Capitolo 14 - Echoes of past
Voci…
tante voci… acqua salata sul mio viso e vento che mi accarezza delicatamente i
capelli.
Qualcosa
che mi solleva e mi attira a sé.
Erba bagnata nel mese di settembre.
Sensazione
di oggetto duro contro la mia fronte, oggetto duro e sottile, dalla punta
vagamente tonda.
Una bacchetta.
Luce
fiorita dietro le mie palpebre chiuse. Una lacerazione nel tessuto della mia
mente.
Poi più
nulla…
“Herm, Herm!!,
rispondi!!”.
“Il mio nome è Danny Ryan… sono il proprietario
del locale dove lavora Hermione…”.
“Spostatevi!!
Le togliete ossigeno!!”.
“Speriamo che questo
funzioni…”.
Parole come
gabbiani nel cielo… frecce bianche in un mare di azzurro che non riesco ad
afferrare.
Qualcosa
di morbido sotto la mia schiena, calore liquido che mi sfiora la pelle.
“E’ sperimentale, ma è la sola
soluzione…”
“Non ci credo che sia accaduto…”.
Calore
ovunque, fuoco sottile che mi avvolge, bruciandomi piano fino alle ossa.
“Mi
dispiace come sono andate le cose, davvero, Herm… ed è assurdo dirtelo così…
non riesco ancora a perdonarmi il male che ti ho fatto… per favore, ritorna…”.
Una mano
fresca sulla mia fronte, un’ombra di ricordo sulle mie labbra.
“Speravo che fosse passata, amore
mio… ma niente passa davvero… e mettere chilometri tra me e te, non cambia
nulla. So che devi sentirti
di vivere come meglio preferisci… ma per favore, prenditi cura di te stessa,
ora che io non posso più farlo…”.
Emergere
dalle acque nere, respirando a fatica. Un soffio di brezza sulla mia pelle.
“Adesso, bisogna solo cancellare i
ricordi dei Babbani…”.
“Inizio con Danny Ryan… dovrebbe
essere fuori da qualche parte…”.
“A Danny Ryan penso io…”.
Mi fanno
male gli occhi, tantissimo. Mamma mia, sono pesanti
come lastre di cemento. Perché non riesco ad aprirli?
Ma in
fondo che mi interessa, potrò dormire un po’ di più per una miserrima volta,
cavolo!
Fa
fresco, però, sento il soffiare di un vento freddo sulla pelle. Sotto le mie
palpebre chiuse intravedo una luce tenue ma decisa, e capto delle voci lontane
giungere da chissà dove. Mi rigiro meglio, cercando di riaddormentarmi,
raggomitolandomi a riccio nel tessuto leggero e liscio che indosso. Non faccio
in tempo, però, a riaddormentarmi che vengo colpita da una scossa di pensieri.
Vedere
una luce? Sentire delle voci? Avvertire un vento freddo?
Ma non
dovevo essere morta? E per quel poco che so, la morte è la mancanza delle
sensazioni… questo significa…
Che sono viva… oppure che la morte è davvero
strana… come faccio a capirlo?
Accidenti,
accidenti!!
Faticosamente
riapro gli occhi, le pupille che si richiudono subito per la troppa luce che
c’è nella stanza. Mi guardo distrattamente attorno, dopo aver sollevato il
busto ed essere scivolata ancora indietro a causa di un giramento di testa.
Serro gli occhi repentinamente, non c’è dubbio, sono nella mia stanza al Petite
Peste.
Ma come
ci sono finita qui?
Ricordo
solo che la ferita si era riaperta, ho chiesto aiuto a Malfoy… e lui… boh, lui
ha fatto qualcosa… ma cosa?? Ricordo solo il suo viso
vicino al mio, e poi??? Che diamine ha fatto?? E che
ci faccio qui??? Maledizione… ma sono trapassata o no,
poi?
Allungo
la mia mano verso il soffitto e mi sembra sempre quella solita, anche se il
braccio è coperto dalla manica di qualcosa di bianco e lucido. Mi guardo meglio
addosso, e distinguo nettamente che indosso qualcosa di diverso dal vestito
azzurro.
Un
pigiama di raso bianco, completo di casacca e pantaloni.
