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Autore: striscia_04    02/10/2021    2 recensioni
Cosa posso dire? Il titolo racconta da solo la trama. Posso solo affermare, che in questa storia i personaggi di Fairy Tail si ritroveranno nel '600, a scontrarsi contro nobili opprimenti, Bravi e pestilenze; ovviamente lo faranno sempre nel loro solito modo, rissoso e attacca briche.
Seguiamo le disavventure di Gajeel, mentre combatte per poter sposare l'amore della sua vita.
Ci riuscira?
Genere: Comico, Commedia, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Gajeel/Levy, Gajil Redfox, Levy McGarden
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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L’alba giunse anche nei pressi del castello dell’Illuminato, ed i quattro amici, dopo aver trascorso la notte in una tenda, si misero seduti attorno ad un fuocherello, consumando una discreta colazione a base di latte e cereali.
“Dobbiamo trovare il modo di salvare Levy.” continuava a ripetere Gray,
“Si, ma è più facile a dirsi che a farsi.” gli rispose Perpetua, stufa di quella cantilena.
“E se chiedessimo aiuto a Gajeel-kun?” propose Juvia.
“Nessuno di noi ha idea di dove si trovi. E se non ci sbrighiamo, Don Rodrigo invierà presto i Bravi qui, a portarsi via Levy.”
“Io so solo, che non metterò più piede in quel castello.” disse Don Abbondio, ma gli altri ignorarono i suoi capricci infantili, troppo concentrati a trovare una soluzione.
Tutti erano raccolti nel proprio silenzio di riflessione, ma all’improvviso Perpetua scattò in piedi ed esclamò: “E se chiedessimo aiuto a sua eccellenza il Cardinale Borromeo?! Da quel che so, doveva venire a predicare nella chiesa vicina. Sono sicura che ci riceverà, e potrà aiutarci a salvare Levy.”
“Tsk, si vede che sei una serva ottusa ed ignorante. Sua eccellenza Borromeo, non ha certo tempo da perdere con cose di così poca importanza. Sicuramente ha moltissimi altri impegni e neanche ci permetteranno di avvicinarci.” rispose Don Abbondio, ricevendo l’ennesimo colpo sulla testa.
“Io sarei un’ignorante! Certe idee dovrebbero venire in mente a lei! Se avesse chiesto aiuto fin dall’inizio tutto questo non sarebbe successo! Ora veda di tacere, che forse riesce a salvare in parte la sua dignità.”
“Purtroppo, temo che il curato codardo abbia ragione.” intervenne Gray, arrestando la ramanzina di Perpetua, “Sua eccellenza Borromeo, è un uomo dall’animo buono e giusto, ma proprio per questo è sempre sommerso di impegni.”
“Ma Gray-sama, potremmo pur sempre tentare. D’altronde non abbiamo nulla da perdere, e se il Cardinale non ci aiuterà di persona, forse qualche suo surrogato, potrà farlo.”
“Hai ragione, dobbiamo almeno fare un tentativo. Forza dirigiamoci verso la chiesa.”
“Si, ma se i Bravi arrivano e portano via Levy, mentre noi non ci siamo?” domandò l’occhialuta.
“Sta tranquilla, sarà Crime Soierce ad occuparsi della missione, e Sawyer ha promesso di avvertirmi prima del loro arrivo.”
“Se sono così gentili, perché non la salvano loro Levy?” chiese Don Abbondio.
“Perché hanno già rischiato il licenziamento per aver fatto trapelare il piano, e non ci tengono a perdere il posto. Inoltre, proprio perché sono Bravi, è già tanto che abbiano fatto questo.” rispose infastidito il frate.
“Uffa.”
I quattro abbandonato il loro accampamento, si diressero lungo la pianura verso il villaggio vicino. Dove giunsero, dopo qualche ora di cammino.
“Arff… Arff… Non possiamo f-fare una pausa?”
“Non faccia lo smidollato e si muova. Ancora qualche metro e ci siamo.”
“Eccoci!” esclamò Juvia prendendo a correre verso la chiesa, distanziando gli altri tre, “E’ in una chiesa come questa che noi due ci sposeremo, Gray-sama!” esclamò elettrizzata, trascinando per il braccio il ragazzo, che tentava in tutti i modi di liberarsi, venendo però spostato di peso dentro l’edificio.
“Buongiorno cari fedeli.” li accolse un vecchio prete, intento a riposarsi su una delle panche.
“Cosa posso fare per voi?”
“Io e Gray-sama vogliamo sposarci, subito!”
“Ma neanche per sogno!” gridò l’altro, prima di tornare a concentrarsi sul vecchio che li fissava stranito, “Siamo qui per incontrare sua eccellenza illustrissima, il Cardinale.”
“Oh, capisco. Purtroppo, però, non è possibile. Sua eccellenza è assente da questa mattina.”
“E sa dirmi quando tornerà?”
“Chi può dirlo. Un uomo come lui ha un’infinità di impegni e pratiche da rispettare, per questo quando può saltare il lavoro, non ci pensa due volte e scappa via. Non avete idea di quanto ci faccia disperare, una volta abbiamo perfino dovuto sguinzagliargli dietro i cani da ricerca. Lo abbiamo trovato due giorni dopo, in un pub di una città, ad ubriacarsi.”
