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Autore: Ennoshicchi    24/06/2021    2 recensioni
Stava stringendo troppo forte, ma la sua sola vista aveva cancellato qualsiasi tipo di dolore. Hinata lo guardò continuando a singhiozzare. Guardò le rughe che gli si formavano sulla fronte ogni volta che si arrabbiava, guardò la bocca che ridotta ad una smorfia gli rovesciava addosso un sacco di insulti, guardò quegli occhi che sembravano rossi dal pianto e che aveva temuto di non riuscire a rivedere. Guardò il suo alzatore e continuò a piangere per fare sì che la paura allentasse la morsa che stringeva il suo cuore. Lo guardò e pianse perché, nonostante le urla e gli insulti, non aveva mai visto cosa tanto meravigliosa.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Karasuno Volleyball Club, Shouyou Hinata, Tobio Kageyama
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Paura


“Al mio via scatto fino a metà della collina” disse Daichi con tono autorevole ai suoi compagni di squadra.

Le coppie si posizionarono una dietro l’altra prima della linea di partenza. I primi a partire sarebbero stati Tanaka ed Ennoshita, che sarebbero stati seguiti da Yamaguchi e Tsukishima e, successivamente, da Hinata e Kageyama.

“Mi raccomando,” puntualizzò Daichi “alla seconda curva ci si ferma.”

Quel riferimento era rivolto a Hinata e Kageyama che tempo addietro erano arrivati fino alla Shiratorizawa ed erano tornati, di conseguenza, dopo un sacco di tempo a scuola. Daichi non riusciva ancora a capacitarsi di come quei due riuscissero ad essere sempre così energici.

“Pronti” esclamò il capitano alzando un braccio sopra la sua testa e posizionandosi di lato rispetto alla linea di partenza “Via!”

Ennoshita e Tanaka scattarono e lo stesso fecero pochi secondi dopo, sempre ascoltando le indicazioni del capitano, anche Yamaguchi e Tsukishima.

Tobio e Shoyo si posizionarono iniziando a sgomitare per riuscire ad aggiudicarsi un vantaggio al momento del via.

“Pronti…”

L’alzatore lanciò un’occhiataccia a Hinata che sentì un brivido percorrerlo lungo la schiena.

“Sarò io a vincere” disse Hinata a voce abbastanza alta perché il suo compagno potesse sentirlo. Kageyama ghignò e allargò maggiormente i gomiti.

“Via!” urlò Sawamura abbassando il braccio.

Alzatore e schiacciatore partirono urlando e sgomitando come era loro solito fare. Corsero kilometri e kilometri tra insulti, spinte e urla fino a che non si ritrovarono in cima alla collina.

 

“E anche questa volta ho vinto io, imbecille di un Hinata” affermò Kageyama soddisfatto della sua prestazione “Pensa che sei talmente tanto lento che nell’ultimo pezzo di strada non ti ho nemmeno più visto.”

L’alzatore cercò con lo sguardo Shoyo, ma il compagno di squadra non si vedeva da nessuna parte. Kageyama si portò le mani attorno alla bocca e urlò il nome di Hinata, ma non ricevette alcuna risposta. Il sole stava tramontando e loro dovevano tornare indietro per l’ultima parte dell’allenamento.

“Hinata!” urlò per una dozzina di volte camminando per le strade di quel paese di collina.

Sentì la preoccupazione impossessarsi velocemente di lui, ma non era preoccupato di non arrivare in tempo per la fine dell’allenamento. Continuò a chiamare il nome del compagno di squadra e, ben presto, alla preoccupazione si sostituì la Paura. 

 

 Aveva perso di vista quello spilungone da troppo tempo e aveva iniziato a correre su e giù per quelle vie di collina per trovarlo. Continuava a urlare il nome di Kageyama, ma in risposta gli giungeva solo l’eco debole della sua voce. 

Era diventato sempre più buio e l’unica fonte di luce presente a illuminare quelle stradine era la debole luce dei lampioni, anche se la maggior parte di questi non era funzionante.

