Quinta parte
Wise
man said just walk this way
To the dawn of the light
Wind will blow into your face
As the years pass you by
Hear this voice from deep inside
It's the call of your heart
Close your eyes and you will find
Passage out of the dark…
(“Send
me an angel” – Scorpion)
Erik era nel salottino
privato di Sir Richard e aveva raccontato a lui e a Maggie come aveva liberato
Edward e il suo compagno di cella, come il giovane Warbeck aveva deciso di
riunirsi ai suoi amici di Londra mentre lui portava Edward al galoppo verso il
Galles, il più lontano possibile da chi lo voleva morto. Aveva spiegato a
Maggie che il fratello stava bene, che anzi era molto felice, amava quel
cottage in mezzo ai boschi e si sentiva finalmente libero e al sicuro e
aspettava solo di poterla riabbracciare… beh, sì, ovviamente non raccontò
proprio tutto e decise di omettere la
parte del bacio!
“Quindi tutto sta andando
per il meglio” esclamò Maggie, con gli occhi che le brillavano per la gioia.
“Non vedo l’ora di poter rivedere Teddy, ma sono già più tranquilla sapendo che
sta bene e che è sereno. Erik… non so davvero come ringraziarti, hai rischiato
moltissimo per mio fratello e adesso ti stai occupando di lui con tanta
disponibilità… Anche Richard dice che meriti una ricompensa, stavolta.”
Erik rimase allibito, anche perché in realtà
si sentiva vagamente in colpa per quel bacio di poco prima.
“Lady Margaret, ma io non voglio nessuna
ricompensa” replicò, quasi sconvolto al solo pensiero. “Sono al servizio di Sir
Richard da tanti anni e sto solo ripagando il debito che ho con lui, vostro
marito mi ha salvato la vita e mi ha dato una casa e io adesso ho fatto lo
stesso per Edwa…. Per vostro fratello. E poi, sapete,
io vi ho accompagnato tante volte a fargli visita e ogni volta avrei desiderato
portarlo via da quella prigione, salvarlo da quella vita ingiusta, per cui in
realtà… sono stato ben felice quando Sir Richard mi ha affidato questo
incarico!”
Se Maggie sospettò qualcosa nell’ascoltare
parole tanto vibranti di emozione non lo diede a vedere. Sir Richard, invece,
cominciò a guardare il suo Capitano con maggiore attenzione.
“Non ho bisogno di alcuna ricompensa”
continuò Erik in tono veemente, “perché l’ho già ricevuta: aver liberato vostro
fratello, averlo salvato e potermi occupare di lui in questo periodo è il più
grande premio che potessi mai ottenere.”
Maggie scambiò un’occhiata perplessa con il
marito che, però, la sapeva molto più lunga di lei e aveva già fatto due più
due.
“Come desideri, Erik, non vogliamo insistere
per non metterti in imbarazzo” intervenne dunque Sir Richard. “E’ molto bello
che tu sia tanto legato a questa famiglia da prenderti a cuore la salvezza di
Edward come se fosse… beh, del resto non è che un’altra dimostrazione che mi
dai della tua generosità, fedeltà e lealtà. Sappi, tuttavia, che qualsiasi cosa
vorrai chiedermi per ripagare tanta abnegazione io te la concederò, se sarà in
mio potere farlo.”
“Grazie, Milord” replicò Erik con un sorriso.
“So che vorreste avere il giovane Edw… cioè, il Conte
di Warwick qui con voi al più presto, ma nel frattempo potete stare tranquilli:
io farò tutto ciò che posso per farlo stare bene, sereno, in salute e, quando
finalmente vi incontrerete, troverete un ragazzo più in forze e allegro di
quanto abbiate mai sperato.”
Maggie era commossa.
“Oh, Erik, è meraviglioso quello che dici”
esclamò, felice. “Ho notato che ti viene spontaneo chiamare mio fratello per
nome… te l’ha detto lui, vero? Non preoccuparti, puoi farlo, se a lui fa
piacere. E’ bello che si stia legando a te e che non soffra per la mia assenza,
visto che dovrà protrarsi ancora per qualche tempo. Ed è ancora più bello
vedere come tu ti sia affezionato a lui e come desideri prendertene cura…”
Beata ingenua anche lei, evidentemente
l’innocenza era un dono di famiglia!
