CAPITOLO
6- Stato di
emergenza
-INUYASHA,
OSUWARI! -
urlò Kagome esasperata tanto quanto Rin.
-Fai
pure, tanto
ormai il bagno è già rovinato-
piagnucolò Rin con il viso sempre affondato tra
le mani.
La
voce dura di
Sesshomaru la fece tremare.
-Si
può sapere perché
hai dovuto usare Tessaiga qui? – domandò facendo
un passo avanti e, sebbene non
potesse vederlo, Rin avvertì tutta l’altezza di
suo marito sovrastarla.
Capì che non si stava
riferendo a lei, perché sentì la mano del demone
posarsi sulla spalla come a
volerla proteggere e rassicurare. Era con Inuyasha che ce
l’aveva.
-Hey,
stavo solo
aiutando- farfugliò il mezzo demone ancora riverso a terra.
-E
come al solito non
pensi alle conseguenze- aggiunse Kagome irritata.
Le
spalle di Rin
iniziarono a muoversi in maniera convulsa e lei non riusciva a
controllarsi.
Ormai era un fiume in piena e le lacrime scorrevano incontrollate.
Ci teneva così tanto
a quel pranzo e per colpa delle sue paranoie aveva rovinato tutto. Se
sperava
di poter recitare la parte della sofisticata padrona di casa,
l’unico risultato
che aveva ottenuto era una figura barbina davanti ai suoi ospiti.
Si
fece coraggio e
poi disse: - Uscite tutti… per favore-
-Sì,
abbiamo lasciato
solo il povero Hisui! – urlò Towa in aiuto della
madre per toglierla
dall’imbarazzo.
Pian
piano tutti
tornarono al piano di sotto, tranne Sesshomaru che rimase fermo di
fronte a
lei. Rin alzò il viso per guardarlo negli occhi. Anche se ad
un occhio normale
sembrava la solita espressione neutra, Rin conosceva bene il marito e
sapeva
che era in realtà in ansia perché non aveva la
minima idea di cosa stesse
succedendo.
Fece
un respiro
profondo e disse: - Per favore, Sesshomaru, vai anche tu. Ho bisogno di
ricompormi e stare da sola-
Seppur
a malincuore,
il demone non potè fare altro che obbedire e se ne
andò.
Chiuse la porta e
rimase per un attimo fermo. Fu la voce di sua figlia a richiamarlo alla
realtà.
-Papà…-
lo chiamò
Towa.
La
testa argentata
spuntava dalla cima delle scale. Le sopracciglia erano leggermente
aggrottate,
come se fosse combattuta per qualcosa.
-Sì?
– la incoraggiò
lui.
Setsuna
era una tipa
taciturna come lui e se proprio avesse dovuto confidarsi con qualcuno,
avrebbe
preferito correre da sua madre. Al contrario, Towa, nonostante fosse
caratterialmente identica a Rin, era riuscita fin da piccola a renderlo
stranamente loquace. Era una situazione equa e a lui non dispiaceva
affatto.
-Penso
che devo dirti
una cosa… sulla mamma- bisbigliò lei indicando la
porta della sua camera e
facendogli cenno di seguirlo.
Towa
gli ricordava
tantissimo Rin negli anni in cui erano fidanzati: prendevano ogni cosa
sul
serio e creavano tanto mistero per le cose più semplici. Un
lato buffo, a pensarci bene.
Entrò nella cameretta
e Towa chiuse la porta.
Sesshomaru si sedette
un attimo sul letto. Finalmente con sua figlia poteva gettare la
maschera e lasciare andare la tensione che avvertiva da quella mattina.
-Io
penso di sapere
perché la mamma è così strana oggi-
esordì guardinga.
Davvero
pensava che
Rin potesse sentirli attraverso i muri?
Towa gli si avvicinò.
-L’altra
sera, quando
la zia Kagome è venuta a portare Moroha qui da noi, tu avevi
da poco telefonato
per dire che ti saresti fermato un giorno in più. La mamma
ha fatto finta di
nulla al telefono, ma quando la zia è entrata in casa
è diventata un fiume in
piena-
-Cosa?
– la
interruppe ansioso
-Fammi
finire! – gli
ordinò – La mamma ha dato di matto ieri pomeriggio
perché era gelosa! –
Sesshomaru
era sempre
più confuso.
-Gelosa?
– era
qualcosa che non riusciva a comprendere.
Towa
si portò una
mano sul viso. Era visibilmente esasperata.
-Papà,
mi sembri lo
zio quando non afferri al volo le cose- se non si fosse trattato di sua
figlia avrebbe eliminato
qualsiasi altra persone che si fosse permessa di associarlo ad
Inuyasha- La
mamma era gelosa della tua ex. Anzi direi che è ancora molto
gelosa-
Non
aveva senso. Non
aveva nessun senso una gelosia del genere. La storia con Kagura era
finita anni
fa e loro due si erano sposati e avevano due figlie, per di
più adolescenti.
Quanto ancora doveva passare per farle sparire quella stupida gelosia?
Sentì il corpo minuto
di Towa sedersi di fianco a lui.
-Anche
se sei un
grande demone cane, sei come tutti gli uomini: non capisci niente delle
questioni amorose- disse dandogli delle amichevoli pacche sulle spalle.
-Perché,
tu ne sai
già qualcosa? - ringhiò alla sola idea che
qualsiasi essere potesse anche solo
avvicinarsi a sua figlia. Già si chiedeva perché
non aveva ancora rotto le ossa
al figlio del monaco.
Con
tutti i ragazzi
in circolazione, Setsuna doveva proprio prendersi lui?
Poggiò la mano sulla fronte, esasperato.
Un maschio, ecco
perché aveva sempre desiderato un maschio.
