parola per chiedergli di passarle l’acqua o un tovagliolo, lui… lui… si scioglieva. 

Letteralmente. 

Stava davvero diventando una tortura, quella. Una tortura a cui lui stesso aveva deciso volontariamente di sottoporsi. 

Passarono circa due ore, in cui Adrien non riuscì a seguire poi molto le conversazioni delle altre tre donne, troppo distratto dalla presenza di Marinette accanto a lui anche solo per formulare una frase di senso compiuto. Eppure, era perfettamente capace di immaginarla ancora in costume, ma anche senza vestiti, e…

‘Adrien, per amor del cielo, datti un po' di contegno’. 

Ma quanto era difficile. Tanto, troppo difficile. Marinette era così vicina che Adrien non poteva impedirsi di lasciar scivolare lo sguardo sulle sue labbra rosa, lucide, piene, morbide, invitanti e sorridenti. Moriva dalla voglia di baciarla. E forse lo avrebbe fatto, se solo non ci fossero state sua madre e Nathalie ad osservarli, e ovviamente se Marinette fosse stata d’accordo. Cosa di cui Adrien non era poi così sicuro. 

Dunque, la serata procedeva così. Un vero e proprio supplizio per Adrien, mentre le altre tre, apparentemente incuranti del suo disagio o del suo silenzio, continuavano a conversare, ridere e scherzare nel più amabile dei modi. 

Questo fino a che uno sbadiglio non sfuggì alle labbra di Émilie, che allora si scusò e disse che era davvero molto stanca, e che probabilmente sarebbe andata a dormire. Adrien era talmente distratto che quasi non se ne accorse, tanto da non proporsi neanche di accompagnare la madre a letto. L’offerta venne comunque da Nathalie, ed Émilie la accettò con un sorriso. 

“Adrien”, gli si rivolse sua madre prima di uscire dalla stanza “sii così gentile da tenere ancora un po' di compagnia alla nostra ospite, o di accompagnarla a casa se anche lei si sente stanca.”

Poi aggiunse qualcosa rivolta a Marinette - che Adrien non riuscì a cogliere - e uscì dalla stanza spinta da Nathalie, che si richiuse la porta alle spalle con un sorriso per nulla innocente stampato sulle labbra. Quelle due erano davvero due diavoletti, pensò Adrien, che solo in quel momento comprese la natura della situazione in cui era stato incastrato. Si voltò allarmato verso Marinette, che lo guardava estremamente divertita. 

‘Ti diverti a prendermi gioco di me?’, le avrebbe chiesto, se non fosse stato talmente confuso e nervoso. 

Per cui rimase in silenzio, e prese a giocare nervosamente con l’orlo della tovaglia. 

Anche Marinette sembrava pronta a ribattere con malizia, ma forse si era resa conto che se lo avesse fatto avrebbe imbarazzato Adrien ancora di più e allora non avrebbe risolto niente. 

Ci furono brevi istanti di intenso disagio, soprattutto da parte di Adrien, e il loro silenzio fu interrotto soltanto dalla voce dolce e chiara di Marinette: “Ti va di andare a fare una passeggiata? Stasera c’è la luna piena.”

“Oh”, fu l’unico suono che le labbra di Adrien riuscirono ad articolare. 

Marinette ridacchiò. “Sarebbe un sì?”

Lo sguardo speranzoso che gli rivolse Marinette lo fece svegliare all’improvviso. 

“Sì!”, esclamò, e il sorriso di lei gli scaldò il petto. Dopotutto, forse più tardi avrebbe dovuto ringraziare sua madre e Nathalie. 

 

2.

 

Era una serata piacevole. Una leggera brezza soffiava nell’aria, anche se Adrien sentiva talmente caldo da non accorgersene. Tuttavia, quando Marinette rabbrividì leggermente dopo un rivolo di vento più forte degli altri, Adrien non esitò a poggiarle la sua giacca sulle spalle. Marinette protestò debolmente, ma dopo aver visto il rossore che ancora imporporava le guance di Adrien si decise di accettare la sua gentilezza, ripagandolo con un bel sorriso.  

Adrien andò ancora una volta in brodo di giuggiole. 

Marinette si lasciò scappare un’adorabile risata, tornando a guardare la strada illuminata davanti a loro. 

Stavano camminando sulla strada che affacciava sulla Senna, non poco lontano dalla casa dei genitori di Marinette. Adrien era grato che lei non abitasse più lì, perché altrimenti la loro passeggiata sarebbe stata talmente breve che lui non avrebbe neanche avuto la possibilità di tenerla per man…

Trasalì. Come se gli avesse letto nei pensieri, Marinette gli aveva afferrato con noncuranza la mano e attorcigliato le sue dita sottili e delicate a quelle di Adrien. 

