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Autore: Flami151    12/07/2021    2 recensioni
Nessuno è fatto di sola luce o oscurità. In ognuno di noi alberga lo Spleen, un senso di noia, di disperazione, di male di vivere; e l’Ideale, la forza che ci spinge a sognare, lottare e amare.
Lo scopriranno insieme Hermione e Draco quando si troveranno a stringere un’inattesa alleanza, per svelare il mistero dietro la sparizione di Narcissa Malfoy.
Ancora una volta, sarà l'Amore a tenere le fila: amore per la vita, amore per la famiglia e amore di sé, spesso sottovalutato.
Dal testo:
«Narcissa, hai paura?» Le sussurrò Lord Voldemort.
Si era ripromessa che non si sarebbe lasciata piegare, che non avrebbe mai abbassato la testa se avesse dovuto difendere la sua famiglia. Ma il Signore Oscuro aveva ragione: lei aveva paura, talmente paura da non riuscire più a parlare.
«Eppure, non mi sembrava che avessi paura il giorno in cui mi hai pregato di risparmiare Draco dal Marchio Nero. Sapevi quali sarebbero state le conseguenze e ti sei fatta avanti comunque. Non dirmi che te ne sei pentita».
Lei scosse la testa. Non avrebbe mai rinnegato la sua scelta.
«Bene».
Genere: Avventura, Guerra, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger, Narcissa Malfoy | Coppie: Draco/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Da VI libro alternativo
Capitoli:
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Spleen e Ideale ~

 

 

CAPITOLO XXIII


10 Giugno 1997:
 
Malfoy si volta verso di me.
 
Incrocia il mio sguardo.
 
Un movimento della sua bacchetta.
 
Ed un’intensa luce mi investe.
 
Incapace di schivare il colpo, chiudo gli occhi, in attesa che l’incantesimo mi travolga spazzandomi via. Ma questo non accade. Apro prima un occhio, poi l’altro e vedo il profilo del Serpeverde di fronte a me, ancora con la bacchetta alzata. Non sta guardando me, ma un punto alle mie spalle.
 
Mi volto: un uomo in maschera è steso a terra. Malfoy non ha cercato di colpirmi, lui mi ha protetta.
 
«Grazie…» Dico con voce tremante. Solo adesso mi accorgo di quanto abbia avuto paura finora. Di quanto mi abbia spaventata fronteggiare da sola i Mangiamorte, senza i miei amici a coprirmi le spalle.
 
Malfoy scuote la testa. «Non merito la tua gratitudine». Dice, rimanendo in piedi a protezione del corpo di suo padre, ancora pietrificato dal mio incantesimo. «Quello che è successo… è colpa mia… è grazie a me se sono entrati… è a causa mia se…» Faccio un passo nella sua direzione ma lui indietreggia. «Non avvicinarti…» Dice tenendo alta la bacchetta.
 
Io però non demordo, avanzo di un altro passo. Scopro di non avere più alcuna paura, di aver riacquistato tutta la mia forza dal momento in cui lui ha posato di nuovo i suoi occhi su di me. Quegli occhi grigi che per anni mi sono sembrati così freddi, ma nei quali adesso riesco a scorgere un’anima che brucia viva e ardente. E, proprio come una falena, il fuoco di Malfoy mi attira verso di lui, costringendomi ad avvicinarmi ancora verso quella fonte di calore, così pericolosa e al tempo stesso così rassicurante.
 
«Draco… Ti prego, ascoltami». Faccio un altro passo verso di lui. «Avevi ragione tu: Marchio Nero o no, non fa alcuna differenza. Io so chi sei, Draco Malfoy, e questo mi basta. Sei un ragazzo che rischierebbe la vita per proteggere le persone che ama: hai impedito a quel Mangiamorte di colpirmi alle spalle e stai continuando a proteggere tuo padre da me. Per questo so che non avresti mai voluto niente di tutto questo, perché al contrario di quello che dici, tu ami questa scuola: ami sorvolarne le torri con la scopa, sgattaiolare attraverso i suoi passaggi segreti, girovagare di notte per i corridoi. So che non avresti voluto farle del male».
 
Avanzo ancora e questa volta lui non si muove, ma non smette di puntarmi contro la bacchetta.
 
«Ormai è troppo tardi…» Sussurra.
 