Devo
essere morta… decisamente… figuriamoci se io mi metto un pigiama del genere,
specialmente considerando che non me lo posso permettere. E considerando che il
raso mi ha sempre dato l’impressione di essere adatto solo alle
escort impenitenti.
No, no…
decisamente sono morta…
Anche
se… aggrotto le sopracciglia in posa riflessiva… in quale paradiso, gli angeli
se ne vanno in giro in pigiama di raso??? Non ho mai
visto una tale immagine in giro, d’accordo l’escatologia non è una scelta
esatta, e magari il raso è un tessuto paradisiaco,
che ne so… io non l’ho mai indossato… magari provoca meno allergie… ma
figuriamoci se gli angeli hanno allergie, non me li vedo che starnutiscono per
la presenza dei cumulonembi… e poi chi me l’ha detto che sono un angelo??
Magari questo è inferno, e il fatto che sia al Petite Peste ne può essere una
chiara prova!! Sicuramente ora vedo Malfoy che
attorciglia una coda enorme e mi spedisce al mio girone, e poi…
Un
attimo…
Stop!
Lo
sproloquiare è tipico di me. Tipico della mia mente. Che c’è ancora, quindi…
Sospiro, mi sa che sono viva.
Ma se
sono viva, esattamente… come faccio ad esserlo?
Ricordo
distintamente di essere stata abbastanza vicina alla morte… e allora, come? Tra
l’altro, non vedo maghi o streghe nelle vicinanze, e sono ancora al Petite
Peste. Sicuramente nessun babbano poteva salvarmi… accidenti!!
Cerco
ancora di sollevarmi seduta, ma la testa riprende a vorticarmi, quindi trovo
più intuitivo guardarmi l’addome alla ricerca della ferita piuttosto che
alzarmi per capire qualcosa. Scosto la maglia del pigiama, ma incontro solo la
pelle perfettamente rimarginata e integra.
Cosa
ancora più strana, non c’è nemmeno la cicatrice che avevo prima, un piccolo
segno rosso abbastanza lungo.
Questo
depone per la tesi che sono decisamente
morta.
La mia
tesi si smonta quattro secondi dopo, quando la porta si apre e vedo entrare due
persone. Con la vista annebbiata, dapprima, non riesco a riconoscerle, poi
metto a fuoco nella luce del sole e distinguo le sagome di Ginny ed Harry.
Lo
sguardo di Ginny, da triste e preoccupato che era, incontrando il mio, si
riempie di lacrime e diventa radioso. La guardo, senza capire, per poi fissare
Harry, che anche lui mi guarda abbastanza commosso.
Evidentemente mi davano abbastanza
morta…
Ginny,
in capo ad un secondo, mi corre incontro, abbracciandomi forte e lasciandomi
senza fiato, dice qualcosa ma non riesco a sentirla, la testa che ancora mi
pulsa da matti. Harry si ferma a breve distanza, sorridendo anche lui e
guardandomi dolcemente.
Quando
apro la bocca, sento la mia voce quasi metallica, non ero più abituata a
sentirla.
“Ginny,
non capisco… per favore, potresti parlare un po’ più piano…e soprattutto non
urlarmi nelle orecchie??!!” chiedo gentilmente
innervosita.
Lei si
stacca da me e si asciuga le lacrime con il palmo della mano, per poi dirmi
duramente: “Ci è mancato poco… la prossima volta, cerca di non avvicinarti così
tanto al concetto di defunta… perlomeno,
fino a quando io non sarò la signora Potter… dopo di te come testimone, ho
Lavanda in lizza… e non vorrei doverla scorticare sull’altare, insomma, il
viaggio di nozze è già prenotato…sarebbe un peccato passarlo ad Azkaban per lesioni aggravate!”.
Sorrido
leggermente alle sue parole, con un enorme sforzo mi sollevo seduta e freno il
giramento di testa, appoggiando la schiena contro la sponda del letto.
“Mi
dispiace…” rispondo contrita, accarezzandole leggermente la testa “Non so come
sia potuto succedere…”.
“E’
quello che ci chiediamo anche noi…” sorride sollevato Harry, sedendosi accanto
a Ginny. Se penso che potevo morire, rimanendo così
arrabbiata con lui, mi viene da piangere… abbasso lo sguardo e pigolo: “Credo
che vivere qui… insomma, tra i babbani…”.
