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Autore: striscia_04    01/10/2021    2 recensioni
Cosa posso dire? Il titolo racconta da solo la trama. Posso solo affermare, che in questa storia i personaggi di Fairy Tail si ritroveranno nel '600, a scontrarsi contro nobili opprimenti, Bravi e pestilenze; ovviamente lo faranno sempre nel loro solito modo, rissoso e attacca briche.
Seguiamo le disavventure di Gajeel, mentre combatte per poter sposare l'amore della sua vita.
Ci riuscira?
Genere: Comico, Commedia, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Gajeel/Levy, Gajil Redfox, Levy McGarden
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Nel tardo pomeriggio, i tre Bravi giunsero ai piedi dell’alta collina, dove risiedeva la dimora del loro padrone.
Senza perdere tempo, corsero verso il castello, ma non avevano considerato la pendenza dell’altopiano, e la Brava Evergreen, si rese ben presto conto, che correre lungo una sommità rocciosa, munita di tacchi alti, non era proprio ottimale.
Giunsero, però, alla loro meta, - certo dopo aver perso i sensi un paio di volte a causa della mancanza d’aria, ed aver rischiato di rompersi le caviglie-.
“L-la prossima v-volta prendiamo la carrozza.” disse la donna massaggiandosi i piedi.
“D-di c-cosa t-ti lamenti. S-siamo noi c-che dobbiamo p-portare il sacco.”
“Siamo in ritardo, sua eccellenza ne sarà contrariato.” disse Freed, appuntandosi qualcosa su un taccuino.
“Cosa scrivi?”
“Un promemoria: da domani ci iscriviamo in palestra.”
“Buona idea.”
Entrando nel lugubre castello si diressero verso la sala principale.
Giunti qui, si inginocchiarono davanti ad un trono, ed aprendo il sacco, fecero uscire Levy, alla quale erano state legate braccia e gambe.
La giovane, aperti gli occhi prese a guardarsi intorno, e l’atmosfera lugubre, che quel luogo emanava, le fece venire i brividi.
L’immenso luogo, infatti, era molto tetro poiché le tende coprivano le finestre, le pareti rovinate dall’umidità, donavano a quella stanza un che di spettrale, cancellando l’antico splendore, che forse un tempo, quel castello aveva avuto.
Ciò, che però, fece gelare il sangue alla ragazza, fu la figura nascosta in penombra, che la scrutava da sopra il suo trono.
Appena lo vide, la ragazza, subito lo identificò come il padrone del castello, quell’uomo così malvagio, pericoloso e spaventoso, che la gente del posto, per la paura, non osava nemmeno pronunciare il suo nome.
Impietrita solo dalla sua ombra, si fece indietro, ma uno dei Bravi la trattenne per un braccio.
“Capo.” cominciò Freed, “Ecco a lei Levy Mondella.”
“Siete in ritardo.” parlò l’ombra, con voce roca e minacciosa, al punto che anche i suoi Bravi presero a tremare.
“C-Ci perdoni, abbiamo impiegato più tempo del previsto.” cercò di giustificarsi Evergreen.
“Questo non vi giustifica.” rispose l’uomo, assottigliando gli occhi.
“Ha ragione capo!” proruppe Freed, sollevandosi in piedi, mentre estraeva il suo fioretto. “Come comandante della missione, richiedo l’omicidio collettivo della squadra!”
“MA ANCHE NO!”
“RAZZA DI PAZZO, COSA TI PASSA PER LA TESTA!”
Gridarono spaventati e furiosi gli altri due.
“Silenzio, abbiamo deluso il nostro signore! Se non ne avete il coraggio, lo farò io!” e si portò la spada davanti al petto.
“LUXUS, PERDONAMI!”
“Zitto! Non chiamare per nome il padrone!” lo rimproverò Bixlow.
“Ops… VEDETE CHE DEVO SUICIDARMI! NON AVEVO ALCUN DIRITTO DI NOMINARE IL NOME DEL PADRONE INVANO! BASTA, ADDIO MONDO!”
Ma subito gli altri due gli furono addosso, e disarmato presero a pestarlo di botte, per poi legarlo ad una colonna.
“Quando ti saranno passate certe idee, ti libereremo.” disse la Brava, ignorando i lamenti del compagno.
