Fanfic su artisti musicali > Jonas Brothers
Segui la storia  |       
Autore: blackpearl_    31/08/2009    3 recensioni
"-Oh lo so che ci tieni. Sam, sono mesi ormai che ti sei iscritta a quel concorso per vincere un appuntamento con uno dei Jonas Brothers! Non voglio deludere le tue aspettative, ma sarebbe veramente incredibile riuscire ad ottenere una cosa del genere. Le probabilità sono di una su un milione-"
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nick Jonas, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A





-Aereo 9, Napoli - Milano, in partenza dal gate 7-

Mi rilassai, spalmandomi completamente sui sedili color carne. Voltai il capo verso destra e miei occhi incontrarono il Vesuvio, che si andava lentamente facendo sempre più piccolo.
La mia casa si allontanava sempre più, così come il Castel dell’Ovo, il Maschio Angioino e Santa Chiara. Non avevo mai amato particolarmente la mia città, a differenza di Kìa e di altre centinaia di persone. Non la amavo, ma mi ci ero affezionata.
Posai una mano sul vetro

 -Ciao bella, alla prossima- sussurrai, facendo in modo che solo Kìa mi sentisse.

Intanto, lei fremeva accanto a me. Era così da quando avevo ricevuto il fatidico messaggio di mio padre che mi annunciava la vincita del concorso. Avevano chiamato in mattinata, ma io, come da sei mesi a questa parte, ero in palestra ad allenarmi.
Eh si, da quando su internet ero capitata per caso su una pagina interamente dedicata ai Jonas e alle loro iniziative, (fra di queste appunto la gara) non smettevo di andarci. Insieme a Chiara avevo steso una lista precisa di cose da fare entro l’anno.

1.    Ritornare in forma, andare in palestra

2.    Nuovo taglio di capelli

3.    Insegnare perfettamente l’inglese a Kìa

4.    Farsi un tatuaggio (only by Chiara)

L’ultimo punto era stato quello maggiormente discusso sia da me, che dalle nostre rispettive famiglie. Solo Kìa la prendeva come una cosa normalissima. Alla fine siamo capitolati tutti, anche io e la mia paura per gli aghi.
Entrambe ora esibivamo, sul collo, due farfalle stilizzate. Quelle di Chiara erano di un rosa pallido, si intrecciavano fra di loro lasciando una scia di gambi spinati. Le mie erano uguali, tranne per il fatto che erano azzurre.
Improvvisamente la sentii balzare vicino a me.

-Credi che ci lasceranno accendere i computer?-

Annuii –Certo, però dobbiamo aspettare che termini il decollo. Non vogliamo che i nostri circuiti facciamo saltare quelli dell’aereo facendoci precipitare, vero?-

Lei mi guardò per un attimo per poi scoppiare a ridere. Con le mani mimò la figura di un aereo che precipitava. Risi anche io con lei, e imitai la voce dei passeggeri terrorizzati.

-Ma ci credi? Andremo a Los Angeles- disse lei dopo che fu finito l’attacco di risa

Sorrisi –Io ancora non me ne rendo bene conto.. Non mi farai fare figure vero?- le lanciai un occhiata assassina. Nonostante i miei sforzi nel farle imparare il dialetto Americano, la cosa rimaneva comunque un po’ incerta

Lei sbuffò -Eddai, maestrina. Le cose le so, mi basterà sentire gli altri per abituarmici no? E poi, non tutti abbiamo un padre americano come il tuo-

 Mi finsi offesa, ma ero troppo felice per esserlo davvero. Pochi minuti dopo l’aereo si assestò, e noi potemmo cacciare i portatili. Il mio, di un anonimo argento, e il suo, di un bel fucsia.
Aspettammo ancora un po’ che si caricassero, mentre parlavamo del più e del meno. Come sarebbe stata Los Angeles, la nostra prima conversazione con un americano..
In realtà Chiara aveva appena iniziato a parlare di shopping appena arrivate. Io annuivo, ma in realtà sapevo che ci saremmo fatte una bella dormita. Già la previsione di tre ore di volo per Milano mi scocciava. Quella di 10 per l’America mi terrorizzava completamente.