“…
l’avevi rimosso?” completa Ginny, comprensiva, venendomi in aiuto.
Distolgo lo sguardo umido da lei, guardando la finestra, il
cielo azzurro che mi risponde infondendomi un vago senso di pace, e poi torno
cautamente a guardarli: “Qualcosa del genere, credo… ecco, brava… non
dimenticato, rimosso… mi vedevo troppo babbana per ricordarmi una cosa così…”,
sospiro, portandomi una ciocca di capelli dietro l’orecchio: “Ma non lo sono… e
questo ormai mi sembra evidente… “.
“Ed è un
peccato?” mi chiede Harry a bruciapelo, guardandomi quasi severamente.
Resto basita dalla schiettezza della sua domanda, ma poi
sorrido piano: “Sì e no… e tu, Harry, lo sai meglio di me. Hai vissuto con i babbani, no? Ed è una vita completamente diversa… non migliore, non peggiore…
solo diversa, ecco…”.
Harry annuisce, per poi sussurrare: “E vorresti tornare a
quella vita? Intendo a quella babbana?”.
“Vuoi la
verità?” bisbiglio piano, chiudendo gli occhi “A volte sarebbe bello… sarebbe
bello pensare ad un mondo dove Voldemort non è mai esistito… dove ogni cosa non
è da ricostruire… dove la mia vita, nel bene e nel male, è da inventare… non da
ricomporre, come tutto il resto… non è decisamente da me dirlo e lo capisco… ma
è la verità… sarebbe bello fuggire, ma è dannatamente evidente che non posso
farlo, in nessuna ragionevole maniera… la mia vita, il mio passato, la mia me stessa
più intima… mi verrebbero dietro senza pace…”.
Non ci
credo di essere stata così sincera con loro, la morte imminente mi ha fatto
bene, decisamente. Era da tempo che volevo dire queste cose, specie ad Harry,
volevo che capissero ma non trovavo né la forza né le parole. Ora sono uscite e
vedo i loro visi sconvolti quasi, mi scrutano con curiosità come a cercare nel
mio viso le tracce di quel tormento celato e nascosto.
So che
probabilmente li sto facendo del male, ma non è che prima, mentendo, gliene
facessi di meno… a questo punto meglio essere sincera. L’ho metabolizzato
nell’agonia? Probabilmente sì… che senso ha fingere di essere perfetta, se non
lo sono? E che senso ha non dare mai alle cose il loro nome? E perché non dire
quanto ho sofferto, almeno a loro due? Solo così, potrebbero capirmi… e se non
lo dicessi, non vedo perché dovrei aggiungere a quel dolore la sofferenza di
non essere compresa e di essere malgiudicata.
Ora che
ci penso… è davvero idiota…
“Davvero, Herm? Davvero sei stata così male?” mi chiede
sgomento Harry, avvicinandosi a me.
Annuisco senza allegria per poi aggiungere: “Non è colpa
vostra, davvero… non sono la tipica persona che se sta male chiede aiuto… o
anche se ne fa accorgere… quindi credo che sia normale che non ve ne siate
accorti…”, sorrido alle loro espressioni colpevoli: “… davvero, ragazzi su! Non ce l’ho con
voi…”.
“Immagino
che quindi la storia di Malfoy sia stata solo la goccia che ha fatto traboccare
il vaso?” mi chiede Harry preoccupato, sotto lo sguardo curioso ma comunque
silente di Ginny.
“Esattamente…”
mormoro piano, un nodo che mi impedisce di parlare normalmente “Aggiungi questo
al resto… Ron che si mette con Lavanda, la condanna, la disoccupazione… e poi
Dean che se ne va… non voglio autocommiserarmi, diciamo solo che non era
decisamente un buon momento per saperlo…”.
Sorrido,
mentre Ginny si stringe nelle spalle, poi mi dice timorosa: “Sono stati
entrambi qui, lo sai?”.
“Chi?” .
“Ron… e
Dean”.
La
guardo autenticamente scioccata, qualcosa che mi si spezza dentro con il
fragore di un maremoto… la prendo per un braccio, stringendola forte, la mia
voce che diventa più acuta mentre chiedo quasi disperata: “Anche Dean?”.
Lei mi
sorride e annuisce con il capo: “E’ stato qui, fino a quando ha saputo che eri
fuori pericolo… poi se n’è andato…”.
