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Autore: Feisty Pants    21/07/2021    1 recensioni
La banda è ormai fuori dalla banca di Spagna e cerca di ricominciare a vivere in piena tranquillità spostandosi da un luogo a un altro. Alicia Sierra, Cesar Gandia e la polizia segreta, però, cercheranno in tutti i modi di trovare i Dalì per porre fine a una guerra che ormai stava durando troppo tempo. I veri protagonisti, questa volta, saranno i sentimenti, le emozioni e le storie personali di ogni membro della banda obbligato a fare i conti con i fantasmi e tesori della propria vita.
(Alcuni elementi della trama originali sono stati modificati. Nairobi, infatti, è ancora viva e il professore è riuscito a portare fuori la banda dalla banca di Spagna senza aver incontrato Alicia Sierra)
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi, FemSlash | Personaggi: Il professore, Nairobi, Rio, Tokyo
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: Incompiuta, Violenza
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CAPITOLO 15

JARANA HERMANA

 
Denver, Rio, Bogotà e Lisbona aprono una sparatoria ferendo tutti i nemici che li avevano stanati i quali, salendo velocemente su un elicottero, riescono ad allontanarsi. All’interno della casa, infatti, Nairobi e la bambina erano chiuse in una panic-room mentre il professore e gli altri erano riusciti a intrufolarsi nella seconda stanza segreta senza lasciare tracce.

“Nairobi” la chiama il professore, entrando nella prima panic-room. L’uomo ha l’aria di uno che non dorme da molto tempo, stanco, sudato e stravolto.

“Sono scappati tutti, siamo al sicuro ora” dichiara lui avvicinandosi all’amica che non aveva lasciato la bambina nemmeno per un istante.

“Rio?! E Tokyo?!” chiede subito lei in preda al panico.

“Stanno bene non ti preoccupare. Rio ha combattuto lealmente e ora si sta riposando. Tokyo è ancora addormentata, è un miracolo che sia viva. Helsinki le ha estratto il proiettile dal braccio che ora è fasciato e immobilizzato a causa dei punti. Il parto e lo stress poi sono stati davvero complicati. Quando ci avete lasciati lei ha avuto una vera e propria emorragia per pulirsi dai residui della gravidanza e abbiamo dovuto farle una trasfusione, oltre a riempirla anche di punti per la lacerazione” spiega il professore, facendole segno di stare tranquilla.

“Cazzo… è un miracolo che ce l’abbia fatta!” constata Nairobi, rendendosi conto della sofferenza dell’amica.

“Sì, ora è sotto antibiotici per evitare infezioni ed è ancora profondamente addormentata. Si deve riposare assolutamente. Appena sarà possibile ci sposteremo da qui per andare in una nuova base, completamente diversa da quella prefissata” continua il professore, per poi interrompersi vista l’entrata degli altri membri della banda.

Il primo ad entrare nella panic room è proprio Rio che, indolenzito e zoppicante, non si sarebbe mai aspettato di trovarsi davanti la bambina addormentata.

“Lei è…” sussurra lui portandosi entrambe le mani sulla bocca, vedendo la bambina addormentata tra le braccia di Nairobi.

“Tua figlia” lo completa l’amica, sorridendo e facendogli segno di sedersi accanto a lei.

“Eccola qui, sta benissimo. È solo un po’ magrolina ma ha tutti i parametri nella norma” spiega Nairobi, lasciando la piccola tra le braccia di Rio che, seppur impacciato, ne sostiene volentieri il peso.

“Ha tantissimi capelli neri!” riesce a dire lui, continuando a sorridere mentre guarda il frutto del suo amore con Tokyo.

“Siete stati bravi ragazzi” dice Denver entrando nella stanza e contemplando il neo papà da lontano.

“Ora il piano rinascita deve cambiare. Ne ho piene le palle di quella stronza della Sierra, cambieremo i piani” dice il professore, stringendo la mano a Lisbona che si sente orgogliosa di lui per tutto ciò che ha fatto.

“Probabilmente deve esserci stata una spia. Non ho idea di come o di chi sia, ma sta di fatto che c’è. La Sierra sa tutti i nostri spostamenti, motivo per cui ora cambieremo le basi e non seguiremo più il piano. Ci sposteremo in luoghi colmi di gente in paesi che lei non si aspetterebbe mai e nel frattempo cercherò di architettare un modo per stanarla” illustra il professore aggiustandosi gli occhiali, per poi invitare i compagni a rilassarsi e lavarsi.

“Rio, vai a dormire ora!” dice Nairobi, riprendendo la bambina tra le braccia notando il ragazzo ciondolare con la testa.

“Non posso! E Tokyo?!” chiede lui sollevando gli occhi, mostrando due grandissime occhiaie viola.

“Stai tranquillo è tutto ok ora. Quando si sveglia te lo dico” lo tranquillizza Nairobi, avvolgendo la bimba dalla tutina rossa in una coperta di lana.

“Nairobi… grazie” si limita ad aggiungere lui osservandola con profonda gratitudine. Nairobi risponde al gesto con un sorriso per poi uscire e raggiungere la stanza di Tokyo.

