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Autore: Serena89    30/08/2009    0 recensioni
Se una donna mette la stessa arte a nascondere il suo sentimento anche a chi lo ha ispirato, può perdere l'occasione di conquistarselo . In ogni sentimento c'è tanta parte di vanità che non si può lasciarlo a se stesso. Ben pochi sono coloro che possono innamorarsi completamente senza un po' di incoraggiamento. (Jane Austen)
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Se una donna mette la stessa arte a nascondere il suo sentimento anche a chi lo ha ispirato, può perdere l'occasione di conquistarselo . In ogni sentimento c'è tanta parte di vanità che non si può lasciarlo a se stesso. Ben pochi sono coloro che possono innamorarsi completamente senza un po' di incoraggiamento.

 

 

Ci sono poche persone come Sara.

E’ proprio vero. E’ unica.

Quasi un sussurro, impercettibile nel brusio della classe, quasi un sospiro, che attraversa cuore e mente, quasi sognante, come sfuggito alla gabbia dei suoi pensieri, quasi.

Rivolgi presto lo sguardo altrove. Vuoi proiettarti via, in una dimensione lontanante, costruita con i sogni e i ricordi, e i suoi sorrisi e il suono squillante della sua risata; sai anche che non puoi lasciarti trascinare, non ancora, non adesso.

In un istante sigilli bene quella insolente finestra sui tuoi pensieri.

***

Corri, come non hai mai corso prima. L’asfalto scivola veloce sotto i tuoi piedi; la luce ti acceca, il vento è freddo sulla tua pelle e nei tuoi polmoni, le gambe vogliono cedere. Ma tu non vuoi pensare, e continui a correre.

Muovi distrattamente le mani, come se volessi risvegliarle da un lungo sonno, come a voler cacciare un formicolio che non c’è. L’hai abbracciata. L’hai abbracciata. E la cosa ti sconvolge, perché, ancora una volta, è sfuggito al tuo controllo. Certo, avevi già sognato di farlo. Avevi sognato di baciarla, di raccontarle tutto quello che hai dentro, dalla cosa più sciocca, dal pensiero più casuale, a quell’amore che non vuoi esprimere, che non sai esprimere, che ti rifiuti di provare. Ma sono solo sogni, fatti di stelle; non gli dai peso, e al mattino li lavi via fin quando non ne rimane che una sensazione.

Ma lei stava ridendo, e i suoi occhi, i suoi occhi…come governato da una forza superiore, hai sentito il bisogno di starle vicino.

Come ogni volta, ne rimuovi il ricordo. Non sei il tipo di uomo che scrive poesie d’amore, che canta serenate, che arrischia gesta romantiche. Non lo sei e non hai intenzione di esserlo.

Le poesie sono per i sognatori; per coloro che sacrificano la realtà e vivono di fantasia, che amano donne che non esistono, e cantano un sentimento che non conoscono.

Non sei neanche il tipo che ama; cosa significa amare? Come si può rinchiudere tante sensazioni, tante necessità, e sofferenze, e passioni, e desideri, e rabbia, e gelosie, e felicità, e frustrazioni, e notti insonni, e sogni affollati, in una sola, misera definizione? Costruita per amanti incauti e industrie di cioccolatini?

Quindi non le dirai che l’ami. Ma questo non ha niente a che fare con le eventuali difficoltà etimologiche che ti sei costruito. E’ perché, più di tutto, sei orgoglioso. E un uomo orgoglioso non sopporta di avere paura.

***

La testa sta per scoppiarti. Ti ama. Non ne sei certo, non ne sarai mai certo; quella parte di te che ha ancora dignità ti ricorderà sempre che la realtà che percepisci è distorta. Eppure glielo senti sussurrare, di tanto in tanto. Non è mai cristallino, eppure lo avverti chiaramente, come una sensazione che ti travolge e ti sconvolge.

Capita raramente. Quando ti guarda con un certo luccichio negli occhi; soprattutto se è arrabbiata per qualcosa che non sapevi di aver fatto. A volte è più di una sensazione; a volte si nasconde tra le sue parole.

Oggi lo stava confessando. A Carlo. Tra tutte le persone.

Non lo sopporti, non l’hai mai potuto soffrire, ma in questo momento provi un odio profondo per lui. Perché lui può parlarle così; perché ora, con quello che hai sentito, ti sarà ancora più difficile comprimere tutto in  quel recondito angolo della tua mente, dove conservi lei.

Soprattutto perché odi la certezza, la prova schiacciante, della tua codardia.

Poggi il capo sul banco e sospiri. E’ finita.

Lentamente, ti liberi di tutto. Svuoti quella piccola scatola di lei, che nascondevi ma mettevi gelosamente da parte. Lasci che tutto cada nell’oblio.

Ti rialzi. Eri stanco di correre.

Certo, non puoi pretendere di essertene liberato; non scompare mai, è come una di quelle ferite che lascia sempre una cicatrice; a volte si riaprono, a volte rimangono lì, testimoni di quanto è avvenuto, immobili sul tuo cuore. A volte non si richiudono mai.

***

E’ una nuova notte, della tua nuova vita. Lei è seduta sola, su una panchina, sotto le stelle.

E’ quasi il momento perfetto; stai quasi per dirglielo, quasi per urlarglielo e prenderla tra le tue braccia; quasi per rinnegare ciò che ti sei detto in questi mesi; è quasi magico.

Sorridi, e ti volti, scomparendo nella notte. Quasi. Ma non proprio.

***

Una singola, impertinente lacrima si fa strada sulla guancia della ragazza. Con gesto impaziente, ne elimina le tracce. Questa notte non è per i cuori infranti.

***

Così procede la vita, un susseguirsi di quasi-storie e quasi-occasioni, momenti mancati e sogni insolenti.

Così procede questa nostra quasi-storia, mai reale e mai irreale, vive su quel raggio di luce che separa il sogno dall’esistenza, si ciba di ambiguità, di malintesi, di interpretazioni fantasiose, di mezze parole e mezze verità.

Eppure continuiamo a raccontarla, perché, in fondo, è così che amiamo che sia.

  
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