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Autore: Brume    09/06/2021    2 recensioni
1788: molte cose sono cambiate nelle loro vite ed il clima sociale e politico francese è ormai compromesso. Oscar e Andrè vengono mandati dai reali in Normandia dove alcuni branchi di lupi continuano a fare strage di persone nei villaggi intorno a Londinières. C’è però chi sospetta che questo sia solo una scusa atta a coprire una epurazione, stragi di uomini e donne compiute da una persona troppo importante per essere punita: ai due "ragazzi" il compito di capire cosa stia succedendo. Una parentesi, un fuori programma che nulla ha a che fare con la storia e che magari cambierà le loro vite, chi lo sa.
In parte ispirato alla faccenda del Gevaudan così come narrata nel libro di Todaro (ma sono nell' idea di fondo), non ci sono altri particolari riferimenti. Per eventuali cronologie si consideri il manga. Storiella senza nè arte nè parte nel mio stile.
Eventuali fanart presenti, se non diversamente precisato, sono mie opere.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Oscar François de Jarjayes
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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wood

Disseminati a semicerchio in una grande radura, così come stabilito dai due studiosi che li vicino avevano individuato la tana dei lupi, tutta la squadra era chiusa in un religioso silenzio; divisi in gruppi da 3 /4 persone poste a circa un centinaio di metri gli uni dagli altri, vigilavano  silenziosi e guardinghi. 

Oscar, lo sguardo fisso al centro di quella grande distesa di erba, aveva un viso tirato e stanco. Gli occhi cerchiati e stanchi si sforzavano di rimanere aperti e di cogliere ogni minimo movimento; Andrè, li accanto, vegliava come di consueto su di lei, osservando sia la figura femminile che i dintorni. L’ unico in movimento era Monsieur Vignard, uno dei due studiosi: i suoi passi leggeri continuavano a compiere piccoli percorsi qua e la. 

“Monsieur, cosa pensa di questa faccenda?” gli domandò Oscar , ad un certo punto, dal nulla. L’ uomo si lisciò la barba con la mano sinistra tenendo la destra sul calcio della pistola; guardò quel soldato così esile e stanco e poi andò a sedersi, appoggiando la schiena ad un tronco. Li, sembrò rilassarsi; osservò la schiena di Oscar – che manteneva fissa la sua posizione – e sospirò. 

“Sono felice me lo abbiate chiesto” rispose ; anzi parve quasi essere pervaso da un senso di pace. Oscar si voltò per un attimo. 

“Cosa intendete?” domandò quindi. 

“....qui sembrano tutti invasati, pazzi. Io credo che questi lupi facciano solo ciò che la natura chiede loro di fare; sopravvivere” rispose.  

Andrè intervenne. 

“Ma hanno ucciso alcune persone” disse con la sua solita pacatezza. 

Vignard passò lo sguardo dalla donna all’ uomo e lo sguardo per così dire...accademico tornò sul viso dell’ uomo. 

“Monsieur, non nego che qualche elemento, spinto dalla fame, si sia avvicinato ai villaggi...succede questo da millenni e ” disse “ può anche essere che effettivamente ci siano stati attacchi ma, credetemi, questi animali non attaccano per cattiveria, ma per difesa e fame”. 

Oscar annuì, lo stesso fece Andrè.  

“...non mi sembrate particolarmente felice di essere qui...” disse allora Oscar, spostandosi dalla sua posizione e avvicinandosi allo studioso. 

“...affatto. Sono fiero e contento di essere qui....ma la faccenda mi pare sia sfuggita di mano. Non si tratta di cacciare lupi, ma di cacciare uomini. I vostri amici non vogliono lupi. Vogliono gli uomini che, nelle loro teste, credono comandino questi animali”. Vignard sapeva benissimo il pericolo che avrebbero potuto portargli  quelle parole; in fondo quel generale di brigata era un nobile. 

Oscar capì i suoi timori. 

“Se vi chiedo questo è perché ...ho le mie ragioni” disse lei. Poi rivolse lo sguardo ad Andrè. 

“Cosa dovremo fare appena vedremo questi lupi?” chiese dunque. 