«No, non è vero! Sono riuscita ad avvisare gli insegnanti in tempo e loro hanno chiamato gli Auror. Ed è stato merito tuo: è stato il tuo gatto a venire da me, appena l’ho visto ho capito che eri tornato, che avevi bisogno del mio aiuto. Non è successo niente di irreparabile. Puoi ancora tornare sui tuoi passi. Noi ti proteggeremo, proteggeremo tuo padre se lo vorrà, Silente vi aiuterà se solo…»
 
«Silente è morto».
 
Le parole del Serpeverde, lapidarie, mi trafiggono come una lancia.
 
«Cosa…?»
 
«SILENTE È MORTO!» Ripete di nuovo lui indicando il Marchio Nero che risplende sopra la Torre di Astronomia.
 
«Non… non è possibile… Lui ed Harry sono partiti solo poche ore fa… Ti stai sbagliando».
 
«L’ho visto con i miei occhi. Ero lì. Piton lo ha ucciso… ed io non ho fatto niente per impedirglielo». Mi risponde lui col volto distorto da rimorso.
 
Piton? Piton ha davvero…? Quindi per tutto questo tempo lui… È per questo che Harry lo stava inseguendo? Anche lui avrà visto…? Per un istante sento la terra cadermi sotto i piedi e le forze abbandonarmi. E quest’unico momento di incertezza mi costa caro, perché Lucius Malfoy riesce a liberarsi dal giogo del mio incantesimo e ad alzarsi di nuovo in piedi.
 
«Sciocca ragazzina». Commenta lui con un ghigno sulle labbra. «Pensavi davvero che Severus fosse dalla vostra parte? Anzi, credi davvero che Draco possa mischiarsi con gente come voi? Draco sa bene qual è la sua vera famiglia, la sua vera casa, di certo non questo ammasso di ruderi che tu chiami scuola».
 
Sguaina la sua bacchetta e anche io, ma Malfoy è più veloce e si mette nel mezzo.
 
«Fermati!» Urla verso suo padre.
 
Lucius Malfoy rimane interdetto, guardando suo figlio come se non lo riconoscesse. «Draco scansati».
 
«No». Risponde lui categorico.
 
«È una Sanguemarcio! Cosa credi che dirà il Signore Oscuro quando saprà che l’abbiamo lasciata in vita?»
 
«Il Signore Oscuro? Tu davvero vuoi tornare da Lui?» Chiede Malfoy alzando la voce. «Dopo quello che ha fatto alla mamma? Sai bene che è stato Lui ad ucciderla! L’ha ammazzata e voleva fare lo stesso con te! Ti avrebbe lasciato marcire ad Azkaban se non gli fossi servito come strumento di ricatto per costringermi a sporcarmi le mani!» Il suo viso, solitamente così pallido, ora è scarlatto. «Abbiamo ucciso un uomo, stanotte! Abbiamo messo a rischio la vita di centinaia di ragazzi, dei miei amici! E l’ho fatto solo per te! Come puoi anche solo pensare di tornare da Lui?»
 
«Draco, so che sei sconvolto, questa missione ti ha provato, lo capisco… Ma quella è la nostra casa. Lì c’è la nostra famiglia…»
 
«Tu e la mamma siete la mia famiglia!» L’urlo di Malfoy è straziante.
 
Per un istante rimaniamo tutti in silenzio. Sarebbe il momento giusto per attaccare, o magari per fuggire, ma non riesco proprio a muovermi. Il pensiero del serpente argentato che striscia in cielo sopra al corpo di Albus Silente mi pietrifica, rendendomi incapace di agire.
Penso ad Harry, alla sua folle corsa dietro a Piton, e solo adesso mi accorgo che proprio lì, nella direzione in cui si è precipitato a perdi fiato, una nube di fumo si sta disperdendo nell’aria. Che sia la capanna di Hagrid?
 
«Figliolo…» Riprende Malfoy Senior. «Tua madre credeva nella nostra causa. Quello che hai fatto qui, stasera, l’avrebbe resa molto orgogliosa».
 
«Sono tutte cazzate!» Urla ancora il biondo. Non l’ho mai visto così provato. «La mamma non voleva questo per me! È per questa ragione che è stata uccisa, perché non voleva che io diventassi un Mangiamorte come te! Lei aveva capito che tutte le favole sulla purezza del sangue erano un mucchio di stronzate! Che l’unica cosa che spinge il Signore Oscuro ad andare avanti è il potere! E non appena smetteremo di essergli utili si sbarazzerà di noi, Purosangue o no!»
 
