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Autore: Kary91    03/09/2021    4 recensioni
[One-Shot | Avengers Endgame | Tony & Morgan Stark | Slice of life|Introspettivo]
“Sto alla grande, Maguna,” la rassicura, tornando a chiudere gli occhi per difendersi dalla luce del led.
Sospira, ma alla fine, gliela dà vinta.
Morgan visita il suo paziente con minuzia, prima di annunciare il verdetto.
“Posso curarti, papuno, ma ci vorrà un po’,” confessa, con sguardo serioso, “ti devo ricore…ricorevare…”
“Wow... Sono messo così male?”
Morgan arriccia il naso e ci pensa su un attimo.
“Non proprio tanto male, però ti devo coumunque rico… ricolevare. E dovrai mangiare cento ghiaccioli,” prescrive, appoggiandogli le mani sulle spalle. “Anzi, quarantuno! E poi dobbiamo andare in garage.”
Un accenno di sorriso tradisce la serietà nello sguardo di Tony.
“Il garage è parte della cura?”
Genere: Fluff, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Morgan Stark, Tony Stark/Iron Man
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Questa storia è stata scritta per la “Writeptember Challenge”, indetta dal gruppo Facebook Hurt/Comfort Italia, con i seguenti prompt del “Day 3”: “Non dirlo a nessuno!” e “Ricovero”.

 

 

 

L’aggiustacuori

Non se lo aspetta mai, quando gli capita.

A volte è qualcosa di specifico a scatenarlo – un ricordo casuale, stralci di conversazione, delle fotografie – ma in genere succede e basta.

Il respiro si mozza; i battiti impazziscono.

È un cuore bastardo, il suo: un sopravvissuto .

Ha rischiato d’incepparsi più volte, ma in momenti come quelli non lo diresti. Batte come un dannato e quasi lo sfida, sbeffeggiandolo per ricordargli che, ancora una volta, c’è qualcosa che non può aggiustare.

Il notiziario in televisione rincara la dose.

Tony cerca di spegnerla – la mano che trema  – ma quello che ha visto lo marca stretto e non molla la presa, nemmeno quando lo schermo torna nero: mani intrecciate di fronte a un monumento commemorativo; lanterne liberate in cielo e sguardi umidi che le inseguono;  persone che cercano di ricordare qualcuno senza scomporre l’equilibrio maldestro che hanno cercato di ricostruire nel corso degli ultimi anni.

Il telecomando cade a terra e Tony impreca a mezza voce – le dita che annaspano sui bottoni della camicia.

"Fai aaah!"

Una flash di luce lo sorprende dal basso, dando uno strattone al circuito di panico in cui è rimasto incastrato; una manina guantata, munita di torcia LED,  lo sta illuminando da sotto il tavolo.

“E tu da dove spunti?”

Tony fa del suo meglio per far rientrare il fiato corto, mentre si china per prendere in braccio la figlia.

“Cos’è, una nuova moda fare il riposino sotto i tavoli?”

Il cuore non accenna a smettere di martellargli nel petto, ma il contatto caldo con il corpicino di Morgan ha un effetto balsamico sui suoi nervi. Inspira più a fondo, sforzandosi di riprendere il controllo.

“Non faccio il riposino” ribatte Morgan, puntando nuovamente il guanto LED contro il viso del padre. “Ho un lavoro, io!”

Tony strizza gli occhi, ma la lascia fare.

“Un lavoro, eh?” commenta - un guizzo divertito a smussare la stanchezza sul suo viso.  Si abbandona sul divano con la bambina in braccio. “E quale sarebbe, di grazia? La torcia umana?”

“Na-ah!”

Morgan ride e scuote la testa.

“Sono un supereroe aggiusta cose,” spiega, chinando la testa per studiare meglio il volto del padre. “Ma aggiusto anche le persone... e i papà. E gli alpaca, come Gerald.”

“Sei piuttosto specializzata,” osserva Tony. “Quindi i papà non sono persone? Alla mamma divertirà saperlo. Se non altro, non rientro nella categoria degli alpaca.”

Morgan ride, ma non si lascia distrarre. Appoggia l’orecchio al petto del padre e resta in ascolto, le sopracciglia aggrottate e un’espressione concentrata.

“Il cuore ti batte velocissimo,” osserva, scuotendo la testa. “Forse ti serve una medicina. Vedi, questo?” chiede, mostrandogli il guanto. “Mi serve per capire come mai respiri strano. Dai, apri la bocca!”

Tony studia a lungo il viso di sua figlia, come gli capita di fare spesso.

“Sto alla grande, Maguna,” la rassicura, tornando a chiudere gli occhi per difendersi dalla luce del led.

Sospira, ma alla fine gliela dà vinta.

Morgan visita il suo paziente con minuzia, prima di annunciare il verdetto.

“Posso curarti, papuno, ma ci vorrà un po’,” confessa, con sguardo serioso, “ti devo ricore…ricorevare…”

“Wow…”

Tony fa una smorfia, fingendosi impressionato.

