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Autore: Leireel    30/08/2009    5 recensioni
Era qualcosa di più di una presenza costante – era una presenza necessaria, l’unica che sapesse donarle momenti di gioia. Fu con una fitta di dolore che si chiese da quanto tempo non provava con Ron una sensazione simile – la sensazione di essere legata intimamente, in maniera indissolubile – e fu con un vago senso di colpa che si rese conto che forse non l’aveva mai provata.
Ma... erano amici, no? Mentre Ron era il suo ragazzo da... beh, da sempre. E loro erano sempre stati Harry e Hermione, nulla di più. Giusto?
Forse un legame simile era proprio dell’amicizia, non dell’amore. Forse l’amore aveva altre vie.
Ultimo capitolo online!
Genere: Romantico, Commedia, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger | Coppie: Harry/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: About a coffee-pot
Autore: me medesima (~ s i l v e r su ff)
Pairing: Harry/Hermione (e la caffettiera u_u)
Rating: Giallo
Note: E' la prima Harry/Hermione che scrivo - mi sono appassionata da poco a questa coppia, ed è diventata in poco tempo una tra le mie ship preferite. Pumpkin pie <3
Un ringraziamento grande quanto il Taj Mahal a Nee per la preziosissima betatura *-*
Avvisi: EWE!
Disclaimer: I personaggi e i luoghi qui citati non appartengono a me, ma sono proprietà di J.K. Rowling.

 

Non sapeva esattamente quando aveva iniziato ad accorgersene. In realtà, non vi aveva mai prestato troppa attenzione – lui era sempre stato lì, una presenza tanto costante nella sua mente quanto lo era nella sua vita. Non vi aveva prestato molta attenzione. Eppure, lui era lì quando stare con Ron si faceva troppo pesante, quando davvero le differenze tra loro superavano le cose in comune. Era lì, il suo porto sicuro, che si lasciava bagnare di lacrime la maglietta mentre la lasciava sfogare. Era lì, e aveva sempre qualche parola di conforto per lei, anche quando tornava stanco da una missione impegnativa e tutto ciò che voleva, ne era sicura, era starsene in pace. Era sempre lì, a strapparle un sorriso anche controvoglia, a farla tornare da Ron col cuore più leggero.

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 Non era stato lui a dirle della rottura con Ginny – in realtà, l’aveva scoperto un po’ da sé, notando i piatti sporchi nascosti male, l’aria spenta e il suo sorriso tirato. L’aveva fatta sentire in colpa il fatto che lui non avesse voluto confidarsi con lei – o meglio, che non avesse potuto, visto che era sempre lei a confidarsi, sempre lei a chiedere aiuto e a non darne mai. Ma il senso di colpa più grande era dovuto alla strana gioia che aveva provato nel sentire la notizia.

Da lì era iniziato tutto. Aveva iniziato a notare come i loro incontri, negli anni, si fossero intensificati – si vedevano praticamente ogni giorno – come la loro amicizia fosse maturata da quel primo settembre sull’Hogwarts Express, fosse diventata solida. Era qualcosa di più di una presenza costante – era una presenza necessaria, l’unica che sapesse donarle momenti di gioia. Fu con una fitta di dolore che si chiese da quanto tempo non provava con Ron una sensazione simile – la sensazione di essere legata intimamente, in maniera indissolubile – e fu con un vago senso di colpa che si rese conto che forse non l’aveva mai provata.

Ma... erano amici, no? Mentre Ron era il suo ragazzo da... beh, da sempre. E loro erano sempre stati Harry e Hermione, nulla di più. Giusto?

Forse un legame simile era proprio dell’amicizia, non dell’amore. Forse l’amore aveva altre vie.

Forse era per questo che aspettava con tanta impazienza di vederlo.

---

Erano solo amici, giusto? Solo amici. Non aveva motivo di... insospettirsi, o irritarsi, se Harry aveva un altro impegno. Gli amici sono liberi.

E gli amici decisamente non pedinano altri amici per vedere di che impegno si tratti. Per fortuna, era sempre stata parecchio brava con gli incantesimi di Disillusione.

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Quella sera aveva rotto con Ron.

Lui non si era mostrato neanche troppo sorpreso. Le cose tra loro non andavano bene da un po’, gli aveva detto, e lui aveva annuito, senza dire una parola. Però aveva sentito ugualmente una stretta al cuore quando lui aveva radunato le sue cose con un colpo di bacchetta e se n’era andato senza voltarsi indietro. Non lo amava, di questo era sicura. Eppure, non appena aveva chiuso la porta, non aveva potuto far altro che scivolare sul pavimento freddo e piangere.

Non sapeva esattamente quanto tempo fosse passato – doveva essere tardi, in ogni caso. Ma aveva bisogno di Harry, per placare quel dolore al petto, e non le importava dell’orario. E al diavolo la vocina che le sussurrava all’orecchio che quella con cui l’aveva visto quel pomeriggio avrebbe potuto essere la sua ragazza, e avrebbe potuto non gradire.

Si era Smaterializzata con un gesto secco, dritta nella cucina, dove di solito parlavano. Le porte erano chiuse, notò con sorpresa. Ebbe modo di conoscerne il motivo quando, pochi secondi più tardi, udì dei gemiti inconfondibili provenire dalla stanza da letto. Era la voce di una donna, senza ombra di dubbio.

Non era sicura che il crack che aveva sentito fosse dovuto alla Smaterializzazione, o al suo cuore che si spezzava.

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Aveva evitato Harry per giorni, dopo quella sera. Si era concentrata unicamente sul lavoro – era quello che tutti si aspettavano da lei, no? E se qualcuno notava la sua aria ferita, poteva sempre addurre come pretesto la sua rottura con Ron. Perché, onestamente, non credeva che qualcuno avrebbe condiviso la sua opinione sull’essere gelosi degli amici.

Forse Harry si era accorto che qualcosa non andava, o forse era troppo preso dalla sua ragazza. Di sicuro, Hermione non aveva il cuore tanto spezzato da impedirle di fare un incantesimo anti-Materializzazione.

Aveva anche pensato di cambiare indirizzo – oltretutto, vivere là senza Ron la faceva sentire più depressa. Però rimaneva sempre la paura di risultare non rintracciabile – la paura che lui potesse rassegnarsi e continuare a stare con quella. La paura di non essere necessaria per lui quanto lui lo era per lei.

Finì l’ultimo giro tra i pazienti, poi si diresse stancamente verso lo spogliatoio, per togliersi quel camice e tornare a casa.

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Era passato un mese da quella fatidica sera, e faceva ancora male come il primo giorno. Era così difficile ammettere con se stessa che era innamorata di Harry?

Beh, non faceva che peggiorare le cose. Perché non aveva alcuna intenzione di rispondere ai suoi gufi – proprio non ce l’aveva fatta a non aprire le lettere, ma quantomeno aveva ancora quel briciolo di forza di volontà da non rispondere – né di levare il blocco anti-Materializzazione.

Né di aprire quella maledetta porta, visto che con ogni probabilità era lui a bussare, alle due di notte.

   
 
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