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Autore: Soleil et lune    06/09/2021    0 recensioni
Shun ha da poco compiuto diciotto anni e si appresta ad affrontare l'ultimo anno di liceo. La sua vita povera di eventi, fatta di scuola e compiti, lo porta a sviluppare uno scarso interesse per ciò che gli accade intorno e le continue assenze del fratello contribuiscono a farlo sentire ancor più solo. Questa vita monotona viene però scossa dall'arrivo di Hyoga, un ragazzo più grande di Shun e cliente abituale nel bar in cui lavora per mantenersi. Hyoga è il cosidetto "ragazzaccio", è un motociclista, un amante dell'alcool e del fumo e la cui vita sregolata sembra essere per Shun la chiave per evadere da una vita noiosa e priva di stimoli.
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Andromeda Shun, Cygnus Hyoga, Dragon Shiryu, Pegasus Seiya, Phoenix Ikki
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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"Caro amico, per l'amor di Gesù astieniti dallo smuovere la polvere qui contenuta. Benedetto colui che custodisce queste pietre e maledetto colui che disturba le mie ossa".
Leggo queste parole dopo aver ricevuto un cenno della professoressa, è l'epitaffio sulla tomba di William Shakespeare, lei è innamorata di lui ed anche a me la letteratura inglese non dispiace, quindi queste ore spese con lei non sono pesanti, almeno per me. Al primo banco vedo Seiya e Asher che giocherellano con della carta, la prof se ne accorge e li fissa, poi dice: "Seiya, hai voglia di continuare?". Seiya sobbalza e prende il libro, poi comincia a leggere:"Che il mondo ignorante stimi pure Spencer e Chaucer. Io venererò il dolce Shakespeare, e in suo onore metterò Venere e Adone sotto il cuscino". La professoressa sorride, va in cattedra e scrive qualcosa sul registro, poi dice a Seiya:"La pagina è sbagliata, ti metto due per esserti distratto", lasciando il ragazzo moro nell'imbarazzo più totale, ma solo io lo capisco, perché Seiya non lascia trasparire nulla dal suo viso, ma dalle mani che fanno dei piccoli scatti. Amico mio, in questo non sei cambiato affatto.
Dopo la lezione esco dall'aula di Mrs. Jones diretto al mio armadietto, una volta che ci arrivo lo apro: è un armadietto un po' spoglio, ci sono per la maggior parte libri, alcuni appunti e delle fotografie, principalmente mie e di mio fratello. Ne prendo una tra le mani, da quando mio fratello è partito per l'Inghilterra le nostre chiamate si sono fatte sempre più rare, adesso infatti si limita a spedirmi delle cartoline, ed io come uno stupido che ancora non lo mando a stendere. 
"Hey Shun", mi sento chiamare da dietro lo sportello dell'armadietto, che richiudo dopo aver preso il libro di matematica. E' Leda, un altro mio amico, il giorno prima era con Seiya ma come al solito faccio finta di non vederlo, lui me l'ha chiesto quando è con loro. So che apparentemente è biasimevole, ma c'è una ragione: Leda non vuole che esca con loro siccome Seiya ormai è diventato un totale idiota e teme che possa convincermi ad uscire con loro. Leda è più grande di me, ma è stato bocciato, ecco perché frequenta ancora il liceo, ma in un certo senso si è involontariamente proposto come sostituto di mio fratello, è alquanto protettivo e vuole evitare che diventi un idiota come quelli della squadra di football. "Abbiamo matematica insieme, oggi pomeriggio non lavori, hai voglia di darmi una mano con questi dannati logaritmi? Non ci capisco niente", mi dice, ed io in risposta lo redarguisco: "Così come non capisci niente della Rivoluzione Americana, della storia dell'arte..." poi  lui, per tutta risposta,  mi tira una gomitata. Ci avviamo insieme verso la classe di matematica, non ci parliamo, lui sta al telefono ed io non lo disturbo, eppure sbircio un po' senza che mi noti: sta scrivendo ad una ragazza. In preda alla curiosità perdo il mio solito contegno e gli chiedo: "Chi è? Una nuova ragazza?", facendolo sobbalzare; in genere odia quando la gente lo spia al telefono, ma a me lo concede, e mi risponde, tra il riso e l'imbarazzo: "E' June Anderson", io allora lo guardo sorpreso e gli chiedo "Ti è andato di volta il cervello?! June  è la figlia del preside!-" ma lui mi tappa la bocca e mi dice che lo sa, e di non urlare. June Anderson è la figlia del preside ed è stata capo delle cheerleader fino all'anno scorso, poi dopo essere caduta ed essersi procurata una bella rottura fu costretta a lasciare il gruppo, come se ciò non bastasse suo padre, il preside Anderson, era davvero protettivo, probabilmente non riusciva ad accettare che la figlia avesse ormai diciotto anni. 
Sospiro, poi gli dico: "Se ci tieni tanto a farti espellere ti basta usare Seiya come un ariete e sfondare la porta del bagno delle ragazze", lui sorride grattandosi la nuca e da lì capisco che si, era innamorato, e non poco. Ripensandoci non ha tutti i torti, June ha tutte le carte in regola per diventare una donna di successo: è bella ed ha buoni voti, inoltre ha la fama della ragazza a modo siccome non era affatto interessata a feste e simili, inoltre nel fine settimana lavora da Starbucks anche se la sua famiglia non necessita di soldi siccome sono parecchio benestanti, insomma la figlia ideale; neanche a dirlo eccola, era insieme a Shunrei, una sua amica di origini asiatiche. Shunrei Kim invece era la versione più timida ed impacciata di June: Era bella, si, con ottimi voti - e manifestava un particolare interesse nelle materie scientifiche - ma era molto timida appunto e spesso faticava ad emergere, pur essendo un membro delle cheerleader. June e Shunrei scendono le scale continuando a parlare tra loro, mentre Shunrei non ci degna di uno sguardo June gira per un attimo lo sguardo verso Leda per poi sorridere e continuare a camminare come se niente fosse. Vedo Leda continuare a fissarla con le gote rosse e il cuore in subbuglio, poi gli do un colpetto in testa per farlo rinsavire. "Uhm...io..." dice imbarazzato, ma io lo anticipo "L'hai guardata come un pesce lesso, sei innamorato perso" e lui non può fare altro che darmi ragione, poi la campanella suona e noi andiamo in classe. 