“Sono messo così male?”

Morgan arriccia il naso e ci pensa su un attimo.

“Non proprio tanto male, però ti devo coumunque rico… ricolevare.  E dovrai mangiare cento ghiaccioli,” prescrive,  appoggiandogli le mani sulle spalle. “Anzi, quarantuno! E poi dobbiamo andare in garage.”

Un accenno di sorriso tradisce la serietà nello sguardo di Tony.

“Il garage è parte della cura?”

Morgan fa spallucce.

“No, però mi piace quando mi ci porti,” commenta furbetta, allacciando le braccia al collo del padre. “Adesso andiamo a comprare i ghiaccioli?”

Il viso di Tony si rilassa; il respiro è tornato regolare.

“Sbaglio o la mamma aveva detto basta ai ghiaccioli per un po’?” osserva, dandole un bacio sulla fronte.

Morgan china la testa per nascondere un sorrisetto birichino – le mani occupate a giocherellare con il cordino della felpa.

“Sì, ma se ti servono per guarire…” si giustifica, tornando a stringersi nelle spalle.

Tony sospira in maniera drammatica, fingendo di soppesare la situazione.

“In tal caso non ci sono alternative,” osserva infine, posando la bambina a terra. “Urge un rifornimento di ghiaccioli. Fammi strada, dottoressa Maguna: ti copro le spalle nel  caso arrivi la mamma!”

Morgan ridacchia a mezza voce.

“Sì, ma tu non glielo dire!” sussurra, guidandolo fuori dal soggiorno – la manina guantata stretta in quella del padre.

Tony fa il segno di chiudersi le labbra con la cerniera.

“Bocca cucita.”

“Non dirlo a nessuno!”

“Nemmeno a Gerald?”

Morgan ridacchia ancora.

“Nemmeno a Gerald.”

Tony si lascia condurre in garage, sorridendo della camminata furtiva della figlia. Quando arrivano all’auto, il suo cuore ha ormai recuperato un incedere regolare.

“Ci sai fare come supereroe dottore, Maguna,” ammette, prendendola in braccio per sistemarla sul seggiolino.  “Mi hai rimesso in sesto.”

Si bussa sul petto e la bambina ci appoggia contro l’orecchio.

“Fammi sentire…” commenta, aggrottando seriosa le sopracciglia. “…sì, mi sembra tutto a posto!”

Il sorriso di Tony si fa più pronunciato.

“Sei un’aggiustacuori professionista,” si complimenta, scompigliandole i capelli. “Questo l’hai preso dalla mamma” aggiunge – la voce ammorbidita da una punta di tenerezza.

“Anche la mamma sa aggiustare i cuori?”

“La mamma è la regina degli aggiustacuori. Una volta ha perfino impedito che il mio si fermasse. È un tipo tosto, tua madre, che ti credi?”

Sorride al ricordo, permettendo a quel pensiero, e alla risata di sua figlia, di spazzargli via di dosso tutto il resto – almeno per un po’. Giusto il tempo di ricaricarsi.

 

È un cuore bastardo, il suo: un sopravvissuto. Ogni tanto fa le bizze e dà di matto, ribellandosi al suo controllo.

“Papuno?”

 

“Comandi, dottoressa Maguna!”

 

Ma con il tempo Tony ha trovato il modo di fregarlo.

 

“Sei sicuro che adesso stai bene? Sicuro sicuro?”

 

 

Gli è bastato trovare le persone giuste a cui affidarlo.

 

“Mai stato meglio, Maguna.”

 

Gli è sufficiente disinserire, almeno ogni tanto, il pilota automatico da supereroe per  permettere a qualcun altro di salvarlo.

 

“Mai stato meglio.”

«Mommy told me to come and save you.»

«Good job. I'm saved. »

Morgan & Tony. Avengers Endgame

 

 

Note Finali

 

Buongiorno a tutti! Probabilmente sono fuori tempo massimo perché Endgame è uscito nel 2019 e non so quante persone bazzichino ancora su questi lidi, ma ho iniziato ad appassionarmi all’MCU da poco e in questo periodo porto nel cuore queste due personcine; ci tenevo molto a provare a scrivere qualcosa.

Non scrivo praticamente nulla da almeno due anni e credo di non esserne più capace, ma la voglia di provarci era tanta e per una volta ho dato un calcetto alla tesi e ho deciso di buttare giù qualcosina. Non è un granché, e il tempo presente non mi convince un granchè, ma è uscita così, spero pian piano di migliorare.

Un’ultima nota: nella storia, Morgan chiama il papà “papuno”: è stupido, ma  una cosina prelevata dal folle head-canon che ho in testa e spero di riuscire a raccontarne le origini prima o poi in qualche racconto.

Grazie a chiunque abbia dedicato un po’ del suo tempo a leggere questa one-shot.

Un abbraccio!


 

 

   
 
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