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Autore: elenabastet    04/10/2021    2 recensioni
C'è un posto che non abbiamo visto né nel manga né nell'anime di Lady Oscar, fondamentale e struggente. Un posto a cui in diversi torneranno in nome di una promessa fatta.
Genere: Angst, Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, André Grandier, Generale Jarjayes, Oscar François de Jarjayes
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
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PROMESSE

 

Rating: tematiche non facili, lutto, morte, struggimento.

Fandom: Lady Oscar.

Note: Serie di oneshot ambientate in un posto che non si vede nell’anime ma che è fondamentale.

 

Samhain 1793

 

Gilbert e sua sorella Yvette avevano sperato nella Rivoluzione, ma a quattro anni dal suo scoppio le cose andavano di male in peggio: si mangiava sempre poco, soldi non ce ne erano, e odio, violenza, intolleranza, morte e delazione erano ormai pane quotidiano.

Dopo tante traversie loro avevano almeno un lavoro, gestivano un’osteria con camere per la notte, ma non era certo il momento migliore, chiunque poteva denunciarti in maniera anonima e allora la condanna a morte era certa. Cercavano di parlare il meno possibile del passato, anche di quella volta, quasi vent’anni prima, quando Gilbert bambino era stato malato e si era salvato grazie a quei due angeli che senza chiedere niente in cambio lo avevano portato in ospedale. Due angeli caduti come eroi, ormai.

Quel giorno, presagirono dei guai quando arrivò da loro quell’uomo anziano, a cavallo, sfinito e con l’aria dolente e dolorosa di chi è arrivato al termine del suo percorso dopo tanto soffrire e penare.

Ma quell’uomo non stava bene, era distrutto, dalla stanchezza, dal dolore e dal rimpianto, e chiese ai due ragazzi solo biada e acqua per il suo cavallo, e un piatto di zuppa per lui. Fuori faceva freddo, diventava buio presto ormai, del resto era la sera di Samhain, quando i morti tornavano in mezzo ai vivi. E di morti ce ne erano troppi, ormai, era arrivata da qualche giorno la notizia della morte sul patibolo di quella povera donna che una volta era stata regina di Francia.

Dall’aria che quell’uomo aveva era quasi evidente che era un nobile, ma Gilbert ed Yvette non fecero domande, in lui videro solo un uomo distrutto e in difficoltà, bisognoso d’aiuto, fosse solo per carità cristiana, qualcosa che non andava più di moda. C’era in lui qualcosa di familiare, ricordava a loro qualcuno che avevano conosciuto, fossero stati vivi ancora i loro genitori forse avrebbero saputo chi era. Ma se ne erano andati anni prima, di polmonite, insieme alla loro sorellina minore.

L’uomo non chiese di dormire lì.

“Abbiamo delle camere semplici ma confortevoli, fuori piove e fa freddo”.

“Grazie per la vostra gentilezza, ma c’è un solo posto dove devo andare, è l’ultima cosa che mi resta da fare. La strada per il cimitero sulla collina è qui dietro sulla sinistra salendo, vero?”.

Voleva andare al cimitero? In una serata come quella, piena di pioggia e di freddo, ma a fare cosa? Forse voleva celebrare gli antichi riti di Samhain, ma non sembrava il tipo.

“Guardate, signore, che la strada è scivolosa e pericolosa, e non c’è più luce”.

“Lo so, ma devo andare, è l’ultima promessa che devo portare a termine, devo anche chiedere perdono. Poi, tutto sarà finito. Vi ringrazio tantissimo”.

L’uomo uscì nella notte e Gilbert ed Yvette lo videro imboccare la strada conducendo il cavallo, scuotendo la testa.

 

Era l’ultima cosa che doveva fare, per espiare e chiedere perdono, tutto ormai era perduto per sempre. Non aveva voluto dire chi era, non voleva creare problemi a quei due ragazzi, aveva già fatto soffrire troppe persone, e per loro ormai era troppo tardi.

A fatica, mentre l’acqua gli scorreva addosso, arrivò nel cimitero. Non c’era più luce, ma sapeva dove erano le loro due semplici croci, sapeva cosa c’era scritto sopra, lui non se ne era occupato, non era nemmeno andato quando li seppellivano insieme, uniti per l’eternità come lo erano stati in vita, ma aveva lasciato che facessero così, perché così dovevano rimanere. Arrivò da loro e accarezzò le loro croci, ingincchiandosi sulla terra marcia e fangosa e iniziando a ripetere:

“Perdonatemi, perdonatemi, ho capito quanto volevo bene ad entrambi troppo tardi, spero che siate felici, finalmente, ma il prezzo è stato troppo grande, per voi soprattutto. Vorrei che ci fosse stata giustizia per voi, avrei voluto che foste felici qui, solo gli eroi muoiono giovani, ma per chi rimane è terribile”.

La pioggia si mescolava alle sue lacrime, sempre più forti, quell’acquazzone aveva scoraggiato chi di solito veniva a celebrare gli antichi riti celtici per i morti, i morti che tornavano in mezzo ai vivi perché i confini tra i regni cadevano in quella notte.

