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Autore: Josy_98    27/09/2021    1 recensioni
Prima di incontrarsi con la compagnia dei nani alla casa dello hobbit, Gandalf fece visita a una vecchia amica chiedendole di mantenere una promessa fatta tanti anni prima. Quella giovane, che così giovane non è, si troverà così costretta a partecipare a un viaggio corrispondente a un doloroso e continuo tuffo nel passato, in mezzo a ricordi che l'intera Terra di Mezzo ha dimenticato. Per non parlare della verità celata dietro alla sua natura: la sua parte di elfo, razza disprezzata da Thorin e i nani, non è la peggiore. Una realtà molto più oscura, infatti, la segue come un'ombra che non si è ancora rivelata.
Estratto dal primo capitolo:
"Perchè lo fai?"
Lei si voltò verso di lui. "Non è ovvio?" chiese. Al silenzio del nano sospirò. "Conoscevo tuo padre, e conoscevo tuo nonno. Erano entrambi miei amici. Ho fatto loro una promessa e intendo mantenerla." disse.
"C'è qualcos'altro." ribattè lui. "Qualcosa che non mi hai detto."
"Sono tante le cose che non ti ho detto." rispose.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Compagnia di Thorin Scudodiquercia, Gandalf, Nuovo personaggio, Thorin Scudodiquercia, Thranduil
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Bilbo era tornato appena in tempo. Lumbar, infatti, fu costretta a svegliare i nani perchè fuori c'era del movimento. Gli elfi si erano schierati nello spiazzo antistante l'ingresso della fortezza.

Thorin salì subito le scale, quando sentì la novità, e gli altri gli andarono dietro, allineandosi poi ai suoi fianchi una volta in cima alle mura.

Thranduil e Bard, l'elfo in sella al cervo e l'uomo al cavallo, avanzavano con passo tranquillo attraverso i soldati elfici e li superarono continuando ad avvicinarsi alle mura. Thorin, allora, prese un arco e scagliò una freccia nella loro direzione, che colpì il suolo congelato a qualche centimetro dal cervo e Thranduil lo fermò, seguito da Bard.

"La prossima ve la conficco negli occhi." disse Thorin puntando una freccia incoccata nella loro direzione, mentre i nani attorno a lui esultavano. Thranduil sorrideva e Lumbar sbuffò.

La ragazza era rimasta in disparte, come il giorno prima, ma era ben visibile dal basso e il re degli elfi la osservò un istante prima di puntare gli occhi su Thorin. Tuttavia gli fu sufficiente per capire che qualcosa non andava. Lumbar aveva il cappuccio calato ed era molto più rigida del solito. Qualcosa la tormentava, ma l'elfo non seppe dire se fosse per gli orchi che Gandalf sosteneva di aver visto marciare verso la Montagna, per come Thorin si stava comportando o per qualcos'altro. In ogni caso non poteva pensarci in quel momento.

Il suo sorriso scomparve, mentre i nani continuavano a esultare, e fece un lento cenno con la testo. Subito tutti i suoi arcieri incoccarono all'unisono una freccia e la puntarono nella loro direzione, facendo abbassare e zittire i nani. Solo Thorin e Lumbar rimasero fermi nelle loro posizioni.

I due re si sfidavano con lo sguardo e Thranduil alzò una mano per dare ordine ai suoi elfi di fermarsi. Quelli abbassarono gli archi e riposero le frecce. Thorin non si mosse.

"Siamo venuti a dirvi che il pagamento del vostro debito è stato offerto e accettato." disse Thranduil.

"Quale pagamento?" chiese Thorin continuando a puntargli contro la freccia. "Io non vi ho dato nulla. Non avete nulla." concluse non credendo a una sola parola.

Thranduil si voltò verso Bard con un sorrisetto in volto e l'uomo tirò fuori dalla sua casacca la Gemma, mostrandola poi a Thorin. "Abbiamo questa."

Thorin abbassò l'arco fissando l'Archengemma, incredulo che fosse nelle loro mani.

"Hanno l'Archengemma." disse Kili, incredulo quanto lo zio. "Ladri. Come avete ottenuto il cimelio della nostra casata? Quella pietra appartiene al re!" urlò.

Thorin, invece, li osservava in silenzio, ma Lumbar poteva vedere la furia cieca e oscura dentro di lui.

"E il re può averla." disse Bard lanciandola in alto e riprendendola al volo, incurante dei loro sguardi. "Con la nostra benevolenza." poi la rimise al sicuro all'interno della sua casacca e un lampo passò negli occhi di Thorin. "Ma prima deve onorare la sua parola." concluse scandendo bene la frase.

Thorin scosse la testa e si rivolse ai suoi compagni. "Ci considerano stupidi. È un'astuzia." disse loro facendoli voltare verso di lui. "Una lurida menzogna. L'Archengemma è in questa montagna!" urlò, infine. "È un trucco!"

"N-No-Non è un trucco." ammise Bilbo, facendogli sgranare gli occhi dalla sorpresa. "La Gemma è vera." confermò lo hobbit avvicinandosi a Thorin, mentre gli altri nani lo facevano passare, confusi sul motivo per cui l'avesse consegnata al nemico. "Gliel'ho data io." aggiunse confermando il loro sospetto e facendo voltare Thorin verso di lui.

Lumbar, fino a quel momento rimasta tesa appoggiata alle mura vicino a Bilbo, si raddrizzò pronta a intervenire se fosse stato necessario. Lo sguardo di Thorin non faceva presagire nulla di buono. Thranduil era immobile e imperscrutabile, mentre Bard era visibilmente preoccupato e passava lo sguardo dal re degli elfi a Lumbar a Thorin.

"Tu..." disse solamente il nano.

"Era la mia quattordicesima parte." continuò lo hobbit cercando di ignorare i nani alle sue spalle.

"Tu mi deruberesti?" domandò debolmente Thorin, ignorando la sua affermazione.

"Derubarti? No. No, sarò uno scassinatore ma mi piace pensare di essere onesto." rispose Bilbo. Thorin fece un passo verso di lui e Lumbar si preparò ad agire. "Sono disposto a lasciare che sia la mia unica pretesa." continuò il mezzuomo, apparentemente incurante delle conseguenze.

"La tua unica pretesa..." ripetè Thorin con uno strano sorriso sul volto. "La tua pretesa." ritornò serio. "Non hai alcuna pretesa su di me, miserabile mezza tacca!" concluse urlando e avvicinandosi a lui dopo aver buttato a terra l'arco.

Bilbo si spaventò, ma riprese il controllo dopo qualche secondo. "Avevo intenzione di dartela." rivelò. "Molte volte volevo farlo, ma..."

"Ma cosa, ladro?" chiese Thorin fermandosi.

"Tu sei cambiato, Thorin." gli disse apertamente. "Il nano che ho conosciuto a casa Baggins non si sarebbe mai rimangiato la parola! Non avrebbe mai trattato la donna che ama con totale indifferenza!" continuò. "Non avrebbe mai dubitato della lealtà dei suoi familiari!"

"Tu non venirmi a parlare di lealtà." sibilò il nano avvicinandosi di un altro passo e ignorando totalmente la frase su Lumbar. "Gettatelo giù dal bastione!" ordinò sconvolgendo i nani, che si mossero a disagio.

Di sotto, nessuno muoveva un muscolo. Persino Thranduil era in attesa.

Vedendo che nessuno faceva niente, Thorin strattonò Fili per un braccio, arrabbiato. "Non mi avete sentito?" il ragazzo si liberò, tornando vicino al fratello. "Lo faccio da solo." affermò avvicinandosi a grandi passi a Bilbo. Lo prese con forza per le spalle, mentre lui tentava di liberarsi, e lo sporse all'esterno delle mura, imprecando in Khuzdul, mentre i nani protestavano e Fili cercava di fermarlo. "E maledetto lo stregone che ti ha inserito in questa compagnia!" sbraitò.

"Se non ti piace il mio scassinatore ti prego di non danneggiarlo!" urlò Gandalf, dal basso, passando attraverso le file di elfi. "Restituiscilo a me."

Fu in quel momento che tutti si accorsero di Lumbar e si fermarono. Erano immobili, con gli occhi sgranati e increduli a ciò che vedevano: Thorin teneva Bilbo fermo per la giacca e lo hobbit sporgeva con la testa, le spalle e parte del busto al di fuori delle mura e teneva le mani immobili, spaventato, e la concentrazione di entrambi era spostata su Lumbar. Ma quello che li stupì davvero fu proprio la ragazza. Erano tutti convinti, infatti, che avrebbe impedito al nano di buttare giù dal bastione lo hobbit, ma non si aspettavano una mossa del genere: Lumbar si era mossa talmente veloce che non l'avevano vista ed era arrivata alle spalle di Thorin puntandogli Galvorn alla gola. Nessuno se lo sarebbe mai aspettato. Nè Thranduil, nè Gandalf, nè Bilbo o i nani. Tantomeno Thorin, nonostante non l'avesse degnata di uno sguardo da quando lei aveva raggiunto la Montagna.

Scudodiquercia era fermamente convinto che lei l'avrebbe sempre appoggiato quindi, quando sentì il metallo del pugnale sfiorargli la gola e la voce di lei nell'orecchio che diceva 'Fermo.', non potè fare altro che obbedire.

Bilbo tremava, gli occhi spalancati che passavano da lui a lei, ma non disse una parola. Nessuno riuscì a muoversi per diversi secondi.

Gandalf fu il primo a riprendersi e si avvicinò a Bard e a Thranduil cercando di ignorare la sua amica. "Non stai facendo davvero una splendida figura come Re Sotto la Montagna, dico bene Thorin figlio di Thrain?" il nano sgranò gli occhi.

"Lascialo." disse Lumbar dietro di lui senza spostare il pugnale.

Sorprendentemente Thorin lo fece e Bofur aiutò lo hobbit a rimettersi in piedi e avvicinarsi alla corda per farlo scendere.

"Vai." gli sussurrò.

"Mai più farò accordi con gli stregoni!" urlò Scudodiquercia a Gandalf, stando attento al pugnale. "O i vermi della Contea!"

"E dimmi, Thorin." sussurrò Lumbar al suo orecchio, perfettamente udibile anche da Gandalf. "Sono maledetta anch'io?"

"Tu più di tutto gli altri." ringhiò lui in risposta.

Lei sospirò, ma non disse altro, spostando l'attenzione su Bilbo. Lo hobbit lanciò la corda e si preparò a scendere. Prima, però, si fermò sul bastione, voltandosi preoccupato verso Lumbar. Lei ricambiò subito lo sguardo, stando attenta a non lasciare la presa su Thorin e a non ferirlo allo stesso tempo. Il mezzuomo e la ragazza si guardarono insistentemente per lunghi istanti, entrambi preoccupati per l'altro, e lei sentì il nano irrigidirsi nella sua presa. Aveva sicuramente notato il loro scambio, ma Lumbar non se ne curò. Voleva solo rassicurare il mezzuomo che sarebbe andato tutto bene, anche se non ci credeva più nemmeno lei.

Quando Lumbar gli fece un cenno positivo con la testa, Bilbo cominciò a scendere e lei lo seguì con lo sguardo fino a quando le fu possibile, poi aspettò semplicemente che si avvicinasse a Gandalf in modo da essere sicura che stesse bene.

Nel frattempo tutti aspettavano una sua mossa, Thranduil e Gandalf per primi.

Quando lo hobbit raggiunse lo stregone si voltò verso di lei e annuì con la testa, in risposta alla sua muta richiesta, e lei si rilassò leggermente. Ora Bilbo era al sicuro.

"Da quanto mi tradisci con lui?" mormorò gelido Thorin alla ragazza, facendo irrigidire i nani.

Lei fece una smorfia, anche se lui non potè vederla perchè costretto a darle le spalle.

"Ora che non puoi più ignorarmi ti inventi queste assurdità? Sul serio?" ribattè incurante di chi potesse sentirla.

"Ti preoccupi parecchio per quel mezzuomo." osservò gelido, lui. "Mi viene naturale pensare che vi siate avvicinati." insinuò.

"Io mi preoccupo sempre per i miei amici." lo freddò lei, impedendogli proseguire in quella direzione. " E sicuramente non li ignoro."

Lui accolse la frecciatina in silenzio, poi ammise. "Non me l'aspettavo."

"Cosa?" chiese lei, pur sapendo già la risposta.

"Che tu, fra tutti, mi avresti tradito."

Lumbar scosse la testa. "Io non ti ho tradito, Thorin. Non l'ho fatto in passato, non lo sto facendo adesso e non lo farò in futuro."

"Bugiarda!" ringhiò alzando la voce e voltandosi di scatto nella sua presa. Galvorn gli graffiò la gola, ma non se ne curò. Voleva guardarla negli occhi e niente gli avrebbe impedito di farlo. "Hai permesso che lui rubasse la Gemma, lo so! Tu mi hai tradito!" fu in quel momento che si accorse degli occhi lucidi di lei e del braccio che tremava leggermente, nonostante la presa sul pugnale fosse perfettamente ferma. Questo lo sconcertò. Non ricordava di aver mai visto tanto dolore nei suoi occhi. "Mi avevi fatto una promessa!" continuò comunque.

"E la sto mantenendo." affermò lei, anticipandolo. "Tu te la ricordi la promessa? Ricordi il giuramento che feci?" lo zittì.

Thorin non rispose, mentre i nani si guardavano cercando di capire di cosa parlassero, ma nessuno lo sapeva. Nemmeno Gandalf e Thranduil sapevano niente e questo li inquietò.

Lei scosse la testa. "Volevi tanto ricordare i nostri momenti, Thorin." gli disse. "E ne hai ricordati molti. Ma non i più importanti." sotto lo sguardo attento del nano abbassò il pugnale, rimettendolo nello stivale ed estrasse da sotto la cotta di maglia un cordino da cui tirò fuori un anello. Glielo mostrò e il nano rimase incredulo a quella vista, così come i loro compagni che cominciarono a mormorare tra di loro su quell'oggetto. "Ti ricordi quando mi hai dato questo?" gli chiese. "È stato il momento più bello di tutta la mia vita, capitato nel giorno più brutto." Balin sospirò, comprendendo, in parte, di cosa stesse parlando.

Thorin sfiorò appena l'anello, con mano tremante. L'aveva riconosciuto al primo sguardo: era l'anello con cui suo nonno aveva chiesto a sua nonna di sposarlo. L'aveva creato apposta per lei, che poi l'aveva passato a suo padre. Suo padre aveva chiesto la mano a sua madre con lo stesso anello e lei lo aveva dato a lui dicendogli di donarlo alla donna che avrebbe scelto. Thorin sapeva quale fosse l'unico motivo per cui potesse essere in mano a Lumbar, ma ancora non ci credeva.

"Ti ho davvero chiesto...?" domandò in un sussurro.

"Sì." affermò lei e per un istante lo sguardo di Thorin si schiarì. Quando lei riprese a parlare, però, si adombrò in fretta. "Ma non ti ho mai dato una risposta."

"Cosa?" disse, sgomento.

