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Autore: striscia_04    27/09/2021    2 recensioni
Cosa posso dire? Il titolo racconta da solo la trama. Posso solo affermare, che in questa storia i personaggi di Fairy Tail si ritroveranno nel '600, a scontrarsi contro nobili opprimenti, Bravi e pestilenze; ovviamente lo faranno sempre nel loro solito modo, rissoso e attacca briche.
Seguiamo le disavventure di Gajeel, mentre combatte per poter sposare l'amore della sua vita.
Ci riuscira?
Genere: Comico, Commedia, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Gajeel/Levy, Gajil Redfox, Levy McGarden
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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 Al castello di Don Rodrigo, il malvivente stava discutendo con i due Bravi.
“Come sarebbe a dire, Men, che ve le siete fatte dare da Gajeel Tramaglino!” urlò indicando i lividi ed i bernoccoli, che ricoprivano l’intero volto dei due.
“E’ proprio così, capo.” disse Jet,
“Noi stavamo tranquillamente minacciando il prete, quando dal nulla è comparso quel pazzo esaltato.” continuò Droy.
“E ce le ha suonate di santa ragione.”
“Che vergogna e voi sareste Bravi?!”
“Veramente siamo i cattivi.” disse Droy, guadagnandosi un pugno sulla testa da parte del compagno.
“Come faccio adesso?” pensò fra sé Don Rodrigo.
“Stia tranquillo capo, il prete ha già detto che non li sposerà.” disse Jet.
“Quel che ha detto non significa nulla. Se questo Gajeel è talmente forte da togliervi di mezzo, convincerà sicuramente il curato a sposarli, e tanti saluti alla mia scommessa.”
“Ci scusi capo.” dissero i due Bravi, prima di essere cacciati a calci dalla stanza.
“Non mi resta che questa opzione.” rifletté il nobile, “Griso, vieni subito qui!” gridò e sulla porta comparve un uomo alto, di bell’aspetto, con i capelli azzurri e uno strano tatuaggio all’occhio destro.
“Mi ha chiamato padrone?”
“Si, Griso. Ho un incarico della massima importanza per te. Portati dietro la squadra d’élite dei Bravi, Crime Soierce, e vai a rapire Levy Mondella.”
“Ma signore, rapire una persona è un’azione illegale!” esclamò il Bravo.
“Lo so anch’io, ma tu sei un Bravo, ovvero un criminale e sei al mio servizio. Quindi obbedisci e fa come ti ho ordinato; Men!”
“M-ma…”
“Se farai come ti ho detto, in cambio ti organizzerò un incontro con la ragazza che ti piace.” disse l’uomo, ed il viso del Bravo, a quella prospettiva, assunse il colore delle aragoste.
“Come desidera, signore.” e congedandosi, uscì a preparare il rapimento.
 
A casa Mondella, intanto, i tre malcapitati continuavano a discutere, su come celebrare il matrimonio, ma senza alcun risultato.
Più di una volta Gajeel si era offerto di andare al castello di Don Rodrigo e raderlo al suolo, oppure di tornare da Don Abbondio e costringerlo a celebrare le nozze.
Entrambe le idee, però, erano state scartate dalle due donne, ed i tre si ritrovavano ancora al punto di partenza.
Infine, a Lucy venne un’idea: “Ho trovato!” esclamò, facendo sobbalzare i due.
“Che cosa?” chiese Levy speranzosa.
“Faremo esattamente come abbiamo fatto io e tuo padre, quando ci siamo sposati. A quel tempo Natsu non si decideva a volersi maritare con me, ed il prete ce l’aveva con lui per aver dato fuoco alla Chiesa durante una messa. Quindi io, escogitai un piano per sposarci, senza che quei due sospettassero qualcosa.
Un giorno ci recammo con una scusa alla casa del curato, e organizzammo un matrimonio a sorpresa!”
“Matrimonio a sorpresa? Che razza di nome cretino.” disse Gajeel,
“L’ho chiamato così, perché per la sorpresa il prete cadde dalla sedia e Natsu svenne sul pavimento.”
“Quindi stai dicendo, che hai truffato Salamander e con l’inganno lo hai convinto a sposarti?” chiese il moro, con una gocciolina che gli colava sulla fronte.
“Ho dovuto, altrimenti quello non avrebbe mai acconsentito. Non che non mi amasse, semplicemente era un sempliciotto con la testa un po' bacata.” disse Lucy.
“Oh, mamma. Non potevi proprio evitare di raccontarci questa storia?!” disse Levy tra lo sconsolato e l’imbarazzato.
“Non capite? Se agirete in questo modo potrete sposarvi. Per la festa ci penseremo dopo, organizzeremo un grande banchetto e festeggeremo come è giusto. E quel bifolco di Don Rodrigo, saprà che siete marito e moglie, quando ormai sarà troppo tardi.”