E meno male che era un sant’uomo!” fu il pensiero dei quattro, a cui si formarono delle goccioline sulla nuca.
“So che può sembrare disdicevole, per un uomo del suo stampo sociale,” continuò il vecchio prete, “Ma lui è fatto così, e nonostante questo suo carattere tutti lo amano e lo rispettano, perfino io. Possiamo definirci amici di lunga data, e forse per questo il suo atteggiamento non mi sorprende più.
Potrebbe sembrare un tipo un po' suonato e ‘birichino’, se capite cosa intendo; ma ha un cuore d’oro, e vede tutti i suoi fedeli, come i suoi figli, ed è disposto a tutto pur di proteggerli ed aiutarli.
Sono certo che una volta tornato vi saprà aiutare con il vostro problema.” disse il prete, prima di tornare a sedersi sulla panca, ed invitare il gruppetto a fare altrettanto.
I quattro, comprendendo che l’unica soluzione, era attendere pazientemente il ritorno del vecchio, fecero come gli era stato chiesto.
 
Passarono così la bellezza di cinque ore, ma del vecchio Cardinale neanche l’ombra.
Per l’attesa ed anche la fame, -l’ora di pranzo era passata da un pezzo, e nessuno aveva portato con sé del cibo-, il gruppetto si addormentò.
Neanche la messa delle dodici riuscì nell’impresa di destarli, anzi lo strazio che furono costretti a sentire gli diede il colpo di grazia.
Si ripresero solo quando avvertirono un odorino delizioso provenire da dietro il trono, dove il prete predicava la messa. Ed incuriositi si fecero avanti, spostando l’altare, scoprirono dietro di esso il vecchio prete intento a cuocere del formaggio e della carne, su un fornello incavato sotto l’altare.
Il vecchietto sapendo che sarebbe stato punito, per quella trovata poco ortodossa, cercò di comprare il silenzio del gruppo mediante un pranzo a base di carne e formaggio, ed i quattro furono ben lieti di farsi corrompere, riuscendo finalmente a riempirsi lo stomaco.
“Dobbiamo tornare in dietro.” disse Gray, una volta finito il pranzo.
“Hai ragione, presto arriveranno i Bravi e porteranno via Levy. Dovremmo arrangiarci senza l’aiuto del Cardinale.”
“Juvia è pronta a combattere per difendere l’amore delle fanciulle oneste.” rispose l’altra, estraendo dal vestito una fiaccola ed un forcone.
“E quelli da dove spuntano?” chiesero Laki e Gray.
“Bene, allora visto che siamo a posto organizziamoci.” parlò Max, “Voi tornate ad assaltare il castello dell’Illuminato, io invece resto qui ed attendo l’arrivo del Cardinale, una volta arrivato veniamo a darvi man forte.”
Ma né Perpetua né Gray si fecero abbindolare e afferrato il prete per le gambe e per le braccia iniziarono a trascinarlo via, sotto lo sguardo allibito del vecchio religioso.
“Appena il mio amico tornerà gli farò sapere, che lo stavate cercando.” disse al gruppo che si stava incamminando.
Giunti a metà strada, però, l’animo di tutti cominciò a vacillare, nessuno di loro sapeva come avrebbero potuto competere con Luxus ed i suoi Bravi, né avevano un piano di infiltrazione da portare a termine. Sapevano solo di dover salvare Levy, ma non avevano idea di come fare, e man mano che si avvicinavano al castello, sentivano crescersi in corpo lo sconforto e la paura.
Ma, quando ormai stavano per abbandonarsi alla disperazione, scorsero in lontananza una figura, che gli si faceva incontro.
L’individuo altro non era che un uomo molto vecchio e basso, con un paio di baffoni e con pochi capelli ai lati della testa, con indosso un’elegante veste rossa e sopra la sua testa uno zucchetto, più alto di lui.
“Salve figlioli.” disse portandosi alla bocca un boccale stracolmo di birra,
“E tu chi sei?” chiese curiosa Perpetua.
“A Juvia i tuoi vestiti ricordano quelli di un Cardinale.”
“Se questo vecchio ubriacone è un cardinale io sono il sovrano spagnolo.”
“Molto probabilmente è un ladro che ha fregato questi vestiti a qualche povero prete. Tu vecchio, non sai che certi atti sono eresie?! Potresti bruciare sul rogo per questo genere di furti.” lo accusò Max
“Mi sembrate un po' suonati giovanotti, io sto solo facendo una passeggiata e per quanto riguarda questi abiti pomposi e scomodi, sono purtroppo costretto ad indossarli a causa del ruolo che ricopro.”
“Ma non dire corbellerie vecchio rimbambito.” gli rispose Don Abbondio,
“Appunto.” rincarò la dose Fra Cristoforo, afferrando lo zucchetto, che il nonnetto teneva sulla testa.
“Gray-sama, se fosse in te, Juvia, non lo farebbe.”
“Don Abbondio, non insulti gli anziani.”
