Serie TV > Sherlock (BBC)
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Autore: LadyNorin    14/06/2021    3 recensioni
John Watson si era allontanato quanto più possibile da Baker Street. La decisione che lo aveva spinto a fare le valigie era molto semplice: Sherlock Holmes.
Dopo la morte di sua moglie Mary, John decide di allontanarsi da coloro che lo hanno fatto soffrire e iniziare una nuova vita. Ma forse il destino prende le sue decisioni, e nemmeno un uomo razionale come John può contrastarle.
Genere: Angst, Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Lestrade, Mycroft Holmes, Rosamund Mary Watson, Sherlock Holmes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 30:


***




Lentamente, si staccò da quel bacio, e da quelle labbra. In realtà ogni fibra del suo corpo si stava lamentando, ne voleva ancora, ma lo scopo era stato raggiunto, era riuscito a togliere la parola a Sherlock. Già il fatto che l’altro non avesse reagito, era sufficiente per fargli capire che probabilmente non avesse ancora superato lo shock, e che prima o poi gli avrebbe tirato un bel pugno. Era quello che John si aspettava, ma stranamente non arrivò nulla, anzi, Sherlock lo stava continuando a fissare ad occhi sgranati, e espressione sconvolta.
Perdonami. Io… Ho fatto una cazzata.”
Ma si ritrovò con Sherlock che gli afferrava la camicia e labbra contro labbra. Era un po’ rude e grezzo ma al momento non aveva assolutamente tempo di pensare, doveva occuparsi di altro.
Si aggrappò alle spalle di Sherlock nel tentativo di non cadere. Il cervello gli formicolava, e il formicolio scendeva lungo la colonna vertebrale. L’intestino si stava arrotolando su se stesso, sembrava volesse scendere ancora più in basso. Tutto voleva andare in basso. Era come se ci fosse in atto un incendiato.
Le labbra gli bruciavano ed erano indolenzite, come quando non ti muovi per tanto tempo e ricominci a fare attività fisica. Il primo bacio era stata una cosa completamente improvvisata.
Non si era aspettato quella reazione, non si era aspettato che rispondesse in quel modo, e soprattutto non si era aspettato di venir baciato così.
Quasi non riusciva a stargli dietro. Non credeva nemmeno che Sherlock ne fosse capace, che avesse tanta foga e bisogno. Sembrava un disperato che rischiava di perdere la sua unica occasione.
Le sopracciglia di John quasi si unirono, sollevandosi verso l’alto. Per fortuna nessuno lo stava guardando in quel momento, perché probabilmente doveva avere un'espressione ridicola, si sentiva ridicolo.
Che stava succedendo? Aveva dato il via a qualcosa che non poteva più fermare. E ora come lo avrebbe giustificato? ‘Mi sono sbagliato?’, ‘l’ho fatto solo perché tu eri disperato e io dovevo fare qualcosa per farti smettere?’. No era fuori discussione, avrebbe solo finito con il disintegrare quel briciolo di barlume che era rimasto in Sherlock. Forse avrebbe fatto finta di niente? Beh magari quella era l’unica più plausibile…
La vocina irrazionale nella sua testa gli diede dell’idiota, e di non azzardarsi a rifiutare qualunque cosa Sherlock avrebbe deciso di dargli, e per una volta anche quella razionale concordò.
In realtà non aveva idea di quanto tempo fosse trascorso. Sentiva i muscoli della mascella che gli tiravano e le labbra gli facevano male, in più il vento aveva iniziato a spirare ancora più forte dal mare.
Dovette costringersi ad ordinare ai suoi muscoli di muoversi.
Prese il volto di Sherlock con entrambe le mani, e lo staccò da se a forza. Non che avesse voluto farlo, ma doveva riprendere fiato.

Sherlock lo stava fissando ad occhi sgranati, le iridi limpide come due specchi d’acqua, le labbra erano rosse e dalla bocca dischiusa. Respirava con il fiato corto.
