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Autore: sallythecountess    07/06/2021    0 recensioni
In questo capitolo finale della saga della famiglia Jimenez tutti i nodi verranno al pettine. Juan ritroverà la sua natura oscura e darà inizio ad una guerra che incendierà Los Angeles solo ed esclusivamente per amore di Mina. John dovrà affrontare non solo la fine della sua relazione con il suo amato Ethan, ma un enorme dolore che lo manderà totalmente in crisi e lo costringerà a crescere. I tre ragazzi Jimenez, infatti, si troveranno da soli a combattere con la paura di diventare orfani e inevitabilmente diventeranno adulti.
Genere: Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Mìmi'
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Capitolo: il purgatorio di Juan
“Che significa che è in ambulanza?” chiese sconvolto John, e sua zia gli spiegò quello che era successo, mandandolo totalmente in paranoia.
Fortunatamente l’ambulanza lo condusse allo stesso ospedale di Mina, così poterono correre da lui appena arrivato, ma i dottori glielo tolsero immediatamente dalle mani, perché la situazione richiedeva un rapido intervento da parte loro. Juan era lucido, e chiese soltanto scusa ai suoi figli, che presi dal panico continuavano a fargli le domande sbagliate. Solo Johanna, prima di andarsene, gli disse piano “…sii forte ragazzone, perché qualcuno dovrà spiegare alla tua dolce moglie che si è appena svegliata che tu sei in sala operatoria e non so come faremo…” facendolo letteralmente impazzire.
Chiese ai dottori e agli infermieri di lei, ma nessuno sapeva cosa fosse successo, e Juan capì presto di essere ad un reparto diverso da quello di Mina, perché non conosceva nessuno. E mentre provava a chiedere informazioni, a chiedere di parlare con Rafa o con un altro medico, loro gli misero qualcosa davanti al viso, e lui divenne sempre più debole e incapace di muoversi.
Aprì gli occhi in un luogo familiare, ma ci mise qualche minuto a capire dove fosse, perché quel posto non era più così da molto tempo. E poi la vide: la gigantografia della sua Mina che troneggiava fuori alla sua finestra, sfidandolo con un’aria di superiorità stupenda. Mina, la sua Mina…ma chi era realmente quella donna? L’aveva mai realmente conosciuta? O magari si era soltanto addormentato fissandola e aveva sognato quella storia così struggente, quei ragazzi e tutto il resto. Poteva essere? O era quello il sogno? Certo che sembrava così reale.
“Oh eccoti amore!” gli disse una voce, stranamente familiare, che però non sentiva da tantissimo tempo.
“Beth?” chiese stupito fissandola, ma quando lei provò a baciarlo si ritrasse. Era sposato e non poteva fare certe cose, con quella cavolo di regina di Narnia, poi, non ci avrebbe mai e poi mai pensato.
“Amore, aspettavi qualcun’altra?” chiese lei con tantissima dolcezza, e Juan pensò soltanto che fosse un incubo, anche parecchio spaventoso.
“Mina…” provò a chiedere confuso e lei annuì seria e disse “…appunto. Siamo in ritardo. Abbiamo appuntamento con gli Swanson per il servizio fotografico del loro decimo anniversario. Adesso, mi raccomando, cerca di essere gentile con loro ed evita di dirgli quello che pensi davvero. Lo sanno tutti che sono una coppia incasinata, ma sai, sono anche parecchio ricchi e permalosi, e questi due ci servono. E’ davvero tanto che non vendiamo qualcosa e sta diventando dura, amore mio. Anche per Mario…”
Mario. Mario era un personaggio che non conosceva. Ma poi chi diavolo erano gli Swanson? Era Greg? E che diavolo in cielo o in terra c’entrava la sua Mina con Greg. Iniziò a capire dove stessero andando a parare le cose, così cercò in quello studio una conferma, e la trovò. Lei non c’era, mai, in nessun luogo. C’era invece una foto di lui con Elisabeth e un bambino dagli occhi neri e lui pensò solo “ok, Mario. D’altronde non avrei dato il nome di mio padre a un cane, quindi…”.
Doveva vedere “gli Swanson” ma sapeva già quello che stava per succedere. E infatti puntualmente si ripropose tutto quello che aveva pensato: era al Chaos, con Beth, e la scena era incredibilmente familiare, come una specie di déjà vu, ma improvvisamente dalla porta apparve Jen con Mina e Greg.
“Col cazzo…”ruggì rigidissimo, perché l’ultima cosa al mondo che voleva era vedere quei due insieme, anche se era soltanto un incubo.
Elisabeth, Jen e Greg iniziarono a parlare in modo fittissimo, ma Mina era totalmente assente. La fissò per qualche minuto e notò che era annoiata e probabilmente anche di cattivo umore.
“…sei triste?” le chiese, con tutta la dolcezza del mondo e lei rimase per un attimo sorpresa da quella confidenza strana, ma rispose soltanto di no, distogliendo subito lo sguardo.
“Oh ragazzina, non provarci. Ti conosco bene e so che significa quello sguardo…”aggiunse, accarezzandole la mano, ma lei lo fissò molto perplessa e disse solo “prego?” con fare molto confuso.
“Sei triste e probabilmente anche arrabbiata. Che ti ha fatto questo idiota?” aggiunse, prendendole la mano, ma lei si ritrasse confusa e disse piano “…è solo una farsa. Il matrimonio felice, la storia del grande amore che ispira tutte le sue canzoni…tutte stronzate. I giornali ci danno tanti soldi e dobbiamo fingerci una coppia felice…”
“…non sei felice con lui?” aggiunse, sforzandosi molto di non accarezzarle la guancia, e lei ridacchiando rispose malinconica “…tu lo saresti con una persona egocentrica che ti tradisce ogni cinque minuti e che non ti ama?”