Ma era troppo tardi, intorno al vecchio comparve un’aura nera, e questa volta quando parlò il suo tono divenne molto più severo e minaccioso: “Voi due giovanotti, non conoscete l’educazione. Tranquilli, come vostro superiore sono pronto ad impartirvela.”
E prima che i due potessero dire o fare qualcosa, furono afferrati dal vecchio e scomparvero in una nube di polvere. Solo le loro urla di dolore furono avvertite dalle loro compagne, che una volta dissipatosi il polverone, poterono vedere i due religiosi a terra, con un paio di bernoccoli sulla testa, ed il vecchio che seduto su una roccia, aveva ripreso a bere.
“D-Don Abbondio…”
“Gray-sama…”
“…state bene?”
“Aho.” mugugnò il prete massaggiandosi la testa.
“Quel vecchio è fortissimo.” si lamentò Gray.
“Adesso Juvia ne è proprio sicura. Quella forza incredibile, quella postura così minuta ed il vestito da Cardinale, quest’uomo non può essere altri che sua eccellenza…  il Cardinale Borromeo!”
“Già, sono proprio io. Però potete chiamarmi Makarov.”
“EEEEEHHHHH!” urlarono gli altri tre, con gli occhi sgranati oltre l’inverosimile, fissi ad osservare il nonnetto, che continuava a bere come una spugna.
“Q-q-quindi, t-tu saresti sue eccellenza illustrissima?” farfugliò Gray, indicandolo con un dito.
“Mi sembra di avervi già risposto.”
“Non ci posso credere!” esclamò Don Abbondio, “E’ completamente diverso da come lo descrivono.”
Poi ricordandosi il loro status sociale di subordinazione, i due si inginocchiarono davanti al Cardinale: “Chiediamo scusa per averle mancato di rispetto.”
“Non fa niente, sono felice che la situazione si sia risolta.” sorrise il vecchietto.
“Questo, comunque, deve essere quello che chiamano aiuto Provvidenziale.” si intromise Juvia, “Sa, sua eccellenza, Juvia ed i suoi amici stavano giusto tornando dalla chiesa del paese accanto. Ci si erano recati proprio per chiedere il suo aiuto.”
“Il mio aiuto? E in cosa posso esservi utile giovanotti?”
“Una nostra cara amica è stata rapita da un perfido uomo, e tenuta prigioniera nel suo castello. Se non andiamo a salvarla verrà consegnata nelle mani di un nobile lestofante e pervertito, che è arrivato addirittura ad impedire il suo matrimonio.”
“E’ TERRIBILE!” proruppe il Cardinale, al quale uscì un fiotto di birra dalla bocca, “Dobbiamo subito raggiungerla e salvarla! Ditemi chi è il lestofante, che la tiene prigioniera.”
“L’Innominato, anzi l’Illuminato, insomma Luxus.” rispose Gray.
All’udire quel nome, il volto del vecchio si incupì, e senza attendere ulteriori spiegazioni si mise subito a correre lungo la strada che portava alla collina. Gli altri vedendolo partire a corsa si misero ad inseguirlo, ma lo persero di vista, incapaci di eguagliare la sua velocità.
Presero, però, a marciare spediti intenzionati a raggiungerlo, quando sulla strada incontrarono una donna dai lunghi capelli bianchi, dal volto angelico, ed il vestito elegante.
“Buongiorno signori.” li salutò la ragazza, “Posso chiedervi se per caso avete incrociato il cammino con un vecchietto vestito da cardinale?”
“Intende il Cardinale Borromeo?” chiese Juvia,
“Proprio lui! Lo avete visto, allora? Potreste dirmi la direzione che ha preso?”
“Certo, lo abbiamo incontrato pochi minuti fa. Gli abbiamo anche chiesto aiuto, e lui è partito a tutto razzo verso il castello dell’Innominato.”
“Come scusa? È diretto verso il castello di Luxus! Oh no, dobbiamo sbrigarci a raggiungerlo.” ed anche lei si mise a correre in direzione del maniero.
“Ehi, aspetta! Si può sapere chi sei?” gli gridò dietro Gray
“Io sono l’assistente di sua eccellenza il Cardinale, potete chiamarmi Mira.”, rispose la donna con appresso il gruppetto.
“Mira, si può sapere perché sua eminenza si è così agitato, quando ha saputo che il rapitore della nostra amica era Luxus?” chiese Perpetua.
“Quindi quel disgraziato di Luxus si è rimesso a rapire le persone.” disse Mira, mentre la sua espressione passava dal preoccupato al furioso.
“Juvia presume, che voi due conosciate Luxus.”
“È vero?” chiese Max stupito.
“Si, sia io sia il Cardinale conosciamo Luxus fin da quando era un ragazzino. E questo perché Luxus è il nipote del Cardinale Borromeo!”
“EEEEEEEEHHHHHHHHHH!” urlarono i quattro, cadendo in terra, come schiacciati da quell’assurda rivelazione.
“Q-q-quindi L-L-Luxus e…”
“… i-i-il C-C-Cardinale B-Borromeo…”
“…s-sono im-imparentati?!
“N-n-n-nipote!”
“Già! Non avete notato che si assomigliano come gocce d’acqua?”
“MA DOVE!” gridarono gli altri.