“L’avevi
avvisato tu?”.
Ginny
annuisce piano, poi dice: “Ce la siamo visti brutta…
diciamo che volevo che ti vedesse prima che…”, la sua voce si spezza e non
continua, mentre abbassa lo sguardo. Intuisco che sta per dire, prima che morissi… Harry le mette una
mano sulla spalla, sussurrando che adesso è tutto finito. Mi dispiace averli
fatto stare così male, mi ritrovo ancora ad abbassare gli occhi. Dean,
lui… era venuto a dirmi addio…
Di tutte
le voci che ho sentito nel dormiveglia dell’agonia, una mi raggiunge soffice e
morbida le orecchie, assieme al ricordo di un bacio leggero sulle mie labbra.
Era… lui… la mano che stringe la
maglia del pigiama convulsamente, mi ricordo che cosa mi ha detto, e fa un male
atroce. Che mi ama ancora. Che non mi ha
dimenticato… e mi ha chiesto di prendermi cura di me.
Una lacrima
solitaria, scende lungo la mia guancia, morendo contro il mio collo; me la
asciugo piano, smetterò mai di piangere per lui?
D’un
tratto, ho l’impulso di alzarmi dal letto, di correre per le strade e di
arrivare da lui… abbracciarlo forte e promettergli quel ti amo che non gli ho
mai detto. E che non so nemmeno adesso se lo penso, davvero. È la domanda da
migliaia di dollari che non riesco mai a sciogliere.
E le mie
membra, che tremavano dalla voglia di correre da lui, fremono per un po’ e poi
si rilassano contro quella consapevolezza.
Ancora
non si merita questo da me, un contratto sentimento a cui non so dare un nome.
E non
devo andare da lui, solo perché mi manca da morire. O solo perché nelle labbra
l’ombra lieve del suo calore mi ha raggiunto anche attraverso il miasma oscuro
della morte. Dovrei andare da lui, perché lo amo. E io non lo so, se è così.
Anzi… se
devo essere sincera, mi spezza il cuore che lui mi ami ancora.
Una
nuova lacrima, che fa compagnia alla prima e poi ad un paio di seguenti.
Dimenticati di me, Dean, piccolo
amore mio… vivi la tua vita come preferisci… e trova l’amore che io non ti ho
saputo dare.
Ginny mi abbraccia forte, sussurrandomi di non piangere, per
poi dirmi: “Lo sai che ti ama ancora, no? Potresti tornare da lui se lo
volessi…”.
Annuisco
contro la sua spalla, asciugandomi velocemente le lacrime, e poi fingo un
sorriso: “Lo so, Gin… ma davvero, credimi… va bene così…”, non riesco a dire
altro, le parole che mi muoiono in gola, soffocandomi i pensieri. Vorrei spiegarmi,
dire che penso sul serio, che non voglio più farlo soffrire. Ma non ne ho la
forza, davvero… e poi credo che Ginny capisca, infatti
acconsente solidale, e mi accarezza piano la schiena, mentre Harry guarda
altrove, evidentemente in imbarazzo dalle nostre chiacchiere femminili. Mi
viene da ridere, poi mi ricordo che mi ha detto che anche Ron è stato qui.
“Quindi
anche Ronald è stato qui?” chiedo senza allegria, cercando di cambiare pensieri
con un tono di voce neutro… la voce resta ancora astiosa, nonostante tutto,
nonostante la morte che ancora mi alita addosso, rabbiosa per esserle sfuggita.
È davvero più forte di me.
Stavolta è Harry a rispondere, mentre Ginny ride alla mia
faccia: “Sì, è stato qui fin quando ha potuto… o meglio fin quando Lavanda l’ha
voluto… ti stava vicino nel sonno, e
credo che ti abbia anche fatto delle scuse, o roba simile. L’ho sentito da
dietro la porta…”.
“Bravo,
origli!!” lo riprende Ginny.
Lui si
gratta la nuca timidamente, e mi ricorda il ragazzo di tanti anni fa di Hogwarts.
“Tipico
di lui…” commento acidamente “Per chiedermi scusa, doveva aspettare che fossi
quasi morta…”.