“Io lo sarei con te…” rispose lui piano, e un brivido lo scosse. Che diavolo stava facendo? Perché aveva detto quella cosa a quella donna che conosceva appena? Ma poi si disse che non era vero che non la conosceva, che era la sua compagna da sempre, e che doveva solo cercare di uscire da quell’incubo e rivederla.
“Sei matto totale…” rispose lei divertita, ma lui scosse solo la testa e le chiese scusa.
“Non so cos’ho stamattina, forse ho bevuto troppo o forse questo è un sogno e tu sei lì fuori sveglia che mi aspetti. O magari questa è la realtà, tu stai con lui e io con la regina di Narnia e… non voglio che questo sia reale…” ruggì sconvolto, e Mina sorridendo gli chiese piano “e com’è la realtà che tu vorresti?” facendolo sorridere.
“Beh siamo sposati…” le disse con sguardo languido e lei sorrise sorpresa, ma non sconvolta come avrebbe dovuto se davvero fossero stati due estranei.
“Addirittura? Neanche amanti, proprio sposati…” osservò divertita, e Juan le sussurrò piano che anche come amanti non erano niente male, facendola sorridere imbarazzata.
“…e siamo sposati da talmente tanto tempo, che ormai so perfettamente cosa ti sta passando per la testa quando fai quello sguardo…” sussurrò sensuale, e Mina ridacchiando rispose che voleva una dimostrazione, facendolo ridere.
“So che ti piace quando ti tocco il collo così…”le disse all’orecchio, sfiorandola molto piano e poi aggiunse “…quando ti parlo in spagnolo mordendoti il collo e l’orecchio, quando ti accarezzo la schiena mille altre cose che non possiamo fare perché non so perché in questa dannata realtà non stiamo insieme…”
“Inizia a diventare interessante…” rispose lei, con gli occhi accesi di desiderio e lui rise soltanto.
“…peccato che a questo punto spesso uno dei nostri figli viene a romperti le scatole, generalmente quello che tu chiami ‘il tuo grande amore’ o il piccoletto fissato con Frozen…” aggiunse ridacchiando, e si rese conto di aver toccato un nervo scoperto, perché lei sussurrò triste “…avrei dei bambini nella tua realtà?” facendolo sorridere.
“Quattro rompiscatole. Altro che bambini…” aggiunse facendole un sorriso, e gli occhi di lei si riempirono di una luce speciale. La luce che aveva quando guardava i suoi figli.
“Greg non ne vuole, eh? Ricordo che me lo avevi detto, che non avrebbe mai voluto una tale responsabilità, egocentrico com’è…” aggiunse con un sorriso e lei annuì soltanto.
“Beh in cambio nella vita reale ne hai in abbondanza. Due ragazze e due ragazzi…inutile che ti dica per chi tu abbia un debole, eh?” le disse sorridendo e lei scosse solo la testa e rise.
“Ed eri molto decisa a partorirli da sola, sai? Temevi che non sarei stato più in grado di trovarti attraente se avessi partecipato. Poi però sono riuscito a convincerti e mi hai permesso di stringerli insieme a te appena nati ed è stato il momento migliore della mia vita…” le disse con tanta dolcezza, e lei sospirò soltanto con enormi occhi tristi.
“…e siamo felici o è un matrimonio come quello mio e di Greg pieno di tradimenti e bugie?” chiese dolce e Juan le prese la mano e disse piano “…siamo felici. Come le persone normali, almeno. Non è tutto rose e fiori e tu sei una grandissima rompipalle, ma ci amiamo e spendiamo un sacco in terapia di coppia perché io ho un caratteraccio e tu sei sensibilissima e anche permalosa e vendicativa…”
“Beh lo sono…” rispose ridacchiando, e Juan annuendo le disse serio “…eh dillo a me. Non hai idea di quanto spenda in rose e gioielli ogni volta che mi metti il muso, ragazzina…”
Quella dolcezza gli era venuta spontanea, e Mina aveva soltanto sorriso con occhioni languidissimi e aveva preso la sua mano, facendogli battere forte il cuore.
“Se facciamo tutta questa terapia forse non è proprio un bel matrimonio, però…” provò a dirgli con enormi occhi bellissimi e Juan scosse la testa e le disse piano “Hey succede di non sopportarsi delle volte, eh. Non c’è da farne un dramma. Però noi ci proviamo sempre…” facendola ridere.
“Quindi nella tua realtà noi siamo innamorati…” sussurrò lei piano, con sguardo estremamente seducente e lui annuì.
“Non c’è nulla che non faremmo l’uno per l’altra. Terapia inclusa. Io amo da morire la mia Mina, e lei si sforza tantissimo per farla funzionare e non mandarmi al diavolo ogni cinque secondi…”
Mina sorrise in quel momento, e per un attimo gli parve di nuovo di essere con lei, con la sua dolcissima moglie, ma ben presto la donna accanto a lui gli mise una mano sulla spalla e lui si girò per un attimo, molto seccato, perché Beth insisteva a parlare con lui. Quando poi tornò con lo sguardo a lei, la trovò di nuovo triste a fissare Greg.
“Mina…” le disse piano e lei e Greg lo fissarono.
“Vieni via con me, per favore. Anche se è un sogno, io non voglio che tu stia con quello schifoso. Per favore…” sussurrò appena, e in quel momento tutto il mondo si accorse di quel suo tentativo assurdo di seduzione, e tutti, tranne Mina, finirono con urlargli addosso. Lei provava a parlare in tutto quel caos, ma le urla di Elisabeth e di Greg coprivano tutto e non riuscivano a parlarsi. E poi Mina fece un gesto: gli indicò l’anulare con scritto il suo nome e lui sorrise. Provò a guardarsi le mani, ma qualcuno lo chiamò e tutto finì.
