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Autore: sallythecountess    06/06/2021    1 recensioni
In questo capitolo finale della saga della famiglia Jimenez tutti i nodi verranno al pettine. Juan ritroverà la sua natura oscura e darà inizio ad una guerra che incendierà Los Angeles solo ed esclusivamente per amore di Mina. John dovrà affrontare non solo la fine della sua relazione con il suo amato Ethan, ma un enorme dolore che lo manderà totalmente in crisi e lo costringerà a crescere. I tre ragazzi Jimenez, infatti, si troveranno da soli a combattere con la paura di diventare orfani e inevitabilmente diventeranno adulti.
Genere: Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Mìmi'
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Capitolo: le paure di John
 Aveva chiesto a John di raggiungerlo in ospedale, perché voleva risolvere il suo problema con la madre.  John ex era arrivato insieme alle sue sorelle, ma solo perché pensava fosse sgarbato lasciarlo da solo. Rafa sapeva esattamente perchè non era entrato, così lo cercò all’esterno dell’ospedale. Chiacchierarono per un attimo in giardino e Rafa gli spiegò quello che era successo con suo padre, facendolo sorridere.
“Come diavolo avrai fatto a convincerlo a tornare a casa non lo so…” gli disse molto divertito, e il dottore facendogli un occhiolino rispose solo che era particolarmente persuasivo quando voleva.
“…insomma sono riuscito a convincerti a stare con me…” concluse sorridendo, e John scosse solo la testa con un sorrisino.
“E adesso viene la parte difficile…” aggiunse, cercando di essere più dolce che poteva, ma John non alzò neanche lo sguardo, perché sapeva dove volesse andare a parare con quelle parole.
“…ho deciso di fare medicina quando hanno diagnosticato la malattia a mia madre. Sai perché?” chiese, con enormi occhioni  e John scosse soltanto la testa fissando per terra.
“…perché volevo essere preparato. Volevo capire quello che le stava succedendo. Così iniziai a leggere migliaia di articoli, a studiare anatomia e…in un certo senso questa cosa mi aveva dato speranza. E pace.” Concluse, prendendo improvvisamente la mano del suo povero Johnny spaventato a morte.
 “…te lo ha detto mio padre?”
“No, tua sorella.”
“Non riesco a vederla in quello stato, è più forte di me…” concluse John con enormi occhi di pianto, tortutandosi le dita della mano e fu allora che Rafa fece una cosa molto dolce. Prese la sua mano sinistra tra le sue e disse piano “andiamo insieme, io penso di poterti aiutare a vedere le cose in maniera diversa…”
John si sentì morire, ma si rifiutò e Rafa accarezzandogli la guancia sussurrò “sono un tipo paziente, aspetterò. Però Johnny, mi ferisce che tu stia così male adesso perché ti stai costringendo ad affrontare un lutto che probabilmente non ci sarà…”
“Non c’è molto da star bene…” rispose offeso e piangendo e Rafa asciugandogli una lacrima gli disse piano “Sicuramente. Però neanche è necessario fingere che lei sia già morta. ”
John ebbe una reazione molto forte a quella frase. Gli urlò di smetterla, e alzandosi prese a calci la panchina con molta forza. Tanta da far sentire il dottore terribilmente in colpa.
“Voi pensate che a me faccia piacere, eh? Pensate che me ne freghi di lei? Che non mi manchi l’aria ogni cazzo di notte quando la sogno o quando faccio addormentare mio fratello sentendo la sua voce? Che non muoia di dolore ogni cazzo di volta che mi guardo allo specchio con occhi uguali ai suoi?” rispose furioso, con due lacrime che gli rigavano le guance e Rafa gli chiese soltanto scusa, facendolo calmare per un attimo. Poi, proprio mentre John stava per dire altro, lui sussurrò piano “capisco che probabilmente ho sbagliato a forzarti ora. Volevo solo…che le prendessi un attimo la mano, che le facessi una carezza. Volevo mostrarti i suoi parametri vitali e dimostrarti che tua madre è ancora viva…”
Rafa stava per concludere con “ma aspetterò” quando John sconvolto disse “avanti, vediamo…” facendolo sorridere. Entrarono in ospedale mano nella mano, e Rafa chiese a Jane e Johanna di restare, prima di girarsi verso John che era rimasto letteralmente schiacciato contro la porta.
