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Autore: RLandH    23/09/2021    0 recensioni
[Katsudeku]
Izuku non è mai divenuto erede di All Might ed ha dovuto far fronte ad un mondo che gli ha negato il suo unico sogno.
Katsuki, d'altra parte, è entrato all'U.A. ed ha 'preso in pieno' la dura realtà.
L'incontro, ad un anno, dall'ultima volta che si sono visti, riapre qualche vecchia ferita - e parecchi sentimenti inespressi.
Dal testo:
“Ma invece dimmi di te” aveva ripreso Deku, dopo il lungo e logorante silenzio, “E dell’U.A., è bella come l’avevamo immaginata?” aveva chiesto con un tono un po’ più timido, tirando giù gli occhioni grandi.
Katuski aveva avuto una stretta al cuore.
Quel plurale nelle parole di Deku faceva schifo, dipingeva un quadro del cazzo in cui lui e Deku erano pappa e ciccia e sognavano la stessa cosa, radiosi. Ma era stato così forse a quattro anni, massimo cinque. Poi Deku era risultato inutile e si era attaccato come una cozza al loro sogno, quando Katsuki ne era l’unico degno.
Stronzate, realizzava dopo un anno all’U.A., ma a Deku non lo avrebbe mai detto.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Izuku Midoriya, Katsuki Bakugou, Nuovo personaggio
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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SONO SCOMPARSA, LO SO. Sono imperdonabile, la parte peggiore e che non sono sicura di sapere quando ritornerò. Però, ecco, alla fine, un po’ arrancando ho scritto questo capitolo, ed ho pensato di postarlo. Onestamente ne sono abbastanza “scontenta” ma non riuscivo a fare di meglio.
Scusate.
Ringrazio tutti coloro che leggo/seguono/ricordando/preferiscono e chi recensisce.
G R A Z I E.
Buona Lettura
RLandH
PS – Ecco a voi una Mochi selvatica con indosso l’uniforme (brutterrima) della scuola frequentata da lei e Deku:  https://www.deviantart.com/rlandh/art/Kamechugi-Mochi-892730055?ga_submit_new=10%3A1632393529

 

 

 

Oh, be, gli amici ficcanaso sono compresi nel prezzo a quanto pare

 

 

No.
Si.
No.
Si.
“Tutto bene, Baku-bro?” aveva provato a chiedere Kirishima,  con una certa curiosità nel viso, abbandonato gli esercizi.
“Ci siamo baciati” aveva dichiarato, avevano taciuto su come era andato l’appuntamento per tre giorni; aveva visto chiaramente scintillare la curiosità negli occhi dei suoi amici, ma avevano tutti taciuto, in particolare in presenza di  Cuffiette – Jirou, doveva ricordarsi di chiamarlo così –  e le sue occhiatacce.
Katsuki era stato immensamente grato, non era ancora pronto ad elaborare per bene tutte le informazioni.
Il bacio.
Le paturnie di Deku.
Il bacio.
I rimproveri di sua madre.
Il bacio.
Fare ammissione di responsabilità.
Il bacio.
“Sono contento Baku-bro!” aveva esclamato Kirishima, prima di aggrottare le sopracciglia scure, “Non
devo?” aveva chiesto poi, confuso.
Katsuki lo aveva guardato, anche se non poteva vedersi era certo che il suo sguardo fosse il medesimo di un cervo che guardava i fanali di una macchina – cioè come Deku.
“Si” aveva detto poco convinto.
Erano stati tre giorni di assoluta incapacità di processare le informazione e messaggi di Deku.
Alcuni innocentissimi messaggi.
Altri quasi logorroici – una volta Katsuki aveva ricevuto un messaggio di testo che conteneva duemila battute non contando gli spazi.
… ma altri.
Oh, uno in particolare della sera prima lo aveva tenuto sveglio, con gli occhi spalancati verso il soffitto e la tentazione di infilare una mano nelle sue mutande – tristemente certo che se non l’avesse fatto in quel momento lo avrebbe fatto comunque il mattino dopo.
Ecco, quella era una cosa che proprio non poteva far funzionare, due immagine che non riusciva a coordinare.
Deku.
L’Inutile Deku che lo seguiva ovunque, con gli occhi grandi, la lingua sbrigliata e l’attitudine da nerd (che quasi rasentava lo stalkeraggio – e ovviamente Katsuki non aveva passato gli ultimi tre giorni a pensare che stories fare su Nowgram, per essere conteggiato nel FantaHero) al satiro infoiato.
Inconciliabile.
Capelli-di-merda lo aveva guardato con sospetto.
“Non lo so” aveva detto alla fine.
Kirishima non aveva distolto lo sguardo, aspettando di porre un ulteriore interrogativo, ma rispettoso della promessa fatta non aveva fatto domande.
“Mi ha chiesto di scopare, non so se voglio rompergli la faccia o il culo” aveva dichiarato.
Kirishima si era lasciato sfuggire una risata, “Questa è stata divertente” aveva considerato.
“Penso soffra di satiarsi o qualche merdata simile” aveva dichiarato Katsuki.
Sicuramente il sentirsi rifiutto dall’intera razza umana per tutta la vita, in particolare con un carico da novanta aggiunto da Bakugo, al punto tale da essersi convinto di essere inutile.
Cento punti a Katsuki.
Ha spezzato Deku!
 Inoltre, se ricordava ciò che quel Nerd di merda aveva detto - Sono praticamente bravo solo in questo ma non è possibile che basti ad uno come te – a Katsuki venivano i peli ritti sulla schiena.
Tutto di Deku urlava problemi – di cui era l’artefice.
Il suo piccolo capolavoro.
Non c’era da stupirsi, tutto quello che Katsuki toccava esplodeva letteralmente.
“E tu che hai fatto?” aveva chiesto Kirishima, “Niente, cazzone-vagante!” aveva ribattuto Katsuki, “Ero al mare, rischiavo di diventare una cazzo di cotoletta, altrimenti che dovevo fare lo invitavo a casa mia? Come lo passavo il vaglio di quella stregaccia di mi madre?” aveva chiesto retorico.
“Anche i dormitori credo siano off-limits” aveva valutato Capelli-di-merda, “Ma non parleremo di questo” aveva dichiarato subito Katsuki.
Kirishima aveva preso un respiro, “Sono vergine anche io, Baku-bro” aveva detto.
“Ma chi cazzo te lo ha detto che sono vergine?” aveva strepitato Katsuki.
Gli sguardi degli studenti bibliotecari, in particolare da parte del responsabile, un ragazzo del terzo anno degli studi-noiosi.
A Katsuki e le altre piattole era stato concesso di nuovo l’ingresso in biblioteca, solo sotto stretta sorveglianza.
Non che un insetto-stecco come quello potesse fermarlo.
Capelli-di-merda non aveva perso il suo sorriso seghettato da faccia-di-culo, “Perché non lo sei?” aveva chiesto.
“Non ho mai avuto tempo per queste stronzate, non perché sono uno sfigato come te” aveva ammesso poi Katsuki, certo che le sue guance avessero raggiunto un colore simile al pomodoro.
“La sincerità è molto virile Baku-bro” aveva dichiarato Kirishima.
Jirou gli aveva raggiunti, con il viso ieratico – che di norma voleva dire che era arrabbiata – e seguita dalla ragazza-rana e da Mineta, sconsolato.
“Possiamo sederci?” aveva chiesto Jirou, cercando di sembrare gentile, “Se dico no, vai in un altro tavolo?” aveva chiesto Katsuki, annoiato.
“Ovviamente no” aveva risposto Jirou facendo strisciare la sedia per accomodarsi, imitata dagli altri due.
Katsuki aveva sbuffato, “Che cazzo lo chiedi a fare, allora?” aveva domandato retorico.
Jirou aveva sorriso con un certo divertimento, prima di recuperare i suoi quaderni.
Doveva dire che in quel momento non la odiava particolarmente, almeno lei, specie quando era riuscita a mettere in modalità silenziosa gli altri – voleva sapere anche come aveva fatto, ma non si sarebbe mai abbassato a chiederlo.
“Così …” aveva cominciato Jirou.
“Non ti parlerò di Deku” aveva dichiarato subito Katsuki, perentorio.
Altra occhiataccia dall’Insetto-Stecco.
Jirou aveva trattenuto una risata.
La ragazza-rana aveva spalancato gli occhi stranamente interessata, Mineta aveva provato a dire qualcosa ma si era guadagnata un buffetto da Cuffiette.
“In realtà …” aveva cominciato lei, facendo la finta-tonta, “Volevo sapere … Puoi spiegarmi come si risolve l’esercizio quindici?” aveva chiesto subito.
“Quattrocchi non poteva?” aveva abbaiato Katsuki.
“No” aveva risposto per le Tsuyu.
“Che seccature di merda che siete. Passami il quaderno” aveva dichiarato Katsuki.