“Perché sono circondato da deficienti.” proruppe l’innominato, battendosi una mano sulla fronte.
E finalmente, grazie all’unico spiraglio di luce, filtrato dalle finestre, Levy poté distinguerne i lineamenti: si trattava di un uomo, piuttosto giovane. La ragazza si sorprese di quanto le storie narrate lo descrivessero molto più vecchio, di come era in realtà. Era anche vero, che chiunque lo avesse visto dal vivo non era mai sopravvissuto per raccontare qualcosa.
L’Innominato, il cui vero nome era Luxus, teneva i capelli biondi spettinati e ritti sulla testa, il suo volto era caratterizzato da una cicatrice a forma di fulmine, che gli attraversava l’occhio destro, il mento era spigoloso, ed il suo volto trascurato e sporco incuteva un certo timore, anche se Levy doveva riconoscere, che era un bell’uomo. La sua corporatura era alta e massiccia, al punto che tali dettagli erano visibili, anche se l’uomo stava seduto.
Quando si sollevò incamminandosi verso di lei, la turchina tremò alla vista di quell’energumeno, alto come una montagna, che la squadrava con i suoi grandi occhi color ambra.
“Freed!” tuonò ed il Bravo smise di dimenarsi ed urlare, “Piantala con tutto questo chiasso, non puoi ancora morire, gente come te mi è molto utile.”
L’altro liberandosi, come per magia, dalle corde, si sollevò in piedi e disse con le lacrime agli occhi: “Come desideri padrone! Giuro di morire il più vecchio possibile!”
“Ora basta con queste stupidaggini, prendete la ragazzina e chiudetela nella prigione.” disse indicando Levy, che tremava come una foglia.
“Subito.” disse Freed, afferrando la prigioniera per un braccio, prima di trascinarla via.
“Senta capo, mi tolga una curiosità: come mai ha deciso di accettare un lavoro da quel vecchio di Don Rodrigo?” chiese Bixlow.
“Già, aveva detto, che non avrebbe mai più lavorato con o per quel tizio.”
“Semplice, avevo bisogno di soldi, e quel vecchio, mi pagherà bene se gli consegno quella popolana.”
“Capisco. Certo poverina, mi fa un po' pena.” disse la bruna, “Già, dobbiamo proprio consegnarla a quel vecchio pervertito?!”
“Se oserà torcerle un capello giurò, che nobile o meno, lo ricoprirò di cemento e gli spaccherò un martello sulla testa.” disse la donna.
“Piantatela con questi discorsi.” lì ammonì Luxus, “Ricordate che noi siamo stati identificati come i cattivi della storia, quindi, anche se non vi piace, comportatevi come tali.”
“Si, capo.” dissero i due, dirigendosi verso le catacombe.
Levy fu spinta malamente dentro la prigione, e cadendo il vestito le si sgualcì.
“Comportati bene. La cena ti sarà servita alle otto, se hai qualche intolleranza alimentare o vuoi sporgere reclamo verso la gestione di questo posto, puoi farlo sapere al cameriere.” disse Freed, richiudendosi la porta blindata alle spalle.
“Altro che se ho delle lamentele da fare!” gridò Levy, più a sé stessa che al Bravo, “Mi lamenterò con il direttore. Il servizio in questo hotel è pessimo, non meritate neanche una stella.” disse prima di sedersi al tavolino, posto al centro della stanza, iniziando a sfogliare il menù.
 
Mentre Levy era intenta ad ordinare la cena, ai piedi del colle si riunirono quattro individui.
“P-perché devo salire lassù?” pianse Don Abbondio abbracciando la sua fidata scopa, mentre Perpetua lo incitava a suon di calci nel fondoschiena.
“Perché tutta questa storia è iniziata per colpa tua!” intervenne Fra Cristoforo, “Quindi ora mi seguirai al castello dell’Innominato e mi aiuterai a salvare Levy.”
“Ma stiamo parlando di uno dei più pericolosi e sanguinari uomini del nostro tempo. Appena ci vedrà, ci farà fuori.”
“Rilassati, se necessario ho questa.” disse mostrandogli un foglio, su cui c’era scritto: “Revoca temporanea per il voto di non violenza e belligeranza di Fra Cristoforo. In parole povere, hai un giorno di tempo per picchiare o accoppare chi non ti va a genio, senza incorrere nel divieto divino.
