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Autore: Altair13Sirio    27/08/2021    4 recensioni
[Darling in the FranXX]
Mille anni di pace non bastano a far svanire il passato. Quando dalle profondità della terra emergono dei giganti antichi, Hachi e Nana capiscono che il futuro dell'umanità è nuovamente incerto e dovranno agire per proteggere il mondo che hanno aiutato a costruire.
Formata una squadra di nuovi Parasite, i due adulti metteranno a disposizione le loro conoscenze e la loro esperienza per guidarli verso la battaglia, ma non tutto sarà facile per la nuova squadra e i ricordi di vecchi amici ritorneranno a galla dopo tanto tempo.
"Non credo che il caso possa andare così lontano... Forse il destino... E' così e basta. E ora noi dobbiamo prenderci cura di quei ragazzi!"
Genere: Azione, Science-fiction, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!, Triangolo, Violenza
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Il ragazzo attraversò di corsa le strade che collegavano la struttura ospedaliera al cantiere dove era diretto e si lanciò dritto verso le barricate che separavano i lavori dalla via percorribile. Incrociò alcuni addetti ai lavori che gli mandarono delle occhiatacce, bardati con le loro attrezzature per garantire la massima sicurezza, e si rese conto di essere uscito con addosso solo il proprio camice da infermiere.
Noncurante dei richiami degli operai, fece lo slalom tra le persone fino a riconoscere il profilo della persona che stava cercando e la chiamò ad alta voce:<< Goro! >>
L'architetto si voltò perplesso, chiedendosi chi fosse a chiamarlo con tanta urgenza in quel momento. Chiese all'operaio a cui stava dando alcune indicazioni di attendere e fece qualche passo in direzione del giovane appena arrivato.
<< Chi mi cerca? >>
<< Vengo dall'ospedale. >> Ansimò quello piegandosi sulle ginocchia e riprendendo fiato. << A sua moglie Ichigo si sono rotte le acque, è in travaglio. Mi è stato chiesto di venire ad avvertirla… >>
Prima ancora che il ragazzo potesse finire di raccontare, Goro cambiò immediatamente espressione e iniziò la sua corsa verso l'ospedale mollando tutto quello che non gli fosse strettamente necessario. Quello che era appena arrivato lo osservò sparire oltre le barricate senza provare a stare al suo passo; in fondo, anche se non fosse stato esausto per la corsa appena conclusa, non avrebbe mai potuto competere con l'uomo che aveva scalato le montagne dell’ovest a mani nude e attraversato il deserto senza più viveri.
Goro fu all'ospedale in una manciata di minuti, ma la corsa gli sembrò durare ore. Nella mente gli rimbombavano le parole che Ichigo gli aveva detto quella mattina, di andare a lavoro senza alcun timore, e che lo avrebbe chiamato subito se avesse dovuto avvertire qualcosa.
Il termine della gravidanza non era ancora scaduto, mancava ancora un mese alla data prestabilita, ma da qualche tempo sua moglie aveva cominciato ad avvertire una stanchezza al di sopra del normale. Ikuno aveva detto che la spossatezza fosse normale arrivati a quel punto della gravidanza, ma aveva comunque accontentato i suoi amici fornendo una visita completa a Ichigo per levare ogni dubbio, eppure anche dopo tutte quelle rassicurazioni Goro non era riuscito a smettere di pensare a tutte le complicazioni prospettate dalla loro amica quando avevano scoperto che Ichigo fosse incinta.
<< Zorome! >> Esclamò una volta raggiunto il reparto, riconosciuto il suo amico di fronte alla stanza dove molto probabilmente stava avendo luogo il travaglio.
Ancora prima che questo lo salutasse, si parò davanti alla porta e cercò di far calmare Goro. << Piano, piano, piano! E' meglio se non entri adesso. >>
<< Che cosa sta succedendo? >> Ansimò aprendo la bocca per cercare di afferrare più ossigeno possibile. L'ansia gli aveva fatto consumare più energie di quanto avrebbe dovuto. << Dov'è Ichigo? >>
Proprio mentre chiedeva queste cose, da dietro la porta dove si erano piazzati arrivò un lungo gemito strozzato, seguito da diverse voci indefinite che si parlavano di sopra. Ichigo era lì dentro, senza dubbio, e da quei versi che arrivavano la situazione sembrava più problematica di quanto si fosse immaginato.
