Ho gli occhi lucidi, pieni di lacrime. Sono una psicologa, eppure non riesco a mantenere la mia lucidità professionale. E non ne ho voglia. Un uomo buono, malgrado i suoi errori, è morto. E le persone a lui care stanno facendo i conti con la realtà. Vedo il dolore nei loro occhi gonfi e nei loro volti stralunati e la rabbia quasi mi soffoca. Non devono accadere simili eventi. Un padre non deve lasciare orfana sua figlia per la violenza insensata di quattro balordi. Mi lascio abbracciare da Amenadiel e appoggio la testa sul suo solido petto. Ho bisogno di concretezza. E ho paura di vedere il padre di mio figlio svanire tra le mie braccia. Io, Charlie e Amenadiel siamo una famiglia. Questo pensiero non mi consola. La disperazione di Chloe, Lucifer, Ella e Maze mi ricorda la realtà. Sono una psicologa. Dovrei aiutare le persone in difficoltà. Ho assimilato dai libri la lezione dei migliori psicologi, dall’epoca di Freud all’attualità. Ma non posso negare la realtà. Tutto il mio sapere è inutile davanti ad una tale tragedia.