“Adrien?”, chiese Marinette, stavolta la sua voce così… seria? che Adrien si girò subito a guardarla. 

“È tutta la sera che ti comporti in modo strano. Sicuro di stare bene?”

Oh, com’era bella. E adorabile. E meravigliosa. La luce della luna piena si rifletteva nei suoi grandi occhi azzurri, come quella sera di tanti anni prima in cui lui le aveva confessato il suo amore e lei gli aveva rivelato di essere già innamorato di un altro ragazzo. 

Che altri non era che lui in persona. 

Dio, ma perché le cose tra di loro dovevano essere sempre così complicate? Adrien non riusciva a capacitarsene. 

Comunque, Marinette stava ancora aspettando una sua risposta, per cui ingoiò il groppone che avvertiva in gola e rispose un rauco ‘sì’, dandole una leggera strizzata alla mano, come per rassicurarla. 

Lei lo guardò dritto negli occhi, per nulla convinta. “Sicuro di… ehm, non essere arrabbiato con me?”, chiese in un sussurro. 

“A-arrabbiato? E perché?”

“Per averti nascosto per tutto questo tempo la verità”.

“No! No, certo che no! Perché mai dovrei esserlo?”

Un peso parve scivolare via dalle spalle di Marinette. “È che… stasera non mi hai rivolto per niente la parola, e quando ero io a parlarti mi rispondevi a grugniti.”
“N-non è vero!”, protestò lui. 

Lei annuì. “Sì, che è vero. All’inizio pensavo che fossi imbarazzato, ma poi ho avuto paura che…”
Adrien si fermò, rompendo l’intreccio delle loro mani e prendendo Marinette per le spalle - con tutta la delicatezza del mondo, si intende. “Marinette, non sono assolutamente arrabbiato con me, mi dispiace che tu l’abbia pensato. È solo che…”, si interruppe. Come poteva spiegarle che non le aveva rivolto la parola perché se lei avesse ricambiato il suo sguardo lui non era sicuro di uscirne indenne? Anche adesso la vista dei suoi occhioni blu riflessi della luce pallida della luna lo stava altamente destabilizzando. In senso positivo, ovviamente. Molto positivo. 

“Che…?”, lo incitò Marinette, inarcando leggermente le sopracciglia. Si erano fermati già da alcuni secondi, e l’unico rumore in grado di raggiungere le loro orecchie era lo sciabordio calmo e costante delle acque del fiume. 

“Marinette, io -”, prese a dire Adrien, ma improvvisamente lo sguardo gli ricadde di nuovo sulle sue labbra lucide e dischiuse, e questa volta il cervello smise definitivamente di funzionare. 

E tuttavia non era il solo, dato che anche Marinette parve iniziare a risentire della pericolosa vicinanza dei loro corpi, dello sguardo bruciante di Adrien su du lei, dei loro respiri via via più affannati che si mescolavano nell’aria. 

Senza accorgersene, Marinette fece un passo avanti. Poi un altro, meno timido. 

Adrien vacillò. 

“Marinette?”

“Mmh?”

Il suo respiro caldo rimbalzava sulla pelle di Adrien. Il volto di Marinette era così vicino. Le sue labbra erano così vicine. 

“Potrei baciarti”, le bisbigliò contro. 

“Fallo”, rispose Marinette con un filo di voce. 

Cosa?

“C-cos-”

Marinette non lo lasciò continuare. Semplicemente, si alzò sulle punte dei piedi, colmò la poca distanza che li separava, e lo baciò

Adrien spalancò gli occhi dalla sorpresa. Non poteva credere che Marinette lo stesse baciando, e…

Oh. ‘Ma quanto sono morbide le sue labbra? Non ricordavo fossero così, e… dannazione, è passato decisamente troppo tempo dall’ultima volta e…’

E poi, Adrien smise di pensare. 

Per i primi lunghi, minuscoli, infiniti secondi, entrambi rimasero semplicemente così, le labbra di uno premute contro quelle dell’altro. Poi, Adrien sentì una qualche molla scattargli nel petto. 

Chiuse gli occhi. 

E la ricambiò. 

Marinette sospirò di piacere quando lo avvertì chinarsi con decisione su di lei. Fu questo, forse, a darle coraggio. O magari semplicemente la voglia pazza di approfondire il bacio. Adrien sentì chiaramente le mani di Marinette risalire il suo petto fino a poggiarsi sulle sue guance, e la punta rossa della sua lingua sfiorare il suo labbro superiore. 