Alle spalle di Zorome fecero la loro comparsa Miku e Fumiko, la moglie di Futoshi. Goro non sapeva perché anche lei fosse lì, ma entrambe iniziarono a riassumergli la situazione nel tentativo di tranquillizzarlo. << Lei è nelle mani di Ikuno e Naomi, si stanno occupando di tutto loro. >>
<< Perché è in travaglio? Sono passati solo otto mesi! >>
<< Non lo so, ma ascolta: questa mattina Ichigo ci ha chiamato dicendo di aver cominciato a sentire delle dolorose contrazioni e ci ha chiesto di portarla in ospedale. Naomi ha spiegato che è una cosa che può succedere, soprattutto viste le condizioni di… >>
<< QUESTA MATTINA?! >> Esclamò Goro fuori di sé. << Da quanto tempo è che siete qui? >>
Miku si zittì, intimorita dallo scoppio di rabbia del loro amico e cercò di nascondersi dietro a Zorome, che in quanto a fisicità non forniva molto riparo. << Più… Più o meno un'ora. Sembra ci siano state delle complicazioni… >> Rispose lui.
Alla parola "complicazioni", Goro sembrò non capire più niente. Tentò disperatamente di aprire la porta della sala operatoria per andare da sua moglie, ma qui Zorome lo afferrò e lo spinse contro il muro, guardandolo dritto negli occhi.
<< Lasciami entrare, posso aiutare! >> Protestò quello cercando di afferrare i polsi del suo amico, ma Zorome fu inamovibile.
<< Se ti lascio entrare sarai solo di intralcio per Ikuno e gli altri! >> Fu la risposta del piccoletto, che lo spinse con un po' di forza in più verso il muro. << Lascia che facciano il proprio lavoro e vedrai che andrà tutto bene! >>
Lo sguardo di Goro vacillò fino a scivolare verso il basso e le sue spalle si scaricarono della tensione accumulata. Anche Zorome allentò la presa su di lui e dopo qualche minuto lo lasciò andare del tutto, così che potesse andare a sedersi dall'altro lato del corridoio, con ancora i pianti di sua moglie che gli entravano nella testa e gli facevano credere al peggio.
Zorome e Miku si posizionarono accanto a lui, come se gli stessero facendo ancora la guardia. << Non ha chiamato te solo perché non voleva che avessi questo tipo di reazione… >> Mormorò la ragazza poggiano la schiena alla finestra. Goro abbassò ancora di più la testa come se quell'informazione non lo aiutasse; perlopiù, si stava tormentando con tutti i pensieri e le idee su come avrebbe dovuto restare a casa con lei quel giorno e assicurarsi che andasse tutto bene. Non era dispiaciuto per il fatto che Ichigo avesse chiamato loro invece che lui.
<< In qualsiasi altra circostanza ti avremmo lasciato entrare senza problemi. >> Borbottò Zorome sedendosi accanto a lui e cercando di fare breccia in quel velo di tristezza che gli era comparso sulla faccia.
