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Autore: Brume    11/06/2021    2 recensioni
1788: molte cose sono cambiate nelle loro vite ed il clima sociale e politico francese è ormai compromesso. Oscar e Andrè vengono mandati dai reali in Normandia dove alcuni branchi di lupi continuano a fare strage di persone nei villaggi intorno a Londinières. C’è però chi sospetta che questo sia solo una scusa atta a coprire una epurazione, stragi di uomini e donne compiute da una persona troppo importante per essere punita: ai due "ragazzi" il compito di capire cosa stia succedendo. Una parentesi, un fuori programma che nulla ha a che fare con la storia e che magari cambierà le loro vite, chi lo sa.
In parte ispirato alla faccenda del Gevaudan così come narrata nel libro di Todaro (ma sono nell' idea di fondo), non ci sono altri particolari riferimenti. Per eventuali cronologie si consideri il manga. Storiella senza nè arte nè parte nel mio stile.
Eventuali fanart presenti, se non diversamente precisato, sono mie opere.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Oscar François de Jarjayes
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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15/16  agosto 

Quante cose erano accadute nel giro di così poco tempo;  sembrava quasi che, all’ improvviso, il destino si fosse messo      d’ impegno un bello scherzo...come se la sua vita passata non ne avesse avute abbastanza. Prima Oscar ed il suo...perdono, che mai si sarebbe aspettato, dopo l’ accaduto...poi questa faccenda dei lupi...Bernard...e ancora Oscar, con le sue parole. Era cambiata, in quegli ultimi mesi, cambiata decisamente; da un lato era quasi felice ma dall’ altro...tutto il loro mondo stava andando a rotoli lasciandoli in balia degli eventi. Quando arrivò al campo, come aveva immaginato, Alain era già sveglio e stava bighellonando insieme ad altri soldati intorno al fuoco; parlavano della notte passata, di Parigi, di cosa avrebbero fatto tornati alle loro case. Sembravano tranquilli e fuori dal mondo, come se tutto ciò che stesse accadendo non li sfiorasse nemmeno. 

                                                                                 

In un certo senso, meglio così...pensò Andrè avvicinandosi a loro con un sorriso di circostanza. Già; meglio non sapere, o far finta di niente. La vita deve essere  decisamenti migliore, così concluse, alzando la mano a mò di saluto prima di sedersi con loro. 

Alain gli fece posto e tagliò una fetta di pane porgendogliela insieme a del formaggio; Andrè la prese e ne addentò gran parte. 

“Il comandante?” chiese  

Andrè lo fissò.  

“L’ ho lasciata ora...credo che arriverà a momenti” rispose, con la bocca piena. Alain notò che vi era qualcosa che non andava, ma per discrezione non chiese nulla al suo amico;aspettò che la loro compagnia di fosse allontanata per rivolgere ulteriori domande ad Andrè. 

“Che è successo, Grandier? Ti conosco come le mie tasche, non puoi tenermi nascosto nulla” disse. L' altro, rassegnato, abbassò lo sguardo. 

“Oscar...è strana...” rispose  evasivo. Alain rimase in attesa di ulteriori spiegazioni ma niente più uscì dalla bocca dell’ amico, che si alzò e tornò nella sua tenda. 

 

Cosa succederà ora, Oscar? Cosa deciderai? Andrai avanti con questa farsa, andemo avanti incontro al nostro destino o avrai...avremo altre scelte? Pensò, stendendosi e girandosi sul fianco.Ripensò ai suoi occhi, alla debolezza che gli aveva mostrato; saperla così e non potere starle accanto come avrebbe voluto lo dilaniava. Cercò di riposare un po', in attesa di nuovi ordini; ma poi finì per addormentandosi, riaprendo gli occhi solo al tramonto, quando sentì una serie di voci concitate diffondersi per il piccolo campo. Si alzò di scatto, mise mano al fucile ed uscì; vide il conte De Girodelle vagare preoccupato e poi prendere la sua direzione. 

“Mademoiselle Oscar è sparita” disse arrivando a pochi centimetri dal suo viso. Ad Andrè gelò il sangue. 

“..Co-come dite? Sparita?”disse, un nodo in gola. 

“L’ attendevo per definire un po' la situazione, ma non l’ho vista né a pranzo né successivamente...l’ abbiamo cercata ovunque nei dintorni. Ha preso i suoi effetti ed il suo cavallo” disse il conte, nervoso. 

Andrè rimase immobile.  

Presto un gruppo di persone li circondò. 

“...Ritenete di sapere dove possa essere andata?” chiese,infine. Andrè fece segno di no con la testa ed abbassò il capo. Alain andò vicino a lui.Girodelle iniziò a camminare avanti ed indietro, pensieroso. La combriccola lo seguiva con lo sguardo. 

“Grandier, De Soisson...voi siete i suoi soldati. Uno di voi rientrerà a Parigi, l’ altro si recherà in Normandia. I De Jarjayes hanno possedimenti in quelle zone. Non so come mai se ne sia andata ma non dobbiamo escludere nessun luogo. Partirete subito” disse. 

“Ma ...i lupi?” chiese uno dei dragoni. 

Girodelle si voltò nella sua direzione. 

“Ritengo che con la caccia di ieri e quella che faremo stanotte, il nucleo principale del branco verrà eliminato. In ogni caso c’è in ballo la vita del Conte Jarjayes...” rispose. Andrè annuì, grato: se l’ ordine non fosse arrivato da Girodelle, avrebbe preso l’iniziativa lui stesso. Tremante, agitato, Andrè si recò subito a preparare la cavalcatura al contempo pregando che Oscar non avesse fatto sciocchezze. Molto probabilmente, come faceva ogni volta che voleva restare sola, si stava recando in Normandia: ma tutto era così strano!  