"Appena mi hai posto la domanda è arrivato Smaug." spiegò al nano e al resto dei presenti, facendo sospirare Thranduil sotto di loro. "Siamo corsi subito ad aiutare la tua gente e la mia risposta è passata in secondo piano." sospirò. "Penso sia arrivato il momento che tu la sappia."

"Cosa... cos'avresti detto?" le chiese lui, improvvisamente insicuro.

"Ti avrei detto sì allora, come ti avrei detto sì quando sono morta davanti alle Miniere di Moria e ti ho cancellato la memoria." rispose. Il suo sguardo si adombrò e continuò prima che i nani attorno a loro potessero esultare. "Ma, per quanto vorrei dirti di sì anche adesso, sono costretta a dire no."

"Che cosa?!" esclamò Kili non riuscendo a trattenersi.

"Ma zia...!" aggiunse Fili.

Persino Bard, Thranduil, Gandalf e Bilbo furono sorpresi, ma Lumbar non distolse l'attenzione da Thorin, che cercava di decifrare il suo comportamento.

"Perchè?" le chiese solamente, riportando il silenzio.

Lei sorrise e fu un sorriso talmente pieno di amore e talmente triste allo stesso tempo che al nano vennero gli occhi lucidi.

"Me l'hai chiesto tu." rispose. "Proprio quel giorno, prima ancora di farmi la proposta."

"Cosa?" sussurrò lui, incredulo.

"Quando mi dicesti di amarmi la prima volta e mi regalasti l'armatura, ti promisi che non ti avrei mai lasciato, questo lo ricordi. Quel giorno, però, tu mi facesti giurare una cosa prima di chiedermi di sposarti. Io sto rispettando quel giuramento. Devi ricordare, Thorin. Non posso essere io a raccontartelo, perchè in questo momento non mi crederesti. Ripensa a quel periodo, alle tue preoccupazioni più grandi e ai nostri momenti insieme. Ripensa agli ultimi giorni prima dell'arrivo di Smaug." aveva cominciato a tremare visibilmente, se ne accorse anche Bard nonostante la distanza e la sua vista umana, e le lacrime si facevano spazio sul suo volto senza sosta, scivolando poi sul collo e cadendo sulla sua armatura. "Fare quel giuramento è stata la cosa più difficile della mia vita e rispettarlo adesso è devastante." scosse lentamente la testa. "Ma non ho scelta. Se voglio la tua felicità non ho altra scelta che rispettare la tua volontà e lasciarti, esattamente come mi hai chiesto. Non hai la minima idea di quanto sia doloroso rispettare la tua decisione." continuò poggiando l'anello sul palmo della mano di Thorin prima di chiuderglielo a pugno. "Ma devo farlo. Perchè ti amo. Nello stesso identico modo in cui ti amavo quel giorno. Nello stesso modo in cui ti amavo quando ti ho lasciato andare per permetterti di vivere quando credevo che sarei morta."

Gli si avvicinò per lasciargli un lungo e dolce bacio sulla fronte, subito sotto la corona che indossava, mentre le sue lacrime finivano sul freddo metallo e sulla pelle del nano che, però, non si spostò. Quello sembrava tanto un addio e il suo cuore non voleva accettarlo, così come non voleva accettarlo il cuore di lei.

Quando si separò da Thorin, Lumbar fece qualche passo indietro, avvicinandosi al parapetto delle mura. "Pensa e chiediti cosa vuoi davvero. Devi ricordare, Thorin. Devi ricordare, o mi avrai persa per sempre. E non lo sopporterei." e, dopo avergli lanciato un lungo sguardo, saltò al di là delle mura, lasciandosi cadere nel vuoto.

Thorin corse avanti cercando di afferrarla, ma non ci riuscì e i nani attorno a lui fecero lo stesso emettendo urla ed esclamazioni di panico.

Lo stesso avveniva di sotto: Bard aveva esclamato sorpreso, a quel gesto, mentre Bilbo aveva urlato. Gandalf era avanzato, preoccupato, mentre Thranduil non aveva dato nessun segno evidente di preoccupazione. Peccato, però, che internamente stesse maledicendo Lumbar in tutti i modi che conosceva. Con sua enorme sorpresa il cervo si diresse verso il punto in cui lei sarebbe caduta e lui, pur non comprendendone il motivo, non lo fermo.

Tutti, nessuno escluso, non poterono fare altro che osservarla cadere e atterrare in piedi come se niente fosse, con il busto piegato un po' in avanti per mantenere l'equilibrio. Non le si era nemmeno tolto il cappuccio. Tuttavia, quando si raddrizzò, barcollò all'indietro, ma la testa del cervo la sostenne da dietro impedendole di cadere. Era arrivato al momento giusto e Thranduil ne rimase sinceramente sorpreso: il suo cervo aveva quella familiarità solo con lui e con la moglie. Comprese subito che quella ragazza non meritava il suo odio, non più.

Lumbar si voltò verso di loro e accarezzò il muso del cervo ringraziandolo, poi alzò lo sguardo verso Thranduil. Il re rabbrividì: non aveva mai visto gli occhi della ragazza così spenti. La aiutò a salire dietro di lui, poi fece voltare il cervo e tornò vicino a Bard.

Nessuno si era mosso da quando lei era atterrata, e non le toglievano gli occhi di dosso. Lumbar, d'altro canto, si teneva stretta al corpo di Thranduil e allo stesso tempo cercava di smettere di tremare. Senza successo.

"Stai bene?" le chiese lo hobbit. Lei non rispose. "Lumbar?" la chiamò.

Thranduil si volse verso di lei e la ragazza si irrigidì capendo subito cos'avrebbe fatto. Il re degli elfi, infatti, con un gesto fluido e fulmineo le tolse il cappuccio rivelando i suoi capelli interamente neri tranne che per quattro piccole ciocche ai lati del volto. Fu evidente a tutti coloro che sapevano quanto fosse grave la situazione.

"Avresti dovuto dirmelo." disse Thranduil facendole fare una smorfia.

Tuttavia lei non rispose, nè ricambiò lo sguardo di qualcuno. Era ancora troppo sconvolta emotivamente per ciò che aveva appena fatto al suo amato. Sapeva che lui l'avrebbe interpretato come l'ennesimo tradimento e non aveva il coraggio di guardarlo.

Con suo grande sollievo, Bard prese in mano la situazione.

"Abbiamo risolto?" domandò a Thorin che non aveva distolto l'attenzione dalla ragazza nemmeno per un istante. "La restituzione dell'Archengemma per ciò che è stato promesso."

Thorin spostò lo sguardo verso Est, alla sua sinistra, come in attesa di qualcosa, poi lo riportò sui nani.

Cominciò a camminare sui bastioni. "Perchè dovrei ricomprare quello che è mio di diritto?"

Lumbar sentiva la confusione dentro di lui anche a quella distanza e senza guardarlo. Le affermazioni di Bilbo prima e il suo comportamento poi lo avevano destabilizzato più di quanto volesse ammettere. Soprattutto le parole che lei gli aveva rivolto.

"Tieni la pietra." disse Thranduil a Bard. "Vendila. Ecthelion di Gondor pagherà una bella somma per quella."

"VI AMMAZZO!" gridò Thorin sotto lo sguardo sconcertato dei nani. "LO GIURO! VI AMMAZZO TUTTI!"

"Il tuo giuramento non vale niente!" lo zittì Thranduil mentre Thorin continuava a muoversi avanti e indietro sui bastioni. Lumbar strinse la presa sul busto dell'elfo. "Ho sentito abbastanza." disse lui prendendo le redini del cervo e facendo un cenno ai suoi elfi che incoccarono le frecce puntandole sui nani.

"Thorin." lo chiamò Gandalf, avanzando. "Deponi le armi. Apri queste porte. Questo tesoro comporterà la tua morte." concluse fermandosi.

"Thorin." lo chiamò Balin, facendolo voltare. "Non possiamo vincere questa battaglia."

Thorin abbassò lo sguardo, riflettendo.

"Dacci la tua risposta." lo incalzò Bard. "Avrai pace, o guerra?"

Lumbar sentì qualcosa arrivare da Est e voltò il volto in quella direzione. Seguì l'avvicinarsi di un grosso corvo che andò ad appoggiarsi sulla pietra dei bastioni davanti a Thorin.

"Guerra." mormorò lei mentre il nano osservava l'uccello, sorprendendo l'uomo, Gandalf e l'elfo. Poi si riconcentrò sul colle che guardava a Est, proprio nel momento in cui Thorin parlava.

"Avrò guerra." disse prima di voltarsi anche lui nella stessa direzione.

La stessa cosa fece Gandalf, seguito poi dagli altri. Sotto i loro occhi si allinearono una moltitudine di nani pronti alla battaglia, arrivati dai Colli Ferrosi e comandati da Dain Piediferro, cugino di Thorin, in sella a un cinghiale.

Subito Thranduil fece spostare i suoi elfi, che si schierarono verso i nuovi arrivati mentre i nani della compagnia esultavano. Mentre gli elfi prendevano posizione, Thorin rimase fermo a guardare e Dain si fece avanti in sella al suo cinghiale. Lumbar rimase in sella al cervo di Thranduil mentre il re degli elfi si spostava, seguito da Bard.

"Ehi Thorin!" gridò Dain alzando il suo martello in segno di saluto.

I nani della Compagnia fecero lo stesso.

Dain avanzò fino a fermarsi a poca distanza dalle truppe elfiche e ai pochi uomini di Bard.

"Buongiorno!" esclamò a voce alta e sembrando piuttosto divertito. "Come andiamo tutti?" si trovava su una piccola sporgenza di roccia e li guardava dall'alto. "Ho una piccola proposta, se non vi dispiace concedermi qualche momento del vostro tempo."

Sembrava affabile, ma Lumbar conosceva il suo vero carattere e non si fece incantare. Strinse leggermente le braccia attorno al corpo di Thranduil, prima di lasciarlo e scivolare piano giù dal cervo cercando di non farsi notare. Fortunatamente era coperta dall'elfo.

"Potreste considerare..." continuò Dain. "... Di andarvene in malora?!" gridò, infine, spaventando gli uomini, che indietreggiarono. Gli elfi, invece, si misero in posizione di attacco, pronti ad agire a un cenno del loro re. "Tutti voi!" continuò Dain. "Ora ora!"

"Non reagite!" urlò Bard ai suoi uomini mentre Dain sospirava.

Gandalf si fece avanti nello spazio che gli uomini aveva creato.

"Oh, avanti, Lord Dain." disse attirando la sua attenzione.

"Gandalf il Grigio." lo riconobbe il nano. Mithrandir chinò leggermente la testa in segno di rispetto e il nano riprese. "Di a questa marmaglia di andarsene o annaffierò il terreno con il loro sangue".

Gandalf avanzò verso di lui tentando di farlo ragionare. "Non c'è bisogno di una guerra tra nani, uomini ed elfi. Una legione di orchi giace sulla montagna." si fermò poco sotto la roccia dove stava Dain. "Ritira la tua armata."

"Non mi ritirerò davanti a un elfo qualsiasi." disse Dain, testardo quanto il cugino. "Tantomeno a questo indifferente folletto dei boschi!" continuò indicando Thranduil con il suo martello. "Non desidera altro che sfortuna per il mio popolo. Se sceglie di mettersi fra me e i miei familiari... gli spacco quella testolina in due!" gridò facendo sogghignare il re degli elfi. "Vediamo se dopo ghigna ancora!" i nani della Compagnia esultarono e Dain fece girare il suo cinghiale, pronto a raggiungere i suoi soldati e dare inizio alla battaglia.

Lumbar strinse una mano attorno alla gamba di Thranduil, facendogli cenno di stare fermo, poi intervenne prima che Dain si allontanasse.

"Aspetta!"

Fu sufficiente una sola parola per far fermare il nano e farlo voltare verso di lei. Lumbar, intanto, stava avanzando tra gli elfi, sotto lo sguardo attento di Thranduil. Quando arrivò vicino a Gandalf si fermò. Dain era tornato sulla roccia e la stava studiando attentamente.

"Tu...?" disse sorpreso, indicandola con il martello. "Tu eri morta!"

Lei annuì. "Due volte."

"Che scherzo è questo?!" domandò infuriato. "Quale oscura magia avete messo in atto per far capitolare Thorin?"

Lumbar scosse la testa. "Nessuna magia, amico mio. Che tu ci creda o no, Thranduil conosce bene la sofferenza del cuore e non userebbe mai uno stratagemma simile contro qualcuno. Sono davvero io, e sono davvero viva. Ho passato gli ultimi mesi proprio con Thorin e la Compagnia, quindi puoi chiederlo a loro."

Dain si volse incredulo verso la Montagna, come a cercare il dissenso da parte dei nani della Compagnia ma ricevette solo il silenzio a confermare le parole della ragazza.

"Com'è possibile?" le chiese abbassando il martello.

"Lunga storia." minimizzò lei. "E per quanto io voglia raccontartela non ho abbastanza tempo per farlo."

Dain assottigliò lo sguardo. "Se sei davvero tu, perchè non sei con Thorin? Gli avevi promesso che non lo avresti mai lasciato. E cos'è successo ai tuoi capelli?"

"Lo sanno proprio tutti, eh." commentò Gandalf appoggiato al suo bastone, lanciandole un'occhiata.

Lumbar alzò le spalle. "Che vuoi farci. Lui era presente, è giustificato." poi si rivolse al nano. "Vero, ma è stato lui a chiedermelo, tanto tempo fa." spiegò. "Ci sono cose che non sai, Dain, e che Thorin deve ricordare. Mi ha fatto giurare che lo avrei lasciato se fosse successa una determinata cosa." scosse la testa, contrariata. "Io non volevo farlo, ma è stato lui a chiedermelo e, alla fine, ho giurato. Poco dopo Smaug ha attaccato Erebor."

"E tu sei rimasta." osservò il nano.

Lumbar fece una smorfia. "Certo che sono rimasta, non lo avrei mai lasciato solo contro il drago. Il giuramento, poi, si riferiva a un'altra situazione. Per fortuna." aggiunse.

"E questa situazione è successa adesso?"

"Sinceramente speravo non succedesse mai, ma sì." confermò.

"Quindi tu l'hai lasciato perchè te l'ha chiesto lui?" domandò ancora il nano. "Perchè lo ami e rispetti le sue decisioni?"

"Certo che lo amo, Dain! Che domande fai?" chiese Lumbar, non capendo dove il nano volesse arrivare.

Lui annuì, poi le fece una domanda che non si aspettava, cogliendola totalmente impreparata. "Dov'è l'anello?"

Lumbar si paralizzò, sorpresa, e studiò l'espressione del nano davanti a lei. Poi capì.

"Tu lo sapevi." constatò rilassandosi. "Sapevi che me l'avrebbe chiesto."

Non era una domanda, ma Dain rispose lo stesso. "Me ne ha parlato l'ultima volta che vi ho fatto visita. Mi ha chiesto come vi vedevo come coppia e poi ha ammesso di voler chiedere la tua mano. Ero davvero felice per voi quando l'ho saputo. Gli chiesi di informarmi subito della tua risposta, ma non mi arrivò mai alcun messaggio."

Lumbar sospirò. "Perchè la mia risposta è passata in secondo piano rispetto all'arrivo di Smaug e a ciò che è successo dopo. Non ne abbiamo più parlato, fino a oggi."

