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Autore: Josy_98    05/08/2021    0 recensioni
Estratto dal primo capitolo:
Nel piccolo sobborgo inglese di Little Whinging una dolce bambina di nome Honey aveva trovato, diversi anni prima, una coppia che l'aveva accolta e cresciuta, adottandola dopo la morte della sua famiglia biologica. In quei dieci anni passati insieme Magnolia Crescent non era cambiata affatto. Soltanto le foto sparse per casa denotavano quanto tempo fosse passato: con il trascorrere degli anni erano aumentate, e se all'inizio i soggetti erano solo marito e moglie, da quel giorno di diverso tempo prima le foto con la bambina avevano invaso quella casa tranquilla.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Il trio protagonista, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Capitoli:
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Le giornate seguenti passarono tra il caldo, le domande di Honey sul mondo magico e le risposte di Lucinda, che cercava di spiegarle tutto ciò che poteva; fu così che Honey venne a sapere che esisteva un Ministero della Magia, il cui ministro si relazionava con il Primo Ministro inglese in modo da tenere i babbani all'oscuro dell'esistenza dei maghi e, allo stesso tempo, le cose sotto controllo; così come esisteva la Gringott: la banca dei maghi, in cui lavoravano i folletti.

Finalmente arrivò il trenta luglio. Honey era tesa, non sapendo cosa aspettarsi; così quando dalla porta d'ingresso entrò un uomo gigantesco, con una barba incolta e aggrovigliata e una criniera lunga e scomposta che gli ricoprivano quasi del tutto il viso su cui si distinguevano gli occhi scuri che scintillavano, rimase senza parole; e non per il suo aspetto ma perchè, per una qualche strana ragione, le era familiare, come se l'avesse già visto ma non ricordasse dove; scacciò con forza quel pensiero dalla sua mente: era impossibile che l'avesse già visto, un uomo così non si dimentica. Il gigante si abbassò per accomodarsi in soggiorno dopo aver salutato i signori Price.

"Ah, tu sei Honey." disse vedendo la giovane.

Lei si fece avanti con calma continuando a osservarlo. "E lei deve essere Hagrid."

"Lei? Non darmi del lei, non mi piace. Dammi del tu, come tutti. Sono il Custode delle Chiavi a Hogwarts. Naturalmente saprai tutto di Hogwarts."

"L'indispensabile: che è una scuola di Magia e che devo andare a studiarci."

"Beh, è già qualcosa. Se penso che all'altro non gli fanno nemmeno leggere la lettera..." borbottò, poi si schiarì la voce. "Bene, ora devi dirmi se ci vuoi andare oppure no. Dobbiamo mandare una risposta, sai."
"Me lo ricordo. Hanno scritto di inviare una risposta via gufo entro domani, ma io non ho un gufo."

"Non ti preoccupare, ce l'ho io." Hagrid iniziò a cercare nelle numerosissime tasche interne dell'enorme pastrano che indossava finchè da una di esse non tirò fuori un gufo in carne e ossa con le penne arruffate, una lunga penna d'oca e un rotolo di pergamena. "Ora ci scrivo a Silente e poi la mandiamo."

 

Silente,

Honey ha detto che ci viene; la sto portando a comperare quello che serve.

Qui il sole splende. Spero che Lei stia bene.

Hagrid

 

Arrotolò la pergamena e la porse al gufo che volò fuori dalla finestra aperta del soggiorno.

"Bene, meglio che andiamo. Domani devo essere da un'altra parte ed è molto lontano."

Hagrid si diresse verso la porta aspettando Honey. La ragazza si voltò verso i genitori che le stavano porgendo un discreto quantitativo di denaro che mise via.

"Non sappiamo quanti soldi ti serviranno; in ogni caso prima Hagrid ti porterà a cambiarli alla Gringott perchè i maghi hanno una valuta diversa dalle sterline. Stai vicina a lui e vedrai che non ti perderai. Cerca di divertirti, noi ci vediamo più tardi. Ok?" spiegò Lucinda.

"Ok mamma."

