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Autore: Ahimadala    31/10/2021    2 recensioni
Hermione Granger ha fatto il possibile per restituire la memoria ai suoi genitori dopo la fine della guerra.
Tuttavia, nel tentativo di combattere il suo stesso incantesimo, qualcosa é andato storto.
L' eroina del mondo magico si ritroverá con un insolito e rarissimo dono, che la costringerà a scoprire stravolgenti ed imbarazzanti verità.
Genere: Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny, Lucius/Narcissa
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Hermione Granger si ritrovava a rileggere una proposta che aveva scritto da capo per la quinta volta consecutiva. 

Cos'altro c'era ormai da modificare? Praticamente nulla. 

Non era mai stata una persona presuntuosa, ma poteva affermare fieramente che la sua proposta era perfetta.
Lo era stata fin dalla prima bozza, ma dopo averla riscritta per ben cinque volte poteva senz'altro dire che era impeccabile.

Eppure era tornata indietro.
Il chè era assurdo. Chi aveva il compito di leggere e valutare le sue proposte aveva mai consultato un manuale di Legge magica? probabilmente no.

Sicuramente no. 

La cosa non fece altro che far schizzare alle stelle il suo nervosismo. C'erano solo due possibili opzioni che spiegassero cosa stava succedendo: chi aveva il compito di superivisonare e approvare le sue proposte non conosceva nulla di legge magica, e dunque non avrebbe dovuto ritrovarsi in quella posizione, oppure, ancora peggio e ben più probabile, le sue proposte non venivano nemmeno lette, ma scartate a prescindere.

Richiuse tutto, imbustando la sua nuova e "rivista" proposta di legge senza cambiarne nemmeno una virgola. Se nessuno le avesse detto nulla, avrebbe avuto la conferma che tutto il suo duro lavoro non veniva neanche correttamente esaminato.
Lasciò il suo ufficio e consegnò la pergamena imballata a Dean, dopodichè si diresse verso gli archivi del ministero. 

Era stanca di lavorare a vuoto. Volevano ignorare le sue proposte? bene.
Li avrebbe resi vittime della stessa burocrazia nella quale avevano tentato di intrappolarla, illudendola e offrendole un misero "contentino" di tanto in tanto. 

Nessuno visitava mai personalmente gli enormi archivi del ministero, ed Hermione ne era grata. Si diresse decisa verso la sezione che ospitava i documenti sui processi avvenuti negli ultimi vent'anni,  duplicando l'interno scomparto e nascondendo i vari fascicoli nella sua borsa di perline segretamente allargata. 

Aveva una missione adesso, e aiutare Lucius Malfoy sarebbe stato solo un effetto collaterale di un piano ben più grande.

Fare giustizia.

***

Due o tre settimane al massimo. Questo significava che avrebbe dovuto vedere Hermione Granger per  altre quattro, o  massimo sei, volte.
E poi sarebbe finita. 

Lei lo aveva effettivamente aiutato, aveva fatto di più per lui di quanto chiunque avesse mai fatto da quanto suo padre era stato arrestato.
Lucius aveva le sue colpe: Draco ne era consapevole e sapeva fosse giusto che pagasse per quelle. Sapeva anche che Hermione si sarebbe assicurata che Lucius marcisse ad Azkaban tutto il tempo necessario per i cirmini che aveva commesso, ma non un giorno di più.
L'unica cosa che doveva fare era convincere prima lei e poi il resto del mondo magico che suo padre non era responsabile per l'omicidio di Severus, ed era sulla buona strana.

Stava andando tutto come aveva sperato, se non meglio. Eppure non riusciva a sentirsi felice per ciò.
Felice forse era una pretesa assurda, ma non avvertiva quel senso di soddisfazione o sollievo che credeva di dover provare. C'era qualcosa che non gli tornava in tutta la situazione in cui si era ritrovato, ed il problema era Hermione. 

Non avrebbe dovuto importargli dei misteri che circondavano Hermione Granger, eppure tante piccole cose di lei si erano insinuate nella sua mente dopo solo pochi incontri, e adesso non riusciva a togliersela dalla testa.

Aveva ottenuto da lei ciò che voleva, tra sole tre settimane sarebbe andato avanti  per la sua strada e avrebbe aiutato suo padre. Non doveva pensare ad Hermione Granger ed i suoi affari, non doveva esser così incuorisito dai mille segreti che improvvisamente sembravano circondarla. Né  avrebbe dovuto ritrovarsi a tifare segretamente per lei, a sperare che prima o poi riuscisse a ribaltare definitivamente quei vecchi bigotti che da decenni facevano la polvere sulle poltrone del ministero.