“Non abbiamo tempo da perdere.” disse Mira, tornando seria, “Dobbiamo subito raggiungere quei due, se si mettono a combattere provocheranno un cataclisma! Inoltre, io conosco Luxus, so che dentro di lui c’è una brava persona, e voglio aiutarlo a tirarla fuori.”
“Va bene Mira.” disse Gray, “Ti appoggeremo, ma prima dobbiamo salvare Levy, ed impedire che cada nelle mani di Don Rodrigo.”
I cinque ripresero a correre, giungendo finalmente al castello dell’Innominato, che sorpresa delle sorprese, si reggeva a stento in piedi! Tutta la struttura era pericolante ed una parte della facciata era crollata, mentre l’anta destra era traballante ed una delle torri stava crollando proprio in quel momento. Dall’interno del palazzo si sentivano gridare i Bravi, mentre onde di luce dorata e saette si disperdevano all’esterno.
“IIIIIHHHH! I-Io mi s-sono appena r-ricordato di avere un impegno.” farfugliò Don Abbondio, tentando di darsela a gambe, ma Juvia lo trattene e iniziò a trascinarlo per la tonaca.
“Se devo essere onesta, l’idea di entrare non mi fa impazzire.”
“Neanche a me. Ma non abbiamo scelta.” disse il frate alla serva.
“Forza, sbrighiamoci!” disse l’albina, precedendo i quattro verso la porta.
Facendosi coraggio il gruppetto varcò il grande portone in legno e seguendo il lungo corridoio, dal cui soffitto continuavano a cadere calcinacci, giunse davanti alla sala del trono.
“Siete pronti?” chiese Mira, poggiando la mano sulla maniglia della porta, gli altri ammiccarono con la testa, e la donna spalancò l’ingresso.
Lo spettacolo che gli si parò davanti fece indietreggiare tutti, con le bocche spalancate, gli occhi strabuzzati, cercarono di non cadere in terra per lo stupore, sostenendosi a vicenda per le spalle.
Davanti a loro si stagliava il vecchio Cardinale, solo che adesso non sembrava più il piccolo ed innocente vecchietto di poco prima, anzi non sembrava più neanche un essere umano!
Il suo corpo era esponenzialmente più grande, la sua statura ricordava quella di un gigante, al punto che per poco con la testa non sfondava il soffitto.
Il gigante, però, non era solo grande era anche molto muscoloso, ma la cosa più spaventosa era la sua faccia: i suoi occhi erano completamente bianchi, i suoi capelli erano rizzati sulla testa, ed una gigantesca vena varicosa gli era comparsa sulla fronte.
“Oh no, è troppo tardi. Lo scontro è già iniziato.” disse Mira, indicando con un dito i tre Bravi distesi incoscienti sul pavimento, con tre giganteschi bernoccoli.
Solo l’Innominato era ancora in piedi, anche se i cinque poterono vedere la stanchezza, e forse un pizzico di paura dipinta sul suo volto. Eppure, nonostante questo, l’uomo dai capelli biondi non indietreggiava e continuava ad emanare dal suo corpo un’infinità di saette.
“Luxus!” tuonò Makarov facendo tremare l’intero edificio, solo con il timbro della voce, “Ho saputo che hai nuovamente causato un sacco di danni ai poveri abitanti di questo paese. Quando imparerai la lezione?! Ora ti sei messo a rapire pure le innocenti!”
“Quello che faccio non è affar tuo, nonno! Concentrati sui tuoi stupidi doveri, e lasciami svolgere il mio lavoro!”
“Consideri una professione far soffrire le altre persone?! Non sono io che devi temere, ma il castigo divino!”
“Piantala! Sempre a parlare di Dio!” gridò sprezzante il giovane, “Per farti prete hai completamente ripudiato la tua famiglia biologica! Tutti parlano del grande Cardinale come un uomo buono e giusto, che vede i fedeli come i suoi stessi figli; ma in realtà sei solo un’egoista che non ha esitato a ripudiare il suo stesso figlio, pur di vivere una vita agiata!”
“Il motivo per cui ho abbandonato Ivan non c’entra con la ricchezza, ma con la mia fede. In quanto a te, è colpa delle tue azioni sconsiderate e delittuose se sono stato costretto ad allontanarmi da te!”
“Te ne sei andato perché ti vergognavi ad avermi come nipote, mi hai imposto pure di non rivelare mai nemmeno il mio vero nome, perché cavolo credi mi sia scelto tutti questi ridicoli soprannomi?!”
“Mi dispiace immensamente, che tu abbia sofferto. So bene quanto può essere duro il nostro mondo, ma questo non ti autorizza a far soffrire chi ti sta intorno!”
“Tu sapresti quanto è duro il mondo?! Ma non farmi ridere! Hai sempre vissuto nell’ozio e nella ricchezza, ricevendola grazie al tuo status sociale, io invece mi sono dovuto costruire il mio potere, con le mie sole forze. Non hai il diritto di venire qui a farmi la predica, dopo anni. Non sono più un bambino, e sono libero di scegliere la mia strada!”
“Ti sbagli Luxus! Non sono venuto qui a farti una ramanzina, sono qui perché se non libererai la povera ragazza che tieni prigioniera nel castello, entro tre secondi ti scatenerò addosso tutto il mio potere.”