Harry
ride di cuore, forse rincuorato dalla mia espressione… la morte ha il vantaggio
di rendere il rancore polvere bruciata sul tuo respiro. E al momento, non
riesco nemmeno a pensare perché ce l’avessi tanto con Ron. Cioè me lo ricordo,
ovvio… e mi dà fastidio. Ma mi fa sorridere stranamente… come se non avesse più
importanza. Certo, resto acida e nervosa, ma ormai è
come se lo facessi per abitudine e per gioco.
Mi
diverte denigrarlo verbalmente, o sbuffare al pensiero di Lavanda.
Ma,
dentro… non so, sembra tutto evaporato. Oramai non mi interessa davvero più
nulla.
Ed è
doloroso, perché so che vuol dire che non mi importa più nemmeno della sua felicità.
In ogni caso, credo di preferirlo all’odio paralizzante che avevo fino a
qualche tempo fa.
Perlomeno…
è più riposante, ecco. Ci mettevo più
energia ad odiarlo.
“Inutile
dirti che anche nel suo caso, se volessi, te lo potresti riprendere…” aggiunge
Ginny con aria saputa, guardandomi di sottecchi, ovviamente fregandosene
altamente della seconda testimone in linea di successione. Ossia la cara LavLav.
Mi stringo nelle spalle, ancora, poi le rispondo con voce
dura, anche se non vorrei: “Gin, la cosa con Dean è diversa… io non posso permettere più al mio
egoismo di farlo soffrire. Al contempo non posso permettere più a
me stessa di soffrire per Ron… ora
basta…”.
Ginny
stavolta non annuisce, in fondo sto sempre parlando di suo fratello, e so anche
che senza troppe allusioni velate, lei ci ha sempre sperato che tornassimo
assieme. La vedo solo sospirare, ed ancora sono contenta di aver finalmente
detto anche questa verità. Piano, sento le barriere che avevo messo tra me e
loro due, crollare grazie alla mia ritrovata sincerità. Ed è bellissimo, perché
mi accoglie un dolce senso di serenità che non provavo da tempo. Se deve andare
così, sempre, allora anche il mese prossimo non prendo la pozione… un attimo,
presa dai miei soliti deliri romantici, mi sono dimenticata la cosa più
importante!! Ma io come faccio ad essere ancora viva??!!!
Alla mia
domanda assolutamente scioccata, Ginny cambia faccia di colpo. Oddio, mi sa di
aver capito… perché non me ne sono stata zitta? In pochi fuggevoli secondi,
Ginny Weasley diventa la personificazione umana di una Strillettera,
recuperando dagli anfratti del suo corredo cromosomico i geni della madre
Molly. Harry si appiattisce contro la parete, presagendo lo scoppio del
fortunale diretto nella mia direzione.
Evito di
riferire la sequela di urla e bestemmie che Ginny mi vomita addosso per non
aver preso la pozione, brandendo persino una spazzola presa dal mio comodino
come un’arma. Nell’ordine sono un’incosciente, una pazza criminale, una ragazza
con gravi disturbi comportamentali ed una che dovrebbe pensare di più alla sua
vita piuttosto che organizzare feste.
“Capito,
mamma!!” urlo quando mi consente di nuovo di aprire
bocca e si adagia contro la sua sedia, respirando affannosamente “Ma tanto per
sapere, come ho fatto a sopravvivere? Mi avevi detto che
sarei morta se non avessi preso la pozione…”.
“Ed era
così, razza di testa di rapa…!”, dopo gli altri gentili appellativi mi spiega
che hanno usato una pozione sperimentale, di sua invenzione, che non sapeva che
effetti poteva avere. Era stato un grosso rischio, ma era la sola maniera per
provare a salvarmi. La cura aveva funzionato, addirittura eliminando del tutto
la ferita. Il problema era che, essendo ricavata dal veleno del Basilisco
stesso, aveva avuto una recrudescenza che aveva rischiato seriamente di
uccidermi; insomma, ero stata in coma per quindici giorni.
Per
fortuna, il mio fisico aveva reagito adeguatamente e mi ero ripresa. Adesso non
avrei avuto nemmeno più la ferita.
Insomma,
avevo finito di assumere pozioni mensili e di preoccuparmi. Ero stata
decisamente fortunata.