“Quello che vi dice la vostra coscienza” tagliò corto il professore. 

Tornarono quindi alla loro osservazione; per ore rimasero fermi, guardando ogni singolo filo d’ erba ed ascoltando attentamente ma nulla, niente accadde...e fu un sollievo quando De Girodelle ed il Duca zio diedero il via libera: tutti i presenti si alzarono, sgranchendosi; Andrè sentì Alain, dall’ altra parte della radura, prodursi in sonori sbadigli.  

Sorrise. 

Poi il suo sguardo volse ad Oscar. 

“Come stai?” gli domandò. Lei sistemò le armi nellav cintola e lo guardò. 

“Stanca...Ascolta, Andrè...è l’ alba: andiamo a riposare poi, verso le undici, ti prego di raggiungermi alla locanda. Chiedi di poter salire, devo parlarti” disse. 

Andrè annuì poi, si avviarono a recuperare i cavalli, poco distanti. Camminando a fianco di Oscar, poco distanti dagli altri, l’ uomo sentì dei rumori; si voltò e, con la coda dell’ occhio vide, tra le fronde, uno di quegli animali. Si fissarono per un tempo che parve infinito ed i brividi lo percorsero la sua schiena.  

Gli occhi ferini erano scuri, come il sottobosco; il pelo grigio ricco di sfumature e la forma...pareva davvero un dipinto. Andrè ne fu affascinato; per un momento si chiese se mai potesse esistere una creatura più bella.  

Purtroppo, la magia svanì di li a poco: un colpo fece saltare da terra quel magnifico esemplare e quando Andrè si girò vede De Girodelle, tronfio. Quando riportò lo sguardo sulla fiera, la vide pervasa da clonie e convulsioni. 

“Avete rischiato la vita” disse il Conte. 

“..Per fortuna siete arrivato voi” rispose allora  Andrè, ricacciando indietro la rabbia per quel gesto e allungando il passo verso Oscar , stringendo i pugni fino a farsi male. 

 

 

 

 

Qualche ora più tardi e dopo aver riposato, Andrè raggiunse la locanda, come richiesto da Oscar. Spinse la pesante porta e si fece largo tra la gente; non vide Girodelle e neppure gli altri e tirò un sospiro di sollievo quindi si avviò al bancone dove chiese di poter parlare con il Conte De Jarjayes. Fu accontentato quasi subito e si avviò quindi verso il primo piano. 

Bussò.  

Dopo un istante, Oscar gli aprì e lui entrò nella stanza. La finestra aperta lasciava entrare un leggero venticello, piacevole. 

“Volevi vedermi, Oscar?” chiese, mantenendosi neutro e cercando di non pensare al bacio della sera prima. La donna, girata verso la finestra con una tazza di te tra le mani, voltò il capo. 

“...hai dormito, Andrè? Ti sei riposato?” gli chiese dolcemente.    Lui annuì con il capo. 

“Si, grazie Oscar...e tu? ...non credo tu mi abbia chiamato solo per questo...” rispose, semplicemente, sorridendo. 

“... Dobbiamo parlare...ascolta, Andrè, Girodelle mi ha detto la verità e ...io...io non so cosa fare” disse lei.  

Le mani tremarono, era sconvolta, ancora più pallida del solito.  

L’ uomo , seduto, si chinò in avanti, poggiando le braccia sulle gambe e chinando il capo. Oscar posò la tazza sul piccolo tavolo poco distante e si avvicinò a lui. Lui risalì l’ intera figura con lo sguardo finchè non incrociò gli occhi azzurri colmi di lacrime che gli sciolsero il cuore. 

“Oscar... anche io ho una versione dei fatti...” disse senza cedere a quello sguardo “ ieri, quando ci siamo visti, ero di ritorno da una bettola ...dove ho incontrato Bernard. Mi ha raccontato una storia e chiesto di raccogliere informazioni per lui...” 

Lei lo fissò.  

Quel nome ancora le faceva torcere le budella ma non disse nulla.  

Andrè si alzò. 

 Le sue mani si allungarono a prendere quelle di Oscar che lasciò fare. 