Firmato sua eccellenza il Cardinale.”
“Vedi?! Con questo potrò difenderci, se quel tizio tenterà di farci del male.”
“Si, va bene. Ma io non sono per nulla convinto, non potresti andare da solo?”
“Senti, i Bravi di Don Rodrigo, scoperto il piano di quel disgraziato, hanno rischiato il licenziamento per venirci ad avvertire. Quindi, noi li ripagheremo e saliremo lassù a salvare Levy.”
“Accidenti a loro! Sono Bravi, no?! Che continuino a comportarsi come gente del loro grado, e non prendano a fare buone azioni a destra e manca! Poi a rimetterci, per colpa di quelle canaglie siamo sempre noi preti.”
Ma un pugno sulla testa da parte di Fra Cristoforo ed un calcio nel sedere da Perpetua, lo stesero.
“Adoro il nostro caro Cardinale.” disse il frate,
“I-io un po' meno.” gemette l’altro, tenendosi la testa.
“Gray-sama, Juvia è molto preoccupata. Ti prego, permettile di accompagnarti.”
“No Juvia, è troppo pericoloso. Resta qui e fa compagnia a Perpetua Laki. Io e questo pavido prete ci rechiamo dall’Innominato e non ce ne andiamo finché non fa quello che vogliamo.”
“Scherzi spero.” pianse il curato, ma già Gray lo aveva afferrato per il collo della tunica, e lo stava trascinando di peso, su per la collina.
“Lasciami, non voglio morire giovane! Ho ancora così tante cose da fare! E forse l’Innominato non è neanche in casa.”, piangeva e si dimenava.
 Un altro colpo, questa volta più forte, mise a tacere le lagne del prete.
Una volta che furono lontani, Perpetua si avvicinò a Juvia e chiese: “Allora, tu e Fra Cristoforo da quanto state insieme?”
“Oh, io e Gray-sama coltiviamo la nostra relazione da anni. E presto ci sposeremo, e avremo tantissimi bambini.”
“Sul serio! Sono felice per voi, ma se posso darti un consiglio: sposatevi in comune, la Chiesa ormai certe cose non le sa, più fare e si finisce in queste situazioni.”
 
Levy piangeva, inginocchiata nella prigione.
La cena non sarebbe arrivata prima delle 10:30, che razza di ristorante serviva così tardi? Inoltre, quella cella era brutta, piccola e sporca; era certa di aver visto, pure la coda di un topo.  E le ragnatele erano ovunque.
“Mi lamenterò, anche di questo! Non si fa mangiare una signorina, in un posto così sporco!”
Sconfortata si sdraiò sul letto, ma una molla oltrepassò l’imbottitura e le colpì la schiena costringendola a sollevarsi di scatto.
“Anche questa adesso! Si può sapere cosa ho fatto di male?! Giuro, che se metto le mani addosso a Manzoni, lo strozzo!”
Sbollita la rabbia a suon di imprecazioni, oltre alla fame, le crebbe anche la tristezza; cominciò a pensare a sua madre, - quanto doveva essere in pena per lei-, alle monache del convento, e a Gajeel.
Incrociò le mani, pregando perché il ragazzo fosse sano e salvo, e si chiese se non fosse stato meglio dargli retta, e mandarlo a sfasciare il palazzo a Don Rodrigo. Forse si sarebbero risparmiati tutte quelle seccature, e sarebbero già marito e moglie.
Riprese a piangere, riflettendo sul suo matrimonio, che ormai le sembrava un sogno utopistico.
La tristezza, però, lasciò presto spazio al disgusto e alla paura, quando si rese conto, che l’indomani sarebbe finita nelle mani di quel perverso di un nobile.
Subito, prese a camminare in cerchio, riflettendo sul modo migliore di evadere da quella stanza. Cercando sotto il letto, trovò un vecchio attrezzo appuntito e si mise a limare le sbarre della cella.
Aveva già lasciato dei poderosi solchi, quando il vecchio oggetto si ruppe, ormai arrugginito. Sconfortata, cominciò a mettere a soqquadro la cella, ma non trovò altro.