“Mi piace quest’idea.” sorrise Gajeel,
“Si, facciamolo!” disse Levy risoluta, “Solo, non so come potremmo eludere la sorveglianza di Perpetua Laki.”
“Per quello lascia fare a me.” disse la madre, “Basterà che chieda aiuto a Kinana. Quelle due si metteranno a chiacchierare e noi ne approfitteremo per mettere in atto il nostro piano.”
“Si, ma come faremo a sposarci senza il consenso del prete?” chiese Levy,
“Lo pestiamo finché non accetta!” si intromise Gajeel, ma una padellata da parte di Agnese lo fece tacere.
“Semplice, basterà dire: questo che ho qui accanto è mio marito, e questa che ho accanto è mia moglie, davanti al curato, e sarete sposati.”
“Wow, è semplicissimo!” esclamò Levy, “Ma allora perché, le altre persone perdono tempo in quelle lunghe e barbose cerimonie?”
“Semplice, perché non hanno nulla di meglio da fare.” rispose Lucy, gonfiando il petto, come se avesse appena detto qualcosa di molto intelligente.
“Comunque abbiamo un altro problema.” disse Levy, “Da quel che so per queste pratiche serve un testimone, almeno per lo sposo. Come facciamo a trovare qualcuno che ci aiuti?”
“Tranquilla figlia mia, basterà chiedere al marito di Kinana. Voi due siete anche amici.” disse la bionda voltandosi verso Gajeel.
“D’avvero?”, “Certo, tu ed Erik andate d’accordo, quando non siete impegnati a fare a pugni.”
Erik? E chi sarebbe?”
“Comunque, per me va bene. Possiamo anche andare a chiedere a Kinana e a suo marito di aiutarci.” disse Levy.
Così i tre usciti di casa, si incamminarono verso il paesello, fino a giungere ad una casetta, piuttosto carina, situata nel centro.
“Eccoci, siamo arrivati!” gioì Lucy, e il moro non se lo fece ripetere due volte, spalancò la porta e si fiondò in casa.
Ad accoglierlo, però, ci pensò un coltello, che per poco non lo colpì al volto. Schivato il colpo, rimase allibito, ritrovandosi davanti l’artefice dell’attentato, ovvero un uomo, dalla pelle abbronzata, i capelli marroni appuntiti ed una cicatrice che gli copriva un occhio, perennemente chiuso.
“COBRA! Brutto bastardo! Cosa ti è passato per la testa? Per poco non mi facevi fuori!”
L’uomo lo fissò infastidito, poggiando l’arma sul tavolo alle sue spalle.
“Ah, sei tu Gajeel. Dovevo immaginarmelo, solo un’idiota come te poteva irrompere in quel modo in casa mia.”
“Chi sarebbe l’idiota?”
E subito i due presero a guardarsi in cagnesco, mentre sull’uscio arrivavano anche Levy e Lucy, e da dietro la porta della cucina, spuntava la figura di Kinana, che incuriosita dal trambusto si era recata in soggiorno.
“Kinana!” esclamò Levy, attirando a sé la donna.
“Oh, Levy, signora Lucy. Allora siete voi.” disse salutando le sue “ospiti”.
“E-Erik, potresti smetterla di fare a pugni con Gajeel.”
Disse la violetta, rivolta al marito, che aveva di nuovo in mano il coltello, che tentava di conficcare sulla fronte del moro, il quale schivava gli attacchi alla bene e meglio, cercando di colpire l’avversario con un pugno.
“Si, infatti, piantatela voi due.” intervenne Levy, “Ti sei scordato perché siamo venuti?”
“Hai ragione.” concordò l’uomo fermando l’attacco, per poi concentrarsi sull’altro ragazzo: “Se ti ammazzo, come fai a farmi da testimone al matrimonio.” disse ghignando.
“Ancora non hai trovato un testimone, razza di idiota!” lo schernì l’altro, “Il tuo matrimonio è domani!”
“Non esattamente.”
“Che vuoi dire?” chiese perplessa Kinana,
“Adesso vi spieghiamo.”
Così i quattro riuniti intorno al fuoco, si misero ad ascoltare il racconto di Lucy, sulla faccenda del matrimonio.
“Che tragedia!” esclamò Kinana, una volta che il racconto ebbe fine.
“Questi stronzi di nobili, devono sempre fare il bello e il cattivo tempo. Non li sopporto.” disse Cobra. “Comunque, non capisco perché vogliate perdere tutto questo tempo, con questo stupido matrimonio a sorpresa.” proseguì guadagnandosi l’attenzione di tutti.
“Basta recarsi al castello di Don Rodrigo, pestarlo di botte, finché non giura di non darvi più fastidio, e se le botte non bastano, tanto vale accopparlo. Un rompiscatole in meno al mondo non fa male a nessuno.” disse sorridendo sadico.
“E’ quello che dicevo io!” esclamò Gajeel, ma entrambi ottennero solo, come risultato, un’occhiataccia da parte delle tre donne, e compresero che era meglio chiudere la bocca.
