SONO
SCOMPARSA, LO SO. Sono imperdonabile, la parte peggiore e che non sono
sicura
di sapere quando ritornerò. Però, ecco, alla
fine, un po’ arrancando ho scritto
questo capitolo, ed ho pensato di postarlo. Onestamente ne sono
abbastanza “scontenta”
ma non riuscivo a fare di meglio.
Scusate.
Ringrazio tutti coloro che leggo/seguono/ricordando/preferiscono e chi
recensisce.
G R A Z I E.
Buona Lettura
RLandH
PS – Ecco a voi una Mochi selvatica con indosso
l’uniforme (brutterrima) della
scuola frequentata da lei e Deku:
https://www.deviantart.com/rlandh/art/Kamechugi-Mochi-892730055?ga_submit_new=10%3A1632393529
Oh,
be, gli amici ficcanaso sono compresi nel prezzo a quanto pare
No.
Si.
No.
Si.
“Tutto bene, Baku-bro?” aveva provato a chiedere
Kirishima, con una
certa curiosità nel viso, abbandonato
gli esercizi.
“Ci siamo baciati” aveva dichiarato, avevano
taciuto su come era andato
l’appuntamento per tre giorni; aveva visto chiaramente
scintillare la curiosità
negli occhi dei suoi amici, ma avevano tutti taciuto, in particolare in
presenza di Cuffiette
– Jirou, doveva
ricordarsi di chiamarlo così – e
le sue
occhiatacce.
Katsuki era stato immensamente grato, non era ancora pronto ad
elaborare per
bene tutte le informazioni.
Il bacio.
Le paturnie di Deku.
Il bacio.
I rimproveri di sua madre.
Il bacio.
Fare ammissione di responsabilità.
Il bacio.
“Sono contento Baku-bro!” aveva esclamato
Kirishima, prima di aggrottare le
sopracciglia scure, “Non
devo?” aveva chiesto poi, confuso.
Katsuki lo aveva guardato, anche se non poteva vedersi era certo che il
suo
sguardo fosse il medesimo di un cervo che guardava i fanali di una
macchina –
cioè come Deku.
“Si” aveva detto poco convinto.
Erano stati tre giorni di assoluta incapacità di processare
le informazione e
messaggi di Deku.
Alcuni innocentissimi messaggi.
Altri quasi logorroici – una volta Katsuki aveva ricevuto un
messaggio di testo
che conteneva duemila battute non contando gli spazi.
… ma altri.
Oh, uno in particolare della sera prima lo aveva tenuto sveglio, con
gli occhi
spalancati verso il soffitto e la tentazione di infilare una mano nelle
sue
mutande – tristemente certo che se non l’avesse
fatto in quel momento lo
avrebbe fatto comunque il mattino dopo.
Ecco, quella era una cosa che proprio non poteva far funzionare, due
immagine
che non riusciva a coordinare.
Deku.
L’Inutile Deku che lo seguiva ovunque, con gli occhi grandi,
la lingua
sbrigliata e l’attitudine da nerd (che quasi rasentava lo
stalkeraggio – e
ovviamente Katsuki non aveva passato gli ultimi tre giorni a pensare
che stories
fare su Nowgram, per essere conteggiato nel FantaHero) al satiro
infoiato.
Inconciliabile.
Capelli-di-merda lo aveva guardato con sospetto.
“Non lo so” aveva detto alla fine.
Kirishima non aveva distolto lo sguardo, aspettando di porre un
ulteriore
interrogativo, ma rispettoso della promessa fatta non aveva fatto
domande.
“Mi ha chiesto di scopare, non so se voglio rompergli la
faccia o il culo”
aveva dichiarato.
Kirishima si era lasciato sfuggire una risata, “Questa
è stata divertente”
aveva considerato.
“Penso soffra di satiarsi o qualche
merdata simile” aveva dichiarato
Katsuki.
Sicuramente il sentirsi rifiutto dall’intera razza umana per
tutta la vita, in
particolare con un carico da novanta aggiunto da Bakugo, al punto tale
da
essersi convinto di essere inutile.
Cento punti a Katsuki.
Ha spezzato Deku!
Inoltre,
se ricordava ciò che quel
Nerd di merda aveva detto - Sono praticamente bravo solo in questo ma
non è
possibile che basti ad uno come te – a Katsuki venivano i
peli ritti sulla
schiena.
Tutto di Deku urlava problemi – di cui era
l’artefice.
Il suo piccolo capolavoro.
Non c’era da stupirsi, tutto quello che Katsuki toccava
esplodeva
letteralmente.
“E tu che hai fatto?” aveva chiesto Kirishima,
“Niente, cazzone-vagante!” aveva
ribattuto Katsuki, “Ero al mare, rischiavo di diventare una
cazzo di cotoletta,
altrimenti che dovevo fare lo invitavo a casa mia? Come lo passavo il
vaglio di
quella stregaccia di mi madre?” aveva
chiesto retorico.
“Anche i dormitori credo siano off-limits” aveva
valutato Capelli-di-merda, “Ma
non parleremo di questo” aveva dichiarato subito Katsuki.
Kirishima aveva preso un respiro, “Sono vergine anche io,
Baku-bro” aveva
detto.
“Ma chi cazzo te lo ha detto che sono vergine?”
aveva strepitato Katsuki.
Gli sguardi degli studenti bibliotecari, in particolare da parte del
responsabile, un ragazzo del terzo anno degli studi-noiosi.
A Katsuki e le altre piattole era stato concesso di nuovo
l’ingresso in
biblioteca, solo sotto stretta sorveglianza.
Non che un insetto-stecco come quello potesse fermarlo.