L'ora di matematica è spaventosamente noiosa, i minuti sembrano non passare mai ed io sto prestando attenzione a tutto fuorché alle parole del docente. Improvvisamente guardo fuori, soffermandomi sul cielo azzurro, poi eccoli: due occhi azzurri dal taglio affilato, due occhi meravigliosi, ma non di un azzurro normale, ma del raffinato colore del ghiaccio. Non me ne accorgo neanche, ma inavvertitamente faccio cadere un libro dal banco, attirando l'attenzione su di me. "Tutto bene Shun?" mi chiede il professore con un sopracciglio alzato, ed io annuisco più volte raccogliendo il libro. 
 

Dopo la lezione, uscendo insieme a Leda, gli chiedo: "Senti, ieri ho visto che con voi c'era un ragazzo biondo con gli occhi azzurri", lui mi guarda ed annuisce, poi mi chiede: "Parli di Hyoga giusto?" ed io annuisco; Leda ci pensa un attimo, poi dice: "Non lo conosco benissimo, so però che non frequenta questa scuola. Più o meno ha ventun'anni, però non è il più vecchio della comitiva"
"Ah no?"
"No. Vedi, di recente la cerchia si è allargata, quelli che tu hai visto sono gli amici di Seiya del club di football ma due o tre venivano dall'università. Il più grande ha venticinque anni"
"Come mai un venticinquenne esce con dei ragazzi del liceo?" chiedo un po' stupito;
"E' un tipo strano, stravede per gli anime e i manga, tanto che ogni tanto utilizza frasi in giapponese, inoltre spende un sacco di tempo con le visual novel ed adora i manga yaoi".
Rimango un po' perplesso, è strano che Seiya e gli altri escano con un tipo del genere e soprattutto mi fa strano non averlo notato, quindi gli chiedo: "Era tra i presenti ieri?" e lui mi risponde che no, ieri non c'era, aveva detto che era uscito un impegno importante però poi alla fine, aprendo Discord - un'app di messaggistica che anche io avevo ma che usavo molto poco a causa del poco tempo disponibile - lo avevano visto online da PC a giocare a Genshin Impact, un gioco che ultimamente sta spopolando. Continuiamo a parlare un bel po', ma è evidente che Leda non sappia molto del biondo a cui piace il Manhattan. 
Per il momento quindi so che quel ragazzo si chiama Hyoga e che il suo drink preferito è il Manhattan, nient'altro. "Se ti interessa" mi dice Leda "so che la sua è una famiglia benestante, molto, suo padre è il proprietario della Earth Protection Society, un'azienda che si occupa di tecnologie eco-sostenibili, ma di recente si è unito a brutti giri.", poi fece una pausa "Questo è quello che so su di lui. E' un tipo estremamente silenzioso". 
Finite le lezioni Leda si ferma per dei corsi di recupero pomeridiani, io decido di tornare a casa intenzionato a finire i compiti prima dell'arrivo di Leda, conoscendolo  impiegheremo mezz'ora per svolgere un singolo esercizio. Uscendo fuori mi ritrovo di fronte al campo da calcio e li le vedo: le cheerleaders. Sono nel pieno del loro allenamento, stanno provando una coreografia che  useranno prima della partita che tra due settimane verrà giocata dalla squadra della nostra scuola contro quella di una scuola vicina. Non sono un'amante del calcio, lo so semplicemente per i poster appesi in giro per la scuola. Il mio sguardo cade immediatamente sulla ragazza in cima alla piramide umana: Saori Kido. Saori è il capitano delle cheerleaders, la sua famiglia è una delle più ricche di tutta Manhattan, infatti ogni volta che la si vede in giro indossa abiti firmati e ha sempre un rossetto di un colore diverso, tranne a scuola, dove in genere si mantiene comunque abbastanza sobria. Saori eseguiva movimenti puliti ed aggraziati, l'uniforme le stava da Dio e i lunghi capelli color lilla legati in una coda alta incorniciavano il suo volto alla perfezione in ogni