“Levy, signora Lucy! Io e mio marito vi daremo tutto il nostro appoggio, per mettere in atto il vostro piano.” disse guardando Erik, che fece un cenno affermativo con la testa.
“Vi ringrazio infinitamente.” disse Levy.
Continuarono a parlare dei dettagli del piano e dell’ora stabilita per recarsi a casa di Don Abbondio, ma sia Gajeel, sia Cobra, annoiati da tutti quei discorsi, decisero di uscire fuori.
“Si può sapere, perché hai scelto me per farti da testimone?” chiese Cobra, una volta fuori.
“Semplice, me lo ha consigliato Levy. Inoltre, non conosco nessun altro, che possa aiutarmi in questo momento. E poi…”, qui il suo volto fu attraversato da un ghigno malefico, e portato un braccio sulle spalle del compare se lo avvicinò, per evitare che qualcuno sentisse.
“Se quel bastardo di un prete, amante delle scope, non volesse sposarci o rendere ufficiale il matrimonio, tu sei la persona più indicata, per aiutarmi a convincerlo, se capisci cosa intendo.” A quell’affermazione, anche Cobra ghignò.
“E io che pensavo, che questa sera mi sarei annoiato.” rise divertito, prima di rientrare in casa.
Gli amici salutatisi, tornarono rispettivamente alle proprie abitazioni, per consumare la cena, con la promessa di rivedersi quella stessa notte.
Così, qualche ora dopo, erano tutti riuniti nei pressi della casa del curato, per mettere in atto il matrimonio.
Nel mentre, l’ignaro Don Abbondio, era seduto in camera sua, a leggere il breviario. Finalmente la febbre era scesa, e la paura si era acquietata. Così riprese le forze, dopo aver cenato, si era messo ad ingannare la mente, leggendo qualche preghiera.
Intanto, Laki era uscita un’istante a fare quattro passi, quando si ritrovò davanti due figure familiari.
“Buonasera signora Lucy, e anche a te Kinana.”
“Buonasera Perpetua.”
“Ciao Laki. Come te la passi?”
E da lì le tre donne iniziarono la loro chiacchierata serale, parlando del più e del meno, dal raccolto poco abbondante dell’anno, allo stesso Don Abbondio, il quale Perpetua si mise a canzonare.
La donna intenta a conversare, non si rese conto di tre figure alle sue spalle, che quatte come topi, si insinuarono nel l’uscio, lasciato aperto, e ancor più silenziosamente salirono diretti verso la camera del curato.
Quado furono di fronte alla porta semiaperta, Gajeel disse: “Cobra, va prima tu.”
“Cosa? Perché io?”
“Cerca di distrarre il prete. Noi, intanto, ci prepariamo e alla prima occasione saltiamo fuori.” spiegò Levy.
“Sì, così otteniamo l’effetto sorpresa.” rise Gajeel.
“Tsk. E va bene, facciamola finita.”
“C’è qualcuno?” chiese Don Abbondio, già allarmato da quella voce misteriosa.
“Rilassati prete, sono io.” rispose Cobra, varcando la porta, mentre si guardava attorno.
“E tu cosa ci fai qui?”
“Io e mia moglie stavamo facendo una passeggiata. Poi si è messa a parlare con la serva, ed io annoiato ho pensato di venire a farti un salutino.” mentì l’altro, sfoggiando un sorriso per nulla rassicurante.
“Ti ringrazio figliolo, sei stato molto gentile.” disse il prete, guardando però il ragazzo con una certa circospezione, e non poco timore.
Perché una ragazza da bene, giusta, dolce e rispettosa come Kinana, si deve essere sposata, con questo delinquente attacca brighe.”
Come se gli avesse appena letto nel pensiero, Cobra lo guardò torvo, poi disse: “Sai, io e mia moglie ci conosciamo da una vita. E a differenza di te, sa vedere il buono nelle persone, anche quando esso è molto nascosto.”
Il curato lo guardò impietrito, cercando di non incrociare mai il suo sguardo, prese a girare la testa per tutta la stanza, ed un imbarazzante silenzio cadde sui due.
“Comunque, sono qui anche per ringraziarti, per averci sposato.” continuò Erik.
“Ah, ma figurati. Dovere caro figliolo, dovere.”
“Immagino.” rispose freddamente, “E tu sei proprio la persona, che questo genere di doveri li rispetta sempre, anche quando mettono i bastoni tra le ruote, a certi individui.” disse ghignando, e Don Abbondio si sentì mancare.
“N-non c-capisco a cosa t-ti riferisci.”
“Beh, immagino di no. Lasciamo perdere, di questo potrai rispondere direttamente a loro.” disse l’uomo, e subito sulla porta si fecero avanti, Gajeel e Levy, vestiti da sposi.
“Cosa significa tutto questo!” urlò il curato.