Honey abbracciò entrambi i suoi genitori poi seguì Hagrid all'esterno. Si diressero verso la fermata della metropolitana per prendere il treno che li avrebbe portati nel centro attivo di Londra.

Una volta risalite le scale malandate che conducevano fuori, camminarono per una via brulicante di traffico e piena di negozi, fino ad arrivare a un piccolo pub che passava inosservato, situato tra una libreria e un negozio di dischi; probabilmente c'era un incantesimo che permetteva solo ai maghi di vederlo perchè i passanti non ci lanciavano neanche un'occhiata per sbaglio.

"Eccoci arrivati. Il paiolo magico. Un posto famoso." disse Hagrid prima di entrare.

Honey lo seguì guardandosi intorno. Per essere un posto famoso era molto buio e dimesso; c'erano alcuni uomini al bancone che parlavano con il vecchio barman e delle vecchie signore in un angolo che bevevano sherry; quando notarono Hagrid il barman, un omino completamente calvo, lo salutò sorridendo, così come gli altri; a quanto pare lo conoscevano tutti.

"Hagrid, il solito?" gli chiese il barman mentre Honey stava ferma dietro di lui continuando a studiare l'ambiente.

"Non posso Tom, sono in servizio per Hogwarts." disse il gigante spingendo avanti la ragazza in modo che la vedesse.

"Una giovane strega? Mi sembra familiare." l'uomo la scrutava pensieroso, così come il resto del locale.

La ragazza non sapeva cosa dire, così stette in silenzio aspettando che Hagrid la tirasse fuori dall'impiccio in cui l'aveva messa.

"Tra i babbani è molto conosciuta, è la nipote del primo ministro." spiegò il gigante.

All'uomo si illuminarono gli occhi. "Ma certo, la piccola Price. A quanto pare la piccola aristocratica è una di noi, che piacevole acquisto."

A quelle parole la ragazza fece una smorfia. Non si era mai sentita parte del mondo dei ricchi e sentirsi apostrofare come un'aristocratica non le piaceva per niente, ma ingoiò il rospo e stette in silenzio seguendo Hagrid che si dirigeva verso il retro del negozio, continuando a sentire gli occhi del barman e dei clienti su di sè mentre passava. Arrivarono in un piccolo cortile circondato da un muro in cui non c'erano altro che un bidone della spazzatura e delle erbacce.

"Perchè gli hai detto che sono la nipote del primo ministro? Non sono un'aristocratica e non mi piace che gli altri lo pensino." chiese la ragazza guardandosi intorno.

"Anche se il primo ministro è un babbano e riguarda soprattutto il loro mondo è conosciuto anche tra di noi, così come le persone che gli ronzano intorno. Volevo che tu sapessi che non sei famosa solo tra i babbani ma anche tra i maghi, ecco." le spiegò il guardiacaccia.

"E non bastava dirmelo?" gli domandò.

"Non avrebbe reso l'idea. Hai visto come ti studiavano, non saranno gli unici a farlo. Molti ti si avvicineranno solo per la posizione che ricopri, non voglio che ti fai fregare." rispose lui, pratico.

"Conosco quella gente e sono sempre riuscita a cavarmela, ormai ho imparato a riconoscere i viscidi. Ma non voglio che mi vedano come un'aristocratica. Non ho mai sopportato quel mondo."

"Questo sta a te farglielo capire." Hagrid tirò fuori il suo ombrello e si voltò verso il bidone della spazzatura iniziando a contare i mattoni sul muro. "Tre verticali... due orizzontali... bene, sta indietro Honey."

La ragazza fece qualche passo indietro mentre Hagrid batté sul muro tre volte con la punta dell'ombrello. Il mattone che aveva colpito vibrò e si contorse finché non apparve un buco che si allargò sempre di più fino a raggiungere le dimensioni di un arco abbastanza largo da far passare il gigante. Al di là dell'arco si trovava una strada selciata, tutte curve, di cui non si vedeva la fine.

"Benvenuta a Diagon Alley!" disse il gigante.

