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Autore: laNill    03/10/2021    0 recensioni
#1. to the boy for whose the flowers bloom – Xiao non sente più il sapore del vino sulle labbra di Venti, ma quello salato delle sue lacrime.
#2. dawns are heartbreaking – Venti se n'era andato, e con lui tutta la luce del sole.
#3. because there are no other place where i want to be – “Posso baciarti? In segno di scuse.”
{ xiaoven | raccolta di fic per il writober di fanwriter.it}
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Venti, Xiao
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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 Characters: Xiao/Alatus; Venti
Pairing: xiaoven
Day 3 #writober2021: Wabi-sabi (la bellezza nell'imperfezione) | angst

 
Because there are no other place where i want to be 


E’ seduto sul bordo del letto di una delle stanze della locanda, Xiao. Non ha voluto sentire ragioni di andare in altri luoghi all’infuori della Wangshu Inn, nonostante i vari rimbrotti e pressioni da parte di Venti di raggiungerlo a Mondstand dove poteva essere curato e vegliato da mani esperte – la magia di Mona poteva ricucire, la conoscenza di Oz lenire nel tempo e far rinascere.
Ma il corpo di un essere divino non è di comprensione umana; muscoli come fasci di energia, guizzi di materia solida come tendini. Icore denso e puro al posto del sangue mortale.
Venti lo sa, eppure non può fare a meno di lamentarsi con la sua voce acuta sbattendo i piedi come un bambino preoccupato.
“Perché devi fare così!? Sei impossibile.” Continua a borbottare, entrando nella stanza con un catino d’acqua tra le mani.
Lo trova che armeggia con le fasciature, la schiena aperta da ferite profonde come l’abisso.
Cosa poteva fare lui, che con il suo vento poteva giusto portar sollievo dal dolore per un lasso di tempo breve come un soffio d’aria. Sospira, sconsolato.
La stanza è una bolla di semioscurità, sudore e odore di sangue e cenere. Nella penombra, Xiao alza lo sguardo verso il suo viso, e da lì non si schioda per tutto il tempo in cui Venti cerca, tenta con scarsi risultati e pessima accortezza, di lavarlo senza provocargli dolore.
Ma nessuna smorfia attraversa mai il viso del giovane, neppure quando gli applica unguenti di erbe medicinali che la proprietaria gli ha affidato.
Di Xiao ama molte cose, ma sono altrettante quelle che lo esasperano.
“Non c’è bisogno.”
Questa è una di quelle che non sopporta.
“Sei praticamente aperto in due, ce n’è molto bisogno invece! Se mi dessi ascolto, saresti nelle mani più esperte delle mie.”
“Le tue vanno bene.”
“No, non vanno bene! Non vanno per niente bene! Per Celestia, perché sei così testardo!?”
Una bestia testarda e tormentata, ecco cos’era. Incosciente, non ascoltava niente e nessuno – forse solo quel pilastro di marmo di Morax avrebbe potuto smuoverlo e obbligarlo con un accordo a fargli fare quello che gli chiedeva. Ma la cosa che sopporta di meno è la sua totale assenza di autocontrollo e amor proprio che ha verso la sua stessa esistenza.
Sospira, scuotendo il capo.
“Sei totalmente sconsiderato. Non ho mai conosciuto nessuno così imprudente e suicida di te.”
Xiao strizza gli occhi in cui le sui emozioni si incastrano male, la fiamma calda della lampada ad olio crea un baluginio d’oro e cremisi nelle iridi color ambra.
E’ infastidito ma Venti non sembra accorgersene, o fa finta di niente. Non ha apprezzato la ramanzina, e un broncio contrariato gli corruga la fronte.
Ha proprio l’aspetto di un animale ferito e indisposto a farsi curare, ora. E’ quasi carino, deve ammettere Venti, serrando le labbra.
“Puoi lasciarmi da solo, se la mia presenza ti infastidisce.”
“Mi infastidisce vederti conciato così come.. come un animale selvatico!”
“E’ quello che sono.”
Venti ride.
E Xiao sa, con una certezza implacabile che potrebbe frantumare interi pianeti, che quando Venti ride anche il mondo e gli alberi e il vento ridono con lui. Anche il suo cuore, se potesse, riderebbe; fa qualcosa di molto simile, invece, sussulta pericolosamente in un palpito in gola.
Nasconde la meraviglia dietro un grugnito, abbassando gli occhi.
E’ ancora arrabbiato con lui, e lo è ora ancora di più perché sta ridendo.
L’ha lasciato per mesi, da solo, agonizzate nel timore di averlo perduto per sempre.
E Venti ride.
Di tante cose, innumerevoli – neppure la grande biblioteca di liyue saprebbe contenerle tutte – che ama di Venti, ce ne sono diverse che non sa accettare.
La testa rovesciata all’indietro, la bocca aperta e gli occhi che zampillavano ridenti – la sua risata è un suono fresco, ebbro di vita, un esplosione spensierata di chi non ha alcun pensiero nella testa e che ora la usava come un pungolo per tormentarlo.
Venti poteva essere la persona più frivola e rumorosa che l’universo avesse mai creato.
Si alza dal letto, afferrando la maglietta. Le cicatrici rosse si accartocciano come una fisarmonica davanti agli occhi di Venti.