“Questo che è qui accanto a me è mio marito…” proruppe Levy,
“Questa che è qui accanto a me è mia mo… AHO!” si interruppe Gajeel, quando si ritrovò la scopa del curato piantata sulla testa. Infatti, comprendendo quello che avevano in mente, Don Abbondio, preso dal panico aveva afferrato l’oggetto e senza riflettere lo aveva dato sulla testa dello sposo.
Adesso, però, vedendo la faccia da indemoniato di Gajeel, se ne pentiva amaramente. Prima che potesse fare qualcosa, fu spinto via, e cadendo la candela che illuminava la stanza fu spenta lasciando tutti al buio.
Subito, strisciando sul pavimento, il curato corse a barricarsi nella stanza accanto, mentre Gajeel aiutava Levy, inciampata sul pavimento, a rialzarsi, e Cobra si guardava intorno, cercando di scorgere la figura del prete nell’oscurità.
Giunto alla finestra della stanza, dopo aver bloccato la porta, il povero Don Abbondio, prese a gridare come un matto: “AIUTOOO! PERPETUAAA! QUALCUNO MI AIUTI, ATTENTANO ALLA MIA VITA!”
“Don Abbondio! Che succede? Sono tornati i Bravi di Don Rodrigo?” chiese la serva, attirata lì dal fracasso.
“Peggio! È tornato Gajeel Tramaglino! Ed insieme a lui c’è quel delinquente, del marito di Kinana! VOGLIONO FARMI FUORI! SALVAMIII!” riprese a gridare ancora più forte.
“Si può sapere cosa succede?” chiese Laki rivolta alle due amiche, che imbarazzate abbassarono la testa.
“Ecco adesso ti spiego…” cominciò Kinana.
Intanto, il povero prete, chiuso nella stanza continuava a gridare, e le sue urla attirarono i suoi “aguzzini”.
“Esci subito da qui, stupido amante delle scope!” sentì gridare da dietro la porta, riconoscendo Gajeel.
“Andate via! Non osate toccarmi! Io sono un uomo di Chiesa, fatemi del male e Dio vi punirà.”
“Io intanto sfondo la porta e ti pesto, poi vediamo se la Punizione Divina mi colpirà!” rispose l’altro e prese a forzare la maniglia.
“Lascia fare a me.” disse Erik, e forzando la serratura riuscì a spalancare la porta.
Terrorizzato Don Abbondio tornò a gridare dalla finestra, ma due paia di mani lo afferrarono e lo trascinarono via, sotto gli sguardi esasperati di Perpetua, Lucy e Kinana.
“Tranquillo Gajeel! Con tutto quello che ho fatto, io ho già un biglietto di sola andata per l’Inferno; quindi, anche se lo pesto a sangue, non succederà nulla.” rise Erik, mentre Don Abbondio, si dimenava nel vano tentativo di liberarsi.
“Ehi, Erik!” sentirono gridare da fuori, ed il diretto interessato si affacciò, guardando in direzione della moglie.
“Guai a te se picchi il signor curato!”
“Ma Kinana…”
“Se lo fai, giuro che ti caccio di casa.” disse la donna, fissando seria il marito.
“D’accordo. Non gli torco un capello.” rispose lui, per nulla contento della prospettiva.
Tenendo saldo il prete i due lo trascinarono via dalla finestra, e per evitare che facesse ulteriore rumore, lo legarono ad una sedia, e lo imbavagliarono.
“Quindi, che facciamo?” chiese Erik,
“Tu avrai anche le mani legate. Ma io non sono ancora sposato, e non temo certo questo mollusco.” disse ghignando l’altro, mentre faceva scrocchiare le nocche.
Afferrò il bavero della tunica del prete, e sollevando il pugno si preparò a colpirlo, ma qualcosa colpì lui sulla testa.
Voltandosi vide Levy, che lo squadrava furiosa, ed in mano teneva un soprammobile, mentre ai suoi piedi, c’era un calamaio, che la ragazza gli aveva appena lanciato.
“Sei impazzita, gamberetto?”
“Giù le mani dal signor curato.”
“Ma Levy, se non uso le maniere forti, questo qui non ci sposerà mai.”
“Gajeel, mi meraviglio di te! Come puoi dire certe cose?!”
“Io non capisco quale sia il problema, voglio solo pestarlo un po', nulla di più.”
“Se ti comporti così, che differenza c’è tra te e Don Rodrigo?”
“Ehi Levy, non esagerare adesso! Io e quel bastardo non abbiamo nulla in comune!”
“Si, ma tu stai facendo proprio come lui! Minacci il signor prete, per costringerlo a fare qualcosa che non vuole.”
“Se questo scemo avesse seguito le regole, noi domani saremmo già marito e moglie. Invece, codardo com’è, ha pensato bene di tirarsi fuori. E adesso se non lo convinco così, non ci sposerà mai!” disse e tornò a concentrarsi su Don Abbondio, che tutto tremante, piangeva in preda al panico.