 

 

 

 

 

“Quindi è meglio il blu pavone o il blu notte?” aveva chiesto Mina.
“Non hai delle amiche femmine per questo?” aveva domandato Sero confuso davanti le due boccette di smalto che Occhi-da-Procione stava facendo oscillare davanti alla sua faccia.
Katsuki aveva cercato di ignorarli mentre cercava di affettare le carote con quanta più precisione possibile.
Stava seguendo fedelmente la ricetta della Sorella Maggiore di Mezza-Elsa.
L’ultimo fine settimana Mezzo-e-Mezzo era tornato a casa, costretto probabilmente dagli inviti multipli di suo padre ed aveva riportato del cibo ‘avanzato’.
Differentemente da suo fratello, la Signorina Todoroki aveva qualche utilità nella vita.
Così Katsuki si era frustrato per chiedere a Mezzo-E-Mezzo-di-cui-Deku-aveva-fatto-una-proiezione di avere la ricetta da sua sorella.
Cucinare aiutava sempre Katsuki.
Quando cucinava doveva pensare a quello, alla ricetta, che andava seguita pedissequamente, gli ingredienti selezionati con cura.
I passaggi.
Quando cucinava non doveva pensare …
Non doveva pensare alla scuola.
Ad All Might.
A Deku.
Al fatto che fosse una disgrazia.
Al fatto che Deku volesse scopare e non solo scopare.
E che era una settimana che si mandavano messaggini.
Innocui. Circa.
Ormai Katsuki non era più sicuro di poter associare l’innocenza a Deku, leggeva metà dei messaggi dissidiato in parte dal terrore che ci fosse un sottotesto erotico che non riusciva a comprendere e in parte dall’atavico desiderio che ci fosse sul serio.
Si sarebbero rivisti alla fine della ronda di Katsuki con Burning, l’AU non era molto felice di averlo in giro di notte incustodito, infondo avevano creato la norma specifica dei dormitori proprio per causa sua. Non sarebbe potuto rimanere a dormire dai suoi genitori, ma poteva ritagliarsi del tempo per una cena.
Comunque anche sua madre non impazziva dalla voglia di averlo troppo in giro, sebbene quando era a casa, Katsuki tirava a lucido tutta l’abitazione.
Anche pulire lo aiutava a non pensare.
La vibrazione sul suo cellulare lo aveva avvertito dell’arrivo di un messaggio.
Dopo.
Prima doveva finire di tagliare le carote.