“Juan…Juan Jimenez…” stava dicendo una donna in camice bianco e mascherina, ma lui  non poteva parlare.
“Mi stringa la mano se mi sente signor Jimenez…” gli disse dolcemente la donna, e lui provò a farlo, ma si sentiva paralizzato.
“Sì…” bisbigliò appena, ma per lui fu uno sforzo titanico. Alla signora in bianco piacque molto quella risposta, però, e gli disse piano “…adesso la portiamo in terapia intensiva, la lasciamo lì qualche ora mentre non riprende del tutto conoscenza, va bene?” ma lui ripetè soltanto “sì” troppo esausto per dire qualsiasi cosa. Chiuse gli occhi ancora per un po’, ma non dormì. Pensò a tutto quello che era successo, si chiese cosa diavolo gli stesse succedendo, ma solo dopo un po’ capì realmente dove fosse, e pensò alle parole di Johanna che gli aveva detto che lei era sveglia.
Capitolo: le angosce di Mina
Fu molto paziente con i dottori e gentile con gli infermieri, ma Mina aveva paura per suo marito. Provò a chiedere a tutti sue informazioni, perché piano piano la voce iniziava a tornarle, e tutti le raccontarono cose molto tenere di lui. Le dissero che le era rimasto sempre accanto, che le accarezzava i capelli, che ci teneva a lavarla personalmente e le passava la crema contro gli ematomi per evitare che le si facessero lividi sul corpo.
“Non sa come ci guardava male quando le trovava qualche segno o ferita, e ha fatto piangere la tirocinante un giorno, perché non voleva assolutamente che la toccasse…” le disse l’infermiera che settimane prima aveva spiegato a Juan che lei poteva sentire, e Mina sorrise soltanto con molta dolcezza.
“E’ un uomo speciale!”aggiunse la vecchina con dolcezza e lei annuì soltanto, perché avrebbe dato qualsiasi cosa per poterlo abbracciare in quel momento. Ne aveva davvero bisogno. Povero amore, era sconvolto quando l’avevano colpita, e la guardava con un terrore negli occhi spaventoso.
Era pomeriggio tardo quando Mina tornò nella sua stanza, e trovò soltanto Joey ad aspettarla. I medici avevano informato gli Jimenez del suo ritorno in camera, ma loro erano tutti comprensibilmente in pensiero per Juan e non se la sentivano di allontanarsi dalla sala operatoria, così solo Joey era andato da lei.
“Hey Lucy…” le aveva detto con un sorriso estremamente falso, perché voleva provare a rassicurarla in ogni modo, ma Mina gli aveva lanciato uno sguardo preoccupato. Adesso iniziava a temere davvero che gli fosse successo qualcosa ed era sconvolta. Rimase per un po’ ad ascoltare le chiacchiere vuote di Joey facendo spallucce, e solo dopo un po’ disse piano “…io lo so che tu ti sei innamorato di me…” senza fissarlo.
Joey ebbe una specie di arresto cardiaco per quella frase, ma quando lei posò il suo sguardo su di lui, capì che non aveva nessun senso negare, così sbuffò e si strinse soltanto nelle spalle.
“Lo sa anche Juan, ne abbiamo parlato varie volte, ma lui non è arrabbiato. Mi ha detto ‘non è mica colpa sua?’” spiegò Mina, con voce bassissima, e Joey le disse di non sforzarsi di parlare.
“Il punto è che…” aggiunse piano, prendendogli le mani all’improvviso “se io conto qualcosa per te, se mi hai mai voluto bene, devi assolutamente dirmi che cosa è successo a Juanito perché io sto morendo di paura…”
“Che cattiveria…” le rispose Joey molto risentito, ma lei non aveva nessuna intenzione di rimangiarsi la sua richiesta.
“Che cosa dovrei fare eh? Farti allarmare? Farti stare male? E pensi che questo dimostrerebbe il mio affetto per te? Davvero?” le disse molto scocciato, ma anche mortalmente ferito e lei annuì soltanto.
“Io devo sapere dov’è mio marito, se è vivo, se gli è successo qualcosa, altrimenti non riesco a fare nulla…” aggiunse, con due enormi lacrime sulle guance e Joey si risentì ancora di più.
“Non puoi piangere, dannazione. Lo capisci che non ti abbiamo detto nulla perché abbiamo paura che tu stia male, sì? I tuoi polmoni sono delicati, rischi una crisi respiratoria continua e io non posso correre questo rischio” le disse con tono supplichevole, ma lei si allarmò ancora di più, così Joey fu costretto a dirle la verità.
“Voglio andare da lui…” rispose, cercando di stare calma, ma Joey scosse ancora la testa esasperato.
“Non piangerò, non farò cose che possano allarmarvi o mettere a repentaglio la mia salute, ma io devo vedere mio marito perché non posso stare senza di lui…” rispose dolcissima e Joey l’accontentò.
Quando Mina raggiunse gli altri Jimenez tutti se la presero con Joey, ma lei alzò soltanto la mano e disse pianissimo che lei doveva stare accanto a suo marito, a qualsiasi costo. Rimase ad aspettare con i ragazzi per un po’, cercando di tranquillizzarli sul suo stato di salute, ma allo stesso tempo preoccupandosi per il suo Juan, e poi volle parlare lei personalmente con i medici e solo quando gli sentì dire che non era in pericolo si calmò.
“Adesso torna a letto, però, testona…” ruggì sua madre furiosa, ma lei scosse solo la testa e con un sorriso disse piano “Mamy…devo andare da lui…” facendola infuriare. Eppure Mina sapeva esattamente quello che stava facendo.