Oh, Dio. 

Adrien sussultò dalla sorpresa, ma si riebbe subito, perché Marinette aveva finalmente deciso di permettergli di baciarla, e lui non l’avrebbe certo delusa. 

Le cinse la vita con le braccia, avvicinandola a sé, e sentì Marinette ansimare e stringersi più forte contro di lui, le mani adesso attorcigliate dietro il suo collo. 

Quel bacio, iniziato in maniera del tutto inaspettata, stava prendendo una piega che ad Adrien non dispiaceva affatto. Le labbra di Marinette, morbide calde e profumate, richiedevano con urgenza il contatto con quelle di Adrien, quasi per rimediare a tutti gli anni sprecati a trattenersi e a tenersi lontani. 

Adrien gemette quando avvertì di nuovo la lingua di Marinette sfiorare le sue labbra e la sua, di lingua, e Marinette ridacchiò contro di lui. Poi ripartì all’attacco, colta forse da un’improvviso slancio di passione - questo Adrien non lo sapeva, e non gli importava poi molto, dal momento che Marinette lo stava baciando e lui non era nessuno per negarle questo piacere. Perché di certo di un grande piacere si stava parlando, visti gli adorabili gemiti che le sfuggivano e che riuscivano a mandargli completamente in tilt il cervello. La parte egocentrica di Adrien gli suggerì di dover essere proprio un bravo - anzi, ottimo - baciatore, visti i sospiri e i sussulti, e il desiderio di Marinette di continuare ad essere baciata, ancora e ancora. 

Si staccarono soltanto per riprendere fiato, le fronti premute, gli occhi fissi in quelli dell’altro. Fu proprio allora che Adrien si rese conto che quello non era un sogno, che davvero lui e Marinette si erano baciati. Eppure, nonostante la realtà dei fatti fosse ben chiara - e il sapore delle labbra di Marinette sulle sue ne fosse una più che sufficiente conferma - ad Adrien parve all’improvviso che la situazione fosse troppo assurda per essere vera. Insomma, davvero dopo tutti quegli anni Marinette aveva deciso finalmente che era arrivato il momento di accettare il suo amore, come se nulla di tutto quello che l’aveva sempre costretta a rifiutare fosse accaduto?

Fu a causa di questi pensieri che, quando Adrien vide Marinette socchiudere gli occhi e avvicinarsi ancora, le premette le mani sui fianchi e si scostò un po' da lei. 

Marinette lo guardò confusa, un lampo di panico le attraversò gli occhi. 

“C-cosa?”, riuscì a farfugliare, il respiro ancora pesante. 

“Marinette, sei sicura?”, le chiese Adrien, la voce rauca e bassa. Marinette sentì le dita dei piedi arricciarsi. 

Annuì con forza, e prima che Adrien potesse fare qualcosa per impedirlo, si tuffò di nuovo a baciarlo. Adrien voleva - oh, quanto lo voleva - perdersi semplicemente in quel tocco e nella morbidezza delle sue labbra, ma… non ci riusciva. Si sentiva la coscienza sporca, senza neanche sapere perché. 

La ricambiò senza molta convinzione, e Marinette parve subito accorgersene, perché si ritrasse, seppur riluttante. Il suo sguardo incrociò quello di Adrien, e lui non seppe sinceramente cosa vi lesse, perché notò subito i suoi occhi azzurri spalancarsi e il suo corpo indietreggiare di qualche passo. 

“A-Adrien, mi dispiace… io-”  

“Marinette”, disse con decisione Adrien, abbandonando la presa sulla sua vita e prendendo le mani di lei tra le sue. “Voglio soltanto essere sicuro che… prima di farmi false speranze… ehm, tu voglia…”

“Sì, Adrien. Lo voglio”, lo interruppe Marinette, stringendo con forza le sue mani. “In questi giorni… ho pensato tanto a quello che mi hai detto, a noi e…”, si fermò per riprendere fiato, e mai pausa così breve fu più straziante, per Adrien. Si leccò le labbra e proruppe: “Adrien, ti amo. Ti ho sempre amato, dal primo giorno che ti ho visto. So che può sembrare pazzo, e anche tanto pericoloso, e non pensare che non abbia paura, infatti sono terrorizzata, ma…” lo guardò intensamente negli occhi “voglio stare con te. Sempre e solo con te. Non c’è stato un singolo giorno, negli ultimi otto anni, in cui io non mi sia svegliata senza pensare a te, a come sarebbe stato se tu fossi stato lì, se quella sera ti avessi detto sì, e…”

Eccola qui, di nuovo con i suoi sproloqui adorabili e senza senso. 