«È per questo che non possiamo smettere di servirlo! Lo capisci Draco?» Adesso anche Lucius Malfoy sta urlando. «Credi forse che io non sia arrabbiato per quello che è successo a tua madre? Che non me ne importi niente? Ma non posso permettere che accada la stessa cosa anche a te!»
 
«Se tornerò indietro, è esattamente quello che accadrà».
 
«Non dire assurdità».
 
«È così invece!» Vedo il profilo di Malfoy iniziare a tremare, forse per lo sforzo di trattenersi dal piangere. Ma la sua voce rabbiosa lo tradisce. «Quello che ha detto Silente, che sono riuscito a coglierlo di sorpresa e a disarmarlo, era una cazzata! È stata zia Bellatrix a disarmarlo, io invece le ho impedito di ucciderlo, schiantandola!»
 
Il mio cuore fa una capriola. Allora è vero… Draco non è un assassino, non è un Mangiamorte! Allora è vero che ama questa scuola… Non mi ero sbagliata su di lui!
 
Lucius Malfoy però non sembra altrettanto felice. I suoi occhi sono sbarrati e la sua mascella è tirata. «Tu… come hai osato? Attaccare il sangue del tuo sangue…»
 
«Sangue del mio sangue? Credi forse che Bellatrix non fosse presente quando la mamma è morta? Anche lei è complice, come tutti i tuoi compagni. E quando riprenderà conoscenza sai cosa ne sarà di me? Raggiungerò mia madre sottoterra, in quella squallida buca senza nemmeno una lapide!» Il sole inizia a sorgere, illuminando due piccole lacrime che si fanno strada sul viso di Malfoy. «Ma noi possiamo andarcene insieme, papà. Possiamo scappare dal Signore Oscuro, in un posto in cui non ci troverà mai. Ti proteggerò io, te lo prometto… Non posso perdere anche te».
 
Il Signor Malfoy, finalmente, ripone la bacchetta. Per la prima volta in vita mia lo vedo spogliarsi del suo solito sguardo sprezzante e indossarne uno nuovo, più dolce e umano. Si fa avanti, avvicinandosi a suo figlio e posandogli una mano sulla spalla, un gesto che negli anni gli ho visto fare molte volte, ma che questa volta in particolare sembra assumere una connotazione diversa: non autoritaria e dominante, bensì amorevole e sincera.
 
«Mi dispiace, Draco». E con queste parole Lucius Malfoy se ne va, voltando le spalle a suo figlio ed incamminandosi verso l’alba.
 
 
Papà se ne è andato. Io avrei sacrificato tutto per lui, e lui mi ha abbandonato.
 
Lo vedo smaterializzarsi oltre i confini di Hogwarts, senza mai guardarsi indietro. Il sole comincia a farsi alto nel cielo e tutto ciò che riesco a vedere ormai all’orizzonte è l’ombra di un Ippogrifo, che vola in cerchio sopra il cancello della scuola. Non mi domando nemmeno cosa stia facendo, l’unica cosa che mi chiedo è cosa sarà di me adesso. Dove andrò? Come sopravviverò? Scapperò da solo per il resto dei miei giorni?
 
Una mano calda però si stringe intorno alla mia: la Granger è di fianco a me e mi guarda con sicurezza.
 
«Io non me ne andrò via, ti prego, non farlo neanche tu».
 
La sua voce è dolce come quella sera da Mielandia e le sue parole sono come una promessa recitata in un sussurro. Di nuovo, la sua sincerità e la sua dolcezza infrangono tutte le mie barriere, facendomi sentire al tempo stesso vulnerabile e protetto.
 
«Come puoi volermi restare accanto dopo tutto ciò che ho fatto?» Chiedo incredulo.
 
«Te l’ho detto: io lo so chi sei. Mi dispiace averne dubitato». Mi stringe la mano ancora più forte e mi guarda con i suoi occhi teneri e bellissimi. «Combatti al nostro fianco. Non posso garantirti che saremo al sicuro, ma posso prometterti che non sarai mai solo».
 