“Avanti, provaci! Credi che tema la tua forza?” gli urlò contro il biondo, mettendosi in difesa pronto a parare i colpi avversari.
“Io ti ho avvertito. UNO…”
La tensione era palpabile in tutta la stanza ed il gruppetto di spettatori non osava neanche respirare per la paura.
“…DUE…”
“C-Cosa sta per fare sua eccellenza?” chiese Max.
“Qualcosa di molto stupido! Devo fermarlo!” urlò Mira, mettendosi a correre verso il colosso.
“…TR...”
“FERMOO!”
Entrambi si voltarono verso l’albina, che più veloce che poteva si era aggrappata all’immensa caviglia del vecchio e non sembrava intenzionata a staccarsi.
“M-Mira?” disse Luxus, riconoscendo la ragazza, “Cosa ci fai qui?”
La diretta interessata, ignorando volutamente la domanda si portò una mano al viso, per asciugarsi le lacrime che avevano preso a rigarglielo. Nello stesso momento Makarov, vedendola in quello stato, prese a rimpicciolirsi.
“Cosa state facendo?!” sbottò infine, dopo essersi ripresa, “Io capisco che entrambi abbiate le vostre motivazioni per essere arrabbiati, ma siete una famiglia! Come potete anche solo pensare di volervi distruggere a vicenda?!”
“E’ il vecchio che si presenta qui dopo anni e pretende di dar…”
“CHIUDI LA BOCCA!” urlò la giovane facendolo ammutolire.
“Mira, ascolta queste sono questioni di famiglia, tu non c’ent…”
“STIA ZITTO ANCHE LEI!”
I due fissarono l’albina con un misto di timore e sconforto, al punto che per l’imbarazzo abbassarono lo sguardo.
Il silenzio calò sulla stanza, e nessuno osò tentare di dire o produrre alcun rumore, solo un sospiro di Mira, mise fine a quella pace.
“Sentite, io sono solo un’assistente e so che non dovrei intromettermi nelle vostre questioni familiari, ma come amica d’infanzia di Luxus e come aiutante di sua eccellenza sono disposta a tutto per farvi cessare questo assurdo conflitto che va avanti da anni…”
“Assurdo conflitto…?!”, lo sguardo che gli rivolse Mira, mise fine sul nascere alla polemica di Luxus.
“Fammi finire… Io so meglio di chiunque altro, quanto sia stato difficile per tutti e due allontanarvi, anche se siete troppo orgogliosi per ammetterlo. Luxus, quello che ti ha fatto il Cardinale è orribile, so come ci si sente a non avere qualcuno pronto a sostenermi nella mia crescita, e so anche che il vostro rapporto si è incrinato quando tuo nonno ha deciso di farsi prete. Inoltre, avendo avuto a che fare con un uomo come tuo padre, che ti ha inculcato nella testa l’odio per suo padre ed una marea di insegnamenti tutt’altro che virtuosi, questa poteva essere, forse, l’unica strada che potessi abbracciare.
Ti sei sentito ferito e abbandonato, hai desiderato che tuo nonno tornasse da te, che ti coprisse di attenzioni, che passasse del tempo con te, che la tua esistenza apparisse ai suoi occhi più importante della fede divina.”
“L-Luxus, è vero questo?” chiese il Cardinale, al quale gli occhi si erano già fatti umidi e per la vergogna ed il senso di colpa non riusciva a guardare in faccia il nipote.
“In quanto a lei Cardinale Borromeo, io comprendo perfettamente, che dopo la morte di sua moglie, lei si sentisse distrutto e spaesato, che volesse solo ricominciare la sua vita da qualche parte, dimenticando il suo passato. Ma questo l’ha portata ad ignorare e ripudiare la sua stessa famiglia per concentrarsi solo sul suo lavoro, non è un mistero che sia suo figlio sia suo nipote la odino.”
“Si, è vero.” bisbigliò l’altro.
Intanto, ancora appoggiati alla porta i quattro amici fissavano la scena sconcertati, da un lato vedere il Cardinale Borromeo e l’Innominato ricevere quella paternale li sorprendeva, dall’altro lo trovavano anche un po' ridicolo, e si vergognavano di aver temuto solo pochi secondi prima quei due.
L’immagine del gigante, però, gli tornò alla mente e tutti rabbrividirono, solo Juvia rimase fissa ad ascoltare le parole di Mira, come ipnotizzata.
“Tutto questo però, non ti autorizza, Luxus, a commettere azioni tanto mostruose.” prosegui, fissando rabbiosa l’uomo, che intimorito deglutì: “Il fatto che tuo nonno si sia convertito ed abbia intrapreso la via cardinalizia, non ti autorizza ad imboccare la strada opposta e diventare un criminale, solo per fargli un dispetto.”
“Ma che ne sai tu di me. Smettila di parlare di cose che non sai!”
“So molto, invece. Ho sentito centinaia e centinaia di racconti sul tuo conto. Ho sentito tutto quello che hai fatto in questi anni, tutte le persone che hai ucciso, in maniere orribili e disumane, ho saputo di tutto il dolore, che hai arrecato alla povera gente. Sei conosciuto come uno dei criminali più pericolosi e sanguinari del nostro tempo, ed invece di provarne vergogna te ne vanti!”