Capelli-di-merda non aveva perso il suo sorriso seghettato da
faccia-di-culo,
“Perché non lo sei?” aveva chiesto.
“Non ho mai avuto tempo per queste stronzate, non
perché sono uno sfigato come
te” aveva ammesso poi Katsuki, certo che le sue guance
avessero raggiunto un
colore simile al pomodoro.
“La sincerità è molto virile
Baku-bro” aveva dichiarato Kirishima.
Jirou gli aveva raggiunti, con il viso ieratico – che di
norma voleva dire che
era arrabbiata – e seguita dalla ragazza-rana e da Mineta,
sconsolato.
“Possiamo sederci?” aveva chiesto Jirou, cercando
di sembrare gentile, “Se dico
no, vai in un altro tavolo?” aveva chiesto Katsuki, annoiato.
“Ovviamente no” aveva risposto Jirou facendo
strisciare la sedia per
accomodarsi, imitata dagli altri due.
Katsuki aveva sbuffato, “Che cazzo lo chiedi a fare,
allora?” aveva domandato
retorico.
Jirou aveva sorriso con un certo divertimento, prima di recuperare i
suoi
quaderni.
Doveva dire che in quel momento non la odiava particolarmente, almeno
lei,
specie quando era riuscita a mettere in modalità silenziosa
gli altri – voleva
sapere anche come aveva fatto, ma non si sarebbe mai abbassato a
chiederlo.
“Così …” aveva cominciato
Jirou.
“Non ti parlerò di Deku” aveva
dichiarato subito Katsuki, perentorio.
Altra occhiataccia dall’Insetto-Stecco.
Jirou aveva trattenuto una risata.
La ragazza-rana aveva spalancato gli occhi stranamente interessata,
Mineta
aveva provato a dire qualcosa ma si era guadagnata un buffetto da
Cuffiette.
“In realtà …” aveva
cominciato lei, facendo la finta-tonta, “Volevo sapere
…
Puoi spiegarmi come si risolve l’esercizio
quindici?” aveva chiesto subito.
“Quattrocchi non poteva?” aveva abbaiato Katsuki.
“No” aveva risposto per le Tsuyu.
“Che seccature di merda che siete. Passami il
quaderno” aveva dichiarato
Katsuki.
“Quindi
è
meglio il blu pavone o il blu notte?” aveva chiesto Mina.
“Non hai delle amiche femmine per questo?” aveva
domandato Sero confuso davanti
le due boccette di smalto che Occhi-da-Procione stava facendo oscillare
davanti
alla sua faccia.
Katsuki aveva cercato di ignorarli mentre cercava di affettare le
carote con
quanta più precisione possibile.
Stava seguendo fedelmente la ricetta della Sorella Maggiore di
Mezza-Elsa.
L’ultimo fine settimana Mezzo-e-Mezzo era tornato a casa,
costretto
probabilmente dagli inviti multipli di suo padre ed aveva riportato del
cibo
‘avanzato’.
Differentemente da suo fratello, la Signorina Todoroki aveva qualche
utilità
nella vita.
Così Katsuki si era frustrato per chiedere a
Mezzo-E-Mezzo-di-cui-Deku-aveva-fatto-una-proiezione di avere la
ricetta da sua
sorella.
Cucinare aiutava sempre Katsuki.
Quando cucinava doveva pensare a quello, alla ricetta, che andava
seguita
pedissequamente, gli ingredienti selezionati con cura.
I passaggi.
Quando cucinava non doveva pensare …
Non doveva pensare alla scuola.
Ad All Might.
A Deku.
Al fatto che fosse una disgrazia.
Al fatto che Deku volesse scopare e non solo scopare.
E che era una settimana che si mandavano messaggini.
Innocui. Circa.
Ormai Katsuki non era più sicuro di poter associare
l’innocenza a Deku, leggeva
metà dei messaggi dissidiato in parte dal terrore che ci
fosse un sottotesto
erotico che non riusciva a comprendere e in parte
dall’atavico desiderio che ci
fosse sul serio.
Si sarebbero rivisti alla fine della ronda di Katsuki con Burning,
l’AU non era
molto felice di averlo in giro di notte incustodito, infondo avevano
creato la
norma specifica dei dormitori proprio per causa sua. Non sarebbe potuto
rimanere a dormire dai suoi genitori, ma poteva ritagliarsi del tempo
per una
cena.
Comunque anche sua madre non impazziva dalla voglia di averlo troppo in
giro,
sebbene quando era a casa, Katsuki tirava a lucido tutta
l’abitazione.
Anche pulire lo aiutava a non pensare.
La vibrazione sul suo cellulare lo aveva avvertito
dell’arrivo di un messaggio.
Dopo.
Prima doveva finire di tagliare le carote.
Kaminari
si era avvicinato quatto al suo fianco, “Le patate sono
ancora in forno” aveva
dichiarato Katsuki, mostrando verso di lui le verdure, “Ed
ascoltami Pichacku,
le ho contate, se manca anche solo mezza patata sei morto. Pure se le
ruba
Hagakure, io ucciderò te” aveva dichiarato Katsuki.
Tanto lo avrebbe dovuto uccidere comunque.
Pikachu lo aveva guardato con la stessa espressione indignata di un
commediante, prima di girare lo schermo verso di lui.
“Volevo solo mostrarti questo!” aveva dichiarato
subito, con ancora addosso un certo
melodramma.
Era una di quelle storie in diretta – o qualche roba simile
– di Nowgrom dal
profilo di una tale Pink_Buble, che Katsuki scommetteva fosse la
fottutissima
Principessa GommaRosa amica di Deku.