Io so chi sei. E come può saperlo, se neppure io ho idea di chi io sia? Ho vissuto un’intera vita da vigliacco, nascondendomi dietro al potere di mio padre, e nell’ultimo anno mi sono sentito così perso senza i miei genitori a proteggermi… Chi sono io senza la mia famiglia? Senza il mio potere?
Sei un ragazzo che rischierebbe la vita per proteggere le persone che ama. È davvero questo che sono?
 
La guardo ancora, pronto a dirle che si è fatta un’idea sbagliata di me, pronto a dirle addio. Ma non ci riesco. Ogni centimetro del suo corpo esprime determinazione, infondendomi un senso di sicurezza e regalandomi una forza che non credevo di poter possedere.
 
Non so se sarò mai l’uomo forte, coraggioso e altruista che vede lei, ma sento di volerci almeno provare.
 
«Se è davvero ciò che desideri… Resterò al tuo fianco Hermione. Te lo prometto». Ma le parole non bastano. Con la mano ancora stretta nella sua, mi avvicino al suo corpo minuto, cingendolo con l’altro braccio. Poggio la mia fronte sulla sua, mi concedo un secondo per ispirare il suo profumo e infine sugello la nostra promessa con un bacio.
 
Lei mi stringe, rispondendo al bacio prima con timidezza, poi con trasporto, aggrappandosi con forza a me.
Sento che la morsa che mi stava attanagliando il petto fino a questo momento allentare leggermente la sua presa, permettendomi finalmente di respirare. Potrei restare così abbracciato a lei all’infinito. Però, proprio come la prima volta, anche adesso il nostro bacio non è che fugace.
 
«Harry stava inseguendo Piton, forse ha bisogno di aiuto». Mi dice lei, riportandomi con i piedi per terra. Corriamo fino alla capanna del Mezzogigante, di Potter però non c’è traccia e nemmeno dei Mangiamorte. «Oh povero Hagrid…» La casa del Custode delle Chiavi è andata in fumo e adesso non restano altro che poche travi annerite dal fuoco.
 
«Forse Potter è rientrato al castello». Suggerisco io prendendola per mano e portandola via da quel triste spettacolo che tanto ricorda la vecchia bottega Scrivenshaft.
 
Quando arriviamo all’ingresso principale, gli uccelli in cielo hanno già iniziato a cinguettare e il sole si è ormai alzato al di sopra della cima degli alberi. Nell’androne gli studenti si accalcano, stringendosi gli un con gli altri tra singhiozzi, urla e gemiti, talmente rinchiusi nel proprio dolore da non fare alcun caso a noi: il Serpeverde e la Grifondoro che si fanno largo tra la folla mano nella mano.
 
«Signorina Granger! Ti abbiamo cercata dappertutto!» Ci metto qualche secondo ad individuare la fonte della voce: il Professor Vicious si fa strada tra le gambe degli studenti, venendoci incontro. «Vieni, andiamo in infermeria».
 
«Non sono ferita». Risponde lei osservando di sbieco il Professore.
 
«Ordini della McGranitt, sono tutti lassù…» Poi si volta a guardare me. «Signor Malfoy…»
 
«Lui è con me». Interviene la Grifondoro con sicurezza, stringendo la sua presa intorno alla mia mano.
Vicious si esibisce in una scrollata di spalle, poi ci fa strada verso l’infermeria. Mentre camminiamo Hermione continua a guardarsi intorno, impensierita. «Professore… gli altri stanno tutti bene? Qualcun altro è…?»
 
«I suoi amici stanno bene, se è questo a preoccuparla». Le parole del professore sono rassicuranti, ma la sua voce è spenta e atona, ben diversa dal suo solito tono frizzante e allegro.
 
Entriamo silenziosamente in infermeria, accostando la porta alle nostre spalle. Come anticipato da Vicious, lo scontro non sembra essersi lasciato dietro molti feriti. Solo tre letti sono occupati: due da Weasley e Paciock, mentre il terzo da un ragazzo dai capelli rossi che non ho mai visto prima d’ora. Intorno a loro ci sono Potter, la piccola Weasley con i suoi genitori, la Professoressa McGranitt, l’ex insegnate di Difesa Contro le Arti Oscure Lupin, una giovane donna che non riconosco, una Corvonero dai capelli biondi e quella ragazza mezza Veela che ha rappresentato Beauxbatons al Torneo Tremaghi. Mi chiedo che ci faccia qui tutta questa gente e in che modo siano collegati.
 
