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Autore: Josy_98    19/07/2021    1 recensioni
Estratto dal primo capitolo:
Nel piccolo sobborgo inglese di Little Whinging una dolce bambina di nome Honey aveva trovato, diversi anni prima, una coppia che l'aveva accolta e cresciuta, adottandola dopo la morte della sua famiglia biologica. In quei dieci anni passati insieme Magnolia Crescent non era cambiata affatto. Soltanto le foto sparse per casa denotavano quanto tempo fosse passato: con il trascorrere degli anni erano aumentate, e se all'inizio i soggetti erano solo marito e moglie, da quel giorno di diverso tempo prima le foto con la bambina avevano invaso quella casa tranquilla.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Il trio protagonista, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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Nel piccolo sobborgo inglese di Little Whinging una dolce bambina di nome Honey aveva trovato, diversi anni prima, una coppia che l’aveva accolta e cresciuta, adottandola dopo la morte della sua famiglia biologica. In quei dieci anni passati insieme Magnolia Crescent non era cambiata affatto. Soltanto le foto sparse per casa denotavano quanto tempo fosse passato: con il trascorrere degli anni erano aumentate, e se all’inizio i soggetti erano solo marito e moglie, da quel giorno di diverso tempo prima le foto con la bambina avevano invaso quella casa tranquilla.

Dato il lavoro di Stefan Price, e le sue parentele, tutta l’Inghilterra sapeva dell’adozione di quella splendida bambina dai capelli rossi che, crescendo, era diventata il sole di quella famiglia; anche lei, e nessuno se ne crucciava. La dolce ragazzina di dieci anni, infatti, aveva sempre trattato la coppia in modo normale, accettando tranquillamente di non sapere niente dei suoi genitori naturali e vivendo la sua vita con due genitori che le volevano bene dimostrandoglielo ogni giorno; era la prima, infatti, a dire di essere felice di essere stata adottata dai signori Price perchè, a suo dire, le donavano tutto l’amore del mondo. Inoltre i suoi genitori naturali non li ricordava, in quanto era piccola quando morirono, perciò non ne sentiva la mancanza. Anche se, in realtà, delle volte credeva di sognarli, sentiva che erano loro le due persone che vedeva, nonostante i volti fossero sfocati, e che il calore che avvertiva alla mano ogni volta era qualcosa a cui teneva. Accettava quei sogni con tranquillità, sapendo che la loro assenza non era voluta, in quanto morti, e non li odiava. Ma non odiava nemmeno i Price per averla adottata. Anzi, li ringraziava perchè, così facendo, avevano fatto in modo che lei crescesse insieme a una coppia che le voleva bene davvero, donandole così una famiglia.

Una dimostrazione del loro affetto sincero era che non la costringevano mai a vestirsi in un modo se non voleva, a differenza di altre ragazzine del loro ceto sociale; infatti, quando era obbligata a partecipare a un ricevimento dell’alta società, Honey preferiva un abito semplice e poco appariscente, mostrando la sua indole dolce e riservata e apparendo al contempo perfettamente a suo agio in mezzo all’aristocrazia finendo, volente o nolente, al centro dell’attenzione. I giornalisti la adoravano nonostante le sue apparizioni pubbliche fossero ridotte al minimo, desiderio dei genitori di darle una vita il più normale possibile. Per questo cercavano di ignorare le stranezze che ogni tanto capitavano; come quella volta, al suo quinto compleanno, in cui un’aristocratica insopportabile le regalò un orrendo vestitino rosa confetto e senza sapere come diventò verde smeraldo; o come quando, semplicemente toccandola, riportò in vita una gardenia morta da una settimana. Per non parlare dei suoi capelli che ricrescevano in poche ore dopo averli tagliati, almeno erano perfettamente lisci e ordinati, o la particolare empatia che sembrava caratterizzarla. Erano tutti casi, o coincidenze per loro; niente di rilevante.

Col tempo tutti quei ricordi finirono in foto sparse per casa a testimonianza della felicità di quella famiglia, come per dimostrare l’importanza che aveva l’ultima arrivata nelle loro vite.