Sorrise alla meraviglia di Honey e si infilò nel passaggio, subito seguito dalla ragazza che non faceva altro che guardarsi intorno. Gettando un'occhiata alle sue spalle Honey notò il passaggio rimpicciolirsi e tornare un muro compatto.

Il negozio più vicino a loro aveva una pila di calderoni vicino all'ingresso, illuminati dal sole, e l'insegna diceva: Calderoni. Tutte le dimensioni. Rame, ottone, peltro, argento. Autorimestanti. Pieghevoli.

"Te ne servirà uno." disse Hagrid. "Ma prima andiamo a cambiare i soldi."

"Alla Gringott, giusto?"

"Esatto."

Proseguirono per la strada con Honey che non poteva fare a meno di guardarsi intorno. Da ogni parte in cui si girasse era evidente l'appartenenza al mondo magico e lei non poteva non esserne affascinata. Passarono accanto a un negozio buio la cui insegna diceva: Emporio del Gufo: gufi selvatici, barbagianni, gufi da granaio, gufi bruni e civette; si sentiva provenire un richiamo basso e soffocato.

Molti ragazzi, più o meno dell'età di Honey, tenevano i volti incollati a una vetrina in cui erano esposti manici di scopa e mentre passavano loro accanto li sentirono parlare.

"La Nimbus Duemila è la scopa più veloce di tutte."

Hagrid vedendo che li ascoltava spiegò. "Parlano di un manico di scopa. Oltre che per spostarsi sono usati per il Quidditch."

"Cos'è?"

"Lo sport dei maghi ovviamente." Allo sguardo confuso della ragazza continuò. "Si gioca in aria, cavalcando manici di scopa e con quattro palle. Difficile spiegarne le regole."
"Sembra davvero un bel gioco." commentò la ragazza.

"Oh, lo è. Magari ci giocherai anche tu. Anche a Hogwarts tengono un torneo."

Continuando a percorrere la via in direzione della banca Honey vide negozi che vendevano di tutto: abiti, telescopi e strumenti d'argento che non aveva mai visto; in alcune vetrine erano stipati barili ripieni di pupille d'anguilla o milze di pipistrello; oppure pile di libri d'incantesimi, rotoli di pergamena, penne d'oca, bottiglie di pozioni, globi lunari e tante altre cose che non facevano altro che meravigliarla di più.

"Ecco la Gringott." disse Hagrid dopo un po'.

Honey alzò lo sguardo osservando l'enorme edificio di marmo bianco che aveva davanti. Dietro un portale di bronzo, che indossava un'uniforme scarlatta, c'era quello che sembrava un folletto.

"Sì, è un folletto." Rispose Hagrid alla tacita domanda della ragazza mentre salivano le scale d'ingresso diretti verso di lui. Era più basso di Honey di quasi tutta la testa, con un viso dal colorito scuro e dall'aria intelligente, una barba a punta e dita e piedi molto lunghi e si inchinò al loro passaggio. Ora si trovavano di fronte a una porta d'argento su cui erano incise delle parole:

 

Straniero, entra, ma tieni in gran conto

Quel che ti aspetta se sarai ingordo

Perchè chi prende ma non guadagna

Pagherà cara la magagna

Quindi se cerchi nel sotterraneo

Un tesoro che ti è estraneo

Ladro avvisato mezzo salvato:

Più del tesoro non va cercato.

 

"Bisogna essere davvero matti a cercare di rapinare questa banca." disse Hagrid.

"Perchè?"

"Magie... incantesimi... dicono che a guardia delle camere blindate ci sono i draghi. E poi bisogna trovare la strada... la Gringott si trova centinaia di chilometri sotto Londra. Molto più giù della metropolitana. Anche se riesci a mettere le mani su un bel bottino, prima di vedere la luce fai in tempo a crepare di fame." Spiegò lui. "Perbacco, mi piacerebbe avere un drago. Lo desidero da quando ero piccolo."

"Sul serio?"

"Sì. Ora andiamo."