Eccola, infatti, con la risata in falsetto ed i capelli pervinca
apparire nello
schermo, assieme al ragazzo alto che aveva fatto le medie con loro
– proprio un
extra di cui non riusciva a ricordare il nome – mentre
ciancicava qualcosa ai
suoi spettatori.
“Non si capisce un cazzo!” aveva dichiarato
Katsuki, tornando a guardare le sue
carote, decisamente più interessato.
Il suo amico non aveva perso smalto avendoli messo sotto al naso di
nuovo il
cellulare, forse desideroso di vederlo esplodere come un fuoco
d’artificio in
America il Quattro di Luglio.
La Principessa Gomma Rosa aveva girato la visione delle schermo, ma le
sue mani
erano ancora piuttosto tremolanti, dando una visione degna di una barca
in
maremoto.
Katsuki aveva distinto il cielo buio, il rumore del mare invernale,
sotto le
urla isteriche della ragazzina, ed una spiaggia.
La spiaggia.
Qualcuno che non conosceva insieme all’amico di Deku con la
Faccia-da-Culo
stavano facendo gli scemi davanti alla telecamera.
Però Katsuki aveva visto chiaramente ciò che
Pikachu voleva fargli vedere:
Deku.
Indossava ancora l’impermeabile giallo da piccolo Giorgie,
seduto in disparte
dalla telecamera, qualcosa in mano, che parlava fitto fitto con un
ragazzo.
Si vedevano a malapena dietro le movenze imbarazzati di Faccia-di-culo
ma sì,
era decisamente Deku.
Katsuki aveva preso il telefono.
“Chi è quello?” aveva chiesto subito.
Il suo tono troppo alto, seguito dalla risata soddisfatta da gatto del
Cheshire
di Pickachu, aveva attirato come una falena sulla fiamma anche Mina e
Sero.
Lei aveva indossato lo smalto blu pavone – male, primo
perché in quel momento
odorava di smalto appena passato, nell’olimpo dei miasmi
olfattivi secondo
Katsuki era un discreto argento e secondo perché il blu
notte le sarebbe stato
meglio.
“Non posso crederci che stai ancora stalkerizzando il profilo
di Mochi.
Kaminari sei una delusione” aveva dichiarato subito
Occhi-da-Procione, sfilando
il telefono dalle mani di Katsuki, proprio mentre Scemo e
Più-Scemo
scomparivano dalla visione di Katsuki, sostituti da Principessa Gomma
Rosa.
“Ma no, ho capito che non va, ho solo, ecco … la
seguo ancora, per Bakugo
ovviamente” aveva dichiarato subito Kaminari sollevando le
mani in segno di
resa.
Sero aveva preso il telefono da Mina, che aveva aperto il suo,
“Okay,
aspettiamo che ricompaia, io cerco tra le foto che Mochi ha
postato” aveva
dichiarato Occhi-da-Procione.
“E poi lo stalker sarei io?” aveva dichiarato
Pikachu, “Sì, noi lo facciamo sul
serio per questo tonto qui” aveva dichiarato
Occhi-Da-Procione con un bel
sorriso soddisfatto.
“Stronza” le aveva dato dietro Katsuki,
così per rimettere a posto il cosmo.
“Ma poi Cuffiette non vi aveva proibito di ficcanasare negli
affari miei?”
aveva ringhiato lui. Mina aveva sorriso, in quella maniera storta e
parecchio
soddisfatta che aveva quando sapeva di aver preso un punto vivo,
“Questo
Kacchan” aveva cominciato lei, ripetendo quel soprannome che
non poteva usare, “Quando
puoi cavartela da solo” e nel dirlo aveva anche strizzato un
occhio.
Che assurdità, Katsuki poteva sempre cavarsela da solo
– tranne a Kamino – ma Deku
non era Kamino.
Faccia-tonda
si era avvicinata calma, “Katsuki, hai finito con le
carote?” aveva chiesto,
ingenuamente.
“Ti pare che abbia finito? Se ho finito, fatti prestare gli
occhiali dal tuo
fidanzato di merda” aveva risposto Katsuki.
Kaminari-infame aveva recuperato il tagliere con tre carote e mezzo
tagliate a
rondelle e l’aveva passato ad Ochako.
“Meglio se finisce lei Kacchan” aveva ghignato Mina.
Katsuki gli avrebbe fatti esplodere tutti.
Tutti.
Prima che potesse espletarlo, Sero aveva urlato: “Eccoli
di nuovo!”
Katsuki aveva provato a prendere il telefono, ma Mina lo aveva
schiaffeggiato
sulla mano, precisando che così non vedeva.
Guance-tonde era rimasta lì ferma ad osservarli,
“Uhhh … è per quel ragazzo
carino che piace a Bakugo?” aveva chiesto subito.
“Di una cosa del genere di nuovo e ti uccido, ti resuscito e
ti uccido” aveva
strillato Katsuki.
Doveva aver perso gran parte del suo fascino letale, perché
Ochako si era fatta
scivolare la minaccia come acqua addosso – e pensare che
Katsuki l’aveva
gonfiata come una pignatta durante il festival e tutti gli avevano dato
contro
perché non l’aveva trattata con i guanti fi
velluto.
Sarebbero stati eroi, nessuno avrebbe affrontato Guance-Tonde pensando
di darle
un trattamento speciale perché donna e poi insomma la
ragazza sapeva menare –
no, Katsuki non le avrebbe mai fatto un complimento.
“Credo abbia fatto l’esame di selezione con noi,
sapete?” aveva chiesto
retorica quella.
Ovviamente Katsuki lo sapeva.
