Capitolo quindici - "Mamma, devi lasciarmi andare."
“Ha
l'Aids!” L'urlo di mia madre si espanse per tutto l'isolato.
Avevano
scoperto di me ed Andreas da qualche ora e la loro reazione era
stata piuttosto violenta.
Un
errore, una mia distrazione e tutto era crollato come polvere su una
mensola di una vecchia casa abbandonata.
La
mia guancia era rossa, ricoperta ormai dai segni lasciati dalle
sberle di mio padre. Erano esterrefatti ma non sarebbero mai riusciti
a dissuadermi, a battermi perchè io ero innamorata.
Alzai
il viso, sicura di me, anche se sapevo esattamente quello che sarebbe
capitato. Infondo un padre violento che non aveva avuto
possibilità,
ultimamente, di sfogarsi era un arma potente, terrificante secondo
me.
Eppure
non avevo paura.
“Hai
paura per l'Aids o ti schifa il fatto che la tua unica figlia sia
innamorata di un nero?”
Lo
schiaffo di mio padre mi voltò il viso dal lato opposto,
lasciando
il segno del dolore fisico che si faceva strada nel mio corpo.
Tutto
quello, però, non era nulla inconfronto al dolore provato
qualche
sera prima.
“Non
osare mai più parlare in quel modo a tua madre! Noi ti
vogliamo
bene.. Lo facciamo per te.”
Risi
di gusto. “Per me, papà? Mi hai picchiato per anni
per il mio
bene, paparino?” Non so perchè dissi quello.
Ero
solo stanca di difendere la mia famiglia. Loro erano sempre stati la
causa della mia solitudine e depressione.
Andreas
era stata la mia unica vera famiglia. Solo e unicamente lui.
Le
loro grida riniziarono ma non li ascoltai più. Non
m'interessava da
molto tempo ne il loro amore ne il loro disprezzo.
L'unica
cosa di cui mi importasse era Andreas.
Mezz'ora
dopo tutto ridivenne sensibile a me e al mio cuore.
Lo
vidi entrare in casa mia, per la prima volta. “Lasciatela
andare.”
Il suo tono era stretto, duro, molto diverso dal solito.
Non
era fragile, scosso dalle sue emozione ma bensì era sicuro
di sé,
in ogni gesto e parola. Aveva deciso di lottare per me e facendolo
era stato disposto a scendere tra quella gente che lo aveva ripudiato
per anni, per cui era solamente un mostro.
Corsi
da lui, sfuggendo dalle mani di mio padre.
Andreas
mi abbracciò. Il suo corpo era intensamente caldo e mi
avvolgeva,
tangendo in me una sensazione di protezione mai sentita prima.
“Syilve!”
“Mamma,
devi lasciarmi andare.” Le mie lacrime cadevano lente.
Tutto
ciò che desideravo era Andreas eppure rinunciare a quella
donna mi
faceva male. In diciassette anni aveva fatto poco per me eppure,
infondo, a volte era stata un amica.
Una
madre, no, non lo era mai stata eppure quelle poche volte in cui mi
ero sentita bene, c'era lei accanto a me.
Le
volevo bene, dopotutto.
I
nostri occhi si incrociarono. Madre e figlia. Donna e donna.
Prese
la mano di mio padre, dicendole solo: “Lasciala
andare.” Mio
padre la guarò, incazzato. Non era disposto a rinunciare a
me.
Eppure
mia madre mi lascio andare, rivolgendosi ad Andreas per la prima
volta in vita sua: “Amala.”
Abbracciai
mia madre, delicatamente. Sapevo che non sarei più potuta
tornare
da lei.
Stavamo
rinunciando l'una all'altra, probabilmente per l'amore che l'una
provava per l'altra.
E
cosi me ne andai con la mia vera famiglia. .. Andreas.
***
Mi
scuso per il ritardo e beh, per le mie parole... Ma oggi, dopo tre
mesi di dubbi, ho abbassato il mio orgoglio amante dei vampiri di
JossWhedon e ho comprato Twilight, sperando di non cadere nel fascino
del tanto amato e odiato Cullen.
Letto
centoventi pagine in due ore e mezza quindi sono abbastanza
rincoglionita e il cap è quello che è.
Cullen
mi ha distrutta per ora, tra l'altro.. e l'odio per Bella rimane
deciso.( anche se non vi interessa.)
Comunqueee
il prossimo agg non so quando sarà. Credo tra la pausa di
Twilight e
New Moon se vado avanti cosi.
Grazie
come sempre a Fede e Vale.