Attraversarono la porta d'argento ritrovandosi in un grande salone marmoreo in cui un centinaio di folletti, seduti su alti scranni dietro un lungo bancone, scribacchiavano su grandi libri maestri, pesavano le monete su bilance di bronzo ed esaminavano pietre preziose con la lente. C'erano troppe porte per poterle contare e altri folletti erano impegnati ad aprirle e chiuderle per far entrare e uscire le persone. Hagrid e Honey si avvicinarono al bancone.

"Salve." disse Hagrid a un folletto che in quel momento era libero. "Siamo venuti a fare un cambio."

"Bene. Qualcuno vi assisterà nella pratica. Unci-Unci." chiamò un altro folletto che li condusse in un'altra sala, in cui era presente una scrivania con sopra un libro contabile. Il folletto si sedette da un lato e fece cenno agli ospiti di accomodarsi nelle sedie di fronte. Hagrid preferì rimanere in piedi, quelle sedie sembravano piuttosto fragili.

"Bene. Quanto volete cambiare?" domandò loro il folletto.

Honey guardò Hagrid non sapendo cosa rispondere; non aveva idea di quanti soldi avrebbe speso.

"Cambiali tutti quelli che ti hanno dato, dopo possiamo cambiarli di nuovo."

La ragazza tirò fuori il denaro e lo depose davanti al folletto che cominciò a contarlo e quando ebbe finito segnò il numero in una fila del libro mastro e poi le consegnò un gran numero di monete d'oro, d'argento e di bronzo che si affrettò a mettere nella borsa.

"Quelli d'oro sono galeoni." le disse Hagrid. "Diciassette falci d'argento fanno un galeone, mentre ventinove zellini fanno una falce; facilissimo no?"

"Più o meno." mormorò lei.

Tornarono nel salone e prima che si allontanassero la ragazza ringraziò il folletto. Una volta fuori Hagrid prese in mano la situazione.

"Potremmo andare per la tua uniforme." disse Hagrid dirigendosi verso il negozio di Madama McClan.

La proprietaria era una strega tarchiata, sorridente e tutta vestita di color malva.

"Hogwarts, cara?" chiese lei non appena vide Hagrid. "Ho tutto l'occorrente. Non so quante uniformi ho preparato oggi." disse facendo salire Honey su uno sgabello; poi le infilò una lunga tunica nera dalla testa e cominciò ad appuntarla per farla della giusta lunghezza.

"Ecco fatto, mia cara." disse dopo un po' facendola scendere e dopo aver impacchettato l'acquisto uscirono dal negozio entrando in un altro poco dopo, chiamato Il Ghirigoro. C'erano scaffali pieni di libri che arrivavano al soffitto di tantissimi tipi diversi: rilegati in pelle e grossi come lastroni di pietra, foderati in seta e piccoli quanto un francobollo, con dei simboli strani, e alcuni addirittura con le pagine bianche. Si diressero verso il commesso, mettendosi in fila, per ordinare i libri che le sarebbero serviti. Mentre aspettavano il loro turno entrò una famiglia numerosa che si mise in fila dopo di loro.

"Salve Hagrid!" la voce di un uomo li fece voltare.

"Giorno Arthur." rispose il gigante a quello che sembrava il padre di famiglia. Era un uomo quasi calvo, ma dai capelli rossi come il resto della famiglia; era magro, portava gli occhiali e indossava un lungo abito verde.

"Non pensavo di trovarti al Ghirigoro. Cosa ci fai qui?" domandò lo sconosciuto.

"Sono in servizio per Hogwarts. Aiuto Honey a comprare le cose per la scuola." disse il gigante dando una manata sulla spalla della ragazza facendola traballare. Sette paia di occhi si puntarono su di lei che, a disagio, decise di ricambiare lo sguardo dell'uomo. Lui, come la donna, che probabilmente era la moglie, sbiancò mentre continuava a osservarla con fin troppa insistenza.

"Per la barba di Merlino! È identica a..."

Hagrid starnutì bloccando la frase e si voltò a guardarla. "Honey loro sono i Weasley. Arthur, Molly e i loro figli: Percy, i gemelli Fred e George, Ron e Ginny. I ragazzi verranno a scuola con te. Anche Ron è al primo anno se non sbaglio."