Nessuno sembra fare caso alla nostra presenza, sono tutti troppo impegnati a ricostruire gli avvenimenti.
 
«Voglio dire… con la storia che aveva… chiunque avrebbe dubitato… ma Silente mi disse a chiare lettere che il pentimento di Piton era sincero… e non voleva sentir dire nulla contro di lui!» È la McGranitt a parlare, premendosi gli angoli degli occhi traboccanti di lacrime con un fazzoletto scozzese.
 
«È tutta colpa mia». Interviene la donna sconosciuta. «Quando Minerva mi ha chiamata sono corsa ad avvisare Piton perché venisse ad aiutarci! Se non l’avessi avvertito di cosa stava succedendo, forse non si sarebbe mai alleato con i Mangiamorte. Non credo che sapesse che erano qui prima che glielo dicessi…»
 
«Non è colpa tua, Tonks». La consola il Professor Lupin. «Avevamo tutti bisogno di aiuto… siamo stati tutti contenti di sapere che Piton stava arrivando».
 
Tonks? Non è il nome del Nato Babbano che ha sposato la zia Andromeda? Non è che per caso…?
 
«Hermione!» La piccola Weasley si è finalmente accorta della nostra presenza. Scatta in avanti per correrci incontro, ma non appena incrocia il mio sguardo si blocca.
 
L’intera stanza piomba nel più assoluto silenzio mentre tutti i presenti si voltano a guardarmi con astio. Il primo a muoversi però è Lenticchia, che si trascina fuori dalla brandina alzando i pugni. «Schifoso Mangiamorte io ti uccido!»
 
«Ronald fermati!» Urla sua madre cercando invano di trattenerlo.
 
«Questo maledetto bastardo ha schiantato me e Neville!» Urla lui avvicinandosi pericolosamente.
 
Istintivamente porto la mano alla bacchetta, ma Hermione me lo impedisce, afferrandomi il braccio. «Ron smettila, lui ha cercato di proteggervi! Se non vi avesse schiantati gli altri Mangiamorte vi avrebbero di certo ammazzati!» Urla lei, facendomi scudo col suo corpo. Ancora una volta mi sorprendo delle abilità deduttive della Grifondoro.
 
«Proteggerci? Ha portato lui quei mostri qua dentro! È colpa sua se Silente è morto!» La rabbia del rosso è incontrollabile e, senza troppi convenevoli, sposta di peso Hermione, mi afferra per la camicia e carica un pugno diretto verso la mia faccia.
 
«Ron ora basta!» Una voce si leva sopra quella di tutti gli altri, fermando Lenticchia un attimo prima di sferrare il suo colpo. Con mia grande sorpresa, si tratta della voce di Potter. «Malfoy è uno stronzo, ma non è responsabile della morte di Silente». Sentenzia con enorme serietà. Tutti gli altri nella stanza lo ascoltano concentrati. «Io ero lì, Malfoy, pietrificato sotto il Mantello dell’Invisibilità». Dice rivolgendosi direttamente a me. «Ti ho visto schiantare Bellatrix e cercare di raggiungere la scopa per portare in salvo Silente. I Mangiamorte volevano che fossi tu ad ucciderlo, hanno minacciato la tua famiglia… Ma tu non hai voluto, per questo è dovuto intervenire Piton».
 
Sento la presa di Weasley allentarsi e lasciarmi lentamente andare. I suoi occhi però continuano a bruciare di odio. Nessuno dei presenti sembra realmente convinto della versione di Potter, che a sua volta non sembra affatto felice della mia presenza. Io stesso inizio a chiedermi che diavolo ci faccio qui.
 
È Hermione a tirarmi fuori da questa situazione, facendosi avanti con grinta. «Malfoy è qui per darci una mano. Adesso è uno di noi».
 
Ancora silenzio. Solo dopo qualche istante di taciturna meditazione la McGranitt prende la parola. «Se le cose stanno davvero così, allora vorrei che mi raccontassi tutto quello che è accaduto stanotte, prima che arrivi il Ministro della Magia».
 
Io guardo verso Hermione, che mi annuisce incoraggiante.
Uno di loro… mi chiedo se sarà davvero possibile.
 
 
13 Giugno 1997:
 
Tutte le lezioni sono state sospese, tutti gli esami posticipati. Alcuni studenti sono stati portati frettolosamente via da Hogwarts dai genitori, altri invece si sono rifiutati di andarsene prima di dire addio a Silente.
 
