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Autore: Ste_exLagu    14/06/2021    2 recensioni
Rukawa ha un'identità segreta, quella di Zero. Come Zero scrive una lettera a Hanamichi il giorno del suo compleanno, e lo invita ad una mostra in centro. Kaede vuole mostrare a Sakuragi come appare ai suoi occhi. Le foto saranno il filo conduttore della storia, la visione attraverso le lenti della macchina fotografica possono far passare le emozioni?
Dal testo:
“Ragazzo finirai nel mio salotto”. Il rosso si strozza con la saliva e viene trascinato verso un buffet dal capitano della squadra.
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Hanamichi Sakuragi, Kaede Rukawa
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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May Maggio
05/05 Kanagawa

Sono circa a metà della mia riabilitazione per la caviglia, sono sempre incazzato, oggi c’è la prima partita della squadra per la qualificazione per i campionati nazionali, mi sono nascosto in un angolo a guardare la partita, siamo allo Shohoku e conosco bene la palestra. Le mie fan sono in lutto da quando mi sono fatto male, e finalmente anche il rosso ha la sua schiera di fan, si sono accorte di lui, anche grazie alle mie foto. Ho parlato con il curatore della mostra, e ha detto che ha già venduto qualche scatto, e mi ha fatto avere i soldi, solo che mi sento in colpa, è grazie a lui che sto ricevendo questi meriti. Oggi mi sono portato la macchina fotografica a pellicola, quella che mi aveva regalato il nonno, e un paio di rullini in bianco e nero, la luce della palestra è pessima, come in qualsiasi palazzetto del mondo, ma spero di tirare fuori qualcosa da queste foto. Non ho voglia di digitale, ho bisogno di sentire qualcosa sotto le mani, sembra che tutto mi stia sfuggendo tra le dita.

Il mio banco e quello di Hanamichi sono sempre vicini, e noi siamo di nuovo in tregua, ma sono impaziente, e non è da me.


Kaede


Kaede Rukawa impugna una macchina fotografica con un obiettivo dal diametro molto ampio, un teleobiettivo, ha trovato un posto dove i suoi compagni di scuola e i suoi avversari non lo vedono, ed ha una buona vista del campo. Ha solo 36 foto, e considerando che la media di scatti buoni è sei, si sente sotto pressione, si morde un labbro mentre la fotocamera gli copre parte del volto. Trattiene il fiato ad ogni scatto. Non riprende solo Sakuragi, ma anche gli altri componenti della squadra, e addirittura Ayako, anche se sono giorni che cerca di evitarla. Sembra aver capito qualcosa, lei lo conosce fin troppo bene, gli ricorda sua zia Tomiko, sono intuitive e molto impiccione, soprattutto se si tratta della sua vita. Sta usando il primo giorno senza stampelle per rimanere inginocchiato in un angolo della palestra a centellinare gli scatti, non ha la libertà di sbagliare che il digitale consente. Ha già programmato il resto della sua giornata, ricreerà una camera oscura nella sua stanza, la fortuna di essere ricchi è che ognuno ha la propria camera, anche i suoi genitori hanno una camera a testa.

La partita è in parità al fischio dell’ultimo tempo regolamentare, lo Shohoku ha passato tutta la partita a rincorrere gli avversari, che hanno sfruttato la mancanza del realizzatore migliore per tenere il punteggio della partita molto basso, infatti sono 60-60 all’inizio del primo supplementare. Cinque minuti, quando giochi sono un lampo, mentre quando sei fuori sono un’enormità. Il fischio finale dell’arbitro decreta la vittoria dello Shohoku per un punto, grazie ad un potente slam dunk di Sakuragi ad un decimo di secondo dalla fine del match. Rukawa ripone la propria attrezzatura nello zaino fotografico, e mentre è distratto da questa operazione viene intercettato dalla manager della squadra. “Cercavo proprio te” lo interpella: “Zero” l’ultima parola è detta come se fosse un’accusa, e il moretto arrossisce, cosa che gli capita raramente e lo porta a toccarsi le guance accaldate. “Quando l’hai capito?” le chiede con un filo di voce andando a sedersi su una delle sedute degli spalti seguito dall’amica. “Che sei innamorato di lui, da quando hai continuato a cercar rissa con lui dopo la prima che avete avuto. Che sei Zero? Dal soprannome? Dal fatto che i tuoi fratelli hanno detto le solite cose simpatiche di sempre alla galleria, e c’era Hanamichi che ha sentito tutto, e ha cercato una giocatrice di basket nella squadra di mia sorella? Me lo ha confermato poi il racconto di Hanachan, che è venuto a parlarmi di Zero”. Lui abbassa lo sguardo “Non posso dirgli nulla” lei sospira e l’ala piccola sospira a propria volta, la ragazza si passa una mano sul volto sconsolata: “Perché?”. Lui fa un gemito e si rialza in piedi e comincia a fare qualche passo in direzione dell’uscita: “Non lo accetterebbe, non mi accetterebbe, e ora siamo in tregua, non voglio rovinare tutto, come faccio sempre.” Allunga il passo, claudicante, e lascia la palestra, e un’attonita manager che fissa l’uscita.