"Nemmeno quando sei morta?" le chiese, stranito.

Lumbar scosse la testa. "In quel momento eravamo entrambi troppo sconvolti per pensare a una cosa del genere. Io stavo morendo e cercavo di lanciare l'incantesimo che vi ha fatto dimenticare di me, mentre lui continuava a chiedermi di non farlo. Eravamo troppo disperati per pensare ad altro." ammise.

"E i tuoi capelli?" domandò Dain, indicandoli. "Me li ricordavo molto più bianchi." osservò.

"Davvero non ti ricordi come funzionano?" Dain ci pensò un attimo, poi scosse la testa. Sentiva, dentro di sè, che fossero un dettaglio importante ma non ne ricordava il motivo. "Più i miei capelli diventano neri, più il Male si sta facendo spazio nella Terra di Mezzo." spiegò lei. "Sono così neri a causa di quello che sta succedendo qui." continuò indicando il luogo in cui si trovavano. "E non solo, ma non è questo che mi preoccupa, al momento."

"Ah no?"

"Ti dirò quello che ho detto ai nani di Erebor: se non vi alleate con gli elfi, gli orchi vi uccideranno tutti, e io non sono certa di poterlo impedire."

Dain rimase in silenzio qualche secondo, prima di scoppiare a ridere rumorosamente.

"Noi allearci con il folletto dei boschi?!" domandò incredulo, cercando di ricomporsi. "La morte deve averti fatto male, mia cara. Come puoi pensare che sia possibile una cosa del genere?"

"Credo che sia una scelta migliore della morte stessa, Dain." osservò lei, senza scomporsi minimamente.

"È chiaro che l'amnesia deve aver colpito anche te. Noi distruggeremo sia gli orchi che i folletti." le ringhiò contro. "Non ti uccido solo per il legame che ti lega a Thorin, ma non aspettarti un trattamento di favore." concluse puntandole contro il suo martello.

"Io attaccherò solo gli orchi." ribattè lei. "Mi auguro che tu farai lo stesso."

Dain non aspettò nemmeno che lei finisse di parlare, si voltò e fece correre il cinghiale verso i suoi soldati mentre i nani di Erebor esultavano.

Lumbar si voltò verso Gandalf e sospirò. "Ci ho provato."

Una ciocca dei suoi capelli divenne nera sotto gli occhi dello stregone e lei barcollò leggermente. Fu costretta ad appoggiarsi al suo bastone per qualche secondo.

"Mia cara..." mormorò Gandalf, preoccupato.

Lumbar scosse la testa e si rimise dritta. "Sto bene. Non è niente." poi si voltò verso Thranduil che aveva osservato l'intero scambio.

"Che avanzino." affermò il re degli elfi. "Vediamo fin dove arrivano."

"Credi che mi importi un cane morto delle tue minacce, principessa dalle orecchie appuntite?" gridò Dain mentre raggiungeva il suo schieramento. "Sentito, ragazzi?" si rivolse ai suoi soldati. "Ci siamo. Diamo a questi bastardi una bella batosta!"

Thranduil si avvicinò a Bard mentre una parte dei suoi soldati avanzavano. "Fai ritirare i tuoi uomini. Ci penso io a Piediferro e la sua marmaglia." poi raggiunse Lumbar e la fece salire dietro di lui. "Fai attenzione. Non sei nel pieno delle forze."

"Ti stai preoccupando, Thranduil?" gli chiese lei con un sorrisetto.

"Non farti strane illusioni. Tua madre vorrebbe che stessi attenta." ribattè lui.

Lumbar strinse leggermente la presa attorno ai fianchi dell'elfo per ringraziarlo, poi si voltò verso Bard e gli fece un cenno con la testa. "State in guardia. Gli orchi arriveranno presto."

L'uomo annuì e tenne fermi i suoi uomini. Dain era appena arrivato alle sue truppe.

"Dentro le capre!" urlò facendo avanzare dei nani in sella a enormi montoni corazzati.

Thranduil diede ordine a suoi arcieri di mirare e loro si mossero all'unisono puntando le frecce verso i nani.

"Thranduil!" gridò Gandalf. "Questa è una pazzia!"

"Ha ragione." mormorò Lumbar. "E tu lo sai."

Lui fece finta di non averli sentiti e diede ordine di scoccare. Le frecce compirono un'alta parabola prima di finire distrutte da una mossa difensiva dei nani composta da grosse frecce provviste di mulinelli che spezzarono le altre come se niente fosse. La compagnia di Erebor esultò e le frecce dei nani andarono a segno, sbalzando via e colpendo molti soldati elfici sotto lo sguardo sorpreso e infuriato di Thranduil.

"Ehi! Che ve ne pare? Le Rotanti Piroettanti!" si vantò Dain. "Ah ah, brutti babbei."

Lumbar sentì un'altra ciocca dei suoi capelli diventare scura e un altro capogiro coglierla alla sprovvista. Riuscì a tenersi aggrappata all'elfo e a non cadere mentre lui dava ordine di lanciare altre frecce che vennero prontamente distrutte dalle Rotanti di Dain.

I nani in sella alle capre si avvicinavano sempre di più e gli elfi cambiarono formazione, pronti allo scontro diretto. Lumbar pronunciò un incantesimo con la mente e creò delle barriere invisibili attorno a ogni singolo soldato di entrambi gli schieramenti, ma l'impatto tra le due parti causò comunque delle vittime sia tra gli elfi che tra i nani, e non era nemmeno iniziata la vera battaglia.

I nani di Erebor si erano fatti silenziosi mentre osservavano dall'alto delle loro mura quell'immotivata carneficina, chiedendo a se stessi se ne valesse davvero la pena. Nessuno di loro aveva il coraggio di dire niente.

Lumbar tentava in tutti i modi di diminuire le perdite lanciando incantesimi protettivi su tutti. Non le importava della faida tra nani ed elfi, personalmente la trovava ridicola, voleva solo che fossero pronti per quando sarebbero arrivati gli orchi. Lei sapeva che il loro attacco era imminente. Sentiva la terra tremare e presto se ne sarebbero accorti anche gli altri.

Decise di agire per anticipare il nemico, in qualche modo. Si alzò in piedi sulla groppa del cervo ed emise una forte luce bianca che fece fermare il combattimento. Nani, uomini ed elfi si voltarono verso di lei per capire cosa stesse succedendo, ma la sua attenzione era concentrata su un punto poco lontano dove, all'apparenza, non c'era niente. Impugnò l'arco e lo tese in quella direzione, rimanendo in attesa. La terra iniziò a tremare, mettendo tutti in allarme.

Gandalf fu il primo a seguire lo sguardo di Lumbar. e ben presto li imitarono tutti. Dei ringhi mostruosi arrivavano da sotto terra, allarmandoli.

"I Mangiaterra." disse Lumbar, sorprendendo entrambi gli schieramenti.

In quell'esatto momento un gigantesco verme con una dentatura circolare e terribilmente affilata spuntò fuori ruggendo dal terreno davanti a loro, imitato subito da altri due.

"Ah, per favore!" si lamentò Dain mentre altri Mangiaterra fuoriuscivano dal terreno macinando pietre e rocce grazie alla loro dentatura.

Quando si ritirarono sotto terra lasciarono aperte enormi buche nel terreno dove erano passati, permettendo così agli orchi di risalire in superficie. Ecco come avevano fatto a passare inosservati, comprese Lumbar: avevano usato i Mangiaterra per creare delle gallerie sotterranee che gli permettessero di muoversi liberamente senza essere visti.

"Fate avanzare le mie armate!" sentirono gridare dall'alto di Collecorvo, una rupe rocciosa situata sotto il fianco meridionale della Montagna.

"Azog." ringhiò Lumbar mentre i corni degli orchi suonavano dando ordine di uscire dalle gallerie e di attaccare. La ragazza si voltò verso Dain. "Te l'avevo detto."

Lui le lanciò un'occhiata, senza rispondere, poi diede ordine ai suoi nani di prepararsi ad affrontare il nuovo nemico. "Le orde dell'inferno sono su di noi!" i nani si posizionarono subito davanti con gli scudi alzati, pronti all'impatto, mentre gli elfi si ricompattavano, pronti ad attaccare. "Combattere fino alla morte!"

Una parte dei nani di Dain corse all'attacco, mentre gli altri si prepararono a ricevere gli orchi che si muovevano velocemente verso di loro come una fiumana infinita e compatta.

Lumbar si voltò verso la Montagna, per osservare la reazione di Thorin e dei nani della Compagnia, e vide che c'era fermento sulle mura. Comprese subito che i nani volevano uscire dalla fortezza e combattere con loro, ma qualcosa li stava frenando. Thorin. Lo capì dai loro sguardi rivolti verso di lui e dalla sua espressione gelida. La stava osservando intensamente, con il tormento e la rabbia negli occhi. Era stato facile, per lui, individuarla a causa della sua posizione sopraelevata rispetto al resto dei due eserciti: infatti Lumbar era ancora in piedi sul cervo di Thranduil, ma non se ne preoccupò. Era troppo impegnata a studiare il volto di Thorin per farci caso, notando come non fosse cambiato niente in lui. La malattia stava ancora vincendo e lei non poteva fare più niente per aiutarlo. Stava a lui, adesso. Doveva salvarsi da solo. Lo vide voltarsi e sparire giù per le scale che conducevano all'interno della Fortezza mentre gli altri nani si giravano a osservare la battaglia che si stava svolgendo nello spiazzo.

"Gli elfi..." sentì dire da Bilbo, non troppo distante da lei insieme a Gandalf. "Non combatteranno."

Quell'affermazione la fece voltare verso quella testa vuota del re degli elfi proprio mentre Gandalf lo chiamava.

"Thranduil!" gli gridò mentre l'elfo si voltava verso gli orchi per osservare. "Questa è una pazzia!"

I nani corsi in avanti, nel frattempo, avevano formato un lungo e compatto muro di scudi e lance, pronti all'imminente impatto con l'esercito degli orchi.

Lumbar tirò una sberla in testa a Thranduil, cosa particolarmente facile nella posizione rialzata in cui si trovava in quel momento.

L'elfo si voltò stizzito verso di lei. "Cosa credi di fare?" le domandò con il suo solito tono glaciale.

"Sei un re." ribattè lei con lo stesso tono. "Comportati come tale." e non come un bambino capriccioso, aggiunsero i suoi occhi implacabili. Si era stancata delle loro bambinate. Era ora che crescessero e si comportassero come gli adulti e i sovrani che erano. Non poteva sempre rimediare lei ai loro errori.

Lui dovette capire il messaggio sottinteso perchè fece un piccolo cenno a Galion. Fu, però, sufficiente a far sorridere Lumbar e a far sparire una parte del peso che si portava appresso. Quel piccolo cenno, infatti, stava a significare un semplice ordine: attaccate gli orchi, non i nani.

E fu esattamente quello che successe: proprio mentre gli orchi stavano per colpire il muro di lance e scudi nanico, molti elfi lo scavalcarono lanciandosi sugli orchi e attaccandoli. Si muovevano con l'agilità tipica della loro razza e questo permetteva loro di uccidere molti avversari senza troppi movimenti o fatica. Dopo poco anche il muro dei nani intervenne nello scontro cominciando a combattere, infilzando gli orchi con le loro lance e affiancando gli elfi.

Sotto lo sguardo incredulo di Bard e dei suoi uomini, Dain diede ordine di attaccare anche al resto del suo esercito e si lanciò nella mischia in sella al suo cinghiale, colpendo a destra e a manca ogni orco che capitasse a tiro del suo martello, lasciando una scia di cadaveri puzzolenti dietro di sè. Nel frattempo, la parte dell'esercito elfico rimasta indietro stava avanzando per prendere parte alla battaglia.

Un corno orchesco attirò l'attenzione di Lumbar, che si guardò intorno per capire cos'avesse voluto richiamare Azog. Diversi Troll delle Nevi, molto simili per forma e dimensione ai Troll di Montagna, si facevano largo tra le schiere di soldati falciando qualsiasi cosa si muovesse intorno a loro. E alcuni venivano nella loro direzione.

Thranduil fece muovere il cervo avanti e indietro, nel retro del suo schieramento, per dare ordine ai suoi arcieri di mirare a quelle bestie, che fortunatamente non erano troppo complicate da abbattere dato che non indossavano corazze o armature. Lumbar, intanto, rimaneva in equilibrio sul dorso dell'animale e lanciava frecce verso i nemici, abbattendone anche più di uno con un colpo. Allo stesso tempo, però, manteneva attivi gli scudi protettivi che aveva alzato in precedenza su ogni singolo soldato elfico e nanico di quella battaglia. Se Thranduil l'avesse saputo l'avrebbe sicuramente infilzata dicendole che stava sprecando troppe energie, ma non se ne preoccupò; avrebbe fatto qualsiasi cosa per ridurre al minimo le vittime di quella carneficina.

Un altro corno degli orchi venne suonato e i Troll delle Nevi ancora vivi corsero verso le macchine da guerra dei nani, che stavano falciando e uccidendo diversi orchi, per ribaltarle e distruggerle, uccidendo anche i nani che le guidavano.

Qualcosa si mosse, all'interno di Lumbar, e una pessima sensazione la colse all'improvviso.

"No..." mormorò nel panico, voltandosi verso Dale.

In quello stesso istante la voce di Azog risuonò nell'aria, seguita dal corno degli orchi. "Attaccate la città!"

"Bard!" gridò Lumbar sopra le urla della battaglia. Quando l'uomo si voltò verso di lei, gli indicò la città. "Dale! Corri!" poi sospirò e, dopo aver chiuso gli occhi, estese la protezione magica anche al suo gruppo.

Lui annuì, poi si rivolse ai suoi uomini. "Tutti voi! Ritirarsi a Dale! Subito!"

Diversi Troll, insieme a una moltitudine di orchi stava avanzando verso la città per abbattere le mura.

"In città! Bilbo! Da questa parte!" Gandalf e lo hobbit corsero dietro a Bard, diretti verso Dale, e Lumbar sperò che il mezzuomo non si facesse ammazzare.

Nel frattempo anche il resto dell'esercito degli elfi, insieme a Thranduil e Lumbar, era entrato definitivamente in battaglia. Il cervo si muoveva veloce in mezzo agli orchi, nonostante i due corpi che trasportava, e colpiva con le sue possenti corna qualsiasi essere che si avvicinasse troppo, mentre Thranduil e Lumbar uccidevano orchi con le loro spade, coprendosi le spalle a vicenda e completandosi nei movimenti.

Un forte boato attirò la loro attenzione, facendoli voltare verso la città: avevano iniziato l'attacco alle mura; infatti, grazie alla forza e alla stazza dei Troll, gli orchi stavano bombardando Dale con enormi pietre, in modo da aprire una breccia e sciamare in città.

Lumbar pregò i Valar che Bard arrivasse in tempo per proteggere la sua gente, poi dovette riconcentrarsi su quello che succedeva nelle sue vicinanze perchè stava per essere colpita dalla mazza di un orco che le era arrivato alle spalle. Fortunatamente, con un agile movimento del polso fece scontrare la lama della sua spada con la mazza, bloccandola e facendo indietreggiare l'orco prima di decapitarlo. Poi passò all'avversario successivo, dopo aver lanciato un veloce e preoccupato sguardo alla Montagna.