Doveva davvero smettere di bere, pensò, rigirandosi il suo solito drink tra le mani. Lui e Theo bevevano da mesi, regalavano bottiglie a destra e manca, talvolta in un impeto di rabbia le scagliavano ancora piene contro i muri: eppure le cantine di Nott Manor sembravano inesauribili. Per ogni bottiglia che consumavano, altre due si materializzavano sulla mensola sul caminetto. 

E, sebbene non riuscisse a spiegarsi il motivo, Theo odiava profondamente questa cosa.

"Che ti prende?" lo richiamò la voce del suo amico una volta che le fiamme verdi del caminetto si furono estinte, trasportando altrove l'energia esuberante di Pansy e l'arroganza irriverente di Blaise.

Sul suo volto c'era l'ombra di quel sorrisetto che Draco non tollerava. "Sono distratto, ma non è come pensi... " sospirò.

Nott si rimise comodo sul divano. "Illuminami".

Soccombendo all'ingombranza dei suoi pensieri, di cui sperava di alleggerirne il peso, Draco raccontò a Theo di tutti i dubbi che lo tormentavano. Di ciò che Hermione gli aveva detto, di ciò che aveva visto nella sua mente, delle stranezze del suo lavoro, di come l'aveva aiutato per il caso di Lucius. 

"Capisco" annuí Theo lisciandosi il mento con una mano. "Perciò nessuno dei suoi amici sa che le interessa l'occlumanzia, ti ha minacciato di mantenere il segreto -segreto che stai spiattellando a me, ti ringrazio- il suo ex ragazzo sta con la tua quasi-ex ragazza, e in più c'è una signora al lavoro a cui non sta simpatica".

Il ragazzo ripeté i fatti elencati da Draco molto rapidamente, con le sopracciglia aggrottate. "Scusami, ma non ci vedo poi nulla di così anomalo nel 90% di tutto ciò".

Il biondo sospirò. "Piangeva, cazzo. Davanti a me".

"E la cosa ti ha turbato cosí tanto perché..?"

Draco si portò le mani alle tempie. "C'è qualcosa che non va in lei. E in più é stata al San Mungo, l'ho visto nella sua mente".

"Hai visto anche perché?"

"No" imprecò il biondo. "Qualcunque cosa fosse era piu che determinata a non farmi vedere".

"Ok" Theo si dondolò sul divano. "Magari era semplicemente qualcosa di imbarazzante, non credi?"

"Credo proprio di no".

Theodore sospirò. "Non sei aperto al dialogo, comunque" fece spallucce. "Perché non potrebbe esserlo?"

Draco sbottò. "Perché dopo aver esaurito ogni energia per allontanarmi dal ricordo del San Mungo sono atterrato su un ricordo molto, molto imbarazzante per lei".

"Uh, sembra interessante..."

"Non ho voglia di parlare di questo" il biondo si portò le mani alle tempie. "É solo che..."

L'espressione di Theo divenne improvvisamente più seria, e Draco non sapeva se stesse per emettere una delle sue rare perle di saggezza o una delle sue più squallide battute.
"Amico, sei entrato nella testa di Hermione Granger, mi stupirebbe se ne fossi uscito completamente sano di mente".

"Già" sospirò il biondo. 

"No, sul serio. Non potrebbe essere tutto legato a queste sedute di legimanzia? Insomma, capisco che tu abbia avuto il miglior maestro e tutta quella roba lì, ma entrare nella mente degli altri non ti fotte un po' il cervello?"

Draco iniziò a rifletterci. Era sempre stato un abile occlumante, ma la legimanzia era tutta altra cosa. C'era qualcosa di profondamente stressante nell'entrare nella mente degli altri, e chi non sapeva mantenere il controllo della situazione scivolava inconsapevolmente nella follia. Un po' come era successo a sua zia Bellatrix. 

Poteva essere questo il suo problema? Era bastata una passeggiata all'interno della confusionaria mente di Hermione Granger per metterlo K.O.?

Il suo continuo pensare ad Hermione Granger poteva esser un segno che stesse lentamente scivolando nella follia? 

Forse avrebbe dovuto essere lui a farsi ricoverare al San Mung-

Il San Mungo.
Hermione. 

Era così determinata che non vedesse il motivo per cui era lì. Poteva essere dunque per un problema legato alla sua magia?

O forse Hermione Granger stava diventando pazza e la cosa la imbarazzava?

Cercò di mettere insieme i pezzi. Forse era per questo che le interessava così tanto l'occlumanzia... Aveva abusato della legimanzia in passato e la cosa l'aveva lentamente distrutta.
Forse era stato durante la guerra.