Capitolo: Mina e Juan…per l’ultima volta.
Iniziava a riprendersi Juan, poteva muovere piano le dita e anche il braccio. La prima cosa che aveva fatto era stata cercare il tatuaggio con il suo nome sull’anulare, e per qualche secondo si era sentito molto meglio trovandolo esattamente dove voleva.
L’infermiera gli disse piano “facciamo entrare un solo familiare, gli altri li vedrai domani…” e lui si perse pensando a chi potesse essere. Concluse che doveva essere Johanna, probabilmente, perché né Jane, né John sarebbero stati in grado di affrontarlo senza urla e schiaffi, e non era in condizione di sopportarlo. Eppure la persona che entrò gli tolse il fiato.
“Mi amor…” sussurrò con voce bassissima, accarezzandogli il viso. Era pallidissima, in sedia a rotelle e aveva ancora il tubicino d’ossigeno attaccato alle narici, ma era lei. Era il suo bellissimo amore e a Juan involontariamente scese una lacrima.
“Ay mi amor ma che hai fatto?” sussurrò piano, accarezzandolo, e Juan si sforzò tantissimo per dirle piano “ti amo” ma non si capirono le sue parole e lei disse solo “shh mi amor. Ascoltami soltanto. Dormi adesso Juanito, riposati e poi vieni da me, mio eroe. Lo so che non vuoi altro e io muoio dalla voglia di stare con te, amore mio. Vieni a prendermi, rapiscimi e scappiamo insieme. Portami via e chiudiamoci in una villa sulla spiaggia a fare l’amore per sempre, sì?”
Lui sorrise soltanto, ancora intontito, ma si sforzò tantissimo per dirle solo “sì…” facendola sorridere.
“Te quiero mi amor, e ti aspetto, hai capito? E non mi fare scherzi…” aggiunse, con un sorriso e una lacrima sulla guancia e Juan le sorrise soltanto, ma poi gliela portarono via e rimase per ore a chiedersi se fosse successo davvero o se fosse soltanto l’ennesimo sogno.
Mina, nel frattempo, prima di rientrare nella sua stanza prese per un braccio Joey e gli disse piano “scusami…” ma lui era ferito come non mai e scosse solo la testa. Quella sera stessa, infatti, nonno Stanley decise di lasciare Los Angeles e lui e Mina non si parlarono più.
Mina, nel frattempo, rimase a fissare il vuoto per ore, aspettando lui da un momento all’altro. A notte fonda si addormentò così, in attesa del suo uomo, con sua figlia accanto che le teneva la mano, ma non dormì per molto.
Juan aprì gli occhi all’improvviso all’alba. La luce che filtrava dalle finestre della stanza lo aveva investito in pieno ed era tornato lucido. Si rese conto di poter muovere il corpo, anche se aveva una gamba totalmente immobilizzata e una fasciatura molto stretta in petto. Non avrebbe mai potuto camminare, si disse, ma poteva provare a chiedere una sedia a rotelle. Ovviamente l’unica cosa che voleva fare era andare a controllare che quegli occhi blu non fossero stati solo un sogno, così chiamò l’infermiera, ma rifiutò qualsiasi visita o medicazione e le disse che aveva urgentemente bisogno di una sedia a rotelle. Rifiutò persino l’aiuto dell’infermiera, che convinta che lui volesse andare in bagno, provò in ogni modo a guidare la sua sedia a rotelle, ma Juan aveva un solo obiettivo. Fortunatamente conosceva abbastanza bene quell’ospedale da sapere che ortopedia era soltanto due piani più sotto del reparto dove avevano la stanza privata di Mina, così raggiunse un ascensore e poi corse disperatamente per raggiungerla. Gli venne un momento di sconforto terribile una volta arrivato all’esterno, perché dalle tende  riusciva a vederla sdraiata a letto, con Jane sulla poltrona accanto. Per un attimo pensò “è solo un sogno” ma decise comunque di entrare e vedere con i suoi occhi.
“Mimi…” sussurrò molto piano, una volta raggiunto il letto di lei, e piano piano due enormi occhi azzurri si spalancarono su di lui.
“Juanito, amore mio…” sussurrò lei piano trattenendo a stento le lacrime e in un istante Juan abbandonò la sua sedia a rotelle e finirono finalmente l’uno tra le braccia dell’altra.
“Ho avuto tanta paura amore…” sussurrò lei piangendo, mentre lui si scioglieva in caldissime lacrime sul petto.
“Ah tu hai avuto paura. Io ho solo dovuto affrontare il momento più doloroso e straziante della mia vita…” le disse commosso, e lei sorrise soltanto, ma Juan non aveva nessuna voglia di smettere di stringerla.
“Scusa, mi amor, non volevo farti male…” sussurrò pianissimo, accarezzandogli i capelli, ma lui nascondendo il viso le rispose molto emozionato “Ho desiderato troppo, e persino pregato per poterti riavere Mimi...” e lei gli diede un bellissimo bacio e sussurrò solo “sono tua mi amor, per sempre…” facendolo sorridere.
“…però che non ti venga mai più in mente di metterti davanti a me se qualcuno mi spara. Io posso morire, tu no” le disse serissimo, vergognandosi un sacco delle sue lacrime, ma lei scuotendo la testa rispose solo “…ma io non avrei potuto vivere senza il mio amore.”
Ripresero a baciarsi allora, e per qualche minuto fu tutto com’era sempre stato. Fino a quando qualcuno li interruppe.