Kaminari si era avvicinato quatto al suo fianco, “Le patate sono ancora in forno” aveva dichiarato Katsuki, mostrando verso di lui le verdure, “Ed ascoltami Pichacku, le ho contate, se manca anche solo mezza patata sei morto. Pure se le ruba Hagakure, io ucciderò te” aveva dichiarato Katsuki.
Tanto lo avrebbe dovuto uccidere comunque.
Pikachu lo aveva guardato con la stessa espressione indignata di un commediante, prima di girare lo schermo verso di lui.
“Volevo solo mostrarti questo!” aveva dichiarato subito, con ancora addosso un certo melodramma.
Era una di quelle storie in diretta – o qualche roba simile – di Nowgrom dal profilo di una tale Pink_Buble, che Katsuki scommetteva fosse la fottutissima Principessa GommaRosa amica di Deku.
Eccola, infatti, con la risata in falsetto ed i capelli pervinca apparire nello schermo, assieme al ragazzo alto che aveva fatto le medie con loro – proprio un extra di cui non riusciva a ricordare il nome – mentre ciancicava qualcosa ai suoi spettatori.
“Non si capisce un cazzo!” aveva dichiarato Katsuki, tornando a guardare le sue carote, decisamente più interessato.
Il suo amico non aveva perso smalto avendoli messo sotto al naso di nuovo il cellulare, forse desideroso di vederlo esplodere come un fuoco d’artificio in America il Quattro di Luglio.
La Principessa Gomma Rosa aveva girato la visione delle schermo, ma le sue mani erano ancora piuttosto tremolanti, dando una visione degna di una barca in maremoto.
Katsuki aveva distinto il cielo buio, il rumore del mare invernale, sotto le urla isteriche della ragazzina, ed una spiaggia.
La spiaggia.
Qualcuno che non conosceva insieme all’amico di Deku con la Faccia-da-Culo stavano facendo gli scemi davanti alla telecamera.
Però Katsuki aveva visto chiaramente ciò che Pikachu voleva fargli vedere: Deku.
Indossava ancora l’impermeabile giallo da piccolo Giorgie, seduto in disparte dalla telecamera, qualcosa in mano, che parlava fitto fitto con un ragazzo.
Si vedevano a malapena dietro le movenze imbarazzati di Faccia-di-culo ma sì, era decisamente Deku.
Katsuki aveva preso il telefono.
“Chi è quello?” aveva chiesto subito.
Il suo tono troppo alto, seguito dalla risata soddisfatta da gatto del Cheshire di Pickachu, aveva attirato come una falena sulla fiamma anche Mina e Sero.
Lei aveva indossato lo smalto blu pavone – male, primo perché in quel momento odorava di smalto appena passato, nell’olimpo dei miasmi olfattivi secondo Katsuki era un discreto argento e secondo perché il blu notte le sarebbe stato meglio.
“Non posso crederci che stai ancora stalkerizzando il profilo di Mochi. Kaminari sei una delusione” aveva dichiarato subito Occhi-da-Procione, sfilando il telefono dalle mani di Katsuki, proprio mentre Scemo e Più-Scemo scomparivano dalla visione di Katsuki, sostituti da Principessa Gomma Rosa.
“Ma no, ho capito che non va, ho solo, ecco … la seguo ancora, per Bakugo ovviamente” aveva dichiarato subito Kaminari sollevando le mani in segno di resa.
Sero aveva preso il telefono da Mina, che aveva aperto il suo, “Okay, aspettiamo che ricompaia, io cerco tra le foto che Mochi ha postato” aveva dichiarato Occhi-da-Procione.
“E poi lo stalker sarei io?” aveva dichiarato Pikachu, “Sì, noi lo facciamo sul serio per questo tonto qui” aveva dichiarato Occhi-Da-Procione con un bel sorriso soddisfatto.
“Stronza” le aveva dato dietro Katsuki, così per rimettere a posto il cosmo.
“Ma poi Cuffiette non vi aveva proibito di ficcanasare negli affari miei?” aveva ringhiato lui. Mina aveva sorriso, in quella maniera storta e parecchio soddisfatta che aveva quando sapeva di aver preso un punto vivo, “Questo Kacchan” aveva cominciato lei, ripetendo quel soprannome che non poteva usare, “Quando puoi cavartela da solo” e nel dirlo aveva anche strizzato un occhio.
Che assurdità, Katsuki poteva sempre cavarsela da solo – tranne a Kamino – ma Deku non era Kamino.