“Dove stai andando?”
“Via.”
“Ma se non ho ancora finito.” La voce di Venti esce lamentevole come una cantilena, il timbro chiaro e acuto. Ogni sillaba si conficca nella carne come una delle sue frecce; ha il viso e la voce di un angelo, eppure lo tormenta come un piccolo demonio.
“Guariranno da sole.”
Si muove verso la finestra, la maglia tra le mani e le ferite esposte alla brutalità del vento. Non fa in tempo a muoversi che una zaffata lo coglie alla sprovvista, lo fa barcollare e rimettere seduto.
Venti gli vola di fronte, guance gonfiate di contrarietà deliziosa.
“Non fare così, non pensi a me che mi preoccupo?”
Xiao stringe i pugni, tendini tesi e sguardo spezzato dalla colpa e dall’ incapacità a trasformare quello che prova (perché mi hai lasciato? non sono abbastanza? non mi ami?) in parole.
“Anche io.” Riesce a cacciare fuori, sguardo cupo e fronte corrugata dallo sforzo. “Non pensi che anche io sia stato in pensiero?”
Non si accorge di quanto stia stringendo i pugni, di come la rabbia si sfoga in fremiti che attraversano in fremiti impercettibili la trama di pelle martoriata come la sua anima e di come gli occhi di Venti si siano ammorbiditi di una dolcezza che sconfina lo spazio e il tempo.
Dita piccole si arrampicano sulle sue braccia e prima di percepirlo, lo sente – sente l’odore, il leggero spostamento d’aria, e Xiao percepisce la propria energia reagire a quella vicinanza in zampilli pulsanti sotto i palmi delle mani e dei polsi.
Venti lo abbraccia, sospeso in aria, e Xiao affonda il viso tra la coltre morbida dei suoi capelli che hanno il colore del cielo di notte e quello delle colline in primavera inspirando tutta l’aria che i polmoni riescano a inghiottire.
“Sono sempre stato qui.”
Basta la presenza di Venti attorno a sé, sentirlo vicino al suo cuore, il suo corpo della stessa consistenza del vento a confortarlo e sciogliergli l’angoscia che gli aveva incatenato il petto in una morsa di ferro e terrore.
Xiao rilassa i muscoli, sente il sorriso sulle labbra di Venti solleticargli il petto. Il solo pensiero lo fa arrossire ma lo scaccia via.
Vorrebbe chiedergli se lo lascerà ancora, ma ingoia quella domanda e la se la strappa via dalla coscienza. Sa che lo farà. Venti ha la stessa consistenza del vento, incorporeo e flebile come l’aria, inafferrabile. Lui era libero, come Xiao era indomito.
Erano fatti della stessa materia, nelle vene scorreva lo stesso sangue, allo stesso modo in cui il cuore batteva con la medesima intensità.
“Posso baciarti? Come scuse.”
Xiao lo afferra per la vita e lo trascina giù. Quando le ferite toccano il materasso, un grugnito gli trema sulla labbra ma non lascia la presa. Ha lo sguardo incollato a quello di Venti che lo guarda invece con la preoccupazione sfocata ai bordi della distesa d’erba che ha negli occhi. “Ho evitato di toccarti fino ad ora per evitare proprio questo, e tu che fai? Ti ci butti a peso morto!?”
“Non importa. Puoi baciarmi ora.”
Non aspetta che il bardo si avvicini per farlo, si allunga lui stesso a posare la bocca su quella di lui e poi sulle guance, sugli occhi e poi di nuovo sulle labbra. Gli è mancato così tanto, come un’assenza d’aria.
“Aspe- Xiao, baobei, non puoi fare tutto quello che vuoi.”
“Me l’hai chiesto tu?”
“Si ma stai sanguinando!!”
Alza le spalle in un gesto di indifferenza; erano solo dei piccoli tagli, non gli provocano dolore più di quello che ha provato senza Venti.
“Dammi ancora più baci.”
Venti si accartoccia, un corpicino piccolo e morbido che si stira sopra di lui come un gatto sotto al sole, la sua risata si perde nell’aria fresca della sera e si perde nel frinire delle cicale.
“Quanti ne vuoi?”
“Tantissimi.”
“Sei così cringe, Xiao!” lo prende in giro mentre labbra piccole e impunite lasciano baci e risatine argentee contro la pelle allora stesso modo di certe notti in cui lasciava cadere serenate indecenti e fantasie oscene nell’oscurità delle loro ombre e dei loro nomi sussurrati tra le lenzuola.
Xiao storce il naso, lo sguardo fosco.
“E tu sei svergognato.”
Venti ride, lanciandosi a baciarlo nella certezza assoluta e totalizzante che anche Xiao, come lui, è come lui.
Si amano come si amano le cose imperfette, Venti lo ama con i suoi sbagli e i suoi demoni come Xiao lo ama con le sue paure e le sue stranezze.
C’erano giorni in cui si cullavano nella presenza l’uno dell’altro, altri in cui il solo pensiero basta quando la distanza valica le alte cime di Liyue e le ampie vallate di Mondstatd. C’erano giorni in cui si urlano tanto forte da far tremare la terra, in cui volano parole tanto pesanti da sentire la gola contratta e il cuore svuotato. C’erano notti in cui si amano così tanto da far piangere il cuore e si abbracciano così forte da sciogliersi nelle carni l’uno dell’altro.
E in quella certezza, si sorridono abbracciandosi così stretti da scomparire uno nelle braccia e nel cuore dell’altro. 


fin.

 
 
  
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