Miyagi si avvicina ad Ayako: “Tutto bene?” le chiede con tono dolce, quello che gli esce ogni volta che sono soli, così diverso da quello che ha quando hanno pubblico. “Non lo so, sono uno più testardo dell’altro.” Il play aggrotta le sopracciglia mentre la osserva: “Ayachan di chi parli?” lei fa un gemito di frustrazione: “Quel cretino di Zero e Sakuragi”. “Tu sai chi è Zero?” la incalza e lei annuisce, lui le prende una mano con naturalezza, una naturalezza così distante dal solito che fa sussultare entrambi, le dita calde di lui si intrecciano a quelli di Ayako, la manager non sembra voler parlare e quindi è di nuovo Ryota a prendere la parola: “Ayachan, non voglio fare la fine di zero, che si nasconde dietro uno pseudonimo e manda lettere anonime, io quando dico che ti amo sono serio, quando dico che mi piaci è la verità, non voglio giocare a nascondino con te, sei la ragazza più bella, più forte e più intelligente che conosca, e l’imbarazzo di essere basso, e brutto mi porta ad esagerare, così non puoi dirmi seriamente che ti faccio schifo”. Si porta la mano libera alla bocca, tappandosela con forza, e arrossendo come un’aragosta. Lei non scioglie la stretta da quella di lui, lo guarda, anche il suo volto è arrossato, e gli occhi sono lucidi: “Ryochan, non pensavo, cioè sembrava come la fissa del rosso per Haruko” riesce a dire, la voce le esce meno sicura del solito, quasi un bisbiglio. “Non pensavo di piacerti sul serio” conclude. Avere una certa velocità decisionale è la caratteristica migliore di un playmaker, è il regista quello che deve valutare almeno le tre mosse successive, e soprattutto gli scenari possibili che si aprono con un determinato passaggio, o continuando a palleggiare, o nel tentare il tiro. Non aveva però previsto questa svolta, questa disponibilità nei propri confronti: “eee… iiii” emette dei suoni disarticolati che la ragazza fa terminare in un bacio, un veloce bacio sulle labbra, a stampo.


05/06 Kanagawa

Stanotte non ho dormito, ho sviluppato tre rullini che mi ero portato alla partita, dopo l’analisi dei provini a contatto, e dopo qualche ora di lavoro su quelli e sulle foto scelte ho trovato otto foto su più di cento, che non mi fanno completamente schifo, ho stampato due copie di una foto, Hanamichi in un’ottima posizione di difesa che sembra guardarmi con la massima concentrazione e con uno sguardo intimidatorio, quasi guardasse verso l’obbiettivo, e non verso il suo avversario, come stava facendo in realtà. Ho preparato una busta, sono abbastanza bravo con gli origami, un altro hobby che mi accomuna con il nonno. Come nonno sono paziente in molti campi, anche se ci sono delle cose che mi fanno scattare come una molla. Voglio scrivere qualcosa per Hanamichi da allegare a questa busta.


Kaede

Il numero 11 dello Shohoku prende della bella carta spessa e il suo pennino preferito, e guarda il foglio con astio, mentre una busta su cui campeggia un origami a forma di fiore loto è posata al fianco del foglio. Scrive, lasciando le parole fluire dal cervello e imprimersi sulla carta grazie al suo tocco deciso. Non rilegge quello che ha scritto quando ha finito, lascia che l’inchiostro si asciughi per poi mettere il foglio nella busta insieme alla foto che ha scelto e ad una parte dei guadagni che ha fatto grazie alla vendita di alcuni scatti.