<< Lo so, lo so… >> Lo interruppe Goro alzando una mano con aria rassegnata. Sapeva fin troppo bene quanto potesse essere pericolosa quella situazione per Ichigo e non voleva rischiare di mettere i bastoni fra le ruote alle dottoresse. << Però avrei dovuto aspettarmelo che Ichigo avrebbe cercato di tenermi fuori da questa situazione. E' stato lo stesso quando scoprì di essere incinta e mi tenne all'oscuro dei suoi problemi per diversi mesi… >>
Miku inspirò a fondo, ricordando la tensione che dovette sopportare la coppia nel primo periodo di gestazione, quando Ikuno parlò alla sua amica dei rischi che poteva avere una gravidanza per lei; la costituzione fisica di Ichigo non era abbastanza sviluppata per sopportare un parto, la dottoressa si era voluta assicurare di descrivere bene i rischi che correva per la propria salute e quella del bambino. Non che fosse impossibile, ma quale medico e sua amica, Ikuno aveva dovuto avvertire Ichigo delle difficoltà che si sarebbero presentate. La coppia si era preparata in ogni modo per rendere il parto meno complicato possibile, partecipando a corsi di ginnastica per donne incinte, modificando le proprie abitudini per dare a Ichigo una quotidianità più rilassante possibile… Tuttavia, alla fine il risultato era stato comunque quello: l'eccessiva fatica durante l'intera gravidanza era stata la conseguenza più ovvia tra quelle elencate da Ikuno, ma l'intrattabilità che questo aveva causato in Ichigo era stato un altro fattore che aveva reso quei mesi veramente difficili per la coppia; in più, c'era la testardaggine della madre, incapace di fermare la propria vita e riposare come si deve, affaticandosi quindi maggiormente.
<< Me la sta veramente facendo pagare per quella volta… >> Mormorò Goro unendo le mani e nascondendovi dietro il viso, ripensando a quando da ragazzi, lui arrivò quasi al punto di sacrificare la propria vita per proteggere gli altri, dopo aver mandato via la sua partner dal FranXX per tenerla al sicuro. Non credeva che dopo tanti anni, Ichigo sarebbe arrivata a ripagarlo con la stessa moneta…
<< Si preoccupa sempre troppo per gli altri, e mai per sé stessa… >> Gli fece eco Miku, abbattuta.
Ci fu silenzio per un altro po’, interrotto solo dal costante vociare in arrivo dalla sala parto di fronte a loro. Goro si sentiva più impotente che mai, più di quando scoprì che il suo migliore amico stava morendo, più di quella volta che non poté impedire che Hiro lasciasse la Terra… Eppure, a confronto con tutte quelle cose, quello avrebbe dovuto essere niente più che una piccola inconvenienza.
<< Se posso permettermi… >> La voce di Fumiko spezzò il silenzio e il flusso di pensieri che si era creato nella mente di Goro. Non aveva detto nulla fino a quel momento, restando in disparte mentre Miku e Zorome tranquillizzavano il loro amico.
<< Oh… Ciao… >> Mormorò Goro alzando lo sguardo verso di lei. << Scusami, non ti avevo vista… >>
Lei fece segno di non preoccuparsi e rimase a sorridere mestamente, sapendo quanto la situazione fosse delicata. << Zorome aveva chiamato Futoshi, ma lui era troppo impegnato a lavoro per riuscire a venire in tempo, così mi sono offerta di venire al suo posto per dare una mano… >>
Goro non sapeva esattamente cosa intendesse la donna per “dare una mano”, ma apprezzò la sua premura. Loro due si conoscevano poco, si vedevano ogni volta che le loro famiglie si incontravano per qualche evento, ma non avendo fatto parte della loro squadra, il legame tra loro e Fumiko era stato molto più flebile: la relazione che lei aveva con tutti loro era quella cordiale che c’era tra conoscenti un po’ più vicini del normale.
<< Io… Diciamo che ne so qualcosa di gravidanze difficili. >> Continuò la donna con timidezza. << Ho avuto tre figli, e tutti e tre mi hanno dato tanti grattacapi alla nascita. La prima volta non sapevo cosa aspettarmi… Devo ammettere che mi ha colto impreparata. Ma la seconda e la terza ero preoccupata; avevo paura di dover provare di nuovo quel dolore, di non riuscire a sopportarlo. Sapevo che alla fine sarebbe passato tutto, ma l’idea di dover vivere ancora quella situazione mi metteva ansia, volevo che finisse tutto e basta. >>
Perplesso, Goro si chiese come potesse aiutarlo quell’aneddoto, ma continuò ad ascoltare sperando di capirlo da solo.