Finalmente, anche l’ultima traccia
di Voldemort sparisce da me…
Non mi farà più del male…
Piango
ancora, piegandomi su me stessa, la fronte sulle mie ginocchia, grata al cielo
che, oltre a salvarmi, mi ha concesso di dimenticare finalmente questo incubo.
Dopo anni, davvero, per me… Tom Riddle è
morto.
Il
sollievo che si impadronisce di me, evapora in un attimo al ricordo vago e
confuso della serata che, adesso so, è lontana da me quindici giorni. Una fitta
al cuore, forte, intensa, da spaccare il fiato. Nel contorno di stelle di
quella notte, nel dolore diffuso che si spandeva come nebbia attorno a me,
nella disperazione della fine dei miei giorni che immaginavo vicina… in quel
ricordo straziante e straziato che adesso è alle mie spalle, pregno delle albe
e dei tramonti che vedrò ancora, una cosa si staglia nel velluto nero e cremisi
di quella notte.
Malfoy.
Ed è
urgenza sapere dov’è, quanto sappiano Seth e gli altri della mia condizione,
come mi abbiano coperto e se davvero l’abbiano fatto.
Io non
ricordo bene che sia successo, anzi… ricordo davvero poco. Ma una cosa ricordo
per certo… erba bagnata nel mese di
settembre… vicinissima a me, come se la potessi sfiorare ed inebriarmi di essa…
Sono certa
che mi abbia aiutato. E sono certa che si poteva mettere nei casini per questo.
Afferro
la manica della giacca di Ginny e sussurro: “Gli altri… i miei amici babbani…
che sanno di questa storia?”.
“Tranquilla,
Herm… sanno solo che hai avuto una forte febbre…” mi calma Ginny, sorridendo
“Abbiamo dovuto usare degli Incantesimi, ovviamente… ma purtroppo è stato
necessario…”.
“Capisco…”
mi mordo le labbra, per poi chiedere dispiaciuta: “E chi avete dovuto
incantare?”.
Ginny
conta sulle dita i nomi di Seth, quello
che non sta zitto un attimo, Summer, l’oca
giuliva che sbraitava sullo stato del suo vestito azzurro e Trey, quello che ci proverebbe anche con un palo
della luce, se fosse disponibile.
Sospiro, non ha risposto alla mia domanda.
E come potrebbe se non ho il
coraggio di farla?
Abbasso
gli occhi, torcendomi le mani in grembo, poi mi dò
mentalmente della stupida e sollevo gli occhi, decisa, puntandoli in quelli di
Harry.
Basta finzioni…
“Harry, come sta il mio capo? Come sta Danny?” chiedo senza preamboli, una
sensazione oscura di calore che si irradia per il mio viso. Oddio, sto
arrossendo… ma perché, poi?? Cerco di mantenere il mio
sguardo limpido, guardando Harry ed ignorando l’espressione curiosa di Ginny.
“Ci
tieni molto a lui, vero?” mi chiede Harry con un sorriso tra il triste e il
preoccupato, che poi si stempera quasi in divertimento.
Aggrotto
le sopracciglia con espressione confusa: “Io ci tengo al mio lavoro, mica a lui…”.
“A ok…”
fa Harry perplesso, con voce atona, mentre Ginny interviene: “Io ho nominato
quelli che ho incantato io… al tuo capo, con mio sommo dispiacere, ci ha
pensato Harry… è proprio un tipo interessante…”
conclude trasognata.
