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Autore: Brume    13/06/2021    1 recensioni
1788: molte cose sono cambiate nelle loro vite ed il clima sociale e politico francese è ormai compromesso. Oscar e Andrè vengono mandati dai reali in Normandia dove alcuni branchi di lupi continuano a fare strage di persone nei villaggi intorno a Londinières. C’è però chi sospetta che questo sia solo una scusa atta a coprire una epurazione, stragi di uomini e donne compiute da una persona troppo importante per essere punita: ai due "ragazzi" il compito di capire cosa stia succedendo. Una parentesi, un fuori programma che nulla ha a che fare con la storia e che magari cambierà le loro vite, chi lo sa.
In parte ispirato alla faccenda del Gevaudan così come narrata nel libro di Todaro (ma sono nell' idea di fondo), non ci sono altri particolari riferimenti. Per eventuali cronologie si consideri il manga. Storiella senza nè arte nè parte nel mio stile.
Eventuali fanart presenti, se non diversamente precisato, sono mie opere.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Oscar François de Jarjayes
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Penultmo capitolo di questo racconto, improvviso e di pancia, che scrissi qualche tempo fa, come al solito fuori dai canoni. Ennesima rilettura di ciò che avrebbe potuto essere. Sono fatta così: amo entrare nei personaggi, farli miei.  Grazie per aver deciso di leggermi fino ad ora. 
Barbara

 

Lunedi 25 agosto, Normandia 

 

Ciò che accadde a Parigi in quei giorni e tantopiù a Londinières risultò, alle orecchie di Oscar ed Andrè, come una eco lontana: rinchiusi nella magione normanna della famiglia De Jarjayes i due si erano di fatto esiliati, lasciando libero anche il custode storico da qualsiasi vincolo. Raggiunta la casa dopo il loro incontro e ciò che accadde dopo, Oscar fu premurosamente accudita da Andrè; non le domandò niente altro di ciò che fosse accaduto e l’ unica cosa che fece fu - per tutelarla-  mandare , il mattino seguente, una missiva ai Conti Jarjayes per spiegare      l’ accaduto di quei giorni e riferire delle condizioni di salute della donna.  

La risposta non si era fatta attendere: il messo della famiglia era giunto la sera precedente con una lunga missiva nella quale il padre di Oscar le augurava una pronta guarigione; nessun riferimento alla faccenda dei lupi. Non era stato preso alcun provvedimento nei confronti di Oscar che, di fatto, se ne era andata nel bel mezzo di una missione.  

“Ancora non credo alle parole di mio padre, Andrè” gli disse quel mattino mentre, stesi al fresco di quella stanza la cui finestra faceva entrare un leggero vento, giacevano abbracciati. Andrè annuì, sorrise, la tenne ancora più stretta. 

“Spero solo che non decidano di venire qui per sincerarsi...” disse infine, ridacchiando “ a tuo padre prenderebbe un colpo: il servo e la sua pupilla che dividono lo stesso letto....finirei, nel giro di poco, a penzolare da una forca....”. Lei si girò lasciando che il lenzuolo leggero scivolasse lungo i fianchi e puntò i gomiti sul materasso, sollevando la testa e fissando l’ uomo. 

“Prima o poi, Andrè, dovremo tornare” disse solamente, prima che una ombra ne velasse gli occhi azzurri. 

Andrè si fece serio e dalla posizione supina si girò sul fianco, appoggiando la mano sul fianco della donna. 

“...hai fatto la tua scelta, dunque? Torneremo?” chiese. 

Lei sgranò gli occhi. 

“Non credo di aver mai detto il contrario...anche se...non ho più voglia di fare da burattino a nessuno” rispose. 

“...e allora non farlo, Oscar! La scelta...c’è sempre. Nessuno ti obbliga...come ti dissi quella mattina, una alternativa c’è. Ma costa....” rispose lui facendosi serio. 

 

Oscar si alzò, mettendosi a sedere e volgendo la schiena nuda all’ amato; sembrò volgere il suo sguardo lontano, pensierosa. 

“Io non so se sono pronta” disse con un filo di voce. Andrè la seguì con lo sguardo mentre raggiungeva la piccola finestra, riempiendosi gli occhi di quella figura sinuosa. 