Faccia-tonda si era avvicinata calma, “Katsuki, hai finito con le carote?” aveva chiesto, ingenuamente.
“Ti pare che abbia finito? Se ho finito, fatti prestare gli occhiali dal tuo fidanzato di merda” aveva risposto Katsuki.
Kaminari-infame aveva recuperato il tagliere con tre carote e mezzo tagliate a rondelle e l’aveva passato ad Ochako.
“Meglio se finisce lei Kacchan” aveva ghignato Mina.
Katsuki gli avrebbe fatti esplodere tutti.
Tutti.
Prima che potesse espletarlo, Sero aveva urlato: “Eccoli di nuovo!” Katsuki aveva provato a prendere il telefono, ma Mina lo aveva schiaffeggiato sulla mano, precisando che così non vedeva.
Guance-tonde era rimasta lì ferma ad osservarli, “Uhhh … è per quel ragazzo carino che piace a Bakugo?” aveva chiesto subito.
“Di una cosa del genere di nuovo e ti uccido, ti resuscito e ti uccido” aveva strillato Katsuki.
Doveva aver perso gran parte del suo fascino letale, perché Ochako si era fatta scivolare la minaccia come acqua addosso – e pensare che Katsuki l’aveva gonfiata come una pignatta durante il festival e tutti gli avevano dato contro perché non l’aveva trattata con i guanti fi velluto.
Sarebbero stati eroi, nessuno avrebbe affrontato Guance-Tonde pensando di darle un trattamento speciale perché donna e poi insomma la ragazza sapeva menare – no, Katsuki non le avrebbe mai fatto un complimento.
“Credo abbia fatto l’esame di selezione con noi, sapete?” aveva chiesto retorica quella.
Ovviamente Katsuki lo sapeva.
Era stato irritato che un inutile scherzo della natura come Deku avesse osato presentarsi – oh, sì, provava forte disgusto per se stesso se ripensava ai sentimenti che aveva provato – ed aveva goduto quando lo aveva visto a terra, meno quando lo avevano dovuto portare all’ospedale per le fratture.
Dovrei andarlo a trovare, aveva pensato, ma non era mai andato.
“Sì” aveva risposto a denti stretti a Ochako.
Quella non si era ancora allontanata, con ancora il tagliere con le carote in mano, “Mi ha salvato la vita, credo. Mi è dispiaciuto che non sia stato preso, non aveva un quirk, okay, ma sicuramente l’indole da eroe, si” aveva dichiarato faccia-tonda.
Oh, cielo, aveva scoperto l’acqua calda!
“Ma non hai da fare qualcosa con quelle carote, tipo ficcartele dove sai tu?” aveva chiesto retorico Katsuki. Ochako aveva sorriso, quasi soddisfatta, “Sei diventato molto più elegante, Bakugo, bravo” aveva valutato lei.
“Strozzati con il cazzo del quattrocchi la prossima volta che gli fai un pompino” aveva rimarcato lui. Faccia-tonda lo aveva guardato per un secondo scandalizzata, poi si era ricomposta, “Probabilmente succederà. Iida è ben dotato[1]” aveva rimarcato.
Kaminari aveva sgranato gli occhi, “Oh mio dio voglio sapere e contemporaneamente voglio strapparmi le orecchie” aveva strillato.
“Se Bakugo ha finito con la misoginia e lo slutshaming e Kaminari con l’essere un porco” aveva richiamato la loro attenzione Mina.
“Mica le ho dato della troia[2]!” si era difeso Katsuki. “Voler immaginare due persone attraenti fare sesso non è sinonimo di essere depravati, credo” aveva provato Kaminari. Faccia-da-Scotch aveva riso di loro con troppo divertimento.
“Ho trovato il tipo” Occhi-da-Procione aveva zittito entrambi, mostrando con orgoglio il profilo di Nowgram dello sconosciuto.
LordRifkin[3].
Che nome di merda.

 

 

Quella sera Katsuki si era addormentato alle nove e trenta, ben un’ora e mezza rispetto il suo perfetto regime, aveva lasciato bruciare le patate e la ricetta di Anna-di-Arendelle[4] era stata rovinata dalla sua incapacità di non pensare a LordRifkin – che nome orribile, era poi?.
Era una cosa assurda.
Deku stava parlando semplicemente con un tizio che era probabilmente suo compagno di classe, come faceva, purtroppo lui, tutti i giorni.
LordRifkin aveva abbastanza decenza da non avere il suo vero nome su Nowgram, aveva un numero vertiginosamente alto di seguaci e seguiva pochissime persone – sì, tra queste c’era Deku. Aveva una trentina di foto sul profilo, la metà era di lui a kendo, buona parte di suo selfie – per Katsuki era un cesso a pedali, ma le sue compagne di classe impiccione avevano detto fosse carino – e qualche foto da finto fotografo-da-strapazzo contornante con qualche frase filosofica, assolutamente estemporanea, probabilmente presa dopo aver cercato su internet ‘Aforismo Poetici’ – come faceva Kaminari.
Due foto contornante da stucchevoli sentenze erano due degli stessi panorami immortalati da Deku, sebbene in mesi completamente differenti.
Uno era uno dei profili della città, fatto da un punto abbastanza alto, un tetto – forse quello della loro scuola.
Salta giù dal tetto’
Katsuki aveva stracciato via quel pensiero di forza dalla sua mente.
L’altra foto era quella fottuta spiaggia, l’angolazione era pressoché quella che aveva fatto Deku, ma la sabbia era coperta di neve ed anche il mare pareva bianco.
La stessa spiaggia dove lui e Deku si erano baciati e dove la loro compagnia di nerd sfigati stava sprecando la serata – ma poi erano nel mezzo della settimana, non avevano scuola il giorno dopo? Che relitto di scuola era? – probabilmente era solo un posto molto frequentato dalla compagnia. Anche Deku l’aveva detto.
Avevano anche le chiavi della malga – dove avevano limonato pesantemente, Katsuki aveva ancora il ricordo di un erezione che stava ignorando e che Deku, dopo varie proposte, aveva lasciato perdere – rubate alla sorella di qualche extra, o una storia simile.
Katsuki si impose di calmarsi, si stava facendo prendere dalla paranoia per nulla.
Certo Deku aveva mipiaciato molti post di LordRifkin, come scommetteva aveva fatto per Faccia-Da-Culo – sì lo aveva fatto, Katsuki aveva controllato – ma non c’erano foto assieme o commenti, o altro.
Lord Rifkin aveva mipiaciato forse la metà delle scarse foto di Deku, che di per sé erano già esigue (ed aveva accuratamente saltato quella con mezzo-e-mezzo al Sit-In).
Anche nel peggio di se, Katsuki doveva riconoscere in se stesso una scrupolosità maniacale.
Doveva calmarsi. Kami! Il mondo doveva essersi rovesciati, si erano invertiti i poli magnetici, era lui lo stalker di Deku, in quel momento.
Che fine infame che aveva fatto!