John mandò giù un bel sasso, sentiva la lingua come punta da spilli.
Dovette schiarirsi la gola un paio di volte perché non riusciva a ricordarsi come si facesse a parlare.
Va-stai bene?”
Sherlock ancora lo fissava in quel modo, ma annuì lentamente.
John si alzò, un po’ traballante, sentiva le gambe molli. Schiarì nuovamente la gola e allungò le mani verso Sherlock.
Dai andiamo dentro, inizia a far freddo.”
Sherlock rimase per un momento a guardare le mani di John, ma poi le afferrò e si sollevò in piedi. Si avviarono verso la casa, Sherlock era andato più avanti, e stava tenendo la testa bassa. Salirono su per il sentiero della scogliera, e poi entrarono. John richiuse la porta alle spalle. Sherlock stava andando dritto verso le scale, senza aver ancora detto una parola. Lo afferrò per un polso, e quando l’altro si bloccò per voltarsi, unì le labbra alle sue.
Con una mano toccò la sua guancia. La pelle era così calda. Si sporse in avanti, e Sherlock indietreggiò, John si rese conto che stava perdendo quel bacio, e non lo poteva permettere. Lo afferrò per la maglietta. Non poteva permettersi di perderlo, non lo avrebbe lasciato mai più.
Sherlock inclinò la testa da un lato, lo spinse con le mani contro il petto.
Doveva stare attento che entrambi non inciampassero, finché non fossero arrivati alla meta che si era prefissato, e che per fortuna non era troppo lontano.
Con una mano continuò a tenerlo stretto e contemporaneamente a spingerlo all’indietro, mentre l’altra la allungò in avanti, nel tentativo di cercare di evitare superfici che potevano rischiare di essere urtate. Quando trovò lo schienale del divano, sapeva di essere arrivato nel punto giusto, dovette costringersi a separarsi da lui, usando ogni briciolo di barlume che gli era rimasto.
Siediti.”
Sherlock lo fissò abbagliato, le labbra rosse e gonfie e lucide.
Per favore…” John faticava a guardarlo, quella vista gli faceva male agli occhi; troppa perfezione tutta insieme.
Sherlock si mise a sedere, dalla sua espressione si capiva che non aveva idea di cosa aspettarsi. John gli si sedette vicino, lo accarezzò lungo le braccia.
Stai bene?” il dottore cercò di usare il tono più rassicurante possibile.
Sherlock annuì.
Dobbiamo parlare.”
Ora l’espressione di Sherlock sembrava decisamente confusa.
Di cosa?” chiese il detective, con un tono quasi infastidito.
Di quello che è appena successo. Intendo… Le cose che mi hai detto.”d’accordo, ora non sembrava infastidito, lo era decisamente.
No, non dobbiamo.” rispose solo, con tono secco.
Ma…”
Non voglio riparlarne, non voglio ricordarmelo, voglio dimenticarlo e basta. Quindi se vuoi smetterla di chiedermelo sarebbe fantastico.”
Non credo che sia così che funziona.”
E perché non deve essere così? Te l’ho detto no? Ora lo sai. Fine.
Per favore John… Possiamo non parlarne, almeno per oggi?”
D’accordo… Se glielo chiedeva con quell’espressione da cucciolo bastonato, non aveva proprio la forza di ribattere.
Prima che riuscisse a concludere qualunque pensiero, o dire altro, evidentemente Sherlock lo aveva preso come un invito ad avvicinarglisi, aveva posato le labbra su quelle del dottore, che riuscì solo a pensare quanto fossero morbide, come il velluto.
John aspettò che l’altro dischiudesse la bocca, e lo baciò, molto lentamente questa volta. Voleva impregnarsi di quel sapore. Voleva marchiarsi a fuoco nel cervello quella sensazione.