“Esatto, se la cosa non ti sta bene, puoi anche toglierti di torno, o preferisci che ti tolga di mezzo io?” disse puntandogli una mano contro.
Mira, però, non si fece intimorire dalla minaccia, ed anzi prese ad avvicinarsi al ragazzo, nonostante tutti gli urlassero di fermarsi.
“Guai a te, se osi fare un altro passo!” gli urlò contro il biondo, ma lei continuò ad ignorarlo, finché non le fu davanti.
“Tu hai commesso una marea di crimini, ma non è troppo tardi per rimediare. Non ti chiedo di perdonare tuo nonno, solo di renderti conto di dove ti porterà questa strada.”
“Vuoi stare zitta! Chi ti credi di essere, per venire qui a dirmi certe cose! Io sono l’Innominato! Non mi pento di nulla, tutto quello che ho fatto lo volevo fare. Tu e quello stupido vecchio dovete togliervi dai piedi!”
“Luxus, ti prego cerca di ascoltare Mira. Lo sta dicendo solo per il tuo bene.” intervenne Makarov, “Mi rendo conto di aver commesso tanti errori, troppi e che avrei dovuto esserti accanto. Non posso colpevolizzarti per essere finito qui, ti chiedo solo di ricordare che persona eri prima, e di non farti influenzare dall’animo corrotto di Ivan.”
“Non parlare di mio padre in quel modo! Vecchio maledetto, dopo anni ti presenti qui e speri che solo chiedendomi scusa tutto si risolverà?! Niente si risolverà! Quattordici anni della mia vita non torneranno in dietro! Ho smesso di aspettarti!”
“Luxus, ti prego. Non sono qui solo per chiederti perdono, ma per salvare la tua anima dai peccati, ed imparare a convivere con il tuo passato, prima che esso ti distrugga.”
“Lasciami in pace! Chi ti ha chiesto niente! Io non verrò schiacciato da niente e nessuno! Ho accettato il mio passato, e adesso sono questo; quindi, vedete di rassegnarvi e di andarvene.”
“No! Tu non sei questo, Luxus! Dentro di te c’è ancora quel bambino dolce e gentile con cui giocavo quando ero piccola. Qui dentro,” disse toccando con la mano il petto dell’uomo, “C’è ancora una brava persona, persa tra il dolore, l’odio, la solitudine ed i rimpianti. Io voglio solo aiutarti a trovarla.”
“P-perché?” chiese, con voce tremante, il biondo, abbassando il suo sguardo per potersi specchiare negli occhi color cielo di Mira.
“Perché…” fu un instante, la ragazza si sollevò sulle punte dei piedi, fin quando i loro volti non furono alla stessa altezza, e le loro labbra si sovrapposero.
A quel contatto Luxus spalancò gli occhi, e rimase congelato, senza riuscire a separarsi da Mira, che non si mosse di un millimetro, anzi si spinse ulteriormente in avanti, tenendo gli occhi chiusi. Quando ad entrambi mancò l’aria, si separarono: Luxus fissava la donna, completamente rosso in viso, lei, invece, sorrideva angelica.
“Perché ti amo, razza di tonto.” disse.
“WHUAAAA! È così romantico. Juvia è così felice per loro, che non può smettere di piangere!”
“Piantala Juvia, allagherai tutto il castello!” gli urlava Gray, mentre si aggrappava alla porta per non essere trascinato via dalla corrente di lacrime, che aveva inondato la stanza.
“Aiutooo! Non so nuotare!” gridava Don Abbondio,
“Neanche io!” strillò Perpetua, saltando sulle spalle del religioso, usandolo a mo’ di imbarcazione.
“Quelli sono proprio matti.” disse Luxus, osservando infastidito il siparietto,
“A me sembrano simpatici.” rispose Mira.
“WHUUUAAAAAAAA! LUXUS, MIRA, PERCHE’ NON ME LO AVETE MAI DETTO?” piangeva ancor più forte il vecchio Makarov, “Sono così felice per voi, figlioli.”
“Piantala vecchio! Tra te e quella donna mi trasformerete il maniero in un acquario!”
“Luxus!” gridarono tre voci, “Non ci avevi mai detto di essere fidanzato!” urlò Evergreen.
“E che schianto di fidanzata.” rise Bixlow.
“Voi due piantatela, e non chiamatelo per nome.” urlò Freed, agitando la spada verso i due.
“E’ geloso fradicio.” fu il pensiero dei due ragazzi.
“Ok, adesso basta con la commedia romantica.” intervenne Gray che, come al solito, era in mutande, “Dobbiamo salvare Levy.”
“Ehi, frena un attimo, frate nudista.” lo bloccò il biondo, “Non ho mai detto di aver accettato di fare nulla, né tanto meno di liberare quella popolana.”
“Come! Dopo tutto questo, ancora non ti sei deciso a convertirti al bene?! Adesso vengo lì e ti converto io, a suon di pugni!” disse il frate facendo scrocchiare le nocche.