“Allora vedi quei tubicini? Le portano cibo, acqua e medicine. Conoscendo gli standard di tua madre, probabilmente non si è mai alimentata tanto prima…” disse, per farlo sorridere e ci riuscì per un secondo. John si avvicinò, allora, e le sfiorò la mano.
“…ma è gelida…” sussurrò piano, mordendosi il labbro per non piangere più, e Rafa rispose baciandogli la guancia “…anche tu a letto sei un pezzo di ghiaccio quando dormi, ma non significa nulla, non trovi?” e lui gli sorrise piano.
“Questo monitor, amore mio, ci fa vedere come funziona il suo cuore. Come puoi vedere se la sta cavando alla grande, altrimenti ci sarebbero spie molto rumorose a indicarci che c’è qualche problema. Se ad esempio collegassimo il tuo in questo momento, avrebbe picchi molto più alti in almeno un paio di punti, te lo assicuro” spiegò dolcemente, accarezzandogli i capelli e John annuì con dolcissimi occhi di pianto.
“Il respiratore purtroppo serve in questo momento, ma io e la dottoressa Matthersen e anche Elena pensiamo che presto potrebbe non servire più…” aggiunse, con infinita tenerezza e John chiese solo cosa significasse.
“…significa che stiamo pensando di svegliarla per vedere, tra le altre cose, se è in grado di respirare da sola. L’hanno sedata quando ha subito il primo intervento, per una serie di motivi, tra cui che non volevano farle provare dolore, ma il suo cervello funziona ancora bene…” aggiunse con molta tenerezza, spiegandolo come se fosse un bambino piccolo.
“L’hanno sedata? Quindi non è lei in coma?” aveva chiesto John sconvolto e Rafa aveva solo scosso la testa e spiegato come funzionava quella procedura, facendolo piangere come un disperato.
“…quindi posso rivederla?” chiese con due enormi occhi azzurri e Rafa annuì soltanto, mentre John accarezzava finalmente la sua mamma.
“Mami…” sussurrò dolcissimo sfiorandole molto piano i suoi bellissimi riccioli, e poi la strinse con tutte le sue forze e a Rafa scese solo una lacrima, perché John disperato continuava a chiederle scusa per averla abbandonata, per non esserci stato.
Johanna e Jane, rimasero per un attimo senza parole, ma poi lo abbracciarono per consolarlo e tennero la mano della madre insieme a lui, mentre Rafa si allontanava commosso.
>Capitolo: le spiegazioni di Ethan
Rafa fece per allontanarsi dall’ospedale, quando la sua voce preferita lo chiamò e senza neanche sapere come si trovò avvolto da un fortissimo abbraccio.
“Quello che hai fatto per me oggi Rafy, vale più di mille relazioni andate male. Vale più di mille cose cattive e di tutto il male che possiamo aver fatto l’uno all’altro…”gli sussurrò John pianissimo e Rafa lo  tenne stretto, chiedendosi cosa mai avesse detto o fatto di cattivo a quel ragazzino, che ora lo stava ringraziando con tanta tenerezza.
“Hey, non ho fatto nulla, ragazzino…” sussurrò con tanta dolcezza, ma la verità era che Rafa aveva restituito a John sua madre, e una speranza che ormai pensava di non avere più, e l’amore di John era cresciuto a dismisura quel pomeriggio.
Si strinsero con moltissima dolcezza, e Rafa gli sussurrò piano “vai a coccolarla anche per tuo padre, io invece andrò a prendermi cura del tuo Jemie, va bene?” e John sussurrò piano “fammi restare qualche altro minuto in questo abbraccio, ti prego…” facendogli venire i brividi.
