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Autore: Jericho XVIII    01/09/2009    2 recensioni
Era l'Arte che l'aveva plasmato in quello che era, e per l'Arte viveva; ciò di cui ancora non era a conoscenza era che sempre per l'Arte sarebbe morto.
Tributo a Deidara.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Deidara
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Come tutte le mie fic, questo piccolo tributo a Deidara è nato da un'immagine. Non una fanart: solamente questa visione di Deidara da solo in una stanza spoglia, mentre fuori piove. E' un personaggio complicato che adoro, e ho voluto analizzare la sua Arte; o meglio come la pensa lui dal mio punto di vista. Buona lettura!



"Era l'Arte che l'aveva plasmato in quello che era, e per l'Arte viveva; ciò di cui ancora non era a conoscenza era che sempre per l'Arte sarebbe morto."

Mouth Art

Deidara era sdraiato sul duro divano di pelle nel soggiorno di quella che sarebbe stata per qualche tempo la base temporanea dell'Akatsuki. Dovevano organizzarsi, trovare delle risorse e Pain aveva da sbrigare alcuni affari per arrivare al potere in quel paese umido e tetro. Nulla di tutto ciò avrebbe toccato i membri di Alba, che quindi sarebbero rimasti in ozio in quel palazzo abbandonato dove si erano da poco trasferiti. C'era chi si allenava, chi recuperava le forze e chi, come Deidara, se ne stava ad oziare senza una meta.
Tutto il suo bagaglio consisteva in uno scatolone bagnato abbandonato all'ingresso dell'appartamento. Qualche libro, dei vestiti, armi. Deidara non possedeva altro, né ne aveva bisogno.
Mosse lo sguardo dal soffitto ingiallito alle sue braccia rilassate. Scese con lo sguardo le linee definite dei muscoli, il gomito leggermente piegato e infine le mani, appoggiate delicatamente sullo stomaco.
Lentamente aprì il pugno e rivolse i palmi verso di sé. In mezzo alle mani, chiuse in una fessura che poteva benissimo essere scambiata per piega della pelle, c'erano due bocche dalle labbra rosate.
Deidara non era uno sciocco. Non sopravvalutava quel suo strano potere, ma neanche riusciva a farci l'abitudine. Ogni volta quegli strumenti che facevano parte di lui stesso lo stupivano, affascinandolo, rendendolo schiavo della loro creatività. E lui giocava con la sua Arte, la lusingava e la scherniva, si faceva servo e padrone dell'immaginazione che liberava ogni idea dalla sua mente così diversa dalle altre.
Con le dita sottili accarezzò la fenditura nella mano sinistra, che involontariamente si schiusero e scoprirono i denti bianchi e forti, la lingua rossa e molle che leccò la sua pelle chiara quasi con fame. Deidara socchiuse gli occhi e anche l'altra bocca si aprì. Poi tese le braccia e le alzò sopra il capo, immergendole nell'aria e godendo di quel sentimento di libertà che quel gesto gli faceva provare.
Silenziosamente si mise in piedi e si avvicinò alla finestra. Contro il vetro sottile ticchettava, come di consueto, una pioggia delicata ma fitta ed continua.
Rimase ad osservare l'esterno da un angolo della finestra, sbirciando le strade, il cielo, le statue scolpite nei palazzi imponenti. Come mite spettatore di un fenomeno raro e suggestivo, lui esitava, una volta tanto, ad intervenire in quell'insieme di logiche e conseguenze che non era mai riuscito a comprendere completamente.
Una sensazione improvvisa lo attraversò, lasciandolo senza fiato. Lui la conosceva bene; era uno spiraglio di luce sinistra che di tanto in tanto si infiltrava nella sua mente, colpendo per poi fuggire, lasciandolo ogni volta sorpreso e, in un certo modo, beato.
Spalancò con lentezza la finestra, accogliendo senza rabbrividire l'umido gelo che lo avvolse entrando nella stanza. Piegandosi all'istinto si posizionò in modo da vedere tutto ciò che c'era oltre la finestra, e studiò docilmente il mondo esterno con gli occhi azzurro cielo turbati e concentrati.
La percepì ancora.
Quella bizzarra convinzione che tutto intorno a lui il mondo fosse un'opera d'Arte raffinata ma ancora grezza, come se potesse solamente diventare perfetto. Come se le nuvole grigie, l'acqua delle pozzanghere sulle strade, le dure pietre delle montagne ed il loro stesso profilo fossero parte di un materiale messo a disposizione per chi come lui era in grado di esprimersi nel loro linguaggio - quello della perfezione. In quei momenti si sentiva davvero completo, un mastro nel suo mestiere, nel suo far intendere al mondo ciò che solo le sue orecchie potevano udire. Lui, Deidara, era il traduttore dell'Arte più pura ed eccelsa per conto degli stolti umani inconsci di ciò che li circonda, ma soprattutto per se stesso. Quando creava, era il mondo a fornirgli la materia, l'ispirazione, la libertà di agire; erano le meraviglie di tutta l'esistenza a porgergli gli ingredienti, ma alla fine era lui il cuoco dotato degli strumenti e dell'inventiva che rendeva tutto al massimo, portandolo all'apice della sua magnificenza; era in quelle esplosioni a cui dava vita con le sue creazioni ad esprimere, in quel millesimo di secondo all'estremità più ultima dell'esistenza, che l'Arte, unica ed immortale, si rivelava agli occhi degli spettatori.
I suoi occhi brillavano saturi di bellezza e perfezioni, congelati nell'incanto della sua Arte, e riuscivano a vedere il vero aspetto della natura, degli uomini, degli oggetti. Deidara vedeva il vero potenziale delle cose e le trasformava, catturando l'Arte ed imprigionandola dentro di loro, facendola scappare esplodendo dalla sua gabbia materiale perché si mostrasse nella sua natura più concreta ed apprezzabile. Lui era il vero cacciatore della beltà, il maestro della vita nel suo reale splendore, colui che tramutava la semplice argilla in Arte pura tramite la semplice creatività. L'Arte gli aveva aperto gli occhi sul mondo, e dell'Arte lui aveva fatto la sua ragione di vita.
Si sporse dalla finestra e pose le braccia ad accarezzare la pioggia. Con i palmi delle mani rivolti all'insù assaggiò quelle gocce fredde e cristalline, inebriandosi dell'odore umido di bagnato e gustandosi la consistenza dell'acqua, studiandone la natura.
Socchiuse gli occhi ed inspirò. Sì, in fondo anche la pioggia aveva un sapore particolare che gli ricordava l'Arte.






Grazie per l'attenzione ùu Ora un piccolo contenuto speciale. Gli appunti!
Titolo alternativo (scartato dopo una attenta riflessione) Seghe mentali di un artista schizofrenico


See ya!

Jér

  
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