Era stato irritato che un inutile scherzo della natura come Deku avesse
osato
presentarsi – oh, sì, provava forte disgusto per
se stesso se ripensava ai
sentimenti che aveva provato – ed aveva goduto quando lo
aveva visto a terra,
meno quando lo avevano dovuto portare all’ospedale per le
fratture.
Dovrei andarlo a trovare, aveva pensato, ma non era
mai andato.
“Sì” aveva risposto a denti stretti a
Ochako.
Quella non si era ancora allontanata, con ancora il tagliere con le
carote in
mano, “Mi ha salvato la vita, credo. Mi è
dispiaciuto che non sia stato preso,
non aveva un quirk, okay, ma sicuramente l’indole da eroe,
si” aveva dichiarato
faccia-tonda.
Oh, cielo, aveva scoperto l’acqua calda!
“Ma non hai da fare qualcosa con quelle carote, tipo
ficcartele dove sai tu?”
aveva chiesto retorico Katsuki. Ochako aveva sorriso, quasi
soddisfatta, “Sei
diventato molto più elegante, Bakugo, bravo” aveva
valutato lei.
“Strozzati con il cazzo del quattrocchi la prossima volta che
gli fai un
pompino” aveva rimarcato lui. Faccia-tonda lo aveva guardato
per un secondo
scandalizzata, poi si era ricomposta, “Probabilmente
succederà. Iida è ben
dotato[1]”
aveva rimarcato.
Kaminari aveva sgranato gli occhi, “Oh mio dio voglio sapere
e
contemporaneamente voglio strapparmi le orecchie” aveva
strillato.
“Se Bakugo ha finito con la misoginia e lo slutshaming
e Kaminari con
l’essere un porco” aveva richiamato la loro
attenzione Mina.
“Mica le ho dato della troia[2]!”
si era difeso Katsuki. “Voler
immaginare due persone attraenti fare sesso non è sinonimo
di essere depravati,
credo” aveva provato Kaminari. Faccia-da-Scotch aveva riso di
loro con troppo
divertimento.
“Ho trovato il tipo” Occhi-da-Procione aveva
zittito entrambi, mostrando con
orgoglio il profilo di Nowgram dello sconosciuto.
LordRifkin[3].
Che nome di merda.
Quella
sera Katsuki si era addormentato alle nove e trenta, ben
un’ora e mezza
rispetto il suo perfetto regime, aveva lasciato bruciare le patate e la
ricetta
di Anna-di-Arendelle[4]
era stata rovinata dalla
sua incapacità di non pensare a LordRifkin – che
nome orribile, era poi?.
Era una cosa assurda.
Deku stava parlando semplicemente con un tizio che era probabilmente
suo
compagno di classe, come faceva, purtroppo lui, tutti i giorni.
LordRifkin aveva abbastanza decenza da non avere il suo vero nome su
Nowgram,
aveva un numero vertiginosamente alto di seguaci e seguiva pochissime
persone –
sì, tra queste c’era Deku. Aveva una trentina di
foto sul profilo, la metà era
di lui a kendo, buona parte di suo selfie – per Katsuki era
un cesso a pedali,
ma le sue compagne di classe impiccione avevano detto fosse carino
– e qualche
foto da finto fotografo-da-strapazzo contornante con qualche frase
filosofica,
assolutamente estemporanea, probabilmente presa dopo aver cercato su
internet
‘Aforismo Poetici’ – come faceva Kaminari.
Due foto contornante da stucchevoli sentenze erano due degli stessi
panorami
immortalati da Deku, sebbene in mesi completamente differenti.
Uno era uno dei profili della città, fatto da un punto
abbastanza alto, un
tetto – forse quello della loro scuola.
‘Salta giù dal tetto’
Katsuki aveva stracciato via quel pensiero di forza dalla sua mente.
L’altra foto era quella fottuta spiaggia,
l’angolazione era pressoché quella
che aveva fatto Deku, ma la sabbia era coperta di neve ed anche il mare
pareva
bianco.
La stessa spiaggia dove lui e Deku si erano baciati e dove la loro
compagnia di
nerd sfigati stava sprecando la serata – ma poi erano nel
mezzo della
settimana, non avevano scuola il giorno dopo? Che relitto di scuola
era? –
probabilmente era solo un posto molto frequentato dalla compagnia.
Anche Deku
l’aveva detto.
Avevano anche le chiavi della malga – dove avevano limonato
pesantemente,
Katsuki aveva ancora il ricordo di un erezione che stava ignorando e
che Deku,
dopo varie proposte, aveva lasciato perdere – rubate alla
sorella di qualche
extra, o una storia simile.
Katsuki si impose di calmarsi, si stava facendo prendere dalla paranoia
per
nulla.
Certo Deku aveva mipiaciato molti post di
LordRifkin, come scommetteva
aveva fatto per Faccia-Da-Culo – sì lo aveva
fatto, Katsuki aveva controllato –
ma non c’erano foto assieme o commenti, o altro.
Lord Rifkin aveva mipiaciato forse la
metà delle scarse foto di Deku,
che di per sé erano già esigue (ed aveva
accuratamente saltato quella con
mezzo-e-mezzo al Sit-In).
Anche nel peggio di se, Katsuki doveva riconoscere in se stesso una
scrupolosità maniacale.
Doveva calmarsi. Kami! Il mondo doveva essersi rovesciati, si erano
invertiti i
poli magnetici, era lui lo stalker di Deku, in quel momento.
Che fine infame che aveva fatto!
Orami
rasserenato
– o costretto a rasserenarsi da se stesso –
intenzionato a rimettersi in riga
aveva raggiunto il cellulare, non aveva ancora visto chi gli aveva
scritto.
Era Deku.