“Gajeel, tocca il prete ed io mi rifiuto di sposarti!” urlò Levy, ed il moro si bloccò fissandola allibito.
“Che cosa?”
“Mi hai sentito.” rispose, incrociando le braccia, la turchina.
“Oh divertente… gnam gnam… voglio proprio vedere… gnam… come finirà questa storia.” disse Cobra fissando divertito il dramma, che si stava tenendo in quella stanza, mentre mangiava un secchiello di Popcorn, che Dio solo sapeva dove lo avesse trovato.
“Ok, Levy. Non torcerò un capello a questo prete mollusco.” disse il moro dopo un eterno silenzio, per poi mollare la tonaca del curato.
“Uffa, già finito il dramma sentimentale?” scherzò Cobra.
“Piantala.” rispose irritato il moro.
“Quindi, adesso che facciamo? Il vostro piano del matrimonio a sorpresa è saltato, e non possiamo costringere il prete a sposarvi.”
“Sono sicura, che riusciremo a trovare un accordo.” disse Levy, dirigendosi verso la sedia per liberare Don Abbondio.
Un forte trambusto, proveniente dall’esterno, però, mise in allarme i tre, che subito si affacciarono alla finestra.
“Che succede?” chiese Levy,
“Le urla di quel rompiscatole, devono aver attirato i paesani.” spiegò Cobra, indicando un cumulo di polvere, che si avvicinava pericolosamente alla casa.
“Voi tre, scendete!” gridò Lucy, “Se quelli ci beccano qui, sono capaci di farci a polpette!”
“Presto andiamocene.” disse Levy,
“Potrei prenderli a pugni. Sono certo di poterli battere.” protestò Gajeel,
“Taci Gajeel. E fa quello che ti ha detto la tua futura moglie.” gli rispose Erik, prendendo a trascinarlo di peso fuori dalla stanza.
Giunti nel giardino, si riunirono con Kinana e Lucy, “Che facciamo adesso?”
“Corriamo tutti a casa nostra.” rispose Lucy.
“Si, andate.” si intromise Laki, “A cacciare la folla, e ad evitare che Don Abbondio faccia la spia, ci penso io.”
“Grazie mille Laki.” l’abbracciò Kinana.
“Figurati è a questo che servono le amiche.”
Salutata la serva, i cinque fecero il giro della casa, e partirono a tutta corsa verso l’abitazione delle Mondella, cercando di evitare il più possibile la folla.
Di fretta Laki corse al piano di sopra, per assicurarsi che il suo padrone stesse bene, lo trovò nella stanza legato e imbavagliato ad una sedia.
Una volta libero, l’uomo diede sfogo a tutta la sua rabbia: “Quei delinquenti! Quei mascalzoni! Peggio dei Bravi sono! Oh, ma questa volta non gliela faccio passare liscia!
Prima faccio finire in galera quel criminale di Erik, e dopo quei due possono scordarsi che io celebri il loro matrimonio. Non li sposerò neanche morto!”
“Che a giudicare dalla velocità con cui arriva la folla, dovrebbe avvenire tra poco.”
“Di che stai parlando!” urlò furioso l’uomo,
“Nulla, stavo solo riflettendo, che un intero gruppo di paesani armati, si sta dirigendo qui. Credevano tutti che lei fosse in pericolo di vita, e vorranno sicuramente delle spiegazioni. Cosa gli dirà? Scusate l’ora, Gajeel Tramaglino e Levy Mondella hanno fatto irruzione in casa mia, per celebrare un matrimonio, religiosamente illegale? E questi chiederanno perché, e non vorranno certo andarsene senza una risposta.
Cosa gli dirà, che lei, il curato di questo paese, non ha voluto sposare due giovani, perché Don Rodrigo l’ha minacciata? Se non si infurierà la folla, lo farà sicuramente lui, e sono sicura che la schioppettata a quel punto, non gliela leverà nessuno.
Inoltre, se racconta la verità, perderà la faccia di fronte al popolo. Lei, il buon curato, che urla come una gallina, perché un paio di disgraziati le entrano in casa?”
“M-ma io, veramente…” farfugliò il prete,
“Lei può dire la verità, oppure posso farlo io al suo posto. Sono proprio curiosa di sapere cosa penserà sua eccellenza l’Arcivescovo, quando verrà a conoscenza di questa storia.”
“Per l’amor di Dio, Perpetua, taci!” gli ordinò il prete, ma più che un ordine era una supplica.
“Se vuole però,” continuo la donna, “Posso uscire e raccontare, che un gruppo di malviventi è entrato in casa, ed ha tentato di derubarla. Per fortuna, però, rendendosi conto dell’arrivo della folla si sono dileguati. E lei è impossibilitato a descriverne il volto, perché coperti da dei mantelli.”