singolo movimento mentre sul viso portava un filo di trucco; tutto questo però era solo mera apparenza. Non la conoscevo bene, non ci siamo mai rivolti la parola, so solo che, oltre ad essere il capo delle cheerleader, era la ragazza più popolare della scuola. Dopo un po' la coach annuncia che avrebbero fatto dieci minuti di pausa e le ragazze si disperdono. Saori è circondata dalle sue amiche, erano quattro ragazze: la tenace Shaina, l'insopportabile Esmeralda, la dolce Miho e Marin, che era la più intelligente del quartetto. Non mi guardano, non si accorgono nemmeno della mia presenza, continuano semplicemente a chiacchierare. Dopo un po' Marin si distacca da loro e rimangono solo in quattro. "Allora Miho", dice Saori "alla fine com'è andata con Seiya ieri notte? Voglio sapere i dettagli"; Miho arrossisce un sacco, poi comincia a raccontare con voce flebile: "Ieri è venuto a prendermi tra mezzanotte e l'una, sono sgattaiolata fuori da camera mia, poi sono salita sulla sua macchina. Mi ha accompagnato a bere qualcosa, poi siamo andati nel parcheggio vicino al supermercato e...beh...", poi tace, tutte hanno capito l'antifona. "Ma non mi dire..." dice Saori, lei ed Esmeralda ridacchiano di gusto mentre Shaina la guarda scioccata facendo ammutolire Saori ed Esmeralda. Shaina, che è parecchio alta rispetto alle altre, lancia loro uno sguardo infuocato, poi prende Miho da parte e si allontana mentre Saori ed Esmeralda si sbellicano dalle risate. Sospiro, poi mi giro e faccio per andarmene, ma Saori mi chiama per nome, facendomi girare. "Come mai sei venuto qui? Per caso sei fidanzato con una del gruppo?", "Niente affatto Saori", rispondo "passavo di qui per caso". Saori mi sorride elegantemente, aggiustandosi il lip-gloss sul labbro inferiore, poi mi dice: Seiya ha detto in giro che lavori al Call me Maragarita, è vero?", io annuisco, e lei mi dice: "Qualche volta potrei passare a trovarti, non voglio che tu mi faccia sconti, ma sono sicura che siccome ci lavori tu i cocktail saranno curati quanto i tuoi quaderni, Shun"; non so cosa dire, non capisco se ci stia provando con me o altro, quindi mi limito a mormorare un ringraziamento, dopo di che le saluto e me ne vado.

Finisco l'ultima frase di spagnolo e chiudo il quaderno, sono le sette e ho appena terminato di studiare, nel mio appartamento l'unica fonte di luce è l'abat-jour vicino alla scrivania che mi fa luce mentre studio, mentre il resto della casa è totalmente buio. Mi alzo e vado ad accendere la luce della stanza, poi chiudo le tende e nel farlo mi fermo ad osservare le luci della città, sembra quasi una foto di Tumblr, è tutto così poeticamente perfetto, ma anche tremendamente triste. Non so perché, ma quest'immagine spesso mi mette una grande malinconia addosso. Leda dovrebbe arrivare a breve, ma attualmente non ci penso più di tanto, poi mi dirigo verso il telefono fisso e sollevo la cornetta con la mano, mentre con l'altra digito un numero, poi porto la cornetta vicino all'orecchio. Il telefono dall'altra parte squilla, ogni secondo è un'agonia. "Risponde la segreteria telefonica di 3-", non lascio finire la voce, riattacco. Dopo pochi secondi me ne pento, forse potrei registrare un messaggio, quindi lo ricompongo e di nuovo comincia l'agonia, poi di nuovo non risponde nessuno ma stavolta aspetto il segnale acustico per registrare il messaggio. "Ikki...", dico semplicemente "richiamami appena puoi, è tanto che non ci sentiamo, magari potresti venire a Manhattan per qualche giorno, ne sarei molto felice", poi mi fermo un attimo e mormoro "mi manchi...ci sentiamo dopo", poi riattacco, ed ecco il citofono.

 

 

   
 
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