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Autore: Kary91    30/09/2021    2 recensioni
[One-Shot | Avengers (Post Endgame) | Morgan Stark & Pepper Potts |Hurt/Comfort, Slice of life, Malinconico]
Anche Morgan era triste: dall’alto dei suoi cinque anni aveva un’idea ben precisa di come ci si dovesse comportare il giorno del compleanno di qualcuno. Le persone ridevano, ascoltavano la musica e mangiavano la torta. Si giocava con i palloncini e si aprivano i regali.
Quel pomeriggio, tuttavia, la casa sul lago era perfino più silenziosa del solito. Non c’erano invitati e nemmeno un palloncino o uno di quegli striscioni colorati con le scritte sopra. Anche il frigo era vuoto: la mamma si era dimenticata di comprare la torta.
Non era giusto, si era detta Morgan. Non era bello che il giorno del compleanno del suo papà non ci fossero la torta, il gelato e le persone che sorridevano. Non aveva detto nulla alla mamma, ma aveva comunque deciso di preparare un regalo per Tony.
Genere: Hurt/Comfort, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Morgan Stark, Pepper Potts
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Questa storia è stata scritta per il Day #5 del “Writeseptember” indetto dal gruppo Facebook Hurt/Comfort Italia con i seguenti prompt: “È il compleanno di X” e “H/C psicologico.”

 

 

 

Happy Birthday

 

 

Morgan premette con forza il mozzicone di pastello sul foglio – le sopracciglia aggrottate per la concentrazione.

Colorava piano, per non farsi sentire, ma il suo disegno stava venendo piuttosto bruttino. Sotto il tavolo non c’era molto spazio per colorare, ma là in alto  – fuori dal nascondiglio – la mamma stava piangendo. E alla sua mamma, Morgan lo sapeva bene, non piaceva farsi vedere con le lacrime e il viso tutto pasticciato.

Anche Morgan era triste: dall’alto dei suoi cinque anni aveva un’idea ben precisa di come ci si dovesse comportare il giorno del compleanno di qualcuno. Le persone ridevano, ascoltavano la musica e mangiavano la torta. Si giocava con i palloncini e si aprivano i regali.

Quel pomeriggio, tuttavia, la casa sul lago era perfino più silenziosa del solito. Non c’erano invitati e nemmeno un palloncino o uno di quegli striscioni colorati con le scritte sopra. Anche il frigo era vuoto: la mamma si era dimenticata di comprare la torta.

Non era giusto, si era detta Morgan quel mattino, abbracciando il casco rosso e oro che tenevano in soggiorno. Non era bello che il giorno del compleanno del suo papà non ci fossero la torta, il gelato e le persone che sorridevano. Non aveva detto nulla alla mamma – aveva paura di farla piangere ancora di più – ma aveva comunque deciso di preparare un regalo per Tony.

Così, si era sistemata sotto il tavolo e aveva incominciato a disegnare. Avrebbe fatto un quadro – il più bello del mondo! – e lo avrebbe messo sotto il casco, dove c’era il messaggio registrato del papà.

Aveva quasi finito la sua opera, il ritratto della sua famiglia, con anche Bimbo Grande che salutava a testa in giù dal soffitto, quando il pastello rosso si ruppe.

Morgan si accigliò: come avrebbe fatto, adesso, a terminare la tuta rossa del papà?

“Merda!”  esclamò, prima di coprirsi la bocca con le mani.

Da qualche parte, fuori dal suo nascondiglio, i singhiozzi della mamma cessarono.

Morgan si nascose dietro le ginocchia, ascoltando i passi della donna avvicinarsi.

“Tesoro, che cosa ci fai sotto il tavolo?”

Lo sguardo di Pepper Potts si specchiò in quello della figlia - gli occhi stanchi e il viso arrossato. “E poi, dove hai sentito quella parola? Non è una bella cosa da dire.”

Morgan fece spallucce e gattonò fuori dal suo nascondiglio.

“Papà ha detto che è la tua parola…” ammise, arrampicandosi sulle ginocchia della madre. “…che l’hai inventata tu e solo tu puoi dirla. Però mi è scappata!”

Pepper squadrò a lungo la figlia, prima di scuotere la testa – una mano a scostare via con delicatezza una ciocca di capelli dal volto della piccola. Morgan si accorse che i suoi occhi stavano tornando a inumidirsi. Per un attimo si preoccupò: forse la parolaccia l’aveva fatto talmente arrabbiare che avrebbe ripreso a piangere.

La mamma, invece, scoppiò a ridere.

Rise di gusto – e a lungo, perfino – gli occhi ancora umidi, ma finalmente un po’ più accesi.

Anche Morgan rise. Si aggrappò al collo della mamma e ascoltò, rasserenata, i movimenti del suo petto mentre rideva e il lungo sospiro liberatorio che arrivò alla fine.

“È proprio da lui, vero?” mormorò Pepper, accarezzando i capelli della figlia. “Riesce a farci ridere anche in giornate come questa.”

“Uh uh!”

Morgan annuì, e rise di nuovo, appoggiando la fronte a quella della mamma. “Guarda, gli ho fatto un regalo!”

Mostrò il disegno alla madre e rimirò compiaciuta il suo secondo sorriso della giornata.

“C’è anche Bimbo Grande[1]: anche lui voleva bene a papà!”

“Peter ne sarà contento,” rise la donna, prendendola per mano. “E anche papà. Sono certa che lo ha visto, sai? E lo trova bellissimo.”

Morgan sorrise orgogliosa, stringendosi al corpo della donna.

“Mamma… ” azzardò poi, un po’ incerta, guardando in alto. “… Andiamo a comprare la torta? Quale piaceva a papà?”

Pepper inspirò a fondo prima di annuire; i suoi occhi erano tornati lucidi.

“Certo che ci andiamo,” acconsentì, stringendo forte la mano della figlia. “Papà andava matto per i mirtilli. Riusciva a infilarli in qualsiasi torta gli preparassi.”

“Anche in quelle salate?” domandò Morgan, sorpresa.

Pepper rise di nuovo.

“A volte anche in quelle, sì. Dai…” la incitò, scompigliandole affettuosamente i capelli. “… Vai a metterti le scarpe.”

“Sissignora!”

Morgan saltellò fuori dal soggiorno canticchiando – il disegno stretto al petto come se fosse un tesoro.

Pepper sorrise a quell’immagine, prima di spostare lo sguardo verso la mensola vicino al camino.

Sfiorò con tenerezza il casco rosso e oro di Iron Man.

Aveva ancora l’aria stanca e le guance rosse – ma gli occhi erano tornati asciutti.

“Buon compleanno, amore.”

 

 



[1] Il modo in cui Morgan chiama Peter Parker nella one-shot “Come bimbi sperduti”.

   
 
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