“Tutto il tempo che vuoi, piccolino…” sussurrò con un filo di voce, ma era stravolto dalla dolcezza di quel ragazzino che aveva continuato per settimane a dirgli che “non provavano le stesse cose”.
“Mi sei mancato da morire Rafy. Il tuo odore, le tue mani, i tuoi occhi e soprattutto questa sensazione. Sei il mio posto sicuro Rafy. Sono al sicuro con te, anche nel mezzo della peggiore tempesta. Mi sono sempre sentito così con te, e mi era mancato…” aggiunse, accoccolato sulla sua spalla e Rafa sussurrò piano “…ti proteggerò sempre da tutto. E quando non potrò farlo, perché magari è qualcosa da cui non si può scappare, ti prometto che terrò forte la tua mano e affronterò insieme a te tutto il dolore e le cose spaventose che arriveranno…”
“Resta con me…” sussurrò pianissimo John, accarezzandogli i capelli e Rafa con il cuore in mille pezzi si chiese se fosse il caso di dare valore a quelle sue parole, ma disse pianissimo “io resterò sempre, finchè tu mi vorrai…” facendolo sorridere in modo splendido.
Si strinsero ancora per un po’, con le mani intrecciate, poi però furono costretti a separarsi perché era iniziata la pioggia, così si salutarono e si diedero appuntamento per il giorno dopo, e una lunghissima notte di svolte cominciò.
 Mentre John tornava a prendere posto accanto alle sue sorelle, che stringevano la mano della madre, infatti Juan Jimenez buttava giù il suo ansiolitico e finalmente faceva una cosa che avrebbe dovuto fare da troppo tempo: bussava alla porta della cameretta di suo figlio Jemie, che stava giocando con la sua tata e si illuminò nel rivedere il padre. Juan sentì quasi subito scemare l’angoscia che lo attanagliava, e rimase a giocare per un po’ con suo figlio, cercando di regalargli tutti i sorrisi che poteva.
Si misero a letto insieme quella sera, e Jemie lo strinse forte al petto, esattamente come faceva la sua mamma e disse una cosa molto dolce.
“…possiamo vedere un video della mamma per dormire?” chiese con gli stessi occhioni della sua donna e Juan gli accarezzò la guancia e disse che non aveva idea di cosa stesse dicendo.
“Quando tu eri a Berlino e io e la mamma eravamo tristi mettevamo sempre un video sul telefono della mamma in cui eravamo in vacanza. E con John per dormire mettevamo sempre un video della mamma che canta…” spiegò serio, e Juan ci pensò un attimo e poi capì: aveva fatto lui quei video, a Mina che allattava Jemie cantando per farlo addormentare quando erano in Italia. Li guardava qualche volta a Berlino quando sentiva troppo la sua mancanza e John lo aveva preso in giro quando lui li aveva condivisi sul gruppo di famiglia, ma evidentemente li aveva tenuti. Così ci mise qualche minuto, ma poi riuscì a trovare quello che Jemie voleva, e rimase qualche minuto a fissare il video, rimpiangendo quei momenti.
Aveva messo un video dolcissimo, in cui Mina cantava piano a Jemie una canzone d’amore bellissima, cullandolo sul suo seno. Teneva gli occhi chiusi, perché era molto stanca, ma lo stringeva forte e non riusciva a non sorridere.
“E’ bella da morire…” sussurrò piano e Jemie disse piano che era la sua mamma, facendolo solo sorridere. Aveva molti video di quel tipo Juan, alcuni in cui lo rimproverava anche per averla ripresa contro la sua volontà, altri in cui rideva. Così quella notte, anche grazie ai farmaci del dottor Herrera, Juan riuscì finalmente ad addormentarsi, accanto al suo bambino ascoltando la sua compagna cantare.