Orami rasserenato – o costretto a rasserenarsi da se stesso – intenzionato a rimettersi in riga aveva raggiunto il cellulare, non aveva ancora visto chi gli aveva scritto.
Era Deku.
Gli aveva mandato un paio di messaggi.
Uno era troppo lungo da leggere, verteva sul suo quirk e su quello di capelli-di-merda, in cui Deku dava delle sue considerazioni su cosa avrebbero potuto fare (contornate da infinite scuse su quell’intromissione).
C’era un “Ei come va?”, rimasto tristemente in ascoltato.
E l’ultimo – che Katsuki aveva proprio perso.
Sono ad una festa e … vorrei tanto che tu fossi qui”.
Non lo avrebbe mai ammesso Bakugo, ma aveva letto quell’ultimo messaggio con un sorriso proprio soddisfatto sulla faccia.

 

‘Nerd di merda sei un accollo, lo sai? Goditi la festa, ma non bere, quella roba fa malissimo. Non ho avuto tempo di rispondere perché ho dovuto spaccare quella faccia dura a Capelli di Merda – scrivi troppo ci metterò una vita a leggere il tuo messaggio – e spiegare le addizioni a Cuffiette che probabilmente alle elementari doveva essersi distratta’ [21:37]

 

‘Non ubriacarti. Io vado a dormire, che sono un essere funzionale’ [21:38]

Ed aveva inviato.

Era stato sul punto di scrivere perché lui aveva ‘una vita’ o ‘frequentava una scuola seria’ o altro, ma ogni cattiveria che aveva pensato era finita inghiottita dall’espressione da cane bastonato di Deku dentro la casupola al mare.

Voleva dormire e voleva che Deku rispondesse al suo messaggio.

Era stato accantonato, neanche due minuti dopo.

‘K Kacchan’ [21:40]

Katsuki aveva serrato le labbra.
Era … infastidito, infastidito dalla brevità e la freddezza di quel messaggio. Sì, certo, c’era scritto Kacchan, ma Deku lo chiamava sempre così.
Era certo che il suo sonno ristoratore non lo sarebbe stato.

 

 

“Ohhh, i tuoi amici dell’AU stanno guardando le mie storie” aveva civettato Mochi, sedendosi accanto a lui, sulla spiaggia. Aveva le gote bianche arrossate e la fronte sudata per essersi sgolata in un karaoke stonato ed aver ballato. I capelli rosa erano aggrovigliati ed a primo acchito sarebbe sembrata anche un po’ ebra, ma Izuku conosceva ormai Mochi da un anno, abbastanza da sapere che rifiutava ogni sostanza alterante come la kryptonite.
“Io credo che Chargebolt abbia una cotta per te” aveva valutato Deku.
L’altra aveva riso, “Oh, per lo Yomi, Izuko-ya, improbabile!” aveva dichiarato Mochi, infilando una ciocca di capelli dietro l’orecchio, “Oh certo, mi piacerebbe essere la Signora Eroe-ya” aveva aggiunto.
“Lo so è improbabile che un eroe voglia uscire con un civile” aveva ripetuto stanco Izuko. Quel discorso tra lui e Mochi si era ripetuto infinite, infinite volte. Sapeva che la sua amica era solo molto protettiva – Izuko non aveva mai avuto amici prima di Mochi, quindi non era sicuro di quale fosse il livello di interferenza accettabile – ma da quando lui aveva accidentalmente riportato a Mochi che era uscito con Katsuki, al fast-food, lei era diventata un disco rotto con quella storia.

“Tecnicamente Prez avresti molte possibilità del genere con Chagerbolt, non credo che lui sappia quale è il tuo quirk, o ti avrebbe già chiesto in moglie” aveva commentato la terza voce.
Izuko aveva guardato Yoshi, che da quando era arrivata Mochi era rimasto in silenzio catartico – in realtà era rimasto zitto già da un po’, da quando Deku aveva ricevuto il messaggio da Kacchan.
Odiava aver dovuto rispondere così brevemente a Katsuki, anche se lui lo aveva ignorato per gran parte del giorno – però quello lo poteva capire, Kacchan differentemente da lui doveva essere una persona molto impegnata, l’A.U. era l’A.U. in fin dei conti – però si era sentito a disagio a rispondere con lo sguardo rapace di Yoshi al suo fianco.
“Di che parli Yoshikawa-ya?” aveva chiesto subito Mochi, gli occhi chiari avevano dato una stilettata al ragazzo, “Non lo so, che intendo?” l’aveva provocata l’altra come se fosse ovvio, poi aveva guardato Izuku.
“Sta parlando della pratica dei matrimoni Quirk” aveva chiarito Izuko, certo di essere stato interrogato implicitamente.
Pratica che Izuku trovava aberrante, ricordava ancora la sensazione che aveva provato quando aveva scoperto della loro esistenza, mentre studiavano Storia Antica delle Stravaganze.
‘E’ solo un modo più istituzionale di applicare la selezione naturale’ così l’aveva definitiva il professore e Izuku aveva sentito su di se gli occhi di tutti i compagni di classe.
Ancora una volta.
Eccolò, il fossile.
Non sapeva se era peggio era Deku l’Inutile o Deku l’ominide o quello che potevano inventarsi.
Takumi stufo di ballare si era stravaccato al loro fianco, allungando mezza lattina di birra ad Izuku, che l’aveva presa senza fare una piega, ne aveva già bevute due ma si sentiva ancora terribilmente in se, cosa che certi giorni era insopportabile.
“Tu parli sempre di quirk. Sei noioso, non conta solo quello. Studiarli è divertenti, sarai un analista pazzesco, ma non puoi davvero credere che tutto giri intorno al quirk” aveva gonfiato le guance Mochi.

