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Autore: _Kurama_    03/08/2021    2 recensioni
Una famiglia.
Due continenti.
Ritorni e partenze.
Candy e suo marito vivono con i cinque figli in un continente lontano;
tutto cambia quando arriva una lettera da Chicago.
Candy e la sua famiglia dovranno affrontare un lungo viaggio alla riscoperta di sé stessi e delle loro radici.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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                                                                                 Your Song
                                                                              #6. Anthony
 
 
Le nuvole scorrevano placide attraverso il cielo, particolarmente terso, di quella mattina e Candy ignorava la confusione dei passeggeri giù sul ponte. Con la schiena poggiata ai sacchi posti in un angolo, osservava le nuvole con le braccia incrociate dietro la testa.
Quel giorno si era svegliata con un’angoscia tale da farla desistere persino dal distrarsi giocando con Nina e i bambini, finendo con il logorarsi con quello che era il suo pensiero fisso da ormai due settimane: l’America.
Ancora una settimana, forse dieci giorni, e sarebbero approdati a New York e lei non riusciva a non sentire quella brutta morsa allo stomaco; erano ormai vent’anni che mancava da Chicago, vent’anni che lei ed Albert erano stati ostracizzati quasi con la violenza, vent’anni via dagli Stati Uniti, vent’anni di una vita totalmente diversa, finalmente lontana dalle meschinità, dai sotterfugi e dai tranelli all’ordine del giorno nell’ alta società americana.
L’invito della signora Elroy a tornare in patria per ‘urgenti questioni’ in un primo momento le era sembrato totalmente irrealistico: non un saluto, non un accenno di interessamento per le loro condizioni, era stato tutto molto formale, severo come la signora Elroy, del resto.
“Urgenti questioni, puah!”
C’era sotto qualcosa, ma non riusciva ad intuire di cosa si trattasse; aveva telefonato e chiesto consiglio a tutti per scoprire di cosa si trattasse eppure nessuno era riuscito a darle una risposta esauriente:
Annie era anche più incerta di lei, ma si raccomandava di stare bene in guardia in quanto aveva notato che la zia, soprattutto negli ultimi tempi, appariva costantemente sovrappensiero, chiusa in sé più del normale e figurarsi che Archie le aveva informate che aveva anche preso in mano alcuni affari di famiglia- titoli, investimenti e possedimenti- non consentendo ad altri di metterci becco.
Anche George sembrava particolarmente preoccupato: aveva riscontrato nella signora atteggiamenti piuttosto ambigui su cui, però, ancora non era riuscito a fare chiarezza.
 
Candy sbuffo’ portandosi una mano alla fronte, sorrise leggermente quando vide Albert porsi nel bel mezzo del suo campo visivo.
 
“Un penny per i tuoi pensieri…” le sorrise.
Candy rise facendogli una smorfia “Un penny? Potrebbe volerci qualcosa in più”
Si guardarono negli occhi, complici ed Albert passandole un braccio sotto la schiena e l’altro sotto le ginocchia, la sollevò; Candy rise in modo spensierato e quasi fanciullesco mentre lui si dirigeva verso l’intero della nave.
“Albert!”
“Shh, non protestare, ti farai sentire da tutti!” Candy rise di nuovo e gli lasciò un bacio sulle labbra non appena arrivarono in camera, lui la mise giù prendendo ad accarezzarle il volto.
“Sei stupenda quando sei così pensierosa.”
“Ah sì?”
“Sì: gli occhi ti brillano, e ti viene una ruga adorabile proprio qui, in mezzo alle sopracciglia.”
Candy poggio’ la testa sul suo petto allacciandogli le mani attorno la vita.
“Ti amo da morire Albert, lo sai questo, vero?”
“Ti amo da morire anche io.” Candy sollevò un po’ il volto per guardarlo negli occhi.
“Sono preoccupata, Bertie, da morire. E’ solo che mi sembra tutto così surreale, così assurdo e io non riesco nemmeno a pensare a quello che accadrà; se dovesse succederti qualcosa, al solo pensiero, mi sembra di impazzire.”
Albert sorrise “Ti prometto che non accadrà nulla di male.”
“Come fai ad esserne sicuro?”
“Perché dovrebbero farmi qualcosa, Candy? Io non ho nulla che possa interessargli, magari si tratterà di qualche intoppo legale in cui sono coinvolto, lo metterò a posto e tornerà tutto come prima. Ehi, guardami- le prese il mento con una mano- andrà tutto bene.”
Candy annuì e lasciò che Albert le accarezzasse il viso con una mano;
le loro labbra si cercarono e le loro figure si incastrarono come rami di un albero: lui le sciolse i capelli frettolosamente, passando le mani tra i suoi ricci mentre lei gli sbottono’ la camicia, incollandosi al suo petto, Albert la prese per la vita, Candy sorrise contro le sue labbra.
“Mi mancherà tutto questo quando saremo a Chicago.”
“E chi ti dice che non potremo farlo quando saremo a Chicago?” Albert la guardò, immusonito come un bambino. “Oh, credi davvero che avremo questa libertà? Circondati dagli sguardi scandalizzati della zia Elroy, da quelli di ribrezzo di tua sorella e di Iriza?” Candy aveva messo il capo dritto e inarcato le sopracciglia.
“Al diavolo, pensino ciò che vogliono!” Albert si scaravento’ voracemente sulle labbra della compagna che sorrise al contatto con il marito.
“Mi sembra che qui ci sia qualcuno a cui piace fare il ribelle, William Albert Andrew”
“Oh sì, è se vuoi lo gridero’ a tutto il mondo!” Candy gli pose una mano sulle labbra e ridendo del broncio di lui si lasciarono cadere sul letto della cabina “Cigolera’ tutto per quanto è vecchio.”
 “E tu non ascoltare.” e ripresero a baciarsi.
*
 