In un disperato gesto sollevò il tavolino e lo scagliò contro la porta blindata, ma esso si ruppe in pezzi.
Ormai prossima ad arrendersi, si fece scivolare vicino alla finestra, e copertasi la testa con le mani riprese a piangere.
Intenta a dare sfogo al suo dolore non fece caso alla piccola luce azzurra, che proveniente dalla stella più luminosa del cielo, attraversò le sbarre e giunse nella stanza.
Sorpresa da quell’improvvisa luminosità, Levy, sollevò la testa e cacciò un urlo alla vista di quello strano fenomeno.
“Sta tranquilla, non aver paura.” disse una voce profonda, che la turchina identificò, come appartenente alla stella.
“Non ti farò alcun male. Io sono venuto qui per aiutarti.”, e la luce scomparve rivelando una minuta creatura, con le sembianze di un gatto marrone provvisto di un paio di ali bianche, che sorrideva fiducioso alla ragazza.
“E-E tu c-chi sei?” chiese con un filo di voce la ragazza, mantenendo una certa distanza dal gatto alato.
“Io solo l’Arcangelo Lily!” rispose solenne l’altro, ingrossando il petto.
“Cosa! Tu saresti un Arcangelo!”
“Certamente. Non hai notato le ali?”
“S-si, ma, ecco… sei un po' diverso da come ti descrivono.”
“D’avvero? E come mi descrivono?”
“Beh, innanzi tutto, molto più alto di così. E poi, diciamo… un po' meno peloso.” abbozzò un sorriso, cercando di sembrare naturale.
“Voi umani avete proprio tanta fantasia.” disse la creatura divina, prima che uno strano squillo inondasse la stanza.
“Che cos’è?” chiese Levy, tappandosi le orecchie.
“Oh, nulla di che. Solo la mia sveglia, che mi annuncia l’ora di cena.” rispose l’altro, e fece comparire un piccolo bavaglio, un coltello, una forchetta, ed infine un piatto, su cui era posto un kiwi.
Tagliato un pezzo del frutto, se lo portò alla bocca ed iniziò a masticare, mentre lacrime di delizia sgorgavano dai suoi occhi.
Levy, fissava la scena con la bava alla bocca, e quando l’angelo se ne rese conto, infilzando l’altro pezzo glielo mise davanti e chiese: “Ne vuoi un po'?”
“Si, ti prego. Sto morendo di fame.”
“Serviti pure.”
Lei non se lo fece ripetere due volte, afferrò il mezzo frutto e se lo fece scomparire nella bocca.
“Delizioso.” disse quando ebbe finito di masticare.
“Sono felice ti piaccia. Sai, i kiwi sono il cibo migliore che sia mai esistito.”
“Ma, quindi, anche voi angeli avete bisogno di mangiare?”
“Non proprio, ma io adoro i kiwi. Così succosi, così polposi, e poi con la buccia hanno un sapore ancora migliore. Non riesco a resistere al loro retrogusto frizzantino.”
“Wow, ti piacciono proprio tanto.”
“Sono il cibo degli Dei!” rispose l’altro con gli occhi brillanti.
“C-Capisco.”
“Voi umani dovreste sentirvi onorati a potervi nutrire di una tale pietanza. Pensa, un tempo i tuoi antenati disprezzavano questo frutto, ed io adirato con loro chiesi a mio Padre di punirli. Lui scatenò un diluvio gigantesco, che inghiottì la Terra. Sopravvissero solo coloro che apprezzavano questo frutto. Mi sembra, che il rappresentante della specie umana, avvertito in tempo da mio Padre, si chiamasse Noè. Non ne sono sicuro, però, sai sono passati millenni da allora.”
Ma guarda un po', se il Diluvio Universale, doveva avvenire a causa dei kiwi.” pensò Levy.
“Senti, non per interromperti, ma avevi detto mi avresti aiutato. Per favore, puoi farmi uscire da questa cella.”
“Mi dispiace ma non posso farlo. Sono ancora al livello tre di magie angeliche, e non sono in grado di trasportare via le persone. Se vuoi puoi aspettare che raggiunga il livello cinque.”
“D’accordo. Ma quanto ci vuole?”
“Ultimamente la segreteria, che si occupa della prenotazione, per l’apprendimento degli angeli, è occupata. Direi almeno un migliaio di anni.”