Fumiko sorrise come se si vergognasse di aver ammesso quella cosa. << Tutte le volte che ho partorito Futoshi ha dato di matto come se stessi per morire, e in un certo senso credo che sia quello che il nostro corpo avverte in una situazione del genere. Noi donne smettiamo di ragionare e pensiamo solo al “dopo”, caricando eccessivamente gli uomini di preoccupazioni per il presente; sono sicura che, non chiamandoti, Ichigo volesse risparmiarti tutta questa attesa. Forse sapere che tu fossi da un’altra parte l’avrebbe aiutata a concentrarsi sul “dopo” con più facilità. >>
Fumiko sembrò sorridere con più spensieratezza e si allontanò da Goro per un momento. << E poi… Credimi, ne varrà la pena di sopportare tutto questo, quando arriverete a quel “dopo.” >> Con un movimento ampio, si piegò su di una carrozzina per neonati che Goro non aveva visto fino a quel momento e prese in braccio il suo terzo figlio, nato pochi mesi prima.
Fumiko tornò da Goro mentre imitava quella che ricordava una danza con il bambino stretto al petto e gli mandò un sorriso rassicurante. << Magari ci saranno tanti momenti difficili, anzi saranno sicuramente tantissimi… Ma spariranno completamente non appena vedrai quel visino dolce che ti chiede di proteggerlo, pronto a darti tanto amore incondizionato. >>
Il discorso di Fumiko era riuscito a rincuorarlo un poco, ma altre grida dalla sala parto finirono per rendere vano quel lavoro, così la donna cercò di sollevargli il morale facendogli una proposta.
<< Vuoi tenerlo un po’ tu? >>
L’uomo credette di aver capito male, ma quando vide che Fumiko gli stava porgendo quel fagotto che aveva tenuto in braccio fino a quel momento ebbe l’impulso di allungare le braccia per evitare che cadesse a terra, e anche dopo che lo ebbe afferrato con sicurezza si sforzò di maneggiarlo con la massima delicatezza.
Il piccolo stava dormendo beatamente, probabilmente non era sempre così e Goro era sicuro che anche la paziente Fumiko si fosse ritrovata alle strette con i figli diverse volte, eppure come aveva detto lei stessa, bastavano quei pochi secondi passati a tenere in braccio il bambino per dimenticarsi di tutto lo stress…
Zorome ghignò dopo essersi stampato nella memoria il volto meravigliato del suo amico non appena ebbe preso in braccio il bambino, quindi si girò verso Miku per sussurrarle come avessero fatto benissimo a lasciare che la moglie di Futoshi li raggiungesse.
<< In fondo, che ne sappiamo noi di bambini? >> Scherzò la ragazza, che pur avendo insegnato a centinaia di ragazzini negli anni, sentiva di avere ancora molto da imparare su come si crescessero dei figli o su come dovesse comportarsi un genitore.
I gemiti di Ichigo da dietro la porta cessarono all'improvviso, interrompendo quel momento di serenità che si era riuscito a creare. Goro alzò lo sguardo con preoccupazione, ricordandosi di quanto fosse in ansia un attimo prima e rimase con il fiato sospeso mentre il suo cervello iniziava a immaginare gli scenari peggiori. Poi, come un mattone che gli cadeva sulla testa, un pianto di bebè fece schiantare il neo padre con la realtà e i suoi amici cominciarono ad abbracciarsi, increduli e sollevati.
Goro non seppe come reagire in un primo momento; si affrettò a consegnare il bambino alla madre sentendo di non poterlo reggere ancora a lungo con le mani che incominciavano a tremargli e si passò le dita tra i capelli, mentre il suo corpo avvampava all’improvviso. Cercò di respirare normalmente, ma ogni volta che inspirava gli sfuggiva quella che sembrava tanto una risata, facendolo perdere d'aria.
Dovette alzarsi, le gambe si muovevano in modo frenetico e non riusciva più a stare seduto in quel modo. Poi un colpo sulla spalla lo distrasse da quello sconcertamento, facendogli riprendere contatto con chi gli stava attorno e quando si voltò trovò Zorome che gli mandava un sorriso di congratulazioni, estatico come avrebbe dovuto essere lui.