Poi gli venne alla mente che c’era una cosa che voleva fare. L’aveva sognata più e più volte. Salì con le mani lungo le braccia, e poi sulle spalle, lo sfiorò sul collo, gli accarezzò il viso, e infine insinuò le dita tra quei ricci, che così a lungo aveva agognato. Erano anche più morbidi e soffici di quello che si era sempre immaginato. Ne tirò qualcuno tra le dita con quanta più delicatezza poteva, avere le mani immerse lì dentro era come toccare una nuvola.
Poi gli balenò per la testa un altra idea, totalmente folle, una di quelle idee per cui eri già sicuro che ti saresti messo nei guai, ma ormai erano lì, a baciarsi da chissà quanto, in quella assoluta pazzia, quindi tanto valeva tentare.
Si staccò da quelle labbra piene e dolci come un frutto d’estate, e scese giù, lungo il mento, poi il bordo della mascella. Era tutto così spigoloso, e perfetto. Non avrebbe mai ripetuto abbastanza quanto fosse perfetto.
Andò giù, lungo il collo.
Il lato sinistro era ancora massacrato a causa degli aghi tenuti per così tanto tempo. Non voleva fargli male, così si limitò a qualche piccolo bacio, dato il più delicatamente possibile. Si spostò lungo la gola, succhiando la pelle. Non ci aveva nemmeno pensato più di tanto, semplicemente lo aveva leccato fino a sotto il mento. Una scarica elettrica lo attraversò, arrivando dritta al cervello.
Sherlock aveva automaticamente reclinato la testa all’indietro, e emesso un profondo gemito di gola, che nessuno dei due si era aspettato.
Si fissarono intensamente negli occhi, entrambi spaventati da quelle reazioni inconsapevoli. John era convinto di stare annegando lì dentro, dentro quelle iridi, quei due specchi d’acqua cristallina con cui nessun lago o oceano avrebbe mai potuto competere. Ma era già espresso tutto lì. Sherlock voleva che continuassero, e chi era lui per rifiutarglielo?
John gli diede un bacio sulle labbra, e continuò, fece lo stesso percorso fatto in precedenza, fino ad arrivare lungo la curva che si crea tra spalla e collo, nel lato opposto, dove non c’erano ferite e lividi. La pelle era molto più morbida, quasi molle, liscia come la seta, calda. Prese quei morbidi lembi di pelle tra i denti e iniziò a succhiare e tirare. Il sapore era la cosa migliore di tutto quello che avesse mai assaggiato in tutta la vita, niente gli si avvicinava lontanamente. Tutto quello che sentiva era il suo odore penetrargli le narici, credeva sarebbe impazzito. Si sentiva sovraccarico di informazioni, sensazioni, sapori, odori, di tutto.
Diede un leggero strattone con i denti. Ormai il cervello gli aveva smesso di funzionare da un pezzo, seguiva solo l’istinto primordiale di un animale cacciatore che azzannava la preda e non poteva lasciarsela scappare, o sarebbe morto di fame.
Lasciò la presa con i denti e proseguì solo con la bocca, fece pressione con le labbra e con la lingua. In realtà avrebbe assaggiato volentieri anche tutto il resto, ma per ora si doveva accontentare. Era già tanto che fosse riuscito ad arrivare a quel punto senza prendersi una testata in fronte.
Strinse di più con le labbra, premendo contemporaneamente con la lingua.
Sherlock a quel contatto sussultò, si fece più indietro, toccandosi con le dita il punto in cui John aveva tenuto le labbra fino a quel momento.
Oddio. Scusa mi dispiace, davvero io…” John riusciva solo a balbettare.
Sherlock continuava a fissarlo in modo intenso, senza dire una parola, continuava a sfiorare il punto dove John gli aveva lasciato un livido.
Mi. Dispiace così tanto.” John sentì il terrore invaderlo. Perché non diceva niente?
Sherlock si alzò e andò verso il piccolo corridoio che separava salotto e scala. La scala sotto era chiusa e c’era un piccolo sottoscala, con una porta che spariva, confondendosi con la parete fatta di assi di legno. Aprì la porta, appeso sulla parte interna c’era uno specchio.