"Sicura che non siamo parenti? Hai i capelli rossi anche tu." mentre gli adulti avevano iniziato a parlare tra loro, uno dei gemelli aveva fatto quella battuta continuando a fissarla incuriosito e lei gli sorrise.

"Non ne ho idea. Non so chi siano i miei genitori biologici, sono stata adottata."

Lui fece una faccia strana."Scusa non lo sapevo. Mi dispiace."

"Non importa." fece un gesto con la mano per confermarlo. "Sto bene con i miei genitori adottivi, sono brave persone." Inclinò la testa da un lato passando lo sguardo da lui all'altro gemello più volte. "Tu sei Fred o George?"

"Io sono Fred, ovviamente. E la mia copia più brutta è George." disse facendole l'occhiolino mentre l'altro gli tirava uno scappellotto.

"Non dargli retta, sono io il più bello." protestò.

"Non è vero, sono io."

"No, sono io."

Avrebbero continuato ancora se Honey non li avesse zittiti. "Io credo che la più bella sia Ginny."

"Grande!" le sorrise il più giovane. "Nessuno era mai riuscito a farli rimanere senza parole. Io sono Ron, comunque. Lasciali perdere, sono due pagliacci."

"Io li trovo simpatici."

"Grazie sorella!" Fred le passò un braccio attorno alle spalle. "Finalmente qualcuno che ci apprezza." poi si volse verso la più piccola. "Non ti offendi se la chiamo sorella, vero?"

Lei scosse la testa. "Solo se posso chiamarla sorella anch'io."

Tutti si volsero a guardare Honey, ancora stretta dal braccio di Fred. Perchè no? Si disse. Mi trovo bene con loro, e Hagrid si fida. Mi sembrano brave persone.

"Per me va bene, ho sempre voluto dei fratelli." ammise. "Almeno a Hogwarts conoscerò già qualcuno."

"Non preoccuparti, noi siamo l'elite della scuola, il duo migliore in circolazione." si vantò George indicando se stesso e il gemello.

"Sì, il duo combinaguai della scuola." si intromise Percy guardando la Price. "Questi due passano tutto il loro tempo a fare scherzi e a perdere tempo."

La ragazza alzò le spalle. "Almeno sarà difficile annoiarsi."

"Ma io ti adoro!" Fred la alzò da terra facendola girare. "Dove sei stata tutto questo tempo?"

Lei rise. "Tra i babbani e sotto i riflettori. Per questo so rispondere così bene alle persone."

"Che vuol dire sotto i riflettori?" chiese Ron. "Chi saresti tu?"

"La nipote del primo ministro." ammise lei facendo una smorfia. E ai loro occhi sgranati si affrettò a mettere in chiaro le cose. "Ma non mi importa niente. Non sono un'aristocratica come quella gente. Voglio bene a mio zio ma non faccio parte di quel mondo."

I gemelli sospirarono all'unisono.

"Menomale." disse uno.

"Temevamo di dover cambiare opinione su di te classificandoti come nobile barbosa." completò l'altro.

Prima che potesse rispondere, Honey venne chiamata da Hagrid: toccava a loro, e dopo aver ordinato i libri, salutarono la famiglia Weasley uscendo dal negozio.

Successivamente comprarono il calderone, la bilancia e un telescopio pieghevole in ottone; poi passarono dalla farmacia, il cui pessimo odore di uova fradice e cavoli marci venne ripagato dalle cose interessanti che aveva: allineati lungo le pareti c'erano vasi di erbe officinali, radici secche e polveri dai colori brillanti; per terra era pieno di barili contenenti robe viscide; fasci di piume, zanne e artigli aggrovigliati pendevano dal soffitto. Chiesero all'uomo dietro il bancone una provvista di alcuni ingredienti fondamentali per preparare pozioni, poi uscirono spuntando la lista delle cose da prendere.

"È rimasta la bacchetta magica. E dato che domani è il tuo compleanno voglio prenderti un regalo."

