MI FAI SOFFRIRE
Mi fai soffrire;
i tuoi ti voglio bene
sono falsi.
Mi fai soffrire
e le tue parole sono unghie
che strappano
dilaniano
feriscono a morte
la mia carne consenziente.
Mi fai soffrire
e se potessi
diventerei la gomma con cui
cancellerei le tue parole bugiarde
dal foglio bianco del mio cuore;
sei ferito,
Cesenatico ponente,
dilaniato,
frustrato,
addolorato.
Non è mia la colpa
e tu lo sai.
È il virus
è la pazza folla
è il mare sporco di
catrame
che non va più via.
È il mondo nel quale
più la pena non vale
vivere ancora.
Non resta che Amore.
Davvero non mi credi?
Davvero non cedi?
Indietreggi,
spaventato,
ma che male avrò mai
fatto?
Prenderò l’unguento sacro
dal piccolo recipiente che mi porgi;
due dita, unte,
da passare sul cuore,
le sue ferite insanabili,
il sangue sgorga ancora, ma con meno
foga;
dicono sia il tempo
il miglior curativo;
e tu mi parli,
parli ancora,
sono tutte botte quelle che mi dai;
ti fingi pane ma sei acqua gelida,
nel tuo sorriso non vedo Amore
e non lo scorgo tra le tue parole.
Lasciati curare.
Lasciati amare.
Nessuna ferita è
immortale
nessun dolore fatale
E dopo il pane
tu lo sai
bere dovrai.
Non condannare la fonte
che può spegner la tua
sete,
oh Amore irriverente
maschio sofferente
peccator impertinente.
NOTA DELL’AUTORE
Grazie all’immensa Baudelaire per aver sostenuto la solita
sofferenza della mia poesia. Si è inserita con una naturalezza senza eguali tra
i miei soliti versi graffianti, la carezza di una mano amica nel mezzo della
tempesta.
I suoi bellissimi versi sono quelli in corsivo.
Sono abbastanza inattivo a livello di pubblicazioni credendo
che i miei testi in fondo non valgano. È vero, non sono niente. Ma… non è del
tutto vero. Evitando paradossi, sto lavorando su tutti i fronti e passata l’estate
tediosa e i suoi caldi (tempo di ferie a metà) vedrò di tornare a pubblicare con
grande assiduità. Una parte di me scalpita, l’altra no, ma faranno pace.
Un abbraccio a tutti voi, cari lettori e care lettrici, vi
adoro e vi porto sempre con me!