John corse accanto a Sherlock.
Scusa, davvero… Prometto che andrà via presto.”
Che cos’è?”
Cosa?” Era rimasto sbigottito da quella domanda, si aspettava una sfuriata o qualcosa del genere, uno schiaffo.
Perché?” Insisté Sherlock, John non riusciva a capire il senso di quelle domande.
Non… Credo di non capire.”
Che cosa mi hai fatto?” Sherlock aveva un espressione confusa, come se non capisse cosa dovesse provare a riguardo.
Ahm…” John sentì che improvvisamente le guance avevano iniziato a scottare.
Sì… Beh ecco…- Si vergognava da morire. -E’ un… Cioè, una cosa… Che si fa prevalentemente da adolescenti, sai no, gli ormoni impazziti e tutta quella roba.”
Si domandò cosa avesse fatto in una vita precedente di così terribile, da dover ora trovarsi a spiegare ad un uomo adulto il significato di succhiotto.
Sherlock si voltò a guardarlo, in faccia l’espressione del dubbio, le sopracciglia si erano avvicinate pericolosamente l’una all’altra, formando un groviglio di piccole rughe al centro. Ovviamente.
E’ un modo per… Dire che stai con qualcuno, tipo un segno…”
Sentì una goccia di sudore rotolare lungo la schiena.
Come un marchio?”
No, no! Cioè tecnicamente si, ma no… Nel senso che non l’ho fatto per questo.” Che diavolo stava dicendo? Certo che lo aveva fatto per quello.
E per cosa lo hai fatto allora?” il tono di Sherlock non sembrava arrabbiato od impaurito, anzi, pareva incuriosito da tutta la questione.
Ah perfetto.
Perché… Non lo so.”
Non lo sai? Lo fai spesso?”
Che? No! Te l’ho detto è una cosa che si fa da ragazzini.”
Allora perché a me lo hai fatto?”
Avrebbe dato qualsiasi cosa perché qualcuno entrasse ora da quella porta e lo salvasse, ma purtroppo vivevano da soli in una casa isolata dal resto del mondo.
Ottima idea Watson, in una vita di brillanti idee.
Perché…”
Volevi lasciarmi un segno?”
John sentì come un peso scendere dal cervello fino giù, nella gola, poi nello stomaco e nella pancia, e poi ancora più giù, fino ai piedi.
Si ritrovò con il volto di Sherlock a praticamente un soffio dal proprio.
Sono tuo.”
Cosa aveva detto?
Appartengo già a te. Dal momento in cui ti ho visto. Puoi fare qualunque cosa tu voglia, con me.”
Il cervello di John non stava più funzionando nella maniera corretta, provava a lanciargli qualche stimolo, ma niente. Probabilmente era andato in tilt, si era rotto, come un qualsiasi computer.
Rimase fermo immobile, guardando dritto davanti a se, ma non vedeva nulla.
John?” Una voce morbida e profonda gli arrivò alle orecchie, un tocco delicato lo stava tenendo sul braccio, proprio sopra il gomito.
John va tutto bene?”
Si scrollò quella sensazione di annebbiamento.
Dio Sherlock tu sarai la causa della mia morte.”
Non… Vuoi?”
Ti sembra una cosa da dire! Come dovrei reagire… Cioè tu te ne esci con frasi del genere, e io…” a quel punto era stato Sherlock a costringerlo a tacere, perché si era ritrovato con la sua lingua in bocca, e stretto per entrambe le braccia.
Ah si si sarebbe stato decisamente la causa della sua morte.
Si ritrovò spinto contro la parete. Non si tornava più indietro da quello, ormai la diga era crollata. Era crollata e stava straripando acqua ovunque, distruggendo qualunque cosa lungo il suo cammino. Le cose non sarebbero decisamente mai più tornate come prima. Era impossibile. Dal secondo in cui, un anno prima, si era tolto ogni freno e aveva deciso di lasciar andare la lingua, ci aveva tirato una bomba su quella diga, e il buco non aveva fatto che allargarsi, fino a disintegrarsi.