“Insomma ma può essere che non riesca a stare buono neanche in ospedale? Hai idea dell’infarto che ho avuto non trovandoti in quel maledetto letto?” ruggì John, molto divertito, ma Jane tirò suo fratello per il braccio e gli ruggì che avevano bisogno di privacy.
 “L’hai abbracciata vero, ragazzino? Le hai detto che la ami e che sei felice di riaverla, sì?” gli ruggì Juan rigidissimo e John annuì soltanto, e mandandole un bacio da lontano aggiunse dolcissimo “…lo sa che la amo da morire…” facendo illuminare la sua mamma.
Si tennero stretti per ore, coccolandosi e raccontandosi quello che era successo nelle settimane precedenti. Juan le disse anche del sogno che aveva avuto quando era sotto anestesia e lei rispose sarcastica che certo non era un caso se aveva sognato di non essere sposato con lei appena aveva potuto e lui l’aveva solo presa in giro.
Qualche ora dopo, però, tornarono i ragazzi e John iniziò a prenderli in giro perché la frattura di suo padre della gamba e dell’anca gli avrebbe impedito di avere un po’ d’intimità per parecchio tempo, ma la mamma rispose serissima che non le sembrava una cosa che riguardava lui e Juan esultò dicendo “il signore me l’ha restituita più saggia” perché finalmente aveva detto a quei ficcanaso di farsi gli affari loro.
 Furono molto felici quel giorno e si divertirono un sacco, soprattutto quando il dottore provò a separarli e Juan la prese come una sfida personale e ruggì “ci provi a portarmela via di nuovo…” spaventandolo a morte. Fu un giorno lungo e parecchio divertente, ma anche molto emotivo perché Mina potè finalmente fare una videochiamata al suo bambino, che impazzì rivedendola e poi si addormentò affianco al suo uomo, che aveva continuato a fissarla e ad accarezzarla per ore, prima di cedere finalmente al sonno.
Quella notte un altro piccolo miracolo avvenne: John era molto triste, perché aveva preso una decisione impegnativa e non sapeva come dirla a Rafa. Così mentre tutti festeggiavano allegri il ricongiungimento degli Jimenez, si era allontanato a fumare.
“Insomma…dovresti essere al settimo cielo…” gli disse Rafa, sorprendendolo di spalle e abbracciandolo, ma John sospirò soltanto, spaventando non poco il dottore che gli chiese piano cosa avesse.
“Non tornerò a Berlino con loro due in questo stato…” rispose pianissimo e Rafa si strinse nelle spalle, perché lo aveva dato per scontanto.
“E quindi?” chiese piano, cercando di capire cosa lo intristisse tanto, ma John seccato ribattè “Beh indovina?” perplimendolo ulteriormente.
“Non torno a Berlino, non staremo mai più insieme. Che cosa possiamo sperare per noi due, eh? Pensi davvero che un rapporto a distanza potrebbe funzionare?” ruggì spazientito e Rafa gli sorrise soltanto e scosse la testa.
“Ragazzino io ti amo. Voglio stare con te, e…” provò a dirgli con molta tenerezza, ma John risentito rispose “non è questione di amore, Rafy. Anche io ti amo, ma pensi davvero che potremmo farcela?”
“Oh io ne sono sicuro…” rispose il dottore con un sorriso bellissimo, e John lo fissò confuso.
“Perché sei l’unica cosa che conta nel mio mondo, perciò se tu sarai a New York, finirò il contratto a Berlino e ti raggiungerò lì. Si tratta di un paio di mesi, credo. Massimo due e mezzo, ce la puoi fare?” aggiunse serissimo, facendolo sorridere in modo splendido. E così John e Rafa rimisero insieme il loro rapporto e fecero per la prima volta l’amore dopo tanto tempo.
Quella notte, mentre Juan dormiva finalmente accanto alla sua amata, John accarezzava la schiena del suo dottore,  e Johanna dormiva accoccolata insieme alla sua nonna preferita sua omonima, Jane stringeva al petto il suo piccolo Joey e gli sussurrò piano che stava per avere una sorellina, rendendolo molto felice.
Capitolo: un nuovo fidanzato
“Insomma aiutami a fare il punto della situazione, ti prego perché giuro che mi sta venendo un infarto, credo…” disse un ragazzo dai capelli rossi e lunghi, un tantino cicciottello al giovane Christian Stanley e lui ridendo annuì e disse piano “…allora: gentile, educato, fai un complimento alla signora Jimenez ma uno soltanto, dì a lui che hai visto una o due sue mostre, tanto per renderlo felice e basta. Mostra di amare davvero tanto la loro ragazza e andrà tutto bene…”.
“Ma io non lo so se la amo…” disse agitatissimo il giovane Nigel e qualcuno ribattè serio “…non è un buon inizio, eh” facendo ridere Chris.
“Oh beh ti conviene ascoltarlo, perché lui è il preferito. L’unico a cui il signor Jimenez rivolge la parola di solito…” rispose il giovane Stanley e Rafa sorrise soltanto. Avevano preso un piccolo aereo privato per raggiungere l’isoletta in cui si erano trasferiti gli Jimenez da qualche anno, ma se Nigel era l’ospite d’onore, solo due persone sapevano dell’arrivo del dottor Herrera, e una era la padrona di casa in persona.
“Sono il preferito perché ho sempre mostrato amore e rispetto al mio John…” rispose con un sorriso dolce, pensando a quell’uomo dolcissimo che non vedeva da mesi e a quello che stava andando a dirgli, così non ascoltò la risposta.
Chris invece ribattè che era il preferito solo perché era un medico, e che al papà di Jane non piaceva perché era un musicista, facendo tremare Nigel.