Mentre Juan riusciva finalmente a riposare, qualcun altro era molto confuso. Rafa aveva cenato con Joey, Ethan e Chris e si erano scambiati qualche parola. Fortunatamente però il suo cellulare aveva interrotto quel simpatico idillio e si era messo a parlare della situazione di Mina con il suo primario a Miami. Rimase per po’ a parlare al telefono e poi decise di restare sul portico qualche minuto a fissare le stelle. Aveva smesso di piovere da poco, ma il cielo era limpido e Rafa si soffermò per un po’ a scrutarlo. Sperava di avere ragione sulla situazione di Mina, voleva davvero con tutto il cuore che lei non avesse bisogno dell’ennesimo intervento, ma chissà come sarebbe andata.
“Ho portato le birre, così possiamo parlare fingendo di essere un tantino meno imbarazzati…” gli aveva detto Ethan a sorpresa, cogliendolo di spalle e Rafa aveva solo sospirato e annuito.
“Mi vuoi dire perché sei qui, magari?” chiese Rafa molto risentito ed Ethan mandando giù la birra rispose serio “per lo stesso motivo per cui tu sei qui: perché amo John, e lui è la cosa più importante del mio mondo…”
Rafa alzò soltanto il sopracciglio, ma non disse nulla e Ethan continuò nervoso.
“Malgrado tutto, però, pare che il mio ruolo non sia quello del protagonista, ma quello dell’amico e consigliere…” aggiunse, senza neanche fissarlo.
“…anche del buffone, del giullare magari, perché solo un buffone farebbe quello che sto per fare consapevolmente.”
Era molto doloroso per Ethan dire tutte quelle cose, ma ormai si era rassegnato all’idea che il suo amore per John sarebbe restato alla storia come un amore impossibile, e neanche gli dispiaceva poi troppo.
“Tu gli hai fatto infinitamente male, ma probabilmente non te ne sei reso conto…” tirò fuori, fissandolo improvvisamente e Rafa chiese solo cosa fosse successo. Ethan gli raccontò tutto quello che sapeva, tutto quello che gli aveva detto John, e all’improvviso tutti i pezzi del puzzle tornarono insieme e Rafa capì, finalmente, che cosa volevano dire le parole di John.
“No, no, no, no!” ruggì il dottore sconvolto, perché era stato davvero un enorme colpo di sfortuna. Si era vergognato subito delle parole che aveva detto a Elena, e l’ultima cosa al mondo che avrebbe voluto era che John avesse sentito quelle cattiverie.
“Quindi…”provò a dire Ethan perché non aveva detto nulla, ma Rafa era sconvolto.
“Devo parlargli…” concluse molto deciso, e fece per andarsene, quando Ethan gli chiese “…non è vero che per te è solo sesso, no?”
“Tu che ne dici?” rispose serio Rafa ed Ethan sorrise soltanto e disse piano “dico che lo ami, e sono settimane che provo a far capire a John che le cose non stanno come pensa”
“E perché lo avresti fatto?” chiese Rafa serio, ma Ethan si strinse nelle spalle e disse piano “perché lo amo, ma non posso stare con lui. E non voglio che lui stia ancora male per noi. E’ molto egoistico da parte mia, probabilmente, ma se John sta con qualcuno, è felice e innamorato, per me è più semplice dimenticarlo. Quindi…siate felici.”
Rafa non credeva troppo a quelle parole, ma decise di non preoccuparsi di Ethan, che tornò dentro a chiacchierare con Joey di amore e di cuori spezzati. Corse in ospedale e una volta nel parcheggio chiamò John al telefono e lo convinse a raggiungerlo un attimo.
“Mio padre sta bene?” disse sconvolto, affannato e stropicciato perché si era addormentato accanto a Johanna, ma il dottore lo strinse soltanto e sussurrò piano “stiamo bene, tutti, ma io ho il cuore spezzato…” lasciandolo un attimo senza parole.
“Johnny io non sapevo che tu avessi sentito le parole che ho detto a Elena, ma non ci ho mai creduto nemmeno per un secondo. Lei era in crisi, io mi sentivo mortalmente in colpa per averla ingannata e così le ho detto quelle cose, ma nessuno per me è mai stato tanto importante come te, ti prego credimi…”
John rimase un attimo senza parole, con mille domande in mente, ma chiese solo di che cosa stesse parlando e Rafa si spiegò di nuovo.