“Interessante?!!” scoppio a ridere, piegandomi letteralmente in due alla
faccia nervosa di Harry. Bè credo che dopo anni abbia capito che l’aggettivo interessante usato da Ginny nel
descrivere soggetti maschili, sia un palliativo giustificato dalla sua
presenza. Nel vocabolario Ginny Weasley- Inglese, l’aggettivo interessante trova la
seguente nomenclatura agg. che desta interesse. Utilizzato nei confronti di soggetti
maschili, in presenza di Harry James Potter. Sinonimi: affascinante, attraente,
seducente, sexy, erotico, provocante, eccitante, irresistibile, bonazzo, figo, etc…
Smetto
di ridere, ripensando che lo avrebbe incantato Harry. Sì, come no… come se
Malfoy subisce docilmente un Incantesimo di Memoria, o simili… specie se
comunque lui di me sa tutto…
Guardo
ancora Harry, preoccupata, e lui sorride: “Sta bene, Herm… basta sguardi
corrucciati…”. Il fatto che non mi fornisca altri particolari, invece, mi
inquieta ancora di più. Non me li immagino proprio quei due che parlano
tranquillamente in una stanza, disquisendo sul clima in continuo mutamento o
sulla teoria dell’anello mancante tra uomo e scimmia. Anzi, essendo due ragazzi
e soprattutto essendo sempre Draco Malfoy ed Harry Potter, è più probabile che
abbiano fatto i babbuini in crisi evolutiva e se ne siano date di santa
ragione. Ginny non mi sembra allarmata, quindi deduco che non sappia niente ed
Harry non sembra tumefatto… forse è stato Malfoy a prenderle? Sì, certo… come
se quello le prendesse davvero. Bah, nonostante tutto, nonostante che Harry sia
mio amico da anni e lo leggo in faccia, credo che sarà molto più sensato
osservare lo stato emotivo di Malfoy per intuire qualcosa. Tipo, non so… intuirò che è successo qualcosa se lo
vedo imprecare a ripetizione, spaccare la tazza del caffè a furia di mescolare
lo zucchero con il cucchiaino oppure menare calci alle sedie di mezza casa.
Sì, decisamente
meglio andare da Malfoy. Da qua, non tirerò fuori un ragno dal buco.
Giusto!! Avevo dimenticato qualcun altro… Seth e figuriamoci!! Il gazzettino del Petite Peste… se è successo qualcosa a
Danny, figuriamoci se lui non lo ha magicamente captato con le sue antenne.
Dopo, chiederò a lui… e chiederò anche come è finita la festa, non vorrei
averli lasciati nei guai. Ma soprattutto
farò bene a chiedere se Danny brama la mia morte per aver rischiato di
smascherarlo con la mia dimenticanza suicida.
Decisamente meglio andare da Seth, prima.
Insomma
sono appena scampata alla morte, non ho voglia di incontrare ancora
Ma a che
diamine penso!!! Accidenti a me!!
“HERM!!” mi urla Ginny nell’orecchio, strappandomi dalle mie
riflessioni metafisiche.
“EH!!!” urlo a mia volta, rintronandole le orecchie a mia volta,
mentre Harry ride come un pazzo.
“Hai
capito cosa ho detto???!!” mi tramortisce ancora lei
localmente, mi gratto il mento, negando con il capo.
“Ecco,
appunto… allora, noi andiamo dato che sei fuori pericolo… quindi pensi di
restare qui?”.
“Penso
di sì…”.
“Non sei
per nulla interessata a quel lavoro di cui ti dicevo allora?” mi chiede
affranta e speranzosa.
Al
momento, non so che rispondere. Tornare
nel mio mondo… in fondo, lo so che questo… il Petite Peste è solo una “vacanza”
dalla mia vera vita… mi sono detta che mi andava bene lavorare qui, perché,
in fondo, c’era sempre la condanna e io dovevo comunque trovarmi da mangiare in
qualche modo. Poi che la storia di Malfoy mi aveva messo in crisi e volevo
tempo per pensare.
Ma, alle
parole di Ginny su questo tipo di lavoro, capisco che queste due scuse non
reggono più.
Le ho
chiesto delucidazioni e lei entusiasta mi spiega che si tratta di un concorso
per uditore giudiziario al Wizengamot. Che come premesso non c’entra nulla con
gli Auror, anzi se facessi carriera, potrei persino arrivare ad intraprendere
delle cause nei loro confronti. Non sono vitali, perlomeno nei primi tempi,
delle competenze magiche, sarebbero necessarie solo se
facessi carriera. L’uditore, alla fine, è alla stregua di un segretario e
quindi molti Magonò tentano questa strada e io, al momento, sono loro pari. Nei
due anni della condanna, potrei assolvere a queste
funzioni, facendomi conoscere e apprezzare; terminata la pena, poi, è altamente
probabile che io diventi un membro effettivo.
Inoltre,
essendo stato proprio il Wizengamot ad aver pronunciato la mia condanna,
probabilmente essa sarebbe ridotta in virtù del fatto che io lavoro per loro.
Riprenderei i contatti con i miei amici, lavorerei ancora con Harry, dato che
lui è membro permanente del tribunale essendo il Ministro della Magia, potrei
punire gli assassini dei Malfoy senza tornare ad essere un’Auror. E come loro,
anche altri.
