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Autore: Francyzago77    23/08/2021    5 recensioni
Questa storia nasce come seguito de "La figlia di Georgie". Sono passati diversi anni, quelli che erano bambini sono ormai cresciuti e coltivano sogni, desideri, amori e sentimenti che s'intrecceranno con le vite dei loro genitori.
Dopo più di un anno che era nel cassetto ho deciso di pubblicare questo racconto...consiglio di leggere "Georgie il sequel" e "La figlia di Georgie" dato che questa ne è la prosecuzione.
La maggior parte dei personaggi presenti non mi appartengono, sono di proprietà di Mann Izawa. Questa storia è stata scritta senza fini di lucro.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Abel Butman, Arthur Butman, Georgie Gerald, Maria Dangering, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sophie tornò a casa al tramonto con il calesse pieno di stoffe e il cuore colmo di gioia.
-Finalmente! – esclamò sua madre quando la vide – Non è andato bene qualcosa dai Banty?
-No, no – rispose lei – tutto a meraviglia! Le stoffe mi serviranno anche domani, dovrò tornarci. Olivya mi ha offerto una merenda, c’erano dei suoi amici e mi sono trattenuta.
-Bene - sorrise Georgie – tra poco si cena, gli zii si fermeranno da noi ed anche Eric, dovresti aiutarmi con la tavola.
-Certo mamma – rispose serena – vado un attimo in camera.
Stava per salire le scale quando si girò e tornò in cucina.
-Zia – disse a Maria porgendole il libro che aveva in mano – conosci quest’autore?
Maria lesse la copertina ed esclamò:
-Lord Byron, certo! È un inglese, dove l’hai preso?
-Da Olivya Banty – rispose – si leggevano poesie e così me l’hanno prestato. 
-Byron, Shelly, Keats – esclamò Maria – le mie letture da ragazza, a Londra.
Quando si nominava l’Inghilterra, Maria aveva sempre lo sguardo malinconico, Sophie lo sapeva e non disse più nulla.
Andò in camera col suo libro, tenendolo stretto al petto.
-Che le è preso ora? – domandò Georgie incredula osservandola mentre saliva in fretta le scale.
-Non l’hai capito? – rise Maria – È innamorata! Hai visto i suoi occhi? E quelle sono poesie d’amore. Ah, fortunato Peter!
Georgie era perplessa ma felice, quel lavoro aveva fatto tornare il buonumore a Sophie.
Il giorno dopo tornò dai Banty, con la scusa dei vestiti aveva di nuovo l’occasione di rivedere Percy e poi doveva restituirgli il libro.
Aveva passato tutta la notte a leggerlo e a pensare a lui, a quel ragazzo sconosciuto che tanto le aveva fatto battere il cuore. Aveva dei sensi di colpa verso Peter ma dopo quel pomeriggio si sentiva viva, in fondo voleva solo riportargli il libro, ringraziarlo ed ascoltarlo declamare. E basta. Ed invece si ritrovò nel terrazzo dei Banty a parlare con lui, da sola.
Arrivata al villino di Olivya, si era subito messa a lavorare, prendendo le misure alla ragazza per poi iniziare a studiare come realizzare gli abiti.
In seguito, giunti gli ospiti, si era recata nel salottino, dove quel pomeriggio c’erano molte più persone rispetto al giorno precedente.
Aveva bevuto il tè e poi ascoltato la conversazione fra Percy e un altro ragazzo, rimanendo colpita dalla sua capacità dialettica e dal suo modo di argomentare.
Al termine si era timidamente avvicinata a lui con in mano il libro: 
-Scusa – esordì arrossendo un po’ – ti devo restituire questo, grazie.
Lui la fissò incuriosito e attento:
-Ah certo, il libro! Ne parlavamo ieri.
Si congedò dal giovane con cui stava conversando per intrattenersi con Sophie.
-Allora, cosa ne pensi? – le chiese con interesse riferendosi al libro.
-Mi è piaciuto – sussurrò lei – anche se non l’ho letto tutto.
Ed intanto, camminando, erano giunti sull’ampia terrazza dei Banty che dava su un immenso giardino assolato quel giorno.
-Non t’intendi molto di poesia, vero? – domandò lui facendole l’occhiolino.
-No – rispose Sophie in imbarazzo – cioè, io m’intendo di arte, io dipingo.
-È fantastico! – esclamò Percy interessato appoggiandosi alla balaustra – Una giovane pittrice.
Sophie sorrise poi, facendosi coraggio iniziò a dirgli:
-Mi piace dipingere soprattutto i paesaggi, la natura.