Magari era così che erano riusciti a nascondersi e fuggire per tutti quei mesi, con centinaia di ghermidori e Mangiamorte alle calcagna. 

Più ci pensava, più la sua teoria iniziava a prendere forma, sebbene si sentisse come se dovesse risolvere un puzzle senza poter vedere l'immagine principale. E con dei pezzi mancanti.

"Pronto, terra chiama Malfoy?"

La sua testa scattò in alto. Si era perfino dimenticato di essere in compagnia. 

"Vuoi rendermi partecipe di questo tuo trip mentale o me ne vado a dormire?"

Draco lo guardò con sguardo vitreo per qualche secondo, dopodiché scatto in piedi. "Devo fare delle ricerche" disse, correndo verso il camino con l'intenzione di seppellirsi nella biblioteca del Manor. 

Theo si alzò lentamente dietro di lui. Fu solo quando le fiamme del camino iniziarono a risalire lungo le sue gambe che Draco udí il suo amico ridacchiare.

"Salazar, siete perfetti l'uno per l'altra".

***

Hermione si infilò nel caminetto con il cuore che batteva a raffica.

Disse a sè stessa che era per via della rabbia e dell' eccitazione per la sua nuova missione che l'adrenalina  correva nel suo corpo, tuttavia la verità era che si sentiva leggermente emozionata all'idea di rivedere David.

David era il suo avvocato di fiducia. Il miglior avvocato che avesse mai trovato. Mezzosangue, intelligente, affascinante. Era stato un corvonero ad Hogwarts, diplomato con il masso dei risultati nei M.A.G.O,  record battuto solo da Hermione cinque anni dopo. 

Si erano conosciuti in circostanze un po' strane: Hermione si trovava mentalmente in un pessimo stato appena dopo la fine della guerra. La sua unica priorità, a quel punto, erano stati i suoi genitori.
Poco le era importato del fatto che il ministero avesse iniziato un processo contro il suo uso illegale dell'incantesimo estensivo irriconoscibile.
Cosa possono fare, si disse, richiudermi ad Azkaban per una borsetta?

Proprio in quel periodo, senza un apparante motivo, David si era presentato alla sua porta.
L'aveva difesa e scagionata senza che lei facesse nulla.
La sua piccola illegalitá era stata fondamentale per la vittoria della guerra, aveva spiegato il ragazzo alla commissione, evitandole una sanzione legale che non avrebbe potuto permettersi.

Quando si era offerta di pagarlo alla fine del processo, David aveva rifiutato. 

"Perchè lo hai fatto, allora?" domandò Hermione, fissandolo incuriosita mentre sistemava i documenti nella sua 24 ore. 

"Per fare giustizia" rispose il moro, alzandosi in piedi e lisciandosi la giacca. La fissò con i suoi occhi scuri, neri come la notte, "é il mio lavoro".

Hermione non aveva dato peso  a quel gesto all'epoca. Ron era parte importante della sua vita e aveva fin troppi problemi per concedersi la piccola lussuria di fantasticare su un ragazzo che non fosse il suo fidanzato.

Dopo quella prima volta, era stata lei a contattare David durante un periodo particolarmente complicato nel suo dipartimento.
Aveva bisogno di un parere legale e nessuno degli avvocati tra le mura del ministero le era stato d'aiuto.

David, d'altro canto, era stato piú disponibile di quanto Hermione si sarebbe aspettata. Avevano passato una notte intera svegli, immersi tra i manuali alla ricerca di un cavillo legale che potesse esserle d'aiuto. E alla fine Hermione aveva ottenuto la sua prima -ed ultima- vittoria contro i bigotti del ministero. 

Perciò, adesso, se c'era una persona che poteva aiutarla, quella era proprio David.

L'elegante legno scuro del salotto apparve alla sua vista non appena le fiamme si estinsero.
David l'attendeva sul divano, in una mano reggeva un bicchiere di brandy e con l'altra sfogliava uno dei fascicoli che Hermione gli aveva inviato perché li esaminasse.
Indossava uno dei suoi eleganti e lussuosi completi da lavoro. 

"Hermione".

I suoi occhi si illuminarono, saettando rapidamente lungo il corpo della grifona mentre la raggiungeva davanti al caminetto. 

Sei bellissima

Hermione per poco non sussultò, sentendosi arrossire.
David aveva realmente pensato che fosse bellissima?
E perché questa cosa la faceva sentire come una quattordicenne su di giri?