Giocare in un giorno di scuola, e dover andare in classe il giorno successivo è una delle cose che Hanamichi Sakuragi odia di più nella sua vita, insieme al volpino e al suo fan club. “Sto impazzendo” dice, rivolgendosi a Mito che ridacchia: “Zero?” chiede lui scuote la testa, un gesto di diniego: “Quella pazza della zia del volpino artico.” Sono stranamente da soli, i ragazzi del guntai sono in punizione e sono dovuti entrare a scuola un’ora prima per subire una non meglio identificata punizione da parte del referente della loro classe. “Rukawa ha una zia pazza?” chiede Yohei all’amico che sembra ancora perso nei propri pensieri: “Si, è una donna con i capelli arcobaleno che ha detto che lei e lui sono degli unicorni, visto che nessuno dei due è etero, e che vorrebbe le facessi da modello.” sputa tutto d’un fiato, ad una velocità esorbitante, cosa che fa ridere il più basso. “Hana, con calma. La zia ha i capelli arcobaleno, e ti ha detto che lei e suo nipote sono gay? Ma soprattutto, ho capito bene, ti vuole come modello?” chiede con tono curioso. “Quella pazza mi ha chiamato kawaii tutto il tempo. In pratica la risposta è si a tutte e due le domande. Sono quasi venti giorni che ci penso, a entrambe le cose. Non so se mi infastidisce che un mio compagno di squadra sia gay” abbassa il tono proporzionalmente all’avvicinarsi alla scuola. “Anche se pagherei per vedere la faccia dello shinetai quando scopriranno che non c’è trippa per gatti”. Yohei Mito sta per morire soffocato dalle proprie risate: “Dobbiamo capire quando succederà e far pagare i biglietti” in tono pratico appena riesce a riprendere un po’ di fiato. “Falle da modello, dai sarebbe una cosa figa, nelle foto di Zero sei super figo, a proposito, Ayako ti ha fatto sapere nulla?” Il rossino scuote la testa: “Nulla di nulla” sospira: “Qui lo dico e qui lo nego, mi manca Rukawa agli allenamenti, manca alla squadra.” Vengono interrotti dalla campanella, che li riscuote dai discorsi, indossano le scarpe da interno e si dividono, sono sui lati opposti del corridoio delle seconde.

Hanamichi raggiunge il proprio banco e vi trova una lettera sopra, riconosce lo stile, è sicuramente di Zero, sente il battito aumentare, le mani cominciano a sudargli, quasi si trovasse davanti ad una ragazza in carne ed ossa e dovesse dichiararsi. Ha ricevuto molte dichiarazioni d’amore, che ha sempre rifiutato, e comincia a capire le cinquantuno che l’hanno scaricato, non puoi accettare l’amore da parte di qualcuno di cui non ti importa niente. Apre la busta e si ritrova una foto in A4 in bianco e nero, su una carta fotografica spessa, l’espressione seria, sembra provenire dall’ultima partita. Trova anche un foglio e una ulteriore busta, con dentro diverse banconote, una notevole cifra, è quasi sicuro di non aver mai visto così tanti soldi in vita sua. Si guarda intorno e nessuno lo sta osservando, il suo sguardo si posa sul proprio vicino di banco, che ha la testa appoggiata sulle braccia e sembra dormire della grossa. Da un paio di giorni non porta più le stampelle, Sakuragi sente il proprio umore migliorare grazie all’impressione che il ritorno del moretto in squadra si avvicini.



Caro Hanamichi,

sono venuto alla tua partita, e cavolo, non riuscito a staccarti gli occhi di dosso, e nemmeno l’obiettivo, questa foto è, secondo me l’emblema della tua forza. Qua sei concentrato, e ho sentito il tuo sguardo penetrare dentro le ossa, quasi fossi riuscito a vedermi dentro. Ti ho messo la metà della vendita delle foto alla galleria, te li meriti, sei stato il mio modello involontario.

Sono inguaiato, sono innamorato di te, e tu mi stai cercando, non farlo, ti prego non cercarmi, resteresti deluso da quello che troveresti. Un po’ come non trovare la pentola d’oro alla base dell’arcobaleno. Sono qua a guardare questo foglio e le uniche cose che mi vengono in mente sono tutte belle cose su di te. Non è un periodo tranquillo nella mia vita, ma mi basta guardarti per ritrovare la forza, basta guardare la tua determinazione, la tua dedizione e devozione, al basket, ai tuoi amici, e il mondo sembra un posto migliore. Vorrei poter passare le dita sui tuoi capelli, come fai tu, carezzandoti la nuca. Ok sembro uno stalker in piena regola, ma non devi aver paura di me, non ho intenzione di farti niente, e non ho intenzione di infrangere la tua privacy. Lascia però che possa ritrarti ancora mentre sei al campetto, o sei sul campo. Lasciami illudere che potresti amarmi, lo so che non lo potrai mai farei, ma lascia che mi illuda.