Fece una pausa, era ancora intimorita ma lui la stava ascoltando senza metterle fretta.
Non si sentì giudicata, anzi, capì che poteva aprirsi con tranquillità.
- Ecco, guarda quell’albero laggiù, - aggiunse - che foglie verdi, sono di un verde così splendente che mi dispiace non avere qui con me i pennelli per catturarle!
Lui la osservava senza toglierle mai gli occhi di dosso, lei si sentiva nuda sotto quello sguardo. 
-Sei un’ottima osservatrice – le disse – dove hai imparato a dipingere?
-Da nessuna parte – ammise lei – mio nonno era un pittore, da bambina mi divertivo con lui, tutto qui.
-È un dono, un talento il tuo – ammise Percy – spero mi farai vedere qualche tua opera uno di questi giorni.
Sophie rise sentendosi più rilassata:
-Non ho molte ambizioni e non ho realizzato chissà quanti dipinti!
-E invece – le disse lui con vigore – devi credere nelle tue capacità. L’arte va coltivata. Sempre.
Ora anche lei riusciva a guardarlo negli occhi e a perdersi in quell’azzurro chiaro.
-Grazie per il consiglio – gli disse a bassa voce.
-Non devi ringraziarmi – rispose lui – ma come ti chiami, non te l’ho chiesto, scusami.
-Sophie – disse timidamente – mi chiamo Sophie.
-Sei australiana? – le chiese di getto.
-Sì, sono nata qui ma mia madre è inglese – rispose più sicura.
-Anche i miei genitori sono inglesi – disse subito lui – ma io sono nato in Italia.
-In Italia? – esclamò Sophie estasiata – Deve essere un posto ricco di arte e di storia!
-Oh sì – iniziò lui – Roma, Firenze, Venezia … Un artista deve andare, almeno una volta nella vita, in queste città. C’è cultura, c’è il passato fra le rovine, le chiese, i monumenti. 
-Che meraviglia! – disse lei sognante – Deve essere bellissimo e tu ci sei nato.
-E l’ho girata in lungo e in largo – raccontò – non soltanto le grandi città ma anche i paesini, la bella campagna toscana piena di girasoli, il mare della Sicilia, le nevi delle Alpi, la tranquillità dei laghi … e poi invece sono venuto qui.
-Come mai? – chiese curiosa lei.
-Mio padre possiede una casa qua, c’era stato da ragazzo con mia madre ed io ero interessato di conoscere l’Australia.
-Non c’è molta storia – disse Sophie – ma ci sono delle praterie immense, il mare sconfinato e una natura varia e colorata.
-E delle ragazze bellissime come te – le sussurrò baciandole la bocca dolcemente.
Lei si ritirò subito arrossendo.
-Non ti piaccio? – domandò lui.
Sophie non sapeva cosa dire, avrebbe dovuto rivelarle che era fidanzata, anzi promessa sposa ma si perse in quello sguardo sicuro e coinvolgente.
Lui le scostò i capelli e la baciò di nuovo, questa volta lei si lasciò andare e provò l’emozione di quelle labbra morbide, dolci e allo stesso tempo sconosciute.
-Sei un incanto – le disse lui subito dopo – tornerai anche domani?
-No, non devo venire da Olivya – rispose ancora scossa.
-Verrai da me venerdì prossimo – le propose – il pomeriggio letterario è a casa mia e tu sei invitata.
E la baciò nuovamente, questa volta solo sulla guancia, con tenerezza. 
-Percy – disse allora Sophie – ma non ci conosciamo neanche un po’.
-Non ne ho bisogno – disse sicuro lui – so che sei la mia musa ispiratrice, bellissima e dolcissima.
A quelle parole Sophie non seppe resistere e si gettò in un altro bacio caldo e appassionato.
-Venerdì ti aspetterò – le sussurrò teneramente.
-Sì – disse lei – ma dove devo venire?
-Ah giusto – sorrise lui – hai ragione tu, non ci conosciamo! Bene, io sono Percy, Percy Gray, vieni alla residenza dei Gray, non è lontano da qui, ora ti spiego.
E, rientrando nel salone, le diede tutte le indicazioni.
Era il tramonto e Sophie tornava a casa.
Si sentiva scossa, strana, agitata e in colpa.
Verso Peter, verso i suoi genitori, verso tutti.
Ma quei baci le avevano fatto scoppiare il cuore e quel nome, Percy Gray, era dolce e malinconico come la musica di un carillon.
 
 
   
 
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