Quando sbirciò velocemente nella direzione della città, in un momento in cui stranamente non era attaccata da nessuno, vide che gli orchi si erano aperti un varco e sperò che all'interno le condizioni fossero migliori delle loro. Ne dubitava, così chiuse gli occhi e si concentrò sugli scudi individuali che aveva eretto, creandone altri attorno al popolo di Pontelagolungo che si trovava dentro Dale.

 

****

 

Sembravano passate ore ma Lumbar continuava a combattere nonostante la puzza di fumo, sangue e morte che le riempiva le narici. Per non parlare della stanchezza dovuta al mantenimento degli scudi magici che non aveva ancora abbassato.

Era ancora insieme a Thranduil, con cui si era trovata tremendamente a suo agio nel combattere, ma non perdeva di vista Dain, che ogni tanto passava loro accanto in sella al suo cinghiale sbatacchiando orchi ovunque con il suo martello, e Dale in lontananza, dove erano scoppiati degli incendi.

Ovunque si voltasse infuriava la battaglia. Elfi, uomini e nani combattevano contro gli orchi e i Troll ma, per quanto tentassero, non riuscivano a sopraffarli. Quegli esseri sembravano infiniti e Azog si godeva lo spettacolo dall'alto di Collecorvo, al sicuro.

Le urla degli uomini e delle donne di Dale la raggiungevano fino al campo e Lumbar pregò che i figli di Bard stessero bene, mentre continuava a tranciare arti e teste agli orchi senza fermarsi. Pregò anche in un miracolo, ma non era sicura che sarebbe successo.

"Andiamo in città." disse a Thranduil.

"Cosa?" domandò lui.

"Andiamo in città." ripetè lei staccando un braccio a un orco che stava per attaccare l'elfo. "Dobbiamo aiutare gli umani o non sopravviveremo mai."

Lui annuì e diede ordine al cervo di correre verso il ponte che collegava Dale allo spiazzo. Sarebbero entrati da lì. Si fecero largo tra gli orchi a colpi di spada e corna del cervo, grazie alle quali riuscirono ad attraversare il ponte in pochi secondi. Appena entrati in città, però, il cervo venne colpito da alcune frecce degli orchi e cadde con un lamento, facendo rotolare Thranduil e Lumbar sulla pietra. I due si rialzarono subito, pronti ad affrontare gli orchi che li aveva circondati. Quando quelli si avvicinarono troppo, i due cominciarono a ucciderli con una fluidità sorprendente, in perfetta sintonia tra loro, mentre un manipolo di soldati elfici entrava in città grazie al passaggio che avevano aperto e affiancava gli umani nel combattimento per le vie di Dale.

La battaglia si stava mettendo male, Lumbar lo sapeva. Avevano appena abbattuto il cinghiale di Dain e il nano aveva continuato a combattere più infuriato di prima, nonostante la stanchezza che stava cominciando a coglierlo.

"Dov'è Thorin?" lo sentì gridare Lumbar dall'altra parte del campo di battaglia. "C'è bisogno di lui, dov'è?"

Ma Thorin non poteva sentirlo, rintanato dentro la Montagna come un topolino spaventato. E Lumbar temeva che non ne sarebbe mai uscito.

"Che su queste terre scorra il sangue!" ordinava, intanto, Azog dalla rupe. "Massacrateli tutti."

Lumbar continuava a combattere, ma sentiva ogni elfo, nano e umano che cadeva per mano degli orchi. Quando morivano, infatti, gli scudi che lei aveva eretto svanivano, motivo per cui la ragazza riusciva a percepire ogni perdita. Erano così tante. Sentiva che il peggio non era ancora arrivato, ma non sapeva se avrebbero resistito tanto da vederlo.

Fu in quel momento che una visione la colse impreparata e lei non riuscì a fermarla e a non farsi risucchiare. L'unica cosa che fu in grado di fare fu emettere una potente luce che disintegrò tutti gli orchi nell'arco di qualche metro, permettendo così a Thranduil di voltarsi verso di lei prima che la sua mente fosse portata altrove. Sperò che lui capisse.

 

Dwalin avanzava a passo spedito verso il trono, su cui sedeva Thorin. Lumbar se ne stupì: il Dono non le aveva mai mostrato cosa avveniva dentro la Montagna. Che stesse succedendo qualcosa di significativo?

"Da quando abbandoniamo il nostro popolo?" gli domandò salendo i gradini che li dividevano e fermandosi a un passo da lui. "Thorin. Stanno morendo, là fuori." continuò con le lacrime agli occhi. Lumbar comprese che, nonostante gli ordini di Thorin, lui e gli altri erano rimasti a guardare impotenti dalla cima delle mura, nascosti alla vista.

Lo sguardo di Thorin era quello di un folle.

"Ci sono sale su sale dentro questa montagna." disse senza dare cenno di averlo sentito. "Posti che possiamo fortificare. Rinforzare. Rendere sicuri. Sì." continuò alzandosi in piedi. "Sì, è questo il da farsi." lo guardò. "Dobbiamo spostare l'oro più sottoterra. Per salvarlo." concluse dandogli le spalle e andando verso il retro del trono.

"Non mi hai sentito?" lo richiamò Dwalin. "Dain è circondato." Thorin si volse verso di lui. "Sarà un massacro, Thorin."

"Molti muoiono in guerra." asserì lui. "La vita vale poco. Ma un tesoro come questo non può essere valutato in vite perdute. Lui vale Tutto il sangue che possiamo spendere."

"Mpf." Dwalin era sconcertato e disgustato allo stesso tempo, nonostante non lo desse a vedere. "Siedi qui in queste vaste sale, una corona sulla tua testa e sei meno re ora di quanto tu non lo sia mai stato." affermò con gli occhi lucidi.

"Non devi parlarmi come se io fossi un modesto signore dei nani." mormorò Thorin allontanandosi lentamente da lui. "Come se io fossi ancora..." si portò una mano alla fronte. "Thorin Scudodiquercia." in un movimento totalmente inaspettato sguainò la spada e fendette l'aria tra loro. "Io sono il tuo re!" gridò.

"Tu sei sempre stato il mio re." rispose Dwalin, fermandolo. "E una volta questo lo sapevi." scosse la testa, addolorato. "Non puoi vedere che cosa sei diventato."

"Và." disse Thorin, la spada di nuovo nel fodero. "Vattene. Prima che io ti uccida." concluse in un sussurro fissandolo dritto negli occhi.

Dwalin sospirò di scatto, sorpreso più che mai da quelle parole. Non poteva credere che l'avrebbe fatto sul serio, ma il suo sguardo si faceva più gelido ogni secondo che passava. Così si voltò e scese i gradini, allontanandosi da lui.

Quando scese l'ultimo, però, si fermò e si voltò nuovamente verso di lui. "Sai, Thorin, ora so di quale giuramento parlava." non ci fu bisogno che specificasse a chi si riferiva, lo sapevano entrambi. "E posso dire che ha fatto bene." sospirò. "Sei uguale a tuo nonno." poi lo lasciò solo sperando che quella frase lo aiutasse a ricordare ciò che lui aveva appena compreso.

 

Lumbar si riprese di soprassalto, ritrovandosi nascosta alla vista da alcune macerie di un palazzo crollato. Doveva essere stato Thranduil a depositarla in quella specie di nicchia quando si era accorto che era preda di una visione. In quel modo sarebbe stata riparata dagli attacchi degli orchi e lui avrebbe potuto continuare a combattere. Sospirò sollevata che l'elfo avesse capito, poi venne nuovamente risucchiata in un'altra visione.

 

Thorin camminava lentamente nell'ingresso della Fortezza, lì dove i nani avevano affrontato Smaug ricoprendolo d'oro e sperando di ucciderlo prima che riversasse la sua furia su Pontelagolungo. Il pavimento, infatti, era ricoperto d'oro ormai freddo, così come la parte bassa delle grosse colonne che percorrevano i lati della sala.

Sentiva i suoi pensieri rimbombare nel vuoto, come se qualcuno gli stesse sussurrando nell'orecchio spezzoni di frasi che gli erano state dette.

"Tu siedi qui.. con una corona... sulla tua testa..." erano come un'eco che si infiltrava nei luoghi più oscuri della mente del nano. Lumbar sperò che raggiungessero la sua anima.

"Un tesoro come questo... non sono io il re?!" la voce dei suoi pensieri si sovrapponeva alle altre, mescolandosi tra loro, e lei lo vedeva camminare come se non stesse avendo nessun conflitto interiore.

Fino a quando qualcosa nel pavimento non attirò la sua attenzione facendolo fermare. Fissarono entrambi la distesa d'oro che ricopriva la gelida pietra e un pensiero sinistro fece breccia nel silenzio che avevano lasciato le voci.

"Io non mi distaccherò... da una sola moneta..." Thorin si voltò lentamente, come se stesse seguendo la voce dei suoi pensieri. "Un modesto signore dei nani... Scudodiquercia..."

Altri sussurri si aggiunsero in fretta. "Una malattia portò tuo nonno alla pazzia..."

"Scudodiquercia..."

"Thorin, figlio di Thrain..."

Lumbar vide la sua espressione cambiare, il muro gelido che la malattia aveva eretto stava cominciando a creparsi, ma lei ancora non osava sperare che sarebbe crollato.

"Figlio di Thror..."

"Stanno morendo, là fuori..."

"Riconquistare Erebor..."

"Dain è circondato..."

"Riprenditi la tua terra natia..."

"Tu sei cambiato, Thorin..."

"Io non sono come mio nonno..."

"Questo... tesoro vale veramente più del tuo onore?... vale più della donna che ami?"

"Pensa... chiediti cosa vuoi davvero." persino la voce di Lumbar, con sua grande sorpresa, si fece sentire. "Devi ricordare, Thorin... devi ricordare... mi avrai persa per sempre... non lo sopporterei."

Un barlume di consapevolezza si fece spazio sul volto del nano quando, Lumbar lo comprese in fretta, ricordò davvero cosa successe quel giorno, in ogni dettaglio.

"Io non sono come mio nonno..."

Uno strano silenzio calò, mentre una forte luce appariva alle spalle del nano facendolo voltare spaventato.

La lunga e squamosa coda di un drago serpeggiava sotto i suoi piedi, seguito dal sibilo della sua lingua serpentesca, e l'oro sembrò sollevarsi per inghiottirlo.

"Questo tesoro comporterà la tua morte..."

Thorin cadde in ginocchio, sopraffatto da quella visione spaventosa e tentando di uscirne. Si vedeva precipitare in fondo alla buca dorata e non riuscire più a risalirne, per poi venire schiacciato dal prezioso, ma non così importante, metallo.

"Va bene... Ti giuro che se mai dovessi diventare come tuo nonno... ti lascerò... non importa quando sarà... nè quello che sentirò... e non tornerò da te finchè non sarai tu stesso a cercarmi... spero solo che non mi perderai..." le parole del giuramento che Lumbar aveva fatto risuonarono nel silenzio. Tutto si fermò.

Thorin si rimise in piedi lentamente, senza emettere un fiato. Prese la sua corona e la lanciò a terra. Una lacrima a solcargli il volto e una mano stretta a pugno.

La visione sfumò.

 

Lumbar aprì gli occhi di scatto, incredula verso ciò a cui aveva appena assistito. Thorin ce l'aveva fatta... era riuscito a liberarsi della malattia del drago, ne era certa. Ora non doveva fare altro che aspettare che la raggiungesse nonostante la battaglia. Sapeva, infatti, che sarebbe corso fuori a combattere e affiancare Dain e, nel frattempo, cercare lei. Dopotutto, era il giuramento che lui le aveva fatto in risposta al suo: una volta liberato dall'influsso della malattia sarebbe corso da lei, non importava la situazione in cui si trovavano. Lei sarebbe stata il suo primo pensiero.

Si rialzò in fretta e riprese a combattere, affinando tutti i suoi sensi per individuare Gandalf, Thranduil, Bard e Dain della notizia. Cercava di farsi spazio nelle vie della città mentre con veloci e abili fendenti uccideva ogni orco che incrociava sul suo cammino o che, semplicemente, era a tiro della sua lama. Quella visione sembrava averle ridonato tutte le energie che aveva perso fino a quel momento. Era una macchina da guerra sotto cui gli orchi perivano uno dopo l'altro. Si spostò sulle mura della città per avere una visuale dall'alto e individuare prima i suoi compagni.

"Ritirarsi!" sentì urlare da Dain. "Ritirarsi! Sulla Montagna!"

Si voltò nella sua direzione e vide che il nano si trovava ancora nello spiazzo antistante l'ingresso a Erebor e stava esortando i nani a indietreggiare verso le mura. Uccise un orco che stava per attaccarla alle spalle, ma non distolse l'attenzione dallo spettacolo davanti a sè.

Nello spiazzo, adesso, gli orchi si erano ricompattati e stavano schiacciando ciò che restava dell'esercito dei Colli Ferrosi verso le mura della Montagna.

"Ora arriva la loro fine." si vantò Azog dalla sua postazione sicura in cima a Collecorvo. "Prepararsi all'assalto finale!"

Un corno degli orchi risuonò per l'ennesima volta nell'aria, espandendo il nuovo ordine di Azog in ogni angolo della battaglia. Gli orchi si prepararono ad attaccare. Lumbar si preparò a correre. Sapeva che in città stavano ancora combattendo, ma aveva un solo obiettivo in quel momento: farsi trovare da Thorin. E dargli una sonora sberla. Sapeva che Thranduil, Gandalf e Bard sarebbero stati in grado di occuparsi di Dale.

Scese dalle mura con un salto e si diresse verso le porte da cui era arrivata insieme a Thranduil continuando a mietere orchi come se fossero erba e lei un giardiniere.

Ne falciò uno, impedendogli di colpire Gandalf e sorrise allo stregone. Uno sorriso vero che lui non vedeva da molti anni.

"Cosa succede, mia cara?" le chiese approfittando di un attimo di tregua per riprendere fiato.

"Thorin." rispose, sempre con quel sorriso a illuminarle il volto. "Ce l'ha fatta."

Gli occhi dello stregone brillarono. "Davvero?" lei annuì. "Vai. Lo dirò io agli altri." compre subito lui. Sapeva che il posto della ragazza era accanto al nano e non le avrebbe mai impedito di raggiungerlo.

"Grazie." disse, lei, prima di voltarsi e andarsene. Uccise un altro orco e si voltò di nuovo verso lo stregone. "Legolas e Tauriel non dovrebbero tardare molto. Quando li ho visti sapevo che avrebbero portato pessime notizie. Spero sia cambiato qualcosa. State attenti."