“Quindi tu…mi vuoi bene?” chiese John con le lacrime agli occhi, dopo aver ascoltato tutte quelle spiegazioni e Rafa sussurrò sconvolto “più di quanto tu possa immaginare Johnny. Non è il momento di parlarne adesso, avrei dovuto dirlo durante il viaggio al mare, volevo dirtelo mentre abbracciavi Nacho e cercavi di calmarlo, ma ho perso l’occasione e non ne ho mai più avuta un’altra. E in tutti questi giorni ho sofferto tantissimo pensando di non valere abbastanza per te…”
“Invece io ti amo Rafy…” sussurrò John serio e il dottore fu scosso da un brivido. Con gli occhi chiusi sussurrò piano “so che sei molto emotivo oggi e quindi non prenderò sul serio questa frase, che però a essere onesti vorrei sentirti dire più di tutto al mondo…”
“Beh te l’ho detta un sacco di volte nella mia testa in questi mesi, sappilo. E’ solo che tutti mi dicevano che era presto, che non si può amare qualcuno dopo sei mesi e che dovevo conoscerti prima a fondo, e io non volevo che tu pensassi che fosse una cosa superficiale…” aggiunse accarezzandogli le guance e Rafa sussurrò piano “non lo avrei pensato. Sarei morto di gioia sentendoti dire quelle parole, perché per me è assolutamente lo stesso…”
“Dimmelo allora, per favore…” sussurrò John tremando per l’emozione, ma Rafa scosse la testa e rispose che non era il momento adatto.
“Non in ospedale, amore mio. Quando tua madre sarà tornata a casa e voi avrete ripreso con la vostra solita routine, solo allora ti chiederò di uscire insieme e probabilmente te lo dirò. E se tu vorrai, potrai ripetermi queste due parole che desidero più di ogni altra al mondo, ma quando starai bene Johnny…”
 “Ok…” sussurrò lui un po’ confuso, perché onestamente era davvero crudele da parte sua negargli quelle parole, ma non disse molto altro e sussurrò piano “buonanotte, allora…” voltandogli le spalle, ma il cuore di Rafa non gli permise di restare in silenzio, così gli venne fuori “…John però tu torna a essere il mio uomo, ti prego. Giuro che sarò sempre fiero di te, ti tratterò con amore e rispetto e dirò al mondo che io…”si trattenne giusto in tempo, perché stava davvero per sfuggirgli di bocca, e John chiese serio “tu?” e solo allora Rafa capì di non potersi trattenere e disse piano “…che io ti amo Johnny e sto male da morire senza di te…” facendolo correre tra le sue braccia a baciarlo. Ci furono delle coccole tra loro quella notte, niente di eccessivo, ma entrambi avevano capito che ormai la loro storia stava per ricominciare.
Capitolo:
“Andiamo Juanito vestiti che siamo in ritardo, come sempre…” gli disse, improvvisamente, la sua prepotente moglie e Juan l’afferrò per il braccio e se la portò al petto, sussurrandole disperato che aveva fatto un sogno orrendo, in cui lei stava per morire.
“Amore, da quando ti sconvolgono tanto questi sogni, si può sapere?” gli aveva detto piano, accarezzandogli i capelli e Juan stravolto le aveva solo sussurrato di non poter vivere senza di lei.
“Oh quanto ti piacerebbe stare senza di me…” aveva risposto con il suo solito sarcasmo, ma Juan serissimo le aveva solo giurato che non era così, giocando con le sue labbra.
“Piuttosto bisogna parlare con Manuelito, perché temo che dopo la morte di suo padre stia diventando pericoloso…” aveva detto Mina serissima, e Juan per un attimo era rimasto senza fiato, chiedendosi cosa lei sapesse di Manuel.