“Kageyama!” tentò più volte a chiamare Shoyo, ma non ricevette risposta alcuna. Pensò che magari Tobio voleva solo fargli uno scherzo, per questo motivo aveva pure tentato a urlare Re del Campo, perché in questo caso l’alzatore si sarebbe arrabbiato e sarebbe sicuramente tornato da lui. Niente di niente.

Hinata continuò a camminare ancora per un po’ in quello che sembrava un labirinto senza alcuna via d’uscita, perché avrebbe potuto tentare di tornare  indietro, ma senza di lui non avrebbe avuto alcun senso. Si accovacciò sotto un lampione portando le ginocchia al petto.

“Kageyama!” urlò più che poté Hinata. Le lacrime iniziarono a rigargli le guance.

“Non posso tornare indietro senza di te. Perché senza te nulla ha più senso. Non ha nessun senso, nessun senso…” singhiozzò Shoyo stringendo le ginocchia al petto.

 

Era sicuro di averlo sentito chiaro e forte. Hinata aveva urlato il suo nome, ne era sicuro. Si mise a correre in direzione della voce di Shoyo. Corse veloce più che mai e più si avvicinava più riusciva a distinguere altri suoni. Dei singhiozzi? Aumentò l’andatura della corsa fino a quando non scorse sotto l’unico lampione accesso della via una figura minuscola rannicchiata su se stessa. Lo aveva trovato.

“Stupido di un Hinata! Ma cosa hai cinque anni, imbecille? Dimmi come sei andato a finire qui! Dimmelo!” gli urlò addosso Kayegama mentre lo afferrava per un polso e lo tirava su.

 

Stava stringendo troppo forte, ma la sua sola vista aveva cancellato qualsiasi tipo di dolore. Hinata lo guardò continuando a singhiozzare. Guardò le rughe che gli si formavano sulla fronte ogni volta che si arrabbiava, guardò la bocca che ridotta ad una smorfia gli rovesciava addosso un sacco di insulti, guardò quegli occhi che sembravano rossi dal pianto e che aveva temuto di non riuscire a rivedere. Guardò il suo alzatore e continuò a piangere per fare sì che la paura allentasse la morsa che stringeva il suo cuore. Lo guardò e pianse perché, nonostante le urla e gli insulti, non aveva mai visto cosa tanto meravigliosa.

 

“Che cazzo piangi?! Dimmi che cazzo piangi! Sono io quello che dovrebbe piangere, idiota! Non hai idea di quanta paura abbia provato…” continuò Kageyama dando sfogo ai sentimenti che nelle ore precedenti lo avevano attanagliato.

 

“Di cosa avresti dovuto avere paura tu? Come fai tu ad avere paura che sei la persona più forte che io conosca?” rispose Hinata urlando anche lui.

 

Tobio lasciò andare il polso di quello che considerava il suo Piccolo Gigante e lasciò che il braccio gli ricadesse lungo il fianco. Volse lo sguardo da un’altra parte. Perché non riusciva a guardarlo? E perché pure a lui veniva da piangere? Si morse il labbro e strinse i pugni talmente tanto forti da fare diventare le nocche bianche.

“Avevo paura di perderti.” disse tutto d’un fiato in un sussurro mentre guardava altrove “E ti assicuro che non ho mai avuto tanta paura in vita mia.”

 

Shoyo lo guardò a bocca aperta. Kageyama aveva avuto paura di perderlo? Non poteva essere vero…

 

Il numero 9 della Karasuno trovò finalmente il coraggio di guardare Hinata: stava sorridendo debolmente mentre tentava di asciugare le lacrime che continuavano a bagnargli le guance.

“Torniamo dagli altri su” disse voltandosi da dove era venuto e ringraziando il buio per aver coperto le sue guance che si tingevano di rosso.

 

Tornarono indietro correndo come avevano fatto un paio d’ore prima, ma stavolta tenendosi per mano in modo tale da non sperimentare più la paura di potersi perdere di nuovo.

   
 
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