Lui annuì e Lumbar riprese a correre verso le porte di Dale e, più oltre, il suo amato. Si accovacciò accanto al cervo, quando gli arrivò accanto, lì dove era caduto a causa delle frecce degli orchi, perchè si accorse che il suo scudo era ancora attivo, anche se più debole, e comprese che, grazie ad esso, non era morto nonostante fosse ferito. Lanciò uno sguardo a Erebor, poi sollevò il cervo e lo spostò dietro ad alcune macerie, in modo che gli orchi non infierissero su di lui. Gli diede un po' di sollievo con la sua magia e gli promise che sarebbe tornata a fine battaglia per guarirlo. Avrebbe sicuramente rivisto il suo signore. Dopo un'ultima carezza si rialzò e cominciò a correre verso i due eserciti schierati dall'altra parte del campo.

Gli orchi avanzarono e i nani indietreggiarono, finchè gli fu possibile. Poi si prepararono a combattere.

"Non ancora! Aspetta, aspetta." Lumbar sentiva Azog dare ordini sopra la sua testa, ma non degnò la zona in cui si trovava di uno sguardo. Probabilmente l'aveva vista correre verso i suoi sottoposti e voleva vedere cos'avrebbe fatto. Quando lei ebbe attraversato metà del campo diede l'ordine. "Attaccare ora!"

Il corno degli orchi risuonò nuovamente nell'aria, dando il via all'ultima avanzata degli orchi che avrebbe permesso loro di buttarsi sui nani.

In risposta un corno dei nani venne suonato dall'alto delle mura della Montagna, soprendendo tutti tranne Lumbar e facendo fermare gli orchi.

Una gigantesca campana d'oro si abbatté sul muro di pietra che i nani della Compagnia avevano innalzato, distruggendolo e sprigionando un forte suono nell'aria.

Quando fumo e polvere si abbassarono, dopo qualche secondo, Thorin e i nani di Erebor uscirono correndo dalla Montagna, armati e pronti ad attaccare gli orchi increduli.

I nani dei Colli Ferrosi gli aprirono un varco, facendoli passare davanti al loro schieramento.

"Per il re!" gridò Dain alzando il martello mentre Thorin lo superava, diretto sugli orchi. "Per il re!"

L'esercito dei Colli Ferrosi urlò in risposta e seguì l'esempio della Compagnia, correndo incontro al nemico con rinnovato vigore.

Lumbar li aveva quasi raggiunti da dietro quando Thorin sferrò il primo colpo dando il via all'ennesima carneficina di quella giornata. Gli orchi furono loro addosso nel giro di un battito di ciglia, ma i nani si erano radunati e li affrontavano compatti.

Un Troll delle Nevi con degli arti di metallo al posto di braccia e gambe stava mietendo parecchie vittime naniche grazie alle due grandi palle di ferro attaccate tramite catene ai monconi delle sue braccia e Lumbar rimise la spada nel fodero per prendere l'arco. Era ancora abbastanza lontana da non doversi preoccupare di attacchi improvvisi.

Aveva appena puntato una freccia alla sua testa quando vide Bofur arrampicarsi su per una sua spalla e inclinò il capo, curiosa di sapere cos'avesse in mente il nano. Fu presto detto: uccise l'orco che guidava il Troll da una postazione dietro il suo collo, come se fosse un cavallo, e prese il suo posto impugnando le catene che fungevano da redini e cercando di governare quella bestia. Dopo qualche tentativo ci riuscì e cominciò a uccidere diversi orchi, così Lumbar si rimise l'arco in spalla e riprese a correre in quella direzione. Quando si immise nella battaglia, cominciò a uccidere gli orchi con Galvorn, il suo pugnale, e una freccia usata come tale. Non voleva usare il pugnale di sua madre ma sapeva che sarebbe stata più abile così che con la spada. Abbatteva gli orchi con movimenti così fulminei che non riuscivano quasi a notarla e si faceva sempre più spazio verso quel nano cavalca-Troll che si ritrovava come amico.

Quando affiancò il bestione puzzolente si arrampicò su per un braccio e raggiunse Bofur, impegnato nel governare il Troll.

"Mi dai un passaggio?" gli domandò con un sorriso mentre lanciava la freccia in fronte a un orco, uccidendolo.

Il nano per poco non cadde. Gli era arrivata alle spalle senza che se ne accorgesse, tanta era la sua concentrazione nel guidare quella bestia.

"Lumbar!" esclamò ridendo e facendo in modo che il Troll facesse una frittata di orchi con un colpo del braccio sinistro. "Thorin ti sta cercando!"

"Lo so." rispose lei guardandosi intorno alla ricerca di Scudodiquercia.

"È ritornato in sè!" esclamò ancora il nano.

"Lo so." ripetè lei, continuando a spostare lo sguardo sul campo di battaglia.

"Il tuo piano ha funzionato davvero!"

"Lo so!" lo bloccò lei. Non le sembrava il momento giusto per le chiacchiere, quello. "L'ho visto." spiegò comunque, in breve, per accontentarlo. "Ed era il suo piano, non il mio. Sai dov'è?" chiese infine.

"Penso sia laggiù." le disse indicando una zona alle loro spalle. "Voglio dire: era là l'ultima volta che l'ho visto ma potrebbe essersi spostato."

Lumbar trovò subito chi stava cercando e annuì in risposta al nano. "Schiaccia qualche orco anche per me." gli disse estraendo un'altra freccia e impugnandola come Galvorn. "Io devo tirare una sberla a una persona." e saltò giù dal Troll in corsa, atterrando su un orco che trafisse prima che potesse toccare il suolo.

Poi cominciò a correre verso Thorin e lo sentì urlare verso il cugino.

"Dain!" lo chiamò abbattendo un orco che stava per attaccarlo alle spalle.

"Thorin! Resisti!" rispose l'altro colpendo un orco e saltandogli sulla schiena. "Arrivo! Sì!"

Lumbar fu veloce e raggiunse Thorin alle spalle in una manciata di secondi, proprio nel momento in cui Dain atterrava davanti al nano e abbatteva un altro orco. Erano così impegnati che non si accorsero di lei, così fece finta di niente e riprese a combattere come se niente fosse mai successo. Rimase comunque a portata d'orecchio e non li perse di vista un solo istante.

"Ehi, cugino!" esclamò Dain in un attimo di pace, voltandosi verso Thorin. "Perchè ci hai messo tanto?" i due si avvicinarono e si abbracciarono, incuranti della battaglia intorno a loro.

Sciolsero l'abbraccio e Thorin si guardò intorno. "Dov'è lei?"

Dain scosse la testa. "Non lo so. Quando gli orchi si sono diretti verso la città lei ha mandato gli umani a difenderla, poi li ha raggiunti insieme al folletto. Non l'ho più vista da allora."

Mentre uccideva l'ennesimo orco della giornata, Lumbar vide un' espressione preoccupata farsi spazio sul volto di Thorin.

"Devo trovarla." disse al cugino. "Gliel'ho giurato."

"Vedrai che starà bene. Ti sei scelto una donna che non muore, cugino."

"Non ha importanza." ribattè Thorin. "Lei ha rispettato il suo giuramento. Io rispetterò il mio. Non importa se stiamo combattendo, nè se dovrò attraversare l'intero campo di battaglia per raggiungerla. Io. Devo. Trovarla." scandì.

In quel momento una freccia passò in mezzo ai due, facendoli immobilizzare dalla sorpresa, e trafisse un orco che si era avvicinato troppo.

I nani si voltarono di scatto verso la direzione da cui era arrivata, scoprendo Lumbar a pochi passi di distanza con un pugnale in mano che li osservava di rimando. Uccise un orco che stava per colpirla da dietro senza nemmeno voltarsi, lo sguardo fisso in quello di Thorin.

"Credo che lei ti abbia preceduto." commentò Dain sogghignando.

Thorin non ribattè, troppo concentrato a scrutare ogni minimo particolare della sua donna in cerca di ferite più o meno gravi. Tutto ciò che vide, però, fu sangue nero appartenente agli orchi sparso sulla sua armatura, quasi a ricoprirla interamente nascondendo la lucentezza del Mithril. Sospirò sollevato e tornò con gli occhi in quelli di lei che non si erano mossi dai suoi nemmeno un istante, troppo felici di trovarli limpidi e caldi com'erano sempre stati.

Lumbar avanzò verso di lui, con passo lento ma deciso e gli si fermò davanti annullando la distanza che li divideva. In un gesto veloce la sua mano libera si scontrò con la guancia del nano.

"Ehi!" esclamò sorpreso Dain facendo un passo avanti, ma venne fermato da un gesto di Thorin.

Scudodiquercia non distolse gli occhi dai quelli di Lumbar e, sotto lo stupore del cugino, le sorrise. Un sorriso caldo e pieno di amore.

"Brava." le disse mentre le accarezzava piano una guancia sporca di sangue di orco. "Hai mantenuto il giuramento. Fino in fondo."

Lumbar sospirò. "Anche tu." appoggiò la fronte a quella del nano e chiuse gli occhi, felice di poterlo sentire di nuovo così vicino.

"Mi dispiace di averci messo tanto." mormorò il nano spostando la mano sulla nuca della ragazza.

"È stata una tortura." commentò lei.

"Ora lo so." rispose lui. "E non ti permetterò più di allontanarti." continuò lasciando cadere la spada a terra e mostrandole un oggetto che teneva sul palmo. "Se tu vuoi."

Lumbar aprì piano gli occhi e li fissò sull'anello. "Me lo stai chiedendo davvero? Adesso?" domandò mentre un sorriso si faceva lentamente spazio sul suo volto senza che riuscisse a fermarlo. "Siamo nel bel mezzo della battaglia."

"Ma almeno Dain avrà la sua risposta." scherzò lui riferendosi al messaggio che avrebbe dovuto inviare al cugino.

"E non solo lui..." gli ricordò. "Non ti ho mai risposto."

"In realtà l'hai fatto." ribattè Thorin con un leggero sorriso. "Proprio oggi."

"Quello non conta, altrimenti dovresti accontentarti del 'no' e della restituzione dell'anello."

"Ha ragione." confermò Dain.

Thorin sbuffò. "Non mi riferivo a quello."

"Lo sappiamo, cugino. Ma vogliamo entrambi che glielo richiedi come si deve. E vedi di farlo in fretta, abbiamo una battaglia da vincere qui." brontolò Dain.

Thorin sospirò lanciandogli un'occhiataccia. "Sempre impiccione, tu, eh?" poi si concentrò sulla ragazza. "Morwen..." le bastò sentire il suo vecchio nome pronunciato da lui per avere gli occhi lucidi. "Sai che ti amo. Il fatto che sono qui, adesso, lo dimostra. Finalmente ricordo quel giorno in cui ti chiesi di sposarmi la prima volta e credo ancora in ogni singola parola che ti ho detto." cominciò. "Ma il giorno più brutto della mia vita è stato quando mi hai cancellato la memoria, perchè non avevo più nemmeno i ricordi di noi a cui aggrapparmi." lei stava per intervenire ma la fermò. "So perchè l'hai fatto, ricordo tutto, e so quanto ti è costato. Ma mi hai costretto a vivere per decenni senza di te e sono sopravvissuto solo perchè l'avevi deciso tu. Non farmi mai più vivere una cosa del genere. Non farmi mai più vivere senza di te. Non lo sopporterei."

Lei annuì e Thorin fece scivolare l'anello nell'anulare della sua mano sinistra.

"Nemmeno io, Thorin." rispose in un sussurro prima che lui la baciasse dolcemente e passionalmente allo stesso tempo, nuovamente incurante della battaglia che infervorava intorno a loro.

I due si strinsero in un abbraccio, affondando entrambi il volto nei capelli dell'altro e inspirandone il profumo. Erano a Casa, finalmente.

"Sei tu Casa mia." le sussurrò Thorin all'orecchio. "E lo sarai per sempre." poi la strinse più forte con la paura che li sparisse di nuovo.

"Va bene, piccioncini!" li richiamò Dain spezzando la bolla in cui si erano rintanati. "Congratulazioni a tutti e due, eccetera eccetera, ma avremo tempo di festeggiare più tardi. Se sopravviveremo. Vi ricordo che qui stiamo ancora combattendo!" continuò imperterrito. ""Ce ne sono troppe di queste canaglie, Thorin. Spero che tu abbia un piano."

"Sì." disse Thorin. "Eliminare il loro capo." spiegò guardando il picco su cui stazionava Azog dall'inizio della battaglia.

"Azog." disse Dain mentre Thorin, dopo aver ripreso la spada, si avvicinava a una capra per salirle in groppa.

Lumbar gli si parò davanti a braccia incrociate. "Non penserai davvero che ti lascerò farlo senza di me?" gli domandò retorica.

"Assolutamente no, Mia Signora." ammise lui. "Non penso che ce la farei senza di te." salì in groppa alla capra e le porse una mano che lei usò per issarsi dietro di lui. "Io l'ammazzo quel pezzo di lerciume." affermò, poi, in direzione del cugino.

"Thorin..." lo richiamò Dain. "Tu non lo puoi fare. Sei il nostro re."

"Per questo devo farlo." rispose lui.

"E come pretendi di aprirti un varco da solo fino a Collecorvo?" gli domandò indicando la rupe.

"Non è solo." intervenne Lumbar rinfoderando le armi e creando della nebbia luminescente che le usciva dalle mani. "Credo sia arrivato il momento di usare la mia magia contro gli orchi."

Un carro trainato da sei capre li affiancò.

"Era da tanto che non lo facevo." affermò Balin da sopra, insieme a Kili, Fili e Dwalin.

"A Collecorvo!" gridò Thorin facendo partire al galoppo la capra, con Lumbar che si reggeva dietro di lui.

"Reggetevi ragazzi!" esclamò Balin andandogli dietro.

"Ah, siete dei pazzi bastardi!" commentò Dain spostandosi prima di venire tranciato dagli spuntoni delle ruote del carro. "Mi piace!"

Correvano verso un'armata compatta di orchi che gli veniva incontro. Sembravano un muro invalicabile, ma loro erano preparati.

"Sei pronta?" chiese Thorin a Lumbar.

Lei si alzò in piedi alle sue spalle e lui le avvolse un braccio attorno alle gambe per sicurezza, nonostante sapesse che fosse perfettamente in grado di stare in equilibrio su una capra in movimento.

"Adesso, sì." confermò lei mentre dalle sua mani fuoriusciva nuovamente la nebbia luminescente.

"Poi mi devi spiegare come ti è venuta in mente una cosa del genere." affermò il nano indicandole le mani con un cenno della testa.

"Una visione." rispose lei ripensando a quando aveva visto la nebbia oscura del Negromante. Era stato tremendo, ma le aveva fornito un modo per manifestare la sua magia e uccidere gli orchi. E lo avrebbe utilizzato. Fortunatamente la sua nebbia era bianca, a significare che non stava utilizzando nessuna magia nera.

Gli altri nani, dietro di loro, si prepararono all'attacco.

Thorin lanciò la capra dritta sugli orchi con un grido e il colpo venne attutito dai poteri di Lumbar che aprì un varco tra i nemici polverizzandone diversi prima che potessero attaccarli. Gli altri li seguirono subito dopo. Infondo non dovevano affrontarli, ma superarli e arrivare ad Azog. Era questa la loro missione. Avrebbero ucciso quelli che li intralciavano, ma non avrebbero perso tempo inutilmente. Volevano porre fine a quella guerra il più in fretta possibile, e l'avrebbero fatto.