Ai funerali ha partecipato uno straordinario assortimento di persone: sciatti ed eleganti, vecchi e giovani. Non ne ho riconosciuta la maggior parte, ma alcuni sì, compresi i membri dell’Ordine della Fenice: Kingsley Shackelbolt, Malocchio Moody, Tonks, Remus Lupin (mano nella mano con lei), i signori Weasley, Bill sorretto da Fleur e seguito da Fred e George. C’erano anche Madame Maxime, che occupava due sedie e mezzo, Tom, il padrone del paiolo magico, la vicina Maganò di Harry, Madama McClan del negozio di vestiti di Diagon Alley, la strega che spinge il carello dei dolciumi sull’Espresso per Hogwarts e tanti altri. C’era poi Rita Skeeter con il suo odioso block notes e la penna Prendiappunti. Infine, c’era il Ministro della Magia ed il Wizengamot al completo, compresa Dolores Umbridge, che ostentava sul volto da rospo una poco convincete espressione contrita.
 
Anche le creature magiche sembravano essere in lutto: le sirene ed i tritoni sono affiorati sulla superficie del Lago Nero per cantare in onore del defunto preside, i centauri si sono affacciati al delimitare della foresta a rendergli omaggio e persino Grop, il fratellastro di Hagrid, era presente.
 
Io, Harry, Ron e Ginny non ci siamo mai lasciati, neanche per un momento. Tutti i dissapori sono scomparsi nel momento stesso in cui abbiamo combattuto nuovamente fianco a fianco. Draco invece è stato in disparte, nascosto in ultima fila. Non sarà facile riuscire a farli collaborare.
 
Terminata la cerimonia, Ron e Ginny si sono rifugiati nel tiepido abbraccio della loro famiglia, lasciando me ed Harry da soli. Il suo viso è contrito, mentre stringe tra le mani il medaglione recuperato insieme al preside quella fatidica notte.
 
«Se sono avessi bevuto io quella pozione… Forse Silente sarebbe stato abbastanza forte da difendersi. Forse le cose sarebbero andate diversamente. Forse adesso lui non sarebbe…»
 
Io stringo le mie mani attorno alle sue, nascondendo il falso Horcrux alla sua vista. «Silente sapeva quello che faceva, Harry. Tu hai fatto ciò che dovevi, non hai nulla di cui rammaricarti».
 
«Non lo so Hermione… Sento di averlo deluso, che deluderò tutti voi. Non so dove sia il vero medaglione, chi sia R.A.B., quali siano gli altri Horcrux e come distruggerli».
 
«Non è così». Dico io con sicurezza. «Silente ti ha preparato per questo momento. Il diario e l’anello sono stati distrutti e, chissà, magari R.A.B. è già riuscito a distruggere il vero medaglione. E poi sappiamo che quasi sicuramente gli altri Horcrux sono la coppa di Tassorosso, il serpente e qualcosa appartenuto a Grifondoro o a Corvonero».
 
Un sorriso poco convinto si stende sul viso del ragazzo con la cicatrice. «Mi sei mancata». Dice senza guardarmi negli occhi.
 
«Anche tu mi sei mancato. Ma non c’è motivo di affliggerci per ciò che è stato. L’importante è che adesso siamo di nuovo tutti insieme». Rispondo io cercando il suo sguardo.
 
«Non è così». Risponde lui. «Io ti devo delle scuse. Sei sempre stata un’amica sincera e leale e non avrei mai dovuto dubitare di te». Respira, riponendo il falso Horcrux nella tasca. «Non credo che riuscirò mai a provare simpatia verso Malfoy… ma se tu ritieni che sia degno di fiducia… allora ti credo».
 
Io gli sorrido e lo avvolgo in un abbraccio. Anche Ron e Ginny ci raggiungono poco dopo, stringendosi intorno a noi. «Non sopporto l’idea che potremmo non tornare mai più». Dico guardando il profilo del castello. «Come può Hogwarts essere chiusa?»
 
«Forse non lo sarà». Obietta Ron. «Non siamo più in pericolo qui che a casa, no? Ogni posto è lo stesso, ormai. Direi che Hogwarts è più sicura, ci sono più maghi dentro a difenderla. Cosa ne pensi, Harry?»
 
