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Autore: AnAngelFallenFromGrace    02/09/2009    3 recensioni
Si dice che a volte ritornano. E questa volta il proverbio è verità anche per Elisa e Ville. E' passato più di un anno da quando la nostra protagonista è fuggita dalle braccia di Ville, dalla Finlandia e dal suo sogno ormai in frantumi, con il cuore spezzato, lasciando dietro di sè lacrime e preghiere. Tutto sembra dimenticato, i loro sentieri appaiono definitivamente separati. Ma è davvero tutto come appare?
"Ho paura. Ho una paura tremenda di aver trovato l’unica persona giusta per me e di essermela lasciata sfuggire, come sabbia tra le dita. Voler cambiare il passato è un desiderio inutile, quanto doloroso. I rimpianti non servono a nulla, se non ha rovinare il presente."
Genere: Romantico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Ville Valo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Chapter 3

 

Pay me attention, I’ll pay your soul back (pt2)

Do you want the real story or do you prefer the lie?

 

Dopo la sua partenza, il silenzio nella stanza diventa qualcosa di fisico e opprimente, denso quasi come la nebbia d’inverno.

Aspetto, appoggiata appena appena allo schienale della sedia, gli occhi fissi sulle briciole rimaste nel mio piatto, le mani attorcigliate in grembo: l’immagine del relax, insomma, penso tra me e me, senza divertimento.

Anche Linde non sembra più sicuro di voler parlarmi, adesso. Lascia vagare lo sguardo nella stanza: il suo respiro è lento e regolare, mi rimbomba quasi nelle orecchie.

 

All’improvviso, con la coda dell’occhio, mi accorgo che si è alzato in piedi. Seguo curiosa i suoi movimenti: si sposta dall’altra parte della cucina e si ferma ad ammirare la mia Angi, accostata al muro.

Le sue dita scivolano sulle corde, come in una carezza: la osserva attentamente con un sorriso che fa sciogliere, poi si volta nella mia direzione.

“E’ tua?”

Annuisco brevemente, ancora a disagio.

“E’ una bella Ibanez” commenta, ma poi aggiunge con un piccolo ghigno “Anche se le Gibson sono le mie preferite. Quando ero ragazzo però…”

 

“Linde” lo fermo con un sospiro, sollevando una spalla e incassando la testa nel collo “Ti prego, poniamo fine a questo tormento. Perché sei venuto? Sai che non cambierà nulla”

Lui riabbassa gli occhi sulla mia chitarra, il suo viso così diverso.

“Non appena ho imbucato quella lettera” esordisce a voce alta, sempre evitando di guardarmi, quasi stesse parlando ad Angi, piuttosto che a me “Subito mi sono reso conto che era stato stupido. Un errore. Che effetto avrebbero potuto sortire due misere righe? Avevo mandato anche il cd con la canzone, è vero. Ma non sarebbe stato abbastanza. Così, quando non ho ricevuto alcuna risposta scritta, nè alcuna chiamata, e potevo essere certo che lo stesso valeva per Ville, non mi sono meravigliato poi molto. Chissà cos’avrai pensato di me, leggendo quella lettera: cosa diavolo vuole questo? Perché non pensa agli affari propri? Immagino quale sia stata la fine di quella lettera”.

 

Solleva il capo all’improvviso, imprigionando i miei occhi sconvolti. Sento le mie gote in fiamme per la vergogna, vorrei parlare, ma non trovo la voce.

“No, Linde, ascolta…” cominciò a balbettare, così fievolmente che mi quasi mi stupisco di riuscire a sentire io stessa qualche sillaba.

 

Lui scuote la testa, interrompendomi con un gesto della mano: “No, avevi ragione. Quella lettera è stata un’idea penosa. E’ solo che” chiude gli occhi un momento, inspirando forte, mentre sul suo volto si fanno visibili segni di indicibile tristezza “io non potevo più vederlo in quel modo, dovevo fare qualcosa. E’ passato un anno, e giorno dopo giorno continuavo a ripetermi che sarebbe stato migliore. Ma non è stato affatto così: dopo che te ne sei andata, Ville si è richiuso completamente in se stesso, ha cancellato le date dei tour, ha smesso di scrivere, ha smesso di suonare. Poi non è più uscito di casa e quasi non ci permetteva di andare a trovarlo: quante volte mi sono ritrovato la porta chiusa in faccia, la strada inaccessibile. Stava sempre da solo, l’alcol come unica compagnia”.

 

Parla lentamente, lasciando scivolare ogni parola con fatica. E’ come una pioggia leggera, una di quelle piogge primaverili che bagna e dà vita ai fiori appena risvegliati dal sonno dell’inverno. Questa lieve pioggia di parole, tuttavia, non porta vita, ma uccide: è come una pioggia di aghi acuminati, che entrano uno ad uno nella mia pelle, facendosi strada verso il mio cuore.