“…ma ovviamente, dato che tu e sua figlia suonate insieme nella stessa band, non può dire molto nel tuo caso…” concluse Chris serio, ma in quel momento iniziò l’atterraggio e Nigel rimase senza parole, mentre Rafa sorrideva.
Jane e Johanna andarono ad accogliere quei loro incasinati fidanzati, insieme al loro adorato cognatino e  Rafa disse solo “stai tranquillo, ci metterò una buona parola io…” strappandogli finalmente un sorriso.
Quando raggiunsero il resto della famiglia sulla spiaggia, Nigel pensò che sembrassero una specie di famiglia da pubblicità, tutti vestiti di nero, tutti estremamente belli e abbronzati e per qualche minuto non potè dire nulla, tanto che la sua amata Joy gli disse piano di cercare di stare calmo.
E poi Mina li vide e corse ad abbracciarli. Aveva un bellissimo costume intero nero, e un copricostume a uncinetto sempre nero che la faceva sembrare ancora più elegante. Purtroppo erano rimaste molte cicatrici sul suo corpo, per questo lei si copriva sempre molto più del necessario, ma aveva imparato anche a mostrarsi imperfetta a Juan e questo li aveva avvicinati.
Mina abbracciò Nigel con molta dolcezza e cercò di essere super accogliente, ma aveva qualcosa da dire a Rafa e così se lo portò via, lasciando Chris e Nigel ad affrontare da soli il terribile signor Jimenez, che in realtà stava giocando sulla sabbia con tre bambini scalmanati e che sorrise stranamente in modo molto gentile al nuovo arrivato.
E poi apparve lui, bello come il sole, bagnato e pieno di salsedine e il cuore di Rafa si fermò per un attimo quando sentì dire il suo nome con quella voce così bella.
“Mi sei mancato mi amor, da morire…” gli sussurrò stringendolo e baciandolo forte e il dottore si sciolse totalmente, pensando a  quello che aveva da dirgli. Dopo aver salutato tutti John lo trascinò in camera con la scusa di posare i suoi bagagli e lo spinse contro il letto baciandolo. Non si erano visti per tre mesi, perché John aveva girato un corto e poi era corso dai suoi genitori e moriva dalla voglia di stare con lui.
“Dio, sei favoloso così…” sussurrò Rafa molto preso, ma John gli disse solo “ti amo amore, mi sei mancato troppo…” provando in ogni modo a spogliarlo.
“No, no devo parlare un attimo con tuo padre, a dopo il sesso…” disse agitato e John alzò soltanto un sopracciglio seccatissimo e lo lasciò andare. Rafa era strano da parecchio ormai, e gli aveva nascosto una serie di grosse transazioni bancarie, senza ricordarsi che John aveva il suo vecchio telefono e quindi riceveva le sue notifiche della banca. John sbuffò e si disse che davvero aveva qualcosa di strano quell’uomo, che tornò di fretta in spiaggia e recuperò suo padre per parlarci da solo.
“Mi tradisce ormai, ne sono sicuro…” disse John a sua madre e le sue sorelle e Nigel lo fissò perplesso, ma Chris gli disse solo che stava diventando paranoico.
“Insomma avrei una cosa da chiederle signor Jimenez…” sputò fuori Rafa, dopo aver chiesto della sua salute e di quella di Mina e lui annuì soltanto.
“So che John è molto giovane e magari voi pensate che sia giusto aspettare. Insomma deve compiere ventidue anni e forse per voi è presto, ma io vorrei sposarlo e mi piacerebbe sapere cosa ne pensate…”
Juan sorrise, si strinse nelle spalle e rispose “Mina aveva la stessa età quando ci siamo sposati, eh…” facendolo sorridere.
“E’ che Chris mi aveva suggerito di…” provò a spiegare Rafa, ma Juan scosse la testa scocciato e rispose “Quell’idiota non ha nessun titolo per darti consigli sentimentali, è meglio che tu lo sappia!” facendolo ridere.
“Io sono favorevole. Siete una bella coppia, e quando due si amano, si sposano. Niente da dire. Il problema è che quando si tratta di John le mie opinioni e quello che io desidero non valgono nulla, perché lui è di giurisdizione della signora…” rispose, facendo un cenno a sua moglie e Rafa rise soltanto, chiamandola dolcemente.
Mina si sedette con loro e disse seria “…non è un altro rimprovero perché mangio troppo poco questo, vero?” facendo solo ridere il dottore.
“No è che abbiamo una cosa importante da dirti…” aggiunse serio e poi lasciò che Rafa iniziasse il suo discorso. Provò a dire le stesse parole che aveva detto a Juan, ma Mina sconvolta lo interruppe e portandosi le mani alla bocca, disse seria “oddio siamo arrivati a ‘quel’ discorso? Già?”
Gli uomini annuirono soltanto e lei si asciugò due lacrime e con due enormi occhioni di pianto disse solo “ok…” ma non potè parlare per un attimo e Juan le disse piano “Hey ragazzina, te lo ricordi com’era? Quando avevamo vent’anni e il nostro unico desiderio era passare tutta la nostra vita insieme?”
Lei annuì e asciugandosi una lacrima rispose “…anche se adesso appena puoi sogni di essere sposato con le altre…” punzecchiandolo come sempre.
“Mina io…lo amo davvero. Voglio prendermi cura di lui, stargli accanto e crescere insieme a lui. Soprattutto, però, desidero un bambino o una bambina con i suoi occhi e il suo sorriso e vorrei sapere se sei contenta di questo…” concluse, con infinita dolcezza e lei sorridendo ribattè “…certo che sono contenta! Devi dirglielo subito, però, perché si è messo in testa delle idee stupide che lo stanno facendo soffrire…” facendo sorridere Rafa e suo marito contemporaneamente.