«Anche se riaprisse, io non tornerò». Dichiara il ragazzo con la cicatrice. «Tornerò ancora una volta dai Dursley, perché Silente voleva che lo facessi. Ma sarà una visita breve, e poi me ne andrò per sempre, forse a Godric’s Hollow, dove tutto è cominciato. Potrei far visita alla tomba dei miei genitori e, chissà, forse li troverò un Horcrux».
 
Cala il silenzio, interrotto dalla risata di Ron. «E credi davvero che ti lasceremo fare l’eremita tutto da solo? Noi ci saremo, Harry. Hermione verrà a stare alla Tana, dove potremmo proteggerla, e anche tu verrai a trovarmi… se noi saremo costretti a partecipare alle nozze di Bill e Fleur, allora anche tu dovrai esserci!»
 
«Già, non dobbiamo perdercelo». Aggiungo io, ridendo.
 
«Allora, verrai?» Chiede Ginny speranzosa.
 
Harry sospira, stringendo tra le mani il falso Horcrux. Poi sorride anche lui. «Certo che verrò! E poi…» Dice avvicinandosi con aria furba all’amico. «Non posso perdermi Ron che fa gli onori di casa a Draco Malfoy!»
 
Ridiamo tutti di gusto. Tutti tranne Ronald.
 
 
14 Giugno 1997:
 
Preparato il baule mi guardo per un’ultima volta allo specchio del dormitorio e sospiro: oggi inizia la mia nuova vita.
 
Sollevo il bagaglio e prendo in braccio il micio, che nasconde il suo piccolo muso grigio nella piega del mio gomito. Averlo con me mi dà un po’ di sicurezza. Mi chiedo ancora come abbia fatto ad avvertire Hermione del nostro arrivo ad Hogwarts. «Ha ragione la Granger, sei proprio strano». Gli dico dandogli un buffetto.
 
Salgo in Sala Grande, dove gli studenti rimasti sono in fila per tornare a casa attraverso il grande camino. La Granger sta abbracciando quel gran bestione di Hagrid. Devo iniziare ad abituarmi all’idea che da adesso in poi la mia vita includerà tutte quelle persone che un tempo ho disprezzato… I Weasley, Paciock, Potter e perfino il Mezzogigante. Dubito che riuscirò ad apprezzare tutti come sono riuscito ad apprezzare la Granger.
 
Cerco con lo sguardo i miei ex compagni di avventure, ma quasi tutti i Serpeverde hanno lasciato la scuola prima del funerale. Il pensiero che forse non rivedrò più nessuno di loro mi provoca una fitta al petto. In fondo, dopo tutti questi anni, mi sono affezionato a quei due brutti ceffi di Tiger e Goyle… Per non parlare di Pansy, tanto irritante quanto caparbia, forse avrei dovuto essere più buono con lei…
 
«Sempre con questo muso lungo! Quasi mi manca il Malfoy spaccone di un tempo!» L’inconfondibile voce di Nott mi riporta alla realtà, strappandomi un sorriso.
 
«Tu che ci fai ancora qui? Credevo te ne fossi andato giorni fa». Rispondo io.
 
«Non volevo perdermi… beh, sai di che parlo…» Dice abbassando lo sguardo.
 
«Perché non ti ho visto in dormitorio?» Chiedo allora io.
 
«Beh perché… ho dormito da un’altra parte…» Ammicca lui lanciando uno sguardo malizioso verso un gruppetto di studentesse in fila per il camino.
 
Guardando meglio riesco a distinguerne una: Tracey Davis! Allora aveva davvero una cotta per una Nata Babbana! Hai capito il timido e riservato Theodore Nott!
 
«Dove andrai adesso?» Gli chiedo io battendogli una pacca sulla spalla.
 
«Tornerò a casa». Risponde lui senza alcuna emozione nella voce. «Non credo di avere molta scelta».
 
«C’è sempre una scelta». Gli dico serio io.
 
Lui sorride amareggiato. «Beh, allora credo di non essere abbastanza coraggioso. Non come te, per lo meno». E così dicendo mi afferra a sua volta la spalla e mi sorride, stavolta sinceramente. «Sono sicuro che ci rivedremo, amico mio».
 