L’unico
problema, se mai per me lo fosse, commenta ridendo Ginny, è che l’esame è molto
difficile e dovrò studiare praticamente ogni legge del mondo magico. E che ci
sarà molta concorrenza.
Sorrido,
mentre lei ne parla ed Harry annuisce vigorosamente con il capo. Harry
ovviamente controbatte un po’ mentre dico che potrei punire anche gli assassini
di Lucius e Narcissa, ma poi aggiunge che a questo punto sa che non mi farà
cambiare idea, e che allora, se sarà ancora così importante per me, lui mi
sosterrà. Lo guardo con gli occhi umidi e annuisco, dicendo che ci penserò.
Con un
bacio per ognuna delle mie guance, i gesti e le parole cariche di speranza, si
congedano alla fine da me.
Harry
deve tornare al lavoro, che ha profondamente trascurato in questi quindici
giorni, ed è in ritardo per l’incontro con il nuovo direttore della Gringott.
Ginny deve ancora fare le valigie per andare a tenere una conferenza a
Beauxbatons sulle tecnologie babbane applicate nel mondo della Magia. Li saluto
con un gesto pigro della mano, che poi ricade sul lenzuolo bianco, non appena
la porta si richiude alle loro spalle.
Hanno
detto che andranno ad avvisare Seth, che dorme in camera sua, che finalmente mi
sono svegliata.
Quindi,
in definitiva, ho solo pochissimi secondi
per pensare…
La mia
mente, allo stadio attuale, è un mare in repentino moto ondoso. Penso a questa
proposta e capisco che effettivamente sarei una stupida a non provare questo
esame, penso ad Harry e Ginny e sono contenta di averli ritrovati, penso a Ron
e mi chiedo se sarò capace di accettare le sue scuse, penso a Dean e mi chiedo
che farò se dovessi capire che lo amo davvero, penso ai miei amici babbani e mi
chiedo come stiano, penso al mio futuro che al momento oscilla in due direzioni
opposte…
… e poi
l’onda lunga che sbatte contro la mia anima e la mia resistenza…
L’onda lunga che si chiama Draco
Malfoy.
Anche se
come sempre censuro i miei pensieri, essi si liberano dalle loro catene per
suggerirmi solo una cosa, ricorrente come la nenia di un carillon rotto. Voglio andare da lui… voglio vedere come
sta…
Anche se
probabilmente mi odia, perché ho messo in pericolo lui e Serenity. Voglio andare da lui… voglio vedere come
sta…
Anche se
probabilmente accetterò di fare questo concorso e non lo vedrò più. Voglio andare da lui… voglio vedere come sta…
Anche
se, nonostante tutto, io non capisco perché ho questa voglia di vederlo. Voglio andare da lui… voglio vedere come
sta…
Anche se
so che non sarà una passeggiata parlare con lui. Voglio andare da lui… voglio vedere come sta…
…
perché, in questo mare pieno di parole a cui non so trovare un nome, brilla
qualcosa di tremulo ed incerto.
Un
ricordo strappato alla mia agonia. A quella sera di cui non ricordo ormai quasi
più nulla.
Voglio andare da lui… voglio vedere
come sta… perché
l’unica cosa che ricordo, a parte il suo profumo, è una sola.
Hermione...
… ed è lui che chiama il mio nome…
Ed ecco a voi il 14 capitolo…!!
Oggi purtroppo sono di corsa quindi ringrazio tutti coloro che hanno recensito
lo scorso chappy, ben 11 persone!!
Un record e prometto ringraziamenti più profusi nel prossimo!!
Scusate… un grazie particolare va alla mamma di Fra Fri 95, incredibile che sia appassionata anche lei alla mia
storia, ne sono onorata!!! J E come
sempre un grazie speciale al mio forum e ai suoi utenti registrati che leggono
in anteprima il nuovo chappy!!
Grazie davvero… mi raccomando se volete anche voi darmi suggerimenti prima che
pubblichi il capitolo, leggendolo in esclusiva, oppure vedere le schede dei
personaggi e discutere sulla mia storia, registratevi nel mio forum http://havealittlefairytale.forumcommunity.net Siete tutti invitati!! Un bacio… Cassie