Quel sabato in particolare era il giorno che Honey aspettava da settimane, ancora più del suo compleanno che sarebbe stato un mese e otto giorni dopo, perché finalmente sarebbe andata allo zoo passando tutta la giornata con entrambi i suoi genitori. A causa del lavoro del padre, infatti, capitava di rado che riuscissero a passare una giornata tutti e tre insieme senza venire interrotti da una chiamata del suo ufficio. Honey non glielo aveva mai fatto pesare, però, perchè ogni volta che era a casa passava tutto il suo tempo con lei recuperando quello perso. Così quella mattina si alzò presto, tutta pimpante e fece colazione come tutti gli altri giorni, poi uscì di casa con i suoi genitori, felice per la giornata che li aspettava.

Quel sabato lo zoo era pieno di famiglie, merito anche del bel sole presente. Passarono la mattinata ammirando diversi animali nel loro habitat, e nonostante si sentissero osservati a causa della loro popolarità non richiesta, riuscirono a divertirsi come non facevano da tanto, senza preoccuparsi di eventuali paparazzi o di problemi politici; pranzarono al ristorante dello zoo, prendendo anche tre bei ghiaccioli al limone per rinfrescarsi un po’ dopo aver passato diverse ore sotto il sole.

Nel pomeriggio andarono all’acquario, molto più fresco rispetto all’esterno, e si divertirono a osservare le varie specie presenti nelle tre diverse sale. Era la parte preferita di Honey, perchè era come entrare in un altro mondo. Si stavano dirigendo verso il serpentario quando il telefono del sig. Price iniziò a squillare e lui lo tirò fuori dalla giacca scusandosi con la moglie e la figlia per quell’imprevisto di lavoro. Honey chiese se poteva andare avanti intanto che lui risolveva la questione e, una volta ottenuto il permesso, corse verso l’edificio. Fece in tempo a perdere di vista i suoi genitori in mezzo ai visitatori che una folla urlante uscì correndo dal serpentario. Honey si avvicinò curiosa facendo solo qualche metro dopo l’ingresso prima di trovarsi davanti il più grosso serpente che avesse mai visto strisciare libero sul pavimento verso di lei. A differenza degli altri che erano scappati lei rimase ferma a fissarlo, inclinando la testa da una parte.

“Un boa constrictor.” mormorò tra sè. “Un gran bel serpente, uno dei più pericolosi al mondo.” Aveva letto quelle informazioni da qualche parte e le erano rimaste impresse senza un motivo logico.

Il serpente si fermò davanti a lei, alzandosi fino ad avere la testa all’altezza di quella di Honey. “Sono lusingato. Posso chiederti dov’è il Brasile?”

La giovane non si aspettava certo che lui l’avrebbe capita, ma non si stupì troppo: non era la prima stranezza che le capitava, dopotutto. “Dall’altra parte del mondo. Adesso sei in Inghilterra, un’isola nel nord Europa, e il Brasile si trova in sud America. Hai un oceano da attraversare.” gli rispose. “Vuoi andare a casa, vero?” gli chiese, percependo come si sentiva.

“Sssì.”

“Ti consiglio di prendere una nave allora, riuscirai a salirci di nascosto più facilmente.”

Il boa annuì. “Grrrazie amiga.”

“Di niente.”

Il boa uscì e Honey si addentrò ancora più all’interno dell’edificio sentendo in lontananza un uomo sbraitare contro il custode del serpentario che sembrava sotto shock, probabilmente a causa della fuga del boa, mentre una donna emotivamente scossa stava bevendo qualcosa da una tazza, probabilmente del tè. I suoi genitori la raggiunsero che era quasi alla fine del giro e una volta usciti decisero di tornare a casa. In auto Honey spiegò che un boa constrictor era scappato e per quel motivo le persone erano fuggite via spaventate, tralasciando la chiacchierata, e loro dissero che l’importante era che nessuno si fosse fatto male.

 

*

 

Passarono le settimane, la scuola finì e arrivò luglio, il mese più caldo dell’anno. Honey entrò in cucina per fare colazione come tutte le mattine e si accorse subito di una leggera tensione presente nell’aria, ma pensò che fosse dovuto a un qualche problema di lavoro di suo padre. Il sig. Price, infatti, era il fratellastro e avvocato del primo ministro, motivo per cui erano sempre sotto i riflettori.

“Hai litigato con lo zio sul lavoro, papà?” chiese infatti mentre si sedeva per mangiare.

“No tesoro, non ho litigato con lo zio.”

“E allora che succede?” domandò.