“Lady Margaret, io vi ho scortato per molti
mesi alla Torre di Londra per fare visita a vostro fratello e, sebbene
rimanessi sulla soglia per non disturbare, non potevo fare a meno di notare
quanto fosse profondo il vostro legame e quanto Edward… vostro fratello… fosse
gentile, dolce e innocente” disse Erik ancora una volta in un tono molto più
appassionato di quanto, forse, avrebbe voluto. “Era sempre così felice di
vedervi, contento di ogni cosa che gli portavate, sempre con la speranza che
foste venuta per riportarlo a casa. Nonostante abbia trascorso l’infanzia e
l’adolescenza in quella prigione non è diventato aspro, vendicativo, non ha
perso la sua ingenuità e la sua dolcezza. Ogni volta avrei voluto inventarmi
qualcosa per portarlo via e finalmente ho potuto farlo: non credete che questa
sia per me l’unica ricompensa che avessi mai desiderato?”
Maggie non sapeva come rispondere a una
dichiarazione tanto intensa, così fu Sir Richard a chiudere la conversazione.
“Molto bene, Erik” concluse. “Siamo molto più
tranquilli ora che sappiamo che Edward sta bene e che è sereno in tua
compagnia, visto che non possiamo ancora sapere quando potremo portarlo qui.
Mia moglie ed io ti siamo infinitamente grati e ricorda che potrai chiederci
qualunque cosa di cui avrai bisogno.”
Erik ringraziò e si congedò dal suo Signore e
dalla sua Lady, impaziente di tornare da Edward. Gli mancava già tanto ed era
preoccupato, sperava che non si fosse spaventato troppo nel rimanere da solo.
“Dunque sei più serena, adesso?” domandò Sir
Richard alla moglie. “Volevo che parlassi di persona con Erik non solo per
avere notizie di Edward, ma anche per vedere con i tuoi occhi quanto lui sia
disponibile e pronto a tutto. E dalle sue parole abbiamo compreso quanto tenga
anche personalmente a Edward, per lui non è solo un incarico, lo proteggerà e
si prenderà cura di lui.”
“Sì, adesso sono più tranquilla” rispose
Maggie.
Sir Richard pensò che avrebbe dovuto usare
cautela con la moglie, prepararla con calma alla sorpresa che avrebbe trovato
quando fosse andata dal fratello, perché non le venisse un collasso o qualcosa
di simile. L’uomo conosceva bene il suo Capitano e aveva capito subito che il
tono veemente con cui parlava di Edward e la luce che brillava nei suoi occhi
significavano un sentimento vero e potente, che Erik non aveva saputo
nascondere. Aveva compreso anche che Edward, tutto sommato, si trovava a suo
agio con lui e che forse, senza neanche saperlo, stava sviluppando un affetto
speciale nei suoi confronti. In realtà Sir Richard era soddisfatto di tutto
questo. Sapeva che Erik era stato solo per tanti anni ed era contento di
vederlo così pieno di entusiasmo; aveva inoltre una cieca fiducia in lui ed era
consapevole che non avrebbe mai fatto qualcosa che potesse turbare o spaventare
Edward. E, in tutta sincerità, aveva anche piacere che il ragazzo si fosse trovato compagnia, che stesse bene e
fosse al sicuro: Edward se lo meritava dopo tutto ciò che aveva passato e, cosa
non trascurabile, sperava che così Maggie si sarebbe finalmente messa il cuore
in pace e si sarebbe dedicata maggiormente a lui e al loro bambino… visto che
il fratello aveva trovato altrove la felicità.
Sì, beh, avrebbe dovuto trovare il modo
giusto per far comprendere e accettare tutto ciò anche a Maggie!