Ad un tratto li vide, erano insieme, erano felici, erano abbracciati, si baciavano, quella cosa che lui non aveva accettato ma che sapeva che era successa tra di loro, perché era giusto così, perché dovevano avere almeno quello: erano belli e giovani in eterno, coraggiosi, leali, pronti a sacrificarsi per i loro ideali. Due eroi, due angeli, e vennero verso di lui, dimenticando crimini, odi, sopraffazioni, ingiustizie.

 

La pioggia smise di scendere durante la notte e l’alba si annunciava con un sole insolito, come se l’estate di San Martino fosse arrivata prima. Un’alba magica, romantica, travolgente, come la promessa di qualcosa di bello che doveva arrivare.

Gilbert, Yvette e i loro unici ospiti, una coppia che andava a trovare un parente in Normandia, furono svegliati bruscamente da un drappello di gendarmi.

“Cittadini, svegliatevi. Stiamo cercando un pericoloso criminale!”

“Chi sarebbe?”

“Un traditore della patria, ha cercato di far fuggire l’Austriaca dalla prigione prima dell’esecuzione, deve pagare con la vita”.

“Se ce lo descrivete magari potremmo aiutarvi”

“Si tratta di un uomo anziano, che viaggia su un cavallo baio. È stato un militare, fiero e spietato, è un nemico della nostra Rivoluzione, e chi lo protegge rischia la condanna a morte. Era noto come conte e generale de Jarjayes, un realista della peggiore specie, deve essere processato ed ucciso per quello che ha fatto”.

Di colpo Gilbert ed Yvette capirono chi era il loro ospite e capirono anche perché aveva chiesto loro la strada del cimitero.

“Se lo state nascondendo verrete puniti con la vita, quelli sono nemici della patria!”.

Gilbert non voleva rischiare e comunque la follia di quei fanatici gli dava il voltastomaco. Cosa ci poteva essere di pericoloso in quel poveruomo distrutto? Forse meritavano una lezione di vita.

“Guardate, ieri sera è arrivato un poveraccio marcio per la pioggia e stanco morto, ha solo chiesto un po’ di cibo per lui e il suo cavallo e poi ha proseguito verso il cimitero...”

“Ah, ecco dicevano che aveva dei legami, qui ad Arras, ma certo! Spero per voi che sia tutto vero, altrimenti sarete puniti”.

Il drappello di giustizieri uscì nell’alba di quella mattina, seguito da Gilbert ed Yvette che si diressero verso il cimitero, mentre la luce di un sole meraviglioso per la stagione stava accarezzando ed illuminando tutto.

 

Altrove, il sole avvolgeva gli amanti e la collina.

“Padre, sono qui con il mio eterno amore André, vediamo le albe della nostra infanzia, ormai per sempre, niente può più dividerci, viviamo in maniera finalmente completa le nostre vite, come doveva essere...”

“Mi permetterai di restare con voi dopo il male che vi ho fatto? Mi perdonerete?”

“Ma certo, ormai non c’è più dolore né odio in noi, solo amore, per l’eternità...”

 

Gilbert ed Yvette riuscirono ad andare più veloci dei gendarmi a cavallo che incespicarono più volte sulla strada fangosa. Arrivarono nel cimitero, vedendo quel sole che baciava ed accarezzava le due tombe in cima alla collina, dove riposavano loro due, gli amanti eterni e per sempre insieme.

Sopra le tombe, disteso e con un ultimo sorriso su un volto ormai in pace, c’era l’uomo anziano della sera prima, sparito oltre i veli che uniscono il mondo dei vivi a quello dei morti proprio quella notte.

Gilbert si girò verso i gendarmi:

“Credo che sia lui il pericoloso criminale che cercavate, ormai se ne è andato, dopo aver dato un ultimo saluto a sua figlia Oscar e al suo amore André, sapete, sono due eroi della vostra Rivoluzione, sono morti per voi, chissà se ne è valsa davvero la pena...”

Yvette guardò suo fratello con aria per un attimo spaventata, poi alzò la testa anche lei con aria di sfida. I gendarmi, agguerriti fino a poco prima, erano in silenzio di fronte a quello spettacolo. Quello che videro fu solo un uomo anziano morto, con un sorriso sul volto e ancora gli occhi pieni di lacrime o pioggia o entrambe le cose, disteso su quel prato dove sorgevano quelle due croci, sotto cui dormivano per sempre insieme due eroi.

Uno dei gendarmi si riscosse:

“Meglio che ce ne andiamo...” e si allontanarono, a testa bassa e in silenzio.

Gilbert si strinse ad Yvette, lì c’erano i due eroi che lo avevano salvato tanti anni prima, in un giorno ormai lontano e perso:

“Bisogna che chiamiamo padre Roland, bisogna avere pietà di quest’uomo, finalmente è tornato a casa”, disse Gilbert.

“Ora è in pace anche lui, povero generale”, disse Yvette.

E il sole di quell’alba che qualcuno avrebbe voluto vivere in maniera più completa li avvolse definitivamente, facendo loro vedere per un attimo tre sagome che si allontanavano oltre il tempo e quel luogo, per sempre.

 

  
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