I suoi genitori si guardarono per un lungo istante prima che la madre prendesse una grossa busta di pergamena giallastra e la posasse sulla tavola davanti a lei. “Stamattina è arrivata questa.”

Honey spostò l’attenzione sulla busta leggendone il ricevente:


Mrs. Honey Price

Cameretta

2 Magnolia Crescent

Little Whinging

Surrey


Era senza dubbio una lettera per lei così. dopo aver osservato perplessa i suoi genitori, che non avevano distolto gli occhi da lei neanche un attimo, prese in mano la busta e la studiò attentamente. Era spessa e pesante, chiusa sul retro da un sigillo in ceralacca porpora mentre l'inchiostro con cui era scritto il suo indirizzo era verde smeraldo. Sul sigillo era presente uno stemma araldico: una grossa H circondata da un leone, un corvo, un tasso e un serpente. Dopo un attimo di titubanza aprì la busta e tirò fuori una lettera, sempre in pergamena, e iniziò a leggerla:


SCUOLA DI MAGIA E STREGONERIA DI HOGWARTS

Direttore: Albus Silente (Ordine di Merlino, Prima Classe, Grande Esorcista, Stregone Capo, Supremo Pezzo Grosso, Confed. Internaz. dei Maghi)

 

Cara Mrs. Price,

siamo lieti di informarLa che Lei ha diritto a frequentare la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Qui accluso troverà l’elenco di tutti i libri di testo e delle attrezzature necessarie.

I corsi avranno inizio il 1o settembre. Restiamo in attesa della Sua risposta via gufo entro e non oltre il 31 luglio p.v.

Con ossequi,

Minerva McGranitt

Vicedirettrice

 

Honey osservò la lettera in silenzio non sapendo cosa dire. Non può essere vero, non ha senso. La magia non esiste. Continuava a pensare. Alzò lo sguardo sui suoi genitori che attendevano una sua reazione. “Cos’è? Uno scherzo in anticipo per il mio compleanno?”

Lucinda Price, sua madre, sospirò sedendosi al suo fianco. “No tesoro. Nessuno scherzo. La magia esiste e io conosco quel mondo perchè ne facevo parte.”

Honey sgranò gli occhi, facendo scivolare il foglio sul tavolo. “Cosa?”

“Ascoltami per favore, poi potrai dire quello che vuoi.” la ragazzina annuì. “Io sono nata in una famiglia di persone con i poteri magici, ma più crescevo più era evidente che io, questi poteri, non li avevo. Nel mondo della magia quelli come me si chiamano Maghinò e non sono così rari come alcuni vogliono far credere. Per alcune famiglie, quelle che si definiscono Purosangue, i maghinò sono un’onta, un insulto alla Nobile Stirpe dei maghi. Fortunatamente io non ebbi molti problemi a quei tempi e scelsi di abbandonare quel mondo e vivere con una famiglia babbana, cioè una famiglia di persone senza poteri, che aveva due figlie, una delle quali si rivelò essere una strega.”

“Aspetta. Quindi in una famiglia di maghi può nascere qualcuno senza poteri e in una famiglia di… babbani… può nascere qualcuno con i poteri?” domandò, confusa, la ragazzina.

“Sì. Quella bambina lo scoprì con il tempo, aveva sei anni in meno di me e ha avuto modo di abituarsi alla cosa; aveva un amico con cui passava le sue giornate a parlare del mondo della magia e io spesso mi univo a loro spiegandogli la mia esperienza. Quando poi conobbi tuo padre, Stefan, e ci innamorammo gli raccontai tutto di me, anche che ero una maganò. All’inizio non ci credette, ci misi un po’ a convincerlo. Fu Silente ad aiutarmi, così come mi aveva aiutata in precedenza a trovare una famiglia che si prendesse cura di me.

Il tempo passava, ero felice e non sentii quasi più parlare di quel mondo di cui non avevo mai fatto veramente parte. Fino a quando non sei arrivata tu. Sai che ti abbiamo adottata, ma non ti abbiamo mai detto come: ti trovammo una mattina fuori dalla porta di casa con una lettera di Silente in cui ci chiedeva di prenderci cura di te, perchè la tua famiglia era morta a causa della guerra che aveva imperversato per anni fino a quel momento e che avresti potuto sviluppare dei poteri in futuro. Disse che voleva che tu vivessi una vita normale, finché non fosse stato sicuro che tu appartenessi a quel mondo. Io gli diedi ragione, non volevo che ti sentissi come me, rifiutata dal mondo a cui credevi di appartenere, e così non ti abbiamo mai detto niente fino ad ora.”