Trascorsa un’altra mezz’ora, Helsinki annuncia il risveglio della ragazza, facendo segno a Nairobi di entrare.

Nairobi entra nella stanza silenziosamente, trovandosi di fronte a Tokyo sdraiata su un letto bianco. La ragazza aveva un braccio fasciato e una flebo nella mano. Questa volta si vedeva che era molto affaticata e portava due occhiaie violacee sotto gli occhi.

“Nairobi” sussurra Tokyo una volta accortasi della migliore amica.

“Guarda come dobbiamo ridurti per tenerti ferma” ironizza Nairobi sedendole accanto e prendendole una mano.

“Quindi… tutti mi hanno visto la vagina, soprattutto il prof…” dichiara Tokyo sbuffando, mostrando la solita parlantina.

“Fidati che in quel momento nessuno pensava alla tua vagina” ride Nairobi scuotendo la testa, consapevole di avere di fronte l’amica di sempre.

“Ecco io… mi chiedevo della bambina” dice allora Tokyo facendosi seria in volto, sentendo un pianto in lontananza.

“In effetti quella piccola peste strilla da paura… vado a prenderla” risponde Nairobi alzandosi in piedi ed uscendo dalla stanza per poi rientrare con la piccola vestita di rosso, intenta a piangere e dimenarsi.

Le apparecchiature attaccate a Tokyo cominciano a segnalare l’accelerazione del suo battito e la ragazza non se ne vergogna perché, nel momento in cui vede la piccola Dalì, comprende di essere rimasta fottuta per il resto della vita.

“Shhh… adesso vai un po’ dalla mamma e ti passa tutto” dice Nairobi con voce buffa, lasciando la bambina tra le braccia di Tokyo ed aiutandola a tenerla nel modo corretto.

“Lasciami che ti consigli una cosa…” si intromette ancora Nairobi, sbottonando il camice dell’amica e scoprendone il seno. La bambina, a contatto con il petto di Tokyo, smette di piangere immediatamente e si placa senza ulteriori bisogni, cullata dal battito cardiaco che le ha fatto da colonna sonora per tutta la gravidanza.

Tokyo spalanca la bocca scioccata, avvertendo delle emozioni che non aveva mai provato prima. In un attimo la Oliveira capisce l’importanza di quella vita, di ciò che aveva creato e custodito per mesi pur non capacitandosene. Guarda la figlia dai capelli neri come i suoi e le manine piccole che chiedevano solo protezione e capisce di non voler essere da nessun’altra parte del mondo.

Tokyo aveva finalmente trovato qualcosa per cui vivere e lottare e mai avrebbe immaginato di diventare così materna e protettiva. Lei che non voleva bambini, lei che si sentiva sicura e invincibile, lei che lanciava missili e rapinava banche, era ora caduta in ginocchio di fronte a un esserino minuscolo che poteva vivere solo grazie alle sue premure.

Tokyo non riesce a dire nulla. Accarezza la testolina nera della figlia senza staccarla dal petto e, senza vergogna, comincia a piangere all’improvviso, proprio come un bambino.

“Questa ha l’aria di essere una grande stronza come me vero?” sussurra lei avvertendo il gusto amaro delle lacrime che si immergevano nella propria bocca.

“Tesoro…” dice Nairobi emozionata di fronte alla scena, accarezzando i capelli dell’amica.

“Io l’ho allontanata perché avevo paura, perché ho visto Rio andare via! Ora che è qui non capisco che cosa mi succede, mi sento stranissima ma felice come non sono mai stata. Tutto questo è opera tua Nairobi” riesce a dire in modo confuso Tokyo, scossa dai singhiozzi.

“Che cosa dici?” chiede Nairobi asciugandole le lacrime con un fazzoletto di carta.

“Ti sei presa cura di lei, mi hai spronata a farla nascere, non mi hai mai lasciata sola. Nairobi, so che desideri un bambino e per questo ti chiedo di starmi vicina sempre. Questa bambina sarà anche tua, sarai sua zia, la sua madrina, tutto!” le dice Tokyo colma di gratitudine, non sapendo come ripagare la sorella.

“Quando ci siamo separati ho pensato io alla piccola. Ho fatto fatica, perché mi ricordava Axel… ma è successo qualcosa di assurdo. Lei sarebbe morta di fame e io mi sono permessa di allattarla. Ho latte cazzo. Dopo tutti questi anni, io ho ancora latte, il mio seno produce latte senza gravidanze” si confida Nairobi asciugandosi una lacrima.

“Ah sì? Quindi hai provato anche la tetta della zia eh?” ride Tokyo rivolta alla figlia, toccandole una guancia con delicatezza.

“Vuoi darle un nome ora? Sono stanca di chiamarla bambina” cambia argomento Nairobi scuotendo la testa.

“Agata…” dichiara subito Tokyo senza tentennamenti.

“No, è troppo rischioso! La ricondurrebbero a me. Te ne sono grata ma è rischioso!” risponde Nairobi sgranando gli occhi, non aspettandosi una scelta del genere.