“Si, ti prego, racconta questo alla folla. E mandali via.” disse l’uomo,
“Certo, ma lei deve venire con me, in modo tale che i fedeli la vedano sano e salvo e si calmino.”
“D’accordo, d’accordo. Ma con quei disgraziati, come facciamo?”
“Semplice, dovrà solo chiudere un occhio. E far finta che non sia successo nulla.”
“Ma…”
“Le ho già fatto notare cosa succederà, se non fa come le dico.”
“Va bene mi arrendo.” disse l’altro esasperato, mentre cercava di rassettarsi e si preparava al suo incontro con la folla, che ovviamente avrebbe tenuto dalla finestra.
Figuriamoci se andava a rischiare di incontrare, di persona, quella marmaglia di esaltati.
 
Levy ed i suoi amici, avevano finalmente superato la folla, e si stavano dirigendo in tutta fretta, verso la sua casa, ormai mancavano pochi metri. In lontananza scorse l’abitazione, e si sentì sollevata come non mai, ma poco prima di giungere davanti all’edificio, gli si pararono davanti cinque figure.
I cinque individui erano nascosti da un lungo mantello, e sopra le teste portavano un cappuccio, che rendeva impossibile identificarne il volto.
“E voi chi siete?” chiese Lucy, facendo qualche passo indietro.
Quello che stava al centro fece un passo avanti e disse: “Noi siamo i Bravi di Don Rodrigo! Siamo qui per rapire Levy Mondella!”
“Che cosa!” gridarono Lucy e Gajeel all’unisono, portandosi davanti alla turchina, pronti a fargli da scudo se necessario.
“Non opponete resistenza, o vi sarà fatto del male!” disse un’altra delle figure, che dal tono di voce doveva essere una donna.
“Guai a voi se toccate mia figlia!” rispose Lucy.
“Ehi Gerard, ragazzi. La volete piantare!” si intromise Erik, mettendosi davanti ai tre, sorridendo verso i Bravi, che subito tacquero.
Poi, quella che aveva parlato per seconda, si tolse il cappuccio, rivelandosi come una giovane donna dai lunghi capelli bianchi. E subito saltò al collo dell’uomo, stringendolo in un abbraccio.
“Erik! Quanto tempo, mi sei mancato!” disse gioiosa, mentre tutti gli altri Bravi, si scoprivano il volto.
“Cosa ci fai qui, amico?” chiese uno di loro, dalla buffa capigliatura bionda, appuntita, ed un paio di strani occhiali da sole, che gli nascondevano gli occhi.
“Che bello rivederti.” disse un energumeno con la faccia spigolosa, ed i capelli arancioni, ed un paio di baffetti dello stesso colore.
Al gruppo si avvicinò, anche una ragazza, con capelli fucsia, che strinse l’amico in un poderoso abbraccio.
Infine, si avvicinò anche il loro capo, che scoperto il viso si rivelò essere il Griso, o Gerard come lo chiamavano gli amici.
“Cosa ci fai qui?” chiese l’albina,
“Beh, è una lunga storia, Sorano.”
“Certo, che potresti passare a farci un salutino ogni tanto.” disse il biondo,
“Scusa Sawyer, ma ultimamente ho avuto molto da fare.”
“Immaginiamo.” intervenne la ragazzina, “D’altronde da quando ti sei sposato, hai molte responsabilità.”
“L’amore è una cosa meravigliosa.” proruppe l’energumeno,
“Ti prego Richard, basta con questa cantilena.” lo ammonì Sorano.
Poi guardando dietro l’amico, scorse la figura di Kinana e si fiondò a salutare anche lei: “Kina, da quanto tempo!” esclamò stringendole le mani.
“Ciao Sorano, mi fa molto piacere rivederti.”
“E dimmi, quel cafone di Erik si comporta bene con te?”
“Chi sarebbe il cafone? Guarda che ti sento!” protestò il diretto interessato.
“No, no, Erik è bravissimo! Lavora sodo ed è sempre molto gentile.”
“Mi fa piacere sentirlo.” sorrise l’albina.
“Comunque, non riesco ancora a credere, che tu ti sia sposato, con una ragazza così bella.” lo prese in giro Sawyer, mentre l’altro rifletteva su come uccidere l’uomo, nel modo peggiore possibile.
“Questo è l’amore!”, “Sta zitto Richard!” gridarono i due.
“Quando avete finito la rimpatriata, possiamo tornare alle cose serie?” chiese l’altra ragazza, che rispondeva al nome di Meredy.
“Su, non rovinarci il divertimento.” si lamentò Sorano,
“Meredy ha ragione!” intervenne Gerard, “Dobbiamo concentrarci sulla missione.”
“Va bene, va bene. Quanto sei noioso.” si lamentò il biondo.
Finalmente il gruppo di Bravi, tornò a concentrarsi su Levy, ed i suoi parenti.