“...io...io credo che ci abbiano raccontato la stessa storia, ma con finali diversi” disse.  

Lei abbassò il capo. 

“Temo di si. Questa è tutta una scusa...” rispose Oscar tenendo sempre lo sguardo a terra. 

“Una scusa per uccidere quante più persone scomode possibili...” disse lui, finendo la frase. 

I due ragazzi si guardarono. 

“Perchè?” chiese Oscar, pur conoscendo la risposta. Andrè sorrise, amaramente. 

“Dovresti saperlo...”. La sua Oscar abbassò lo sguardo,  triste. 

“...questo villaggio è stato preso di mira perché ritrovo di alcuni facinorosi che, collegati a Robespierre e ad altri, vorrebbero portare la Francia alla Rivoluzione. Gli uomini uccisi....sono solo stati tratti in inganno....ammazzati e dati in pasto ai lupi, che così facendo si sono ovviamente avvicinati sempre di più...dando vita ad una sorta di leggenda”  

Oscar buttò fuori quelle parole come liberandosi da un peso. Andrè ascoltava tutto senza esserne sorpreso. 

“...Ora cosa faremo?” le chiese lei.  

Stavolta fu lei a cercare Andrè;  le mani si strinsero sempre di più, ma i loro corpi rimasero a debita distanza, anche se per poco tempo. Andrè allungò una mano dietro la schiena di lei tirandola verso di sé e la donna non si oppose ma appoggiò il capo al petto dell’ uomo. 

“...Faremo ciò che dobbiamo: torneremo alla vita di sempre, ognuno nei suoi ruoli. Non ci resta altro ...” rispose  affondando il viso tra i morbidi capelli di lei “  ...e tu... tornerai a comandare i soldati delle Guardie Francesi, io resterò al mio posto...finchè non arriverà la rivoluzione”. 

Lei parve avere un sussulto. 

Sollevò il capo, guardandolo. 

“... succederà mai... ?” chiese, pur conoscendo in cuor suo la risposta.  

“...E’ già iniziata, Oscar... hai mai osservato attentamente Parigi, le sue strade, le persone? Hai mai osservato quelle facce, quegli occhi?  Quelli si che sono cani anzi, lupi rabbiosi pronti ad attaccare... “ rispose lui con voce quasi rotta. 

“...quindi...la Regina ed il suo consorte mi avrebbero utilizzata come ultima risorsa, insieme a Girodelle, per questo scopo?” domandò. 

Andrè annui. “Non ci avevi mai pensato?” chiese, quindi. 

Oscar si staccò da lui e andò a sedersi sul letto. Gambe distese davanti a le e braccia mollemente adagiate lungo il corpo, il capo chino ed i capelli a coprire il viso...pareva solo una bambola.  

Una bellissima bambola di pezza.  

“...Burattini, ecco ciò che siamo*” disse con un filo di voce. “Tu che farai, Andrè?”  

“...che debbo fare? Ti seguirò in capo al mondo, se solo lo vorrai” rispose. 

Oscar e l’ uomo di fissarono. 

Gli sguardi pieni di consapevolezza ed i cuori colmi di un amore che ancora nessuno osava chiamare e definire, si guardarono a lungo. 

“...sono così stanca...” disse lei, la voce rotta. 

Lacrime iniziarono a solcare il suo viso.  

Andrè, solo allora, osò avvicinarsi a lei. Le passò un braccio intorno alle spalle ed ancora una volta la strinse a sé. 

“Una via d’ uscita c’è, ma dovrai rinunciare a tutto” le disse. Rimase stretto a lei qualche minuto poi  le baciò dolcemente il capo, si alzò ed uscì. 

Oscar si alzò e lo rincorse.  

Sulle scale afferrò per le maniche ma accorgendosi di richiamare l’ attenzione dei presenti, lo lasciò. 

“…Andrè, io non so cosa fare" bisbiglio passandoci accanto “ho sempre avuto la risposta per tutto ma ora… sono persa. 

“...solo il tuo cuore ha la risposta...” rispose lui; poi, girò sui tacchi e tornò al campo dove Alain lo stava già cercando. 




* le frasi sono ispirate alla versione cinematografica

   
 
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