Gli aveva mandato un paio di messaggi.
Uno era troppo lungo da leggere, verteva sul suo quirk e su quello di
capelli-di-merda, in cui Deku dava delle sue considerazioni su cosa
avrebbero
potuto fare (contornate da infinite scuse su
quell’intromissione).
C’era un “Ei come va?”,
rimasto tristemente in ascoltato.
E l’ultimo – che Katsuki aveva proprio perso.
“Sono ad una festa e … vorrei tanto che
tu fossi qui”.
Non lo avrebbe mai ammesso Bakugo, ma aveva letto
quell’ultimo messaggio con un
sorriso proprio soddisfatto sulla faccia.
‘Nerd
di merda sei un accollo, lo sai? Goditi la festa, ma non bere, quella
roba fa
malissimo. Non ho avuto tempo di rispondere perché ho dovuto
spaccare quella
faccia dura a Capelli di Merda – scrivi troppo ci
metterò una vita a leggere il
tuo messaggio – e spiegare le addizioni a Cuffiette che
probabilmente alle
elementari doveva essersi distratta’
[21:37]
‘Non
ubriacarti. Io vado a dormire, che sono un essere funzionale’ [21:38]
Ed aveva
inviato.
Era stato
sul punto di scrivere perché lui aveva ‘una
vita’ o ‘frequentava una scuola
seria’ o altro, ma ogni cattiveria che aveva pensato era
finita inghiottita
dall’espressione da cane bastonato di Deku dentro la casupola
al mare.
Voleva
dormire e voleva che Deku rispondesse al suo messaggio.
Era stato
accantonato, neanche due minuti dopo.
‘K
Kacchan’ [21:40]
Katsuki
aveva serrato le labbra.
Era … infastidito, infastidito dalla brevità e la
freddezza di quel messaggio.
Sì, certo, c’era scritto Kacchan, ma Deku lo
chiamava sempre così.
Era certo che il suo sonno ristoratore non lo sarebbe stato.
“Ohhh,
i tuoi amici dell’AU stanno guardando le mie
storie” aveva civettato Mochi, sedendosi accanto a lui, sulla
spiaggia. Aveva
le gote bianche arrossate e la fronte sudata per essersi sgolata in un
karaoke
stonato ed aver ballato. I capelli rosa erano aggrovigliati ed a primo
acchito
sarebbe sembrata anche un po’ ebra, ma Izuku conosceva ormai
Mochi da un anno,
abbastanza da sapere che rifiutava ogni sostanza alterante come la
kryptonite.
“Io credo che Chargebolt abbia una cotta per te”
aveva valutato Deku.
L’altra aveva riso, “Oh, per lo Yomi, Izuko-ya,
improbabile!” aveva dichiarato
Mochi, infilando una ciocca di capelli dietro l’orecchio,
“Oh certo, mi
piacerebbe essere la Signora Eroe-ya” aveva aggiunto.
“Lo so è improbabile che un eroe voglia uscire con
un civile” aveva ripetuto
stanco Izuko. Quel discorso tra lui e Mochi si era ripetuto infinite,
infinite
volte. Sapeva che la sua amica era solo molto protettiva –
Izuko non aveva mai
avuto amici prima di Mochi, quindi non era sicuro di quale fosse il
livello di interferenza
accettabile – ma da quando lui aveva accidentalmente
riportato a Mochi che era
uscito con Katsuki, al fast-food, lei era diventata un disco rotto con
quella
storia.
“Tecnicamente
Prez avresti molte possibilità del
genere con Chagerbolt, non credo che lui sappia quale è il
tuo quirk, o ti
avrebbe già chiesto in moglie” aveva commentato la
terza voce.
Izuko aveva guardato Yoshi, che da quando era arrivata Mochi era
rimasto in
silenzio catartico – in realtà era rimasto zitto
già da un po’, da quando Deku
aveva ricevuto il messaggio da Kacchan.
Odiava aver dovuto rispondere così brevemente a Katsuki,
anche se lui lo aveva
ignorato per gran parte del giorno – però quello
lo poteva capire, Kacchan
differentemente da lui doveva essere una persona molto impegnata,
l’A.U. era
l’A.U. in fin dei conti – però si era
sentito a disagio a rispondere con lo
sguardo rapace di Yoshi al suo fianco.
“Di che parli Yoshikawa-ya?” aveva chiesto subito
Mochi, gli occhi chiari
avevano dato una stilettata al ragazzo, “Non lo so, che
intendo?” l’aveva provocata
l’altra come se fosse ovvio, poi aveva guardato Izuku.
“Sta parlando della pratica dei matrimoni Quirk”
aveva chiarito Izuko, certo di
essere stato interrogato implicitamente.
Pratica che Izuku trovava aberrante, ricordava ancora la sensazione che
aveva
provato quando aveva scoperto della loro esistenza, mentre studiavano
Storia
Antica delle Stravaganze.
‘E’ solo un modo più istituzionale di
applicare la selezione naturale’ così
l’aveva definitiva il professore e Izuku aveva sentito su di
se gli occhi di
tutti i compagni di classe.
Ancora una volta.
Eccolò, il fossile.
Non sapeva se era peggio era Deku l’Inutile o Deku
l’ominide o quello che
potevano inventarsi.
Takumi stufo di ballare si era stravaccato al loro fianco, allungando
mezza
lattina di birra ad Izuku, che l’aveva presa senza fare una
piega, ne aveva già
bevute due ma si sentiva ancora terribilmente in se, cosa che certi
giorni era
insopportabile.
“Tu parli sempre di quirk. Sei noioso, non conta solo quello.