“Dove eravamo rimasti? Ah sì! Noi siamo i Bravi di Don Rodrigo, che ci ha mandato a rapirti, seguici senza fare storie Levy Mondella.”
“Già mai!” gridò la ragazza.
“Su fai la brava.” cercò di convincerla Meredy,
“Ma per la verità i Bravi siamo noi, anche se siamo catt…”
“Sta zitto Richard!” urlarono tutti i delinquenti.
“Sentite ragazzi, non è che potreste chiudere un occhio?” si intromise Kinana,
“Mi dispiace Kina, ma non è possibile. Cerca di capire, non abbiamo nulla contro i tuoi amici, dobbiamo solo svolgere il nostro lavoro.”
“Neanche se velo chiedo io?” domandò Erik,
“No, mi dispiace.”
A quel punto, stanco di essere ignorato, Gajeel si fece avanti: “Cobra! Si può sapere, come conosci questi tizzi?”
“Non urlarmi nelle orecchie!” protestò l’altro, piantandogli una testata.
“Se ti interessa tanto saperlo, anni fa ero un Bravo e lavoravo al servizio del padre di Don Rodrigo.”
“Già, era un nostro compagno.” intervenne Sorano.
“CHE COSA!” gridarono Lucy, Levy e Gajeel.
“Esatto, ero un Bravo. Però, quando salì al potere Don Rodrigo, mi fece finire in prigione- per questo spero, che quel bastardo crepi male-, dopo tre anni di galera, fui rilasciato, e rincontrai Kinana, ed un anno dopo, ci siamo sposati.” spiegò, mentre la moglie annuiva.
“Dopo il matrimonio, io ed Erik andammo a vivere insieme, e lui si mise a svolgere la professione di contadino.” spiegò la violetta.
“Chi se lo sarebbe immaginato, che uno di noi sarebbe diventato un’onesta persona e avrebbe messo su famiglia.” rise Sawyer divertito.
“Beh, era ovvio, con la faccia che ti ritrovi, non potevi che essere stato un delinquente.” disse Gajeel.
“Guarda che la tua faccia è peggio della mia!”
“Cos’è, vuoi la rissa?”
“No, non ricominciate a litigare voi due.” li fermarono Levy e Kinana.
“Scusate, se non vi disturbo troppo, possiamo riprendere da dove eravamo rimasti? Sapete, io ho altre cose da fare.” chiese Meredy, scocciata da quanto tempo ci volesse per svolgere quel rapimento.
“Provateci se ne avete il coraggio! Ma sappiate, che chiunque voi siate, se toccate Levy, vi faccio a pezzi!” urlò Gajeel.
“Scusate, ma sono con lui.” disse Erik,
“Noi vorremo evitare di coinvolgervi. Ma non possiamo sottrarci agli ordini.” tentò di scusarsi Gerard.
“Ed io vorrei evitare, che la folla inferocita, vi faccia a pezzi!” rispose Cobra,
“Come scusa?”
“Sto parlando del gruppo di popolani, recatisi da Don Abbondio. Posso mettermi ad urlare, e sta pur certo, che in pochissimo tempo, vi saranno addosso. E neppure voi, ve ne andrete illesi.”
“Ci faresti una cosa del genere?” chiese Sorano.
“Io non vorrei, ma siete voi a costringermi.”
“E se cercassimo un accordo.” si fece avanti Sawyer.
“Sono tutto orecchie.” rispose l’altro, mentre esibiva un sorriso vittorioso.
“Tu che ne pensi, Gerard?” chiese Meredy al suo capo.
“Se devo essere onesto, vorrei evitare di consegnare quella ragazza nelle mani di Don Rodrigo, ma non possiamo certo disubbidire agli ordini.”
“Non sarà necessario.” si intromise Cobra, “Basterà che torniate dal vostro capo, e gli diciate, che non avete trovato nessuno in casa. Inoltre, a causa della folla, siete dovuti fuggire e tornare subito al castello.”
“Potrebbe funzionare.” disse Sawyer, “E non dovremmo compiere un crimine così efferato.” continuò Richard.
“E sia, seguiremo il tuo piano Erik.” disse il Griso.
“Resta, però, un problema.” intervenne Sorano, “Questa sera noi eviteremo di rapire Levy, anche per fare un favore ad un vecchio amico, ma la prossima volta non potremmo sottrarci al nostro compito.”
“Oh, no!” esclamò disperata la turchina.
“Si, Sorano ha ragione. L’unica soluzione è che voi tre scappiate dal villaggio. Se vi allontanerete, potrete sfuggire a Don Rodrigo.” spiegò Erik.
“Stai dicendo, che dovremmo lasciare la nostra casa, il luogo dove siamo nati e cresciuti!” esclamò Lucy,
“Purtroppo non avete altra scelta.”
“Ma…”, “Lo faremo. Ce ne andremo. Scapperemo lontano, dove Don Rodrigo, non potrà trovarci.” parlò Levy, che nonostante le lacrime, pareva risoluta e pronta ad affrontare quella dolorosa decisione.