Aprimmo Mozilla velocemente, felici che non ci fossero i genitori fra i piedi pronti ad ascoltare ogni nostra cosa o a controllare che siti visitassimo.

-Habbo?- chiedemmo contemporaneamente.

Ci guardammo e ridemmo.

 

 

 

 

 

A differenza delle aspettative di Chiara, il viaggio fu uno strazio. Arrivammo a Milano stremate, prendemmo un panino al volo e ci precipitammo all’altro aereo: Milano - New York
Da lì poi sarebbero state altre due ore , New York – Los Angeles
Fu traumatizzante passare un giorno e una notte fra altre 100 persone. Non chiusi occhio per via di un signore cinquantenne alla mia sinistra che russava come un indemoniato.
Una volta arrivati, gli comprai dei cerotti respiratori.
Incurante dell’occhiata confusa del signore mi diressi verso la mia migliore amica trascinando i piedi come un zombie.

-E ora?- mi chiese lei svogliatamente. L’entusiasmo per il viaggio era sparito un giorno e mezzo fa

Sospirai e mi guardai intorno

 -E ora prendiamo l’ultimo aereo, ringraziato il signore-

Chiara mi rivolse uno sguardo spento e mi si accasciò addosso con fare teatrale. Ridacchiai tenendola per le braccia

 -Apprezzo le tue qualità teatrali, ma se non ci sbrighiamo perderemo il volo. E se perderemo il volo, dovremo aspettarne un altro. E se dovremo aspettarne un altro, vorrà dire che passeremo qui all’incirca altre quattro ore. Ciò significa che arriveremo nella nostra casetta Americana con ben quattro ore di ritardo. E ciò significa- dissi nuovamente –che ci perderemo quattro ore di sonno. Poiché ho l’incontro con Joe alle 9. Senza tener conto del fuso orario! Ciò significa..-

 Kìa mi saltò addosso, tappandomi a bocca.

-Ho capito, ho capito- disse frettolosamente

Sorridendo la presi a braccetto, per poi condurla all’ennesimo punto di trasporto bagagli

 

 

 

-Io mo ti muoio addosso-

-Ti prego, non farlo. O dovrò riportarti in Italia con la bara-

-“Riportarti”?- mi urlò lei caricando le valigie sul taxi –Io non lo rifarò mai più questo viaggio assurdo. Mi costruirò una casa qui-

 Alzai gli occhi al cielo ed aprii la portiera dell’auto. Una volta dentro l’autista si girò verso di noi.

 -Allora, belle ragazze. Dove vi porto?-

Feci per rispondere quando Chiara mi fermò con un gesto della mano

-Lincoln Strett, per favore. Numero 14- disse lei in una pronuncia perfetta

-Presto fatto- fece lui con un sorriso smagliante

La guardai meravigliata

-Ben fatto, sorella- le dissi battendole il cinque.

Ridemmo, ma subito le forze ci venirono meno. Ci accasciammo sui sedili. Il caldo sole di Los Angeles ci infuocava il viso (non c’era nemmeno una nuvola in cielo), eravamo state brave e prevedendo il caldo, ci eravamo vestite molto leggere.
Una semplice canottiera ed un paio di shorts. Solo che io, a differenza di lei, non avevo abbandonato le decine di bracciali che mettevo sempre.
Mentre pensavo, Chiara prese il cellulare.

-Sam, quando arriva zia Mip?-

Oh, zia Mip. La migliore zia del mondo.
Sorella di mio padre, New Yorkese, la persona più bella dell’universo.

-Alle cinque- risposi guardando l’orologio sul display dell’iPhone

Erano le dieci di mattina. Avevamo una giornata completamente libera, conoscendo la zia. Una volta affidataci Neve e visto le occhiaie sotto i nostri occhi, si sarebbe defilata.
Probabilmente avrebbe detto:

-Oh tesori miei, voi dovete riposare! Non provate proprio a convincermi. Ora vi inchiodate a letto a costo di legarvi con le catene!-

Ero entusiasta che i miei mi avessero lasciato il permesso di portare Neve, la mia cagnolina. Nutrivo un affetto sconfinato verso quel cane, non sarei sopravvissuta senza di lei. Mip era venuta a prenderla una settimana prima della nostra partenza. “Deve abituarsi al calore della città degli angeli!” così aveva detto.