Towa, vedendo quella
reazione, pensò di aver fatto più che bene a
tenere la sua relazione con Riku
segreta. Forse tra cinquant’anni suo padre si sarebbe
ammorbidito.
-Non
stiamo parlando
di me ora. E se vuoi saperlo…-
-C’è
dell’altro? –
-Sì!
Per caso- e
Sesshomaru sapeva che non era assolutamente vero- ho sentito la mamma
che
parlava con la zia Kagome prima del pranzo: le ha detto che per sbaglio
le era
caduto un orecchino nel lavandino. Penso si riferisse a quello che le
hai
regalato tu-
Sesshomaru
provava
un’altalena di emozioni, ma non poteva crederci che casa sua
fosse stata
demolita per colpa di uno stupido orecchino caduto nel lavandino.
-Penso
che non
volesse offenderti. In più, se pensi che l'altra sera era in
preda ad una crisi di
gelosia credo che avesse paura che tu potessi pensare che non tiene
alle cose che tu le
regali- finì Towa il suo discorso con un leggero battito di
mani.
-Perché
gli umani
sono così contorti? – chiese il demone.
-Non
è una questione di
esseri umani. È solo che la mamma è una donna e
tu resi pur sempre un essere che
appartiene al genere maschile. Questa distinzione non risparmia
né umani né
demoni… e neanche i mezzi demoni-
L’uomo
si voltò verso
la figlia, che lo guardava con un sorriso stampato in faccia, convinta
di aver
fatto una buona azione ma non sapeva che la sua mente era nella
confusione più
totale.
Come avrebbe potuto
far stare tranquilla Rin? Non che ce ne fosse bisogno secondo il suo
giudizio. Però se lei
si sentiva così insicura forse era in parte dipeso da lui.
Che non fosse un
asso nelle questioni di cuore non era un gran mistero, ma non voleva
assolutamente
che Rin si facesse prendere da pensieri privi di fondamento.
-Ho
capito- disse
mentre si rialzava – Ora devo pensare come intimidire il
nuovo amico di
tua sorella-
Sottolineò
la parola
amico con un certo astio. Già era impensabile pensare che le
sue figlie
potessero avere una qualche relazione amorosa, figurarsi vederselo
materializzato davanti agli occhi senza alcun preavviso.
Sua moglie sicuramente
doveva esserne al corrente e aveva deciso di tenere il segreto di
Setsuna. E
aveva fatto bene!
Towa guardò il padre
con una punta di ansia. Il pensiero volò di nuovo a Riku.
Hisui
era un ragazzo
docile e gentile mentre Riku era uno sbruffone e non sapeva cosa
volesse dire
la parola vergogna.
Se suo padre era
infastidito dalla presenza di Hisui, figurarsi come avrebbe potuto
prendere l’esistenza
del suo di fidanzato. Meglio non pensarci.
Si
alzò anche lei e
si avviò con padre al piano di sotto.
Nel
frattempo, Rin
era ancora barricata nella camera patronale alla ricerca di qualcosa da
indossare al posto degli indumenti fradici. Pescò un
maglione caldo e poi andò
ad asciugarsi i capelli. Mentre il getto di aria calda eliminava
qualsiasi tracci
di acqua dalla lunga chioma di Rin, pensò subito a come
stesse prendendo una pessima
piega quel pranzo: l’orecchino perso, il bagno completamente
distrutto e
Setsuna di pessimo umore.
Conosceva
troppo bene
sua figlia e sapeva che in realtà quello era solo imbarazzo:
aveva confessato a
lei e Towa la sua relazione con il figlio di Sango e Miroku. Alla
notizia Rin reagì
euforica: le piaceva Hisui, era un ragazzo responsabile e gentile,
perfetto
secondo lei per il carattere granitico di Setsuna. Ma aveva anche
promesso di
non farne parola con Sesshomaru, anzi l’aveva rassicurata
dicendole che avrebbe
introdotto l’argomento con molta calma.
Ma
ora che Moroha si
era messa in mezzo, tutti i suoi piani erano andati in fumo.
Sospirò.
Quando constatò che i
capelli erano finalmente asciutti prese coraggio e scese.
-Mamma,
ti stavamo
aspettando- urlò Towa quando intercettò la sua
figura.
Gli
occhi rossi tradivano
l’umore nero che cercava di nascondere dietro ad un
tiratissimo sorriso.
Rin preferì non
guardare suo marito: ci avrebbe pensato dopo a lui, quando tutti se ne
sarebbero andati.
Inu
Kimi sentì di
dover fare qualcosa: si avvicinò a Rin e le
poggiò le mani sulle spalle.
-Nuora,
sappi che ammiro
molto la tua pazienza dopo questa giornata-
Non
proprio le parole
più calorose del mondo, ma al momento era stata
l’unica a mostrarsi comprensiva
così apertamente.
Nel
frattempo,
Inuyasha si massaggiava il naso, probabilmente Kagome lo aveva steso
ancora con
un OSUWARI bello deciso. Seduto di fianco alla figlia, osservava di
sottecchi Sesshomaru,
il quale non staccava gli occhi dal povero Hisui.
Per una volta non se
la sentì di stuzzicare il fratellastro con le sue
frecciatine. Si sporse verso
l’orecchio della figlia e le disse: - Promettimi che
aspetterai almeno i vent’anni
prima di portarmi a casa qualcuno-
-Papà,
tranquillo! Tu
sei sempre il numero uno! – e gli buttò le braccia
al collo.
Il dolce venne
servito.
In qualche modo
l’atmosfera
si ridistese.
Ad un certo punto,
Toga guardò prima Izayoi e poi Inukimi e disse: - bene,
credo sia arrivato il
momento di farvi un annuncio! –
Era ufficiale:
Sesshomaru odiava i pranzi in famiglia!