Lacrime bollenti rigano il mio viso, mi accecano.

“No, non voglio ascoltare” gli grido, coprendomi la faccia con le mani.

 

Ero riuscita a superare quell’anno, tutto quel dolore, soltanto confidando nel fatto che lui stesse bene; che la sua vita fosse, se non felice, almeno piacevole.

Non posso credere il contrario. Non avrei mai potuto sopportarlo.

 

“Lasciami finire” mi supplica: la sua voce è vicinissima,tanto da farmi sobbalzare. Quando lascio cadere le mani, scopro che si è fatto avanti, e adesso accarezza dolcemente i miei capelli “Ti prego”

Inghiottisco con difficoltà e, con un sospiro, gli assicuro la mia attenzione.

 

Linde si siede di nuovo di fronte a me e ricomincia a raccontare: “Poi, a d’un tratto è cambiato, dal giorno alla notte. Con nostra grandissima sorpresa, ci ha chiesto aiuto: lo abbiamo accompagnato in un centro di riabilitazione, dal quale è uscito più in salute e perfettamente sobrio. Ha ricominciato a uscire con gli amici, a suonare, ha sistemato le bozze delle sue canzoni e ha tirato fuori un nuovo album spettacolare: ha ricominciato a vivere, insomma. Mi sono illuso che fosse guarito del tutto, che stesse bene. Ma ci sono delle ferite che ancora non si sono rimarginate, e sono quelle del suo cuore”

 

La mia testa sta per scoppiare: posso ancora ascoltare?

Devo.

Sta bene, mi dice. E poi si rimangia tutto. Fino a quando riuscirà a resistere il mio, di cuore?

 

“Perché lui è ancora innamorato di te. Lo è davvero, molto più di quanto avrei potuto pensare”

 

Il sangue è freddo nelle mie vene. Sta ancora scorrendo? Il battito è lento, non ne sono poi tanto sicura.

 

“Linde, no” mi lamento, ma lui non ascolta. E’ come se non avessi detto nulla.

“Sapevo che dovevo fare qualcosa: così ho scritto la lettera, perché sono un codardo, perché avevo paura di affrontarti, di affrontare Ville” il suo tono è più concitato ora, soffuso di rabbia disperata, ma non contro di me, o contro l’amico, ma verso se stesso.

“Perché non pensa agli affari propri, avrai pensato. Ma vedi” rivela, tornando a guardarmi fisso negli occhi, con un ironico sorriso “In fondo sono un po’ anche fatti miei, dato che la colpa di tutto quello che è successo è mia”

 

Le ultime parole galleggiano a lungo nell’aria, cullate dal silenzio.

Io ricambio il suo sguardo, senza riuscire a comprendere il significato di quella frase.

“Linde” mi sforzo infine di sussurrare, poggiando una mano sulla sua, davanti alla maschera di rimorso che lacera il suo viso “Ma cosa stai dicendo?”

Stringe le mie dita, una volta, ritraendo subito dopo il braccio.

Comincia a raccontare, gli occhi bassi e spenti.

 

Mi confida di come fosse stato profondamente turbato dalla notizia della mia età: si era molto affezionato a me, certo, e mi reputava una ragazza molto dolce, ma sapeva anche che io e Ville non ci conoscevamo neanche da un mese ed io ero così giovane. Ero una loro fan, affascinata dal mio cantante preferito, come poteva essere sicuro che la mia non fosse soltanto una semplice cotta? Ville aveva sofferto tanto, per Jonna. Poi era partito: era andato in America, aveva ritrovato il suo primo amore, la ragazza che aveva cercato di rintracciare per anni, e quando l’aveva ritrovata, aveva scoperto che questa stava per sposarsi; cosicché, per la felicità di lei, si era fatto da parte. Il suo cuore non avrebbe retto l’ennesima delusione. Linde voleva proteggerlo, salvarlo prima che fosse troppo tardi.

 

Quel giorno stesso, Tarja lo aveva trovato: gli aveva chiesto aiuto, aveva bisogno di parlare con Ville; era convinta di aver commesso un errore, permettendo al darkman di andarsene, e adesso volevo sistemare le cose. Linde, pur intuendo dall’espressione del suo volto che fosse sincera, aveva a lungo esitato: quale poteva essere la scelta giusta? Forse Ville avrebbe sofferto rivedendola. Forse però era la persona giusta per lui, l’unica che lo avrebbe potuto rendere felice. Aveva avuto più fiducia in lei che in me, ma in fondo non ho proprio nulla da rimproverargli, probabilmente anche io avrei puntato sulla donna di 30 anni, matura, innamorata di Ville sin dall’infanzia, piuttosto che sulla ragazzina diciassettenne conosciuta due settimane prima, di cui si sapeva davvero poco o nulla. E poi sembrava proprio che il destino avesse voluto metterla sulla sua strada.

