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Autore: laisaxrem    06/11/2021    0 recensioni
Un gruppo di nukenin ha tentato di assassinare Gaara... due volte. Per catturarli prima che ci tentino per la terza volta, il Kazekage chiede supporto a Konoha. Kakashi decide immediatamente di mandare degli ANBU a sostegno di Suna ma, a causa della mancanza di un numero sufficiente di iryō-nin, è costretto a chiedere a Sakura di entrare temporaneamente negli ANBU.
Genere: Angst, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Genma Shiranui, Sabaku no Gaara, Sakura Haruno, Yamato
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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- Questa storia fa parte della serie 'This Is Us'
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TITOLO: Good Job - Alicia Keys

DATA: Mercoledì 13 Gennaio 1681
TITOLO: This Is Me - “The Greatest Showman” Cast

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Sakura stava guardando un film comodamente seduta sul suo divano, una tazza di tè in mano, la mente già proiettata al suo giorno di riposo e a tutte le cose che avrebbe fatto (o non fatto), quando Yamato-taichō bussò alla sua porta e le chiese di seguirlo. E così in un secondo abbandonò il calore di casa sua e si ritrovò a saltare sui tetti spolverati di neve in direzione del palazzo dell’Hokage, la preoccupazione che le montava nel petto… perché niente di buono deriva da una chiamata urgente a quell’ora della sera.

Il palazzo era ovviamente vuoto e Sakura seguì Yamato al piano superiore, seguendo corridoi che conosceva a memoria fino a giungere all’ufficio dell’Hokage. Seduto dietro la scrivania c’era Kakashi, i soliti capelli argentati indisciplinati, la solita divisa, la solita pila di carte. Accanto a lui c’era Shikamaru, i soliti occhi neri, la solita espressione annoiata sul volto. Ma c’era qualcosa di diverso nell’aria, una tensione strana, che fece crescere l’ansia nel petto di Sakura.

Al loro ingresso entrambi gli uomini posarono i rotoli che stavano studiando e le lanciarono un’occhiata.

«Hokage-sama», lo salutò, formale, piegando appena il capo in un principio di inchino. «Volevate vedermi?»

«Ti prego, Sakura, niente “Hokage-sama”. “Kakashi” va bene, lo sai», la rimproverò lui, gli occhi che si piegavano in un sorriso.

Stanco, Kakashi era decisamente troppo stanco per i suoi gusti. Doveva essere successo qualcosa di grave. Sakura sentì il suo corpo reagire alla minaccia nell’aria e i muscoli tendersi automaticamente per renderla pronta per la battaglia… non che si aspettasse di essere attaccata in quel momento, ovviamente, però…

«Lo so», concesse lei. «Ma se mi fai convocare alle 11 di sera dal capitano della tua scorta personale penso sia necessaria un po’ di formalità».

«Non hai tutti i torti». Kakashi sospirò e si lasciò cadere contro lo schienale della poltrona, riprendendo in mano il rotolo che aveva lasciato aperto sul legno lucido della scrivania e lanciando un’occhiata al suo assistente. «Shikamaru, vuoi fare tu gli onori di casa?»

Questi sospirò ma dedicò la sua attenzione a Sakura.

«Penso tu sappia della grave carenza di iryō-nin nelle squadre ANBU».

Tecnicamente Sakura non avrebbe dovuto essere a conoscenza della composizione e della gerarchia (o di qualunque altra cosa) delle Ansatsu Senjutsu Tokushu Butai, ma stare accanto alla Godaime per più di tre anni l’aveva fatta venire in contatto con molti aspetti della vita di Konoha e le squadre speciali erano uno di questi. Perciò sì, la kunoichi sapeva bene del problema della carenza di iryō-nin in quel particolare ambito della forza militare del loro Villaggio. In effetti prima che Tsunade-sama salisse al soglio dell’Hokage, nelle squadre di ANBU non era previsto un medico, mai, nemmeno nelle missioni più rischiose… e infatti la mortalità era tremendamente alta e fin troppi bravi shinobi erano caduti in battaglia per qualcosa che era facilmente guaribile. Per fortuna la Godaime aveva cambiato quella cosa ma già prima della Guerra il numero di iryō-nin ANBU era ridicolo e con la Guerra… bè, c’erano state perdite ovunque.

Quindi Sakura annuì, perché tutti i presenti nella stanza erano a conoscenza dell’infrazione del protocollo da parte della Godaime… e a nessuno di loro importava, tra parentesi.