“...sei pronta, però, a morire per la Francia?” chiese. Oscar volsei il capo, lo guardò. Aprì la bocca ma non ne uscì una parola; tornò a guardare il mare e li rimase, assorta, finchè non senti una porta richiudersi alle sue spalle.  

“Andrè....” chiamò, senza ricevere risposta. Dopo un momento, forse cinque minuti, vide con la coda dell’ occhio una figura scendere verso il mare e tuffarvisi dentro. RImase a guardare mentre con grandi bracciate si spostava al largo e poi tornava; rimase a guardare quando spariva sott’ acqua per poi riemergere.   

Infilò una vestaglia e uscì; voleva raggiungerlo ma, mentre si apprestava a seguire il piccolo sentiero, lo vide venirle incontro. 

“Scusami” le disse non appena si avvicinò “ avevo bisogno di rinfrescarmi corpo e idee” rispose lui. Nudo, completamente a suo agio, Andrè l’ abbraccio regalandole un po di sollievo e qualche brivido. Oscar infilo le mani tra i capelli bagnati e prese il suo viso, baciandolo; poi, mano nella mano, tornarono in casa. 

“Vado a vestirmi, ora....poi raggiungerò il villaggio e prenderò qualcosa da mangiare” disse. Lei annuì e rimase ad attenderlo seduta sulla grande panchina in pietra sotto un grande albero. 

“...va bene...poi mi sistemerò anche io” disse.  

Durante l’attesa, la donna ripensò alle parole dell’ uomo. Ripensò a quanto accaduto, a quella caccia, a ciò che ne era improvvisamente emerso. Ripensò alle parole di Girodelle e a quelle di Bernard, riferitole dal suo Andrè; pensò alle parole del padre, a ciò che nella sua vita aveva fatto ma soprattutto a quella sensazione. 

Un burattino, un fantoccio.  

Ecco ciò che era: solo quello.  

Lei amava la sua vita, nonostante non fosse stata una libera scelta quel mondo era la sua vita; la disciplina, la vita di corte e adesso in caserma...gli onori, l’ ordine...tutto faceva parte di lei ma, a fronte di ciò che era accaduto – di fatto, era stata usata – una brutta sensazione la pervase. 

Amava la Francia, era la sua patria. Ne amava ogni singolo granello, ogni singola sfumatura. Ma la Francia che lei aveva conosciuto si stava sgretolando ormai, un’ epoca stava arrivando alla fine del suo tempo.  

Sarebbe valsa la pena rischiare la propria vita per questo, per chi l’ aveva usata, per l’ onore?  

Aveva conosciuto l’ amore, ora. Aveva conosciuto tutto ciò che l’ amore portava con sé ma soprattutto l’ enorme voglia di vivere e la volontà di essere felice...avrebbe buttato tutto al vento per l’ onore della sua casata e dei reali? O se anche fosse scesa in battaglia avrebbe scelto di schierarsi contro, quindi a favore del popolo? 

 

“Oscar...” 

Andrè la stava fissando. Chissà da quanto, ormai.  

“Sei pronto...” disse lei. Andrè le andò incontro. 

“Si. Senti....stai bene? Ti vedo...strana. E’ per quanto ho detto prima?” si sincerò, accarezzando il viso della donna. Lei socchiuse gli occhi e sospirò. 

“E’ dura...decidere” rispose. 

Andrè prese un respiro profondo. 

“Ascolta, Oscar...lo dissi già tempo fa...io ti seguirò in capo al mondo...ma la tua decisione deve essere ponderata,sincera. Non pensare all’ onore...pensa a te, per una volta” disse. Oscar sorrise. 

“....vado, adesso. Tornerò a breve...torna a riposarti, amore mio” disse infine Andrè, baciandola a fior di labbra. 

Lei seguì il suo consiglio; lo guardò partire poi tornò nella loro stanza, dove si stese un attimo. Poi, dopo una mezz’ ora, si vestì; aveva preso la sua decisione. Era una bella giornata...l’ indomani Andrè avrebbe festeggiato il suo compleanno e, più di altri anni, questa data acquisì una importanza notevole. 

Andrè. 

Il suo Andrè. 