-Allora ragazze- iniziò il taxista –non siete di queste parti vero? Da dove venite?-

Guardai Kìa, ma la vidi applicata a scrivere un messaggio. Scommettevo il mio stipendio di dog-sitter che stava parlando con Fabrizio, il suo migliore amico. Seguire la storia di quei due, che prima si baciavano e poi litigavano, era una vera impresa. Lei aveva un rapporto “particolare” con lui.
Per me ne era innamorata, solo che non voleva accettarlo.
Trattenni un sorriso e mi affacciai verso il ragazzo. Biondo naturalmente.

-Oh no, non siamo di qui. Siamo Italiane, abbiamo vinto un concorso.. vitto e alloggio per quattro mesi-

 Chiara mi fissò confusa. Io cercai di non guardarla.
Non mi sembrava una cosa saggia sbandierare ai quattro venti che avremmo conosciuto i Jonas Brothers. D’altronde, questo tizio non lo conoscevamo nemmeno, meglio rimanere sul sicuro
Il ragazzo fischiò

 -Un bell’affare, wow. Io pagherei oro per una bella vacanza in Italia. Comunque, sono Bart- si presentò

Cercai di non ridere di un nome così ridicolo e risposi –Io sono Sam-

-E io Chiara- disse lei una volta riposto il telefonino

-E’ un vero piacere conoscervi- e dalla voce sembrò davvero così –Di solito all’aeroporto si incontrano sempre gay- alzò gli occhi al cielo –o settantenni sdentati!-

Ridemmo appoggiandoci ai sediolini di davanti.

-Stavolta invece sono stato veramente fortunato- ci strizzò l’occhio –non vedo l’ora di dirlo ai ragazzi-

Io e Kìa ci scambiammo uno sguardo con uno stupido sorrisetto sulle labbra. Napoli, Milano, Londra, Parigi o Los Angeles, gli uomini erano tutti uguali. E tutti cascamorti.

-Magari vi vengo a fare una visitina una volta di queste- ci guardò nello specchietto retrovisore –che ne dite?-

Feci una smorfia mentre Chiara si affrettò a rispondere

-Ci dispiace Bart, ma staremo in questa casa solo per il tempo di un giorno. Poi ci trasferiremo.. da un’altra parte. Stabilmente-

 Non era la verità, ma nemmeno una bugia. Se l’appuntamento andrà bene, ci toccherà unirci al cast del gruppo. Era un’occasione imperdibile, perciò la cosa era sempre stata importantissima per me. All’improvviso, nella mia vita di tranquilla sedicenne, mi era stata regalata su un piatto d’argento la possibilità di un’altra esistenza. Totalmente diversa da quella di tutte le persone che conosco.
Quattro mesi con il più famoso gruppo del momento, a girare l’America in lungo e in largo, per poi trasferirsi in una delle città più importanti, come New York e Los Angeles, e stabilirsi lì.
All’idea mi venne quasi da ridere.

-Oh, bè, potrei sempre venirvi a trovare lì-  Oh cielo

Kìa corrugò la fronte –Certo, dopo ti dò l’indirizzo-

Dal tono riuscii a capire che gli avrebbe dato delle indicazioni false. Poverino, da un lato della cosa faceva quasi pena.
Il taxi finalmente si fermò. Scendemmo in fretta e ringraziammo
Bart dopo che ci ebbe scaricato i bagagli dalla macchina. Ci salutò mentre partiva, con la promessa che ci sarebbe venuto a trovare. Lui non lo sapeva, ma molto probabilmente si sarebbe ritrovato in una via sconosciuta dove nessuno ci aveva mai viste.
Prendemmo un bel respiro e ci girammo contemporaneamente. Trattenni il fiato.
Avete presente quelle belle casette tipicamente americane, con il tettuccio bianco, il giardino di fronte, e la veranda con il dondolo? Mi salirono le lacrime agli occhi, mi pareva di essere in un film.
Kìa era emozionata quanto me. Ci abbracciammo ridendo  come due sceme sentimentali.
Dopo una decina di minuti di risate sfrenate (molti passanti alla
nostra vista hanno attraversato la strada) decidemmo di entrare.
Aprii la porta con un calcio, visto che avevo le mani occupate.