 

Così Linde aveva combinato il loro incontro alla festa di beneficenza. Ma soprattutto, cosa di cui andava ben poco fiero, aveva fatto in modo che io lo venissi a scoprire direttamente.

“E’ stata una cosa tremenda, meschina, orribile” geme, continuando ad agitarsi sulla sedia per la vergogna “E’ solo che ero convinto che un taglio netto avrebbe troncato più facilmente le cose, meno dolorosamente. Se ci ripenso, è stato un ragionamento assolutamente incoerente, stupido. Non so davvero cosa mi sia passato nel cervello. Ma ti giuro” mi assicura, afferrando la mia mano inerme, mentre io resto silenziosa e rigida come una statua “non avrei mai voluto fare del male né a te, né a Ville. Pensavo di fare la cosa migliore, ma ho sbagliato tutto. Lui ti ama, più di quanto abbia mai amato chiunque altro probabilmente. Tu lo ami, Elisa?”

 

Resto impassibile. Ferma, zitta, immobile, senza quasi respirare.

Potrei mentirgli? Potrei dirgli che non mi importa assolutamente nulla di lui, che ormai è finito tutto?

Non sono mai stata una grande attrice.

Lo amo? Oh Linde, io lo amo più di quanto non dovrei, più di quanto credevo di essere capace.

 

Nessuna di queste parole esce dalle mie labbra. I miei pensieri restano chiusi nella mia testa, come i sentimenti nel mio cuore, nelle mie vene, in ogni millimetro cubo del mio essere.

Ma non c’è bisogno di parole. Se gli occhi sono lo specchio dell’anima, in questo momento non ho di certo la forza per oscurare o proteggere con imposte quella finestra sul mio cuore.

“Se ne sei innamorata, non fargli pagare tutto questo per un mio errore” mi prega, allungando una mano per asciugare delicatamente le lacrime che non ho sentito scivolare dai miei occhi.

 

Ancora silenzio.

Vorrei rispondere, ma mi sembra di essere intrappolata in un incubo: uno di quegli incubi in cui vorresti gridare, urlare, chiedere aiuto, ma la voce non esce mai dalla tua gola.

La mia mente lavora veloce, i muscoli non riescono a seguirla.

Linde attende paziente una qualunque reazione, ma invano.

 

Con un sospiro, spinge indietro la sedia e si alza in piedi.

“Domani sera suoniamo a Turku, al Ruisrock. Io riparto domani mattina con l’aereo delle dieci e mezza” mi informa, mettendo una mano nelle tasche dei jeans. Ne estrae una busta bianca, che appoggia sul tavolo di fronte a me: “Qui dentro ci sono altri due biglietti, sia dell’aereo che per il festival. Sono per te e Arianna, nel caso abbiate voglia di venire. Io torno indietro: e forse questa volta, troverò il coraggio di dire la verità a Ville. Ma almeno adesso ci sei anche tu a conoscerla”

Si piega in avanti per posare un leggero bacio sulla mia fronte e stringermi un’ultima volta, teneramente: “Mi dispiace, mi dispiace davvero così tanto. Spero che penserai a quanto ti ho detto. So che farai la scelta giusta e non seguirai i miei sbagli” ripete, con malinconia “Ti aspetterò, domani”

Si allontana da me, e lo spostamento d’aria, sebbene non faccia affatto freddo, mi fa rabbrividire.

 

Sta quasi per andarsene, quando d’un tratto si ricorda di qualcos’altro nascosto nella sua tasca destra.

“Volevo anche darti questo”

Mi porge una scatolina rettangolare e trasparente, contenente un cd di dimensioni molto ridotte. Lo afferro, quasi senza pensarci, spinta dalla curiosità e dallo stupore.

Visto che le mie corde vocali non sembrano ancora avere intenzione di rientrare in servizio, gli rivolgo un sguardo interrogativo.

“Perdonami le dimensioni” sorride timidamente “Ma non mi piace muovermi con borse o sacchettini: questo almeno entrava nelle tasche”

E senza nessun’altra spiegazione, mi saluta per l’ultima volta e lascia il mio appartamento.

 

***

 

E’ passata forse un’ora. Ed io sono ancora seduta al tavolo della mia cucina, rigirandomi la piccola custodia fra le dita.

Le parole di Linde riecheggiano senza posa nella mia testa. Ancora e ancora.

Cosa devo farne di quelle rivelazioni? Cambiano qualcosa?

Forse niente.

Forse tutto.