Erik spronava il cavallo per giungere al più
presto al cottage da Edward. La mezz’ora circa di tragitto gli sembrava
infinita, non solo perché sentiva il bisogno di rivedere il ragazzo ma anche
perché era preoccupato per lui. Era al sicuro, lo sapeva bene, ma temeva che
Edward potesse comunque spaventarsi rimanendo solo troppo a lungo, lo aveva
visto turbato prima di andare alla tenuta di Sir Richard e adesso voleva solo
tornare da lui, rassicurarlo… chissà, forse anche baciarlo un’altra volta,
sempre se il giovane lo avesse desiderato!
Finalmente, dopo quella che gli era parsa
un’eternità, l’uomo giunse nei pressi del cottage e rallentò l’andatura del suo
cavallo, vedendo da lontano che Edward era lì fuori, nella radura che
circondava la piccola casa, e passeggiava tranquillamente con un’aria molto
felice in volto. Non si era nemmeno accorto dell’arrivo di Erik tanto era
perduto nella contemplazione estatica degli alberi attorno, dei cespugli, delle
nuvole, del cielo azzurro, del sole… come se vedesse tutto per la prima volta
e, in un certo senso, per il ragazzo era proprio così, quella era la sua
seconda vita e tutto era nuovo per lui.
Silenziosamente e sempre osservando Edward,
Erik scese da cavallo e consegnò l’animale a uno dei suoi uomini perché se ne
occupasse. Vedere il giovane Conte di Warwick così sereno, quasi trasognato,
era uno spettacolo tenerissimo e non riusciva a staccargli gli occhi di dosso
mentre camminava verso di lui.
Alla fine anche Edward si accorse del ritorno
di Erik.
“Erik, sei tornato!” lo accolse con un
sorriso luminoso che riscaldò il cuore dell’uomo. “Hai visto? Sono uscito per
fare una passeggiata! I tanti anni trascorsi in prigione mi hanno indebolito e
adesso devo riprendere le forze nelle gambe.”
“Sì, sei stato molto bravo” rispose l’uomo,
sorridendogli anche lui, sollevato nel vederlo così felice. “Temevo di trovarti
spaventato perché ti avevo lasciato solo…”
Edward scrollò il capo.
“No, perché? Mi avevi assicurato che i tuoi
soldati avrebbero montato la guardia nei boschi e io mi sono sentito al sicuro
per tutto il tempo” spiegò. “Hai visto Maggie? Sta bene? E’ preoccupata per me?
Le hai detto che io sto bene e che sono molto felice qui con te, vero?”
“Beh, sì” ribatté Erik, divertito e
intenerito dal fuoco di fila di domande del ragazzo. “Tua sorella sta bene e,
ora che le ho parlato, si è molto tranquillizzata sul tuo conto.”
Certo, ovviamente non le aveva detto che
Edward era molto felice con lui, ma
il senso era più o meno quello!
“Sono contento!” esclamò il giovane, buttando
le braccia al collo di Erik. “Non voglio che sia preoccupata per me perché io
sto veramente bene qui, in questo cottage, insieme a te, e penso anche che mi
piacerebbe vivere per sempre qui!”
Il suo entusiasmo era talmente incontenibile
che Erik si ritrovò a baciarlo quasi senza rendersene conto, tanto era rimasto
spiazzato dalle sue parole e dall’averlo tra le braccia, vicinissimo. Lo baciò
e Edward accolse con dolcezza e goffo entusiasmo quel bacio, cosa che lo rese
ancora più irresistibilmente adorabile per il suo Capitano. Che, pure
nell’emozione e gioia del momento, aveva in testa le frasi che il ragazzo aveva
detto con tanto ardore…
Veramente Teddy vuole restare a vivere con me? Sta così
bene qui da non desiderare più di abitare insieme a sua sorella? Mi sembra
troppo bello per essere vero ma, se lo fosse, io… io passerei ogni giorno della
mia vita a fare di tutto per renderlo completamente felice!
Quando il bacio terminò, Erik strinse a sé
quel ragazzo per lui tanto prezioso e che gli stava regalando delle gioie
inaspettate.