Studiarli è
divertenti, sarai un analista pazzesco, ma non puoi davvero credere che
tutto
giri intorno al quirk” aveva gonfiato le guance Mochi.
Izuku non era
mai stato sicuro gli piacessero le
ragazze, era sempre sudato e nervoso in mezzo a loro, ma
perché se i ragazzi
erano sempre stati espliciti ed anche violenti, loro erano sempre state
zucchero e cannella davanti e risatine e occhiate poco lusinghiere
dietro. Però
era stato certo di essersi innamorato di Mochi la prima volta che
l’aveva
sentita strillare qualcosa del genere mentre difendeva una
ragazza-condor.
Mochi era stata la prima amica femmina che aveva avuto, la prima amica
che si
era fatta al liceo e la prima amica che aveva avuto in generale, nella
vita –
dopo Kacchan, tanto tempo prima.
“Ciò non toglie che fareste un buon
matrimonio” aveva rettificato Yoshi.
“No, lo farebbe con Ueara-ya, lei è fatta di
gomma, che un isolante, io ho il
quirk legato alla produzione di Chicle!” aveva dichiarato
sicura di se Mochi.
Lui doveva concordare con la sua amica e trovava strano che Yoshi
avesse fatto
un ragionamento così superficiale. La Chicle era un tipo di
gomma naturale, da
cui si ricavavano diversi tipi di gomme da masticare, Mochi produceva
la chicle
tramite la sudorazione – come Kacchan con la nitroglicerina,
quel pensiero lo
aveva fatto arrossire per un secondo.
“Oh alla prossima riunione creiamo delle piccole situazioni
su Modello di Shoto
Todoroki, tipo unendo vari eroi immaginando quirk con pro e contro di
ipotetici
figli, che ne so un Mount Lady con un Hawks” aveva proposto
Takumi.
“Idea spaventosa, ma carina” aveva concesso Izuku,
“Inoltre sono io il
Presidente” aveva ridacchiato il suo amico, passando una mano
tra i capelli
biondi; la professoressa Hina doveva ugualmente approvare gli argomenti
e di
tanto in tanto passava per ascoltarli, visionava tutti i verbali e
Izuku non
era certo avrebbe apprezzato l’idea di Takumi, forse troppo
fantasiosa.
“Potremmo parlarne mercoledì al Fanta”
aveva provato lui, comunque.
La conversazione sulla creazione di ipotetici quirk non aveva raggiunto
gli
altri due, però.
Yoshi aveva ignorato il loro scambio per rispondere ancora a Mochi,
“Questo
perché tu e lui” – aveva indicato
Midoriya, che si era subito ridestato –
“Siete cresciuti a pane e idiozia eroica. Mica il quirk serve
solo a farsi
belli per la TV” aveva replicato.
Izuku si era lasciato in una smorfia, per lui il mestiere di eroe era
la cosa
più fantastica che qualcuno potesse pensare, era il suo
sogno ed era –
legalmente – l’unico lavoro che ti permetteva di
usare liberamente il quirk,
non che lui avesse questo problema.
“Io pensavo ad i soldi. Tu e Chargerbolt potreste produrre la
gomma da
masticare elettrica, praticamente all’infinito, con zero
costi, e diventare più
ricchi che con gli sponsor. Tu con la tua bella testa potresti fare la
ceo di un’azienda
e lui farebbe l’eroe nel tempo libero” aveva
dichiarato Yoshi, prontamente.
“Come sei venale” aveva dichiarato Mochi, lapidaria.
“Non sono venale, sono povero con la borsa di studio e non ho
la casa in centro
e l’autista” aveva replicato Yoshi, sollevandosi in
piedi, “Il quirk fanno
girare il mondo, attaccarsi all’idealismo è una
zappa sui piedi e retrogrado.
Prendi Izuku è probabilmente il ragazzo più
intelligente della nostra scuola e
lo hanno escluso dalla Gara di dibattito perché non ha il
quirk. Che cazzo ci
deve fare con il quirk nella gara di dibattito? Non lo so, ma
è così” aveva
dichiarato freddo Yoshi.
Izuku aveva deglutito, era stato escluso perché farfugliava
troppo, che anche
se aveva buone idee, non riusciva mai a combattere con troppa
convinzione per
essere. Era quello il motivo, non il quirk.
Giusto?
“Non mi hanno escluso per quello, ma perché
farfuglio!” aveva replicato subito
Izuku, Yoshi lo aveva guardato con accondiscendenza,
“Ceeerto” aveva replicato.
Allora lui aveva cercato con lo sguardo i suoi altri amici: Takumi si
fiondato
ad osservare la perfetta forma della lattina di birra che aveva in
mano; Mochi
aveva preso a guardare, con nervosismo, lo schermo nero del
telefono.
“Ah” si era lasciato sfuggire, sentendo addosso
quella sensazione di rabbia e
dolore che ormai era divenuta sua vecchia amica.
Ovviamente.
Aveva bevuto un altro sorso di birra, intenzionato a finire anche
quella
lattina.
“Comunque,
ringraziando i Kami, non
posso cambiare il mio quirk ma posso diventare schifosamente
ricco” aveva ripreso
Yoshi, spezzando il silenzio che si era formato tra loro quattro. Aveva
concluso il discorso sorridendo, ma gli occhi erano pieni di amarezza.
A Izuku piaceva il quirk di Yoshi onestamente.
“Non te ne vai, mica? Non te la sei presa
Yoshikawa-ya?” aveva chiesto Mochi, con
una punta di cattiveria, quando aveva osservato Yoshi sollevarsi e
cominciare a
scrollare dai pantaloni la sabbia.