Il resto della serata procedette tranquillamente. David esaminò tutti i fascicoli che Hermione gli aveva inviato, confrontando il caso di Lucius Malfoy con quello di Sirius Black.
Apparentemente, il ministero sembrava avere il vizio di svolgere i processi in maniera eccessivamente frettolosa immediatamente dopo una sconfitta di Voldemort. 

David era fiducioso, credeva ci fossero effettivamente le basi per scagionare Lucius dalle accuse, almeno finché non avessero trovato altre prove a favore dell'ipotesi di omicidio. 

Dopo circa un paio d'ore, Hermione alzò lo sguardo verso l'orologio. Erano quasi le 21, questo significava che a momenti Draco sarebbe sbucato nel suo appartamento. 

"Devo proprio andare adesso" disse al ragazzo, che sollevò di scatto lo sguardo fissandola intensamente.

"Hermione" disse con voce profonda. "Di solito non faccio mai domande, ma... Perché vuoi aiutare Lucius Malfoy?"

Hermione deglutí. "É.." balbettò. "É complicato, ma credo davvero che sia innocente. Non sei d'accordo?"

"Dell'omicidio di Severus?" il ragazzo sollevò le sopracciglia. "Sicuramente. Ma é colpevole di ben altre atrocità, contro quelli come me e te".

La grifona abbassò lo sguardo. David aveva ragione, e mai le sarebbe venuto in mente di lavorare per uno come Lucius se solo non avesse avuto bisogno dell'aiuto di Malfoy. 

"Capisco quello che dici" si giustificò. "Mi dispiace. Non ho pensato che potesse essere troppo per te-"

"No, Hermione" disse il ragazzo, poggiando una mano sopra quella della grifona. "Puoi chiedermi aiuto quando vuoi, non importa per cosa".

Hermione scattò in piedi, sentendosi mancare il respiro. Il modo in cui la guardava aveva fatto ricordare al suo povero corpo stressato e pieno di caffeina che non aveva una rapporto fisico, con un vero essere umano, da mesi.
"Non so come ringraziarti, davvero. Sono in debito con te" sorrise. "Se c'è qualcosa che posso fare per sdebitarmi, fammelo sapere".

Ora o mai più. 
Fallo
Chiediglielo, forza

"In realta ci sarebbe qualcosa" iniziò timidamente il giovane. 

Hermione lo fissò attonita.
La sua apparenza era tutto fuorché quella di una persona timida.
Annuì appena, incoraggiandolo a continuare. Credeva di aver ormai capito cosa stava per chiederle, ma non sapeva se la notizia la facesse sentire più eccitata o spaventata.

"Ti andrebbe di venire a cena con me, qualche volta? Non devi dire per forza di si, naturalment-"

"Ci sto" sorrise Hermione con fin troppa fretta, ammonendo mentalmente sè stessa un momento dopo. 

"Magari questo sabato?"

L'entusiasmo della mente di David pervase le sue fibre nervose, facendola sentire leggermente più tranquilla e spazzando via, per il momento, il suo nervosismo. 

Fu solo quando il suo sguardo cadde sul suo orologio, che segnava già le nove e dieci, che la bolla scoppiò. Era in ritardo. 

"Va benissimo" replicò senza pensarci troppo, infilandosi nel caminetto e afferrando la metropolvere con fin troppa fretta. "Ci vediamo".

***

20.30 
Malfoy Manor

Draco ribolliva dall'impazienza di rivedere finalmente Hermione. In un modo o nell'altro, per quanto ci avesse provato, non era stato capace di togliersela dalla testa dal loro ultimo incontro. Camminava freneticamente davanti al caminetto del salone, fissando l'orologio e implorandolo con lo sguardo di muovere quelle maledette lancette, che sembravano andare al rallentatore.

I dubbi che giravano intorno ad Hermione Granger stavano lentamente ed inesorabilmente scavando dentro la sua pelle, ed era chiaro che l'unico modo per togliersela dalla testa era trovare delle risposte alle sue domande e chiudere la questione. 

Era sempre stato così, in fondo.
Non c'era nulla di strano in ciò che gli stava succedendo. Fin dai tempi di scuola, se qualcosa catturava il suo interesse - qualcunque cosa, da un libro della sezione proibita agli affari personali di qualche suo rivale di casa- Draco Malfoy arrivava fino in fondo, appagando la sua curosità, anche contro ogni legalità e moralità, e passando poi al suo interesse successivo. 

Ed era stato così fino a che non era giunta l'estate del suo quinto anno. Purtroppo, da quel momento in poi, nella sua mente era rimasto ben poco spazio per qualsiasi futile curiosità. 