Izuku non era mai stato sicuro gli piacessero le ragazze, era sempre sudato e nervoso in mezzo a loro, ma perché se i ragazzi erano sempre stati espliciti ed anche violenti, loro erano sempre state zucchero e cannella davanti e risatine e occhiate poco lusinghiere dietro. Però era stato certo di essersi innamorato di Mochi la prima volta che l’aveva sentita strillare qualcosa del genere mentre difendeva una ragazza-condor.
Mochi era stata la prima amica femmina che aveva avuto, la prima amica che si era fatta al liceo e la prima amica che aveva avuto in generale, nella vita – dopo Kacchan, tanto tempo prima.
“Ciò non toglie che fareste un buon matrimonio” aveva rettificato Yoshi.
“No, lo farebbe con Ueara-ya, lei è fatta di gomma, che un isolante, io ho il quirk legato alla produzione di Chicle!” aveva dichiarato sicura di se Mochi.
Lui doveva concordare con la sua amica e trovava strano che Yoshi avesse fatto un ragionamento così superficiale. La Chicle era un tipo di gomma naturale, da cui si ricavavano diversi tipi di gomme da masticare, Mochi produceva la chicle tramite la sudorazione – come Kacchan con la nitroglicerina, quel pensiero lo aveva fatto arrossire per un secondo.
“Oh alla prossima riunione creiamo delle piccole situazioni su Modello di Shoto Todoroki, tipo unendo vari eroi immaginando quirk con pro e contro di ipotetici figli, che ne so un Mount Lady con un Hawks” aveva proposto Takumi.
“Idea spaventosa, ma carina” aveva concesso Izuku, “Inoltre sono io il Presidente” aveva ridacchiato il suo amico, passando una mano tra i capelli biondi; la professoressa Hina doveva ugualmente approvare gli argomenti e di tanto in tanto passava per ascoltarli, visionava tutti i verbali e Izuku non era certo avrebbe apprezzato l’idea di Takumi, forse troppo fantasiosa.
“Potremmo parlarne mercoledì al Fanta” aveva provato lui, comunque.
La conversazione sulla creazione di ipotetici quirk non aveva raggiunto gli altri due, però.
Yoshi aveva ignorato il loro scambio per rispondere ancora a Mochi, “Questo perché tu e lui” – aveva indicato Midoriya, che si era subito ridestato – “Siete cresciuti a pane e idiozia eroica. Mica il quirk serve solo a farsi belli per la TV” aveva replicato.
Izuku si era lasciato in una smorfia, per lui il mestiere di eroe era la cosa più fantastica che qualcuno potesse pensare, era il suo sogno ed era – legalmente – l’unico lavoro che ti permetteva di usare liberamente il quirk, non che lui avesse questo problema.
“Io pensavo ad i soldi. Tu e Chargerbolt potreste produrre la gomma da masticare elettrica, praticamente all’infinito, con zero costi, e diventare più ricchi che con gli sponsor. Tu con la tua bella testa potresti fare la ceo di un’azienda e lui farebbe l’eroe nel tempo libero” aveva dichiarato Yoshi, prontamente.
“Come sei venale” aveva dichiarato Mochi, lapidaria.
“Non sono venale, sono povero con la borsa di studio e non ho la casa in centro e l’autista” aveva replicato Yoshi, sollevandosi in piedi, “Il quirk fanno girare il mondo, attaccarsi all’idealismo è una zappa sui piedi e retrogrado. Prendi Izuku è probabilmente il ragazzo più intelligente della nostra scuola e lo hanno escluso dalla Gara di dibattito perché non ha il quirk. Che cazzo ci deve fare con il quirk nella gara di dibattito? Non lo so, ma è così” aveva dichiarato freddo Yoshi.
Izuku aveva deglutito, era stato escluso perché farfugliava troppo, che anche se aveva buone idee, non riusciva mai a combattere con troppa convinzione per essere. Era quello il motivo, non il quirk.
Giusto?
“Non mi hanno escluso per quello, ma perché farfuglio!” aveva replicato subito Izuku, Yoshi lo aveva guardato con accondiscendenza, “Ceeerto” aveva replicato. Allora lui aveva cercato con lo sguardo i suoi altri amici: Takumi si fiondato ad osservare la perfetta forma della lattina di birra che aveva in mano; Mochi aveva preso a guardare, con nervosismo, lo schermo nero del telefono.
“Ah” si era lasciato sfuggire, sentendo addosso quella sensazione di rabbia e dolore che ormai era divenuta sua vecchia amica.
Ovviamente.
Aveva bevuto un altro sorso di birra, intenzionato a finire anche quella lattina.
 “Comunque, ringraziando i Kami, non posso cambiare il mio quirk ma posso diventare schifosamente ricco” aveva ripreso Yoshi, spezzando il silenzio che si era formato tra loro quattro. Aveva concluso il discorso sorridendo, ma gli occhi erano pieni di amarezza.
A Izuku piaceva il quirk di Yoshi onestamente.
“Non te ne vai, mica? Non te la sei presa Yoshikawa-ya?” aveva chiesto Mochi, con una punta di cattiveria, quando aveva osservato Yoshi sollevarsi e cominciare a scrollare dai pantaloni la sabbia.
 Kamechugi Mochi era la persona più dolce sulla faccia della terra, cercava di trovare del positivo in chiunque, in ogni circostanza, perfino in Kacchan – dopo aver sentito Deku parlarne per un anno, chiaramente prima di cominciare ad uscire assieme – ma Yoshi che era suo compagno da tre anni, alle superiori, sembrava sempre tirar fuori il peggio di lei.