Una volta soli, Juan le prese la mano e stringendola forte sussurrò “stai morendo, eh?” mentre due lacrime le rigavano la guancia.
“Il mio amore…” sussurrò Mina ma Juan stringendola le disse piano “Hey…lo sai che si amano e sono felici…”
“Lo so, lo so, ma il mio bambino mi mancherà per tutta la vita. Te lo ricordi come mi stringeva quando tornavo dai viaggi? Quanti calci ci dava quando dormiva nel nostro letto e come mi tirava i capelli nel sonno?” aggiunse piangendo e Juan le sussurrò solo “Mìmi, sarà sempre il tuo piccolo, eh. Ci siamo passati anche con Jane…avremo un altro figlio, ma in fondo Rafa è già un pezzo della nostra famiglia…” e lei sorrise soltanto, puntualizzando che in nessun universo avrebbe potuto avere un figlio di trent’anni.
“E poi magari avranno un bambino simile a Johnny…” sussurrò speranzosa, abbracciando suo marito che le sorrise e annuì soltanto.
“E’ che non sono pronta a lasciare andare anche lui. Prima Jane, poi lui. Mi abbandoneranno tutti…” sussurrò piano triste e Juan le disse piano “Ma va. Magari ci abbandonassero questi. Jane è sempre a casa e lo sarà anche lui, perché siete inseparabili. E poi, se vale, io non ti lascerò mai Mìmi…”
“Certo che vale…” sussurrò dolcissima, prendendogli la mano e rimasero così per qualche minuto a godersi un bellissimo tramonto arancione, mano nella mano. Mina teneva la testa sulla sua spalla e lui sorrideva in modo bellissimo.
“…Mìmi…” le sussurrò dopo qualche minuto, interrompendo quel momento così poetico e lei fissandolo sussurrò solo “cosa mi amor?”
“Come diavolo possono fare figli quei due?” aggiunse con il suo solito cinismo e Mina iniziò a ridere e gli spiegò tutto.
Nel frattempo, Rafa aveva chiesto a John di fare il bagno con lui, e lui l’aveva seguito poco convinto.
“Non sei più felice di vedermi?” aveva chiesto dolcemente il dottore, e lui si era stretto nelle spalle e aveva risposto “…se tu non lo sei, mi sento sempre l’unico coglione che ci mette il cuore e l’anima in questa storia…”
“Addirittura?” chiese Rafa fissandolo dolcemente, e lui aveva solo annuito, fissando l’acqua.
“…ma se sei tutto per me, Johnny? Lo hai dimenticato o fai finta di non saperlo?” aggiunse, baciandogli la spalla, ma lui rimase molto rigido e non rispose.
“E’ perché ci siamo visti poco? Perché non sono riuscito a venirti a trovare prima? Mi dispiace amore mio, ma non essere arrabbiato dai…” aggiunse dolce, baciandogli la spalla e il collo, ma John scosse solo la testa e disse serio “ho visto quanto hai speso da Tiffany. So del mutuo e mi chiedo che cosa stia succedendo nella tua vita e soprattutto perché io non ne sappia nulla, dato che giuri di provare tutti questi sentimenti per me…”
Rafa rimase molto sorpreso per quella frase, ma poi ricordò del telefono e della app della banca e imprecò perché la sua sorpresa era rovinata, facendo solo scuotere la testa al suo fidanzato.
“E che cosa hai pensato, eh? Che ti tradisco?” rispose, baciandolo forte sul collo, ma John si ritrasse e rispose che non aveva proprio nessun motivo per toccarlo in quel modo.
“Oh e invece sì. Perché sei bello da morire così abbronzato, profumato e sai di sale…penso che sto per impazzire per te arrabbiato…” aggiunse divertito e John disse piano che voleva sapere se aveva intenzione di lasciarlo.
“Io?” chiese Rafa confuso, ma quando John alzò gli occhi, capì che stava per piangere, così si intenerì e disse piano “è tutto per te, mi amor. L’anello, il prestito…tutto lo giuro…”
John gli chiese di spiegare e Rafa con il cuore in gola disse piano “…ho preso una grossa decisione, ma tu lo sai. Ne abbiamo parlato mille volte. Io…volevo chiederti di sposarmi, perciò ho preso la casa che avevamo visto a New York e…sono andato nella tua gioielleria preferita perché non si fanno queste richieste senza qualche diamante…”
John rimase un attimo senza parole e Rafa sorrise soltanto, sconvolto e spaventato, ma poi il ragazzino gli chiese “e allora?”  confondendolo.
“Allora?” chiese Rafa interdetto.
“Questa proposta arriva o non arriva?” aggiunse John divertito, ma anche emozionato e il suo compagno rise fortissimo, spiegandogli che non avrebbe mai potuto inginocchiarsi in acqua perché sarebbe annegato.
“Non avrei mai voluto che t’inginocchiassi, è un gesto così meschino. Non devi pregarmi o supplicarmi, se mi vuoi come compagno per tutta la vita, basta chiedere…” aggiunse serio e in quel momento Rafa lo fece: spostò una ciocca bagnata che gli cadeva sul viso, gli accarezzò la guancia e occhi negli occhi sussurrò solo “Mi vuoi sposare John Jimenez?”
La luce arancione e rosa del tramonto si riflesse per un attimo nei suoi occhi, e John sussurrò solo “sì, per tutta la vita…” sconvolgendo il suo dottore. E così, in mezzo all’oceano finirono per baciarsi e giurarsi che si sarebbero amati per sempre.