“Io sono d’accordo con Levy. Sicuramente se ce ne andiamo, sarà al sicuro.” disse Gajeel.
“Quindi siete d’avvero disposti a partire?!” chiese Lucy, e ad un cenno affermativo di entrambi, prese un respiro profondo ed esclamò: “Bene, allora io verrò con voi. Non posso abbandonare mia figlia ed il mio futuro genero da soli. Vi seguirò nel vostro viaggio, ed un giorno finalmente vi vedrò marito e moglie.”
“Oh, mamma.” la strinse forte Levy.
“Ok, allora noi torniamo al castello. E riferiamo il nostro fallimento a Don Rodrigo.” disse Gerard.
“Noi, invece, torniamo a casa nostra.” disse Kinana, abbracciando forte Lucy e Levy.
“Mi raccomando Gajeel, vedi di non fare uno dei tuoi soliti casini.”
“Ma sta zitto Cobra. Quando tornerò finiremo lo scontro iniziato a casa tua.”
“Vedo che ti piace prenderle.”, risero prima di salutarsi.
“Un’ultima cosa!” gridò Sorano, quando ormai il gruppo di Bravi era lontano, “Per sbaglio, vi abbiamo sfondato la porta e rotto una finestra!”
“Che cosa!” urlò Lucy, “Come cavolo avete fatto! Avete idea di quanto costino le riparazioni?!”, ma già i Bravi si erano dileguati.
“Dannati delinquenti!” sbraitò Lucy, e la sua furia crebbe, quando giunta davanti a casa poté constatare di persona i danni: la porta era stata scardinata, e giaceva abbandonata nel giardino; la finestra, invece, presentava un gigantesco squarcio ed i vetri erano ammucchiati sul pavimento.
Ciò, che però, lasciò i tre allibiti, fu la presenza di un uomo, vestito come i Bravi, che dormiva a gambe e braccia incrociate, su una sedia.
“Chi cavolo sei tu?” urlò Gajeel, e l’uomo dai lunghi capelli neri e bianchi raccolti in una treccia, si svegliò, guardando i tre sorpreso.
“Salve.” disse semplicemente, prima di rimettersi a dormire.
“Ma quale ‘salve’?! Svegliati rimbambito!” gridò il moro, ormai prossimo a perdere la pazienza.
L’altro aprì gli occhi e guardò i tre, poi si sollevò in piedi e chiese: “Chi di voi è Levy Mondella?”
“Si, va bene lasciamo perdere.” intervenne Lucy, “Abbiamo già parlato con i tuoi compagni, ed hanno deciso di tornare al castello di Don Rodrigo, senza rapire mia figlia. Se ti muovi li raggiungi. Ah, un’ultima cosa, ti saluta Erik.” disse, prima di cacciare fuori di casa, il Bravo.
Quest’ultimo, alzando le spalle, si appoggiò ad un noce vicino casa, e si addormentò nuovamente.
“Eccolo, lo abbiamo trovato!” esclamò Meredy, quando lo vide dormire sotto l’albero, “Ma guarda te, dove era andato a cacciarsi.” si lamentò Sawyer.
“Poche chiacchiere, prendi Macbeth e riportiamolo al castello.”,
“Perché devo fare tutto io?” chiese il biondo, sollevando il compagno ancora addormentato, “Perché è troppo pesante per me.”
Ed i due Bravi, appesantiti dalla presenza del compagno, imboccarono il sentiero diretti verso il luogo dove i loro compagni li aspettavano.


Nota d’autore: finalmente pubblico il capitolo tre! Sono così felice, perché rileggendolo mi sono sentita ancor più fiera di me stessa.
Questo capitolo, non solo tratta uno degli argomenti che più mi è piaciuto del romanzo originale, ovvero il matrimonio a sorpresa. (È stato forse uno dei miei momenti preferiti, immaginarmi Don Abbondio, che si mette a gridare come un pazzo alla finestra, mentre in casa Renzo e Lucia, tentano di celebrare il matrimonio; e dopo il curato è costretto a cacciare in maniera ridicola i paesani che lui stesso ha richiamato. XD) Spero che anche la mia versione vi faccia ridere.
Oltre a questo, non potevo non aggiungere Erik e Kinana, la OTP meritava almeno un po' di spazio, così mi sono arrovellata il cervello per rendere significativa la loro presenza, e sono felice del risultato ottenuto.
La parte finale, invece, mi è venuta in mente all’improvviso, ce lo vedo Macbeth ad addormentarsi in casa Mondella durante la missione, ed i suoi compagni a perderlo di vista.
Grazie a chi leggerà questo capitolo, e spero vi piaccia, ditemi cosa ne pensate.
Il prossimo uscirà domani e tratterà dell’“Addio ai monti”.
 
   
 
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