“No, non posso aspettarmi che Barbie Principessa pensi come me” le aveva detto, “Ma devo andare via, che domani devo portare Mia dal dentista, che Haruka non può” aveva dichiarato il ragazzo.
“Quindi domani salti la lezione di Etica? Sei audace, la professoressa Hina interroga!” aveva dichiarato Mochi. Ma non era audacia, era necessità.
Izuku lo aveva imitato, “Vado anche io, che da qui ci metto un’ora a tornare e devo finire per diorama per il professor Fujutski” aveva dichiarato Izuko.
“Primo lo hai finito, secondo è quasi l’una, terzo la consegna è tra dieci giorni” aveva esclamato Takumi.
“Questo spiega perché la sua media e del novantotto e lo hanno preso come Stagista all’Endeavour Agency mentre tu farai i corsi estivi di nuovo” aveva risposto Yoshi, per Izuku.
Mochi aveva spalancato gli occhi, mentre Takumi si era tirato subito su, sconvolto. Lo aveva detto solo a Yoshi, quella sera, non aveva implicitamente detto che fosse un segreto però voleva essere lui a dirlo.
“Sul serio?” aveva esclamato Mochi, alzandosi per abbracciarlo poi stretto e soffocarlo di baci. “Pensavo saresti andato alla Mt.Agency!” aveva esclamato Takumi. “Anche io, ma anche la Endeavour mi ha risposto, sta mattina! La professoressa Hina, in persona, mi ha dato la conferma!” aveva esclamato Izuku, pieno di gioia.
Nonostante gli studenti della Genshu, iscritti al POQ[5], si preparassero nel mondo eroistico con pura tecnica, senza contare che metà delle volte negli stage portassero fotocopie e facessero caffè. Eppure anche in quel caso quell’insignificante scritta sul curriculum di Izuku, pesava come un macigno.
Tipologia di qurik: nessuno.
Quando aveva risposto un’agenzia si era sentito euforico, anche se era una senza ne arte ne parte, quel mondo che a lungo lo aveva rifiutato finalmente apriva uno spiraglio per lui.
Poi anche la Mt. Agency.
E poi la Endeavour.

 