Doveva trovarla...e doveva farlo quanto prima. Tornò nella tenda,preparò la sacca e poi uscì , di corsa, senza nemmeno controllare le munizioni a disposizione. Non salutò nessuno, nemmeno Alain: aveva in mente solo un nome e solo un viso. Oscar. 

 

 

 

Cavalcò senza sosta. Al buio che ormai aveva avvolto tutto, guardandosi continuamente in giro, spronò la cavalcatura al galoppo senza curarsi né di lupi né dei ladri; doveva trovarla. 

Urlò. Urlò il suo nome a più riprese;ad ogni passo, la sua voce risuonava nelle lande; ad ogni passo, voce e vista diventavano sempre più deboli.  

Attraversò pianure e boscaglie, guadò ruscelli, frugò tra i cespugli ed osservò il terreno.  

Nulla. 

Oscar pareva essersi dissolta. 

Nei pressi di Alençon, dopo essersi fermato nelle locande sulla via tirando giù dal letto osti, gestori, puttane e clienti,  si fermò per fare riposare il cavallo; accese un fuoco di fortuna per tenere lontano eventuali pericoli e, con la schiena dolorante, cercò un tronco al quale appoggiarsi. Non tentò nemmeno di dormire, ma chiuse gli occhi per avere un po' di sollievo; una mano sul fucile e l’ altra a tenere una sorta di torcia. 

Oscar, dove sei? Cosa ti è preso? Si chiese, disperato. Gli occhi si riempirono di lacrime ed una sorta di panico avvolse ogni centimetro del suo corpo. Immaginò ogni scenario, immaginò il peggio...Ma più di tutto immaginò di trovarla presto: l’ avrebbe tenuta stretta, per sempre, per il resto della vita...e  spinto da questo pensiero , meno di una mezz’ ora dopo si rimise in viaggio. 

 

Cavalcò parecchie ore, Andrè; non ascoltò la fatica ed i dolori e ricacciò indietro tutti i pensieri funesti che man mano apparivano nella sua testa. Cavalcò fino quasi a svenire dalla stanchezza, ritrovandosi più volte riverso sulla criniera del cavallo...cavalcò finchè non la trovò, riversa a terra, a qualche chilometro dalla casa sulla scogliera, quando ormai le sue speranze stavano svanendo. 

“Oscaaaar!” urlò con tutte le sue forze mentre l’ alba si faceva strada tra nubi scure; scese da cavallo e , barcollando, la raggiunse. La donna era riversa a terra, come una furia arrivò da lei e prese a scuotere l’ esile corpo finchè non ottenne una risposta, un lieve tremito. 

“Dove sono?” chiese lei aprendo lentamente gli occhi,  con voce debole. 

“Vicino alla tua tenuta...sulla costa” rispose lui mentre ,con l’ennesimo sforzo, tentava di sollevarla. 

“In Normandia?” chiese, stupita, stringendosi a lui. 

“Già. Oscar....diamine...cosa ti è saltato in mente? Ti stanno...ti sto cercando da ore...” disse lui; la mano dell’ uomo si posò sul capo della donna sostendendolo  e affondando le dita nei capelli. 

“...io...io...non ricordo” disse lei, sinceramente spiazzata. Andrè sgranò gli occhi, il cuore mancò un battito; la trascinò sull’ erba al lato della strada e la adagiò dolcemente. 

“...Non ti ricordi nulla? Nemmeno di me? Mi riconosci?” chiese Andrè. Lei lo osservò. 

“Certo che mi ricordo di te” rispose allungano la mano fino a prendere quella dell’ uomo poco distante dalla sua “ non ricordo però  come ho fatto ad arrivare qui...perdonami Andrè...” disse. 

Lui sorrise e prese un sospiro di sollievo, poi chinò il viso sopra quello della donna regalandole un bacio. Le labbra di Oscar, delicate come rose, parevano acqua surgiva.  

“...non parlare, non sforzarti...” le disse. 

“Grazie” disse lei, quando i loro corpi si scostarono. 

“Di cosa?Del bacio?” 

“...di avermi cercata” rispose.  

L’ uomo sorrise, ancora Il suo cuore si riempì di pace e si stese accanto a lei. 

“Ti avrei cercata anche all’ inferno, Oscar” rispose lui. Si girò su in fianco e cercò i suoi occhi chiari. Piangeva. 

Andrè si avvicinò ancora di più e la strinse a sé. 

“Forse dovrei portarti al sicuro” disse “ ce la fai a raggiungere la tenuta?” Oscar annuì. Andrè la strinse ancora di più. Sentiva i suoi sospiri, la sua sofferenza. 

“...non so se ho voglia di tornare a casa, a Parigi... e nemmeno al campo” disse lei quasi sottovoce, come un soffio. Ma questo Andrè già lo aveva capito. 

“non ti preoccupare... qualsiasi cosa deciderai di fare, ti seguirò. Ti seguirò se vorrai tornare, ti seguirò se vorrai fuggire, ti seguirò sempre e comunque.” disse.  

Un silenzio calò e li avvolse in un momento senza tempo. Calde lacrime segnavano le guance pallide di Oscar; una lieve  brezza scompigliò i capelli, mentre la rugiada inumidiva le vesti lasciate cadere, con gesti improvvisi e  lenti, tutt’ intorno. 

 

 

 

 

 

   
 
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