“Sarei felice se tu volessi veramente restare
con me, Edward, ma… pensaci bene, d’accordo?” gli disse, non volendolo in alcun
modo condizionare. Era già stato prigioniero per troppo tempo e adesso meritava
di essere libero in tutto e di poter decidere della propria vita e del proprio
futuro. “Dicevi sempre di voler tornare a casa e adesso ne hai la possibilità.”
Il giovane lo guardò negli occhi e, ancora
una volta, Erik rimase spiazzato da ciò che vide. C’erano delle volte in cui
Edward era ancora così infantile, svagato, e poi c’erano momenti come quello,
in cui nel suo sguardo si leggeva tutta la consapevolezza del mondo. Eppure non
c’era da stupirsene troppo. Edward era rimasto chiuso nella Torre di Londra per
quattordici anni, proprio nel periodo del suo sviluppo fisico ed emotivo:
questo gli aveva precluso delle esperienze fondamentali e lo aveva lasciato più
ingenuo e semplice dei ragazzi della sua età, tuttavia proprio la prigionia gli
aveva fatto capire quanto la gente potesse essere crudele, quanto potesse
cadere in basso pur di ottenere o mantenere il potere… e gli aveva anche dato
la consapevolezza della fragilità della vita, quanto poco ci voleva a perderla.
Lui aveva già perduto fin troppi anni della sua esistenza e, adesso, aveva le
idee molto chiare su come volesse passare quello che gli restava.
“Certo che volevo tornare a casa” replicò,
serio, “ma la mia vera casa non esiste più. Quella di cui parli è la casa di
Sir Richard e Maggie vive là con suo marito e suo figlio. Io non posso
riportare indietro il tempo, non posso pensare che lei resti con me tutto il
tempo come facevamo quando eravamo bambini. E, se Maggie adesso ha la sua vita
e la sua famiglia, anch’io voglio avere una casa e una persona che pensi
soltanto a me. Tu non vuoi che io me ne vada, vero, Erik?”
Le famose domande di Edward…
“Io… non posso decidere per te, non sarebbe
giusto…” provò a dire l’uomo, ma lo sguardo di Teddy non lo mollava.
“Io voglio stare qui con te e vivere con te
come Maggie vive con Sir Richard” ripeté il ragazzo, tanto per essere più chiaro.
“Tu mi vuoi qui con te?”
La parte del come Maggie vive con Sir Richard si prestava a diverse interpretazioni
e Erik non era sicuro che Edward ne cogliesse proprio tutte le implicazioni, tuttavia doveva rispondere sinceramente e lo
fece.
“Sì, anch’io vorrei che tu potessi restare
sempre qui con me” ammise, “è ciò che ho desiderato da quando ti ho visto per
la prima volta.”
“Allora non ci sono problemi, no?” concluse
raggiante Teddy. “Siamo d’accordo, basterà solo dirlo a Maggie!”
Ecco, quella
probabilmente sarebbe stata la parte più complessa, ma c’era ancora tempo per
pensarci!
Quella giornata così intensa e particolare
non si era ancora conclusa, anzi… La sera, quando fu ora di andare a dormire,
Erik accompagnò Teddy in camera per augurargli la buonanotte.
“Erik, potresti dormire qui con me?” gli
domandò il ragazzo.
L’uomo restò allibito. Ma si rendeva conto di
ciò che gli chiedeva?
“Ho avuto gli incubi ieri notte e anche la
notte prima” confessò Edward. “Sogno che mi sveglio e sono ancora in prigione,
che quello che credevo vero era un sogno e che invece sono ancora nella Torre
di Londra e questa volta so che… che mi vogliono portare al patibolo. Oppure
sogno che le guardie arrivano qui e mi portano via… Però sono sicuro che se
dormo insieme a te non avrò più nessun incubo, che tu mi proteggerai anche da
quelli!”
“Edward, è normale avere degli incubi”
replicò Erik, cercando di mantenere un certo dignitoso distacco. “Pensa che ne
ho avuti anch’io, per anni, perfino dopo che Sir Richard mi aveva preso con sé.