Epilogo
Quattro anni dopo quel fatidico giorno, il dottor Herrera rientrò a casa molto in anticipo e con il cuore in gola. Accarezzò Nacho che era andato a salutarlo e si mise alla ricerca del suo grande amore, ma trovò il copione dal titolo “Mìmi” a cui stava lavorando e capì che era probabilmente in giro a parlare a telefono. Lo trovò in terrazza, a discutere di cifre, budget e attori, con qualcuno tra le braccia. John sorrise soltanto vedendolo a casa, e chiese come mai fosse così in anticipo, ma la piccola Ahmina corse immediatamente da suo padre per stringerlo e Rafa la portò via, perché aveva una cosa importante da fare e gli serviva la sua complicità.
La strinse forte e baciandola con dolcezza le disse piano “devo dirti una cosa molto importante mi hija…” facendola sorridere curiosa. Le disse quello che doveva all’orecchio e lei fece un sacco di domande, ma poi gli parve molto felice e accettò di partecipare al suo piano.
Rafa se la fece sedere sulle ginocchia e le chiese cosa avesse fatto con il padre per tutto il giorno, ma mentre lei parlava, gli venne in mente il discorso di John sui bambini e sorrise. Avevano provato per un anno ad avere un bambino con l’inseminazione artificiale e la madre surrogato, ma non era arrivato e John aveva solo concluso che non era destino. C’erano stati un po’ di attriti tra di loro, e inizialmente Rafa non era convintissimo di voler adottare la piccola Mina, mentre John l’aveva preso come un segno del destino: siriana, orfana e con lo stesso nome di sua madre. Aveva fatto di tutto per portarla via dall’orfanotrofio in cui era, e si era occupato di lei con un amore immenso. E poi anche Rafa si era innamorato di quella peste dagli occhi neri, che presto aveva riempito totalmente le loro vite, monopolizzando totalmente i loro cuori.
Erano felici, davvero troppo e così avevano deciso di volerne un altro. John avrebbe voluto adottarlo direttamente, ma Rafa voleva con tutte le sue forze un bambino che assomigliasse a lui, così lo aveva convinto a riprovare ma suo marito non aveva voluto saperne nulla. Temeva di illudersi e stare male di nuovo, quando invece lui era felicissimo solo con Mina.
Rafa aveva provato a parlargli di dirgli che risultati c’erano, ma John aveva sempre fatto finta di nulla, ma quel giorno non avrebbe potuto.
“Amore ma come mai sei a casa?” chiese bellissimo, con tanta dolcezza, ma Rafa era talmente raggiante che chiunque lo avrebbe capito a chilometri di distanza. Gli tolse una forcina dai capelli e notò che era sporco di cioccolato sulla giacca, e John ridacchiando commentò “Grazie Mina. Vedi perché non puoi mangiare quando sei addosso a papà?” facendo ridere quella piccola dispettosa in modo bellissimo.
“Insomma? Che ci fa a casa il dottore?” chiese di nuovo, fissandolo con occhi incredibilmente languidi.
“Volevo stare con mio marito e mia figlia, è sbagliato?”gli disse piano, accarezzandogli i capelli, mentre teneva Mina sul petto e John lo baciò con moltissima dolcezza, sussurrando piano all’orecchio che magari avrebbero potuto chiamare la tata per quella notte, per concedersi un po’ di romanticismo.
“Vedremo. Come va con il film?” gli chiese facendo il vago e John iniziò a raccontargli della sua surreale giornata, trascorsa tra problemi di casting e di budget.
“E’ che mia madre insiste ancora nel voler scegliere l’attore che farà mio padre e lui ovviamente è geloso e quindi litigano come due bambini e sembra che io non abbia nulla di meglio da fare …” concluse divertito, facendo ridacchiare Rafa, che però aveva una cosa da dargli. Così disse piano a Mina “dai amore, è il momento…” e lei porse una piccola scatola al padre.
John li fissò perplesso, ma quando l’aprì non capì subito che ci fosse qualcosa di strano. C’era una maglietta con scritto “papà numero 1” e John pensò a un regalo carino, anche se un po’ fuori moda, ma sorrise in modo dolce e ringraziò Mina e Rafa.
“Non abbiamo finito…” rispose il marito, mostrando la sua maglietta con scritto “papà numero due” e John rise, ma ancora non capì. Neanche la temporanea assenza di Mina e il fatto che lei e Rafa stessero palesemente architettando qualcosa lo insospettì, perciò quando lei apparve con la maglietta sul vestito, John rise soltanto prima di leggere la scritta che lo lasciò per un attimo senza fiato.
 “Sorella maggiore?” chiese confuso, pensando per un secondo che ci fosse un errore, ma poi lesse qualcosa negli occhi di suo marito e rimase senza fiato.
“Noi…?” chiese confuso, e Rafa annuì e disse piano “tra cinque mesi avremo una bambina, sì…” facendolo commuovere e dire a Mina che doveva scegliere il nome di sua sorella, mentre Rafa gli sussurrava piano che lo amava da impazzire.
La sorellina di Mina, arrivò in ritardo, come tutte le dive. La chiamarono Isabella, come la madre di Rafa, ma ovviamente aveva un particolare speciale: due occhi azzurri meravigliosi e un grosso naso.
Nota:
Ciao a tutti e grazie per essere arrivati fino a qui. Allora che ne pensate del finale? Siete felici o avreste voluto che finisse prima? Io ero molto incerta sull'epilogo, ma mi piaceva l'idea di farvi conoscere anche baby Mina. Per me la fine di questa storia è un po' intensa, sono molto legata alla famiglia Jimenez e quindi sono dispiaciuta che sia finita, ma posso solo dirvi grazie per avermi seguito, per aver letto le loro avventure e spero per aver un po' pianto e sorriso con Mina e Juan. E grazie anche per non aver discriminato John solo per il suo orientamento.
Vi abbraccio tutti.
   
 
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