“E’ tutto George, può andare.”
L’uomo chinò il capo in segno di rispetto fermandosi un attimo a guardare gli occhi della donna: impenetrabili, freddi come il ghiaccio. Nel corso degli anni nulla era riuscito ad ammorbidire lo sguardo severo di Elroy Andrew, anzi, se possibile, i dolori all’interno della famiglia l’avevano indurita ancora di più, lei si era ripiegata e rifugiata sempre di più nel suo mondo antico, fatto di regole, moralismi, buone maniere ed alta società.
“Ha qualcosa da dirmi, George?”
“Se posso permettermi, signora, qual è la ragione di quest’improvvisa riunione?”
Elroy non si sscompose, anzi, si voltò per riempire un’altra tazza di the’.
“Non è nulla di cui dovresti interessarti, ma sei un fidato collaboratore degli Andrew da tanti anni ormai quindi ti risponderò: diciamo pure che desidero accertarmi di alcune condizioni prima di prendere delle decisioni molto importanti. Ora, se non ti dispiace, ho bisogno di restare sola, grazie.”
Quando George uscì dallo studio della Signora aveva sul volto un misto di disorientamento e un pizzico di speranza. Che la signora stesse ritornando sui suoi passi? Beh, nel frattempo erano trascorsi vent’anni, certo, ma forse ci stava pensando.
Ma perché, qual è il motivo? Pensava.
“Signor George, il Signor Cornwell la sta aspettando nel suo studio.”
Ridestatosi da quelle elucubrazioni, George si affrettò a rispondere alla cameriera avviandosi verso lo studio di Archie.
Qualunque fossero le ragioni della signora Elroy avrebbe avuto modo di indagarle più a fondo.
*
 