Il tram aveva già chiuso, ma la metro riservava ancora qualche corsa, avrebbe preso l’ultima fino alla stazione più vicina, poi non avrebbe potuto fare il cambio e l’ultimo tratto avrebbe probabilmente preso una bici in affitto.
Yoshi stava messaggiando una delle sue sorelle, con un vocale, per tranquillizzarle che stava rientrando a casa e che la spiaggia sarebbe stata pulita prima della fine della festa – la Prez ci teneva all’ambiente.
“Scusa se ti ho rubato il grande annuncio” aveva dichiarato Yoshi mettendo il telefono in faccia, “Oh, be, ti ricordo che alla festa di Aokiji, Takumi ha raccontato a tutti che ho perso la mia verginità” aveva rievocato Izuko, arrossendo di nuovo al pensiero, ricordando quella serata piuttosto male.
Yoshi aveva fatto una smorfia, “Sì, me lo ricordo” aveva dichiarato poi.
Di rimando Izuku di quella sera aveva ricordi piuttosto vorticosi ed estraneità; come se avesse guardato la sua vita dall’esterno. Per quel poco che ricordava.
C’era stato del silenzio, mentre percorrevano le scale per farsi inghiottire dalla terra, “Mentre Urutsumi ha detto a Shoto Todoroki che avevo fatto una presentazione su di lui” aveva ricordato Deku con una risata.
Aveva anche detto a Kacchan che aveva un album su di lui. Sì, se ci ripensava Izuku realizzava che la sua azione era da considerarsi quasi da stalker.
Un po’ lo era forse, non in quella maniera angosciante e raccapricciante, ovviamente.
Certo aveva continuato a seguire la carriera di Kacchan anche dopo che erano finiti in due licei diversi, ma la questione del quirk era tutta un'altra cosa.
 Doveva essere onesto, il quirk di Katsuki era stato il primo veramente bello con cui Izuku fosse entrato in contatto, ci aveva scritto quaderni ed appunti, da un punto di vista accademico. Aveva trattato anche di quel quirk nella consegna per il test di ammissione del POQ – sì, la professoressa Hina teneva tantissimo a quel club. Si era anche complimentata con Deku per la sua analisi così prolifica.
Deku non negava la sua infatuazione per Kacchan, ma non aveva problemi a sciogliere il suo interesse nella meccanica della stranezza di Bakugo da lui.
Katsuki gli piaceva.
Il mondo degli eroi era il suo sogno.
Oh, ma i quirk erano la sua vera ossessione.
 “A proposito, pensi che Shoto Todoroki centri niente con la scelta dell’Agenzia del Padre, senza sminuire le tue capacità” aveva detto Yoshi. Facendolo. “Nonostante tutto ho piena stima della tua testa” aveva aggiunto il ragazzo, dandogli un buffetto con il dito sulla fronte.
“Non gli ho detto che ho fatto domanda lì, ne credo che lui passi il tempo a ficcanasare tra le domande di stage di suo padre e non credo che l’eroe numero uno selezioni personalmente i tirocinanti liceali per il reparto degli analisti” si era difeso subito Izuko, “Poi con Todoroki ho parlato solo poche volte” aveva dichiarato.
“Ma ti ha chiamato dopo il Sit-in” quella di Yoshi non era una domanda, “Si, certo, voleva sapere cosa avevo riportato nella presentazione. Se avessi un consiglio per lui” aveva farfugliato. Continuava a ricordare quel momento come assolutamente al limite del surreale[6].
Anche se era un aspirante eroe, Katsuki rimaneva Kacchan, che conosceva da quando aveva quattro anni, ma Todoroki Shoto era … un promettente futuro eroe e rampollo di una famiglia importante.
Era stata Urutsumi a dare all’aspirante eroe il suo numero, ‘Ah se non ci esci tu, me lo prendo io’ così aveva detto lei.
Yoshi aveva riso con amarezza, “Mi chiedo che penserebbe quello esplosivo se lo sapesse” aveva valutato.
“Non c’è niente da sapere!” era stata la risposta un po’ arrabbiata di Izuku. Non c’era niente da sapere ma non lo aveva comunque detto a Katsuki … e che Kacchan sembrava sempre che fosse minacciato da Todoroki.
E da lui, da qualsiasi sua azione. Aveva l’impressione Kacchan vivesse la sua vita su un chi-va-là continuo, in quel momento, non sapeva se anche prima fosse così e lui non lo aveva notato o se avesse sviluppato quell’atteggiamento frequentando le superiori.
Certo, Shoto Todoroki era bello, bisognava essere ciechi per non vederlo, ma per Izuku non c’era confronto. Non era mai esistito confronto, per quanto patetico fosse quel pensiero.
“A proposito tu e quello, lì, no, il fighetto dell’A.U. come va? Te lo sei trombato?” aveva chiesto.
Izuku aveva guardato Yoshi negli occhi.
No. Non mi ha voluto.
Non mi vuole.
Ha detto che non mi vuole in quel mondo.
Non mi vuole solo in quel modo.
Poi aveva sorriso, “No, però ci siamo baciati” lo aveva detto con orgoglio.
Perché ne era felice, perché pensarci riempiva ancora il petto di calore e faceva andare il suo cuore fuori controllo.
E perché sapeva di ferire il suo compagno e Izuku era spesso, così tanto, arrabbiato.
La linea dritta delle labbra di Yoshi si erano schiuse in un’espressione stupita.
“Ah credo non abbia proprio idea quanto tu sia troia.[7]
Izuku aveva inghiottito quell’insulto come fosse stato acqua, non era niente, troia, per quanto crudele – e ipocrita – detto da Yoshi poteva essere, era comunque meglio di quanto gli avessero mai detto in vita sua. Almeno lo classificava ancora come umano.
Quando aveva trovato quella parola – ed altre poco lusinghiere da imputare alla sua vita sessuale – scarabbocchiata sul suo banco, si era sentito quasi rincuorato, perché le trovava molto meno brucianti delle altre.
“Io credo che una mezza idea la abbia e la cosa non gli importa” aveva dichiarato Izuku, perché era vero, se ne accorgeva; “Perché Kacchan è … il migliore” aveva dichiarato alla fine.

 

 




[1] Nonostante le allusioni di Katsuki in realtà in questa AU Ochako e Iida non stanno insieme e non ho idea se lo saranno mai. Comunque, Ochako, questa Ochako, la mia Ochako, è inarrestabile e quindi non si fa mai, mai, smontare.

[2] Katsuki non voleva davvero fare slutshamming, nella sua ottica non stava colpevolizzando Ochako per la sua vitta sessuale o altro, ne era misoginia, essendo una pratica che credo apprezzi anche lui. Solo che ha un pessimo filtro bocca-cervello.

[3] Katsuki non lo sa, ma è un riferimento a Jeremy Rifkin.

[4] Fuyumi, questo soprannome è guidato dal fatto che ogni tanto Katsuki si riferisce a Todoroki come Mezza-Elsa.

[5] Profiling e Osservazione dei Quirk, club scolastico della scuola di Izuku, già citato nei capitoli precedenti. Deku è il vice-presidente e Takumi il presidente.
Tecnicamente tutti gli alunni che fanno parte del POQ, sono anche membri della partita di FantaHero e del NEQUAD(Non è [il]quirk a definirci).

[6] Non è out of the blue, era stato già accennato che Izuko avesse fatto colpo su Todoroki e viceversa.

[7] E sì signori, questo è slutshamming (e forse anche misoginia). Yoshi non lo dice con l’inclinazione scherzosa che potrebbe esserci tra due amiche molto in confidenza.

Come ho detto in passato, io degli amici di Izuko vorrei parlarne a bizzeffe, ma so che non interessano molto; quindi, cerco di metterli con il contagocce senza esagerare e cercare di renderli appetibili.
Quindi, in realtà, Katsuki, che super occhio, non aveva preso male con Mochi chiamandola sempre con riferimenti alla Gomma (per quanto la Chicle è bianca, in realtà).
Riguardo a Yoshi, giuro, non è una cattiva persona e solo una persona emotivamente costipata con un sacco di problemi, non diversa da Katsuki (solo che Katsuki lo muove Horikoshi – e io lo imito – quindi ha una certa profondità, Yoshi è mio quindi è una pozzanghera) solo che non è lui l’eroe della storia.

   
 
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