Se fossero tornati, tutto sarebbe andato avanti come prima: lei al comando, lui fedele al suo fianco. Impensabile una relazione: troppe cose ancora li dividevano in mondi completamente differenti. Se invece fossero fuggiti...avrebbe macchiato indelebilmente la famiglia, il casato, avrebbe deluso suo padre...decidere fu difficile. Quando Andrè tornò, carico di pane, frutta e formaggio (tutto ciò che aveva trovato per puro miracolo nello scarno mercato del villaggio) la trovò in giardino, sulla medesima panchina, vestita di tutto punto...e con uno sguardo diverso negli occhi.  

L’ uomo entrò in casa posando la piccola cassa per terra, sul pavimento; poi tornò dal cavallo, lo portò nella piccola stalla e lo lasciò libero dal calessino. Infine, tornò da lei. 

Silenziosa, serena, lo osservava. 

Si sedette accanto e prese la sua mano. 

 

“ Sono sempre stata un bravo soldato, Andrè, ed una brava figlia, credo. Amo e stimo ogni singolo componente della mia famiglia, amo la mia divisa, amo la nostra Monarchia....ma allo stesso tempo so che i tempi sono cambiati. Se davvero stiamo andando ad una rivoluzione, vorrei esserci: ma questo comporterebbe sparare contro persone inermi che altro non chiedono che un po' di giustizia” esordì, lasciando a bocca aperta Andrè. 

“Oscar, io devo-” 

“Lasciami finire, Andrè... quello che è successo , ⁷la faccenda dei lupi...mi ha sconvolta. Non credevo che le persone fossero capace di arrivare a tanto. Non sono una sprovveduta: anche io mi sono difesa , ho sfidato persone a duello, ho combattuto...ma così...uccidere deliberatamente qualcuno questo...no”. Oscar volse lo sguardo ad Andrè che la ascoltava, silenzioso. 

“Per principio... non lascerei mai un incarico. Ho orgoglio e senso del dovere, tu lo sai... ma Andrè,  io non voglio diventare una Bestia...non voglio diventare come quei nobili che abbiamo visto al campo. Le bestie sono loro, non i lupi, non gli animali. Io non voglio diventare come loro.Andiamo via, Andrè. Credo di meritarmi la felicità alla quale mi sono sempre sacrificata.” concluse, rimanendo quasi senza fiato. 

 

Andrè, dal canto suo,non seppe rispondere: incredulo ed  emozionato non riusci a profferire parola. Strinse forte  sé Oscar, questo sì: il suo cuore si riempì di gioia e sembrò quasi scoppiare. 

“...io..sono pronta a sacrificare qualsiasi cosa, Andrè. Per te, per me, per noi. Per una nuova vita” disse, ancora. 

“Ne sei sicura, Oscar? Ora i tempi non sono ancora sospetti e potremmo coprire il nostro...viaggio con una scusa qualsiasi...ma nel giro di qualche settimana saremo costretti ad inventarci qualcosa” disse, molto più pratico “ Tu sei davvero pronta alle coneguenze?” chiese. 

Oscar alzò il capo nella sua direzione. 

“Dirmi pronta...non so. Ma dobbiamo farlo. Non posso più vivere così” rispose. I suoi occhi erano limpidi e brillavano come fossero fuoco. 

“Bene, allora...ce ne andremo così? Come faremo?” domandò. La sua mente tornò per un attimo alla nonna, la persona che l’aveva cresciuto. Oscar si alzò, fece alcuni passi; lui la seguiva con lo sguardo.  

“…non lo so…vorrei tanto tornare a casa, rivedere per una ultima volta i miei cari, la nostra Nammy…ma sarebbe tutto più difficile…però dobbiamo inventarci qualcosa: ci servono soldi, dovrei andare dal nostro tesoriere e…” 

“ …impossibile, ci scopriranno" la interruppe Andre “ se vogliamo andarcene dobbiamo farlo di nascosto…ricoedati: io sono un soldato e tu un generale di brigata. Finiremo nei guai" 

Oscar si fece pallida e chinò il viso. Alcune nubi, all’ orizzonte, cominciarono a scurire il cielo: Andrè si alzò e andò da lei abbracciandola forte e osservando quello che ad entrambi pareva un infausto presagio.  

Stretti l’ uno all’ altra, pensarono all’ unisono che insieme avrebbero superato anche questa: nessuno dei due voleva lasciarsi scappare quell’ amore e quell’ alchimia così profondi e sinceri, unici. 

 

 

 

 

 

   
 
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