Mi ha fatto piacere che tu abbia chiesto di me in giro, ma ti prego, ti supplico, fermati.

Non cercarmi, non sono la persona che pensi. I miei fratelli hanno ragione sono solo Zero.


Zero


05/10 Kanagawa

Il numero 10 non riesce a trattenersi e sbatte un pugno sul banco facendo sobbalzare Rukawa al proprio fianco. Kaede si gira verso di lui con sguardo truce, e Hanamichi sussulta, sembra che quegli occhi fatti di zaffiri puri possano leggerlo nel profondo. “Scusa, non volevo svegliarti” Rukawa si passa entrambe le mani sul viso e poi riprende a guardare il compagno di squadra “tutto ok Sakuragi?” chiede, la voce arrochita come se non la usasse da tempo, cosa che probabilmente rispecchia la realtà. “Kitsune, col cazzo che va tutto bene, tua zia mi ha chiesto di farle da modello, la ragazza della galleria Tayumi, Zero, non so se lo sai, ma ha fatto una mostra con le mie foto, ecco lei mi ha mandato un’altra foto e una lettera e dei soldi, e vorrei solo parlarle, una che mi vede così bello, vorrei proprio capire che le passa per la testa, ma mi ha respinto, ancora e ancora.” Un profondo respiro seguito da uno sbadiglio del moretto che inclina la testa da un lato mentre ascolta le parole dell’altro. “Ferma i lavori Dohao, non ho capito nulla. Intanto mia zia è una scultrice molto rinomata, se le fai da modello, ti pagherebbe bene e ti renderebbe giustizia, non fa quelle cose strambe dell’arte contemporanea, quelle che rendono le cose strane.” Cerca di rassicurarlo sull’operato della zia. Sakuragi passa la foto al compagno di squadra: “Questa è una foto fatta da Zero”. Rukawa cerca di non cadere nell’errore del far capire al rosso che quella foto la conosce bene, in ogni sfumatura, in ogni piccolo particolare, in ogni scelta dalla carta alla quantità di filtri usati per far risaltare il compagno di squadra. “Sei tu mentre giochiamo, hai sempre quella faccia” non si sbilancia, non se la sente di farsi complimenti, e nemmeno di denigrare il proprio lavoro. “Ha detto di smettere di cercarla, ma ci sono vicino”, Rukawa ringrazia la propria inespressività “Ma se non vuole essere cercata fallo, no? Si vede che non tiene abbastanza a te per dirtelo, è quasi peggio delle cretine che ti hanno scaricato senza conoscerti” si gira, appoggia di nuovo la testa sulle braccia e finge di dormire, cerca di rallentare il proprio respiro. Lascia che Sakuragi lo insulti, che provi a vedere se sia sveglio, e simula il sonno, ormai è bravo anche in quello.

Lo scambio con il volpino lascia Sakuragi ancor più confuso rispetto a qualsiasi altro momento della giornata fino a quel momento. “Stupida Kitsune, proprio oggi dovei parlare più di quanto hai parlato negli ultimi due anni?” chiede in un sussurro, il compagno di banco non si muove ma non riesce a trattenere un paio di lacrime che scivolano sul volto pallido, ma che nessuno riesce a vedere perché la faccia è sprofondata tra le braccia. Rukawa non dorme nemmeno un secondo, e nonostante si ancora dolorante e zoppicante, riesce ad uscire dall’aula per la pausa pranzo prima che il rossino riesca a rivolgergli nuovamente la parola. “Deve avere un interruttore” borbotta raggiungendo i propri amici in terrazza, con la busta e tutto il contenuto.


La giornata scolastica è per tutti gli studenti dello Shohoku uno strazio, e quando finiscono anche le attività dei club, un ragazzo che supera il metro e novanta e dai capelli rossi esce dalla palestra e si dirige a casa a passo di marcia, lasciando indietro gli amici, a cui non rivolge la parola da quando ha lasciato la terrazza, e loro storditi dall’ennesima testa, dopo la fine della pausa pranzo, li ignora.