Honey si bloccò in mezzo alla strada e si voltò a guardare Hagrid. "Come fai a sapere che domani è il mio compleanno?"

Hagrid balbettò qualcosa prima di rispondere. "Silente... Silente sa sempre tutto."

Lei lasciò perdere il disagio del gigante. "Non sei obbligato a comprarmi un regalo Hagrid. Non mi conosci nemmeno."

"Lo so che non devo, ma voglio farlo. Avevo pensato a un animale, un gufo. Tutti vogliono un gufo: sono utili, portano la posta e tutto il resto."

Un quarto d'ora dopo uscirono dall'Emporio del Gufo con una grossa gabbia che conteneva una civetta nera come la notte, profondamente addormentata con la testa sotto l'ala. Honey non riusciva a smettere di sorridere per quel regalo inaspettato, continuando a ringraziare il guardiacaccia.

"Ma di niente, mi ha fatto piacere. E ora ci rimane solo Olivander... è l'unico posto per comprare una bacchetta magica; vai da Olivander e avrai il meglio parlando di bacchette." disse lui.

Il negozio del fabbricante di bacchette era angusto e sporco. Un'insegna a lettere d'oro scortecciate sopra la porta diceva: Olivander: Fabbrica di bacchette di qualità superiore dal 382 a.C.. Nella vetrina polverosa era esposta una sola bacchetta, appoggiata su un cuscino di velluto color porpora stinto.

Il loro ingresso venne accolto da un lieve scampanellio. Era un luogo piccolo e vuoto, tranne per una sedia traballante. Honey si guardò intorno, osservando le migliaia di scatoline strette impilate in ordine fino al soffitto.

"Buon pomeriggio." disse una voce sommessa facendola girare di scatto. Di fronte a lei c'era un uomo anziano con occhi grandi e scoloriti che illuminavano la penombra del negozio come due astri lunari.

"Salve." disse lei, stranamente tranquilla. C'era una strana atmosfera in quel luogo, sembrava impregnato di magia, e lei si sentiva piuttosto a suo agio. Forse per la sua empatia particolarmente sviluppata che le faceva percepire distintamente le emozioni dell'uomo che aveva di fronte a cui si erano appena illuminati gli occhi.

"Interessante..." mormorò studiandola. "Lei sembra quasi..."

Hagrid si mosse dietro di lei attirando la sua attenzione, ma la ragazza non ci fece caso, era troppo concentrata sul vecchio. Il fabbricante di bacchette riportò l'attenzione su di lei continuando a studiarla.

"Honey Price. Ho sentito parlare di lei. Sentivo che l'avrei incontrata presto. Vediamo un po'." tirò fuori dalla tasca un lungo metro a nastro con le tacche d'argento. "Qual è il braccio con cui usa la bacchetta?"

"Ehm... sono ambidestra, signore."

"Interessante. Alzi un braccio, così." misurò la sua lunghezza dalla spalla alla punta delle dita, poi dal polso al gomito, dalla spalla a terra, dal ginocchio all'ascella e ripeté tutto anche con l'altro braccio, misurando anche la circonferenza della testa mentre spiegava. "Ogni bacchetta costruita da Olivander ha il nucleo fatto di una potente sostanza magica, Mrs Price. Usiamo peli di unicorno, penne della coda della fenice, e corde del cuore di draghi. Non esistono due bacchette costruite da Olivander che siano uguali, così come non esistono due unicorni, due draghi o due fenici del tutto identici. E naturalmente, non si ottengono mai risultati altrettanto buoni con la bacchetta di un altro mago." si allontanò cominciando a cercare fra le bacchette. "È la bacchetta che sceglie il mago, sa?" tornò porgendole una bacchetta. "Provi questa. Noce e piuma di fenice, dieci pollici, abbastanza flessibile; la prenda e la agiti."

Honey la prese in mano, ma prima che potesse fare qualsiasi cosa Olivander gliela tolse allontanandosi. Tornò con un'altra bacchetta.