Kamechugi Mochi era
la persona più dolce
sulla faccia della terra, cercava di trovare del positivo in chiunque,
in ogni
circostanza, perfino in Kacchan – dopo aver sentito Deku
parlarne per un anno,
chiaramente prima di cominciare ad uscire assieme – ma Yoshi
che era suo
compagno da tre anni, alle superiori, sembrava sempre tirar fuori il
peggio di
lei.
“No, non posso aspettarmi che Barbie Principessa pensi come
me” le aveva detto,
“Ma devo andare via, che domani devo portare Mia dal
dentista, che Haruka non
può” aveva dichiarato il ragazzo.
“Quindi domani salti la lezione di Etica? Sei audace, la
professoressa Hina
interroga!” aveva dichiarato Mochi. Ma non era audacia, era
necessità.
Izuku lo aveva imitato, “Vado anche io, che da qui ci metto
un’ora a tornare e
devo finire per diorama per il professor Fujutski” aveva
dichiarato Izuko.
“Primo lo hai finito, secondo è quasi
l’una, terzo la consegna è tra dieci
giorni” aveva esclamato Takumi.
“Questo spiega perché la sua media e del
novantotto e lo hanno preso come
Stagista all’Endeavour Agency mentre tu farai i corsi estivi di
nuovo”
aveva risposto Yoshi, per Izuku.
Mochi aveva spalancato gli occhi, mentre Takumi si era tirato subito
su,
sconvolto. Lo aveva detto solo a Yoshi, quella sera, non aveva
implicitamente
detto che fosse un segreto però voleva essere lui a dirlo.
“Sul serio?” aveva esclamato Mochi, alzandosi per
abbracciarlo poi stretto e
soffocarlo di baci. “Pensavo saresti andato alla
Mt.Agency!” aveva esclamato
Takumi. “Anche io, ma anche la Endeavour mi ha risposto, sta
mattina! La
professoressa Hina, in persona, mi ha dato la conferma!”
aveva esclamato Izuku,
pieno di gioia.
Nonostante gli studenti della Genshu, iscritti al POQ[5],
si preparassero nel mondo
eroistico con pura tecnica, senza contare che metà delle
volte negli stage
portassero fotocopie e facessero caffè. Eppure anche in quel
caso
quell’insignificante scritta sul curriculum di Izuku, pesava
come un macigno.
Tipologia di qurik: nessuno.
Quando aveva risposto un’agenzia si era sentito euforico,
anche se era una
senza ne arte ne parte, quel mondo che a lungo lo aveva rifiutato
finalmente
apriva uno spiraglio per lui.
Poi anche la Mt. Agency.
E poi la Endeavour.
Il tram aveva
già chiuso, ma la metro riservava ancora
qualche corsa, avrebbe preso l’ultima fino alla stazione
più vicina, poi non
avrebbe potuto fare il cambio e l’ultimo tratto avrebbe
probabilmente preso una
bici in affitto.
Yoshi stava messaggiando una delle sue sorelle, con un vocale, per
tranquillizzarle che stava rientrando a casa e che la spiaggia sarebbe
stata
pulita prima della fine della festa – la Prez ci teneva
all’ambiente.
“Scusa se ti ho rubato il grande annuncio” aveva
dichiarato Yoshi mettendo il
telefono in faccia, “Oh, be, ti ricordo che alla festa di
Aokiji, Takumi ha
raccontato a tutti che ho perso la mia verginità”
aveva rievocato Izuko,
arrossendo di nuovo al pensiero, ricordando quella serata piuttosto
male.
Yoshi aveva fatto una smorfia, “Sì, me lo
ricordo” aveva dichiarato poi.
Di rimando Izuku di quella sera aveva ricordi piuttosto vorticosi ed
estraneità;
come se avesse guardato la sua vita dall’esterno. Per quel
poco che ricordava.
C’era stato del silenzio, mentre percorrevano le scale per
farsi inghiottire
dalla terra, “Mentre Urutsumi ha detto a Shoto Todoroki che
avevo fatto una
presentazione su di lui” aveva ricordato Deku con una risata.
Aveva anche detto a Kacchan che aveva un album su di lui.
Sì, se ci ripensava
Izuku realizzava che la sua azione era da considerarsi quasi da stalker.
Un po’ lo era forse, non in quella maniera angosciante e
raccapricciante,
ovviamente.
Certo aveva continuato a seguire la carriera di Kacchan anche dopo che
erano
finiti in due licei diversi, ma la questione del quirk era tutta
un'altra cosa.
Doveva
essere onesto, il quirk di
Katsuki era stato il primo veramente bello con cui Izuku fosse entrato
in
contatto, ci aveva scritto quaderni ed appunti, da un punto di vista
accademico. Aveva trattato anche di quel quirk nella consegna per il
test di ammissione
del POQ – sì, la professoressa Hina teneva
tantissimo a quel club. Si era anche
complimentata con Deku per la sua analisi così prolifica.
Deku non negava la sua infatuazione per Kacchan, ma non aveva problemi
a
sciogliere il suo interesse nella meccanica della stranezza di Bakugo
da lui.
Katsuki gli piaceva.
Il mondo degli eroi era il suo sogno.
Oh, ma i quirk erano la sua vera ossessione.
“A
proposito, pensi che Shoto Todoroki
centri niente con la scelta dell’Agenzia del Padre, senza
sminuire le tue capacità”
aveva detto Yoshi. Facendolo. “Nonostante tutto ho piena
stima della tua testa”
aveva aggiunto il ragazzo, dandogli un buffetto con il dito sulla
fronte.