“U-UN M-M-MIGLIAIO DI A-ANNI!”
“Secolo più, secolo meno.”
“No, no. Non posso aspettare così a lungo. Non c’è un’altra soluzione?”
“L’unica opzione è chiedere aiuto alla Madonna, lei sicuramente ti potrà salvare, ma solo se farai un voto sincero.” detto questo il gatto-angelo si dissolse nell’aria, lasciando Levy a fissare il muro davanti a sé.
La ragazza, ripresasi dalla confusione di quell’assurda chiacchierata, si portò entrambe le mani al petto, e pregando verso il cielo, disse: “Madre, ti prego, se mi salverai da questa situazione, io rinuncerò al matrimonio. Non sposerò più Gajeel, giuro. Ovviamente, però, quando lo saprà e darà di matto, ci penserai tu o il tuo amico angelo a spiegarglielo, visto che mi avete costretto voi!”
 
Giunto davanti al portone del castello, Fra Cristoforo, prese a bussare battendo la mano sul legno, ma nessuno venne ad aprirgli.
“Visto?! Non c’è nessuno in casa.” disse Don Abbondio, “Molto probabilmente sono partiti per una vacanza. Su torniamo in dietro, sono sicuro che a salvare Levy, ci penserà la Provvidenza.”
Ma l’altro non si fece dissuadere, e tenendolo ben saldo, afferrò una corda, che si trovava al lato della porta, e la tirò.
DING DONG   
Risuonò nell’aria il campanello ed una voce si levò sopra le mura: “Chi è?” chiese.
“Siamo un frate cappuccino ed il suo amico prete, siamo qui per parlare con l’Innominato.”
“Andate via! Non compriamo niente!”
“Ma cosa hai capito, siamo qui per parlare di Levy Mondella!” tentò nuovamente Gray.
“Ah, quindi siete al servizio di Don Rodrigo? Strano, aveva detto avrebbe mandato qualcuno domani mattina. Non potreste tornare tra qualche ora?”
“No, dobbiamo parlare subito con il tuo padrone.”
“Eh, quanta fretta. Solo un istante, apro il portone.”, e scomparve nuovamente dentro il castello. Qualche istante dopo, la porta si aprì e Bixlow fece entrare i due religiosi.
Senza perdere tempo li condusse nella stanza del trono, dove l’Innominato soleva riposare dopo cena.
“Padrone, sono giunti due uomini di Chiesa per parlarle.”
“Che ci fanno qui? Non sanno che sono solito dare in pasto ai cani i corpi, di quelli come loro?”
Ed a questa esclamazione, Don Abbondio cambiò colore e quasi svenne per la paura.
“Si, ma sono qui, per parlarle di quella popolana, che oggi abbiamo rapito.”
“Portali al mio cospetto.”
L’incappucciato fece avvicinare i due al trono, e appena il frate vide il volto del biondo, lo riconobbe: “Ma tu sei Luxus!”
“Taci, stupido frate! Nessuno può chiamare per nome l’Innominato!” gli urlò contro Bixlow.
“E tu, invece, sei quello scostumato di Gray. Da quando ti sei fatto frate? E quella ragazzina ti dà sempre la caccia?” chiese il biondo prima di scoppiare a ridere.
“Sta zitto Luxus, e non prendermi in giro.”
“Dico solo la verità. Dove si è mai visto un frate che si presenta a quel modo?” chiese indicando il ragazzo, che, come al solito, aveva perso per strada i vestiti.
“Waaah! La mia tonaca! L’ho persa di nuovo!”
“Ah ah ah! Sei proprio divertente frate nudista.” rise Bixlow.
“Bixlow, da un paio di vestiti a questo scemo.” e l’altro obbedì, lanciando addosso al frate una maglia ed un paio di pantaloni, che lui indossò velocemente.
“Fra Cristoforo, si può sapere come conosci l’Innominato?” chiese Don Abbondio.
“Guarda che lui non è l’Innominato, è Luxus.”
“Sono entrambi.” rispose il diretto interessato,
“E perché ti fai chiamare a quel modo?”
“Sei sicuro di volerlo sapere, Gray? Sai tutti quelli che hanno scoperto il mio segreto non sono più in questo mondo.”