I nani fendevano gli orchi con le spade e con il carro, seguendo il loro capo e la sua compagna, e riuscivano ad avanzare velocemente grazie alla magia della ragazza.

Ad Azog non stava bene e diede ordine ai Troll delle Nevi di attaccarli.

"Attenzione!" gridò Kili quando videro i Troll andare verso di loro.

Lumbar si voltò, pronta a intervenire se fosse stato necessario ma non ce ne fu bisogno. Balin diresse il carro verso una pietra, facendogli fare un salto sopra le teste dei Troll e decapitandoli tutti uno dopo l'altro grazie agli spuntoni delle ruote.

"Occhi davanti, ragazzi!" ricordò il vecchio nano quando vide arrivare un altro Troll, facendo sì che gli altri lo notassero. Riuscì a schivarlo per un soffio.

Lumbar li perse di vista quando finirono su un torrente ghiacciato, coperto dal terreno rialzato.

"Bofur!" gridò attirando l'attenzione del nano cavalca-Troll. Gli indicò la direzione in cui erano spariti e lui annuì.

"Ci penso io!" urlò prima di dirigere il Troll in quella direzione.

Lumbar si concentrò sugli orchi che sbarravano la strada a lei e Thorin e il nano strinse la presa sulle sue gambe.

"Staranno bene." le disse nel tentativo di rassicurarla. "Sono forti."

"Lo so." affermò lei rilasciando una scarica di nebbia luminosa che si abbattè sugli orchi bruciandoli e respingendoli.

Quando finalmente giunsero dall'altra parte, corsero verso un ponte e videro arrivare alla loro destra Dwalin, Kili e Fili in sella a tre capre che percorrevano il fiume.

Lumbar sentì Thorin irrigidirsi e gli strinse una spalla in segno di conforto.

"Balin sta bene." gli disse, riuscendo a sentire il suo scudo perfettamente attivo. "È rimasto indietro, ma sta bene."

Lui sospirò, poi si rivolse agli altri che li avevano raggiunti da sotto in quel momento. "Avanti!" indicò loro Collecorvo. "Avanti!"

La loro capra superò il ponte e le altre tre risalirono l'argine, ricompattandosi e proseguendo in salita sulle rocce della rupe. In quella zona gli orchi erano molti di meno e Thorin li uccise tutti impedendo a Lumbar di usare la sua magia. Non voleva che lei si sforzasse troppo, ma non sapeva quanto quel limite lo avesse superato da un pezzo. Tuttavia non gli disse niente e lo assecondò, assicurandosi di proteggerlo comunque con lo scudo insieme agli altri.

Scalarono Collecorvo in fretta, le capre erano addestrate apposta per percorrere certi sentieri, e arrivarono alla torre di guardia nanica molto prima di quanto Lumbar pensasse. Ad aspettarli diversi orchi, la neve e una torre ormai in rovina dipinta di bianco.

Affrontarono gli orchi che tentarono di fermarli, addentrandosi ancora di più all'interno. Si arrampicarono ancora, passando sopra il fiume congelato che separava le due zone di Collecorvo, formando una cascata su più livelli poco distante da loro, e uccidendo altri orchi.

Lasciarono le capre, nel mentre, e continuarono l'avanzata e il combattimento a piedi, affrontando i nemici insieme e proteggendosi a vicenda.

Una visione si fece strada nella mente di Lumbar e lei la combattè come riuscì mentre cercava di non finire affettata dagli orchi.

"Ragazzi, c'è un problema!" gridò tentando di farsi sentire sopra il rumore del metallo e della battaglia.

"E quale sarebbe?" gridò Kili in risposta mentre Thorin le lanciava un'occhiata preoccupata.

Lumbar fece un salto all'indietro, finendo tra Fili e Dwalin e lasciò fuoriuscire una luce bianca dal suo corpo che disintegrò gli orchi vicino a loro, poi sospirò mentre gli altri riprendevano fiato, grati di quell'attimo di pace.

"Una visione." affermò lei, rispondendo a Kili.

"Adesso?" domandò Thorin, preoccupato. Non era il momento giusto per avere una visione.

"Non riesci a scacciarla?" chiese Fili.

"Ci sto provando, ma non sono sicura di riuscirci." ammise lei portandosi una mano alla testa e massaggiandola nel tentativo di far diminuire il dolore. "Sembra maledettamente importante."

"Va bene." disse Thorin. "Accoglila. Ti proteggiamo noi."

"Thorin..." protestò lei.

Lui le mise una mano sulla guancia e la accarezzò. "Non preoccuparti. Non ho nessuna intenzione di perderti." la rassicurò. "E prima la accogli, prima tornerai in te."

Lumbar appoggiò la mano su quella del nano e sospirò prima di annuire. "Va bene." acconsentì prima di lasciare che la visione la risucchiasse.

 

"Gandalf!" questa voce, lei, la conosceva.

Lumbar si guardò intorno rendendosi conto di trovarsi a Dale.

"Legolas." disse lo stregone avvicinandosi all'elfo a cavallo, seguito da Bilbo. "Legolas Verdefoglia. Lumbar mi aveva detto che stavi arrivando."

L'elfo scese dal cavallo e gli si avvicinò concitato, Tauriel fece lo stesso. "C'è una seconda armata."

"Cosa?" disse Gandalf incredulo e preoccupato.

"Bolg guida una forza di orchi di Gundabad. Sono quasi su di noi."

"Gundabad? Era il loro piano fin dall'inizio." comprese Gandalf mentre Lumbar sospirava. "Azog impegna le nostre forze poi Bolg sopraggiunge dal Nord."

"Dal Nord?" chiese Bilbo, isterico girando su se stesso in ogni direzione. "Dov'è il Nord, esattamente?"

Lumbar impallidì.

"Collecorvo." disse Gandalf voltandosi preoccupato verso la rupe.

"Collecorvo?" chiese Bilbo avvicinandoglisi. "Ma c'è Thorin, lassù. E Fili e Kili, sono tutti lassù. Anche Lumbar!"

Fece appena in tempo a sentire il suo nome, prima di venire catapultata indietro.

 

E per fortuna. Il suo braccio si mosse da solo e, con la magia, uccise l'orco che stava per infilzarla. Poi sospirò e si guardò intorno mentre estraeva Galvorn dallo stivale. Avrebbe usato lama e magia insieme, adesso.

Una mano la fece voltare di scatto e Thorin le si mise davanti terrorizzato. La strinse in un abbraccio mentre lei si rendeva conto che anche gli ultimi orchi erano stati uccisi.

"Credevo che ti avrebbe uccisa." sussurrò. "Non sarei arrivato in tempo."

Lei ricambiò subito la stretta, lasciandogli un bacio sulla testa. "Sto bene. La mia magia mi ha protetta." affermò. Poi si staccò e lo osservò, scura in volto.

"Cosa c'è?" le chiese. "Cos'hai visto?"

Lumbar sospirò. Se gliel'avesse detto si sarebbe preoccupato ancora di più e si sarebbe distratto. Così come gli altri. Decise di minimizzare.

"Niente di cui possiamo occuparci al momento." rispose. Bolg era un problema, e bello grosso anche, ma sperava che a Gandalf e gli altri venisse in mente qualcosa. Loro dovevano pensare ad Azog. "Legolas e Tauriel sono tornati, se ne occuperanno loro." affermò attirando lo sguardo di Kili.

Il ragazzo fece un passo verso di lei. "Ma stanno bene?" chiese senza riuscire a fermarsi e ignorando gli sguardi di Thorin e Dwalin. Fili lo aveva accettato.

"Sì, stanno tutti bene. Erano con Gandalf e Bilbo a Dale e sono ancora tutti vivi." lo tranquillizzò. "Ora pensiamo ad Azog."

Il giovane annuì e si guardarono intorno, fermando poi gli occhi sulla cima di Collecorvo dove avevano visto Azog dare gli ordini per tutta la durata della battaglia. Era deserto. La rocca in cima a Collecorvo, avvolta nella nebbia, era immersa nel silenzio più assoluto.

"Lui dov'è?" chiese Kili. "Sembra vuota." continuò riferendosi alla precedente postazione del loro nemico. "Per me Azog è fuggito."

"No, non credo." ribattè Thorin continuando a studiare la rocca davanti a loro, nel tentativo di scorgere l'orco pallido.

"Azog non è il tipo che scappa davanti a noi due." continuò Lumbar. "Farà di tutto per ucciderci."

Thorin si voltò verso i nipoti. "Fili." disse. "Prendi tuo fratello. Perlustrate le torri." ordinò. "Restate nascosti. Non fatevi vedere. Se avvistate qualcosa tornate a fare rapporto. Non agite! Sono stato chiaro?" i due annuirono mentre Dwalin si avvicinava dopo aver perlustrato la zona.

"Abbiamo compagnia." li mise in guardia voltandosi indietro, verso molte creature che si stavano avvicinando puntando soprattutto la ragazza. "Goblin mercenari. Non più di un centinaio."

Lumbar sospirò. "Devono proprio odiarmi." disse riavvicinandosi ai nani. "Mai una volta che siano felici di vedermi." si lamentò, sarcastica, mentre prendeva posizione.

"Non puoi certo biasimarli, zia." osservò Kili. "Ogni volta che li hai incontrati le cose, per loro, sono andate male."

"Non credere che per me sia stato sempre un piacere vederli, nipote." affermò lei, di rimando. "Avrei evitato ogni singola volta."

"Ci occuperemo noi di loro." disse Thorin. "Andate. Andate!" li incoraggiò.

I due giovani nani superarono il fiume ghiacciato e corsero verso le torri, mentre Lumbar, Thorin e Dwalin sguainarono le armi, pronti a combattere.

I goblin gli corsero incontro, lanciandosi loro addosso, e li attaccarono. I tre cominciarono a combatterli e ucciderli, tenendoli impegnati in modo che non inseguissero Fili e Kili.

Una visione si fece largo nella mente di Lumbar mentre uccideva un goblin e lei sbuffò.

"Valar! Ora no." tentò in tutti i modi di respingerla e, alla fine, successe una cosa strana:vide ciò che doveva vedere riuscendo a rimanere cosciente e attiva nel suo corpo.

Si accorse di riuscire a combattere mentre, in una parte della sua mente, la visione era in atto. Quella sì che era una novità, avrebbe dovuto parlarne con Gandalf finita quella battaglia.

 

Thranduil si muoveva lentamente in una piazza di Dale, circondato da morte e desolazione e osservando la moltitudine di corpi sparsi attorno a sè. La neve cadeva fioca dal cielo, imbiancando i caduti e il sangue che spiccava sul bianco candido. Il re degli elfi aveva il volto sporco di sangue non suo.

 

Attorno a lei, invece, i goblin erano parecchio insistenti e si accalcavano su di lei e sui due nani al suo fianco nel tentativo di sopraffarli e ucciderli. Loro, però, non si davano per vinti e continuavano a ucciderli.

 

Galion raggiunse il suo signore, fermandosi a pochi passi da lui quando lo vide immobile e con lo sguardo perso.

"Richiama la tua compagnia." ordinò Thranduil senza guardarlo, gli occhi ancora fissi sull'orrore davanti a lui.

Galion suonò il corno elfico spandendo l'ordine del re.

"Mio Signore." lo stregone li raggiunse da una via laterale. "Invia questa forza a Collecorvo. I nani stanno per essere sopraffatti." gli spiegò mentre gli elfi sopravvissuti si radunavano dietro il loro re. "Thorin dev'essere avvertito."

"Avvertilo tu, se vuoi." rispose Thranduil. "Ho speso sufficiente sangue elfico in difesa di questa maledetta terra." cominciò a camminare lontano dalla piazza, i suoi sudditi al seguito. "Ora non più."

"Thranduil..." mormorò lo stregone.

 

Lumbar scosse la testa mentre tagliava la gola a un goblin con il pugnale. Con la mano libera creava una piccola nebbia luminosa e la spediva addosso a un altro, polverizzandolo.

Dwalin e Thorin, a pochi passi di distanza da lei, si difendevano bene dai continui attacchi di quegli esseri.

 

"Vado io."

Bilbo, al limitare della piazza, aveva un'espressione seria e uno sguardo risoluto sul volto. Fissava Gandalf convinto.

"Non essere ridicolo." gli disse lo stregone avvicinandosi. "Non ce la farai mai."

"Perchè no?" gli chiese Bilbo.

"Perchè ti vedranno arrivare, e ti uccideranno." rispose Gandalf, sicuro.

"Non lo faranno." dissentì lo hobbit, tranquillo.

"Ah..." Gandalf non era convinto nemmeno un po'.

Bilbo scosse la testa. "Non mi vedranno."

"È fuori questione. Non lo permetterò." si oppose lo stregone.

"Non ti sto chiedendo il permesso, Gandalf." disse lo hobbit prima di voltarsi e sparire dietro un palazzo.

 

Lumbar sospirò schivando un goblin e uccidendone un altro subito dopo. Sapeva come il mezzuomo sarebbe arrivato fino a loro e non era sicura che usare così spesso l'anello sarebbe stato sicuro. Dubitava, però, che quell'hobbit si sarebbe tirato indietro. Era testardo quasi quanto un nano e coraggioso come loro. Li avrebbe raggiunti a qualunque costo.

 

Thranduil uccise un orco che stava per attaccarlo di fronte e si trovò il passo sbarrato da Tauriel. Si fermò, pochi passi a dividerli, e gli altri elfi fecero lo stesso.

"Non andrai oltre." gli disse nella lingua degli elfi. "Non volterai le spalle." continuò nella lingua comune. "Non questa volta."

 

Lumbar ne fu sorpresa. Non erano molti a rivolgersi a Thranduil in quel modo. Anzi, in realtà solo lei lo faceva e ammirò il coraggio dell'elfa mentre uccideva un goblin che stava per attaccare Dwalin alle spalle. Lui la ringraziò con un cenno e staccò la testa al goblin con cui stava combattendo.

 

"Togliti di mezzo." disse Thranduil mal celando la sua rabbia.

"I nani saranno massacrati." protestò lei con gli occhi lucidi.

"Sì, moriranno." confermò il re, indifferente. "Oggi. Domani. Tra un anno." continuò avvicinandosi a lei lentamente. "Tra cento anni da ora. Che differenza fa?" si fermò a un passo di distanza da lei. "Sono mortali."

 

Scuotendo la testa per le parole che aveva appena pronunciato l'elfo, Lumbar tranciò le gambe a un goblin e poi lo uccise, passando subito a quello successivo che le si era buttato addosso di lato. La sua lama le aveva mancato il volto per un soffio.

 

Tauriel estrasse una freccia e la incoccò, puntandola verso il suo re. Nello sguardo di Thranduil passò un'espressione sorpresa, questo proprio non se l'aspettava.

"Tu credi che la tua vita valga più della loro?" gli domandò mentre lui riprendeva il controllo. "Quando in essa non c'è amore. Sì, non c'è amore in te." scandì lentamente per ribadire il concetto e facendolo visibilmente arrabbiare.

Con un colpo deciso della sua spada, rimasta sguainata e puntata a terra per tutto il tempo, Thranduil tagliò a metà il legno dell'arco di Tauriel con un gesto e le puntò la spada al petto.