“Non gli ho detto che ho fatto domanda lì, ne
credo che lui passi il tempo a
ficcanasare tra le domande di stage di suo padre e non credo che
l’eroe numero
uno selezioni personalmente i tirocinanti liceali per il reparto degli
analisti”
si era difeso subito Izuko, “Poi con Todoroki ho parlato solo
poche volte”
aveva dichiarato.
“Ma ti ha chiamato dopo il Sit-in” quella di Yoshi
non era una domanda, “Si,
certo, voleva sapere cosa avevo riportato nella presentazione. Se
avessi un
consiglio per lui” aveva farfugliato. Continuava a ricordare
quel momento come
assolutamente al limite del surreale[6].
Anche se era un aspirante eroe, Katsuki rimaneva Kacchan, che conosceva
da
quando aveva quattro anni, ma Todoroki Shoto era … un
promettente futuro eroe e
rampollo di una famiglia importante.
Era stata Urutsumi a dare all’aspirante eroe il suo numero,
‘Ah se non ci
esci tu, me lo prendo io’ così aveva
detto lei.
Yoshi aveva riso con amarezza, “Mi chiedo che penserebbe
quello esplosivo se lo
sapesse” aveva valutato.
“Non c’è niente da sapere!”
era stata la risposta un po’ arrabbiata di Izuku.
Non c’era niente da sapere ma non lo aveva comunque detto a
Katsuki … e che
Kacchan sembrava sempre che fosse minacciato da
Todoroki.
E da lui, da qualsiasi sua azione. Aveva l’impressione
Kacchan vivesse la sua
vita su un chi-va-là continuo, in quel momento, non sapeva
se anche prima fosse
così e lui non lo aveva notato o se avesse sviluppato
quell’atteggiamento
frequentando le superiori.
Certo, Shoto Todoroki era bello, bisognava essere ciechi per non
vederlo, ma
per Izuku non c’era confronto. Non era mai esistito
confronto, per
quanto patetico fosse quel pensiero.
“A proposito tu e quello, lì, no, il fighetto
dell’A.U. come va? Te lo sei
trombato?” aveva chiesto.
Izuku aveva guardato Yoshi negli occhi.
No. Non mi ha voluto.
Non mi vuole.
Ha detto che non mi vuole in quel mondo.
Non mi vuole solo in quel modo.
Poi aveva sorriso, “No, però ci siamo baciati”
lo aveva detto con
orgoglio.
Perché ne era felice, perché pensarci riempiva
ancora il petto di calore e
faceva andare il suo cuore fuori controllo.
E perché sapeva di ferire il suo compagno e Izuku era
spesso, così tanto,
arrabbiato.
La linea dritta delle labbra di Yoshi si erano schiuse in
un’espressione stupita.
“Ah credo non abbia proprio idea quanto tu sia troia.[7]”
Izuku aveva inghiottito quell’insulto come fosse stato acqua,
non era niente, troia,
per quanto crudele – e ipocrita – detto
da Yoshi poteva essere, era
comunque meglio di quanto gli avessero mai detto in vita sua. Almeno lo
classificava ancora come umano.
Quando aveva trovato quella parola – ed altre poco
lusinghiere da imputare alla
sua vita sessuale – scarabbocchiata sul suo banco, si era
sentito quasi
rincuorato, perché le trovava molto meno brucianti delle altre.
“Io credo che una mezza idea la abbia e la cosa non gli
importa” aveva
dichiarato Izuku, perché era vero, se ne accorgeva;
“Perché Kacchan è … il
migliore” aveva dichiarato alla fine.
[1]
Nonostante le allusioni di Katsuki in realtà in questa AU
Ochako e Iida non
stanno insieme e non ho idea se lo saranno mai. Comunque, Ochako,
questa
Ochako, la mia Ochako, è inarrestabile e quindi non si fa
mai, mai, smontare.
[2]
Katsuki
non voleva davvero fare slutshamming, nella sua ottica non stava
colpevolizzando Ochako per la sua vitta sessuale o altro, ne era
misoginia,
essendo una pratica che credo apprezzi anche lui. Solo che ha un
pessimo filtro
bocca-cervello.
[3]
Katsuki
non lo sa, ma è un riferimento a Jeremy Rifkin.
[4]
Fuyumi,
questo soprannome è guidato dal fatto che ogni tanto Katsuki
si riferisce a
Todoroki come Mezza-Elsa.
[5]
Profiling e Osservazione dei Quirk, club scolastico della scuola di
Izuku, già
citato nei capitoli precedenti. Deku è il vice-presidente e
Takumi il
presidente.
Tecnicamente tutti gli alunni che fanno parte del POQ, sono anche
membri della
partita di FantaHero e del NEQUAD(Non è [il]quirk a
definirci).
[6]
Non è
out of the blue, era stato già accennato che Izuko avesse
fatto colpo su
Todoroki e viceversa.
[7] E sì signori, questo è slutshamming (e forse anche misoginia). Yoshi non lo dice con l’inclinazione scherzosa che potrebbe esserci tra due amiche molto in confidenza.
Come ho detto in passato, io degli amici di Izuko vorrei parlarne a bizzeffe, ma so che non interessano molto; quindi, cerco di metterli con il contagocce senza esagerare e cercare di renderli appetibili.Quindi, in realtà, Katsuki, che super occhio, non aveva preso male con Mochi chiamandola sempre con riferimenti alla Gomma (per quanto la Chicle è bianca, in realtà).
Riguardo a Yoshi, giuro, non è una cattiva persona e solo una persona emotivamente costipata con un sacco di problemi, non diversa da Katsuki (solo che Katsuki lo muove Horikoshi – e io lo imito – quindi ha una certa profondità, Yoshi è mio quindi è una pozzanghera) solo che non è lui l’eroe della storia.