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Autore: laisaxrem    06/11/2021    0 recensioni
Visto che domani è San Valentino, visto che ieri in bacheca su Tumblr mi è saltato fuori un post con una lista di cinquanta tipi di baci per un “writing prompts”, oggi ho deciso di fare un po’ di esercizi di scrittura a tema romantico. Userò questi prompt (probabilmente non tutti) e vediamo cosa salta fuori. Saranno tutte storielle molto brevi anche perché non voglio starci in ballo per anni: è un esercizio di scrittura quindi voglio farli in fretta e senza pensarci su troppo (ed ho un paio di giorni di vacanza dal lavoro e voglio sfruttarli al meglio).
Voglio anche cercare di usare il meno possibile la KakaSaku o, meglio ancora, non usarla affatto: insomma, sono sempre la prima coppia a cui penso quando mi viene in mente una scena (non per niente sono la mia OTP) perciò stavolta voglio provare a dedicarmi alle altre coppie di This Is Us.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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- Questa storia fa parte della serie 'This Is Us'
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TITOLO: Sakura Kiss - AmaLee

[ShikaTema] Di ritorno da Suna, Temari viene sorpresa da una tempesta di pioggia e neve. A migliorarle l'umore l'attende Shikamaru.

DATA: Sabato 8 Gennaio 1682
TITOLO: The Shoop Shoop Song (it’s in his Kiss) - Cher

Relationships: Nara Shikamaru/Temari
Characters: Temari, Nara Shikamaru
Additional Tags: Prompt 41 - Kisses shared under an umbrella

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Temari era esausta, infreddolita e di cattivo umore.

Saltava da un ramo all’altro con tanta foga da frantumare la corteccia che schizzava nell’aria come nubi di senbon. I suoi quattro compagni di viaggio, chūnin e jōnin del suo Villaggio, arrancavano nella sua scia, ogni ora qualche metro più distanti; ma Temari non se ne preoccupò molto: tutto ciò che voleva era arrivare a Konoha il prima possibile e togliersi da quella maledetta pioggia.

La tempesta di acqua e neve li aveva sorpresi ad un giorno di cammino da Konoha ed avevano deciso di affrettare il passo nella speranza di uscirne il prima possibile. Così non era stato ed ora Temari si sentiva inzuppata fino alle ossa e le pareva di sentire l’acqua scorrerle in posti che nemmeno sapeva di avere. Con un grugnito allungò ancora il passo; mancavano solo pochi minuti al cancello e la pioggia si stava intensificando: maledetto inverno del Paese del Fuoco. Proprio adesso che si era crogiolata nel caldo secco di Suna e pensava di averne fatto il pieno per arrivare all’estate.

Era tornata a Suna per il semestrale ritorno dei Delegati ai loro Villaggi natale. Era stato bello passare del tempo con i suoi fratelli; Kankurō si era tenuto libero dalle missioni e Gaara aveva persino preso molti pomeriggi liberi per passarli con loro nella residenza del Kazekage. (Gaara aveva qualcosa di strano, Temari se n’era accorta subito, ma non era riuscita a dare un nome a quella cosa e suo fratello non aveva iniziato il discorso perciò aveva preferito lasciare da parte quella sensazione). Passare due settimane nel suo Villaggio era stato bello ma doveva ammettere che una parte di lei era tremendamente felice di tornare a Konoha… e no, non era per una certa persona. Assolutamente no. Quello era solo un bonus. Sì, non era per Shikamaru, affatto, ma proprio per niente. Poteva anche non essere a Konoha per quello che le importava. Sì, esatto.

Finalmente gli alberi si aprirono e uno dei portoni d’ingresso al Villaggio comparve in tutta la sua grandezza.

Temari sospirò e sentì un po’ della stanchezza scivolarle di dosso: era a casa.

Izumo e Kotetsu, i due chūnin all’ingresso, diedero loro il benvenuto e la salutarono chinando brevemente la testa. Temari ricambiò il saluto ma poi lanciò loro un’occhiata quando li vide darsi di gomito e sussurrarsi qualcosa. Stava per sbottare e chiedere loro che diavolo avessero da ridere tanto quando agli angoli del suo campo visivo comparve una macchia ed i suoi sensi vibrarono alla presenza di un altro chakra.

Si voltò all’istante, una mano minacciosamente posata sul ventaglio che teneva legato sulla schiena, sul volto la sua migliore espressione da jōnin d’élite… che le scivolò via immediatamente quando vide perché Izumo e Kotetsu si davano di gomito.

Nara Shikamaru si stava avvicinando lentamente, le spalle un po’ curve nella sua solita cattiva postura, una mano affondata nella tasca dei pantaloni, l’altra che reggeva un ombrello. Aveva sul volto la sua solita espressione annoiata ma i suoi occhi scuri brillavano.

Temari si sentì arrossire un poco e rimase ferma dov’era mentre il suo ragazzo (il suo ragazzo? Poteva davvero chiamarlo così? Non ne era sicura) si avvicinava a passo lento e salutava i due guardiani con un sommesso «senpai» ed un cenno del capo.

Quando finalmente l’uomo le fu davanti, lei incrociò le braccia al petto e gli lanciò un’occhiata dura.

«Cosa ci fai qui?»

«Con questa tempesta ho immaginato saresti arrivata prima e sono venuto a prenderti», spiegò lui con una scrollata di spalle. «Ti accompagno a casa». E si avvicinò di un altro passo, coprendola con l’ombrello.

Temari sentiva il calore irradiare dal suo corpo e dovette combattere contro il desiderio di appoggiarsi a lui. Solo al pensiero si sentì avvampare ancora di più perciò distolse lo sguardo da Shikamaru per posarlo sui suoi compagni di viaggio e sui due chūnin al banco che li guardavano con aria divertita. Merda.

«Posso benissimo andare a casa da sola», borbottò lei, ma non si scostò. Le sembrava che parte della stanchezza, del freddo e del fastidio che l’avevano accompagnata nelle ultime ore fossero scemate fin quasi a scomparire e avrebbe mentito se avesse detto che non le piaceva cullarsi in quella sensazione di calma e calore.

«Lo so», sussurrò lui mentre piegava un po’ l’ombrello fino a che Temari vide solo i piedi degli altri shinobi.

E all’improvviso una mano calda era sulla sua guancia e automaticamente, senza pensare, Temari sollevò il viso fino a trovare con le sue le labbra di Shikamaru, una mano che volava ad aggrapparsi al giubbotto della sua divisa per tirarlo più vicino a sé fino a che si trovò schiacciata al suo petto caldo e forte. Mentre approfondivano il bacio la mano che era stata sulla sua guancia scivolò tra i suoi capelli bagnati, accarezzandole la cute e dandole brevi scosse di calore e piacere che le percorsero tutto il corpo. Sentì distrattamente qualcuno fischiare e qualcun’altro commentare «prendetevi una stanza» ma li ignorò. Era facile ignorare tutto quando la bocca di Shikamaru era sulla sua.

Infine dovettero separarsi, il respiro lievemente affannato, le guance di Shikamaru arrossate quanto le sue. Lui le sorrideva e Temari non voleva altro che togliergli quel sorriso dalla faccia.

«Andiamo», borbottò, e, afferratogli la mano, si mise a camminare. Lui la seguì senza una parola.

  
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