"Che ne sai, tu, dell'amore?" le chiese. "Niente. Quello che provi per quel nano non è reale." continuò sconvolgendola. "Tu credi che sia amore? Sei pronta a morire per quello?"

 

Lumbar credeva di sì e, dallo sguardo che aveva visto più volte negli occhi dell'elfa era sicura che lo pensasse anche lei. Tuttavia non poteva intervenire da dove si trovava in quel momento. Era leggermente impegnata a cercare di uccidere così tanti goblin che sembravano non finire mai. Sperò che qualcuno intervenisse per impedire a quel re cretino di uccidere Tauriel in un impeto di rabbia omicida.

 

Una spada si interpose tra loro facendo abbassare la lama del re. Tauriel sospirò sollevata.

 

Lumbar sospirò di sollievo e, nel mentre, uccise l'ennesimo goblin che aveva attentato alla sua vita.

 

"Se le fai del male..." disse Legolas in elfico abbassando la sua spada mentre Thranduil voltava la testa verso di lui. "Dovrai uccidermi."

Thranduil non disse niente, limitandosi a osservarlo prima di abbassare lo sguardo e comprendendo che il figlio avesse scelto lei.

Legolas si voltò verso Tauriel e la affiancò. "Vengo con te."

Tauriel si voltò ed entrambi si allontanarono.

 

Lumbar aveva visto lo sguardo del re e quello del figlio, erano entrambi addolorati, ma era un'altra delle cose da mettere in quella parte della mente con su scritto 'da ricordare più tardi' perchè, al momento, era impegnata con quei dannati goblin e non poteva parlare con loro.

Prese una freccia e la lanciò verso uno di quegli esseri, colpendolo alla schiena e permettendo a Thorin di difendersi dall'attacco di un altro senza preoccuparsi di lui.

Una volta ucciso anche l'ultimo goblin, Lumbar e i due nani si osservarono attentamente intorno in cerca dell'Orco Pallido o di Fili e Kili.

"Stai brillando." disse Thorin.

"Cosa?" chiese Lumbar spostando lo sguardo su di lui.

Il nano le indicò un braccio, che aveva cominciato a risplendere dalla punta delle dita fino alla spalla come la sua nebbia magica. Ogni secondo che passava la luminescenza si espandeva in modo evidente a causa dell'energia che continuava a spendere per mantenere gli scudi attivi. Per non parlare di quella che aveva usato per la nebbia.

"Oh, non farci caso." lo rassicurò. "Passerà."

Lui non sembrò molto convinto ma lasciò stare.

"Dov'è quel fetido orco?" chiese Dwalin mentre riprendevano a studiare l'ambiente.

Un movimento dietro di loro fece voltare Lumbar. Bilbo apparve dal nulla davanti a lei con un lamento e anche i due nani si voltarono verso di lui.

"Thorin." disse.

"Bilbo." rispose sorpreso, lui. Non si aspettava che li raggiungesse.

"Dovete andarvene." li mise in guardia il mezzuomo, agitato. "Subito. Azog ha un'altra armata che attacca dal Nord. Questa torre di vedetta sarà circondata, non ci sarà scampo."

"Siamo così vicini." protestò Dwalin avvicinandosi a Thorin. "Quella feccia d'orco è lì dentro. Io dico di andare avanti."

"No." lo fermò Thorin. "È quello che vuole. Vuole attirarci dentro." disse puntando lo sguardo sulle torri in cui erano spariti i suoi nipoti. "Questa è una trappola."

A Lumbar venne da vomitare quando si rese conto che avrebbe potuto impedire che ci cascassero. Andò nel panico quando capì di aver messo in pericolo Fili e Kili, oltre che Dwalin, Thorin e sè stessa. Quei due ragazzi erano così giovani.

Afferrò un braccio di Thorin e chiuse gli occhi, concentrandosi solo sui suoni nel tentativo di capire cosa stava succedendo all'interno in modo, poi, di essere in grado di intervenire per tirarli fuori. Si accorse di non riuscire a sentire niente, qualcosa le occultava i rumori, una potente magia oscura.

"Non sento niente." mormorò nel panico stringendo la presa sul braccio di Thorin. "Niente di niente." riaprì gli occhi di scatto puntandoli in quelli del nano, il terrore ben visibile al loro interno.

"Lu-Lumbar..." balbettò Bilbo, accorgendosi del suo stato solo in quel momento. "Tu-Tu stai brillando." osservò. "Questo vuol dire..."

"Non è importante, adesso." lo fermò lei. "Dobbiamo pensare ai ragazzi. So che sono vivi ma non riesco a sentirli." ammise preoccupata.

Thorin si voltò verso Dwalin. "Trova Fili e Kili." gli disse. "Falli tornare."

"Thorin." lo chiamò lui, dopo aver fatto un passo. "Ma sei sicuro?"

"Fallo." confermò con una mano sulla sua spalla, prima di spostare l'attenzione sulle torri. "Vivremo per combattere un altro giorno."

Si era appena voltato insieme a Bilbo, entrambi pronti ad allontanarsi, quando la mano di Lumbar raggiunse la sua e lo fece fermare. Lui le lanciò uno sguardo e capì, voltandosi completamente verso di lei.

"Sento qualcosa." confermò attirando anche l'attenzione dello hobbit e di Dwalin.

Il suo sguardo era fisso sulle rovine al di là del fiume ghiacciato, nel tentativo di vedere oltre la nebbia senza successo. Era troppo fitta. Si concentrò di nuovo sui rumori e gli altri seguirono la direzione del suo sguardo.

Il suono di un tamburo li fece irrigidire tutti. Du subito seguito da altri tamburi e la luce di alcune fiaccole si fece visibile attraverso la nebbia.

Lumbar divenne pallida quando vide all'ultimo piano, quello scoperto e che dava proprio verso di loro, Azog trascinare Fili per il retro dell'armatura. Dietro, a qualche passo di distanza, una manciata di orchi faceva da scorta al loro capo. Si mosse in automatico verso di loro, seguita da Thorin appena li ebbe riconosciuti attraverso la nebbia.

"Prima muore questo." disse Azog alzando il giovane nano con un braccio e tenendolo sospeso nel vuoto. "Poi il fratello." Thorin afferrò Lumbar per un braccio costringendola a fermarsi. "Poi la tua donna." Thorin spostò la mano lungo il braccio della ragazza fino ad afferrare la sua e la strinse mentre lei ricambiava la stretta, entrambi senza distogliere lo sguardo da Azog. "Poi tu, Scudodiquercia."

Bilbo li affiancò, seguito da Dwalin, mentre Azog avvicinava Fili a sè. Il ragazzo era terrorizzato e restava immobile nella presa dell'Orco Pallido, che lo costringeva in aria e l'aveva rivolto verso di loro.

"Tu morirai per ultimo." continuò Azog.

"Andate." riuscì a dire loro Fili.

Lumbar aveva le lacrime agli occhi per ciò che sarebbe successo. Strinse la presa sulla mano di Thorin mentre lui scuoteva leggermente la testa in senso di diniego. Non lo avrebbero mai abbandonato lì, nelle mani di quell'essere. Non lo avrebbero mai lasciato da solo.

"Scappate!" gridò Fili prima di venire trafitto alla schiena dalla spada con la lama biforcuta presente sul moncone del braccio sinistro di Azog, quello che Lumbar gli aveva tranciato tempo prima.

Il ragazzo cominciò a rantolare a causa del dolore e Thorin stritolò la mano di Lumbar, facendo uno scatto prima di fermarsi. La luminescenza di lei era aumentata e Lumbar era diventata rigida. Il nano non osò distogliere gli occhi dal nipote, ma si chiese cosa stesse facendo. Ebbe subito una risposta.

"Grazie... zia..." rantolò il ragazzo, sollevato, spostando lo sguardo su di lei prima che la sua testa gli crollasse sul petto priva di vita.

Lumbar era riuscita ad assorbire il suo dolore a distanza, senza un contatto fisico. Sapeva che non era in grado di salvarlo, non nelle condizioni in cui versava in quel momento. Aveva fatto l'unica cosa di cui era capace: gli aveva alleviato il dolore, donandogli una morte priva di sofferenza fisica. Thorin l'aveva compreso e l'aveva ringraziata con una stretta, mentre Dwalin distoglieva lo sguardo e Bilbo rimaneva immobile, troppo sconcertato e sotto shock per avere una qualsiasi reazione.

"Qui finisce la tua discendenza!" affermò Azog estraendo la lama dal corpo di Fili prima di lasciarlo cadere al suolo, diversi metri più in basso, come se non fosse nient'altro che spazzatura.

Thorin riprese a respirare solo in quel momento, scoprendo insieme a Lumbar di aver trattenuto il respiro per tutto il tempo.

Azog li osservava con uno sguardo carico di odio e rabbia dalla cima della torre, ritto in piedi verso di loro, un'espressione di sfida sul volto.

Lumbar venne attirata da qualcosa poco sotto di lui e spostò lì la sua attenzione. Quando si rese conto che quell'ombra era Kili era già troppo tardi.

Il ragazzo uscì allo scoperto e cominciò a salire dei gradini di pietra per raggiungere Azog mentre lui si voltava e ripercorreva i passi da cui era arrivato, sparendo nella nebbia insieme ai suoi.

"No!" gridò lei inseguendolo nel tentativo di riuscire a fermarlo.

Thorin le andò subito dietro.

"Kili!" chiamò il nipote, ma lui non lo ascoltò e continuò a inseguire Azog.

"Thorin!" disse Dwalin tentando di fermarlo, ma lui lo ignorò e seguì Lumbar al di là del fiume ghiacciato. "Thorin. No!" anche lui li seguì. Bilbo fece lo stesso.

Lumbar arrivò alle torri per prima e cominciò a salire le scale che l'avrebbero condotta al piano in cui era sparito Azog. Dietro di lei Thorin la seguiva impaziente e preoccupato per il nipote. La luminescenza della ragazza, che si faceva via via più appariscente, rischiarava la visuale attorno a loro permettendogli di vedere più chiaramente attraverso la nebbia ogni minuto che passava.

Quando arrivò in cima un grido la fece voltare. Azog era saltato in mezzo ai due puntando alla sua schiena con una specie di grosso martello, ma Thorin si era frapposto tra loro parando il colpo e indietreggiando per schivarne un altro. Finì contro una pietra ghiacciata alle sue spalle, così rotolò a sinistra, evitando l'ennesimo colpo, e venne subito affiancato da Lumbar, pronti entrambi a combattere nuovamente contro l'Orco Pallido.

Azog sferrò un fendente con il martello, che Lumbar parò con il pugnale allontanando da loro il braccio con l'arma. Azog usò il moncone con la spada per attaccarli di nuovo, stavolta dalla parte opposta, ma Thorin era pronto e lo respinse. Si abbassarono entrambi per evitare di venire colpiti da un fendente orizzontale dell'Orco Pallido con il martello e finirono separati da lui. Thorin lo colpì all'addome e Lumbar perse il suo posto con un salto tentando un affondo alla testa di Azog. L'Orco Pallido parò il colpo e lei dovette allontanarsi con una capriola mentre Thorin la difendeva da una mazzata e veniva scaraventato giù da un dislivello roccioso, finendo su un piccolo spiazzo a strapiombo. Azog lo seguì, ma prima che potesse attaccare Lumbar lo anticipò saltando in mezzo ai due e parando il colpo con il martello che avrebbe colpito Thorin, ancora in ginocchio. Il nano si alzò e tentò un affondo, facendo allontanare l'orco e cominciando una serie di scambi tra i tre. Nel mentre, la pelle di Lumbar brillava sempre di più e Thorin le lanciava qualche occhiata preoccupata rischiando di distrarsi. Fortunatamente la ragazza sopperiva il rischio proteggendo il compagno, ma lui doveva concentrarsi su Azog, non su di lei.

Continuarono a combattere, spostandosi attraverso le rovine, anche quando i pipistrelli di Gundabad li sorvolarono, diretti verso la battaglia. Lumbar mandò un messaggio mentale in cerca di aiuto e pregò che accogliessero la sua richiesta. Vide di sfuggita Legolas appeso a un pipistrello che passava sopra le loro teste, prima di venire attaccata da altri orchi. Tauriel doveva essere poco lontano e si assicurò che anche lei e l'elfo avessero uno scudo invisibile attivo come tutti gli altri, poi si concentrò sui nuovi arrivati. Thorin era riuscito ad allontanare momentaneamente Azog, quindi potevano affrontarli. Dovevano essere del gruppo di Bolg. Thorin uccise il primo con un paio di fendenti e lei si occupò di quello alle sue spalle, impedendogli di colpire il nano. Affrontarono numerosi orchi mentre Azog rimaneva in disparte tentando di sfiancarli. O, forse, sperando che fossero gli altri orchi a ucciderli. A forza di muoversi sulle torri avevano risalito diverse scale, nonostante il ghiaccio e le zone distrutte, ma Lumbar non ci aveva fatto molto caso. FIno a quando Azog non arrivò, superando l'orco che stavano combattendo, e colpì Thorin con una mazzata, lanciandolo sulla distesa di ghiaccio alle loro spalle. Lumbar uccise l'orco che la teneva impegnata e ignorò Azog, correndo dal nano.

"Uccideteli!" ordinò l'Orco Pallido agli altri orchi.

Thorin uccise il primo mentre si rimetteva in piedi e Lumbar lo affiancò, pronta a combattere per difendere entrambi.

"Finiteli!" ordinò, ancora, Azog rimanendo indietro.

Altri orchi si fecero avanti sul fiume ghiacciato ma caddero morti, colpiti da alcune frecce. Lumbar si voltò subito indietro e vide Legolas in piedi sulla cima di una torretta in rovina alle loro spalle che mirava agli orchi con il suo arco e sorrise, poi tornò a concentrarsi sui nemici davanti a sè.

Thorin si lasciò scivolare sul ghiaccio e colpì un orco all'inguine prima di finirlo. Legolas si occupò di uccidere un orco che stava per colpirlo e Lumbar pensò ai due successivi, che fermò con un affondo del pugnale e un colpo di magia. La ragazza barcollò un secondo quando percepì lo scudo di Tauriel assorbire un colpo particolarmente forte, e pregò che stesse bene. Cercò di ignorare ciò che le comunicava lo scudo dell'elfa, come aveva cercato di fare per tutta la durata della battaglia, e uccise un orco subito dopo che Thorin scartò un suo attacco. Legolas uccise quello dietro di lui con una freccia. Lumbar percepì lo scudo di Kili assorbire diversi colpi e si preoccupò. Decise di passargli più energia, rinforzandolo e pregando che bastasse ad aiutare il giovane dato che non poteva fare di più. La sua pelle brillò più intensamente, attirando l'attenzione di Thorin e accecando l'orco davanti a lei, permettendole così di finirlo. Grazie allo scudo, sentì chiaramente il momento in cui Kili venne trafitto, come se quella colpita fosse lei. Sgranò gli occhi dalla sorpresa, bloccando il braccio che stava per colpire l'ennesimo nemico. Thorin dovette ucciderlo al suo posto, prima di voltarsi verso di lei preoccupato.