Gli occhi di Marinette si fecero improvvisamente lucidi, e due piccole e perfette lacrime le sfuggirono dalle ciglia nere. “Ti ho fatto soffrire così tanto, Adrien. Mi dispiace, mi dispiace davvero. Non so se sarai mai in grado di perdonarmi, ma… mi piacerebbe tanto, tantissimo provare a renderti felice. So che forse non ne sono all’altezza, ma…”

“Certo che ne sei all’altezza, Milady. In ogni istante, ogni secondo la tua sola presenza mi rende felice”, e detto questo, le portò di nuovo le mani alla vita e la attirò a sé. Marinette continuava a guardarlo intensamente, mentre lacrime sempre nuove le rigavano il volto. 

“Ti prego, non piangere”, le sussurrò Adrien contro la pelle, e Marinette sussultò al suono delle sue parole, così dolci e piene d’amore. Avvertì subito il pollice di Adrien asciugarle con carezze delicate le sue guance, e la sua voce mormorare: “Nessuno sarà mai più degno di te, Marinette.”

“Anche se ti ho fatto soffrire così tanto?”

“Anch’io ti ho fatto soffrire tanto.”

“Non tanto quanto me.”

Adrien ridacchiò e le schioccò un leggero bacio sulla punta naso. “Va bene, allora. Se ti fa sentire più tranquilla, ti perdono di tutte le volte in cui le tue parole mi hanno ferito. In realtà, ti ho già perdonata da tanto tempo.”
“Davvero?”, bisbigliò incredula Marinette. 

“Mmh”, annuì lui, ancora intento ad asciugarle le guance. 

Marinette chiuse gli occhi a godere del suo tocco leggero, e quando li riaprì, vide che Adrien la stava fissando come se fosse la dea più bella dell’Olimpo. Afrodite stessa avrebbe avuto di che esser gelosa, a causa di quello sguardo. 

“Marinette?”

“Sì?”

“Vorresti essere la mia ragazza?”

“Oh”

Lui rise. “Sarebbe un sì?”

Lei si morse un labbro, come a cercare una risposta, poi scrollò il capo e si sporse verso di lui, pensando forse che il modo migliore per dirgli di sì fosse con un bacio da togliere il fiato. 

E glielo tolse veramente il fiato, ad Adrien, perché dopo neanche un minuto si ritrovò a corto d’aria nei polmoni e furono entrambi costretti a staccarsi. 

Adrien strinse la presa intorno alla vita di Marinette. Lo sciabordio della Senna e il clacson di qualche macchina lontana completamente sovrastati dal suono meraviglioso del suo respiro affannato. 

“Posso farti una domanda?”, le chiese. 

Lei annuì, completamente persa nei suoi occhi verdi. 

Adrien si profuse in un leggero ghigno. “Quando valuteresti da uno a dieci la mia abilità di baciatore?”
Marinette ridacchiò, avvicinandosi ancora una volta a lui. “Credo di avere bisogno di altre dimostrazioni prima di dare una risposta definitiva.”
“Sono tutto tuo, Milady”. 

Adrien le fece l’occhiolino. 

Marinette non fece complimenti. 

 

3.

 

Dopo un’ora e tanti baci, entrambi arrivarono di fronte al portone di casa di Marinette. 

Sentì Adrien tirarle la mano col tentativo di spingerla a sé, e lei non protestò. Essere accolta tra le braccia di Adrien si stava rivelando ogni volta estremamente piacevole, e Marinette era convinta che si sarebbe abituata sin fretta e senza problemi alla pressione delicata della mano di lui sulla sua vita. 

Adrien le schioccò un tenerissimo bacio sulle labbra. Il cervello di Marinette aveva smesso da tempo di contare i baci che si erano scambiati quella sera, ma sapeva che questi avevano raggiunto un numero che superava di gran lunga i venti. 

A quel pensiero, il cuore le saltò un battito. Sapeva di essere diventata tutta rossa, e nascose la testa contro il petto di Adrien, facendo scivolare le mani intorno al suo corpo. 

“Non andare”, le sussurrò Adrien tra i capelli. 

Marinette ridacchiò. “E restare tutta la notte qui fuori con te?”
“Non ti piacerebbe?”

“Sì”, gli rispose dopo qualche secondo. “Mi piacerebbe tanto.”
“E allora facciamolo”, propose lui, prendendola per le spalle per poterla guardare negli occhi.