“Provaci, se ne sei capace.”
“OK, ho capito. Dovrò ricorrere alla mia arma segreta.” si intromise nuovamente Mira, che afferrato l’Illuminato, per un braccio, lo trascinò fino ad una porta, che conduceva ad un piccolo ufficio. Si chiuse la porta alle spalle, e sotto lo sguardo curioso di tutti calò il silenzio.
Un secondo dopo, si sentirono dei piccoli gemiti provenire dalla stanza, e dei fulmini fuoriuscirono dai lati della porta, fin quando anche questi non cessarono.
Tutti attesero, con il fiato sospeso; poi la porta si aprì e Mira uscì, un po' spettinata e con il suo solito sorriso angelico ad incorniciarne il volto.
Subito dopo, anche Luxus, la seguì: l’uomo aveva lo sguardo vuoto, bloccato a fissare un punto imprecisato della sala, anche i suoi capelli erano spettinati ed il suo giacchetto era indossato solo da un lato.
“Mi converto!” fu l’unica cosa, che riuscì a dire, sotto lo sguardo stupito e confuso dei presenti.
“M-ma cosa gli hai fatto?” chiese Gray all’albina.
“E’ un segreto.” sorrise sorniona Mira.
“Anche Juvia vuole fare quello! Gray-sama, accompagna Juvia in quella stanza!”
“Nemmeno per scherzo!” urlò il ragazzo cominciando a correre per tutta la stanza inseguito da Juvia.
“Sono felice che tu abbia capito, nipote.” sorrise Makarov,
“Si, va bene. Ma non ti ho ancora perdonato.” rispose l’altro, roteando gli occhi, “In quanto a voi, branco di pazzi esaltati.” disse allo strano gruppetto, che subito si radunò vicino a lui.
“Ho deciso di lasciare andare la popolana. Per scusarmi gli offrirò la dote nuziale, così non avrà problemi per il matrimonio. Con Don Rodrigo parlerò io, quindi non dovrete preoccuparvi di quel vecchio.”
“Grazie, Luxus-sama.”
“Finalmente salveremo Levy.” gioì Gray.
“In quanto a te.” continuò il biondo, squadrando Don Abbondio, dall’alto in basso: “Vedi di sposare questi due disgraziati, o mi assicurerò personalmente di fartela pagare. Sono stato chiaro?!”
“Si, s-signore, chiarissimo.” pianse il curato, ritrovandosi per l’ennesima volta, nella merda fino al collo, “Perché toccano sempre tutte a me?! Se sono un codardo, perché l’autore mi fa sempre finire in queste situazioni. Tu sia maledetto, Manzoni!”
“Bene, visto che è tutto risolto, e che d’ora in avanti saremmo brave persone vi portiamo dalla vostra amica.” disse Evergreen.
“Su seguiteci, gente.”
Così il gruppetto dei tre Bravi e dei quattro salvatori si recò nelle catacombe, giunti alla cella di Levy, spalancarono la porta e…
Fra Cristoforo, che era il primo della fila, si ritrovò colpito in faccia da un candelabro, e cadde dolorante sul pavimento.
“Ma sei impazzita!” gridò, una volta attenuato il dolore,
“Fra Cristoforo, è lei?!”
“Certo che sono io Levy. Siamo venuti a liberarti.” disse l’uomo indicando i suoi compagni.
“Levy, come stai, cara?” chiese Laki avvicinandosi alla ragazza, e prendendole le mani.
“Come sto?! Come volete che stia!” sbottò la ragazza, “Sono stata rapita da questi lestofanti, chiusa in questa prigione, il mio matrimonio è rovinato, non so come stiano mia madre e Gajeel, per avere un pasto decente in questo postaccio ci vogliono ore, - a proposito, vi meritate zero stelle, il servizio è pessimo-, mi è comparso davanti un arcangelo gatto amante dei kiwi, ho fatto voto di castità, ho dovuto dormire in quel letto vecchio e polveroso, - anche il pavimento è più comodo-; e quel che è peggio, mi avete abbandonato qui senza nulla da fare o da leggere!”
L’ondata di lamentele colpì in pieno i sette, che ne furono schiacciati e non riuscirono neanche a protestare.
“Secondo me, è impazzita.” disse Don Abbondio,
“La solitudine fa male.”
“Juvia, pensa che sia in astinenza da lettura.”
“Ecco, e così ci siamo giocati la sposa.” si lamentò Gray, tappandosi le orecchie per non sentire più le urla della turchina.
Qualche ora dopo, comprendendo che Levy, non stava molto bene né fisicamente, né mentalmente, tutti convennero sul mandarla a casa della vecchia fattucchiera, amica del cardinale, che viveva nel bosco lì vicino.
 
“Siamo sicuri sia una buona idea?” chiese Perpetua,
“Tranquilla, la mia amica Polyushika è una grande curatrice, sono sicuro che sotto di lei la vostra amica tornerà in forma.”
“Perché questa vecchia vive in mezzo alla foresta?” chiese Don Abbondio intimorito.
“A lei non piace la compagnia delle persone, ma tranquilli non mi negherà un favore.”