"No..." sussurrò Lumbar mentre una lacrima le scendeva lungo la guancia. "Non anche tu..."

Thorin la prese per le braccia, tentando di richiamare la sua attenzione senza successo. Lumbar aveva chiuso gli occhi e cercava di guarire Kili nonostante la distanza. Non poteva lasciar morire anche lui.

Legolas aveva notato che qualcosa non andava e aveva velocizzato i suoi movimenti per dare modo a Thorin di farla tornare in sè. Doveva proteggere entrambi fino a quel momento.

"Ti prego... ti prego..." sussurrò Lumbar assorbendo il dolore del colpo subito e la ferita di Kili. "Resisti..." la luce della sua pelle cominciò a pulsare, simbolo evidente di quanto si stesse sforzando, ma sentiva che la ferita non si stava rimarginando come avrebbe dovuto e comprese che la lama che l'aveva colpito era ancora nel suo corpo e le impediva di guarirlo.

Non si arrese, continuando l'incantesimo, ma riaprì gli occhi per puntarli in quelli del suo amato, che ancora la stringeva preoccupato. Lui doveva sapere.

"Thorin..." sussurrò disperata. "Non riesco a guarirlo..." le lacrime avevano cominciato a scendere incessanti dai suoi occhi, noncuranti del gelo, e percorrevano le sue guance lasciando scie umide e ben visibili. "Kili..." non riuscì nemmeno a completare la frase, ma il nano comprese benissimo cosa volesse dire.

"No..." mormorò stringendo la presa sulle sue braccia. "No." la supplicò. "Ti prego..."

Lei scosse la testa senza smettere di piangere mentre, intorno a loro, gli orchi cadevano vittime delle frecce di Legolas. "Non funziona... non si rimargina... sto usando tutta la magia che ho..." accennò uno sguardo alle sue braccia, per fargli intendere a cosa fosse dovuta la luminescenza. "Non sono abbastanza forte, Thorin..."

Cominciò a uscirle del sangue dalla bocca a causa della parte di ferita che aveva assorbito, ma si fermò solo quando sentì lo scudo svanire. In quell'istante la luce emessa dalla sua pelle smise di pulsare, ma divenne più splendente che mai. Una ciocca dei suoi capelli divenne nera, lasciandone solo una bianca.

Thorin comprese immediatamente che il nipote era morto e una lacrima gli percorse una guancia mentre alzava una mano per asciugare quella della sua amata. La preoccupazione per le condizioni della ragazza era più che evidente nel suo sguardo.

"Mi dispiace..." bisbigliò lei affondando il viso nella mano del nano. "Non sono riuscita a fare niente più di ciò che ho fatto per Fili."

"Non è stata colpa tua." tentò di tranquillizzarla lui, con la voce che tremava.

Fu in quel momento che Lumbar tornò totalmente presente e si rese conto degli orchi, vivi e morti, attorno a loro.

Parò in tempo un fendente che li avrebbe colpiti entrambi e uccise l'orco che l'aveva fatto. Notò con la coda dell'occhio che la torretta su cui era Legolas fino a quel momento non c'era più ma non se ne preoccupò, lo scudo dell'elfo era nella norma, e corse in aiuto di Thorin che era stato fatto scivolare sul fiume ghiacciato fino al punto in cui era la cascata. Sotto di loro, su ciò che restava della torretta, Legolas e Bolg combattevano. Thorin schivò un colpo dell'orco che lo aveva seguito e Lumbar approfittò della sua distrazione per passargli sotto, stendersi accanto al nano e pugnalarlo al collo scaraventandolo di sotto con l'aiuto del compagno. Il cadavere dell'orco sfondò le pietre della torretta, creando un buco, e precipitò nel vuoto facendo cadere Bolg all'interno della costruzione e allontanandolo da Legolas.

Un altro orco si avvicinò a Lumbar e Thorin, entrambi ancora a terra e impegnati a impedire a Thorin di precipitare dalla cascata. Lumbar era voltata di spalle e non fece caso a cosa accadeva dietro di lei. Il nano non fece in tempo ad avvertirla che Orcrist, la spada di Legolas, volò accanto alla testa della ragazza e trafisse l'orco prima che potesse abbassare le braccia e colpirla con la sua arma, salvandoli entrambi. Lumbar sorresse Thorin mentre il corpo dell'orco cadeva accanto a loro nel vuoto e il nano riuscì ad afferrare la spada, che prese il posto i quella che aveva perso. Intanto Bolg aveva nuovamente raggiunto Legolas e i due avevano ripreso a combattere.

"Credo sia stato lui a uccidere Kili." mormorò Lumbar osservando il combattimento. "Penso che Tauriel lo abbia affrontato. Per questo Legolas è così arrabbiato."

"Spero che lo uccida." commentò Thorin con l'odio nello sguardo.

"Oh, lo farà." lo rassicurò lei con ancora gli occhi fissi su Legolas e le sue lame elfiche. Lumbar era sicura che il principe avrebbe ucciso Bolg a qualunque costo.

I due distolsero lo sguardo dal combattimento sotto di loro e si rimisero in piedi, dando le spalle alla cascata. Thorin osservò Orcrist attentamente, portando la lama all'altezza dei suoi occhi e studiandola. Lumbar estrasse la sua dal fodero e strinse la presa sul pugnale. Azog li aspettava ritto in mezzo al fiume e li osservava, in attesa che si facessero avanti. Nella mano in cui prima teneva il martello ora era stretta una catena alla cui estremità era presente una pietra grande quanto le loro teste messe insieme.

Lumbar e Thorin avanzarono lentamente verso di lui mentre un corno degli orchi risuonava nell'aria annunciando l'arrivo dell'armata di Gundabad. Alle spalle di Azog, infatti, poterono vedere un'infinità di orchi avanzare verso di loro con le lance abbassate, pronti a combattere. L'Orco Pallido aveva un ghigno derisorio sul volto e Lumbar volle toglierglielo appena lo vide.

Azog attaccò. Con un ringhio sollevò la catena e la fece roteare verso di loro, che si abbassarono per schivare la pietra e indietreggiarono per allontanarsi dalla portata dell'arma. Azog avanzava a ogni giro della catena per impedire loro di sfuggirgli. Loro si abbassarono di nuovo, schivando tutti i suoi colpi, e approfittarono di un suo sbilanciamento in avanti per separarsi a suoi lati. Thorin lo colpì nella parte bassa della schiena e Azog fece ruotare velocemente il braccio con la catena verso il basso lanciando davanti a lui la pietra. Thorin la schivò e quella crepò il ghiaccio sotto di loro. Lumbar menò un fendente alla spalla dell'Orco Pallido e quello si voltò tentando di colpirla con la lama fissata al suo moncone. Lumbar indietreggiò per schivarla e Azog affondò una seconda volta verso di lei. La sua lama si scontrò con quella del pugnale della ragazza e lei usò la spada per impedirgli di attaccarla con la catena. Poi usò un piede per fargli lo sgambetto e allontanarsi, raggiungendo Thorin.

Azog usò ancora la catena e loro si abbassarono per impedire alla pietra di colpirli, poi dovettero separarsi di nuovo quando l'Orco Pallido menò un fendente con la catena e la pietra si scontrò di nuovo con il ghiaccio creando altre crepe. Azog colpì per la terza volta il fiume congelato, aumentando la ragnatela sulla sua superficie, e si mosse in circolo assieme a Thorin e Lumbar, cercando di colpire prima uno e poi l'altra e aumentando sempre di più la fragilità del ghiaccio. Dopo l'ennesimo colpo andato a vuoto il ghiaccio sotto di loro si spezzò, lasciandoli sopra una lastra in movimento. Azog e Thorin facevano più fatica di Lumbar a stare in equilibrio e lei ne approfittò per riavvicinarsi al nano e aiutarlo a rimettersi in piedi. Per Thorin ed Azog cominciava ad essere difficile guardarla a causa della luce che emetteva, ma cercarono di ignorare la cosa, anche se per motivi diversi. Il nano voleva proteggerla, l'orco voleva ucciderla.

Azog tentò nuovamente di colpirli con la pietra, ma a causa del ghiaccio girò su se stesso. Thorin, però, scivolò all'indietro e quasi cadde dentro l'acqua. Lumbar lo afferrò in tempo per un braccio, ma non si accorse del nuovo attacco di Azog che li fece cadere entrambi sulla lastra. Thorin rotolò su di lei, spostando entrambi dal punto in cui erano ed evitando un nuovo attacco di Azog. E rotolarono di nuovo quando Azog ci riprovò. Lo fecero più volte, aspettando il momento giusto per attaccare. Momento che arrivò per Thorin, in quel momento sopra Lumbar dopo l'ennesima schivata, quando Azog impiegò un attimo di troppo a ritirare il braccio. Il nano si alzò e usò lo slancio per colpirlo al ventre, facendolo piegare in avanti. Azog si slanciò all'indietro cercando di colpirlo con la pietra ma Thorin arretrò di un passo e venne mancato. La pietra rimase incastrata nel ghiaccio e Azog non riuscì a sbloccarla, così provò ad avanzare per colpire Thorin, ma il nano si abbassò e Azog dovette arretrare di nuovo per non perdere l'equilibrio a causa dell'instabilità della lastra.

Fu in quel momento che uno stridio alle spalle di Thorin attirò la loro attenzione. Le aquile apparvero attraverso la nebbia illuminate dal sole nascente e volarono verso la battaglia per aiutare i nani, gli elfi e gli uomini. Radagast cavalcava il loro capo.

Lumbar, Thorin e Azog li osservarono avvicinarsi all'esercito di orchi di Gundabad e attaccarlo, spezzandone le lance, prima di rialzarsi. Da un'altra aquila qualcuno si buttò e Lumbar comprese subito che si trattasse di Beorn. Il mutapelle assunse le sembianze di orso prima di toccare terra e finire in mezzo agli orchi. Creò subito un cerchio di morti attorno a sè e continuò ad affrontarli.

Lumbar sorrise. "Sono venuti... mi hanno sentita."

Azog si voltò verso di lei. "Tu..." ringhiò facendo un passo nella sua direzione.

Lumbar fu più veloce e saltò affiancando Thorin che, nel frattempo, aveva lasciato cadere Orcrist. Il nano sollevò la pietra con entrambe le braccia e la lanciò all'Orco Pallido che la prese al volo, mentre Lumbar rinfoderava la sua spada mantenendo il pugnale stretto in una mano. Poi Thorin e Lumbar arretrarono simultaneamente di un passo, come leggendosi nella mente, e si spostarono dalla lastra mobile al ghiaccio fermo. Il peso sbilanciato fece inclinare la lastra e Azog lasciò cadere la pietra nel tentativo di riprendere l'equilibrio. Fu un errore: la pietra scivolò nell'acqua, tirandosi dietro la catena e lui stesso, che non riuscì ad aggrapparsi a niente e sparì sotto il ghiaccio con un lamento e un urlo soffocato. La lastra ritornò al suo posto. Le aquile uccidevano i pipistrelli e Beorn sbaragliava gli orchi aiutando i nani. I loro stridii li raggiunsero nel silenzio che li aveva colti.

Thorin si abbassò per riprendere Orcrist e sia lui che Lumbar osservarono il corpo di Azog scivolare sotto di loro con le braccia allargate e gli occhi aperti. Thorin si rimise in piedi ed entrambi si mossero per seguirlo, senza perderlo di vista. Non si fidavano. Dopo una decina di passi gli occhi dell'Orco Pallido si chiusero. Lumbar ebbe un mancamento e barcollò di lato, attirando l'attenzione del nano che la sostenne con la mano libera dalla spada. Ora il sangue le colava anche dal naso, non solo dalla bocca.

"Stai bene?" le domandò Thorin.

Lei annuì, troppo debole per parlare ma volendolo tranquillizzare. Lui non le credette.

"Adesso ti porto via." le disse.

E fu in quel momento che accadde. Azog trafisse un piede di Thorin attraverso il ghiaccio, facendolo urlare, e ruppe la lastra balzando fuori dal fiume e facendoli cadere all'indietro. Erano finiti distesi sulla schiena e abbracciati, con Azog che torreggiava sopra di loro. Azog tentò di colpirli con la sua lama ma Lumbar riuscì a difenderli con il pugnale. Era così debole che il suo braccio tremava. Azog riuscì a farle perdere la presa su Galvorn, che scivolò lontano da lei e menò un fendente su Thorin dall'alto. Il nano riuscì a bloccarlo mettendo la sua spada di traverso e facendola scontrare con il punto in cui la lama di Azog si divideva in due, riuscendo a impedirgli di avanzare. Stava usando entrambe le braccia ma Lumbar vide che non ce l'avrebbe fatta, così aggiunse anche le sue posizionando le mani vicino a quelle di Thorin.

"No..." protestò lui. "Allontanati." sapeva quanto lei fosse debole, e lo sapeva anche Azog che, dall'alto, sogghignava convinto di avere la vittoria in pugno.

"Io non ti lascio." si oppose lei nonostante la sua presa sulla spada diventasse sempre più debole.

Non si sarebbe mai allontanata lasciandolo solo contro Azog, anche se questo significava morire con lui. Thorin lo capì e, con un certo sforzo, liberò una mano dalla presa sulla spada e la spinse via, allontanandola da lui e dall'Orco Pallido. Lumbar fu talmente sorpresa che non riuscì ad opporsi e scivolò sul ghiaccio senza poter fare niente, finendo per sbattere la schiena contro le rocce dell'argine. Fu talmente doloroso che per qualche secondo non vide più niente. Quando rimise a fuoco la scena davanti a sè vide Thorin togliere la spada e lasciare che la lama di Azog lo trafiggesse.

Urlò. Neanche se ne accorse, ma urlò con tutto il fiato che le era rimasto. Fu un urlo straziante che sentirono anche dal campo di battaglia e dalla città di Dale. Insieme all'urlo e alla disperazione rilasciò una luce immensa che si espanse e travolse ogni angolo della battaglia, disintegrando tutti gli orchi ancora in vita tranne Azog.

Lumbar cercò di alzarsi più velocemente che poteva, ma si rese conto che qualcosa non andava perchè il corpo non rispondeva ai suoi comandi. Così strisciò nella loro direzione mentre osservava Thorin trafiggere il cuore di Azog con Orcrist approfittando del fatto che si fosse avvicinato a lui quando l'aveva colpito. Si fece forza sulle braccia quando vide Thorin costringere Azog a terra e posizionarcisi sopra prima di spingere la lama di Orcrist talmente in profondità da trapassare il ghiaccio sotto di loro. Il corpo di Azog si rilassò in un unico secondo, troppo debole per provare a ribellarsi e la sua testa prima sollevata raggiunse il ghiaccio, confermando la sua morte definitiva.

Thorin cadde su un fianco, lamentandosi per le ferite, e Lumbar riuscì finalmente a raggiungerlo. Si rimisero in piedi a fatica, barcollando e aiutandosi a vicenda, e si avvicinarono alla cascata richiamati dallo stridio delle aquile.

Quando furono a un passo dallo strapiombo caddero insieme, entrambi troppo stanchi e feriti per stare in piedi.

   
 
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