Il fatto che adesso i suoi pensieri non facessero che tormentarlo con gli irrisolti misteri di Hermione Granger era un segno incoraggiante.
Forse stava finalmente guarendo, ed era solo una cosa positiva che la sua mente lo tormentasse pensando agli affari della grifondoro e non al suo turbolento passato, o al suo incerto futuro. 

Sí, stava decisamente guarendo.

Che questo fosse legato ad Hermione Granger era solo un po' spaventoso, ma aveva affrontato cose decisamente più terrificanti, perciò avrebbe potuto tollerare questa consapevolezza finchè fosse rimasta confinata tra le quattro ossa della sua scatola cranica. 

Alzando esasperatamente lo sguardo verso l'orologio per la decima volta negli ultimi trenta secondi, decise di ignorare quei cinque minuti di anticipo ed infilarsi nel caminetto. 

Conoscendo Hermione, e vedendo come l'aveva trovata tutte le volte in cui si erano incontrati, probabilmente in questo momento era accomodata sul suo divano, con un mucchio di scartoffie sul piccolo tavolino e la mente talmente assorta nel suo lavoro da sobbalzare non appena lui fosse apparso tra le fiamme. 

Era esattamente così che si aspettava di trovarla. 

Con grande sorpresa, tuttavia, dovette ricredersi. 

L'appartamento era immerso nella semi- oscurità, illuminato solo dalla luce argentea della luna piena che entrava dalle finestre aperte. Hermione non era seduta sul divano, nè sul tavolino o tutt'intorno c'era qualcosa che indicasse che si fosse solo momentaneamente alzata. Sembrava anzi che non fosse mai stata lì, non quel giorno. 

Era certo tuttavia che quello era il giorno e orario del loro appuntamento. Non poteva essersi sbagliato. 

Cosa poteva mai aver fatto tardare Hermione Granger? 

Era certo che il suo fosse un ritardo imprevisto.
Aveva certamente avuto un contrattempo, altrimenti avrebbe sicuramente bloccato il passaggio e a quest'ora lui si ritroverebbe nel camino del Manor con i vestiti cosparsi di metropolvere, e non da solo nell'appartamento della sua rivale di scuola.
Hermione Granger non poteva certamente essere il tipo di persona da concedersi una svista del genere. Non se il collegamento in questione portava dalla sua camera da letto -o quasi- al posto in cui era stata torturata e fatta prigioniera.

Tutta questa situazione era assurda.
In più iniziava a sentirsi stranamente nervoso, da solo, al buio, nell'appartamento di Hermione. 

No, pensandoci bene non c'era nulla di strano.
Era più che legittimo che si sentisse terrorizzato. 

Attese cinque estenuanti minuti con ogni muscolo teso e gli occhi fissi sul caminetto. 

Hermione avrebbe dovuto essere lì da un momento all'altro. Perché non arrivava?

Passarono altri cinque minuti ancora. 

Quando l'orologio scoccó le 21.05 si fece coraggio ed avanzò di un metro, sedendosi sul divano. 

Aveva tutto il dritto di farlo, si disse. 

Era stata lei a fissare ora e luogo del loro appuntamento, e lui era solo stato un gran gentiluomo a non tardare, squisitamente puntuale come al solito.

Perciò era solo colpa della grifona il fatto che lo avesse abbandonato dentro la propria casa.
Anche se avesse improvvisamente deciso di non vederlo, sarebbe stata sua premura e responsabilità chiudere il collegamento via metropolvere. 

Perciò se adesso si ritrovava qui, a frugare curiosamente tra la sua posta abbandonata sul davanzale, la colpa era solo di Hermione. 

Nulla di interessante, comunque, pensò, scrollando le diverse lettere di Ginny Weasley alle quali Hemrione non aveva apparentemye risposto. 

Strano, sí.
Ma non ciò che a lui interessava. 

Da ciò che ebbe modo di leggere, neanche la sua cara sorellina era a conoscenza della segreta relazione di lenticchia. 

Avrebbe pensato piú tardi a come, e se, questa informazione potesse in qualche modo tornargli utile.

Proprio quando era sul punto di mollare quella pila di smielati convenevoli su carta, una lettera ripiegata attirò la sua attenzione. 

Miss Granger, 

Le scrivo per comunicarle il mio immenso dispiacere per l'incidente che le é capitato e per scusarmi personalmente per averla coinvolta in un impresa così ambiziosa e, me ne rendo conto solo adesso, pericolosa. 

Mi rincuora la notizia del suo rapido ricovero, ma la esorto a passare dal mio studio per ulteriori e più approfonditi accertamenti riguardo le sue condizioni, e per discutere, se vorrà, dello stato dei suoi genitori. 

Con affetto. 

Dr. Richard Friedrich

   
 
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