"Provi questa. Quercia e corda di cuore di drago, nove pollici, bella flessibile."

Honey fece per provarla ma si ripeté la scena di prima.

"No no, ecco: crine di unicorno, otto pollici, rigida. Avanti la provi."

E per la terza volta si ripetè la stessa scena.

"Una cliente difficile eh? Non si preoccupi, Mrs Price, troveremo la bacchetta giusta per lei. Ora mi chiedo... sì, perchè no... combinazione inusuale..." borbottava tra sè tornando con una quarta bacchetta. "Sambuco e piuma di fenice, dodici pollici, flessibile."

Honey la prese in mano e un calore improvviso colpì le sue dita. La alzò sopra la testa e la abbassò sferzando l'aria polverosa e una scia di scintille rosse e oro si sprigionò all'estremità come un fuoco d'artificio, proiettando sulle pareti riflessi di luce. Honey osservò la bacchetta, studiando ogni più piccolo dettaglio: era elegante, lucida; a causa del suo colore chiaro dato dal tipo di legno sembrava quasi risplendere; assomigliava molto a un pugnale dalla lama sottile con l'impugnatura a forma di quella che sembrava essere una fenice. Era elegante, raffinata, ma allo stesso tempo semplice. L'adorava.

"Sì, così! Molto bene." esclamò Olivander. "Ma che strano..." mise la bacchetta di Honey in una scatola e la avvolse in della carta borbottando. "Davvero strano... chi mai avrebbe pensato... proprio lei... possibile..."

"Scusi? Potrei sapere cosa c'è di strano?" chiese Honey.

Olivander la fissò con i suoi occhi argento. "Ricordo una per una tutte le bacchette che ho venduto, Mrs Price. Una per una. Si da il caso che la fenice dalla cui coda proviene la piuma della sua bacchetta abbia prodotto altre due piume, solo due. È veramente curioso che lei sia destinata a questa bacchetta, visto che una delle sue gemelle apparteneva al più pericoloso mago oscuro che si sia mai visto."

Honey lo guardò non capendo.

"Sì, tredici pollici e mezzo, legno di tasso. Lei mi ricorda molto una persona che combattè fino all'ultimo l'Oscuro Signore, e venne uccisa proprio da quella bacchetta. Curioso come accadano queste cose. È la bacchetta che sceglie il mago. Lo ricordi. Credo che lei ci riserverà grandi sorprese Mrs. Price... dopotutto Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato ha fatto grandi cose... terribili, ma grandi."

Honey rabbrividì con una strana sensazione addosso e non capendo a cosa si riferisse Olivander; dopo aver pagato sette galeoni per la bacchetta uscì dal negozio seguita da Hagrid.

Era quasi ora di cena quando si rimisero sulla via del ritorno ripercorrendo Diagon Alley e riattraversando il passaggio nel muro, fino al Paiolo Magico a quell'ora deserto.

Una volta fuori dalla stazione di Little Whinging Hagrid tirò fuori un grosso orologio da taschino e guardò l'orario.

"Perbacco è già tardi!" rimise l'orologio in una tasca interna e si voltò verso la ragazza. "Ce la fai ad arrivare a casa? Devo andare in un posto e ho un sacco di strada da fare. Quella famiglia di scriteriati non sta ferma un attimo e mi sarà difficile trovarli."

Honey scrollò le spalle. "Certo, devo solo attraversare un paio di strade e sono a casa."

"Bene." le porse una busta. "Questo è il biglietto per Hogwarts. 1o settembre, King's Cross, binario nove e tre quarti..."

Honey lo interruppe. "Che binario è?"

"Un binario magico. Devi attraversare il muro tra i binari nove e dieci per arrivarci. Le informazioni sono tutte sul biglietto. Se hai problemi, spediscimi una lettera con la tua civetta, lei saprà dove trovarmi. A proposito, come la vuoi chiamare?"

Honey sorrise. "Atena, come la dea greca. La civetta è il suo simbolo."

"Mi piace. A presto Honey."

E prima che lei potesse rispondere Hagrid era sparito.

   
 
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