“Insomma lo sai meglio di me cosa sta realmente succedendo, no? Manuelito voleva diventare il capo, così ha colpito suo padre…” gli disse Mina estremamente rigida e Juan le ruggì di smetterla. Sì, ci aveva pensato, anche più di una volta, ma non poteva davvero credere che suo nipote avesse fatto una cosa simile al padre.
“…e Manuelito aveva paura che lo zio Juan volesse prendere il posto del padre, per questo ha detto a un amico di sparare al funerale di suo padre. Un incensurato, senza nessuna affiliazione con le mafie, che però guarda caso era sposato con una che andava a scuola proprio con Manuelito…” concluse Mina limandosi le unghie e Juan scosse solo la testa.
“Dai Juanito, non è un quadro così complesso. Era lui l’unico ad avere interesse in questa storia, ma non ha abbastanza palle da affrontarti di persona, è evidente…” aggiunse seria, prendendo la pelliccia per andarsene e Juan le disse piano “e se anche fosse? Che dovrei fare io?”
“Ah è una tua scelta. Puoi ucciderlo o lasciarlo a strisciare nell’ombra. Io non posso dirti cosa fare…” concluse, un attimo prima di voltargli le spalle e Juan disse piano “potrei parlargli? Avrebbe senso?”
“Io gli tirerei un colpo alla testa per quello che ha fatto a Carlito e anche per me, ma decidi tu. Sei tu lo zio. Ora adios mi amor…” concluse, e in un secondo si lanciò dalla finestra di spalle, facendo svegliare Juan di soprassalto.
Jemie dormiva ancora molto sereno vicino a lui, e per un attimo Juan si sentì al sicuro, ma poi ricordò il sogno e capì cosa doveva fare. Era evidente che fosse Manuel la causa di tutto, solo così quadravano i conti. Juan accarezzò Jemie addormentato e pensò soltanto “non crescere mai…”.
Non aveva idea di cosa fare, di certo non poteva uccidere suo nipote, ma sarebbero stati al sicuro con lui ancora in giro? Voleva sbagliarsi, più di ogni altra cosa al mondo, ma la verità era letteralmente lampante.
Scese a fare colazione e trovò Ethan e Joey ancora in piedi dalla notte precedente, ma non disse nulla. Era preso dai suoi pensieri e incredibilmente preoccupato per suo nipote. Quando poi scese il dottore, a Juan venne un colpo. Gli mise una mano sulla spalla e sussurrò piano “…oggi vorrei fare una prima prova, vedere come risponde Mina, i suoi polmoni. Non so se potrò estubarla, non so neanche se risponderà subito, ma facciamo un tentativo…” gli disse incoraggiante, ma Juan morì di paura. Erano alla resa dei conti, e se i polmoni di sua moglie non avessero ripreso a funzionare, lei non sarebbe mai più stata capace di sorridergli e prenderlo in giro. La sola idea lo gelò totalmente, ma non disse nulla. Seguì Rafa in ospedale sconvolto e taciturno, e il dottore decise di non fargli domande. Era teso, e anche lui si sentiva nello stesso modo, era comprensibile.
Ci vollero delle ore perché Mina fosse pronta per quel primo tentativo, e per tutto il tempo Juan era rimasto in bilico tra speranza e terrore, ma poi gli avevano detto di entrare in stanza e lui aveva pensato solo “ok, ci siamo”.
“Abbiamo ridotto di molto la sedazione, Mina è appena addormentata adesso e proveremo a spegnere il respiratore. Potrebbe volerci più tempo di quanto credete, non sempre questa cosa riesce subito…” spiegò una dottoressa gentile, e Juan e Johanna si tennero soltanto per mano, per qualche istante. E poi iniziò a suonare ogni singolo macchinario e Juan si sentì morire. Rafa e la dottoressa provarono a spiegare che non significava molto, che avrebbero rifatto un altro tentativo dopo qualche ora, ma Juan crollò in mille pezzi. Per la prima volta quel giorno decise di allontanarsi da Mina, perché non ce la faceva. Quella delusione era stata davvero troppo forte e aveva bisogno di tempo da solo per riflettere. Non aveva mai voluto credere che lei potesse davvero morire, si era sempre rifiutato, ma forse, si disse, era giunto il momento di cominciare ad accettare l’idea che lei potesse andarsene. Pianse disperatamente per qualche ora, e non ebbe il coraggio di guardare il suo telefono, però decise di andare in un luogo dove doveva recarsi da un po’.