“Quindi mi stai dicendo che sono davvero una strega?” chiese Honey, ricapitolando.

“Sì.”

“E che i miei genitori sono morti in una guerra di cui non sapevo niente?” domandò di nuovo.

“Sì. La guerra era stata causata da un mago oscuro che voleva prendere il potere e i tuoi genitori sono delle vittime delle sue azioni.”

“Ma non sapete se erano maghi o babbani.” concluse.

“Esatto. Tu potresti essere una purosangue o una mezzosangue, per usare le parole di quegli snob. Mezzosangue non è un termine che usa la gente comune: è una specie di insulto, i purosangue snob lo usano per denigrare i nati babbani o i maghi che hanno un genitore babbano e uno mago. Ma ci sono molte famiglie purosangue a cui questa distinzione non interessa: sei hai dei poteri sei un mago, se non li hai se un babbano.”

“Ok.” disse Honey.

“Ok?” chiese Lucinda, stranita. Non era esattamente la reazione che si aspettava.

“Ok.”

Lucinda e Stefan si scambiano un’occhiata confusa.

“E ora che succede?” chiese Honey.

“Succede che il trenta verrà una persona che ti accompagnerà a comprare le cose per la scuola e ti spiegherà tutto ciò che devi sapere e che, magari, a me è sfuggito. Sempre se vuoi andare a Hogwarts ovviamente.” spiegò Lucinda alla figlia.

Honey aprì la bocca ma la richiuse senza sapere cosa dire. “E se non fossi adatta?” domandò, infine, con l’incertezza nello sguardo.

“Amore mio, certo che sei adatta. Altrimenti non avresti mai ricevuto la lettera.” la tranquillizzò la madre abbracciandola. “Penso sia normale che tu abbia paura, dopotutto è un mondo nuovo, ma secondo me dovresti andarci. È giusto che tu sappia chi sei e che conosca il mondo di cui fai parte.”

“Lo credi davvero?” la madre annuì. “Ok.” si staccarono e Honey prese il secondo foglio dalla busta, aprendolo.


SCUOLA DI MAGIA E STREGONERIA DI HOGWARTS

 

Uniforme

Gli studenti del primo anno dovranno avere:

Tre completi da lavoro in tinta unita (nero)

Un cappello a punta in tinta unita (nero) da giorno

Un paio di guanti di protezione (in pelle di drago o simili)

Un mantello invernale (nero con alamari d’argento)

N.B. Tutti gli indumenti degli allievi devono essere contrassegnati da una targhetta con il nome.

 

Libri di testo

Tutti gli allievi dovranno avere una copia dei seguenti testi:

Manuale degli Incantesimi, Volume primo, di Miranda Gadula

Storia della Magia, di Bathilda Bath

Teoria della Magia, di Adalbert Incant

Guida pratica alla Trasfigurazione per Principianti, di Emeric Zott

Mille Erbe e Funghi Magici, di Phyllida Spore

Infusi e Pozioni Magiche, di Arsenius Brodus

Gli Animali Fantastici: dove trovarli, di Newt Scamander

Le Forze Oscure: guida all’autoprotezione, di Dante Tremante

 

Altri accessori

1 bacchetta magica

1 calderone (in peltro, misura standard 2)

1 set di provette di vetro o cristallo

1 telescopio

1 bilancia d’ottone

Gli allievi possono portare anche un gufo, o un gatto, o un rospo.

Si ricorda ai genitori che agli allievi del primo anno non è consentito l’uso di manici di scopa personali.


“E dove si compra tutta questa roba?” domandò curiosa.

“In una via di Londra a cui hanno accesso i maghi. Per questo noi non possiamo venire. E poi tu non sai come arrivarci. Magari l’anno prossimo verremo con te, ma quest’anno ci andrai con Hagrid.”

“E chi è?”

“La persona di cui ti parlavo prima. È il Custode delle Chiavi e dei Luoghi a Hogwarts. È un po’ particolare, ma è anche una delle persone migliori che conosca.”

 
   
 
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