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Autore: sissi149    05/08/2021    2 recensioni
I Giochi Olimpici di Tokyo 2020 sono finalmente alle porte, potevano i ragazzi di CT esimersi dal partecipare alla loro Olimpiade casalinga?
Genere: Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Aomi Urban Sport Park
 
Hikaru si sentiva forte e tranquillo prima di iniziare l’ultima prova della finale. L’arrampicata sportiva era alla sua prima apparizione nelle competizioni olimpiche e subito aveva attratto il pubblico con le tre prove previste: la sfida di velocità su una parete di 15 metri, il boulder su piccole pareti di 4,5 metri e per finire il lead, la prova di difficoltà in cui in sei minuti bisognava raggiungere la massima altezza possibile su una parete che diventava via via più complicata e priva di appoggi. Per quest’ultima prova agli atleti era proibito vedere gli avversari svolgere il loro percorso per non ottenere dei vantaggi dalle esperienze altrui. Dopo la breve osservazione iniziale della parete, erano in attesa in una stanza.
Matsuyama ripassava mentalmente una possibile via in base ai propri ricordi.
Nelle prove del pomeriggio aveva ottenuto ottimi risultati che lo ponevano in testa alla classifica parziale, dove era intenzionato a rimanere.
Era cresciuto in montagna, fin da quando aveva cinque anni ed aveva cominciato ad arrampicarsi tra le rocce quando accompagnava il nonno al pascolo. Crescendo la sua passione era aumentata, fino a portarlo a provare pareti e passaggi sempre più difficili. I suoi genitori l’avevano allora portato in palestra, dove poteva sfogare la sua passione con le adeguate protezioni e misure di sicurezza.
Ora era lì, con la possibilità di essere il primo vincitore olimpico della storia nell’arrampicata sportiva.
Hikaru si sfregò le mani, ma non erano sudate: si era impegnato molto e faticato duramente, sia al chiuso delle palestre, sia all’aperto con le condizioni meteorologiche più impensate ed era convinto che il duro lavoro ripagasse sempre.
Uno dei volontari lo informò che era il suo turno e lo accompagnò sul terreno di gara.
Con pazienza indossò l’imbragatura a cui veniva agganciata la fune di sicurezza: mancare una presa a più di 10 metri d’altezza non era un’esperienza da cui si potesse uscire incolumi.
Il cronometro dei sei minuti scattò e Matsuyama iniziò la sua salita.
I primi passaggi furono abbastanza semplici, niente di trascendentale, e li affrontò in scioltezza e spedito, ma presto la salita si fece ardua.
Hikaru non si scoraggiò, non si era di certo aspettato un percorso semplice.
Con pazienza e fatica si fece strada tra i vari appoggi. A circa 14 metri di scalata restò bloccato per diversi secondi, temette di non riuscire a raggiungere la cima prima della fine del tempo utile.
“Coraggio Hikaru – si disse, spostando lo sguardo lungo tutta la parete – pensa, ci dev’essere per forza un modo per salire.”
Forse avrebbe dovuto tornare indietro e provare un approccio diverso, quando vide uno spiraglio. Era un passaggio molto difficile che avrebbe richiesto tutta la sua forza fisica e di volontà. Decise di tentare.
Si diede lo slancio e con uno sforzo immane riuscì a raggiungere un appoggio alla sua sinistra. Si arrampicò e riprese la scalata.
Le braccia gli facevano male, non aveva mai affrontato una parete così impegnativa, gli organizzatori avevano fatto di tutto per rendere il debutto olimpico indimenticabile.
Raggiunse l’arrivo nel momento in cui la sirena indicava la fine del tempo utile.
Hikaru sorrise, poi si lasciò scivolare dolcemente a terra tramite la fune.
Recuperò una bottiglia d’acqua ed andò a sedersi nei posti riservati agli atleti che avevano terminato la prova.
“Complimenti Matsuyama! – gli disse Juan Diaz – finora nessuno aveva ancora raggiunto il top.”
Il giapponese annuì, consapevole del significato dell’affermazione: era il pretendente più accreditato per l’oro.
Nessuno degli scalatori che affrontarono la parete dopo di lui si avvicinò minimamente alla sommità.
Matsuyama si alzò e sollevò un pugno al cielo: aveva vinto la medaglia d’oro dominando tutte le specialità, era indiscutibilmente il più forte del mondo. Si voltò verso la tribuna più vicina, dove in prima fila c’era il nonno che applaudiva fino a spellarsi le mani.
Senza pensarci troppo andò a ricevere il suo abbraccio.
 
 
 
 
 
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Oggi, dopo il surf, affrontiamo un altro dei nuovi sport, l’arrampicata sportiva, ed a chi altri potevo affidarla se non al nostro montanaro per eccellenza? Con la guest star del nonno che per l’occasione è diventato quasi il nonno di Heidi. XD
Altro oro per il nostro team preferito dopo la nazionale italiana.
  
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