Capitolo: Mina e Manuel
Juan corse come un matto a casa di sua cognata Clarita, che gli aprì molto allarmata. Aveva un espressione sconvolta che le fece paura, così chiese soltanto cosa avesse, ma lui disse piano “Manuel” facendole gelare il sangue nelle vene.
Gli parlò, mentre gli faceva strada verso la stanza di suo figlio, ma lui non rispose. Non sapeva neanche lui cosa avrebbe dovuto fare, aveva chiara una cosa sola: non era andato per fare del male a Manuel.
Lo trovò che giocava ai videogiochi con i suoi amici, e per un attimo pensò che malgrado i suoi ventotto anni gli sembrava un ragazzino. Il nipote allarmatissimo da quella visita a sorpresa, mandò via i suoi amici, ma avvertì i suoi scagnozzi e fece finta di nulla. Chiese cosa volesse, mentre recuperava la pistola.
“L’ho sempre saputo, sai? Era la scelta più ovvia, ma non ho voluto crederci. So che tuo padre per anni ti ha ignorato e fatto del male, ma comunque non ho voluto credere che tu, Manuelito, il nipotino a cui portavo i regali di tanto in tanto, avresti potuto mai fare una cosa così crudele a tuo padre…”
Manuel sorrise allora, con lo stesso sguardo di sua madre, e ruggì severissimo “uomini come Carlos Jimenez non meritano di sentirsi chiamare padre. Non ha mai fatto nulla per me, se non mandarmi in questo o quell’altro luogo per farmi togliere dai piedi. Ha preteso che studiassi economia, ma solo per aiutarlo con i suoi loschi traffici, e quando poi ho provato a chiedere quello che mi spettava, sai cosa mi ha risposto? Che ero troppo avido…”
Juan annuì soltanto e chiese piano “hai iniziato tu anni fa, no? Hai ucciso tu Luis?” facendolo ridere e annuire. Era ovvio, voleva fare carriera, diventare il braccio destro di suo padre e così aveva liquidato il suo storico aiuto.
“…ma non avevo fatto i conti con l’effetto Alma negra, che a quanto pare non ha le idee molto chiare su quello che vuole dal futuro. Dici di disprezzare questa vita, di disprezzare tutti noi, ma quando c’è un posto vacante sei sempre il primo a presentarsi, come mai?”
Manuel era totalmente fuori di sé, e Juan lo aveva già visto altre volte in quel modo. Purtroppo il suo nipotino era dipendente dalle stesse sostanze che il padre smerciava, e per questo Carlos non aveva mai totalmente riposto la sua fiducia in lui.
“E per questo volevi uccidermi?” rispose serio, ma troppo addolorato per fargli paura e lui annuì soltanto.
“Non volevo fare male alla tia Mina, lei non mi ha mai fatto nulla. Tu dovevi morire, soltanto tu e nessuno ti avrebbe rimpianto. Però è andato tutto a puttane. Quella stupida si è messa davanti e… è stato solo un enorme errore, perché se non avessi colpito lei, probabilmente te ne saresti tornato a New York e non avresti preso il posto che tutti si aspettavano che avresti occupato…” ruggì, con le lacrime agli occhi e Juan annuì soltanto.