Marinette sorrise. Portò una mano al volto di Adrien, e prese ad accarezzarlo con gesti lenti e delicati. Adrien inclinò leggermente la testa verso sinistra, accogliendo le carezze di Marinette. “Non credo sia possibile, Chaton”, mormorò. “Domani ci aspetta una giornataccia e dobbiamo entrambi riposare. Ricordi? Alle sette abbiamo l’appuntamento con Nadja per quella stupida intervista.”

Lui si morse le labbra. “Potremmo sempre rimandare ad un altro giorno.”

“Sì, se non ti importa che Nadja ci sbrani vivi con le sue domande indiscrete per vendicarsi di aver mandato all’aria i suoi piani.”
Marinette odiava quella donna. Adrien lo sapeva, e annuì con comprensione, arrendendosi alla realtà dei fatti. Eppure, gli si strinse il cuore al pensiero di dover lasciare andare Marinette, per poterla rivedere soltanto la mattina successiva. Che ingiustizia. 

Marinette gli pizzicò con dolcezza un sopracciglio con le dita. Si alzò in punta di piedi e gli schioccò un bacio veloce. “Ovviamente, qualunque cosa ci chieda quello’arpia, tu nega tutto. Non mi va che il mondo intero scopra che stiamo insieme prima ancora che io ancora realizzi che tu sia il mio ragazzo.”
Il suo ragazzo. Adrien arrossì, e poi sorrise malizioso. Le strinse la vita e le stampò un bacio sul collo, che le strappò un delizioso gemito e la fece rabbrividire tutta. “Ai tuoi ordini, Milady”, le sussurrò contro la pelle. “Fino a che mi permetterai di essere il tuo ragazzo”, e a questa parola sghignazzò “non mi importa che il resto del mondo sia all’oscuro di tutto. Anzi”, aggiunse “credo che sarebbe meglio tenere la cosa segreta anche per le fan di Adrien Agreste. Sono sicuro che non la prenderanno molto bene.”

“Quasi quasi mi dispiace per loro. Non hanno idea di cosa si perdano”, rise Marinette, stringendolo forte. 

“Non devi, Milady. Il mio cuore è sempre stato tuo, anche prima che molte di loro diventassero mie seguaci.”
Marinette arrossì, e Adrien la baciò ancora, perché la trovava talmente adorabile che non seppe resistere. 

Quando si staccarono, Marinette appoggiò la testa sulla sua spalla e represse uno sbadiglio, poi disse piano: “Credo sia ora che vada”. 

“Oh, no”, Adrien la strinse di più. 

Marinette si sciolse sotto il suo tocco deciso e quella protesta così spontanea. Stava quasi per dargliela vinta, quando si rese conto che era già molto tardi e che non voleva privare Adrien del suo sonno. 

Lei, da parte sua, sapeva che quella notte non avrebbe chiuso occhio. 

“Se mi lasci andare adesso”, disse, prendendogli il viso tra le mani “ti prometto che domattina, prima di incontrare Nadja, ti porterò una di quelle brioches al cioccolato che ti piacciono tanto.”
“E mi darai anche tanti baci?”, lo sguardo di Adrien si accese all’idea. 

Marinette rise. “Sì, anche tanti baci.”
“Credo che questo sia un buon compromesso”, constatò Adrien. Premette per un’ultima volta le sue labbra su quelle di Marinette, e poi, con non poca riluttanza, la lasciò andare. 

“Buonanotte, Milady.”
“Buonanotte, Chaton.”
Marinette sentì su di sé lo sguardo di Adrien fino a che il portone non le si richiuse alle spalle. Prima di salire le scale fino alla porta del suo appartamento, si premette una mano sulla bocca per trattenere un urlo di gioia. 

‘Sta’ calma, Marinette. Calma è il tuo secondo nome, ricordi?’

Ovviamente, una volta sulla soglia di casa, Alya - che da brava amica aveva aspettato alzata il suo ritorno - le saltò addosso e le chiese di raccontarle tutto. 

Fu solo allora che Marinette realizzò che tutto quello non era stato affatto un sogno. 

 

 [continue…]

 

 

Convenevoli finali:

E anche un nuovo capitolo è andato!! Onestamente non credevo di poterlo postare così presto, ma sono contenta di essere riuscita un po' a sbloccarmi con la scrittura di questa storia, che davvero mi sembra non finire più xD. Comunque, anche se da una parte sono contenta che sia quasi finita (mancano soltanto due capitoli!!), dall’altra non posso non essere dispiaciuta, perché questa è stata la mia primissima long, e perché in fin dei conti mi sono divertita molto a scriverla. 

 

Spero che questo nuovo capitolo vi sia piaciuto (preparatevi ad un nuovo appuntamento super fluffoso), un abbraccio e a presto, 

Talitha_ <33

 

 

 

   
 
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