“Moshi Moshi” risponde la voce all’altro capo del telefono, lui è in salotto, svaccato su una sedia con il cordless all’orecchio “Signorina Tomiko, sono Hanamichi, il compagno di squadra di suo nipote Kaede” si presenta con un filo di voce, non sembra nemmeno il solito spaccone, quello che continua ad urlare di essere il genio, il salvatore del club di basket. “Ah il rosso kawaii, tesoro hai pensato alla mia proposta?” gli chiede e lui dopo aver ingoiato a vuoto un paio di volte risponde “Le farò da modello” dall’altra parte l’entusiasmo è palese anche grazie ad una serie di urletti onomatopeici “Ti va bene se passo a prenderti domenica mattina? Il mio studio è a casa, una di quelle vicine a quella dove sta Kaechan, va bene se passo per le otto?”. Il rossino sospira, non è convinto della propria decisione ma non può tirarsi indietro ormai è fatta. “Perfetto, mia mamma vorrà sicuramente conoscerla, quindi se vuole può fare colazione con noi” lei ride “Hanachan non essere così formale, sarò felice di fare colazione con voi”.


05/13 Kanagawa

Sakuragi non è riuscito a dormire e quindi si è alzato presto cucinando sia per lui che per sua madre e la loro ospite, la zia della kitsune, ha preparato per un esercito, ma almeno è riuscito a calmare i nervi, almeno un po’. Alle otto precise Tomiko suona al campanello e viene accolta dalla madre del ragazzo, Mio, una donna tipicamente giapponese, lunghi capelli neri intrecciati, piccola di statura e molto sottile, ma con un volto espressivo da cui si può dedurre la sua risolutezza d’animo. “Prego entri pure” invita l’ospite “Sono Mio, sono la mamma di Hanamichi” la giovane artista fa un piccolo inchino e poi indossa le ciabatte che le ha indicato la padrona di casa.

Cominciano a fare colazione e le due donne parlano del progetto della zia di Rukawa, parlano di tempistiche e cose del genere, ma ad un certo punto la più adulta pone una domanda diretta alla sua interlocutrice: “Perché proprio mio figlio?” Tomiko sospira prima di rispondere: “Suo figlio assomiglia tanto all’uomo che ha salvato mio padre in guerra, e poi è riuscito a far uscire un pochino mio nipote dal suo guscio, avevo perso le speranze, ma il suo ragazzo ha una forza straordinaria” la madre sorride al figlio che borbotta qualcosa sull’andarsi a preparare, lasciando così le due donne a parlare, mentre lui corre in camera propria a nascondersi, si imbarazza ogni volta che qualcuno parla bene di lui con sua madre. “Kaede è un tipo tosto per fortuna, ma ha due fratelli gemelli, e si è creato una corazza, non fa avvicinare nessuno, ma suo figlio si, magari non sarà un rapporto normale, ma il mio nipotino è un po’ selvatico.” Mio ride: “Anche mio figlio è un po’ selvatico, ma sarà sola in studio con lui?” chiede e la donna dai capelli arcobaleno ride: “Pensavo di stare in giardino, è una così bella giornata, e a casa mia c’è una famiglia immensa tra cui mio padre, un uomo di altri tempi, non permetterebbe mai che si facesse male ad un Sakuragi, visto che un Sakuragi gli ha permesso di tornare a casa.” La mamma di Hanamichi porta una mano alla bocca e poi parla: “Suo padre è Kaede Hiro Rukawa? Mio suocero ne parla sempre, e si rammarica che abbiano perso i contatti. Ma lei non si chiama Rukawa di cognome.”. “Li faremo incontrare di nuovo, anche mio padre sarebbe felice di rivedere il suo salvatore. L’unico che ha preso il cognome di mio padre è mio nipote Kaede, noi ci chiamiamo Mishima” “Quei Mishima?” chiede di rimando a questa affermazione, la più giovane annuisce “si quelli” non specifica, ma la famiglia è ricca e rinomata, e questi due nomi insieme sembrano rendere la donna più tranquilla. “Dai Hana sbrigati” urla al figlio che raggiunge le due in cucina, si è vestito ed è pronto ad uscire.

Alle 8.30 Tomiko e Hanamichi raggiungono il complesso residenziale Mishima.



Note Sparse
Un capitolo del cavolo… vabbé mi arrendo alla mia insensatezza.
Le date sono in stile giapponese prima il mese poi il giorno
Mi sono scervellato per il cognome della nonna, e poi visto che sto leggendo Neve di primavera ho scelto Mishima come l’autore.
Il titolo è uno stupido gioco di parole tra May Maggio e may nell'accezione potere. Possono succedere cose a maggio...
ok mi eclisso

  
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