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Autore: sissi149    06/08/2021    2 recensioni
I Giochi Olimpici di Tokyo 2020 sono finalmente alle porte, potevano i ragazzi di CT esimersi dal partecipare alla loro Olimpiade casalinga?
Genere: Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Dojo della famiglia Wakashimazu
 
Al dojo si respirava una strana atmosfera, una sorta di eccitazione ed euforia trattenuta ed imbrigliata ad ogni costo, come la calma che precede una tempesta od una bolla che arriva al massimo grado di tensione appena prima dello scoppio.
Katsumoto Wakashimazu aveva ordinato che gli allenamenti e le attività si svolgessero nel modo consueto, senza eccezioni particolari: doveva essere un giorno come qualsiasi altro, non avrebbe tollerato distrazioni, almeno fino al tardo pomeriggio. Eppure non poteva non notare che, nonostante  i suoi sforzi, quello fosse tutto fuorché un giorno normale. Gli allievi, soprattutto i più giovani, avevano la testa da un’altra parte.
“Che cos’è questo atteggiamento? Non stai andando nei prati a raccogliere margherite!” Con voce aspra rimproverò uno dei ragazzi della squadra delle superiori, colpevole di impegnarsi poco.
“Keitaro, vedi di prestare più attenzione ai tuoi allievi.”
“Sì, padre.” Il giovane maestro rispose rigido. Katsumoto era noto per la sua severità ed il rigore dei suoi principi, ma quel giorno stava decisamente esagerando, pareva non si rendesse conto di cosa significasse che uno dei suoi figli fosse…
La porta scorrevole della stanza si spalancò ed il più giovane dei fratelli Wakashimazu entrò urlando:
“Sta iniziando!”
“Kazuo, vedi di mantenere un po’ di contegno!” Lo riprese il padre, ma il suo richiamo si perse nel vuoto quando tutti gli allievi abbandonarono l’allenamento e si recarono nella sala principale del dojo per assistere al torneo olimpico di karate.
Katsumoto scosse la testa per quell’eccessivo entusiasmo: i fratelli e gli allievi del dojo stravedevano per suo figlio Ken e per il fatto che fosse stato scelto per rappresentare il paese all’Olimpiade, ma non aveva fatto ancora nulla, doveva ancora dimostrare cosa fosse in grado di fare. Fosse dipeso da lui,avrebbe proibito a tutti di assistere al torneo, ma sua moglie aveva insistito sul fatto che anche quello poteva ritenersi un allenamento e per il quieto vivere familiare alla fine aveva ceduto. Era in ogni caso riuscito ad impedire uno spostamento di massa del dojo per assistere dal vivo.
Lentamente raggiunse la sala principale.
Il primo scontro era già iniziato e Ken pareva avere il controllo della situazione. Un paio di rapide occhiate gli bastarono per stabilire che l’avversario non fosse di livello degno di attenzione, per cui un eventuale fallimento del figlio non sarebbe stato contemplato e ritenuto un disonore tale da interdirgli un futuro accesso al dojo.
“Come si fa a ritenere educativa la visione di un simile incontro?” Mormorò a mezza voce.
Gli incontri del torneo proseguirono, inframmezzati anche da quelli della rassegna femminile, suscitando ben poco entusiasmo in Katsumoto, impegnato a sottolineare le mancanze tecniche di ogni karateka.
“Padre, dovresti mollare un po’ la presa, in fondo stai solo guardando degli incontri in tv.” Cercò di consigliarlo Keitaro.
“Sono gli atteggiamenti permissivi come questo che rischiano di portare alla svalutazione della nobile arte del karate.” Ringhiò in risposta il patriarca Wakashimazu.
Finalmente era giunto il momento della finale. Katsumoto si sistemò meglio, recuperando un blocco per gli appunti in cui annotare minuziosamente ogni cosa.
Ken era riuscito a qualificarsi con un percorso abbastanza netto, ma non aveva brillato particolarmente.
L’incontro iniziò.
Ai primi punti assegnati al karateka giapponese gli allievi del dojo esplosero in un applauso ed in cori di incitamento.
“Per cortesia, trattenetevi.”
Katsumoto, cercava di mantenere l’ordine, ma nessuno ormai badava a lui, tutti troppo presi ed emozionati dalla sfida per la medaglia d’oro.
Annotò furiosamente sul taccuino gli errori tecnici che aveva appena visto commettere al figlio, scuotendo con vigore la testa al constatare come buona parte dei  suoi insegnamenti paresse essere caduta nel vuoto.
L’incontro si concluse con la vittoria finale di Ken che esultò abbastanza compostamente.
Nella sala del dojo invece si era scatenata una baraonda, tutti saltellavano, si abbracciavano e gridavano. Katsumoto assisteva con orrore allo spettacolo dei suoi due figli Keitaro e Kazuo che guidavano quei festeggiamenti in maniera scomposta. Sua moglie addirittura piangeva dalla gioia.
L’uomo si alzò e lasciò la sala, non intenzionato a farsi influenzare da quei festeggiamenti sconsiderati: Ken aveva solo portato a termine il suo dovere, non aveva fatto nulla di trascendentale da giustificare un simile abbandono della disciplina del dojo.
Si ritirò nello studio e si lasciò tutto alle spalle.
 
 
 
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E il papà di Ken si rivela simpatico come un porcospino sotto al cuscino. *facepalm*
La scelta del karate per Wakashimazu era abbastanza scontata, visto che anche nel manga pratica pure questo sport, ma ho deciso di cambiare il punto di vista rispetto al solito: non quello dell’atleta, ma quello di uno spettatore, che dovrebbe essere anche piuttosto interessato, ma a cui non va bene nulla. Il figlio vince l’oro olimpico e per lui è come avesse vinto il torneo dell’oratorio.
  
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