A volte sognavo di essere ancora nel mio villaggio e di vedere con i miei occhi
gli invasori che uccidevano tutti i miei cari… anche se in realtà non ho dovuto
vedere certe cose; oppure sognavo che i Danesi erano venuti a cercarmi in
Inghilterra, il che era assurdo, ma io lo sognavo lo stesso. Non c’è da
vergognarsene, quando si affrontano delle brutte esperienze poi è facile che
ritornino a tormentarci nei sogni. Ma sono solo incubi e non devi averne paura,
passeranno presto.”
Il giovane non sembrava incline ad ascoltare
una spiegazione razionale. Afferrò Erik per le braccia e lo attirò verso di sé
sul letto.
“Tu mi chiami Edward quando vuoi farmi un discorso serio, non è vero? Ma io non
voglio un discorso serio adesso. Questo letto è enorme per me, io ero abituato
a molto meno, e gli incubi passeranno se tu dormi con me e mi tieni stretto”
insisté.
Cosa poteva fare Erik? Decise di accontentare
il ragazzo e, del resto, averlo nel letto, stringerlo tra le braccia e
proteggerlo da ogni male era ciò che aveva sognato e desiderato per mesi e
mesi, ora il suo sogno stava per realizzarsi. Sarebbe stato tutto molto
innocente, lo avrebbe abbracciato e avrebbero dormito insieme, lui sapeva bene
come controllarsi, vero? Vero???
“Va bene” capitolò. “Se pensi che dormirai
meglio in questo modo allora resterò con te. Lo sai che voglio solo farti
felice e difenderti da tutto e tutti.”
Poco dopo erano nel letto insieme, Edward si
stringeva e si accoccolava a Erik e si sentiva veramente protetto e al sicuro.
“Oggi hai detto che avresti voluto portarmi
qui e tenermi con te fin dalla prima volta che mi hai visto” disse il ragazzo,
che a quanto pare ci aveva riflettuto parecchio. “Davvero ti ho colpito così
tanto quando ero ancora prigioniero nella Torre?”
“Eh… sì” dovette ammettere Erik. “Tutte le
volte che scortavo tua sorella a farti visita rimanevo a guardarvi e mi
sembrava così tenero il vostro legame, così bello. E poi mi sono accorto che,
più il tempo passava, più non riuscivo a staccarti gli occhi di dosso. Ero…
beh, penso di poter dire che ero incantato da come ti comportavi, da come
riuscivi ad essere sempre dolce e affettuoso, non avevi mai una parola cattiva
o astiosa verso chi ti teneva prigioniero, eri entusiasta di ogni cosa che Lady
Margaret ti portava e avevi sempre la speranza che saresti tornato a casa,
prima o poi. Mi sembravi così tenero, così innocente, e poi mi sono accorto che
continuavo a pensare a te anche quando tornavo a casa, che avrei voluto
portarti via da lì, liberarti e portarti qui… con me.”
“Ed è quello che hai fatto, no? Ora sono qui”
disse semplicemente Teddy, abbracciando l’uomo.
“E io farò di tutto per proteggerti sempre e
per renderti felice” mormorò Erik, turbato. “Dormi bene, Teddy. Niente incubi,
stanotte.”
“Niente incubi” confermò il ragazzo.
Edward si addormentò quasi subito, tranquillo
e contento. Erik restò sveglio ancora a lungo, consapevole del calore del corpo
del giovane tra le sue braccia, felice di vederlo dormire sereno, di saperlo al
sicuro e di averlo finalmente con sé. Non sapeva come sarebbe evoluto il loro
legame, se Teddy provasse quello che provava lui o se gli volesse bene come ne
voleva a Maggie, ma in quel momento non gli importava. Edward era con lui,
voleva abitare insieme a lui e già questo lo rendeva immensamente felice. Non
lo avrebbe forzato o condizionato in alcun modo, avrebbe lasciato che le cose
andassero spontaneamente come dovevano, perché ciò che veramente contava era la
serenità e la sicurezza del suo dolcissimo Teddy.
Fine quinta parte