C’era quel detto, uccide più la penna della spada. E le parole hanno un peso.
Ma ormai era in quella situazione e poteva fare solo una cosa. Sollevò le mani, lasciate semplicemente abbandonate, le braccia lasciate a peso morto lungo i fianchi. E le portò sui fianchi di Sherlock. Strinse con le dita, per poterne saggiare la consistenza. Erano un po’ più magri di quello che si immaginava, ma era normale, doveva recuperare tutto quello che aveva perso stando in ospedale.
Sherlock a quel contatto mugolò qualcosa e gli si spinse contro, arrivando ad appoggiarsi con il proprio corpo con quello del dottore.
Per un attimo John pensò di come dire… Ispezionare ben altre parti, ma non lo fece. Non poteva esagerare. Per ora si stavano semplicemente limitando ad una conoscenza fatta di baci, che per quanto fossero così passionali da fargli girare la testa, non voleva sporcare con altro.
Non aveva finito di formulare quel pensiero che all’improvviso sentì la mancanza di calore, e di quel bacio. Si guardò intorno spaesato. Sherlock era indietreggiato, e lo stava fissando ad occhi spalancati, nel volto un'espressione di puro terrore.
John capiva cosa fosse successo, non gli sembrava di aver fatto nulla, non si era mosso di un centimetro, quindi perché stava reagendo in quel modo?
Ehi.” provò a fare un passo avanti ma Sherlock indietreggiò, finché non cadde seduto sul divano.
Che c’è, che è successo, ti prego dimmi che ho fatto.” ma lo vide rannicchiarsi su se stesso, le ginocchia sotto al mento e la testa contro le gambe, mentre si infilava le mani tra i capelli.
Ti prego parlami, dimmi cosa ti ho fatto.”
Non tu!” Sherlock aveva urlato quelle parole, per poi tornare nella medesima posizione di prima.
Non io? Non io cosa?” ora si sentiva ancora più confuso di prima. Si mise seduto sul tavolino basso del salotto, in modo da essergli più vicino, ma aveva paura a toccarlo.
Sherlock sembrava in preda ad un attacco di panico e ora gli stava salendo l’ansia anche a lui perché non aveva idea di come aiutarlo.
Non era mai stato bravo con questi stati emozionali, non sapeva risolverli nemmeno a lui, quando dopo la guerra, gli capitavano spesso.
Ma Sherlock si limitava a starsene rannicchiato su se stesso, i singhiozzi talmente forti da causargli tremiti.
Lasciò semplicemente che si sfogasse un po’, finché non fosse più calmo era inutile continuare a fargli domande.


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Note d’autrice:

Sono in ritardo con la pubblicazione da fare schifo, ma fa un caldo da morire e io non riesco neanche a pensare con il caldo. Non avevo nemmeno la forza di muovermi, figuriamoci di prendere il pc, aprirlo, correggere tutto il capitolo e pubblicarlo. (sono una brutta persona ne sono consapevole)
Per fortuna il capitolo 29 è passato, e ora sono un po’ meno in ansia, non che non ne abbia più, ho sempre qualche motivo per avere l’ansia. In realtà ora ho l’ansia al contrario, cioè di aver esagerato con l’intraprendenza di questi due (vi prego non menatemi)

Ci tengo davvero di cuore a ringraziare i miei lettori per i bellissimi commenti e le recensioni, davvero mi hanno reso super contenta <3
Comunque da quando ho iniziato la stesura di questa fanfiction era letteralmente da anni che non scrivevo di cose un po’ più intime tipo baci ecc… In realtà una volta scrivevo roba molto più spinta di così, ma non credo di avere più l’età. Però voglio provarci, quindi magari in futuro molto futuro potrebbe succedere.

Bene come sempre la smetto di blaterare a vuoto, ci si legge alla prossima!

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Capitolo 31
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