-Da dentro è ancora più bella- disse Chiara

Io annuii –è vero, ma non ti ci affezionare troppo.-

Buttai le valigie in un posto imprecisato della stanza e mi lanciai sul divano. Kìa invece si mise ad ispezionare le camere.

-No! Non ci credo! Il letto ha anche la zanzariera!!-

-Incredibile!- la presi in giro io

-Ah-ah. Guarda che se non lo vuoi te lo levo. Voglio proprio vedere la tua faccia tutta gonfia domani mattina!-

Sbarrai gli occhi –Non ci provare neanche!-

Scattai come una molla e la raggiunsi. Stava trafficando vicino al letto di destra

-Nuoo- urlai e mi buttai addosso a lei, atterrandola

Lei, dal canto suo, iniziò a farmi il solletico, una cosa che non reggevo proprio. Crollai a terra scossa da una risata irrefrenabile.

-No! Kìa..ahah..ti preg..ahah! non respiro!-

Le si fermò di botto con un’espressione dispiaciuta. Io ghignai ed afferrai un cuscino del grande letto. Glielo lanciai il faccia e mi godei l’espressione stupefatta sul suo viso.

-Ah si?!- fece lei prima di prendere anche l’altro cuscino e iniziare una lotta senza esclusione di colpi

In poco tempo ci ritrovammo esauste anche più di prima e coperte di piume dalla testa ai piedi.

 -Non ho mai riso tanto in una giornata sola. Secondo me abbiamo qualcosa che non va- disse Chiara dopo qualche attimo di silenzio. Ma non la ascoltai neanche.

 -IO AMO L’AMERICA- urlai scatenando l’ennesimo attacco di risa






Spazio Autrice ~

Olèè, salve di nuovo. Non sapete che gioia vedere questi tre commenti stamattina *-* 
Non sono tanti, ma è pur sempre un inizio no? E poi significa che non è così tragica la mia Fic. Bene, bene u.ù
Allora, sono consapevole che i primi capitoli saranno più un ammasso di stronzate che altro. Le cose serie verranno dopo, quando i legami saranno già stabiliti. 
Dovete sapere che Kìa è una persona reale, ed è anche la mia migliore amica. Quindi, se avete voglia di conoscere me o lei, vi basterà leggere di Sam e Chiara. Si, perchè questa volta ho deciso di immedesimarmi in prima persona nella storia. 
Quando l'ho letto per la prima volta a lei, per telefono, è rimasta senza parole. Perchè? perchè ci sono tutte le frasi che diciamo sempre (gioia ad esempio) la palestra che frequentiamo, il sito (Habbo) dove andiamo a volte. Insomma, cosa faremmo se fossimo in America? Esattamente quello che ho scritto nella storia.
Ma ora basta, ciarlare u.ù vi ho annoiate già troppo, scappo. Un bacione a tutti e grazie per le recensioni <3

catchme__: grazie mille tesoro <3 eh si, la fortuna ha voluto che le ragazze beccassero proprio quell'unica probabilità. Magari fosse tutto vero ç_ç
lovelovelove

_Skipper_: Oh, non sai quanto hai ragione. Mai avuto aiuto divino o altro, mai un principe azzurro o simile. Che grandissima fregatura. Sai qual'è la cosa che mi fa arrabbiare? Che alcuni ce l'hanno ò.ò
Thank u Skippy <3
xoxo

jollina la verde: Ma figurati, almeno hai lasciato un commento <3 e ti assicuro che lo apprezzo molto. Dovremmo proprio fondare un club: "uccidiamo Cenerentola"
Speriamo solo che i topini poi non abbiano voglia di vendicarsi, eh. Grazie infinite per la recensione.
-xxx

-

   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Jonas Brothers / Vai alla pagina dell'autore: blackpearl_