“D’accordo allora dimmi… se Axel fosse stato una femmina come l’avresti chiamato?” domanda Tokyo, decisa a legare per sempre la figlia a Nairobi.

Nairobi riflette qualche secondo per poi sorridere e sussurrare:

“Nieves”

“Nieves” conferma Tokyo, baciando sulla fronte la bambina che si era ormai addormentata, per poi osservarla e sentire di nuovo il pianto pronto a ripartire.

Nairobi non vuole più parlare motivo per cui si siede sul letto dell’amica e l’abbraccia forte a sé. Tokyo risponde al gesto solo con un braccio, nascondendo il proprio viso nell’incavo del collo dell’amica.

“Ti prometto che saremo sempre insieme Silene… sei mia sorella e come ti avevo già promesso prima della rapina alla Banca, non posso lasciarti”

“Jarana Hermana” sancisce allora Tokyo, senza staccarsi dall’amica.

“Jarana Hermana” ribadisce Nairobi, lasciando scorrere una lacrima sul viso, convinta di non volersi mai più allontanare dalla sua famiglia.

Il professore si chiude nel suo studio per meditare un nuovo piano, entrando in contatto con Marsiglia e invitandolo ad indagare sull’accaduto e a collaborare con i serbi per raggiungere nuove postazioni sicure ed attrezzate. Nel frattempo anche Rio si riprende, raggiungendo immediatamente Tokyo ancora stesa a letto.

Il ragazzo le si siede accanto, prendendole una mano silenziosamente, porgendo poi uno sguardo alla bambina che dormiva in un lettino vicino.

“Sei stata bravissima” riesce a dire lui sorridendole, appena si accorge degli occhi aperti di lei.

“Ora non penserai mica che diventi la donna pazza squilibrata di cui parlava Berlino vero?” scherza lei, allungando il braccio sano per accarezzargli i riccioli castani.

“Beh, se vuoi mi faccio da parte e andate a farvi la vostra vita stra figa solo voi due. Scommetto che sarà una bulletta come te…vedi te con due femmine come farò a vivere!” risponde lui divertito, baciandole la mano per poi massaggiarne il dorso nuovamente.

“No, non sono come dice Berlino. Non vedo l’ora di riavere la mia vagina senza punti e dolori per farmi la scopata più bella della storia” afferma lei sospirando profondamente, mentre chiude gli occhi.

“Avrei voluto esserci… non vedevo l’ora di poterti stare accanto e supportare durante il parto” si confida allora lui, con voce spezzata.

“Non so cosa mi sia preso, ma quando ho visto che ti avevano sparato sono corso dietro a quegli stronzi con una rabbia pazzesca. Questa volta non volevo proteggere solo te, ma anche la bambina. Lei non era ancora nata, eppure il mio cuore impazziva solo per voi…” piange lui aprendosi completamente, appoggiando la fronte sulla mano di Tokyo.

“Rio, va benissimo così! Ora sei qui! Siamo vivi entrambi e ci godremo la vita. Hai tutto il tempo del mondo per insegnarle qualsiasi cosa! Per coccolartela, per sgridarla quando sbaglierà, per portarla in bicicletta e sulle spalle, per farla diventare un genio dei computer e per farle la ramanzina quando incontrerà un ragazzo di cui diventerai geloso” lo tranquillizza Tokyo, accarezzandogli i capelli ed asciugandogli le lacrime con un dito.

“Ti ho fatta soffrire in questi mesi Tokyo, tutto per colpa dei traumi causati dalla Sierra che mi hanno cancellato l’anima. Ora, però sono qui e te e la bambina mi avete dato una scossa. Non ho più paura, sento un fuoco dentro che mi tiene finalmente vivo e non voglio più nascondermi! Ci sarò per te, sarò il tuo angelo custode. Te lo prometto” sussurra allora lui, innamorato di quella ragazza che alcuni anni prima gli aveva stregato il cuore.

“Ti amo… e anche Nieves” annuncia allora Silene, sporgendosi delicatamente verso di lui e baciandolo, ritrovando nelle sue labbra quella dolcezza di vita e serenità di cui aveva necessità.

Nella base segreta di Alicia Sierra…

“SIETE DELLE TESTE DI CAZZO!” urla la donna picchiando un pugno sulla scrivania, mentre guarda gli uomini feriti che aveva mandato in missione.

“Erano armati il triplo di noi e molto più forti militarmente! Che cosa avremmo dovuto fare? Farci uccidere? Non siamo pagati per questo!” dichiara il capo dell’operazione, alterato dalle pazzie della donna.

“Meglio se morivate, così evitavo di darvi questi soldi del cazzo che manco vi meritate! Li dovevate ammazzare tutti e invece non ne avete toccato manco uno!” si altera di nuovo lei, digrignando i denti.

“Ora che cosa facciamo?” chiede un collega seduto alla postazione informatica.

“Loro cambieranno sicuramente le tappe, avendo intuito il nostro piano. Ecco perché ora lo cambieremo anche noi. Inizia la fase due” taglia corto lei, per poi afferrare una caramella e assumendo quella dose glicemica giornaliera che, però, non influiva per nulla sulla sua dolcezza interiore.
  
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