“No, no, non vogliamo sapere niente. Per me tu sei e resterai sempre l’Innominato, non sono interessato a conoscere l’origine del tuo nome. Quindi non serve disturbarsi!” tentò di intervenire il curato, terrorizzato da quella minaccia.
“Avanti Luxus, mettimi alla prova, sono proprio curioso.”
“Bene, visto che desideri morire giovane, ti accontenterò!”
“Freed, spengi le candele, Bixlow porta la scatola, Evergreen a te il compito di sistemare il resto.”
“Agli ordini capo.” dissero i tre, prima di dividersi e tornare pochi secondi dopo, con in mano l’occorrente.
Bixlow porse la scatola ad Evergreen, che si avvicinò al trono, proprio quando Freed spegneva l’ultima candela, lasciando tutti i presenti al buio.
“IIIIH! Aiuto, vogliono ucciderci a sorpresa!” guaì Don Abbondio aggrappandosi a Gray.
“E mollami, sei più appiccicoso di Juvia.” Ed il povero curato, obbedendo prese a stringersi al petto la sua unica grande amica, la scopa di Perpetua.
D’un tratto davanti allo sguardo terrorizzato di Don Abbondio, comparve una luce, che prese ad illuminare il volto dell’Innominato e poi tutta una parte della stanza.
I due clerici rimasero immobili con la bocca spalancata, mentre Gray si strofinava gli occhi: davanti a loro c’era il volto di Luxus, ed attaccate alle sue orecchie, sulla corona che portava in testa ed in bocca aveva… delle lampadine!
Proprio così, la faccia dell’uomo era coperta di lampadine gialle, che miracolosamente senza essere attaccate ad un generatore emanavano luce, illuminando la stanza.
“M-Ma cos…” farfugliò Don Abbondio,
“Wha ah ah ah! Ma che cosa ti sei messo in bocca Luxus?! Sembri una lampada!” scoppiò a ridere Fra Cristoforo, cadendo addirittura in terra, mentre si reggeva la pancia.
I commenti, però, non piacquero per nulla al biondo, e le lampadine presero ad emanare sempre più luce, mentre il suo volto si contraeva e sulla fronte gli compariva una vena pulsante. Alla fine, per l’eccessiva quantità di energia immessa, gli oggetti gli esplosero in faccia, e la stanza tornò buia.
Si udirono solo i continui schiamazzi di Gray, che quest’ultimo inconveniente fece aumentare. Poi la luce tornò, grazie alle candele, che uno dei tre Bravi riaccese.
“Piantala di ridere!” gridò Luxus, e l’altro tacque vedendo gli sguardi omicidi che lui ed i Bravi gli stavano lanciando.
“Ok, mi hai mostrato il tuo giochetto di prestigio, ma cosa centra con il tuo nome?” domando il ragazzo tirandosi a sedere.
“Molti anni fa, quando ero ancora un bambino, fui colpito da un fulmine in una notte di pioggia, d’allora ottenni il potere…”
“Della super velocità?!” azzardò il nudista, ricevendo un’occhiataccia dall’altro,
“Di illuminare gli spazzi intorno a me e generare piccole scosse elettriche. Quando crebbi e presi a svolgere la professione di malvivente, questo potere mi fu molto utile per eliminare la concorrenza e chi non mi andava a genio.
Successivamente, non volendo mantenere il mio vero nome, decisi di scegliermi uno pseudonimo, e divenni… l’Illuminato!”
“L’Illuminismo nascerà come corrente, tra un secolo o giù di lì, sei in anticipo.”
“Ma quale illuminismo, ha detto Illuminato. Razza di prete rincretinito e spogliarellista!”
“Sono un frate, rincretinito e spogliarellista, e non c’è bisogno di insultare.”
“Come puoi dimostrare tu stesso, Gray.” continuò l’Illuminato, “Questo nome era fonte di fraintendimenti e prese in giro, così decisi di cambiarlo.”
“E perché proprio Innominato?” domandò Don Abbondio.
“Non avevo né tempo né voglia di trovarmene uno più complicato.”
“Capisco.”
“Ora che vi ho raccontato il mio segreto, prima di eliminarvi, ditemi cosa siete venuti a fare.”