 
“No!” fu la secca risposta, che diede l’anziana signora dai capelli fuxia, quando Makarov, ebbe terminato di raccontarle la storia di Levy.
“Ma Polyushika! Questa povera fanciulla è mal nutrita e debole, solo tu puoi aiutarla, inoltre se rimanesse qui con te sarebbe al sicuro da quel lestofante, che le sta dando la caccia.”
“La mia risposta è sempre no. Non voglio per casa nessuno, io odio le persone, figuriamoci le sfortunate ragazzine, che ogni due per tre mi ricorderebbero il motivo per cui gli uomini fanno schifo.”
“Ti prego in nome della nostra amicizia, aiuta questa poverina, non ha altro posto dove andare.”
“Non è un mio problema.”, “Vecchia egoista.”
“E’ così che parli alle persone a cui chiedi un favore.” disse la donna sbattendogli la porta di casa in faccia.
“Cavoli, quella nonnetta ha un pessimo carattere.” disse Gray,
“A Juvia è parsa un po' triste.”
“Si, dovete sapere, che solo pochi mesi fa, la sua nipotina è partita per Monza e si è fatta monaca, per riuscire a pagare le spese delle sue erbe curative, e da allora lei ne sente molto la mancanza.”
“Una delle monache di Monza, non è che forse la sua nipotina si chiama Wendy?” domandò Levy
“Si, proprio lei! La conosci?”
“L’ho incontrata al monastero. Sono rimasta sorpresa, che una ragazzina così piccola fosse già una monaca. Wendy è proprio una ragazzina ben educata e carina, molto ligia alle regole e sempre gentile.”
La porta della casa si aprì e tutti si voltarono, sulla soglia l’anziana signora fissava il gruppetto con aria arcigna.
“Puoi venire a stare da me, ma dovrai aiutarmi in casa.” disse, “E guai a te se ti sentirò lamentarti! Intanto, potrai raccontarmi come se la passa mia nipote al monastero.”
“Si signora.” gli sorrise Levy.
Il gruppo si separò, lasciando Levy dalla vecchia Polyushika, e dopo aver salutato Mira, Luxus ed il vecchio Cardinale, i quattro partirono per fare ritorno al loro paese, e magari ricevere qualche notizia di Gajeel.
 
“Che bello, finalmente questa storia è quasi finita.” disse sereno Don Abbondio,
“Già, peccato che stia per iniziare la parte peggiore.” mugugnò Perpetua,
“Che vorresti dire?”.
“Lo ha letto il copione? Dal prossimo capitolo scoppierà la peste.”
“COOOOSAAAAAA! Ma come, ma quando?” urlò il curato prendendo in mano un plico di fogli.
“Prima il copione non era così! Quando è stata aggiunta questa parte?”
“Una settimana fa. Sa l’autore ha pensato che non ci fosse abbastanza dramma nella sua opera; quindi, ha deciso di metterci anche l’arrivo della peste.”
“Non può farlo così all’improvviso! Ci sono troppe battute da imparare, e rischiamo di lasciarci la pelle! Perché sono sempre l’ultimo a sapere le cose?!”
“Guardi che c’erano già stati molti spoiler. È colpa sua, che non è mai aggiornato su nulla.”


Nota d’autore: ecco qui l’ottavo capitolo!
Ora, so che questo capitolo è un po' diverso dagli altri: tra discorsi seri, Cardinali che diventano giganti e copioni che cambiano all’ultimo minuto; penso di aver un po' esagerato. XD
Dovevo però aggiungerci quella discussione di Mira con Luxus e Makarov, in certi casi un po' di dramma fa sempre comodo, e questo mi ha permesso di rendere più bello e meno forzato il momento Miralux. (spero si scriva così, non sono brava ad unire i nomi.)
Spero che sia piaciuto a tutti i fan di questa coppia, personalmente fa parte della mia top five, e l’ho sempre trovata carina, perché quei due sono completamente diversi, almeno in apparenza, ma si comprendono alla perfezione.
Per il resto ho deciso di far svolgere a Makarov il ruolo di Borromeo, anche se effettivamente centra poco con la conversione di Luxus, colei che bisogna ringraziare è Mira. A proposito di questa miracolosa trasformazione, lascio immaginare a voi, cosa hanno effettivamente fatto quei due nella stanza.
Infine, nel prossimo capito giungerà la tremenda peste. (So che Don Abbondio vorrà strozzarmi, ma io sono innocente, sto solo seguendo un copione già scritto, che se la prenda con Manzoni. XD)
Scherzi a parte, ho un’importante notizia da dare a chi segue e legge questa storia: il capitolo nove non uscirà né domani né prossimamente. (Mi dispiace tanto darvi questa delusione.)
Purtroppo, non è ancora finito, ed essendo molto lungo, poiché è il penultimo capitolo ci sto impiegando molto tempo a scriverlo. Inoltre, in questo periodo è proprio il tempo materiale per lavorarci che mi manca.
Forse riuscirò a farlo uscire mercoledì o giovedì, ma non prometto nulla.
Ora, però, basta con le brutte notizie.
Ringrazio chiunque leggerà e recensirà questo nuovo capitolo, e spero di riuscire a postare presto il prossimo. Grazie.
 
   
 
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