 

“Some search, never finding a way
Before long, they waste away”

“I found you, something told me to stay
I gave in, to selfish ways”
“And how I miss someone to hold
when hope begins to fade...”


Stupida canzone.

La verità di quelle parole torna a bruciare dentro di me. Ho paura, non voglio ascoltare: per la prima volta nella mia vita, provo risentimento verso quel brano che mi ha dato tanto.

Prendo tra le dita il piccolo cd e lo posiziono sul disco rotante del lettore.

Ho come il presentimento che finirò dalla padella alla brace. Ma scossa, disperata o sotto shock, la curiosità resta sempre il mio peggior difetto.

 

Una melodia dolce, sconosciuta.

Ma anche senza averla mai sentita posso dire a colpo sicuro chi ne sia l’autore.

Brace. Brace ardente.

Quelle poche note, unite con abile maestria per stringere il tuo cuore fino a fargli lacrimare sangue, si susseguono ripetutamente per quattro volte. Ad ogni giro mi sento più debole e una risatina isterica mi sfugge dalle labbra, considerando che la canzone non è nemmeno davvero iniziata e solo l’introduzione mi fa quell’effetto.

 

Should've known how hard it’s to stop tearing each other apart
Separating souls entwined in all these labyrinthine lies

La musica è straziante, la sua voce è perfetta.

Ma non è quello a lasciarmi senza fiato. O meglio, non soltanto quello.

C’è qualcosa di più, che non riesco immediatamente a cogliere.

 

I am dead to you, a shadow doomed
My love, forever in the dark
And of all untruths the truest is you
Too close to my heart

 

Ed è così che mi sento. Come morta, come un’ombra perduta.

Sta cantando una canzone o mi sta leggendo dentro?

 

This emptiness I've made my home
Embracing memories of dreams long gone
One last caress from the corpse of love is all I want
Underneath the cyanide sun

 

Un sole di cianuro.

Un sole di cianuro.

Il nostro sole di cianuro.

 

“E se domani ti stufassi di me? E se domani non fossi più abbastanza?” gli avevo chiesto, stringendo la sua mano, quel mattino nel parco, davanti a casa sua.

“Non so dirti cosa succederà domani. Adesso mi risulta difficile pensare ad un domani senza la tua presenza. Ti vorrei con me anche se la terra diventasse quadrata o il sole diventasse blu”

Avevo alzato un sopracciglio: “Blu?”

“Sì blu. Un sole di cianuro” aveva aggiunto pensoso.

 

Finalmente comprendo cosa ci sia di veramente speciale in quella canzone. Non sono parole e accordi, sono un pezzo della mia vita. Il disegno della mia anima.

 

We've sailed the seas of grief on a raft built with our tears
Looking for a way to disappear for a moment from our deepest fears

I'll be drowning you in this river of gloom
Forever in my heart

 

This emptiness I've made my home
Embracing memories of dreams long gone
One last caress from the corpse of love is all I want
Underneath the cyanide sun

 

Sì, sono la rappresentazione della mia anima. Ma anche della sua.

Adesso ne sono sicura e quella consapevolezza mi riscuote.

Scoppio in sighiozzi: come una bambina, non riesco a trattenermi. E tra le lacrime copiose e salate, quella strana smorfia è un sorriso?

 

Underneath the cyanide sun

 

 

 

 

Scusate davvero per la mia assenza: in assenza di commenti, non ero più sicura che questa storia interessasse e un po’ per mancanza di tempo, un po’ per pigrizia non ho mai finito di postare.

Ma sono stata un po’ stupida. Terminerò di postare in ogni caso.

Scusatemi ancora, davvero.

Un ringraziamento particolare a chi non ha perso la speranza (la prossima volta siete super AUTORIZZATE a mandarmi email minatorie XD)

E per le recensioni all’ultimo capitolo, grazie a:

@SomethingSpecial: scusami davvero tanto e grazie infinite per i complimenti! Sono davvero felice che sia riuscita ad emozionarti, è la cosa più bella che un lettore possa dire. Spero davvero che la tua euforia perduri! Sisi, bravissima, ci avevi azzeccato in pieno! Ma adesso la domanda è, cosa farà Elisa? Sono io a ringraziare te ^_^

@LittlrShady: sono davvero felice che tu mi abbia scritto, è sempre stupendo sapere se il tuo lavoro piace a qualcuno o riesce a farlo emozionare *_* anche se mi sembra sempre così strano. Grazie mille dei complimenti e assolutamente non trovo le tue parole banali, mi fanno solo immensamente felice. Grazie ancora

@6Vampire6girl6: grazie mille ^_^ spero che anche i prossimi capitoli non ti deludano…chissà come andrà a finire eheheh. Baci

 

 

  
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