“Preso!”
“Ahia! Rose, non vale, mi hai fatto lo sgambetto!”
“Non è vero, sei tu che sei caduto come un sacco di patate!”
“Mi hai spinto!”
Proprio nel momento in cui stavano per azzuffarsi qualcuno accorse a prendere entrambi i fratelli per la collottola delle giacche.
“Voi due nani farete meglio a non combinare disastri, su, chiedetevi scusa e filate.”
Al sentire quella voce autorevole i due fratelli si guardarono, imbronciati, chiedendosi scusa e ricevendo una pacca sulla schiena ciascuno.
“Su, andate a giocare.”
Non se lo fecero ripetere due volte.
Il ragazzo che aveva separato i due si sedette lungo una delle panche di legno sul ponte e estrasse dalla tasca una copia de “Il ritratto di Dorian Gray” di Oscar Wilde.
“Sei stato bravo poco fa, Anthony.” Quello scrollò le spalle “Ci sono abituato.”
La donna sedette accanto a lui, sbirciando il libro che aveva tra le mani “Non sei un po’ piccolo per quel genere?”
“Mamma, ho 14 anni!”
“Appunto, sei il mio piccolo!”
Anthony si voltò a guardarla “sei incorreggibile”
Candy scoppiò a ridere “Oh, andiamo, non fare l’offeso!”
“Ma non mi sono offeso, è solo che non sono piccolo”
Cady lo guardò dolcemente .
“Oh tesoro, lo so bene che stai crescendo, il modo in cui ti prendi cura dei tuoi fratelli ne è la prova.”
“So quanto tu e papà ci teniate a che siamo tutti uniti, perciò cerco di metterli in riga.”
“Beh, direi che sei più bravo di me!”
Anthony sorrise “è vero”
Candy gli diede un leggero colpo sulla spalla.
“Mamma.”
“Dimmi.”
“Voi dite sempre che adesso siete felici perché siete lontani dall’America, allora perché ci tornate?”
“Perché lì ci sono le nostre radici, e anche se speso ci hanno fatto male, non per questo vanno dimenticate.”
“Che genere di radici posso mai avere io con un posto che non ho mai vissuto?”
“Beh, non hai tutti i torti, ma non credi che possa essere bello anche per te scoprire perché i tuoi genitori sono come sono? Se ci pensi è anche la tua storia—Candy gli pose una mano sul capo a scompigliargli i capelli- se noi non avessimo vissuto quello che abbiamo vissuto forse ti avremmo cresciuto diversamente e ad oggi saresti una persona completamente diversa o, forse, io e tuo padre non ci saremmo mai conosciuti”
Anthony reclino’ il capo “quindi sei contenta di tornare?”
Candi sorrise un po’ amaramente e lasciò che il vento le scompigliasse i capelli.
“Sei troppo intelligente e troppo simile a me per non capirmi, ti chiedo solo una cosa: fa’ che i miei sentimenti non offuschino i tuoi, voglio che tu trascorra queste settimane nel modo in cui preferisci, senza pregiudizi.”
“Promesso, ma voglio che mi accompagni a teatro, sono curioso di vedere una vera rappresentazione americana!”
“Andata!”
Anthony sorrise e si portò una mano dietro la testa, imbarazzato “ma a teatro non mi tratterai come un bambino, vero?”
Candy scoppiò a ridere.
“Oh, come potrei mai osare signorino Andrew!”
“Mamma!”
Il giovane arrossì violentemente e mise su un’espressione contrita.
“Mammina!”
“Piccoli miei!” Candy si abbassò per stringere tra le braccia i due bambini che le correvano incontro.
“Devi assolutamente venire con noi, il tramonto è bellissimo visto da qui, su, corri!”
“Arrivo!”
Anthony guardò sua madre scoccargli un’occhiata dolce e seguire i suoi fratellini e si perse ad osservare l’orizzonte, pensieroso.
Ormai erano giorni che sentiva Morgana e Diana discutere sui trascorsi non proprio felici che i genitori avevano subito in America e il pensiero che qualcosa potesse andare storto lo tormentava: per lui, Albert e Candy rappresentavano tutto. Era il terzogenito e, assieme alle sorelle maggiori si occupava di aiutare i genitori nel lavoro e nel mandare avanti la casa.
Ricordava le numerose notti insonni trascorse dai due coniugi per cercare di far quadrare i conti e consentire ai figli di realizzare i propri sogni e solo da qualche anno essi avevano raggiunto una certa stabilità.
 Diana continuava a studiare ma frattanto era diventata l’assistente, e prossima sostituta, di suo padre nel suo ambulatorio veterinario, oltre che ad essere quella che maggiormente si occupava dei lavori di ristrutturazione della riserva; Morgana sembrava una trottola impazzita, dividendosi tra la gestione della casa, organizzazione dei safari per gli spocchiosi europei in cerca di esperienze esotiche e il suo lavoro come insegnante privata per alcuni possidenti della zona mentre, ormai già da qualche tempo, lui aveva iniziato a realizzare ritratti e disegni su commissione e a dare una mano a sua madre in clinica.
Erano una famiglia forte, felice, nonostante i loro problemi Albert e Candy avevano insegnato loro a non arrendersi mai, a inseguire i propri obiettivi, a combattere per i loro sogni: si facevano in quattro per garantire ai propri figli l’avvenire migliore che potessero sperare e contando solo sulle proprie forze. Quante volte da bambino aveva origliato le conversazioni serali tra i suoi genitori e gli zii che cercavano di offrire il loro sostegno economico: ricordava molto bene la sera in cui, dopo l’ennesima proposta di auto i suoi genitori si erano gentilmente opposti e, anzi, avevano consegnato allo zio Oscar e alla zia Sarah, un pacchetto con dei contanti.
Con questo vogliamo ripagare definitivamente tutto l’aiuto che ci avete dato in questi anni.” Avevano detto.
A nulla erano valse le proteste della zia o i gentili rifiuti dello zio.
Erano tipi testardi i suoi genitori e determinati a farcela, e beh, ci erano riusciti! Avevano lavorato sodo per anni ed ora versavano in condizioni decisamente più tranquille, eppure, non per questo, li avevano mai viziati, tutt’altro! Gli avevano insegnato a conquistare le loro piccole gioie, i piccoli desideri e gli avevano insegnato il valore della condivsione, il senso della fratellanza, dell’amore verso il prossimo, come quando, durante il la cena di Natale di un paio d’anni prima, sua madre e suo padre avevano rinunciato a gran parte della loro cena per portarla a molti dei bisognosi dei villaggi vicini: lui e le sue sorelle, carichi di cesti, avevano bussato a tutte le case più povere e persino i due gemellini , di appena tre anni recavano in mano piccoli cesti di biscotti appena sfornati da donare.
 
Immerso nei suoi ricordi Anthony si sdraio’ sul ponte deserto cercando di indovinare la forma di qualche nuvola di passaggio.
 
 
  
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