Si abbracciarono e poi arrivò anche Miku, che travolse entrambi facendoli sbilanciare. Ci furono delle risate liberatorie anche da parte di Fumiko, che rimase in disparte tenendo in braccio il figlio e per un minuto sembrò quasi che si fossero scordati di quanta tensione avessero provato nei momenti precedenti; proprio come aveva detto la madre con più esperienza.
<< Sei diventato papà, brutto fifone! >> Gli rise in faccia Zorome mentre Goro cominciava a piangere dalla gioia, ancora incerto se fosse tutto a posto.
Ancora non ci credeva, anche se lo avesse visto con i propri occhi non ci sarebbe riuscito… Fu quando Naomi venne fuori dalla sala operatoria nascondendo un sorriso dietro la mascherina chirurgica che capì di potersi rilassare, e i suoi muscoli divennero molli.
<< E' andato tutto bene. >> Esordì la dottoressa spostandosi un ciuffo di capelli dalla fronte imperlata di sudore. << Abbiamo dovuto effettuare un parto cesareo, e a parte qualche complicanza, sia il bambino che la madre si sono comportati benissimo! >>
Goro rimase a fissare Naomi come se fosse un angelo e cominciò a ringraziarla, ma lei si fece da parte e sorridendo disse:<< Puoi entrare, se ce la fai. >>
La porta era spalancata, nulla più lo tratteneva dall'entrare. Da fuori si riusciva a vedere il viavai degli infermieri e la confusione della sala operatoria a fine parto, ma non c'era traccia di Ichigo o del bambino; solo un flebile pianto e i respiri di sollievo di tante persone. Goro non riuscì a muoversi, pietrificato dall'idea di poter trovare qualcosa lì dentro che rovinasse quel momento, qualche scoperta terribile nonostante le parole di Naomi fossero state rassicuranti.
Poi Zorome gli diede una spinta con la mano e il padre si ritrovò a varcare la soglia della sala operatoria senza neanche accorgersene.
Non appena vide il lettino dove stava sdraiata Ichigo, Goro si risvegliò completamente e la raggiunse piegandosi verso di lei, afferrandole una mano.
<< Perché non mi hai chiamato? >> Le chiese subito mentre lei quasi neanche alzava lo sguardo. Era esausta, probabilmente se avesse avuto ancora un po' di forze lo avrebbe preso a pugni per quella domanda idiota in una situazione come quella. Ma in fondo comprendeva come potesse sentirsi messo da parte.
Goro baciò la mano di Ichigo e sembrò sul punto di piangere. << Mi hai fatto preoccupare da morire… >>
Fu solo dopo un attimo che Goro si accorse di dove stesse volgendo lo sguardo la moglie; Ichigo era girata di lato e aveva gli occhi lucidi, abbagliata. Si voltò lentamente verso di lui e gli sorrise mentre dai suoi occhi partivano a cascata le lacrime.
<< Amore… >>
Goro alzò lo sguardo verso dove aveva indicato Ichigo e avvistò Ikuno voltarsi verso di loro, portando con sé un fagotto minuscolo. Sorrideva in un modo che lui non credeva di averle mai visto fare e agitava debolmente le braccia per cullare quell'esserino pigolante.
<< Questo… E' vostro figlio. >> Disse a voce bassa porgendogli il bambino. Sembrava quasi più emozionata di loro due, eppure aveva fatto nascere tanti bambini che Goro avrebbe giurato che fosse diventata immune a quell'emozione.
Ichigo alzò debolmente le mani per accogliere quella piccola creazione e Ikuno glielo diede con estrema delicatezza, quasi come se avesse paura che il bambino fosse troppo pesante da farle cedere completamente le braccia; ma il bambino era talmente leggero da non sentirsi nemmeno, e solo toccarlo sembrò donare nuovamente la forza a Ichigo, che agli occhi di Goro sembrò diventare più bella di quanto fosse mai stata mentre con le lacrime che gli rigavano il volto ammirava quella loro piccola creazione.