E così se ne va, attraversando le fiamme verdi che lo condurranno di nuovo tra le braccia dei Mangiamorte. Mi chiedo se avrei dovuto convincerlo a restare. Ma d’altronde Nott non è uno che agisce d’istinto: presa una decisione, non torna indietro.
Amico mio… È la prima volta che qualcuno si definisce mio amico… Credo che non capirò mai quel ragazzo.
 
«Sei pronto?» La Granger mi viene incontro. Com’è bella…
 
«Non sarò mai pronto per questo». Le rispondo, strappandole un sorriso.
 
«Dai, la Tana non è così male. Certo, non sarà spaziosa come il Malfoy Manor e non ci saranno elfi a servirti e condividerai gli spazi con altre dieci persone e dovrai abituarti ai rumori del ghoul di famiglia…»
 
«C’è pure un ghoul?» Chiedo io con tanto sconcerto da farla scoppiare in una risata.
 
«Vedrai che andrà bene, la Signora Weasley sa come far sentire a casa gli ospiti». Mi dice dandomi una discreta carezza.
 
«Se lo dici tu». In fondo, finché ci sarà lei con me, sento di non temere nulla. Forse sto diventando davvero coraggioso come dice Nott. «Tu piuttosto… sei sicura di non voler tornare dai tuoi genitori?»
 
Lei scuote la testa. «Se mi vedessero tornare con due settimane di anticipo farebbero troppe domande… non voglio coinvolgerli. Tornerò il primo di luglio, proprio come si aspettano». Qualcosa nel suo sguardo si fa tetro, mi chiedo cosa stia pensando.
 
Non faccio in tempo a chiederlo però che il Mezzogigante ci raggiunge. «Tutti gli altri studenti se ne sono andati, è il vostro turno». Dice rivolto ad Hermione e ben attento a non incrociare il mio sguardo… No, non sarà affatto facile.
 
Ci stringiamo uno accanto all’altra nel camino sotto gli occhi attenti del Custode e della McGranitt, che salutano Hermione con un cenno del viso. Lei stringe la sua mano intorno al mio braccio mentre con l’altra afferra una manciata di Metropolvere, che fa cadere con decisione.
 
«LA TANA!»
 
Veniamo avvolti dalle fiamme. Un rombo assordante mi preme nelle orecchie e la familiare sensazione di girare vorticosamente mi trascina nello spazio e nel tempo, facendomi atterrare a destinazione. In un primo momento, lo scintillio scoppiettante del fuoco mi abbaglia, costringendomi a chiudere gli occhi: tutto ciò che percepisco intorno a me è il caldo tepore del focolare casalingo, la presa di Hermione che si fa più debole, lasciandomi dolcemente il braccio, un delizioso profumo di stufato e una voce familiare…
 
«Siete arrivati, finalmente».
 
Mamma.
 


 

Note dell’autore:
 
Ciao a tutti Potterheads!
 
Sorpresa!!!! Chi si aspettava questo grande ritorno? Qualcuno aveva colto gli indizi? Ebbene sì, Narcissa non ci ha mai lasciati! So che molti di voi sono rimasti molto male della sua morte… non sapete che fatica che ho fatto per non spoilerarvi nulla fino a questo momento!
Se siete curiosi di sapere cosa sia successo in tutto questo tempo a Narcissa, dovrete aspettare di leggere il prossimo capitolo (che sarà poi quello “conclusivo”, ma non vi faccio spoilers sui progetti futuri).
 
Nel frattempo, sono proprio curiosa di sapere cosa ne pensate di questo capitolo e dell’evoluzione di Draco.
Dopo la presunta morte di sua madre e l’abbandono del padre (che niente, anche nella mia ff si conferma essere un gran codardo asservito al Signore Oscuro), Draco non aveva più alcun motivo di restare con i Mangiamorte. Avrebbe potuto fuggire, come aveva in programma di fare insieme a suo padre, per proteggerlo, ma tutto il tempo trascorso con Hermione, alla fine, ha dato i suoi frutti!
 
Per quanto riguarda Nott, per il momento è uscito di scena, però ho in mente qualche idea per lui in futuro… voi che ne dite? Vi piacerebbe se sviluppassi di più questo personaggio? Per me ha del potenziale!
 
Fatemi sapere i vostri pensieri! Io vi prometto di impegnarmi al massimo per non far passare troppo tempo alla prossima uscita! Intanto vi abbraccio forte e vi ringrazio per la presenza costante!
 
Flami151
  
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