«Nonostante gli sforzi di Tsunade-sama negli anni passati, la Guerra ha mietuto molte vittime anche tra gli iryō-nin ANBU e come sai meglio di me ci vuole tempo per addestrare dei sostituti», continuò Shikamaru mentre estraeva rapidamente una sigaretta dalla tasca dei pantaloni e l’accendeva… per poi sospirare e spegnerla immediatamente. «Il problema è che fra un paio di giorni inizierà una missione congiunta con Suna di estrema importanza, e per una serie di circostanze abbiamo una grave carenza di iryō-nin».

Una serie di circostanze”… Quindi erano tutti in missione, gravemente feriti o morti. Sakura annuì. Iniziava a vedere dove il suo amico stava andando a parare.

«Kakashi-sensei ha pensato che potresti sopperire a questa mancanza», concluse Shikamaru, scrutandola attentamente.

«Mi state chiedendo di unirmi agli ANBU?» chiese Sakura cautamente.

«No, assolutamente no. Sarà solo per questa missione», la rassicurò all’istante Kakashi, guadagnando la sua attenzione. C’erano delle sottili rughe di preoccupazione nella piccola porzione di fronte lasciata scoperta dall’hitai-ate. «Non voglio che tu ti senta obbligata a –»

«Accetto», l’interruppe lei rapidamente.

«Sakura, riflettici bene…»

La donna sorrise della preoccupazione evidente sul volto del suo ex sensei e se non fosse stato Kakashi, se fosse stato Naruto o Sasuke o uno qualunque dei suoi compagni, Sakura si sarebbe arrabbiata. Ma al contrario dei suoi amici, Kakashi non aveva mai sottostimato le sue abilità, non dal suo primo tentativo di diventare chūnin, almeno, e Sakura sapeva che quella sottile vena di apprensione nei suoi occhi non era data dal suo timore che lei non fosse all’altezza ma da una genuina preoccupazione per il suo benessere… e dopotutto Kakashi era stato negli ANBU per quasi quindici anni quindi sapeva bene cosa voleva dire entrare in quel mondo. Non che Sakura avesse intenzione di indossare la maschera in modo permanente, assolutamente no, ma aveva un dovere nei confronti di ogni essere umano e non intendeva sottrarsi ad esso.

«Quando ho chiesto a Tsunade-sama di diventare la mia shishō ho votato la mia vita a salvaguardia dei miei compagni shinobi e di qualunque malato io incroci sulla mia strada. Durante la guerra ho fallito troppe volte in questo. Se la mia partecipazione a questa missione potrà aiutare quei soldati a tornare a casa, se potrà aiutare dei civili, allora accetto», spiegò, cercando di mettere nel suo tono di voce tutta la decisione che sentiva.

I tre uomini la scrutarono un momento e Sakura capì immediatamente di averli convinti quando Kakashi sospirò e si rilassò un poco nella sedia.

«Bene, Tenzō, a quanto pare hai la tua iryō-nin».

Sakura si voltò a guardare l’ANBU e chiese: «Perciò sarò in squadra con te, Yamato-taichō?»

«Esattamente», rispose lui con un blando sorriso e la donna annuì: era rassicurante sapere che avrebbe avuto qualcuno che conosceva e di cui si fidava come capitano. Non che non fosse brava a collaborare con shinobi che non aveva mai conosciuto, ma poter contare su qualcuno con cui sai di essere in sintonia era decisamente rasserenante.

«Allora è ufficiale: Haruno Sakura, ti affido questa missione. I dettagli ti verranno spiegati domani insieme ai tuoi compagni», riprese Kakashi con il suo migliore tono serio da Hokage e Sakura si ritrovò a raddrizzare la schiena quasi inconsciamente. «Il tuo nome in codice sarà “Tanuki”. Queste sono la tua maschera e la tua divisa», aggiunse, togliendo da un cassetto della scrivania la classica divisa da ANBU ed una maschera bianca con piccole orecchie rotonde e marchi rossi. Sakura sorrise dentro di sé mentre notava la macchia viola a forma di diamante proprio sulla fronte, segno che la maschera era stata preparata appositamente per lei… Kakashi la conosceva bene, dopotutto. «Vorrei anche che durante tutta la missione tu mantenga un Henge per mascherare i capelli e il Byakugō. Immagino tu capisca il perché».

«Sono troppo riconoscibile», convenne Sakura.

«Esattamente. I tuoi compagni sapranno chi sei ma non vogliamo che lo sappiano anche i ninja di Suna né tantomeno i nostri nemici», specificò lui. «Bene, ora puoi andare. Domani alle 2230 avverrà il briefing. Fatti trovare a quell’ora in divisa, fuori dal quartier generale dei jōnin».

«Sissignore».

  
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