<< Che c'è? >> Domandò lei alzando lo sguardo, vedendosi gli occhi imbambolati del marito fissi su di sé.
<< Sei bellissima. >> Rispose Goro ancora sconvolto. Era come se non la vedesse da anni, e in quel momento capì quanta paura avesse avuto fino a quel momento.
Ichigo distolse lo sguardo imbarazzata e si lasciò sfuggire un sorriso mentre agitava un poco le braccia per cullare il bambino. << Smettila… >> Borbottò trattenendo a stento una risata. Non riusciva più nemmeno a controllare le proprie emozioni da quanto era stremata; si ritrovò ad emettere dei rantoli per calmarsi, evitando per un pelo di scoppiare a piangere quando abbassò nuovamente lo sguardo su suo figlio.
Goro si sentì sciogliere mentre guardava sua moglie commuoversi e la abbracciò e la baciò, come a dirle che non c'era bisogno di trattenersi. Non voleva più perderla di vista un solo istante, così come per quel piccolo esserino che aveva dato alla luce. Sentì i sospiri di Ichigo sul proprio orecchio e avvertì il suo corpo tremare, finalmente libero dalla tensione.
Mentre i due genitori si abbandonavano a quell'abbraccio con il piccolo appena arrivato, Ikuno si fece da parte e andò a sedersi per recuperare le forze, rimanendo ad osservare da lontano i suoi due amici, contenta per la loro felicità. Fu raggiunta in un attimo da Naomi, che dopo essersi data una ripulita le mise una mano sulla spalla e le sorrise.
<< Avete già deciso il nome? >> Chiese dopo un po' la dottoressa, sorprendendo i due innamorati che si erano completamente scordati di essere circondati da altre persone.
Goro si girò e sorrise. << Oh, sì. >> Disse, poi si voltò ad accarezzare il bambino, che stava con gli occhi serrati e le manine piccole unite. Sentì gli occhi inumidirsi e il viso gli si fece rovente quando sfiorò la testa del piccolo.
<< Tesoro, sei sicuro di volerlo fare? >> Gli chiese Ichigo, riguardo al nome scelto tempo addietro dalla coppia. Ne avevano discusso a lungo, la madre avrebbe voluto dargli un nome unico e bellissimo, ma Goro sapeva quanto lei fosse affezionata al loro vecchio amico che si era perso tra le stelle; allo stesso modo, non avrebbe voluto vedere suo figlio e ricordarsi ogni volta di lui, per venire travolto dai ricordi tristi che portava con sé quel nome. Così si era ingegnato e aveva creato un nome come il suo vecchio amico aveva fatto con loro quando erano bambini; i caratteri che lo componevano li aveva presi unendo i nomi delle due persone più importanti nella sua vita.
<< Lo chiameremo Ichiro… Non pensate che sia un nome bellissimo? >> Goro si voltò nuovamente verso le due dottoresse e sorrise con le lacrime agli occhi, mentre loro rimanevano senza parole. Poi, contagiate dalle sue lacrime, anche loro sorrisero dolcemente.
<< Sì, è davvero un bel nome. >> Rispose Ikuno.
Goro tornò a guardare Ichigo, che sembrava triste. Gli stava dicendo che non era costretto a farlo, ma lui aveva già deciso e sapeva che lei approvava; poi la donna abbassò nuovamente lo sguardo come se si fosse rassegnata e strinse al proprio petto il bambino.
<< Sì… E' proprio bello. >> Mormorò. << Nostro figlio, Ichiro. >>
Goro sentì una forte commozione crescere in lui quando sentì la moglie pronunciare quelle parole e sentì che avrebbe avuto un mancamento se fosse successo un'altra volta. Era talmente felice che non era più nemmeno sicuro di riuscire a pensare coerentemente.
Avrei tanto voluto fartelo conoscere, Hiro.
   
 
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