“Semplice, siamo qui per liberare Levy. Non te la lascerò consegnare nelle mani di Don Rodrigo.” rispose Gray.
“La prego signor Illuminato ci risparmi, non dirò a nessuno il suo segreto. E se proprio non può farne a meno, ammazzi lui! È colpa sua se siamo qui, e non dimentichi che ad insistere per sapere questa storia è stato il frate.” pianse Max, gettandosi in ginocchio, pronto a baciare i piedi del biondo se necessario.
“Taci codardo.” lo zitti Gray, “Luxus ti avverto, libera Levy Mondella, se il suo fidanzato, Gajeel Tramaglino, scoprisse che è tenuta qui prigioniera non esiterebbe un attimo, e verrebbe qui a raderti al suolo il castello.”
“Gajeel Tramaglino? Ho già sentito questo nome. Non è quell’idiota che ha raso al suolo la casa del Viceré?! È stato perfino accusato della rivolta ai forni di Milano e ritenuto uno dei criminali più pericolosi di tutta l’Italia. Da quel che so, sulla sua testa pende anche una taglia, ma si sono perse le sue tracce nell’ultimo periodo.”
“Proprio lui, quel bifolco imbecille farà di tutto pur di riprendersi la sua fidanzata. Ti consiglio di non sottovalutarlo.”
“E chi lo sottovaluta. Ah ah ah ah! Che venga pure, lo accoglierò come merita!” ed un mare di scintille presero a circondargli il corpo.
“Ora, in quanto a voi due…” e qui Don Abbondio fu vicinissimo a crepare d’infarto, “Visto che ci conosciamo da anni Gray, ti concedo una possibilità: vattene immediatamente dal mio castello, e non farti più vedere da queste parti.”
“Io non me ne vado da qui senza Levy!”
Un fulmine gli passò sopra la testa, ed il religioso cadde a sedere, mezzo rintronato ed abbagliato.
“Non dimenticare con chi stai parlando! Vi do tre secondi per sparire o vi scateno contro i miei Bravi!”
“Cosa pensi di ottenere con le minacce?!”
“Uno…”
“Aiutooo!” gridò Max prima di lanciarsi contro la porta.
“Due…”
“Tornerò Luxus e salverò la mia fedele!” gridò Gray prima di imboccare la porta.
“Tre!”
“Li inseguiamo?” chiese la Brava.
“Lasciali correre.”
I due religiosi fuggirono dal castello, prendendo a correre in discesa, senza guardarsi in dietro. D’un tratto, però, Fra Cristoforo inciampò su una radice, e rotolando su sé stesso investì in pieno Don Abbondio, così che i due si ritrovarono a ruzzolare per tutta la collina.
Su un piccolo rialzo i due presero velocità e volarono sempre più in basso, sfracellandosi ai piedi della collina.
Per Don Abbondio l’atterraggio non fu molto piacevole, poiché cadde su un ammasso di pietre, ammaccandosi tutte le ossa, mentre Gray atterrò su qualcosa di molto morbido.
Ripresosi dalla caduta il ragazzo guardò su dove era atterrato, e si ritrovò davanti il volto di Juvia, che riaperti gli occhi, dopo l’impatto, svenne per la gioia di quell’evento, così fortunato, per cui ringraziò il Signore.


Nota d’autore: eccoci giunti al settimo capitolo! Finalmente è comparso sua eccellenza l’Innominato, o dovrei dire Illuminato. XD
Freed è sempre il solito, leale e pronto a sacrificare tutto per il suo capo non che amico. Levy, invece, ha dovuto gestire un Arcangelo peloso amante dei kiwi. Quindi gente, mi raccomando, se non volete un altro Diluvio Universale mangiate tutti i kiwi. XD
Il primo tentativo di salvataggio di Fra Cristoforo e Don Abbondio non è andato a buon fine, ma Gray non è uno che demorde facilmente, purtroppo per Max. Dal prossimo capitolo i quattro dovranno per forza salvare Levy!
Intanto, Juvia si può già considerare soddisfatta, dopo che il suo amato frate le è caduto addosso, si sentirà in Paradiso.
Grazie in anticipo a chi leggerà e recensirà questo capitolo.
Il prossimo uscirà domani.
 
   
 
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