“…ma quel posto è Mio. Mio, capito? E’ mio per nascita, è mio perché è da tutta la vita che mi alleno per questo lavoro, e non permetterò a nessuno di portarmelo via ancora una volta…” ruggì, sfoderando la sua pistola e Juan alzò soltanto le mani. Era in un angolo, ma dietro c’era la finestra, quindi sperava di poterla usare come strategia di fuga. Era al primo piano, e c’era la piscina sotto, quindi probabilmente se si fosse lanciato non sarebbe morto. Se fosse rimasto lì con suo nipote in quel modo, però, probabilmente avrebbe rischiato grosso.
“Non volevo prendere il tuo posto, a me non importa nulla…” provò a dirgli, molto addolorato, cercando di farlo calmare, ma Manuel era totalmente drogato e continuò a inveirgli contro per un po’, fino a quando Juan riuscì ad aprire la porta della finestra.
“…Avrei preferito anche io mille volte che avessi colpito me, comunque…” ruggì rigidissimo, cercando allo stesso tempo di capire come fare a scappare, ma in quell’istante Manuel si accorse della finestra: fu una questione di attimi, lui sparò, colpì la spalla di suo zio, che però volò giù dal primo piano, sbattendo violentemente la gamba e parte del corpo contro il bordo della piscina. E mentre Clarita urlava, perché la piscina si riempiva del suo sangue, Manuel in preda al panico fuggiva di casa, lasciando la madre sola con i soccorritori e la polizia.
Nel frattempo Johanna continuava senza sosta a chiamare suo genero, perché aveva una grossa notizia da dargli. Il secondo tentativo era riuscito, Mina riusciva a respirare da sola, anche se un po’ a fatica. Rafa era entusiasta, e aveva chiesto di procedere immediatamente con l’estubazione della signora Jimenez, che dopo ulteriori trenta minuti, finalmente, spalancò i suoi bellissimi occhi azzurri su una famiglia sconvolta e in lacrime.
Non potè parlare subito, ma la prima cosa che notò era che mancava lui, così iniziò a spaventarsi e i monitor lo notarono subito. Rafa le prese la mano, allora e le chiese se stesse male, e Mina, con uno sforzo titanico sussurrò appena “Juan…” facendolo sorridere.
“Oh si è allontanato per delle commissioni, vedrai che tornerà subito…” le aveva risposto il dottore molto dolcemente, e lei aveva finto un sorriso, continuando a guardare la porta. I suoi figli sconvolti all’idea di rivederla la strinsero forte, e John le disse mille volte che l’amava, facendole scendere qualche lacrima.
Persino Joey corse in ospedale, e si commosse tantissimo vedendola sveglia, ma allo stesso tempo gli dispiacque, perché Mina evidentemente stava aspettando qualcun altro ed era rimasta delusa dal suo ingresso. Per ore provarono tutti a contattare Juan, e lei continuò ad attenderlo sempre con più impazienza. Quando poi le dissero che doveva salutarli, perché aveva dei controlli medici da fare, Mina scosse solo la testa, e con le lacrime agli occhi chiese ancora una volta di lui.
“Mamita rilassati e vai dal dottore, vedrai che dopo arriverà…” le disse Jane allegra, e Joey aggiunse piano “…non siamo riusciti a schiodarlo da questa stanza per settimane, pensi davvero che si allontanerebbe ora? Dai Lucy, fatti controllare la testa e il resto, e sistemati anche le unghie e i capelli, mi raccomando, altrimenti tuo marito potrebbe non trovarti troppo bella…”
La stava provocando, voleva farla ridere e ci riuscì, ma nessuno di loro sapeva cosa stava realmente succedendo a quel cavolo di Juan, ed erano tutti molto arrabbiati e spaventati. Attesero per qualche tempo di avere notizie di Mina, ma anche di avere una risposta dal padre, e poi giunse la telefonata della zia Clarita, che sconvolse tutti.
Nota:
Eccomi qui dopo tanto tempo. Spero che i mille capitoli mi abbiano fatto perdonare per l'attesa. Allora...ve l'aspettavate che fosse tutta colpa di Manuel? Contenti che Mina abbia aperto gli occhi? E che ne dite di John e Rafa? Se vi fate sentire vi posto il finale, giuro.
   
 
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